TIA COS'È
Transient Ischemic Attack, ovvero attacco ischemico
(cerebrale) transitorio. Come si manifesta e cosa fare
CHE COS'É
Il termine TIA sta per Transient Ischemic Attack, ovvero attacco ischemico
(cerebrale) transitorio. È un termine che fa riferimento all’organo più nobile
del nostro corpo che è il cervello. La definizione di TIA è stata per lungo
tempo arbitrariamente legata al tempo, infatti veniva definito TIA una ischemia cerebrale che durava clinicamente meno di 24 ore. Con l’avvento della
risonanza magnetica cerebrale si è visto che molti TIA erano in realtà veri
e propri infarti cerebrali. Se l’ischemia infatti dura un tempo sufficiente a
determinare la morte del tessuto cerebrale si forma l’infarto. Per questo motivo la definizione è stata modificata (Caplan LR 2006) e si definisce TIA un
episodio di disfunzione acuta causata da una ischemia focale del cervello
o della retina con sintomi che durano meno di un’ora e senza una evidenza
di infarto alla risonanza magnetica. In realtà sarebbe più corretto parlare di
attacco ischemico cerebrale acuto indipendentemente dalla durata. L’attacco
ischemico cerebrale acuto è una emergenza medica e va chiamato il 118
per essere condotti nel tempo più breve in ospedale per poter effettuare la
terapia della fase iperacuta: la fibrinolisi farmacologica o meccanica.
COME SI MANIFESTA
I sintomi più comuni sono l’improvvisa perdita di forza o sensibilità alla
metà destra o sinistra del corpo (a volte anche solo il volto o la gamba o il
braccio), oppure la perdita della capacità di parlare o comprendere quello
che viene chiesto oppure la perdita della vista in un occhio o nella metà del
campo visivo di entrambi gli occhi.
SINTOMI
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LA FREQUENZA DEI TIA
Gli studi danno percentuali di incidenza (numero di eventi all’anno
in una determinata popolazione)
molto diversa che dipende dalla definizione e dal metodo con cui sono
stati effettuati gli studi stessi. Giusto
per fare riferimento a studi effettuati in Italia, uno studio effettuato in
Umbria ha dato una percentuale
di 0,42 e uno a Belluno del 0,58
per 1000 persone all’anno. Ricordo che l’incidenza dell’ictus è di
2,38 su mille l’anno. Ovviamente
il tasso di incidenza è legato all’età
e per il TIA è intorno all’uno su mille
dai 55 ai 64 anni mentre è quasi
tre su mille dai 75 agli 84 anni.
COSA FARE
Anche se i disturbi sono transitori questo non
vuol dire che si può aspettare in quanto spesso il TIA è un campanello di allarme per un
evento che potrebbe essere molto più grave.
Pertanto il consiglio è quello di recarsi al
pronto soccorso più vicino o chiamare il 118
se le condizioni sono serie o c’è impossibilità
di muoversi.
CAUSE DELL'ISCHEMIA CEREBRALE
Le cause più frequenti sono le trombosi e gli
emboli. Le trombosi sono trombi che si formano
all’interno delle arterie che ostruendole impediscono l’arrivo di sangue che contiene i nutrimenti
indispensabili al cervello (ossigeno e zucchero).
I trombi generalmente si formano su placche di
arteriosclerosi mentre gli emboli sono in genere a
partenza dal cuore. Una delle sedi più frequenti
di formazione di placche di arteriosclerosi sono
le carotidi: da qui i trombi possono staccarsi e
andare ad occludere un’arteria all’interno del
cervello o occludere la carotide stessa. In genere
più grande è l’arteria interessata dalla chiusura
da parte del trombo più grave è l’ischemia e
l’eventuale infarto. Cosa sono gli emboli? Alcune condizioni possono favorire la formazione di
trombi all’interno del cuore, quando il trombo si stacca dalla parete del cuore ed entra nel circolo arterioso diventa
un embolo . Le condizioni più frequenti che favoriscono la formazione di emboli all’interno del cuore sono gli esiti di
un infarto del cuore, una dilatazione del cuore (cardiomiopatia dilatativa) e la presenza di aritmie cardiache. L’aritmia
cardiaca che più frequentemente determina la partenza di emboli dal cuore verso il cervello è la fibrillazione atriale.
Spesso la fibrillazione atriale non da sintomi e quindi a volte viene scoperta proprio in conseguenza di una ischemia
cerebrale. Esistono comunque altre cause meno frequenti che determinano le ischemie cerebrali e va anche sottolineato
che in circa il 30% dei casi la causa rimane sconosciuta.
Vanno ricordati poi i fattori di rischio cardio-cerebrovascolari, ovvero quelle situazione che favoriscono la comparsa dei
trombi e degli emboli. I fattori di rischio sono importanti perché alcuni di questi sono modificabili e quindi le malattie
cardio-cerebrovascolari si possono prevenire. Ricordo i più frequenti: il fumo, l’ipertensione arteriosa, il diabete, gli
alti livelli di colesterolo, l’inattività fisica, la fibrillazione atriale, l’obesità, le infezioni, l’emicrania con aura.sta e per
il grande pubblico.
