Inpiù musica 26.06.2013

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 URBAN
VOCAZIONE
DIARTISTAVERO
la Voce
del popolo
musica
www.edit.hr/lavoce
Anno 9 • n. 71
mercoledì, 26 giugno 2013
4 PERSONAGGI, 4 INTERVISTE. ABBIAMO
INCONTRATO PER VOI I VINCITORI DELLE
PRINCIPALI CATEGORIE DEL PREMIO DISCOGRAFICO
“PORIN” LA CUI CERIMONIA DI CONSEGNA
SI È SVOLTA RECENTEMENTE A FIUME. 4 ARTISTI,
4 PERCORSI DIVERSI. MA NEANCHE TANTO...
INTERVISTA
INTERVISTA
INTERVISTA
EVENTI
CONCERTI
L’omaggio
di Massimo Savić
Neno Belan, la penna
che non riposa mai
Tony Cetinski: «Ho
radici italiane»
Laboratorio pianistico e
Festival «Dino Ciani»
Programma estivo
all’Arena di Pola
A colloquio con il cantante
polese, fortemente ispirato
dalla figura di Sergio Endrigo
Il cantautore spalatino
trapiantato a Fiume si racconta
a tutto campo
Quando la musica è vita...
La storia di una carriera
fortunata
Progetto internazionale unico
nel suo genere a Fiume.
Giovani talenti, fatevi avanti!
Carrellata di show imperdibili.
Sarà un’estate rovente
per gli amanti della musica
3
4
5 6/7
8
2
mercoledì, 26 giugno 2013
musica
la Voce
del popolo
PORIN
di Ivana Precetti
nell’altro ci sarei riuscito, ma per farlo una
persona deve sprigionare energia diversa.
Un’energia diversa per fare cose diverse
e su di me si vede da un miglio che ciò
comporterebbe una grande rottura...”.
Dov’è finito il tuo amore verso le
illustrazioni, verso l’arte figurativa? Anni
fa hai anche esposto i tuoi lavori in una
mostra. Te ne occupi ancora?
“Certo. Finalmente ho uno spazio
abbastanza ampio, ideale, nel quale lavoro
e creo. Ho avuto un paio di discorsi seri con
me stesso e ho capito di essere molto più
interessato alla ricerca e all’apprendimento
di cose nuove nella pittura e nelle arti
visive anziché alla creazione di opere da
esporre. In questo periodo sto godendo
nello studiare cose che ancora non capisco
e cerco specialmente di capire il perché di
determinati errori, ecc. Però, chissà? Forse
già domani ne uscirà fuori un ciclo chiuso
che meriterebbe di venir allestito. Per il
momento mi limito a creare e lavorare... a
giocare”.
DAMIRURBAN
Quando ti ha cambiato il ruolo di padre?
Tuo figlio Malik dimostra già interesse
per la musica?
LASUASTELLABRILLA
N
|| Damir Urban è un artista poliedrico
LUNGA CHIACCHIERATA
CON L’ARTISTA FIUMANO,
UN UOMO PARTICOLARE,
CAPACE DI REINVENTARSI
E RISULTARE SEMPRE
DIVERSO. UNICO!
el 2014 festeggerà i primi
trent’anni di carriera. Una
carriera importante, che dal
primo giorno è andata sempre e soltanto
in crescendo. Ma non potrebbe essere
diversamente, visto il personaggio che
abbiamo intervistato per voi. Stiamo
parlando di Damir Urban, artista unico e
particolarissimo nel panorama musicale
in generale, capace di reinventarsi in
continuazione e di risultare sempre
diverso. Il suo pubblico lo ama alla follia
e glielo dimostra seguendolo ovunque.
Ogni sua esibizione è una piccola perla
che va conservata con amore, perché
le emozioni che si provano in due ore
di performance, minuto più minuto
meno, in cui lui e la sua band (i 4) si
concedono completamente, portando
l’audience in un universo a parte, sono
tipiche soltanto dei veri artisti.
Urban non è soltanto un cantautore i
cui testi e musica colpiscono dritti al
cuore (e chi lo segue, sa di che cosa
stiamo parlando), ma è molto ma
molto di più: è un musicista, un pittore,
anche attore, produttore, regista. E da
quando ha trovato la sua dolce metà
(la moglie Milica Czerny Urban, per lui
un supporto fondamentale, anche dal
punto di vista professionale), sembra
aver trovato la tranquillità interiore di
cui aveva bisogno, una pace dell’anima
che gli dà ulteriore energia per trovare
sempre nuovi illimitati sbocchi artistici.
Un’occasione per contattarlo è stata
l’assegnazione del premio discografico
“Porin”, che ha vinto quest’anno in due
categorie, quella per il miglior album
rock dell’anno (“Kundera”) e quella
per la miglior performance di gruppo
con vocalist. La nostra intervista parte
proprio con una domanda legata a
questo ennesimo riconoscimento.
Quanto e in che modo hai lavorato
con la tua band sull’album “Kundera”?
Che cosa ti ha ispirato oltre al libro
“Immortalità” (Besmrtnost) dello
scrittore ceco Milan Kundera. Perché
proprio lui e perché proprio questo
volume?
“Mi sono ritrovato tra le mani questo libro,
per puro caso, e il tema, l’immortalità
appunto, mi è sembrato molto vicino ai
temi che in quel periodo mi frullavano per
la testa. Poteva succedere che al posto di
Milan Kundera ci fosse stato qualche altro
grande scrittore. Se registrassimo un album
oggi, sarebbe certamente andata così. Per
quanto riguarda la lavorazione del disco,
con la band ci siamo ritirati in una specie
di isolamento per creare e incidere tutta
una serie di nuovi pezzi di cui soltanto una
piccola parte è finita sull’album mentre
per il resto attenderemo l’autunno. La
nostra permanenza tra i… monti ci ha
avvicinati ulteriormente come persone.
Credo che lo si potrà percepire ascoltanto
le nostre canzoni quando tutto il materiale
sarà pronto. Personalmente, è stata la
registrazione più bella e allegra che abbia
mai vissuto finora”.
Come ti senti dopo averli ottenuti? Te
l’aspettavi?
Come procede il documentario che avevi
annunciato? Quando vedrà la luce?
“Sarei poco modesto se dicessi di
sentirmi male – esordisce –. I giorni che
hanno preceduto la consegna sono stati
difficilissimi per me (ha perso il padre,
nda), per cui la cerimonia dei Porin mi
è giunta bene per pensare un attimo
a qualcosa di più allegro. Sono un po’
rammaricato che a Milica sia sfuggito il
premio per la miglior copertina di album
perché secondo me se lo sarebbe meritato
pienamente. Per quanto riguarda gli altri
Porin, non ci aspettavamo nulla, per cui
forse anche per questo siamo rimasti
maggiormente sorpresi, felici.
“Siamo più o meno alla fase conclusiva. Lo
abbiamo chiamato ‘Riuscite a ricordarvi?’
e per presentarlo aspetteremo i festival
autunnali. La regia è di Nataša Antulov
mentre tra quelli che stanno dietro la
cinepresa c’è anche Milica. Siamo molto
orgogliosi del risultato.
Credo sia completamente diverso da tutti
i tipi di film che si occupano di musica
e musicisti e anche i brani scelti sono
stati tutti realizzati esclusivamente per
le necessità del documentario per cui
non verranno introdotti in nessun nostro
album“.
Il brano “Ako se napijem do smrti” (Se
mi ubriaco fino alla morte) è uno di
quei brani che restano impressi, almeno
dal nostro punto di vista... A chi l’hai
dedicato? Come nascono le tue canzoni?
