DISPENSA DI SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA 2017 ( CON

FACOLTA’ DI SCIENZE DELL’UOMO E DELLA SOCIETA’
CORSO DI LAUREA IN SERVIZIO SOCIALE
ANNO ACCADEMICO 2016-2017
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
INDICAZIONI ESAMI A PARTIRE DA GENNAIO 2017
PARTE GENERALE
Lo studente dovrà dimostrare di conoscere gli argomenti della parte generale di
cui alla dispensa che si allega
PARTE SPECIALE
Lo studente dovrà portare agli esami i paragrafi dei capitoli indicati qui di
seguito:
a) La devianza minorile ( N. Malizia) e-book, solo i paragrafi dei seguenti
capitoli:
Cap. 1 paragrafi 1.6 -1.7-1.8-1.9-1.10
Cap. 3 paragrafi 3.4-3.10-3.13-3.16
b) Suicidio e tentato suicidio in adolescenza ( N. Malizia) e-book, solo i paragrafi
dei seguenti capitoli:
Cap. 1 paragrafi 1.6. – 1.7. – 1.8. – 1.11 – 1.13 – 1.16
Cap.. 2 paragrafi 3.2 – 3.3.
DISPENSA di
SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
PARTE GENERALE
PROF. NICOLA MALIZIA
Dispensa valida per gli esami della disciplina a partire da
Gennaio 2017
COS’È UN FENOMENO DI DEVIANZA
q Il comportamento che si discosta dalle regole sociali o dalle norme.
q La reazione di una parte sociale a comportamenti o atteggiamenti non
riconosciuti come conformi.
Le due possibili definizioni mettono in luce la diversità dei due approcci di
studio e di ricerca: l’osservazione sociologica si divide, dunque, nelle due
prospettive della devianza e dell’ordine /controllo sociale.
DUE DEFINIZIONI
q Il
concetto
di
devianza:
il
comportamento
deviante
è
quel
comportamento che viola le aspettative istituzionalizzate di una data
norma sociale.
q Il concetto di controllo sociale: l’insieme delle risorse materiali e
simboliche di cui una società dispone per assicurare la conformità del
comportamento dei suoi membri ad un insieme di regole e principi
prescritti e sanzionati.
TRE CONCETTI FONDAMENTALI e DISTINTI
q comportamento o condotta
q agire sociale
q aspettative di comportamento
Tre concetti riferiti a soggetti individuali o collettivi
LA SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA
q Può essere considerata una sottodisciplina.
q Prende in considerazione il comportamento deviante.
q Osserva i meccanismi di risposta alla devianza.
Sempre relativamente alle azioni e alle relazioni esterne ed osservabili dei
soggetti sociali.
GLI INTERESSI DELLA DISCIPLINA
L’oggetto di studio della disciplina è:
1. la devianza (con riferimento a comportamenti che violano norme);
2. non soltanto crimini ma anche comportamenti/problemi (tra cui quelli
criminali) di violazione delle norme anche sociali;
L’interrogativo sociologico principale è: perché il crimine, perché la violazione
delle norme?
Quattro prospettive per individuare il comportamento deviante:
1. Comportamento valutato negativamente dalla maggioranza dei membri
della società.
2. Scostamento dalla media dei comportamenti standardizzati.
3. Violazione delle regole sociali relative ai ruoli sociali.
4. Attribuzione di non conformità da parte del/gli individui che sono in
contatto con il fenomeno diretto.
Date queste premesse: si può arrivare a definire in modo costante e
condiviso che cosa è deviante e cosa non lo è?
Cinque criteri per definire un comportamento deviante:
1. Un gruppo che riconosca e condivida la definizione.
2. L’esistenza di norme e aspettative di comportamento.
3. Il
riconoscimento
(soggettivo)
della
valutazione
negativa
del
comportamento non conforme.
4. La reazione al comportamento non conforme.
5. L’esistenza di sanzioni o conseguenze negative.
Si evidenzia una relazione bidirezionale tra devianza e specifico sistema
culturale e normativo.
DEVIANZA E CRIMINALITÀ
ž Criminalità è la non osservanza di norme giuridiche sanzionate dal
codice penale proprio di una società. Siamo nell’ordine dei reati.
ž Devianza è tutto ciò che si discosta dalle regole, anche quelle non
scritte della società o di una sua parte o di una delle dimensioni della
vita quotidiana.
