URBAN VOCAZIONE DIARTISTAVERO la Voce del popolo musica www.edit.hr/lavoce Anno 9 • n. 71 mercoledì, 26 giugno 2013 4 PERSONAGGI, 4 INTERVISTE. ABBIAMO INCONTRATO PER VOI I VINCITORI DELLE PRINCIPALI CATEGORIE DEL PREMIO DISCOGRAFICO “PORIN” LA CUI CERIMONIA DI CONSEGNA SI È SVOLTA RECENTEMENTE A FIUME. 4 ARTISTI, 4 PERCORSI DIVERSI. MA NEANCHE TANTO... INTERVISTA INTERVISTA INTERVISTA EVENTI CONCERTI L’omaggio di Massimo Savić Neno Belan, la penna che non riposa mai Tony Cetinski: «Ho radici italiane» Laboratorio pianistico e Festival «Dino Ciani» Programma estivo all’Arena di Pola A colloquio con il cantante polese, fortemente ispirato dalla figura di Sergio Endrigo Il cantautore spalatino trapiantato a Fiume si racconta a tutto campo Quando la musica è vita... La storia di una carriera fortunata Progetto internazionale unico nel suo genere a Fiume. Giovani talenti, fatevi avanti! Carrellata di show imperdibili. Sarà un’estate rovente per gli amanti della musica 3 4 5 6/7 8 2 mercoledì, 26 giugno 2013 musica la Voce del popolo PORIN di Ivana Precetti nell’altro ci sarei riuscito, ma per farlo una persona deve sprigionare energia diversa. Un’energia diversa per fare cose diverse e su di me si vede da un miglio che ciò comporterebbe una grande rottura...”. Dov’è finito il tuo amore verso le illustrazioni, verso l’arte figurativa? Anni fa hai anche esposto i tuoi lavori in una mostra. Te ne occupi ancora? “Certo. Finalmente ho uno spazio abbastanza ampio, ideale, nel quale lavoro e creo. Ho avuto un paio di discorsi seri con me stesso e ho capito di essere molto più interessato alla ricerca e all’apprendimento di cose nuove nella pittura e nelle arti visive anziché alla creazione di opere da esporre. In questo periodo sto godendo nello studiare cose che ancora non capisco e cerco specialmente di capire il perché di determinati errori, ecc. Però, chissà? Forse già domani ne uscirà fuori un ciclo chiuso che meriterebbe di venir allestito. Per il momento mi limito a creare e lavorare... a giocare”. DAMIRURBAN Quando ti ha cambiato il ruolo di padre? Tuo figlio Malik dimostra già interesse per la musica? LASUASTELLABRILLA N || Damir Urban è un artista poliedrico LUNGA CHIACCHIERATA CON L’ARTISTA FIUMANO, UN UOMO PARTICOLARE, CAPACE DI REINVENTARSI E RISULTARE SEMPRE DIVERSO. UNICO! el 2014 festeggerà i primi trent’anni di carriera. Una carriera importante, che dal primo giorno è andata sempre e soltanto in crescendo. Ma non potrebbe essere diversamente, visto il personaggio che abbiamo intervistato per voi. Stiamo parlando di Damir Urban, artista unico e particolarissimo nel panorama musicale in generale, capace di reinventarsi in continuazione e di risultare sempre diverso. Il suo pubblico lo ama alla follia e glielo dimostra seguendolo ovunque. Ogni sua esibizione è una piccola perla che va conservata con amore, perché le emozioni che si provano in due ore di performance, minuto più minuto meno, in cui lui e la sua band (i 4) si concedono completamente, portando l’audience in un universo a parte, sono tipiche soltanto dei veri artisti. Urban non è soltanto un cantautore i cui testi e musica colpiscono dritti al cuore (e chi lo segue, sa di che cosa stiamo parlando), ma è molto ma molto di più: è un musicista, un pittore, anche attore, produttore, regista. E da quando ha trovato la sua dolce metà (la moglie Milica Czerny Urban, per lui un supporto fondamentale, anche dal punto di vista professionale), sembra aver trovato la tranquillità interiore di cui aveva bisogno, una pace dell’anima che gli dà ulteriore energia per trovare sempre nuovi illimitati sbocchi artistici. Un’occasione per contattarlo è stata l’assegnazione del premio discografico “Porin”, che ha vinto quest’anno in due categorie, quella per il miglior album rock dell’anno (“Kundera”) e quella per la miglior performance di gruppo con vocalist. La nostra intervista parte proprio con una domanda legata a questo ennesimo riconoscimento. Quanto e in che modo hai lavorato con la tua band sull’album “Kundera”? Che cosa ti ha ispirato oltre al libro “Immortalità” (Besmrtnost) dello scrittore ceco Milan Kundera. Perché proprio lui e perché proprio questo volume? “Mi sono ritrovato tra le mani questo libro, per puro caso, e il tema, l’immortalità appunto, mi è sembrato molto vicino ai temi che in quel periodo mi frullavano per la testa. Poteva succedere che al posto di Milan Kundera ci fosse stato qualche altro grande scrittore. Se registrassimo un album oggi, sarebbe certamente andata così. Per quanto riguarda la lavorazione del disco, con la band ci siamo ritirati in una specie di isolamento per creare e incidere tutta una serie di nuovi pezzi di cui soltanto una piccola parte è finita sull’album mentre per il resto attenderemo l’autunno. La nostra permanenza tra i… monti ci ha avvicinati ulteriormente come persone. Credo che lo si potrà percepire ascoltanto le nostre canzoni quando tutto il materiale sarà pronto. Personalmente, è stata la registrazione più bella e allegra che abbia mai vissuto finora”. Come ti senti dopo averli ottenuti? Te l’aspettavi? Come procede il documentario che avevi annunciato? Quando vedrà la luce? “Sarei poco modesto se dicessi di sentirmi male – esordisce –. I giorni che hanno preceduto la consegna sono stati difficilissimi per me (ha perso il padre, nda), per cui la cerimonia dei Porin mi è giunta bene per pensare un attimo a qualcosa di più allegro. Sono un po’ rammaricato che a Milica sia sfuggito il premio per la miglior copertina di album perché secondo me se lo sarebbe meritato pienamente. Per quanto riguarda gli altri Porin, non ci aspettavamo nulla, per cui forse anche per questo siamo rimasti maggiormente sorpresi, felici. “Siamo più o meno alla fase conclusiva. Lo abbiamo chiamato ‘Riuscite a ricordarvi?’ e per presentarlo aspetteremo i festival autunnali. La regia è di Nataša Antulov mentre tra quelli che stanno dietro la cinepresa c’è anche Milica. Siamo molto orgogliosi del risultato. Credo sia completamente diverso da tutti i tipi di film che si occupano di musica e musicisti e anche i brani scelti sono stati tutti realizzati esclusivamente per le necessità del documentario per cui non verranno introdotti in nessun nostro album“. Il brano “Ako se napijem do smrti” (Se mi ubriaco fino alla morte) è uno di quei brani che restano impressi, almeno dal nostro punto di vista... A chi l’hai dedicato? Come nascono le tue canzoni? Dove trai l’ispirazione? “Beh... l’uomo si ritrova spesso in determinate situazioni che lo colpiscono profondamente e lasciano il segno. In quei momenti cerco di trasmetterlo attraverso le parole, i versi. A volte uso immagini completamente diverse da quelle che descrivono letteralmente una situazione, ma al contempo ottengo quel morso allo stomaco che cercavo e che è uguale a quello che ho provato vivendo quella situazione. Tra l’altro, la canzone parla anche di cose impossibili che possiamo soltanto immaginare... parla di mio padre... venuto a mancare due mesi fa... per cui ha ancora più significato per me”. Ormai sei sulla scena da una vita. Come ti senti, arrivato a questo punto? Se ti mettessi ad analizzare tutto il tuo percorso artistico, come lo definiresti? Sei soddisfatto o le cose sono andate diversamente da quel che ti aspettavi? Come sei cambiato in tutti questi anni, come artista, ma soprattutto come uomo? “Mentirei se dicessi di sentirmi come quando avevo vent’anni. Non è lo stesso. Tutto è diverso. Io sono diverso. Amo la musica con la stessa intensità di allora... forse di più. Oggi sto molto più attento a quel che faccio e a come lo faccio... come se in un certo senso avessi un debito con la musica che mi vieta di considerarla in maniera superficiale, così per caso. Credo che la musica debba cambiare parallelamente al modo in cui cambia chi la crea. Ci sono band o cantanti che suonano alla stessa maniera di quand’erano ragazzini. Ho paura che ciò possa risultare ridicolo, e forse anche poco credibile, falso. Per questo motivo, quando qualcuno mi dice che siamo cambiati, io lo prendo come un complimento. Sono sicuro che una parte del nostro pubblico vorrebbe sentire ancora quel sound dei Laufer (la band di Urban negli anni Ottanta, nda), ma semplicemente non siamo più quelle persone. Abbiamo imboccato strade diverse che ancor sempre percorriamo, o almeno lo spero (ha, ha, ha...). Credo che non cambierei nulla e che nella vita ci troviamo lì dove dobbiamo essere. Se il mio desiderio fosse stato guadagnare una marea di soldi con la musica e diventare popolare a livello globale, credo veramente che in un modo o “Certo che mi ha cambiato. Sono cambiato come uomo e sicuramente come musicista. Sono diventato più responsabile verso le cose che faccio. Per me sarebbe orribile se un giorno Malik si vergognasse di ciò che faceva suo padre per cui sto attento a fare tutto nel miglior modo possibile, concedendomi tutto. Soltanto allora mi sento pulito e sincero, con me stesso e con quelli che mi circondano, ma di più e meglio semplicemente non riesco a fare. Malik per il momento non mostra segni di particolare interesse per la creazione di musica, per ora ne è soltanto un consumatore (ha, ha...), non cerco di imporgli nulla, di forzarlo, di fargli ascoltare un determinato genere musicale. Vedremo. C’è tempo. Non è mai tardi per innamorarsi della musica”. Come vedi l’odierna scena rock di Fiume? Che cosa è cambiato dai tempi d’oro degli anni Ottanta e Novanta quando in città si respirava aria diversa per quanto riguarda la musica? È stato, secondo te, un cambiamento positivo o negativo? “Cambia tutto il mondo per cui non possiamo escludere che succeda anche con la scena musicale di una città. Viviamo in una realtà completamente diversa rispetto a vent’anni fa, la musica si vende e viene ascoltata su media diversi, si crea e si registra in tutt’altra maniera. Il computer ha sostituito la chitarra e il banco di mixaggio. Certo che Fiume respirava aria diversa. Ma vivevamo anche in un mondo diverso. Qui non c’è scampo e non si può nemmeno ritornare indietro nel tempo. Ma perché dovremmo cambiarlo? Non conviene essere nostalgici. Tutti ricordano i propri inizi e la propria gioventù come qualcosa che difficilmente potrebbe essere migliore e tutti pensano che proprio quell’epoca fosse la migliore. Credo che per le nuove band fiumane l’era ideale sia quella attuale, perché è la loro era, ed è bene che sia così. Potrei parlare per ore del panorama musicale in genere, ma è una tema che potrebbe venir affrontato in qualche altra intervista. È necessaria un’analisi molto più profonda per arrivare alle giuste risposte. Per ora posso dire soltanto che tutto è stato commercializzato e che la musica è diventata merce. La musica è un contenuto dei telefonini e attualmente niente di più... alla pari dei giochetti e delle fotine... null’altro”. Credi che le giovani band abbiamo potenziale? Cosa consiglieresti loro? “Innanzitutto di non ascoltarmi, ha, ha ha... Certo, ci sono performer dai quali ci possiamo aspettare un certo successo, ma al contempo è possibile che arrivi qualcun altro a sorprenderci, qualcuno al quale non diamo molto credito. Le persone cambiano e imparano. In fin dei conti, se mi aveste sentito agli inizi... dubito che mi avreste prospettato una carriera brillante (risata, nda). Oggi può succedere che due, tre amici si trovino e inizino a creare musica superinteressante, ma lontano dal pubblico. Può succedere che mandino via Rete le loro tracce a qualche produttore discografico a livello mondiale, firmino un contratto e in musica la Voce del popolo mercoledì, 26 giugno 2013 3 di Gianfranco Miksa PORIN VINCITORE DEL PORIN PER LA MIGLIORE ESECUZIONE VOCALE 2012 CON “CANZONE PER TE” DALL’ALBUM “1947 HOMMAGE A SERGIO ENDRIGO”: RACCONTO DI UN PERSONAGGIO una notte diventino delle star, scavalcando i festival chitarristici, le manifestazioni. Oggi tutto è possibile”. Su cosa stai lavorando attualmente? Cosa hai preparato per l’estate? Concerti? Dove ti piace esibirti maggiormente e come ti senti quando canti a Fiume, la tua città? Hai in mente qualche particolare collaborazione? “Sto facendo un po’ di tutto. Stiamo concludendo il nostro nuovo album, dobbiamo portare a termine anche un brano per un film montenegrino, lavoro sulla copertina per l’album live di un mio amico, disegno, stiamo lavorando autonomamente sul videoclip di una nostra canzone... e oltre a tutto questo... Luka (Toman, chitarrista degli Urban & 4, nda) e io abbiamo avviato un racconto musicale elettronico... facciamo tutto ciò che ci diverte, cose di cui godiamo profondamente. Quest’estate terremo molti concerti sul territorio di tutta l’ex Jugoslavia. Tutto ciò ci rallegra tantissimo perché suonare dal vivo non ha prezzo.... Per quanto riguarda le mie esibizioni a Fiume, mi costano quintali di nervi per cui cerco di suonarci quanto meno... ha, ha, ha... Non abbiamo problemi col pubblico, ma con noi stessi (risata), coi nervi e con l’emozione. Non è facile guardare sotto il palco e vedere tanti volti che conosci bene, anche privatamente”. Cosa provi quando sei sul palco? Che effetto ti fa il pubblico e la comunicazione con esso? “Tento di comportarmi il più naturale possibile. Il pubblico lo merita. Ho bisogno di un paio di pezzi per scaldarmi ed entrare in un mio mondo, dopo di che non è altro che goduria. A volte mi succede di dovermi esibire con la febbre e che sul palco riesca a dimenticarlo del tutto. Alla fine ne esco completamente guarito. È una cosa incredibile, ma vera. L’esibizione dinanzi al pubblico è una categoria a parte. Sono sensazioni uniche e irripetibili. Se riesco a rilassarmi, mi collego senza problemi... è impossibile sbagliare. Il pubblico riesce a percepire quando ha davanti un performer che si presta totalmente e allora è soltanto un magnifico gioco del dare e del ricevere. Siccome mi trovo in una specie di trance, dopo non ricordo precisamente ogni dettaglio, ma soltanto le emozioni che ho ricevuto. Forse per questo riesco a ricordare meglio i concerti andati male, ha, ha, ha...”