Dove trai l’ispirazione?
“Beh... l’uomo si ritrova spesso in
determinate situazioni che lo colpiscono
profondamente e lasciano il segno. In quei
momenti cerco di trasmetterlo attraverso
le parole, i versi. A volte uso immagini
completamente diverse da quelle che
descrivono letteralmente una situazione,
ma al contempo ottengo quel morso
allo stomaco che cercavo e che è uguale
a quello che ho provato vivendo quella
situazione. Tra l’altro, la canzone parla
anche di cose impossibili che possiamo
soltanto immaginare... parla di mio padre...
venuto a mancare due mesi fa... per cui ha
ancora più significato per me”.
Ormai sei sulla scena da una vita. Come
ti senti, arrivato a questo punto? Se
ti mettessi ad analizzare tutto il tuo
percorso artistico, come lo definiresti?
Sei soddisfatto o le cose sono andate
diversamente da quel che ti aspettavi?
Come sei cambiato in tutti questi anni,
come artista, ma soprattutto come
uomo?
“Mentirei se dicessi di sentirmi come
quando avevo vent’anni. Non è lo stesso.
Tutto è diverso. Io sono diverso. Amo la
musica con la stessa intensità di allora...
forse di più. Oggi sto molto più attento a
quel che faccio e a come lo faccio... come
se in un certo senso avessi un debito con
la musica che mi vieta di considerarla
in maniera superficiale, così per caso.
Credo che la musica debba cambiare
parallelamente al modo in cui cambia
chi la crea. Ci sono band o cantanti che
suonano alla stessa maniera di quand’erano
ragazzini. Ho paura che ciò possa risultare
ridicolo, e forse anche poco credibile,
falso. Per questo motivo, quando qualcuno
mi dice che siamo cambiati, io lo prendo
come un complimento. Sono sicuro che
una parte del nostro pubblico vorrebbe
sentire ancora quel sound dei Laufer (la
band di Urban negli anni Ottanta, nda),
ma semplicemente non siamo più quelle
persone. Abbiamo imboccato strade diverse
che ancor sempre percorriamo, o almeno
lo spero (ha, ha, ha...). Credo che non
cambierei nulla e che nella vita ci troviamo
lì dove dobbiamo essere. Se il mio desiderio
fosse stato guadagnare una marea di soldi
con la musica e diventare popolare a livello
globale, credo veramente che in un modo o
“Certo che mi ha cambiato. Sono cambiato
come uomo e sicuramente come musicista.
Sono diventato più responsabile verso le
cose che faccio. Per me sarebbe orribile
se un giorno Malik si vergognasse di ciò
che faceva suo padre per cui sto attento
a fare tutto nel miglior modo possibile,
concedendomi tutto. Soltanto allora mi
sento pulito e sincero, con me stesso e
con quelli che mi circondano, ma di più
e meglio semplicemente non riesco a
fare. Malik per il momento non mostra
segni di particolare interesse per la
creazione di musica, per ora ne è soltanto
un consumatore (ha, ha...), non cerco
di imporgli nulla, di forzarlo, di fargli
ascoltare un determinato genere musicale.
Vedremo. C’è tempo. Non è mai tardi per
innamorarsi della musica”.
Come vedi l’odierna scena rock di
Fiume? Che cosa è cambiato dai tempi
d’oro degli anni Ottanta e Novanta
quando in città si respirava aria diversa
per quanto riguarda la musica? È stato,
secondo te, un cambiamento positivo o
negativo?
“Cambia tutto il mondo per cui non
possiamo escludere che succeda anche con
la scena musicale di una città. Viviamo in
una realtà completamente diversa rispetto
a vent’anni fa, la musica si vende e viene
ascoltata su media diversi, si crea e si
registra in tutt’altra maniera. Il computer ha
sostituito la chitarra e il banco di mixaggio.
Certo che Fiume respirava aria diversa.
Ma vivevamo anche in un mondo diverso.
Qui non c’è scampo e non si può nemmeno
ritornare indietro nel tempo. Ma perché
dovremmo cambiarlo? Non conviene essere
nostalgici. Tutti ricordano i propri inizi
e la propria gioventù come qualcosa che
difficilmente potrebbe essere migliore e
tutti pensano che proprio quell’epoca fosse
la migliore. Credo che per le nuove band
fiumane l’era ideale sia quella attuale,
perché è la loro era, ed è bene che sia
così. Potrei parlare per ore del panorama
musicale in genere, ma è una tema che
potrebbe venir affrontato in qualche altra
intervista. È necessaria un’analisi molto più
profonda per arrivare alle giuste risposte.
Per ora posso dire soltanto che tutto è
stato commercializzato e che la musica è
diventata merce. La musica è un contenuto
dei telefonini e attualmente niente di
più... alla pari dei giochetti e delle fotine...
null’altro”.
Credi che le giovani band abbiamo
potenziale? Cosa consiglieresti loro?
“Innanzitutto di non ascoltarmi, ha, ha
ha... Certo, ci sono performer dai quali ci
possiamo aspettare un certo successo, ma
al contempo è possibile che arrivi qualcun
altro a sorprenderci, qualcuno al quale non
diamo molto credito. Le persone cambiano
e imparano. In fin dei conti, se mi aveste
sentito agli inizi... dubito che mi avreste
prospettato una carriera brillante (risata,
nda). Oggi può succedere che due, tre
amici si trovino e inizino a creare musica
superinteressante, ma lontano dal pubblico.
Può succedere che mandino via Rete le loro
tracce a qualche produttore discografico a
livello mondiale, firmino un contratto e in
musica
la Voce
del popolo
mercoledì, 26 giugno 2013
3
di Gianfranco Miksa
PORIN
VINCITORE DEL PORIN PER LA MIGLIORE
ESECUZIONE VOCALE 2012 CON “CANZONE
PER TE” DALL’ALBUM “1947 HOMMAGE A SERGIO
ENDRIGO”: RACCONTO DI UN PERSONAGGIO
una notte diventino delle star, scavalcando i
festival chitarristici, le manifestazioni. Oggi
tutto è possibile”.
Su cosa stai lavorando attualmente?
Cosa hai preparato per l’estate?
Concerti? Dove ti piace esibirti
maggiormente e come ti senti quando
canti a Fiume, la tua città? Hai in mente
qualche particolare collaborazione?
“Sto facendo un po’ di tutto. Stiamo
concludendo il nostro nuovo album,
dobbiamo portare a termine anche un
brano per un film montenegrino, lavoro
sulla copertina per l’album live di un
mio amico, disegno, stiamo lavorando
autonomamente sul videoclip di una
nostra canzone... e oltre a tutto questo...
Luka (Toman, chitarrista degli Urban &
4, nda) e io abbiamo avviato un racconto
musicale elettronico... facciamo tutto
ciò che ci diverte, cose di cui godiamo
profondamente. Quest’estate terremo
molti concerti sul territorio di tutta l’ex
Jugoslavia. Tutto ciò ci rallegra tantissimo
perché suonare dal vivo non ha prezzo....
Per quanto riguarda le mie esibizioni a
Fiume, mi costano quintali di nervi per cui
cerco di suonarci quanto meno... ha, ha,
ha... Non abbiamo problemi col pubblico,
ma con noi stessi (risata), coi nervi e con
l’emozione. Non è facile guardare sotto il
palco e vedere tanti volti che conosci bene,
anche privatamente”.
Cosa provi quando sei sul palco?