ž Concetti collegati: disadattamento, disagio, emarginazione, criminalità
IL CONTROLLO SOCIALE
1. È una manifestazione di potere e/o autorità allo scopo di riconoscere e
mantenere valide le regole del gruppo sociale.
2. È un universale culturale.
La tipologia di controllo sociale prevede:
1. Controllo sociale primario – informale/ relazionale
2. Controllo sociale secondario – formale/ istituzionale
3. Autocontrollo
TEORIE DEL CONSENSO E TEORIE DEL CONFLITTO
Le teorie del consenso si pongono nella prospettiva dell’ordine sociale
(devianza = patologia sociale).
Le teorie del conflitto si pongono nella prospettiva del confronto tra
elementi diversi della società (devianza = cambiamento).
Il concetto di controllo sociale assume contenuti opposti e speculari
nelle due differenti prospettive.
TEORIE MACRO-SOCIALI E TEORIE MICRO-SOCIALI
Di ogni fenomeno deviante si possono mettere in luce – come fattori
propulsivi del comportamento deviante – per un verso caratteristiche generali
e strutturali della società, per un altro verso le relazioni interpersonali ed i
processi di socializzazione e di costruzione dell’identità.
Esempio di Teorie macro è lo struttural- funzionalismo.
Esempio di Teorie micro è l’interazionismo simbolico.
Gli studi sulla devianza tra ‘800 e ‘900
L’ambiente culturale ed intellettuale è fortemente influenzato dal
pensiero illuminista e possono essere individuati alcuni criteri
fondamentali che si ritrovano in tutti gli studi che si interessano al
fenomeno.
ž Preoccupazione per l’ordine sociale.
ž Certezza dei diritti dell’uomo e della libertà umana come diritto
fondamentale.
ž La ragione come fondamento guida dei comportamenti umani.
ž L’uomo come essere razionale che realizza i suoi progetti sulla base
del piacere.
ž Fiducia nella legge.
I PRIMI STUDIOSI DEL FENOMENO “DEVIANZA” ( SCUOLA CLASSICA)
Si sviluppò sul funzionamento del sistema penale. I due autori più celebri
erano Bentham e Beccaria.
Contesto sociale: diciottesimo secolo, affermazione della borghesia, e
dell'autorealizzazione dell'individuo attraverso il lavoro duro.
Contesto intellettuale: affermazione dell'edonismo, ovvero gli umani vivono
cercando sempre di massimizzare il piacere e minimizzare il dolore. Questa
concezione divenne alla base del concetto di deterrenza.
Giustificazione dello stato come frutto di un contratto sociale, dove il popolo
alienava una parte della sua libertà necessaria, per far si che lo stato
proteggesse i diritti di tutto il popolo.
Prospettiva teorica: Lo scopo principale della giustizia penale era fungere
da deterrente per la popolazione, vista la concezione razionale ed edonistica
dell'uomo.
La deterrenza (individuale e sociale) è l'unica giustificazione della punizione
(che per Bentham è un male in sé), e la punizione deve essere proporzionale
e non eccedente al piacere del crimine.
Inoltre la deterrenza era efficace, se la punizione era certa, celere, e severa
al punto giusto. Anche se la vera forza della deterrenza era la celerità e
certezza.
Il sistema giudiziario doveva garantire l'uguaglianza della legge a tutti,
attraverso il due process of law. Punizioni e procedure dovevano essere
determinate in modo minuzioso per legge in modo da diminuire l'enorme
discrezionalità che veniva lasciata ai giudici.
Opera di razionalizzazione delle procedure, divisione dei reati per tipo, per
gravità, distinzione tra reati privati e pubblici. Disapprovavano la tortura ,
come mezzo per estorcere informazioni.
Il maggior interesse di questa scuola verso il sistema giudiziario, e su come
le leggi influenzassero i cambiamenti sociali, anziché sui veri e propri
comportamenti criminali, fa di questa scuola una approccio strutturalista.
Molti dei principi della scuola classica li ritroviamo nelle nostre costituzioni
odierne, come il due process of law , i diritti naturali, il divieto della pena di
morte, o torture.
In più possiamo individuare, un rinnovato interesse per la deterrenza, e per il
criminale come essere razionale.
L’INFLUENZA DEL POSITIVISMO
Il positivismo ha fortemente influenzato i primi studi sul fenomeno deviante.