. MASSIMOSAVIĆ CENZONEPER ENDRIGO È andato a Massimo Savić, quest’anno, il Porin per la migliore esecuzione vocale. È stato grazie all’interpretazione, in lingua italiana, di “Canzone per te” tratta dall’album “1947 Hommage a Sergio Endrigo”, quest’ultimo dedicato appunto al celebre cantautore polese di fama mondiale, scomparso nel 2007 a Roma. Non è la prima canzone che Massimo canta in italiano. Lo aveva già fatto in precedenza, una volta sola, interpretando “Magari” di Renato Zero, apparsa come traccia non accreditata sull’album “Vještina II”. L’abbiamo raggiunto telefonicamente per parlare (in italiano) delle sue impressioni in riguardo al premio ricevuto. Un colloquio piacevolissimo nel corso del quale l’artista ci ha rivelato di essere attualmente impegnato in studio, dove sta lavorando sulla versione italiana di alcuni suoi successi, come “Iz jednog pogleda” e altri brani. Ecco che cosa ci ha raccontato. Che cosa rappresenta per lei il personaggio di Sergio Endrigo? “Un artista carismatico, che sosteneva di non essere un cantante, ma un uomo che canta. Era dotato di una grande naturalezza e di un atteggiamento anti divistico, interpretava le sue canzoni con un tono di voce spesso sussurrato, che coinvolgeva completamente l’ascoltatore. I ricordi che conservo di lui risalgono alla mia infanzia in Istria. Sono reminiscenze che lo vedono attivo nei programmi televisivi italiani, come il Carosello dove, negli spot pubblicitari, i grandi cantanti interpretavano i loro brani. Era un appuntamento a cui partecipava l’intera famiglia, spesso cantando insieme, tutti in coro”. Ha vinto il Porin con “Canzone per te”. Come si è preparato per interpretarla? “‘Canzone per te’ è un brano semplice, ma allo stesso tempo brillante e geniale che narra di un amore talmente bello che era impossibile potesse finire. Possiede tutti i tipici elementi dell’universo Endrigo, con i quali entrava negli animi delle persone. Quando il produttore musicale Edi Cukerić mi chiese di interpretarla, per l’album ‘1947 Hommage a Sergio Endrigo’, fui onoratissimo di accettare. Per renderla nel migliore dei modi, ho svolto una ricerca personale che consisteva nell’analizzare le interpretazioni fatte da Endrigo. In altre parole, mi sono visto e studiato tutti i video presenti su Youtube. Credo di essere riuscito a percepire l’emozione interpretativa del cantante, che come me è nato a Pola. Ciononostante, ho voluto interpretare il brano in modo diverso. Ho scelto, infatti, un’interpretazione più forte di quella originale, un modo che esprimesse il mio stile canoro”. È rimasto sorpreso dal gradimento dei giurati? “Sì, sono rimasto sorpreso. In tutta sincerità, avevo il dubbio che la giuria – formata esclusivamente da musicisti e redattori radiofonici – non avesse nemmeno ascoltato la canzone. Invece, si è dimostrato il contrario. Hanno ascoltato il brano e hanno pure presentato un’attenta valutazione. Un giudizio che mi è valso il premio discografico per la migliore esecuzione vocale. Il Porin è un riconoscimento per me molto carismatico. Ho ottenuto tanti premi, ancora ai tempi dell’ex Jugoslavia, ma la forza che sprigiona il Porin è unica. È il riconoscimento a cui noi musicisti teniamo maggiormente”. Cosa fai nel tuo tempo libero? Com’è una tua giornata tipo? Che cosa ti rallegra di più? Dove ti vedi tra dieci, vent’anni? “È terribile! Siccome la musica è il mio più grande amore, non vedo l’ora di avere un po’ di tempo libero per prendere in mano uno strumento e giocarci un po’. Tra le cose ‘normali’, quella che amo di più è prendere il caffè con Milica al mattino. Mi rallegra anche quando Malik trova tempo per me (perché le cose stanno così adesso) e ci facciamo un giro. Mi rallegra un buon libro, ascoltare un classico che non ho ancora sentito, passeggiare per la mia città senza una meta particolare e senza fretta. Quando avevo 17 anni, credevo che i trentenni fossero dinosauri e che come tali dovessero ritirarsi e lasciare posto ai giovani. Oggi, a quasi 45, so che i prossimi dieci anni non saranno molto diversi. Probabilmente creerò, suonerò e mi esibirò ancora... quel che mi interessa è la musica per film e teatro. Ho ricevuto un paio di proposte interessanti in questo senso e spero che nei prossimi anni ne arriveranno altre. Sono consapevole che nella vita tutto è possibile per cui devo accettare anche la possibilità che tra dieci/vent’anni tutto possa cambiare e risultare completamente diverso. Non ho fretta. C’è tempo. Vedremo. In realtà, non vedo l’ora”. || Massimo sta lavorando sulla versione italiana di alcuni suoi successi 4 lalaVoce Voce del popolo del popolo mercoledì, 26 giugno 2013 PORIN NENO BELAN UNA PENNA CHE NON RIPOSA MAI UNO DEI PROTAGONISTI DELL’ULTIMA EDIZIONE DEL “PORIN”, HA VINTO NELLA CATEGORIA PIÙ AMBITA, QUELLA DELLA CANZONE DELL’ANNO || Neno Belan è nato a Spalato ma vive da una vita a Fiume, dove ha trovato l’energia e l’equilibrio che cercava P rotagonista assoluto dell’ultima edizione del premio discografico “Porin” è stato Neno Belan, il quale l’ha spuntata forse nella categoria più ambita, quella della “Canzone dell’anno”. Lo incontriamo al “Club dei marittimi” nella zona portuale di Fiume. Un posticino atipico con un tavolo da biliardo, pochi tavolini, qualche divanetto, luci soffuse, molto semplice. Finita l’intervista, capisco perché Belan lo ha scelto. Neno, come lo chiamano gli amici, è un musicista fuori dagli schemi e nonostante sia uno degli interpreti più apprezzati a livello nazionale, è una persona semplice che scrive canzoni che rispecchiano questa sua caratteristica, un modo di essere che lui trasforma in abilità. Tematiche importanti come l’amore e la felicità vengono trattate senza troppi giri di parole, in modo diretto, autentico. E