Che effetto ti fa il pubblico e la
comunicazione con esso?
“Tento di comportarmi il più naturale
possibile. Il pubblico lo merita. Ho bisogno
di un paio di pezzi per scaldarmi ed entrare
in un mio mondo, dopo di che non è altro
che goduria. A volte mi succede di dovermi
esibire con la febbre e che sul palco riesca
a dimenticarlo del tutto. Alla fine ne
esco completamente guarito. È una cosa
incredibile, ma vera. L’esibizione dinanzi
al pubblico è una categoria a parte. Sono
sensazioni uniche e irripetibili. Se riesco a
rilassarmi, mi collego senza problemi... è
impossibile sbagliare. Il pubblico riesce a
percepire quando ha davanti un performer
che si presta totalmente e allora è soltanto
un magnifico gioco del dare e del ricevere.
Siccome mi trovo in una specie di trance,
dopo non ricordo precisamente ogni
dettaglio, ma soltanto le emozioni che ho
ricevuto. Forse per questo riesco a ricordare
meglio i concerti andati male, ha, ha, ha...”.
MASSIMOSAVIĆ
CENZONEPER ENDRIGO
È
andato a Massimo Savić,
quest’anno, il Porin per la
migliore esecuzione vocale. È
stato grazie all’interpretazione, in
lingua italiana, di “Canzone per te”
tratta dall’album “1947 Hommage a
Sergio Endrigo”, quest’ultimo dedicato
appunto al celebre cantautore polese
di fama mondiale, scomparso nel 2007
a Roma. Non è la prima canzone che
Massimo canta in italiano. Lo aveva
già fatto in precedenza, una volta sola,
interpretando “Magari” di Renato Zero,
apparsa come traccia non accreditata
sull’album “Vještina II”.
L’abbiamo raggiunto telefonicamente
per parlare (in italiano) delle sue
impressioni in riguardo al premio
ricevuto. Un colloquio piacevolissimo
nel corso del quale l’artista ci ha
rivelato di essere attualmente
impegnato in studio, dove sta
lavorando sulla versione italiana di
alcuni suoi successi, come “Iz jednog
pogleda” e altri brani. Ecco che cosa ci
ha raccontato.
Che cosa rappresenta per lei il
personaggio di Sergio Endrigo?
“Un artista carismatico, che sosteneva
di non essere un cantante, ma un uomo
che canta. Era dotato di una grande
naturalezza e di un atteggiamento anti
divistico, interpretava le sue canzoni con
un tono di voce spesso sussurrato, che
coinvolgeva completamente l’ascoltatore.
I ricordi che conservo di lui risalgono alla
mia infanzia in Istria. Sono reminiscenze
che lo vedono attivo nei programmi
televisivi italiani, come il Carosello dove,
negli spot pubblicitari, i grandi cantanti
interpretavano i loro brani. Era un
appuntamento a cui partecipava l’intera
famiglia, spesso cantando insieme, tutti
in coro”.
Ha vinto il Porin con “Canzone per te”.
Come si è preparato per interpretarla?
“‘Canzone per te’ è un brano semplice, ma
allo stesso tempo brillante e geniale che
narra di un amore talmente bello che era
impossibile potesse finire. Possiede tutti i
tipici elementi dell’universo Endrigo, con i
quali entrava negli animi delle persone.
Quando il produttore musicale Edi
Cukerić mi chiese di interpretarla,
per l’album ‘1947 Hommage a Sergio
Endrigo’, fui onoratissimo di accettare. Per
renderla nel migliore dei modi, ho svolto
una ricerca personale che consisteva
nell’analizzare le interpretazioni fatte
da Endrigo. In altre parole, mi sono
visto e studiato tutti i video presenti
su Youtube. Credo di essere riuscito a
percepire l’emozione interpretativa del
cantante, che come me è nato a Pola.
Ciononostante, ho voluto interpretare il
brano in modo diverso. Ho scelto, infatti,
un’interpretazione più forte di quella
originale, un modo che esprimesse il mio
stile canoro”.
È rimasto sorpreso dal gradimento dei
giurati?
“Sì, sono rimasto sorpreso. In tutta
sincerità, avevo il dubbio che la giuria
– formata esclusivamente da musicisti
e redattori radiofonici – non avesse
nemmeno ascoltato la canzone. Invece,
si è dimostrato il contrario. Hanno
ascoltato il brano e hanno pure presentato
un’attenta valutazione. Un giudizio che
mi è valso il premio discografico per
la migliore esecuzione vocale. Il Porin
è un riconoscimento per me molto
carismatico. Ho ottenuto tanti premi,
ancora ai tempi dell’ex Jugoslavia, ma
la forza che sprigiona il Porin è unica.
È il riconoscimento a cui noi musicisti
teniamo maggiormente”.
Cosa fai nel tuo tempo libero? Com’è
una tua giornata tipo? Che cosa ti
rallegra di più? Dove ti vedi tra dieci,
vent’anni?
“È terribile! Siccome la musica è il mio più
grande amore, non vedo l’ora di avere un
po’ di tempo libero per prendere in mano
uno strumento e giocarci un po’. Tra le
cose ‘normali’, quella che amo di più è
prendere il caffè con Milica al mattino.
Mi rallegra anche quando Malik trova
tempo per me (perché le cose stanno così
adesso) e ci facciamo un giro. Mi rallegra
un buon libro, ascoltare un classico che non
ho ancora sentito, passeggiare per la mia
città senza una meta particolare e senza
fretta. Quando avevo 17 anni, credevo che
i trentenni fossero dinosauri e che come
tali dovessero ritirarsi e lasciare posto ai
giovani. Oggi, a quasi 45, so che i prossimi
dieci anni non saranno molto diversi.
Probabilmente creerò, suonerò e mi esibirò
ancora... quel che mi interessa è la musica
per film e teatro. Ho ricevuto un paio di
proposte interessanti in questo senso e
spero che nei prossimi anni ne arriveranno
altre.
Sono consapevole che nella vita tutto è
possibile per cui devo accettare anche la
possibilità che tra dieci/vent’anni tutto
possa cambiare e risultare completamente
diverso. Non ho fretta. C’è tempo. Vedremo.
In realtà, non vedo l’ora”.
|| Massimo sta lavorando sulla versione italiana di alcuni suoi successi
4
lalaVoce
Voce
del popolo
del popolo
mercoledì, 26 giugno 2013
PORIN
NENO BELAN
UNA PENNA CHE
NON RIPOSA MAI
UNO DEI PROTAGONISTI
DELL’ULTIMA EDIZIONE
DEL “PORIN”, HA VINTO
NELLA CATEGORIA PIÙ
AMBITA, QUELLA DELLA
CANZONE DELL’ANNO
|| Neno Belan è nato a Spalato ma vive da una vita a Fiume, dove ha trovato l’energia e l’equilibrio che cercava
P
rotagonista assoluto dell’ultima
edizione del premio discografico
“Porin” è stato Neno Belan, il
quale l’ha spuntata forse nella categoria
più ambita, quella della “Canzone
dell’anno”. Lo incontriamo al “Club
dei marittimi” nella zona portuale di
Fiume. Un posticino atipico con un
tavolo da biliardo, pochi tavolini, qualche
divanetto, luci soffuse, molto semplice.