Questa prospettiva sottolinea l’importanza dell’applicazione dei criteri
scientifici all’osservazione ed analisi dei comportamenti devianti. Inoltre,
considera senza preconcetti politici e/o ideologici le reali condizioni sociali
dove si sviluppano i fenomeni devianti.
Si ricorre alle nuove discipline come la psicologia e la sociologia
evoluzionista.
Il positivismo sottolinea l’importanza dell’autorità legittima.
LE TEORIE BIOLOGICHE
ž Lombroso (1835–1909) mette in relazione le caratteristiche fisiche dei
soggetti e la loro “vocazione” a commettere reati.
ž Sheldon (1940 c.a) propone tre tipi di costituzione fisica ai quali
corrispondono personalità diversamente “orientate al crimine”:
1. Endomorfo: grassoccio, soffice, arti corti; temperamento placido e
socievole.
2. Mesomorfo: imponente, muscoloso, agile; temperamento aggressivo,
irrequieto, instabile.
3. Ectomorfo: magro e fragile; temperamento introverso e nervoso.
CESARE LOMBROSO
Se gli esponenti della scuola classica erano per lo più, scrittori e filosofi, quelli
della scuola positiva, erano scienziati e medici. Loro non vedevano l'uomo
razionale come i classici, ma il comportamento umano come determinato da
tratti biologici psicologici e sociali. Interessi verso il comportamento criminale
più che verso il diritto e le leggi.
Contesto storico: Siamo alla fine del 19° secolo, caratterizzato da grande
progresso economico e tecnologico (come le ferrovie , e le comunicazioni in
generale), la nascita delle città complesse e urbanizzate. E la convinzione
che la scienza potesse perfezionare l'umanità.
Un ingrediente importante per l'ascesa di questa scuola furono gli studi
sull'evoluzione, di Darwin per primo.
La teoria della scuola:
usa un metodo basato sull'osservazione
sistematica , e l'accumulazione di prove e di fatti obbiettivi, all'interno di
una cornice deduttiva.
Lombroso, è uno dei pionieri di questa scuola, attraverso una ricerca e
raccolta meticolosa di dati, affermò che i criminali sono affetti da anormalità
fisico biologiche, di natura atavica, o degenerativa. Queste inferiorità fisiche
facevano nascere nel gergo criminologo il cosiddetto delinquente nato.
Dopo le critiche che gli furono mosse, egli accettò di includere tra le cause
criminali anche fattori economico sociali, ma sempre in maniera secondaria
agli aspetti biologici.
Ferri: egli si spinse più in la del suo maestro, cogliendo come cause, oltre il
delinquente nato , fattori di tipo fisico (razza , geografia clima), di tipo
antropologico (età sesso, psiche), e di tipo sociale (costumi economia
religione).
Garofalo, catalogava i comportamenti devianti, come un'inferiorità morale,
che scaturiva in una mancanza di sensibilità altruistica e di morale, che
caratterizzava i paesi sviluppati. Inoltre coniò il termine di crimine naturale,
per comprende gli atti ritenuti criminali in tutte le società.
Attraverso ricerche biologiche si dedusse che ci fosse anche spesso un
ereditarietà del crimine di padre in figlio, o che il crimine fosse causato da
labilità mentale.
Le teorie della tipologia fisica, descrivono le caratteristiche fisiche
fondamentali per la predisposizione a commettere atti criminali.
Per quanto concerne gli studi sui fattori psicologici, molti derivano dagli studi
di Freud , col conflitto inconscio del comportamento criminale. Si è scoperto
in un ospedale psichiatrico, che tutti i giovani in un periodo della loro vita
avevano subito un trauma emotivo.
E individuarono come causa del conflitto interiore, un trauma emotivo.
Attualmente le teorie biologiche hanno scarso credito rispetto alle cause
economico sociali.
COMTE E L’EVOLUZIONISMO
L’evoluzionismo (in ambito sociologico) è un approccio scientifico ed una
prospettiva teorica che vede nell’evoluzione il tratto fondamentale delle
dinamiche sociali. Il tratto fondamentale dell’evoluzionismo è il progresso.
Comte parte dalla distinzione necessaria tra potere politico, potere morale e
potere intellettuale nelle società.
Per la prima volta i fenomeni devianti sono intesi quale patologia sociale.
L’USO DELLA STATISTICA NEGLI STUDI SOCIALI
La scoperta della regolarità e della ricorrenza del verificarsi di fenomeni
devianti porta ad utilizzare la statistica e la matematica per la lettura dei
comportamenti criminali.