Belan, con le parole, è veramente un maestro. La maggior parte dei suoi brani li ha scritti lui: la sua penna, pertanto, riposa di rado. Abbiamo parlato di tutto un po’, della carriera, del rapporto con la musica, dei piani futuri. Ti è mai capitato di dire “ho raggiunto il massimo, sarà difficile ripetere questo successo”? Sono una persona molto realista, consapevole che ogni carriera musicale ha i suoi alti e bassi. Personalmente ne ho avuto molti. Diciamo che negli ultimi dieci anni ho tirato un po’ le somme e dopo 27 anni di carriera, concerti, album, hit, credo di essere arrivato al punto di potermi ritenere ‘tranquillo’. Ho un mio pubblico e questo mi rende orgoglioso. Hai mai pensato di dire basta? Da quando la musica è diventata la mia professione, no. È normale che spesso mi capiti di essere stanco, di fare più fatica ad andare avanti, ma non ho mai pensato di smettere. Quando attraverso un periodo poco creativo, mi prendo uno due, anche tre mesi di pausa, mi ricarico le batterie e riparto. È successo dopo l’acquisto dell’ukulele (un cordofono appartenente alla famiglia delle chitarre, nda). Su Youtube ho guardato e riguardato il famoso video di Israel “IZ” Kamakawiwo’ole che canta “Somewhere Over the Rainbow” accompagnato dal suono di questo strumento. Ho deciso di comprarlo e, siccome suono la chitarra, mi sono subito messo d’impegno per imparare a usarlo. Suonando mi è venuta voglia di comporre qualcosa e, siccome l’ukulele è uno strumento positivo, allegro, il pezzo doveva trattare di cose positive della vita. Ho formato una piccola band che si chiama “Ljetno Kino” e in cui c’è un ragazzo che lo suona e così, dopo qualche incontro, è nata “Ulicama grada”. Per qualcuno la musica è qualcosa di naturale e logico che arriva spontaneamente, qualcun altro la sceglie, mentre in altri casi è lei a scegliere. In che categoria rientri? Credo che la musica abbia scelto me. Quando da piccolo cominciai a suonare la chitarra non fu una mia scelta. I miei genitori scelsero per me. Non avrei mai pensato che la chitarra mi avrebbe poi accompagnato per tutta la vita. Avevo studiato tutt’altro: mi apprestavo a diventare elettricista e invece andò diversamente. Nuovamente per caso, un mio amico un giorno mi chiese se volessi entrare a fare parte di una band: io avrei dovuto suonare e lui cantare. Lui, per motivi personali, si dovette poi trasferire a Zagabria e la band rimase senza cantante e così scelsi di cantare io finché non saremmo riusciti a trovare qualcun altro. Ancora oggi quel posto è aperto (dice ridendo, nda). Sì, sono convinto che sia stata la musica a scegliermi”. Tra i numerosi Porin che hai vinto, c’è uno a cui tieni particolarmente? Quanto sei cambiato come persona e come musicista, dagli esordi ad oggi? Su 18 nomination, sono riuscito a vincerne 11: veramente tanti (ride, nda). Ricordo molto bene il primo: è stato nella categoria “Miglior album pop” per il pezzo “Rijeka snova”. Per me era la prima volta ed ero elettrizzato. Poi ho vinto nelle categorie “Album dell’anno” e “Canzone dell’anno” (due volte), forse le più importanti. Riassumendo, non c’è un Porin che ricordo con particolare emozione, ma ne possiedo quattro (ride, nda)”. Faccio fatica ad analizzare me stesso. Ho la sensazione di cambiare come musicista allo stesso modo in cui cambio come persona. Più divento ‘vecchio’ più la mia musica cambia, anche se l’essenza è sempre la stessa. Infatti, senza sapere che ci sono io dietro una canzone, la gente la riconosce come mia. Sono riuscito a mantenere un suono invariato, posso dire di essere rimasto fedele al mio stile di fondo. Sono cambiate forse le sfumature e tutto dipende dal susseguirsi delle stagioni. “Ulicama grada” è stata scelta come “Canzone dell’anno”. Com’è nata? Il pubblico si identifica con le tue canzoni e questo comporta una certa responsabilità. Cosa, secondo te, un cantante non dovrebbe mai permettersi di fare dal punto di vista professionale? Tutti noi siamo differenti, ognuno di noi ha un’ idea diversa di ciò che è la musica, del ruolo del cantante, del ruolo del pubblico, ecc. Il mio scopo era da sempre fare canzoni che piacessero principalmente a me, senza mai tradire il mio stile. Il pubblico mi conosce così e da Neno Belan si aspetta di essere... Neno Belan. Anche se il tuo stile non fa parte del trend del momento, devi rimanergli comunque fedele, perché chi segue alla lunga le tendenze in voga, perde sé stesso, diventa prodotto di qualcun altro e alla fine scompare dalla scena. C’è chi pensa che per scrivere una bella canzone ci voglia l’attimo giusto e sia necessario aspettare che arrivi l’ispirazione. Tu come ti comporti, l’aspetti o riesci a scrivere lo stesso? Io seguo l’ispirazione. Può capitare che in breve tempo produca molti testi ma anche che abbia un lungo periodo di stallo. Seguo il mio istinto senza forzare le cose. Anche quando ho periodi in cui non mi viene in mente nulla, la fiducia non mi abbandona, aspetto consapevole del fatto che prima o poi l’ispirazione arriverà. Il nostro è il quotidiano della minoranza italiana in Croazia e Slovenia. Quanto hanno influito su di te la musica e la cultura italiana? Tantissimo. Ricordo che quando cominciai a suonare, la musica che ascoltavo all’epoca era il pop britannico degli anni ’60, il rock and roll americano e la canzone italiana degli anni ’60-’70. Credo di non essermi perso neanche un Festival di Sanremo di quei tempi. I miei genitori erano molto legati alla musica italiana. Oggi molti mi dicono che alcune mie melodie ricordano le canzoni del Bel Paese. Secondo te la musica può essere soltanto una professione? Certo, può essere soltanto un lavoro, anche se credo che, in quel caso si perda un po’ il senso. Per fare una cosa bene bisogna amarla, ci deve essere passione. Tua figlia sta seguendo le tue orme... È agli inizi, ma devo ammettere che ha veramente molto talento. Per adesso ha una sua filosofia musicale, ha dei suoi generi ben definiti che segue. Io la lascio libera, ogni tanto le do qualche consiglio, ma nulla di più. Chissà, forse un giorno faremo un duetto. Come giudichi la scena pop croata? È un po’ strana, invece di crescere qualitativamente, si sta allargando dal punto di vista ‘commerciale’. L’industria discografica detta i ritmi e i trend, il tutto a scapito della qualità. Credo che negli anni ’60, ’70 e ’80 sia stata creata molta più buona musica che oggi. Oggi abbiamo prodotti confezionati, l’involucro, il suono, gli arrangiamenti e la produzione sono ottimi, ma il contenuto è scadente. Si può vivere di sola musica in Croazia? Dipende. Io faccio parte dell’Unione