QUANDO CI SONO QUESTI SINTOMI
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Come abbiamo visto dalla definizione la diagnosi è clinica ed è basata
sui sintomi e sulla modalità di esordio improvvisa. L’esame diagnostico
più importante è quello che esclude l’infarto cerebrale ovvero la risonanza
magnetica del tessuto cerebrale con alcune sequenze particolari che sono
molto sensibili ad identificare il danno ischemico acuto.
Una volta escluso l’infarto, gli altri esami diagnostici sono indirizzati allo
studio della arterie alla ricerca di occlusioni o restringimenti dovuti all’arteriosclerosi e allo studio del cuore sia come immagine che come analisi
del rimo cardiaco.
Esistono varie metodiche per lo studio del cuore e delle arterie: la meno
invasiva è l’ecografia e con questa metodica si può studiare il cuore, le
arterie del collo e anche quelle all’interno del cervello, con la TAC e la
risonanza magnetica si possono studiare sia gli organi che le arterie,
mentre le arterie si possono studiare con l’angiografia tradizionale che
consiste nell’iniezione di un mezzo di contrasto iodato che associato ai
raggi X permette di visualizzare la circolazione del sangue.
Anche gli esami del sangue sono importanti per escludere cause ematologiche, infettive, infiammatorie o tumorali.
Molti studi hanno dimostrato che il TIA di per sé costituisce un fattore di
rischio per un infarto cerebrale e si è cercato di quantificare questo rischio
e di stratificarlo in base ad alcuni parametri sia clinici che strumentali.
Sono stati quindi formulati alcuni scale di rischio di cui quello più utilizzato
è l’ABCD2 score.
Questa scala attribuisce un punteggio ad ogni singola voce (età, pressione arteriosa, deficit di forza, deficit di parola, durata e diabete) per
identificare il rischio di recidiva.
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ITER DIAGNOSTICO
TERAPIA
Esiste una terapia farmacologica che
è in grado di sciogliere i trombi: se
la persona con i sintomi di un attacco
ischemico cerebrale acuto arriva in
ospedale con la sintomatologia ancora in atto è possibile somministrarla
entro le 4 ore e mezzo dall’esordio
dei sintomi, pur non sapendo se
quei sintomi saranno transitori (TIA)
o persistenti (infarto). Se tali sintomi
sono dovuti ad un’occlusione di una
grande arteria è anche possibile
procedere con una disostruzione
meccanica attraverso un cateterismo, così come avviene per l’infarto
miocardico. Dopo la fase iperacuta
la terapia diventa una prevenzione
secondaria per evitare che gli episodi
si possano ripetere. Sostanzialmente
le terapia preventiva consiste nell’utilizzare farmaci antitrombotici per prevenire nuovi episodi. Si distinguono
le terapie antiaggreganti che servono
a fluidificare il sangue agendo sulle
piastrine. La più utilizzata è l’acido
acetilsalicilico al dosaggio di 100
mg una volta al giorno. Esistono in
commercio anche altri farmaci antiaggreganti tra questi ricordo il clopidogrel, il dipirimadolo e l’indobufene.
Quando invece la causa del TIA è
dovuta a situazioni di emboli a partenza cardiaca la terapia più efficace
è la terapia anticoagulante. Esistono
sostanzialmente due tipi di anticoagulanti: i così detti anticoagulanti indiretti (warfarina e l’acenocumarolo) e
gli anticoagulanti diretti (dabigatran,
rivaroxaban, apixaban, edoxaban).
Questi ultimi sono soggetti a una prescrivibilità controllata con un piano
terapeutico AIFA secondo determinate
indicazioni. Un’altra terapia molto
utilizzata è quella che riduce i livelli
di colesterolo e anche qui sono disponibili in commercio varie molecole.
A.L.I.Ce. ITALIA è una fondazione di omonime autonome associazioni regionali. E' un'associazione
libera e non lucrativa, l'unica in Italia, formata da persone colpite da ictus, familiari, medici, personale addetto all'assistenza, riabilitazione e volontari. L'attività degli aderenti è basata sul volontariato. I
finanziamenti derivano prevalentemente dai contributi dei soci, volontari e sostenitori, da finanziamenti
da parte di enti pubblici e donazioni libere.
L'associazione A.L.I.Ce. VENETO si prefigge lo scopo di favorire la cultura di questa grave malattia e di aiutare la nascita di associazioni provinciali e locali nella Regione Veneto. L'istruzione delle "stroke unit" ha permesso la riduzione della
mortalità e della disabilità causate dall'ictus.
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Va sempre infine ricordato che la prevenzione non farmacologica è la più importante: lo stile di vita
sano con dieta a basso contenuto calorico e ricca di fibre (frutta e verdura), l’evitare il fumo e l’aria
inquinata e praticare una attività fisica aerobica quotidiana.
Come associarsi ad A.L.I.Ce.
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