Autori come Quètelet e Guerry mettono in relazione alcuni tipi di reato con
variabili quali l’età, il genere, la professione, il livello d’istruzione, la stagione,
il clima…
Durkheim, e la sua ricerca sul suicidio, si colloca in linea di continuità con
questi due autori.
Secondo Durkheim non è possibile una società senza devianza.
La devianza svolge una funzione di rafforzamento della struttura normativa
nella coscienza collettiva.
Importanza della socializzazione
Attraverso il processo di socializzazione si diventa membri della società
passando
dall’unicità
della
propria
dell’insieme/ tutto sociale.
ž La coscienza collettiva
ž L’altro significativo
ž L’altro generalizzato
Modelli di socializzazione:
ž 1. socializzazione primaria
ž 2. socializzazione secondaria
esperienza
alla
consapevolezza
ž 3. socializzazione anticipatoria
ž 5. ri-socializzazione
Prospettiva del controllo sociale
Durkheim si chiede non tanto “Perché alcune persone commettono dei reati?”
ma: “Perché la maggior parte delle persone non li commette?”.
Risposta: perché è frenata dal farlo.
Due concetti importanti vengono evidenziati nelle sue opere: la solidarietà e il
controllo sociale.
Nella prospettiva della solidarietà il controllo sociale assume due caratteri
fondamentali:
ž È interno e diretto – imbarazzo, senso di colpa, vergogna.
ž È interno e indiretto – attaccamento emotivo agli altri, necessità di non
perdere la loro stima e la loro collaborazione (interdipendenza sociale).
Divisione del lavoro e solidarietà sociale secondo E. Durkheim
In ogni società, la divisione del lavoro sociale svolge la funzione di produrre
solidarietà sociale.
Il diritto – sia formale sia informale - è espressione delle principali forme di
solidarietà sociale.
Esistono due diverse specie di diritto:
ž il diritto a sanzione repressiva;
ž il diritto a sanzione restitutiva.
A diverse specie di diritto corrispondono diverse forme di solidarietà sociale:
1. le norme del diritto a sanzione repressiva sono espressione di istanze
“forti” della coscienza collettiva, nelle quali tutti si identificano;
2. sull’esistenza e sull’osservanza delle norme del diritto a sanzione
repressiva si fonda la “solidarietà meccanica”;
3. la “solidarietà meccanica” è analoga alla coesione che tiene uniti gli
elementi costitutivi dei corpi materiali;
(De la division du travail social, 1893)
Le norme del diritto a sanzione restitutiva sono espressione delle esigenze di
regolazione funzionale della società, derivanti dalla divisione del lavoro
sociale.
Sull’esistenza e sull’osservanza delle norme del diritto a sanzione restitutiva
si fonda la “solidarietà meccanica”.
La “solidarietà organica” invece è analoga alla coesione che tiene uniti gli
elementi costitutivi dei corpi viventi.
Sono cause primarie della divisione del lavoro sociale:
ž il “volume” della società;
ž la “densità materiale” della società;
ž la “densità dinamica” della società.
ž
La ricerca di E. Durkheim sul suicidio
Considerando il suicidio come “fatto sociale” si osserva che:
1. il tasso dei suicidi varia in ragione inversa al grado d’integrazione della
“società religiosa”, della “società domestica”, della “società politica”,
ovvero dei gruppi sociali di cui gli individui fanno parte;
2. il tasso dei suicidi varia in ragione dell’andamento della situazione
economica: aumenta nei periodi di crisi, sia negativa che positiva;
3. in questo caso, il suicidio è di tipo “anomico”: le crisi economiche
determinano una situazione di “anomia”, ovvero una crisi della sfera
normativa e valoriale che indebolisce e riduce l’integrazione sociale;
la causa sociale del suicidio, considerato come fatto sociale, è l’anomia.
M. WEBER e Simmel e Lo storicismo tedesco contemporaneo (1904)
Il pensiero e l’approccio di Weber pongono le basi che rivalutano il carattere
culturale delle società.
Capisaldi della sua impostazione teorica sono:
ž l’autonomia delle “scienze dello spirito” – o delle “scienze della cultura”
o delle “scienze umane” – nei confronti delle scienze naturali;
ž l’“unicità” e “irripetibilità” dei fenomeni storico-sociali;
ž le scienze sociali come scienze idiografiche;
ž il metodo comprendente.