dei musicisti croati che conta 5mila membri di cui soltanto 20 o 30 guadagnano bene, altri cento vivono in maniera mediocre, mentre il resto non riesce ad arrivare a fine mese. Per loro la musica diventa una specie di secondo lavoro, utile per arrotondare. Hai ancora qualche sogno nel cassetto dal punto di vista professionale? Il mio primo sogno era riuscire a pubblicare un disco tutto mio e a 24 anni l’ho realizzato. Fino ad oggi sono successe tantissime cose, ho realizzato duetti, collaborazioni, progetti importanti. Beh, sicuramente non riuscirò a suonare con i miei idoli, i Beatles (dice ridendo). Un’ultima domanda: dove ti vedi tra dieci anni? In quello che è il mio posto: su un palco con la mia band, a suonare e cantare. Ridere e divertirci con il pubblico. la Voce musica del popolo mercoledì, 26 giugno 2013 5 Interviste di Marin Rogić TONY CETINSKI VIVO PERLAMUSICA C on il suo ultimo album “Opet si pobijedila” (Hai vinto di nuovo), la pop star croata Tony Cetinski, si è portata a casa il premio Porin per il “Miglior album di musica pop”. Si tratta dell’ennesimo riconoscimento per il cantante rovignese, ormai un vero e proprio habitué di questa manifestazione, tanto che a fine serata – tenutasi lo scorso maggio a Fiume – sono stati in molti a fermarlo e a salutarlo con un “opet si pobijedio” (hai vinto di nuovo), parafrasando appunto il titolo della sua ultima fatica discografica. Quella di quest’anno è stata un’edizione speciale dell’evento. Istituito nel 1993, il Porin ha festeggiato infatti, i primi vent’anni di vita. Tante sono state le novità (il successo del gruppo Mayales innanzitutto) e altrettante le conferme, a partire da Massimo e da Neno Belan, per arrivare a Tony che abbiamo voluto incontrare per una breve intervista. Il cantante istriano trapiantato a Zagabria, ci ha parlato dell’ennesima statuetta ricevuta, delle sue origini italiane, del suo rapporto con la musica, dei progetti futuri e in generale della sua lunga e fortunata carriera. Poco più di un mese fa, si è conclusa un’altra edizione del Porin e tu hai aggiunto un’altra statuetta alla tua ricca collezione. Che significato ha per te questo premio? Ce n’è uno in generale che a cui tieni particolarmente? È sempre bello vincere un premio e ogni volta è una forte emozione. Detto questo, devo dire che nessun riconoscimento e tantomeno statuetta, potrà mai sostituire le grida del pubblico durante le esibizioni dal vivo. Quando inizio a cantare e la folla mi segue all’unisono, mi sento pervadere da una forza e un’energia particolari: una sensazione unica, indescrivibile. I concerti sono il premio più prezioso che un cantante possa ottenere. L’interazione con il pubblico, questo speciale rapporto del dare e del ricevere emozioni, per me è la cosa più gratificante. Potrei rinunciare ai premi, ma mai a coloro che mi seguono, che mi ascoltano, che si emozionano con me. È per loro che faccio questo mestiere. Cosa offrirai ai tuoi fan nei mesi estivi? Beh, innanzitutto un sacco di buona musica e altrettanti concerti in tutta la regione dell’ex Jugoslavia. Sono in continuo fermento, in continua produzione di cose e idee nuove, quindi aspettatevi molte sorprese. Quanto è cambiato il Tony degli inizi di carriera – quello che negli anni Novanta ha creato una nuova onda pop, portando un vento di freschezza sulla scena – dal Tony di oggi, superstar che riempie i palazzetti? Sono uguale a tutte le altre persone e come tutti vivo i piaceri e i dispiaceri che la vita ci porta. Ho vissuto esperienze che ti portano a maturare sia come uomo che come musicista. Ho imparato veramente tante cose sotto ogni punto di vista, esperienze positive e negative. Una delle cose positive che ho imparato da uomo adulto l’impegno e il duro lavoro che stanno dietro a un musicista affermato. Ci sono stati momenti nella tua carriera in cui hai pensato “basta, non ce la faccio più!”? È successo. Credo capiti a tutti noi, indipendentemente da ciò che facciamo nella vita. Così anche a me sono successi momenti “no” in cui mi veniva di dire basta, di interrompere la routine, attimi in cui mi sembrava di non farcela più, in cui ne avevo abbastanza di tutto e di tutti e avevo voglia di... cambiare aria. Nel 1990 ho pensato di trasferirmi in Inghilterra per lavorare in un ristorante, ma come vedi ha prevalso la passione per la musica alla quale non potrei mai rinunciare e non mi stancherò mai di ripeterlo. Se non fossi sul palco, sarei certamente dietro le quinte, comporrei canzoni, suonerei... L’ unica cosa che mi sento di fare nella vita è legato alla musica. È la mia vita, il mio lavoro e il mio amore. Senza di essa e senza i miei figli, la mia esistenza non avrebbe alcun senso. Ogni tuo concerto è un gran successo. Sei stato uno dei pochi cantanti croati a riempire l’Arena di Zagabria per due giorni di fila. Sia il pubblico giovane che quello un po’ più anziano, ti adorano. Che cosa, secondo te, un cantante non dovrebbe mai permettersi di fare? Credo che la mia sincerità sia il mio punto di forza. Io non mi nascondo dietro maschere, non recito, sono così come mi vedete, acqua e sapone. Uguale a casa, in giro ovunque mi trovi, al bar, in televisione oppure in concerto. Sono vivace come lo è il mio pubblico e non accetterei mai di recitare una parte che mi allontanasse da esso. Tutto il resto sono storie di vita. Quando hai capito di voler fare musica? I miei primi ricordi sono legati alla musica e questo mi fa dire che ci vivo da sempre. Probabilmente sono nato per fare questo. Quale consiglio ti sentiresti di dare ai giovani che vogliono intraprendere la carriera musicale? Di lavorare. Tanto. Devono esercitarsi sempre, impegnarsi moltissimo e investire tanta energia. Non c’è successo senza fatica, o può anche esserci, ma sarà di breve durata. Il talento è importante ma da solo non basta. Oggi oltre ad esso e all’impegno, è essenziale avere un’agenzia che ti stia dietro, un buon manager, un buon agente... Al giorno d’oggi tutto è più complesso, mi sembra che in passato senza tutti questi miracoli tecnologici fosse tutto più facile. La nostra è un’epoca in cui bisogna investire tantissimo per avere successo. A TUTTO TONDO CON IL CANTANTE ROVIGNESE NELLE CUI VENE SCORRE SANGUE ITALIANO e che magari ignoravo da giovane è stato relazionarmi con le persone, distinguerne le varie categorie, capire chi sono i veri amici. Poi, con gli anni uno cresce, diventa più consapevole del mondo che lo circonda. Insomma, sono diventato più maturo ma ho mantenuto l’animo del bambino. Ancora oggi godo della musica, amo giocarci. Credo fortemente in un domani migliore e