Finita l’intervista, capisco perché Belan
lo ha scelto. Neno, come lo chiamano gli
amici, è un musicista fuori dagli schemi
e nonostante sia uno degli interpreti
più apprezzati a livello nazionale, è una
persona semplice che scrive canzoni che
rispecchiano questa sua caratteristica,
un modo di essere che lui trasforma
in abilità. Tematiche importanti come
l’amore e la felicità vengono trattate
senza troppi giri di parole, in modo
diretto, autentico. E Belan, con le parole,
è veramente un maestro. La maggior
parte dei suoi brani li ha scritti lui: la sua
penna, pertanto, riposa di rado. Abbiamo
parlato di tutto un po’, della carriera, del
rapporto con la musica, dei piani futuri.
Ti è mai capitato di dire “ho raggiunto
il massimo, sarà difficile ripetere questo
successo”?
Sono una persona molto realista,
consapevole che ogni carriera musicale ha i
suoi alti e bassi. Personalmente ne ho avuto
molti. Diciamo che negli ultimi dieci anni
ho tirato un po’ le somme e dopo 27 anni
di carriera, concerti, album, hit, credo di
essere arrivato al punto di potermi ritenere
‘tranquillo’. Ho un mio pubblico e questo mi
rende orgoglioso.
Hai mai pensato di dire basta?
Da quando la musica è diventata la mia
professione, no. È normale che spesso mi
capiti di essere stanco, di fare più fatica ad
andare avanti, ma non ho mai pensato di
smettere. Quando attraverso un periodo
poco creativo, mi prendo uno due, anche
tre mesi di pausa, mi ricarico le batterie e
riparto.
È successo dopo l’acquisto dell’ukulele (un
cordofono appartenente alla famiglia delle
chitarre, nda). Su Youtube ho guardato e
riguardato il famoso video di Israel “IZ”
Kamakawiwo’ole che canta “Somewhere
Over the Rainbow” accompagnato dal
suono di questo strumento. Ho deciso di
comprarlo e, siccome suono la chitarra, mi
sono subito messo d’impegno per imparare
a usarlo. Suonando mi è venuta voglia di
comporre qualcosa e, siccome l’ukulele è
uno strumento positivo, allegro, il pezzo
doveva trattare di cose positive della vita.
Ho formato una piccola band che si chiama
“Ljetno Kino” e in cui c’è un ragazzo che lo
suona e così, dopo qualche incontro, è nata
“Ulicama grada”.
Per qualcuno la musica è qualcosa
di naturale e logico che arriva
spontaneamente, qualcun altro la sceglie,
mentre in altri casi è lei a scegliere. In
che categoria rientri?
Credo che la musica abbia scelto me.
Quando da piccolo cominciai a suonare
la chitarra non fu una mia scelta. I miei
genitori scelsero per me. Non avrei mai
pensato che la chitarra mi avrebbe poi
accompagnato per tutta la vita. Avevo
studiato tutt’altro: mi apprestavo a diventare
elettricista e invece andò diversamente.
Nuovamente per caso, un mio amico un
giorno mi chiese se volessi entrare a fare
parte di una band: io avrei dovuto suonare
e lui cantare. Lui, per motivi personali, si
dovette poi trasferire a Zagabria e la band
rimase senza cantante e così scelsi di cantare
io finché non saremmo riusciti a trovare
qualcun altro. Ancora oggi quel posto è
aperto (dice ridendo, nda). Sì, sono convinto
che sia stata la musica a scegliermi”.
Tra i numerosi Porin che hai vinto, c’è
uno a cui tieni particolarmente?
Quanto sei cambiato come persona e
come musicista, dagli esordi ad oggi?
Su 18 nomination, sono riuscito a vincerne
11: veramente tanti (ride, nda). Ricordo
molto bene il primo: è stato nella categoria
“Miglior album pop” per il pezzo “Rijeka
snova”. Per me era la prima volta ed ero
elettrizzato.
Poi ho vinto nelle categorie “Album
dell’anno” e “Canzone dell’anno” (due
volte), forse le più importanti. Riassumendo,
non c’è un Porin che ricordo con particolare
emozione, ma ne possiedo quattro (ride,
nda)”.
Faccio fatica ad analizzare me stesso. Ho la
sensazione di cambiare come musicista allo
stesso modo in cui cambio come persona.
Più divento ‘vecchio’ più la mia musica
cambia, anche se l’essenza è sempre la
stessa. Infatti, senza sapere che ci sono io
dietro una canzone, la gente la riconosce
come mia. Sono riuscito a mantenere un
suono invariato, posso dire di essere rimasto
fedele al mio stile di fondo. Sono cambiate
forse le sfumature e tutto dipende dal
susseguirsi delle stagioni.
“Ulicama grada” è stata scelta come
“Canzone dell’anno”. Com’è nata?
Il pubblico si identifica con le tue
canzoni e questo comporta una certa
responsabilità. Cosa, secondo te, un
cantante non dovrebbe mai permettersi
di fare dal punto di vista professionale?
Tutti noi siamo differenti, ognuno di noi ha
un’ idea diversa di ciò che è la musica, del
ruolo del cantante, del ruolo del pubblico,
ecc. Il mio scopo era da sempre fare canzoni
che piacessero principalmente a me, senza
mai tradire il mio stile. Il pubblico mi
conosce così e da Neno Belan si aspetta di
essere... Neno Belan. Anche se il tuo stile
non fa parte del trend del momento, devi
rimanergli comunque fedele, perché chi
segue alla lunga le tendenze in voga, perde
sé stesso, diventa prodotto di qualcun altro e
alla fine scompare dalla scena.
C’è chi pensa che per scrivere una
bella canzone ci voglia l’attimo giusto
e sia necessario aspettare che arrivi
l’ispirazione. Tu come ti comporti,
l’aspetti o riesci a scrivere lo stesso?
Io seguo l’ispirazione. Può capitare che in
breve tempo produca molti testi ma anche
che abbia un lungo periodo di stallo. Seguo
il mio istinto senza forzare le cose. Anche
quando ho periodi in cui non mi viene in
mente nulla, la fiducia non mi abbandona,
aspetto consapevole del fatto che prima o
poi l’ispirazione arriverà.
Il nostro è il quotidiano della minoranza
italiana in Croazia e Slovenia. Quanto
hanno influito su di te la musica e la
cultura italiana?
Tantissimo. Ricordo che quando cominciai
a suonare, la musica che ascoltavo all’epoca
era il pop britannico degli anni ’60, il rock
and roll americano e la canzone italiana
degli anni ’60-’70. Credo di non essermi
perso neanche un Festival di Sanremo di
quei tempi. I miei genitori erano molto legati
alla musica italiana. Oggi molti mi dicono
che alcune mie melodie ricordano le canzoni
del Bel Paese.
Secondo te la musica può essere soltanto
una professione?
Certo, può essere soltanto un lavoro, anche
se credo che, in quel caso si perda un po’
il senso. Per fare una cosa bene bisogna
amarla, ci deve essere passione.
Tua figlia sta seguendo le tue orme...
È agli inizi, ma devo ammettere che ha
veramente molto talento. Per adesso ha una
sua filosofia musicale, ha dei suoi generi
ben definiti che segue. Io la lascio libera,
ogni tanto le do qualche consiglio, ma nulla
di più. Chissà, forse un giorno faremo un
duetto.
Come giudichi la scena pop croata?
È un po’ strana, invece di crescere
qualitativamente, si sta allargando dal
punto di vista ‘commerciale’. L’industria
discografica detta i ritmi e i trend, il tutto a
scapito della qualità.
Credo che negli anni ’60, ’70 e ’80 sia
stata creata molta più buona musica che
oggi. Oggi abbiamo prodotti confezionati,
l’involucro, il suono, gli arrangiamenti e la
produzione sono ottimi, ma il contenuto è
scadente.