Tipi di potere secondo M. Weber
1. Potere
razionale
o
legale,
legittimato
da
leggi,
si
basa
sul
riconoscimento sociale della legalità di ordinamenti statuiti e del diritto
di comando di coloro che sono chiamati ad esercitarlo.
2. Potere tradizionale, legittimato dalla tradizione, si basa sulla credenza
del
carattere
sacro
delle
tradizioni
valide
da
sempre
e
sul
riconoscimento della legittimità di coloro che sono chiamati a rivestire
un’autorità in base a tali tradizioni.
3. Potere carismatico, legittimato dal carisma, si basa sul riconoscimento
sociale di un requisito eccezionale – carattere sacro, valore esemplare,
forza eroica, ecc. - attribuito a un individuo e sulla sottomissione
incondizionata all’autorità che ad esso deriva dall’attribuzione di tale
requisito.
Le funzioni del conflitto sociale secondo G. Simmel
Ogni interazione sociale è ambivalente: in essa coesistono armonia e
contrasto.
In tutti i gruppi sociali/ società integrazione e conflitto sono in un rapporto di
reciprocità: la sintesi dell’una e dell’altro è l’elemento dinamico che
caratterizza ogni realtà sociale.
Il conflitto può svolgere una funzione sociale positiva.
Conflitto nei gruppi:
ž rafforza l’identità sociale del gruppo;
ž consente il controllo delle tensioni interne;
ž risolve l’opposizione tra tendenze contrastanti.
(G. Simmel, Soziologie, 1908)
Conflitto tra gruppi:
ž rafforza la coesione interna di ciascuno dei gruppi contendenti;
ž attiva nuove interazioni tra gruppi in precedenza privi di ogni rapporto,
quando si conviene di definire e rispettare norme regolatrici del conflitto
stesso;
ž consente un’effettiva valutazione dei rapporti di forza tra i contendenti;
ž promuove alleanze tra gruppi altrimenti privi di rapporti reciproci.
La Scuola di Chicago
Le teorie della scuola di Chicago
Considerò l'ambiente sociale e fisico, come prima causa dei comportamenti
delle persone.
Sviluppo della sociologia empirica, per andare oltre la visione della sociologia
come come teoria speculativa filosofica,
per studiare le città e i
comportamenti all'interno di essa.
Contesto sociale culturale: siamo all'inizio de XX secolo, in fase di piena
urbanizzazione e industrializzazione delle città, ondate migratorie, negli stati
uniti , rendevano la città un luogo complesso e conflittuale.
La prospettiva teorica della scuola: Due principali tecniche di indagine: la
raccolta dei dati ufficiali statistici, attraverso i quali si individuarono le con alti
tassi di devianza. E la storia di vita, attraverso il quale si viveva si seguiva
una determinata persona deviante studiandola, nella sua vita da deviante
naturale.
Teoria ecologica e della disgregazione sociale: studiarono le città come un
insieme di zone concentriche a parte dal centro. La prima zona era quella del
quartiere centrale degli affari con pochi residenti e numerose fabbriche e
uffici, quella adiacente a questa era la zona di transizione poiché gli edifici
amministrativi e industriali sconfinavano al suo interno, questa non era una
zona appetibile in cui abitare, tuttavia il suo degrado la rendeva l'area più
economica, e quindi presa di mira dagli immigrati. Non appena potevano
permettersi di trasferirsi si spostavano nella terza zona, quella dei lavoratori,
la più costosa dal punto di vista abitativo. Partendo dalla zona centrale si
scopri che gli atteggiamenti devianti andavano affievolendosi.
La scuola di Chicago, avvertì, nelle scarse relazioni sociali, , nell'anonimia
delle persone, e scarsi legami parentali delle città, un input di disgregazione
sociale, causa di comportamento deviante.
Nelle zone centrali e transitorie , la disgregazione sociale era più forte, anche
per l'alto grado di mobilità, quindi il rapporto tra immigrati e criminalità andava
letto, come conseguenza, di conflitto tra culture, e come disgregazione
sociale nello spazio che occupano, peraltro in queste aree , c'è anche una
maggiore possibilità di trasmissione culturale della devianza da altri individui.
La scuola di Chicago, l'interazionismo simbolico e il conflitto culturale
L'interazionismo simbolico: Questa è stata una delle teorie più feconde della
scuola,si sviluppa l'idea che il comportamento umano sia il mero prodotto di
simboli sociali scambiati tra individui. La mente e il sé, non sono innati, ma
sono costruzioni dell'ambiente sociale, infatti è attraverso il processo
comunicativo (o di simbolizzazione) che arrivano a definire se stessi e gli altri.