attendo con impazienza ogni nuovo giorno, giorno che mi porta a vivere con i miei figli e con il mio pubblico, il migliore al mondo. Sei nato a Rovigno, città a cui sei molto legato e dove è forte la presenza italiana. Siccome “La Voce del Popolo” è il quotidiano della minoranza italiana in Croazia e Slovenia ci viene logico chiederti quale sia il tuo rapporto con la cultura e la musica italiana? Quanto hanno influito su di te come musicista? Sicuramente molto. Ancora oggi incidono. Nelle mie vene scorre sangue italiano. La persona più importante della mia vita è stata mia nonna Maria, napoletana, che mi accudiva in tenera età e che mi ha trasmesso l’amore per la canzone italiana, la cultura e ovviamente verso la pasta. Mi ha insegnato ad essere ottimista e a riconoscere i valori umani, quelli che veramente contano. Gran parte del pubblico pensa che i musicisti abbiano una vita agiata, che girino il mondo e guadagnino molto bene, non prendendo in considerazione || Tony Cetinski è sulla scena da più di un ventennio 6 musica mercoledì, 26 giugno 2013 la Voce del popolo EVENTI || Goran Filipec, direttore artistico del progetto, durante una delle sue splendide performance IL LABORATORIO E IL FESTIVAL INTERNAZIONALI SONO INTITOLATI ALLA FIGURA STRA Dino Ciani, il maggior pianista che S || Dino Ciani a cui è dedicato il laboratorio iccome il Laboratorio pianistico internazionale è intitolato a Dino Ciani, ci sembra opportuno soffermarci sulla figura straordinaria di questo artista. È il maggiore pianista cui Fiume abbia dato i natali. La sua vicenda artistica solca il firmamento del pianismo italiano e internazionale come una splendida meteora la cui arte non soltanto brilla ancora, ma ispira e induce all’approfondimento e a un discorso critico sulla sua preziosa eredità pianistica. Artista e persona di grande sensibilità e cultura, generosità, di entusiastici e appassionati slanci, nasce il 16 giugno 1941 in una famiglia della borghesia fiumana. Le vicende della vita ben presto inducono i Ciani a trasferirsi a Genova. Nella città ligure Dino studia con Bianca Rodinis e quindi con Martha Del Vecchio. Dotato di ferrea memoria e di orecchio assoluto, supera con naturalezza le difficoltà della tastiera. Si diploma in pianoforte a sedici anni all’Accademia di Santa Cecilia a Roma con il massimo dei voti e lode. Martha Del Vecchio ricorda il giovinetto pieno di vita e ne rileva “... lo squisito slancio lirico... la capacità di intendere tutto il valore e il significato delle composizioni più diverse, con una versatilità che gli permetteva – ancora adolescente – di accostarsi alle grandi pagine della musica con una aderenza concettuale e stilistica impressionante”. A Parigi, Losanna e Siena segue i corsi di perfezionamento del grande Alfred Cortot – considerato all’epoca il massimo interprete vivente di Chopin – il quale lo ritiene chiamato a una carriera pianistica eccezionale e uno dei pianisti dotati dei doni più rari, come lo stesso Maestro scrive in una lettera. collaborazioni – che poi diventeranno anche amicizie – con Claudio Abbado, Gianandrea Gavazzeni, Riccardo Muti, Carlo Maria Giulini; la partecipazione ai festival di Montreux, Spoleto, Salisburgo, le esibizioni alla Scala, a Budapest, Londra, negli Stati Uniti e in America Latina. Particolarmente intensa è la collaborazione con Abbado, con il quale interpreta il V concerto per pianoforte e orchestra di Beethoven al Festival di Scheveningen in Olanda, il V concerto per pianoforte e orchestra di Prokofiev a Roma e alla Scala, dove eseguirà pure il IV concerto di Beethoven. E ancora il primo concerto per pianoforte e orchestra di Brahms a Budapest, il concertino di Janaček a Berlino, il concerto per pianoforte e orchestra in re min di Mozart a Salisburgo e a Londra al Festival Hall, quindi Beethoven alla Scala con il I concerto per pianoforte e orchestra. L’inizio della carriera concertistica Assieme a Maurizio Pollini Dino Ciani è considerato, all’epoca, il maggiore pianista italiano della giovane generazione. Eppure la sua dedizione totale all’arte non gli toglie nulla sul piano personale. Ottimo sportivo pratica lo sci, il nuoto, l’alpinismo. Nella sua casa di Ranco sul Lago Maggiore ospita gli amici – Pollini, Abbado, Leyla Gencer, Nikita Magaloff, il Nel 1961 vince, su sessanta concorrenti, il secondo premio al Concorso “Bartok-Liszt” di Budapest interpretando la suite “En plein air” di Bartok e “Totentanz” di Liszt, conquistando pubblico e critica della capitale ungherese. Da qui le offerte importanti, l’inizio della carriera concertistica le Dissero di lui Abbado ebbe a dire di Ciani: “Una straordinaria ricchezza umana, un amore e una cultura approfondita della musica, una cultura vasta e articolata che escludeva nel modo più assoluto ogni forma di pedanteria, facevano di Dino una persona singolare, con la quale il rapporto non poteva essere che intenso e importante... a me rimane (come pianista) soprattutto il ricordo del suo grande slancio lirico”. Memorabile è stato il concerto di Ciani a Fiume alla fine degli anni ’60 al Palazzo del Governo. Sala stracolma, presente la crema musicale cittadina. In programma, tra l’altro, Mozart, Chopin, e, infine una straordinaria “Wanderer” di Schubert. Ovazioni a non finire. Il maggiore pianista italiano della giovane generazione musica la Voce del popolo mercoledì, 26 giugno 2013 7 di Patrizia Venucci Merdžo PROGETTOMUSICALE«DINOCIANI» GIOVANITALENTI,AVANTITUTTA! P SI TRATTA, ATTUALMENTE, DELL’UNICO PROGETTO MUSICALE DI CARATURA INTERNAZIONALE IN CROAZIA, UN’INIZIATIVA IMPORTANTE CHE SENZA DUBBIO CONTRIBUIRÀ A SCROLLARE QUELLA PATINA UN PO’ SONNOLENTA E PROVINCIALE CHE SEMBRA AVVOLGERE LA CITTÀ DI FIUME, PORTANDO UN’EFFERVESCENTE VENTATA DI FRESCHEZZA E DI SLANCIO CREATIVO, SPECIE TRA I GIOVANI MUSICISTI NOSTRANI rocedono a gonfie vele gli ultimi preparativi per gli ormai imminenti Laboratorio pianistico e Festival internazionali “Dino Ciani”, il nuovo progetto promosso dall’Università degli Studi di Fiume che si svolgerà dall’8 al 20 luglio, sotto il patrocinio del presidente della Republica, Ivo Josipović, e con il sostegno della municipalità di Fiume, del Consolato generale d’Italia a Fiume, in collaborazione con la Comunità degli Italiani del capoluogo quarnerino e diverse altre istituzioni fiumane, in diversi spazi del capoluogo quarnerino. Goran Filipec, il direttore artistico “Sono molto soddisfatto del grosso interesse che il Laboratorio ha riscosso tra gli studenti di pianoforte e giovani pianisti – spiega Goran Filipec, il rinomato pianista fiumano, che è anche l’ideatore e il