Si può vivere di sola musica in Croazia?
Dipende. Io faccio parte dell’Unione dei
musicisti croati che conta 5mila membri di
cui soltanto 20 o 30 guadagnano bene, altri
cento vivono in maniera mediocre, mentre il
resto non riesce ad arrivare a fine mese. Per
loro la musica diventa una specie di secondo
lavoro, utile per arrotondare.
Hai ancora qualche sogno nel cassetto dal
punto di vista professionale?
Il mio primo sogno era riuscire a pubblicare
un disco tutto mio e a 24 anni l’ho
realizzato. Fino ad oggi sono successe
tantissime cose, ho realizzato duetti,
collaborazioni, progetti importanti. Beh,
sicuramente non riuscirò a suonare con i
miei idoli, i Beatles (dice ridendo).
Un’ultima domanda: dove ti vedi tra
dieci anni?
In quello che è il mio posto: su un palco con
la mia band, a suonare e cantare. Ridere e
divertirci con il pubblico.
la Voce
musica
del popolo
mercoledì, 26 giugno 2013
5
Interviste di Marin Rogić
TONY
CETINSKI
VIVO
PERLAMUSICA
C
on il suo ultimo album “Opet si
pobijedila” (Hai vinto di nuovo),
la pop star croata Tony Cetinski,
si è portata a casa il premio Porin per
il “Miglior album di musica pop”. Si
tratta dell’ennesimo riconoscimento
per il cantante rovignese, ormai un
vero e proprio habitué di questa
manifestazione, tanto che a fine serata –
tenutasi lo scorso maggio a Fiume – sono
stati in molti a fermarlo e a salutarlo
con un “opet si pobijedio” (hai vinto di
nuovo), parafrasando appunto il titolo
della sua ultima fatica discografica.
Quella di quest’anno è stata un’edizione
speciale dell’evento. Istituito nel 1993,
il Porin ha festeggiato infatti, i primi
vent’anni di vita. Tante sono state le
novità (il successo del gruppo Mayales
innanzitutto) e altrettante le conferme,
a partire da Massimo e da Neno Belan,
per arrivare a Tony che abbiamo voluto
incontrare per una breve intervista. Il
cantante istriano trapiantato a Zagabria,
ci ha parlato dell’ennesima statuetta
ricevuta, delle sue origini italiane, del
suo rapporto con la musica, dei progetti
futuri e in generale della sua lunga e
fortunata carriera.
Poco più di un mese fa, si è conclusa
un’altra edizione del Porin e tu hai
aggiunto un’altra statuetta alla tua ricca
collezione. Che significato ha per te
questo premio? Ce n’è uno in generale
che a cui tieni particolarmente?
È sempre bello vincere un premio e ogni
volta è una forte emozione. Detto questo,
devo dire che nessun riconoscimento e
tantomeno statuetta, potrà mai sostituire
le grida del pubblico durante le esibizioni
dal vivo. Quando inizio a cantare e la folla
mi segue all’unisono, mi sento pervadere
da una forza e un’energia particolari: una
sensazione unica, indescrivibile. I concerti
sono il premio più prezioso che un cantante
possa ottenere. L’interazione con il pubblico,
questo speciale rapporto del dare e del
ricevere emozioni, per me è la cosa più
gratificante. Potrei rinunciare ai premi,
ma mai a coloro che mi seguono, che mi
ascoltano, che si emozionano con me. È per
loro che faccio questo mestiere.
Cosa offrirai ai tuoi fan nei mesi estivi?
Beh, innanzitutto un sacco di buona musica
e altrettanti concerti in tutta la regione
dell’ex Jugoslavia. Sono in continuo
fermento, in continua produzione di cose
e idee nuove, quindi aspettatevi molte
sorprese.
Quanto è cambiato il Tony degli inizi di
carriera – quello che negli anni Novanta
ha creato una nuova onda pop, portando
un vento di freschezza sulla scena – dal
Tony di oggi, superstar che riempie i
palazzetti?
Sono uguale a tutte le altre persone e come
tutti vivo i piaceri e i dispiaceri che la vita ci
porta. Ho vissuto esperienze che ti portano
a maturare sia come uomo che come
musicista. Ho imparato veramente tante
cose sotto ogni punto di vista, esperienze
positive e negative. Una delle cose
positive che ho imparato da uomo adulto
l’impegno e il duro lavoro che stanno
dietro a un musicista affermato. Ci sono
stati momenti nella tua carriera in cui hai
pensato “basta, non ce la faccio più!”?
È successo. Credo capiti a tutti noi,
indipendentemente da ciò che facciamo
nella vita. Così anche a me sono successi
momenti “no” in cui mi veniva di dire basta,
di interrompere la routine, attimi in cui mi
sembrava di non farcela più, in cui ne avevo
abbastanza di tutto e di tutti e avevo voglia
di... cambiare aria. Nel 1990 ho pensato
di trasferirmi in Inghilterra per lavorare in
un ristorante, ma come vedi ha prevalso
la passione per la musica alla quale non
potrei mai rinunciare e non mi stancherò
mai di ripeterlo. Se non fossi sul palco,
sarei certamente dietro le quinte, comporrei
canzoni, suonerei... L’ unica cosa che mi
sento di fare nella vita è legato alla musica.
È la mia vita, il mio lavoro e il mio amore.
Senza di essa e senza i miei figli, la mia
esistenza non avrebbe alcun senso.
Ogni tuo concerto è un gran successo.
Sei stato uno dei pochi cantanti croati
a riempire l’Arena di Zagabria per due
giorni di fila. Sia il pubblico giovane che
quello un po’ più anziano, ti adorano.
Che cosa, secondo te, un cantante non
dovrebbe mai permettersi di fare?
Credo che la mia sincerità sia il mio
punto di forza. Io non mi nascondo dietro
maschere, non recito, sono così come mi
vedete, acqua e sapone. Uguale a casa, in
giro ovunque mi trovi, al bar, in televisione
oppure in concerto. Sono vivace come lo
è il mio pubblico e non accetterei mai di
recitare una parte che mi allontanasse da
esso. Tutto il resto sono storie di vita.
Quando hai capito di voler fare musica?
I miei primi ricordi sono legati alla musica
e questo mi fa dire che ci vivo da sempre.
Probabilmente sono nato per fare questo.
Quale consiglio ti sentiresti di dare ai
giovani che vogliono intraprendere la
carriera musicale?
Di lavorare. Tanto. Devono esercitarsi
sempre, impegnarsi moltissimo e investire
tanta energia. Non c’è successo senza fatica,
o può anche esserci, ma sarà di breve
durata. Il talento è importante ma da solo
non basta. Oggi oltre ad esso e all’impegno,
è essenziale avere un’agenzia che ti stia
dietro, un buon manager, un buon agente...
Al giorno d’oggi tutto è più complesso, mi
sembra che in passato senza tutti questi
miracoli tecnologici fosse tutto più facile. La
nostra è un’epoca in cui bisogna investire
tantissimo per avere successo.
A TUTTO TONDO CON
IL CANTANTE ROVIGNESE
NELLE CUI VENE SCORRE
SANGUE ITALIANO
e che magari ignoravo da giovane è stato
relazionarmi con le persone, distinguerne
le varie categorie, capire chi sono i veri
amici. Poi, con gli anni uno cresce, diventa
più consapevole del mondo che lo circonda.
Insomma, sono diventato più maturo ma
ho mantenuto l’animo del bambino. Ancora
oggi godo della musica, amo giocarci. Credo
fortemente in un domani migliore e attendo
con impazienza ogni nuovo giorno, giorno
che mi porta a vivere con i miei figli e con il
mio pubblico, il migliore al mondo.