Definiamo la nostra identità riflettendoci negli altri. L'interazionismo simbolico
allora, ha ricondotto ad un origine sociale, sia le autodefinizioni degli individui,
sia i comportamenti. Inoltre ci ha dato una spiegazione relativista (cioè
situazionale), delle regole che governano il comportamento.
Il conflitto culturale: data la posizione relativista assunta sui valori e
comportamenti, era del tutto normale, riconoscere che il conflitto è diffuso
all'interno della società, come processo appunto innescato dalle differenze tra
culture e valori.
Sellin suggeriva l'esistenza di due forme culturali di conflitto: 1) conflitto
primario, quando uno stesso comportamento può essere rilevante in maniera
diversa tra due culture (periodo in cui ancora non si è assuefatti alla nuova
cultura). 2)conflitto secondario, si intende le sub culture all'interno di una
cultura più vasta, che non si integrano alla nuova cultura, ma restano nella
loro nicchia di valori propri.
Caratteristiche principali delle ricerche ( SCUOLA DI CHICAGO)
1. Vicinanza ai temi antropologici.
2. L’uso del metodo etnografico.
3. Ricerche su identità e integrazione.
4. Centralità della cultura (la realtà oggettiva è mediata dai valori).
5. Teoria dell’uomo marginale.
6. Diversità e conflittualità nella vita urbana.
7. Disorganizzazione sociale.
8. La cultura cittadina e le sue zone.
9. Vita quotidiana devianza e mutamento sociale.
TEORIE ECOLOGICHE
Autori:
R. Park, Burgess, C. Shaw e H. McKay (Scuola di Chicago)
Periodo:
Primi anni ’30 del XX sec.
Contesto:
rapida urbanizzazione ed immigrazione delle metropoli USA
Spiegazione: i tassi di criminalità variano al variare della zona della città
e ad avere maggiori tassi di reati sono le zone in cui vi è maggiore
disorganizzazione sociale.
Gli assunti fondamentali delle ricerche americane:
ž La realtà sociale è dunque oggettiva ma modificabile da parte del
soggetto che l’interpreta secondo gli schemi e i valori acquisiti nel suo
processo di socializzazione.
ž Le diversità tra uomini (immigrati) non sono diversità biologiche ma
provengono da un diverso patrimonio culturale.
ž L’identità dell’individuo è una identità sociale.
ž La cultura è un adattamento immaginato e controllato dall’uomo più
funzionale dell’adattamento genetico perché più flessibile e più
facilmente trasmissibile.
ž La cultura permette di adattarsi all’ambiente e di adattare l’ambiente a
sé.
Le ricerche di Thomas e Znaniecki
ž L’integrazione degli immigrati polacchi in USA
ž Uso di fonti documentali di tipo diverso
ž Prospettiva del controllo sociale
ž Ordini e proibizioni in situazione di disorganizzazione sociale
ž Concetti correlati: disorganizzazione individuale, atteggiamenti,
comportamenti, valori, usi e costumi.
Approccio evoluzionista/ecologico e scala dei bisogni:
Atteggiamenti emergenti e tipi sociali.
Le ricerche di Park (1928) (1952)
ž L’uomo marginale e l’uomo asociale
ž Conflitto, antagonismo e controllo sociale
ž Prospettiva del controllo sociale come accordo e assimilazione
ž Distanza sociale e attribuzione di status
ž Le fasi del mutamento sociale
Il concetto di persona sociale e le “zone” del contesto urbano. Le teorie del
“decentramento centralizzato” e della “successione”.
Sutherland e Thrasher (1927)
ž L’analisi del contesto abitativo: la goald coast, le camere
ammobiliate, gli artisti, i vagabondi, gli slums.
ž Gli hobo.
ž Regole della giungla e controllo sociale.
ž Relatività della definizione di devianza.
ž Concetti correlati: aree naturali (omogeneità individuale) e aree
sub-culturali, contagio sociale.
ž Il problema delle seconde generazioni e delle aree interstiziali.
ž Associazione differenziale e bande giovanili.
ž La dimensione individuale e il contesto ambientale.
Il pensiero funzionalista:
La corrente di pensiero che si sviluppo negli USA tra gli anni ’40 e gli anni ‘60
viene detta Struttural-Funzionalismo e rispetto le tematiche della devianza e
del controllo sociale considera i fenomeni devianti una sorta di patologia
sociale.