direttore artistico della masterclass –. Sono stato subissato da telefonate e mail di ragazzi da tutte le parti del mondo. Saranno più di venti i partecipanti all’evento e provengno da Olanda, Finlandia, Stati Uniti, Russia, Francia, Austria e Croazia. La presenza di ragazzi italiani è massiccia: quasi la metà degli iscritti proviene infatti dall’Italia“, rileva il musicista. Concertisti e docenti di primissimo ordine L’accademia estiva si avvarrà di concertisti e docenti di primissimo ordine, quali il lettone-olandese Naum Grubert, la russa Violetta Egorova, il catanese Epifanio Comis, il macedone Simon Trpčeski e Goran Filipec, che nei giorni scorsi ha portato a termine con grandissimo successo la sua tournèe in Giappone. La masterclass sarà dislocata in quattro prestigiosi spazi cittadini, quali il Salone dei marmi del Museo di storia e marineria, il palazzo della Filodrammatica – sede dell’Accademia di musica, sezione di Fiume –, il Salone delle feste della CI di Fiume a Palazzo Modello e la Casa della cultura a Sušak (HKD). “Sono convinto che un evento del genere sia neccesario e di grande utilità per l’ambiente musicale nostrano, nel quale gli studenti vivono in una specie di isolazionismo informativo e sono tagliati fuori da una moltiplicità di esperienze, da un’apertura dalla quale potrebbero trarre grandi vantaggi. Per crescere bisogna confrontarsi anche con gli altri; non si può rimanere chiusi nel proprio guscio”, ribadisce l’artista fiumano. L’aspetto festivaliero Per quanto riguarda l’aspetto festivaliero del Laboratorio pianistico, esso si articolerà in una serie di recitals che si terranno a Palazzo Modello con la partecipazione dei migliori giovani concertisti della masteclass. Un concerto entrerà nell’ambito delle “Notti di Fiume” e avrà luogo nell’ex sala macchine della Torpedo. Da notare che si tratta, attualmente, dell’unico progetto musicale di caratura veramente internazionale in Croazia; un’iniziativa importante che certamente contribuirà a scrollare in maniera significativa quella patina un po’ sonnolenta e provinciale che sembra avvolgere – specialmente in questi tempi di crisi acuta – la città di Fiume, portando un’effervescente ventata di freschezza, uno slancio creativo, specie tra i giovani musicisti nostrani. Ripercussioni positive sulla cultura Dunque uno scambio di esperienze e conoscenze, scuole e provenienze culturali e artistiche, una concentrazione di giovani energie che non potrà non avere che ripercussioni positive in sede culturale – e non solo – per il capoluogo quarnerino. Infatti, se da un lato il Laboratorio pianistico internazionale “Dino Ciani” intende rendere omaggio al grande artista della tastiera, fiumano di nascita, venuto a mancare tragicamente in giovane età, dall’altro si prefigge di immettere Fiume in un circuito di collaborazioni di respiro internazionale promuovendone anche l’immagine; dato non trascurabile, specie in un contesto di adesione all’ Unione europea, in cui i rapporti tra gli stati sono più fluidi e aperti. “Personalmente credo che questa iniziativa, con la permanenza a Fiume di tanti musicisti provenienti da stati e continenti diversi, avrà come effetto... collaterale pure la promozione del turismo intellettuale e culturale della città”, ha dichiarato per il nostro giornale il direttore artistico del progetto “Dino Ciani”. Fucina di fermenti musicali Non possiamo che auspicare la buona riuscita di questo importante evento internazionale, il quale, perpetuandosi negli anni, diventerà certamente fucina di fermenti musicali per i giovani talenti di tutto il mondo e meta culturale per gli estimatori della buona musica, nostrani ed esteri. A ORDINARIA DI UN GENIO DEL PIANOFORTE Fiume ci donò critico e compositore Sciarrino... – in lunghissime serate in cui si fa musica, si discute appassionatamente di arte e della vita. Il suo ultimo concerto lo tiene a Chicago nel febbraio 1974. Con l’Orchestra filarmonica di Chicago sotto la direzione di Carlo Maria Giulini, esegue il Terzo concerto per pianoforte di Beethoven. “Il successo fu straordinario... Dino Ciani era un musicista di altissima qualità”, ricorda Giulini. Il pianista fiumano viene a mancare tragicamente in un incidente stradale sulla Via Flaminia – nei pressi di Roma – nel marzo del 1974. Il repertorio di Dino Ciani, artista poliedrico, di straordinaria intelligenza musicale e dal temperamento appassionato, era enorme e spaziava da Bach agli autori moderni. Contava alcune decine di concerti per pianoforte e orchestra, tutte le 32 sonate di Beethoven – che eseguì a Torino in un ciclo di concerti – e un’infinità di brani di vari periodi e stili. Un grande poeta della tastiera Firmò in esclusiva un contratto con la Deutsche Grammophon per la quale registrò musiche di Bach, di Schumann e i “Preludi” di Debussy. In quest’ultimi emergono forse nella maniera più evidente la vivida immaginazione, la raffinata capacità evocativa e l’eccezionale senso poetico dell’artista. Gran parte della sua discografia è postuma e si realizza grazie alle innumerevoli registrazioni che gli estimatori della sua arte mettono a disposizione. “Amavo il suo Mozart, di suono puro ma di fervida animazione, cantato, dove anche nelle agilità veniva rilevata, illuminata la melodia interna”, ha detto di lui il grande direttore d’orchestra Gavazzeni. Acuto e sottile è il giudizio di Riccardo Muti: “La sua grandezza interpretativa si estrinsecava sempre attraverso una inimitabile freschezza di idee che avvolgevano il fatto tecnico, trasfigurandolo in pura e profonda sostanza musicale. Resta in me il ricordo di un artista purissimo, di un grande poeta della tastiera”. || Un maestro della tastiera 8 mercoledì, 26 giugno 2013 musica CONCERTI la Voce del popolo di Daria Deghenghi || Leonard Cohen ESTATEAPOLA UNMIXESILARANTE || Joe Cocker U n’estate al mare? Certamente, ma anche un’estate per concerti, a Pola, in centro e... dintorni. Con quello che offre il cartellone, c’è solo l’imbarazzo della scelta e c’è poco da scongiurare iella e carestia perché questo 2013, contro ogni superstizione, sarà decisamente fortunato in termini di spettacolo. In verità mancano all’appello classica e lirica, ma ormai ci siamo fatti l’abitudine. In compenso la scena musicale leggera, il pop, il rock, l’elettronica e tutti i generi ibridi che non stiamo qua ad elencare, regneranno sovrani in città dai primi di luglio fino a settembre inoltrato. Ma vediamo per filo e per segno che cosa ci riserva l’estate musicale polese, finalmente pronta a esplodere ora anche con temperature più consone al calendario. Si inizia con Cohen