Sei nato a Rovigno, città a cui sei
molto legato e dove è forte la presenza
italiana. Siccome “La Voce del Popolo”
è il quotidiano della minoranza italiana
in Croazia e Slovenia ci viene logico
chiederti quale sia il tuo rapporto con
la cultura e la musica italiana? Quanto
hanno influito su di te come musicista?
Sicuramente molto. Ancora oggi incidono.
Nelle mie vene scorre sangue italiano. La
persona più importante della mia vita è
stata mia nonna Maria, napoletana, che
mi accudiva in tenera età e che mi ha
trasmesso l’amore per la canzone italiana,
la cultura e ovviamente verso la pasta.
Mi ha insegnato ad essere ottimista e
a riconoscere i valori umani, quelli che
veramente contano.
Gran parte del pubblico pensa che i
musicisti abbiano una vita agiata, che
girino il mondo e guadagnino molto
bene, non prendendo in considerazione
|| Tony Cetinski è sulla scena da più di un ventennio
6
musica
mercoledì, 26 giugno 2013
la Voce
del popolo
EVENTI
|| Goran Filipec, direttore artistico del progetto, durante una delle sue splendide performance
IL LABORATORIO E IL FESTIVAL INTERNAZIONALI SONO INTITOLATI ALLA FIGURA STRA
Dino Ciani, il maggior pianista che
S
|| Dino Ciani a cui è dedicato il laboratorio
iccome il Laboratorio pianistico internazionale
è intitolato a Dino Ciani, ci sembra opportuno
soffermarci sulla figura straordinaria di questo artista.
È il maggiore pianista cui Fiume abbia dato i natali. La
sua vicenda artistica solca il firmamento del pianismo
italiano e internazionale come una splendida meteora
la cui arte non soltanto brilla ancora, ma ispira e induce
all’approfondimento e a un discorso critico sulla sua preziosa
eredità pianistica. Artista e persona di grande sensibilità
e cultura, generosità, di entusiastici e appassionati slanci,
nasce il 16 giugno 1941 in una famiglia della borghesia
fiumana. Le vicende della vita ben presto inducono i Ciani a
trasferirsi a Genova. Nella città ligure Dino studia con Bianca
Rodinis e quindi con Martha Del Vecchio. Dotato di ferrea
memoria e di orecchio assoluto, supera con naturalezza le
difficoltà della tastiera.
Si diploma in pianoforte a sedici anni all’Accademia di
Santa Cecilia a Roma con il massimo dei voti e lode.
Martha Del Vecchio ricorda il giovinetto pieno di vita
e ne rileva “... lo squisito slancio lirico... la capacità di
intendere tutto il valore e il significato delle composizioni
più diverse, con una versatilità che gli permetteva –
ancora adolescente – di accostarsi alle grandi pagine
della musica con una aderenza concettuale e stilistica
impressionante”. A Parigi, Losanna e Siena segue i corsi di
perfezionamento del grande Alfred Cortot – considerato
all’epoca il massimo interprete vivente di Chopin – il quale
lo ritiene chiamato a una carriera pianistica eccezionale
e uno dei pianisti dotati dei doni più rari, come lo stesso
Maestro scrive in una lettera.
collaborazioni – che poi diventeranno anche amicizie – con
Claudio Abbado, Gianandrea Gavazzeni, Riccardo Muti,
Carlo Maria Giulini; la partecipazione ai festival di Montreux,
Spoleto, Salisburgo, le esibizioni alla Scala, a Budapest,
Londra, negli Stati Uniti e in America Latina.
Particolarmente intensa è la collaborazione con Abbado, con
il quale interpreta il V concerto per pianoforte e orchestra
di Beethoven al Festival di Scheveningen in Olanda, il V
concerto per pianoforte e orchestra di Prokofiev a Roma e
alla Scala, dove eseguirà pure il IV concerto di Beethoven. E
ancora il primo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms
a Budapest, il concertino di Janaček a Berlino, il concerto per
pianoforte e orchestra in re min di Mozart a Salisburgo e a
Londra al Festival Hall, quindi Beethoven alla Scala con il I
concerto per pianoforte e orchestra.
L’inizio della carriera concertistica
Assieme a Maurizio Pollini Dino Ciani è considerato, all’epoca,
il maggiore pianista italiano della giovane generazione.
Eppure la sua dedizione totale all’arte non gli toglie nulla
sul piano personale. Ottimo sportivo pratica lo sci, il nuoto,
l’alpinismo. Nella sua casa di Ranco sul Lago Maggiore ospita
gli amici – Pollini, Abbado, Leyla Gencer, Nikita Magaloff, il
Nel 1961 vince, su sessanta concorrenti, il secondo premio
al Concorso “Bartok-Liszt” di Budapest interpretando la suite
“En plein air” di Bartok e “Totentanz” di Liszt, conquistando
pubblico e critica della capitale ungherese. Da qui le
offerte importanti, l’inizio della carriera concertistica le
Dissero di lui
Abbado ebbe a dire di Ciani: “Una straordinaria ricchezza
umana, un amore e una cultura approfondita della musica,
una cultura vasta e articolata che escludeva nel modo più
assoluto ogni forma di pedanteria, facevano di Dino una
persona singolare, con la quale il rapporto non poteva essere
che intenso e importante... a me rimane (come pianista)
soprattutto il ricordo del suo grande slancio lirico”.
Memorabile è stato il concerto di Ciani a Fiume alla fine degli
anni ’60 al Palazzo del Governo. Sala stracolma, presente la
crema musicale cittadina. In programma, tra l’altro, Mozart,
Chopin, e, infine una straordinaria “Wanderer” di Schubert.
Ovazioni a non finire.
Il maggiore pianista italiano della giovane generazione
musica
la Voce
del popolo
mercoledì, 26 giugno 2013
7
di Patrizia Venucci Merdžo
PROGETTOMUSICALE«DINOCIANI»
GIOVANITALENTI,AVANTITUTTA!
P
SI TRATTA, ATTUALMENTE, DELL’UNICO PROGETTO MUSICALE DI
CARATURA INTERNAZIONALE IN CROAZIA, UN’INIZIATIVA IMPORTANTE
CHE SENZA DUBBIO CONTRIBUIRÀ A SCROLLARE QUELLA PATINA UN
PO’ SONNOLENTA E PROVINCIALE CHE SEMBRA AVVOLGERE LA CITTÀ DI
FIUME, PORTANDO UN’EFFERVESCENTE VENTATA DI FRESCHEZZA E DI
SLANCIO CREATIVO, SPECIE TRA I GIOVANI MUSICISTI NOSTRANI
rocedono a gonfie vele gli ultimi
preparativi per gli ormai imminenti
Laboratorio pianistico e Festival
internazionali “Dino Ciani”, il nuovo
progetto promosso dall’Università degli
Studi di Fiume che si svolgerà dall’8 al 20
luglio, sotto il patrocinio del presidente
della Republica, Ivo Josipović, e con il
sostegno della municipalità di Fiume,
del Consolato generale d’Italia a Fiume,
in collaborazione con la Comunità degli
Italiani del capoluogo quarnerino e diverse
altre istituzioni fiumane, in diversi spazi
del capoluogo quarnerino.