Riprendendo l’impostazione durkheimiana ci si interroga sul perché la gran
parte dei membri di una società non devia non commette atti devianti.
Parsons
Parsons parte dalla necessità di capire attraverso quali dinamiche di
integrazione l’aggregato umano si mantiene coeso e si riproduce nel tempo.
Parsons propone uno schema teorico-esplicativo che evidenzia le condizioni
di stabilità e coerenza dell’aggregato umano.
Come viene concepito il comportamento deviante all’interno della teoria di
Parsons?
L’azione sociale in Parsons
L’attore sociale compie un’azione che può essere definita sociale quando
questa viene messa in atto volontariamente e consapevolmente in un
contesto di relazioni in cui sono noti i fini da raggiungere ed i mezzi e le
norme per farlo.
Ogni soggetto agisce tenendo conto delle aspettative reciproche rispetto alle
posizioni sociali proprie e dei soggetti che lo circondano.
Normalmente agisce in conformità a valori culturali, norme e simboli
condivisi.
Il sistema sociale
Il sistema sociale viene dunque definito dall’insieme delle interazioni che si
svolgono sulla base degli status e dei ruoli dei soggetti.
L’ordine sociale è la risultante della consapevolezza dei soggetti rispetto la
condivisione di un nucleo di regole e l’interiorizzazione dei valori culturali di
riferimento.
Ogni violazione delle aspettative metterà in atto delle reazioni. Ogni
sottosistema genera alternative di ruolo che rimandano ad aspettative ed
azioni non omogenee.
Le alternative di ruolo sono definite da Parsons come variabili strutturali.
Le variabili comportano differenti scelte in relazione al sistema o al
sottosistema.
1. Impulsi biologici e affettività vs autocontrollo e neutralità;
2. Interesse privato vs interesse pubblico;
3. Universalismo vs particolarismo;
4. Realizzazione vs attribuzione rispetto l’oggetto dell’azione;
5. Specificità vs diffusione
Il sistema ed i sottosistemi ( schema AGIL)
I diversi sottosistemi svolgono ciascuno una funzione e garantiscono
l’adeguatezza di ciascuna parte al sistema.
Così nasce lo “schema AGIL” secondo cui il sistema sociale si mantiene
stabile e coeso.
Nella determinazione del comportamento deviante Parsons assume la
prospettiva individuale rispetto al controllo sociale.
La genesi della motivazioni alla devianza si trova nel sistema di interazione
tra soggetti.
SCHEMA AGIL
SISTEMA DELL’AZIONE SOCIALE E SUE PARTI
La cultura svolge la funzione della latenza, fornisce all’attore sociale (il
soggetto che agisce) la motivazione ed il senso all’azione attraverso i valori,
le norme, le idee che gli individui apprendono ed interiorizzano durante il
processo di socializzazione.
Ogni gruppo sociale definisce ciò che è o non è deviante sulla base di valori
sociali condivisi. La devianza non è una caratteristica interna all’azione ma
esterna. Il verificarsi di un comportamento deviante ha dunque la funzione di
definire i “confini” del gruppo.
Teoria dell'associazione differenziale, Edwin Sutherland
Edwin Sutherland, elaborò una teoria generale del comportamento criminale,
insistendo sul fatto che esso viene appreso all'interno di un ambiente sociale.
Contesto: era un contesto in cui prendeva sempre più forma l'approccio
sociologico alla criminologia. Già dai dati dell'FBI appariva chiaro che una
tipologia di persona delinqueva più di altre, questa tipologia coincideva coi
dati ecologici della scuola di Chicago, indi per cui si consolidò l'idea che la
criminalità avesse più a che fare con la sociologia che con la biologia.
Naturalmente Sutherland intellettualmente, è stato molto ,influenzato dalla
scuola di Chicago, nei lavori sull'interazionismo simbolico. L'approccio delle
storie di vita, venne anche usato dal Nostro per indagare sul ladro
professionista, e infine anche dal concetto di conflitto culturale.
La prospettiva teorica: Ogni persona può essere educata ad adottare
qualsiasi comportamento sia in grado di seguire. Il conflitto culturale diviene
dunque lo strumento principale, per spiegare la criminalità.