Il personaggio dell’anno è decisamente Leonard Cohen, che avremo con noi in Arena il 2 agosto grazie ad Adria Entertainment, a prezzi che vanno dalle 250 alle 440 kune in corrispondenza del posto da occupare in anfiteatro. Per chi l’avesse perso di vista, sarà utile rispolverare la memoria con due doverosi cenni biografici. Cohen, poeta e cantautore canadese, figlio di immigrati ebrei, torna ora in Croazia a tre anni dal suo primo concerto a Zagabria e a cinque dal ritorno sulle scene dopo quindici anni di voluto isolamento e vita condotta secondo i precetti buddisti in un monastero della California. Sessant’anni di carriera, una discografia interminabile, introverso e depresso, Cohen fece scuola influenzando generazioni di compositori e cantautori in Italia e nel mondo. Baciato dal successo solo a un paio d’anni dall’esordio, il cantautore dovette fare i conti con un sonoro ceffone nel 1969 per l’album del debutto, “Songs of Leonard Cohen”, coralmente ripudiato perché “deprimente e ispirato alla morte” in un mondo ancora inebriato dall’ottimismo Show imperdibili in tutto il Paese || La stella francese Zaz LA CITTÀ DELL’ARENA HA PREPARATO UN CARTELLONE COI FIOCCHI della dominante cultura hippy. Cohen è attualmente in tour per promuovere il disco attuale, “Old Ideas”, ma oltre ai pezzi recenti si spera di sentire anche i successi della carriera tipo “Susanne”, “So long Marianne”, “Sisters of Mercy”, “Hallelujah” e “First we take Manhattan”, che probabilmente torneremo a sentire il 21 agosto quando riavremo in città anche Joe Cocker. Joe Cocker? Ospite graditissimo Carriera altalenante con successi a go go ma anche profondi smarrimenti nella voragine dell’alcol, Cocker è in scena da mezzo secolo; un sempreverde che sparisce e ritorna, si reinventa, s’impone. Impossibile non ricordare “You can Leave your Hat On”, “Up where we Belong”, il duetto soft con Jennifer Warnes, oppure “Unchain my Heart”, “When the Night Comes” e ovviamente l’intramontabile “N’oubliey jamais”. I «2Cellos» surriscaldano l’atmosfera la Voce del popolo Anno 9 /n. 71 / mercoledì, 26 giugno 2013 IN PIÙ Supplementi è a cura di Errol Superina [email protected] Edizione Progetto editoriale Caporedattore responsabile Errol Superina MUSICA Silvio Forza Redattore esecutivo Ivana Precetti Božičević Impaginazione Annamaria Picco Collaboratori Daria Deghenghi, Gianfranco Miksa, Marin Rogić e Patrizia Venucci Merdžo. Foto di Zlatko Majnarić, Milica Czerny Urban e Pixsell Ma questi sono i “veterani” dell’estate concertistica polese. L’estate dei grandi eventi si apre invece con i due “cellos” croati di fama internazionale, Stjepan Hauser e l’amico Luka Šulić, sul palcoscenico dell’Arena per primi, il 2 luglio. Atteso è il loro primo concerto nella città d’origine di Hauser dopo il boom dei click su You tube, un disco per l’etichetta Sony e un tour mondiale nell’abbraccio rassicurante di un celeberrimo padrino quale sir Elton John. Atteso e temuto perché, si sa, nessuno è profeta in patria, e || I 2Cellos l’Arena è una grande platea da popolare... I prezzi? Si va dalle 140 alle 250 kune, ben al di sotto del costo dei colleghi anziani... Si spera nel successo. C’è anche Josipa Lisac Oltre ai due violoncelli amanti del rock puro, altre due stelle della musica croata si esibiranno quest’estate in Arena, e si parla di Josipa Lisac per il 10 agosto e Massimo & Friends a una settimana di distanza, il 17. E che ne dite di Zaz? Tra le date dei due s’inserisce invece la francese Isabelle Geffroy, in arte Zaz, della quale onestamente ricordiamo solo il successone “Je veux”. Ma tentar non nuoce. A tutta... elettronica con l’Outlook Festival E non è tutto. Uno strappo alla regola con la benedizione del sindaco e della sua commissione per la valutazione dei programmi con diritto di alloggio all’anfiteatro, ed ecco che per la prima volta in assoluto l’Arena ospiterà anche la musica elettronica con la prima serata dell’Outlook Festival, il più gettonato festival della musica dubstep in Europa, il 28 agosto, e la serata d’apertura del Dimentions festival, votato al techno puro, in programma il 4 settembre. Il primo dei due generi è recente e infatti il pubblico si attesta sui diciotto anni di età, l’altro ha già diversi anni alle spalle e difatti la “clientela” spazia dai venti ai trent’anni. Entrambi i festival proseguiranno alla fortezza di Punta Cristo e lungo le spiagge di Stignano per i successivi cinque giorni. Ma prima di loro a Stignano ci sarà anche il Future Nature Festival, altrimenti detto “The Psychedelic Culture Festival”, che ha piantato radici a sua volta nella fortezza dell’estremità settentrionale del porto di Pola. Insomma, per chi non l’avesse ancora afferrato, con Punta Cristo, Pola si profila come una delle capitali europee dell’elettronica. Oltre a Pola, anche il resto della Croazia offrirà nei prossimi mesi un programma concertistico niente male, ma noi ci soffermeremo soltanto sui grandi nomi internazionali, partendo da Roger Waters, fondatore assieme a David Gilmour, dei Pink Floyd di cui è stato, tra il 1965 e il 1985, il principale autore delle canzoni. Il leader di uno dei gruppi storici del panorama musicale a livello mondiale sarà in concerto il prossimo 23 luglio, allo Stadio Poljud di Spalato, con il suo show “Roger Waters: The Wall Live”. Uno spettacolo da non perdere! Lo stesso giorno, gli amanti della chitarra avranno modo di ascoltare i virtuosismi dei Kings Of Strings: Tommy Emmanuel, Vlatko Stefanovski & Stochelo Rosenberg, maestri delle sei corde. L’evento si terrà alla Scena estiva di Abbazia. Il 29 luglio, allo Jazine di Zara ci sarà il concerto di Santana, mentre due giorni dopo, gli appassionati dell’heavy metal potranno godere di uno show incredibile offerto all’Arena di Zagabria da un trio fortissimo composto dagli Iron Maiden, gli Anthrax e i Voodoo Six. Il 1.mo agosto sarà la volta di Boy George che, assieme a Marc Vedo, calcherà il palco del Revelin club di Ragusa (Dubrovnik). Un altro grande nome è quello del dj Fatboy Slim il quale farà ballare i fan dell’elettronica, l’8 agosto in Riva a Spalato. Ma non finisce mica qui... Una data da tenere bene in mente è quella del 13 agosto quando in Croazia arriverà la star Robbie Williams. Lo show avrà luogo allo Stadio Maksimir di Zagabria. Altri tre concerti da non perdere ma per i quali bisognerà attendere l’autunno, sono quelli di Peter Gabriel che il 5 ottobre si esibirà all’Arena di Zagabria, i Vaya Con Dios, il sui concerto è atteso per il 18 del mese al “Dražen Petrović”, e i Dubioza kolektiv, il 26 al Palasport della capitale. Ivana Precetti