Goran Filipec, il direttore artistico
“Sono molto soddisfatto del grosso interesse
che il Laboratorio ha riscosso tra gli studenti
di pianoforte e giovani pianisti – spiega
Goran Filipec, il rinomato pianista fiumano,
che è anche l’ideatore e il direttore artistico
della masterclass –. Sono stato subissato
da telefonate e mail di ragazzi da tutte
le parti del mondo. Saranno più di venti
i partecipanti all’evento e provengno da
Olanda, Finlandia, Stati Uniti, Russia,
Francia, Austria e Croazia. La presenza di
ragazzi italiani è massiccia: quasi la metà
degli iscritti proviene infatti dall’Italia“, rileva
il musicista.
Concertisti e docenti di primissimo ordine
L’accademia estiva si avvarrà di concertisti
e docenti di primissimo ordine, quali il
lettone-olandese Naum Grubert, la russa
Violetta Egorova, il catanese Epifanio Comis,
il macedone Simon Trpčeski e Goran Filipec,
che nei giorni scorsi ha portato a termine
con grandissimo successo la sua tournèe in
Giappone. La masterclass sarà dislocata in
quattro prestigiosi spazi cittadini, quali il
Salone dei marmi del Museo di storia e
marineria, il palazzo della Filodrammatica
– sede dell’Accademia di musica, sezione
di Fiume –, il Salone delle feste della CI di
Fiume a Palazzo Modello e la Casa della
cultura a Sušak (HKD).
“Sono convinto che un evento del genere
sia neccesario e di grande utilità per
l’ambiente musicale nostrano, nel quale
gli studenti vivono in una specie di
isolazionismo informativo e sono tagliati
fuori da una moltiplicità di esperienze, da
un’apertura dalla quale potrebbero trarre
grandi vantaggi. Per crescere bisogna
confrontarsi anche con gli altri; non si
può rimanere chiusi nel proprio guscio”,
ribadisce l’artista fiumano.
L’aspetto festivaliero
Per quanto riguarda l’aspetto festivaliero
del Laboratorio pianistico, esso si
articolerà in una serie di recitals che
si terranno a Palazzo Modello con la
partecipazione dei migliori giovani
concertisti della masteclass. Un concerto
entrerà nell’ambito delle “Notti di Fiume”
e avrà luogo nell’ex sala macchine della
Torpedo.
Da notare che si tratta, attualmente,
dell’unico progetto musicale di
caratura veramente internazionale in
Croazia; un’iniziativa importante che
certamente contribuirà a scrollare in
maniera significativa quella patina un
po’ sonnolenta e provinciale che sembra
avvolgere – specialmente in questi tempi
di crisi acuta – la città di Fiume, portando
un’effervescente ventata di freschezza,
uno slancio creativo, specie tra i giovani
musicisti nostrani.
Ripercussioni positive sulla cultura
Dunque uno scambio di esperienze e
conoscenze, scuole e provenienze culturali
e artistiche, una concentrazione di giovani
energie che non potrà non avere che
ripercussioni positive in sede culturale – e
non solo – per il capoluogo quarnerino.
Infatti, se da un lato il Laboratorio
pianistico internazionale “Dino Ciani”
intende rendere omaggio al grande artista
della tastiera, fiumano di nascita, venuto
a mancare tragicamente in giovane età,
dall’altro si prefigge di immettere Fiume
in un circuito di collaborazioni di respiro
internazionale promuovendone anche
l’immagine; dato non trascurabile, specie
in un contesto di adesione all’ Unione
europea, in cui i rapporti tra gli stati sono
più fluidi e aperti. “Personalmente credo
che questa iniziativa, con la permanenza
a Fiume di tanti musicisti provenienti
da stati e continenti diversi, avrà come
effetto... collaterale pure la promozione
del turismo intellettuale e culturale della
città”, ha dichiarato per il nostro giornale
il direttore artistico del progetto “Dino
Ciani”.
Fucina di fermenti musicali
Non possiamo che auspicare la buona
riuscita di questo importante evento
internazionale, il quale, perpetuandosi
negli anni, diventerà certamente fucina
di fermenti musicali per i giovani talenti
di tutto il mondo e meta culturale per gli
estimatori della buona musica, nostrani
ed esteri.
A ORDINARIA DI UN GENIO DEL PIANOFORTE
Fiume ci donò
critico e compositore Sciarrino... – in lunghissime serate
in cui si fa musica, si discute appassionatamente di arte
e della vita. Il suo ultimo concerto lo tiene a Chicago nel
febbraio 1974. Con l’Orchestra filarmonica di Chicago sotto
la direzione di Carlo Maria Giulini, esegue il Terzo concerto
per pianoforte di Beethoven. “Il successo fu straordinario...
Dino Ciani era un musicista di altissima qualità”, ricorda
Giulini. Il pianista fiumano viene a mancare tragicamente
in un incidente stradale sulla Via Flaminia – nei pressi di
Roma – nel marzo del 1974. Il repertorio di Dino Ciani,
artista poliedrico, di straordinaria intelligenza musicale e
dal temperamento appassionato, era enorme e spaziava da
Bach agli autori moderni. Contava alcune decine di concerti
per pianoforte e orchestra, tutte le 32 sonate di Beethoven
– che eseguì a Torino in un ciclo di concerti – e un’infinità di
brani di vari periodi e stili.
Un grande poeta della tastiera
Firmò in esclusiva un contratto con la Deutsche
Grammophon per la quale registrò musiche di Bach,
di Schumann e i “Preludi” di Debussy. In quest’ultimi
emergono forse nella maniera più evidente la vivida
immaginazione, la raffinata capacità evocativa e
l’eccezionale senso poetico dell’artista. Gran parte della sua
discografia è postuma e si realizza grazie alle innumerevoli
registrazioni che gli estimatori della sua arte mettono a
disposizione.
“Amavo il suo Mozart, di suono puro ma di fervida
animazione, cantato, dove anche nelle agilità veniva
rilevata, illuminata la melodia interna”, ha detto di lui il
grande direttore d’orchestra Gavazzeni.
Acuto e sottile è il giudizio di Riccardo Muti: “La sua
grandezza interpretativa si estrinsecava sempre attraverso
una inimitabile freschezza di idee che avvolgevano il
fatto tecnico, trasfigurandolo in pura e profonda sostanza
musicale. Resta in me il ricordo di un artista purissimo, di
un grande poeta della tastiera”.
|| Un maestro della tastiera
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mercoledì, 26 giugno 2013
musica
CONCERTI
la Voce
del popolo
di Daria Deghenghi
|| Leonard Cohen
ESTATEAPOLA
UNMIXESILARANTE
|| Joe Cocker
U
n’estate al mare? Certamente,
ma anche un’estate per concerti,
a Pola, in centro e... dintorni.
Con quello che offre il cartellone, c’è
solo l’imbarazzo della scelta e c’è poco
da scongiurare iella e carestia perché
questo 2013, contro ogni superstizione,
sarà decisamente fortunato in termini
di spettacolo. In verità mancano
all’appello classica e lirica, ma ormai ci
siamo fatti l’abitudine. In compenso la
scena musicale leggera, il pop, il rock,
l’elettronica e tutti i generi ibridi che
non stiamo qua ad elencare, regneranno
sovrani in città dai primi di luglio fino a
settembre inoltrato. Ma vediamo per filo
e per segno che cosa ci riserva l’estate
musicale polese, finalmente pronta a
esplodere ora anche con temperature più
consone al calendario.
Si inizia con Cohen
Il personaggio dell’anno è decisamente
Leonard Cohen, che avremo con noi
in Arena il 2 agosto grazie ad Adria
Entertainment, a prezzi che vanno dalle 250
alle 440 kune in corrispondenza del posto
da occupare in anfiteatro. Per chi l’avesse
perso di vista, sarà utile rispolverare la
memoria con due doverosi cenni biografici.
Cohen, poeta e cantautore canadese, figlio
di immigrati ebrei, torna ora in Croazia a tre
anni dal suo primo concerto a Zagabria e a
cinque dal ritorno sulle scene dopo quindici
anni di voluto isolamento e vita condotta
secondo i precetti buddisti in un monastero
della California. Sessant’anni di carriera,
una discografia interminabile, introverso e
depresso, Cohen fece scuola influenzando
generazioni di compositori e cantautori in
Italia e nel mondo. Baciato dal successo solo
a un paio d’anni dall’esordio, il cantautore
dovette fare i conti con un sonoro ceffone
nel 1969 per l’album del debutto, “Songs
of Leonard Cohen”, coralmente ripudiato
perché “deprimente e ispirato alla morte” in
un mondo ancora inebriato dall’ottimismo
Show imperdibili
in tutto il Paese
|| La stella francese Zaz
LA CITTÀ DELL’ARENA
HA PREPARATO UN
CARTELLONE COI FIOCCHI
della dominante cultura hippy. Cohen
è attualmente in tour per promuovere
il disco attuale, “Old Ideas”, ma oltre ai
pezzi recenti si spera di sentire anche i
successi della carriera tipo “Susanne”,
“So long Marianne”, “Sisters of Mercy”,
“Hallelujah” e “First we take Manhattan”,
che probabilmente torneremo a sentire il 21
agosto quando riavremo in città anche Joe
Cocker.
Joe Cocker? Ospite graditissimo
Carriera altalenante con successi a go
go ma anche profondi smarrimenti nella
voragine dell’alcol, Cocker è in scena da
mezzo secolo; un sempreverde che sparisce
e ritorna, si reinventa, s’impone. Impossibile
non ricordare “You can Leave your Hat
On”, “Up where we Belong”, il duetto soft
con Jennifer Warnes, oppure “Unchain
my Heart”, “When the Night Comes” e
ovviamente l’intramontabile “N’oubliey
jamais”.
I «2Cellos» surriscaldano l’atmosfera
la Voce
del popolo
Anno 9 /n. 71 / mercoledì, 26 giugno 2013
IN PIÙ Supplementi è a cura di Errol Superina
[email protected]
Edizione
Progetto editoriale
Caporedattore responsabile
Errol Superina
MUSICA
Silvio Forza
Redattore esecutivo
Ivana Precetti Božičević
Impaginazione
Annamaria Picco
Collaboratori
Daria Deghenghi, Gianfranco Miksa, Marin Rogić e Patrizia Venucci
Merdžo. Foto di Zlatko Majnarić, Milica Czerny Urban e Pixsell
Ma questi sono i “veterani” dell’estate
concertistica polese. L’estate dei grandi
eventi si apre invece con i due “cellos”
croati di fama internazionale, Stjepan
Hauser e l’amico Luka Šulić, sul
palcoscenico dell’Arena per primi, il 2
luglio. Atteso è il loro primo concerto nella
città d’origine di Hauser dopo il boom dei
click su You tube, un disco per l’etichetta
Sony e un tour mondiale nell’abbraccio
rassicurante di un celeberrimo padrino
quale sir Elton John. Atteso e temuto
perché, si sa, nessuno è profeta in patria, e
|| I 2Cellos
l’Arena è una grande platea da popolare...
I prezzi? Si va dalle 140 alle 250 kune, ben
al di sotto del costo dei colleghi anziani...
Si spera nel successo.
C’è anche Josipa Lisac
Oltre ai due violoncelli amanti del rock
puro, altre due stelle della musica croata si
esibiranno quest’estate in Arena, e si parla
di Josipa Lisac per il 10 agosto e Massimo &
Friends a una settimana di distanza, il 17.
E che ne dite di Zaz?
Tra le date dei due s’inserisce invece la
francese Isabelle Geffroy, in arte Zaz, della
quale onestamente ricordiamo solo il
successone “Je veux”. Ma tentar non nuoce.
A tutta... elettronica con l’Outlook Festival
E non è tutto. Uno strappo alla regola
con la benedizione del sindaco e della
sua commissione per la valutazione
dei programmi con diritto di alloggio
all’anfiteatro, ed ecco che per la prima
volta in assoluto l’Arena ospiterà anche
la musica elettronica con la prima serata
dell’Outlook Festival, il più gettonato
festival della musica dubstep in Europa,
il 28 agosto, e la serata d’apertura del
Dimentions festival, votato al techno puro,
in programma il 4 settembre. Il primo dei
due generi è recente e infatti il pubblico si
attesta sui diciotto anni di età, l’altro ha già
diversi anni alle spalle e difatti la “clientela”
spazia dai venti ai trent’anni. Entrambi i
festival proseguiranno alla fortezza di Punta
Cristo e lungo le spiagge di Stignano per i
successivi cinque giorni. Ma prima di loro
a Stignano ci sarà anche il Future Nature
Festival, altrimenti detto “The Psychedelic
Culture Festival”, che ha piantato radici
a sua volta nella fortezza dell’estremità
settentrionale del porto di Pola. Insomma,
per chi non l’avesse ancora afferrato, con
Punta Cristo, Pola si profila come una delle
capitali europee dell’elettronica.
Oltre a Pola, anche il resto della
Croazia offrirà nei prossimi mesi
un programma concertistico niente
male, ma noi ci soffermeremo
soltanto sui grandi nomi
internazionali, partendo da Roger
Waters, fondatore assieme a
David Gilmour, dei Pink Floyd di
cui è stato, tra il 1965 e il 1985,
il principale autore delle canzoni.
Il leader di uno dei gruppi storici
del panorama musicale a livello
mondiale sarà in concerto il
prossimo 23 luglio, allo Stadio
Poljud di Spalato, con il suo show
“Roger Waters: The Wall Live”.
Uno spettacolo da non perdere!
Lo stesso giorno, gli amanti della
chitarra avranno modo di ascoltare
i virtuosismi dei Kings Of Strings:
Tommy Emmanuel, Vlatko
Stefanovski & Stochelo Rosenberg,
maestri delle sei corde. L’evento si
terrà alla Scena estiva di Abbazia.
Il 29 luglio, allo Jazine di Zara ci
sarà il concerto di Santana, mentre
due giorni dopo, gli appassionati
dell’heavy metal potranno godere di
uno show incredibile offerto all’Arena
di Zagabria da un trio fortissimo
composto dagli Iron Maiden, gli
Anthrax e i Voodoo Six. Il 1.mo
agosto sarà la volta di Boy George
che, assieme a Marc Vedo, calcherà
il palco del Revelin club di Ragusa
(Dubrovnik). Un altro grande nome
è quello del dj Fatboy Slim il quale
farà ballare i fan dell’elettronica, l’8
agosto in Riva a Spalato.
Ma non finisce mica qui...
Una data da tenere bene in mente
è quella del 13 agosto quando in
Croazia arriverà la star Robbie
Williams. Lo show avrà luogo allo
Stadio Maksimir di Zagabria.
Altri tre concerti da non perdere
ma per i quali bisognerà attendere
l’autunno, sono quelli di Peter
Gabriel che il 5 ottobre si esibirà
all’Arena di Zagabria, i Vaya Con
Dios, il sui concerto è atteso per il
18 del mese al “Dražen Petrović”, e i
Dubioza kolektiv, il 26 al Palasport
della capitale.
Ivana Precetti
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