Quindi il comportamento criminale viene appreso, dall'interazione con altri
(all'interno di gruppi o tra persone legate tra loro), mediante un processo di
comunicazione, che include i come (tecniche del comportamento criminale),
e i perché (le definizioni, per sostenere quello che si fa, i valori ecc).
Tutto dipende da questo, se i valori che apprendiamo sono prevalentemente
favorevoli ad atteggiamenti devianti, allora sarà molto probabile, che
commetteremo atti devianti, e viceversa.
Questo non significa che commetteremo ogni atto illegale , ma che avremo
una propensione solo verso quegli atti sostenuti dalle definizioni apprese.
Questa è una teoria positivista, nel senso che si occupa del comportamento
criminale, non del sistema pena e giudiziario,e inoltre è procedurale perchè
spiega il processo attraverso il quale si diventa devianti.
Teoria dell'anomia, Robert Merton
TEORIA DELL'ANOMIA (teoria della tensione di Merton): Il concetto di
anomia è legato ai lavori di Merton e Durkheim. Quest'ultimo introdusse il
termine nel libro sulla divisione del lavoro sociale, per indicare la
deregolamentazione, lo svuotamento e l'inefficacia di significato delle norme
in una società. Convinto che questo portasse ad un aumento della devianza.
L'anomia è costante nelle società contemporanee secondo il Nostro, perché
queste ultime caratterizzate da disgregazione sociale, a sua volta causata
dalla complessità della società organica moderna.
Ma in questo capitolo ci occuperemo di Merton e della sua teoria.
Il contesto: La grande depressione, anni 30, e il concetto di anomia di
Durkheim, ispirò la connessione dei concetti di devianza e struttura sociale.
Merton inoltre subì le influenze, innanzi tutto di Parson, suo maestro e fautore
dello struttural-funzionalismo quest'ultimo considerava la società come il
risultato di un equilibrio di forze che serviva a produrre ordine, il venir meno di
questo equilibrio strutturale avrebbe prodotto disgregazione sociale.
La prospettiva teorica: Merton sosteneva che la devianza era prodotta da
anomia, a sua volta prodotta dalla tensione tra struttura culturale(la spinta al
raggiungimento di mete importanti per tutti, attraverso mezzi appropriati e/o
legali , come la scuola il lavoro l'onestà, ecc) e struttura sociale (le reali
possibilità di raggiungere quelle mete che spesso, sono bassissime specie
per le classi meno abbienti ).
Per adattarsi dunque ai valori culturali della società gli individui hanno diversi
modelli di comportamento che sono portati a seguire:
Il primo è la conformità: che consiste nell'accettazione delle mete e dei mezzi
(anche se insufficienti). Questo dei diversi modelli di comportamento è l'unico
che rientra nella legalità.
Il secondo è l'innovazione: da chi ambisce alle mete, ma cerca di
raggiungerle rifiutando i mezzi legali, ma bensì attraverso mezzi illegali.
Il terzo è il ritualismo: ovvero di chi abbandona le mete, ma resta attaccato
alle norme sui mezzi. (mi accontento di quello che ho). Il mezzo (lavoro)
viene visto come un fine in sé, non come mezzo per il successo.
Il quarto è la rinuncia: sia dei fini che dei mezzi, è quella dei mendicanti
senza fissa dimora, dei tossico dipendenti ecc.
L'ultimo modello di comportamento, è la ribellione: ossia il rifiuto dei mezzi e
dei fini, e la loro sostituzione di altri mezzi e altri fini.
Questa è una teoria positivista, ed anche strutturale, concentra l'analisi sulla
struttura sociale e sulla sua funzione di generare tensioni e anomia, infatti è
anche definita come macro teoria, e come teoria funzionalista.
La teoria della subcultura di Cohen
Sviluppi
attuali:
uno
sviluppo
postumo
da
ricordare
è
quello
di
Cohen, attraverso la teoria della sub cultura.
Alcuni criticarono la teoria di Merton, dicendo che mancava di evidenza
empirica. Altri la modificarono, ad esempio quegli studi sull'immediatezza dei
fini, e quindi sul deviare, non x arrivare al successo di lungo periodo, ma per
vantaggi e fini a breve termine.
Un'altra prende in considerazione, per esaminare la devianza non sono la
tensione, ma anche la debolezza, durante quella tensione, delle istituzioni
(famiglia, scuola ecc).
TEORIA DELLA SUBCULTURA
Contesto: anni 50/60 Esplosione dei consumi. I valori della classe media si
impongono come vincenti, La “normalità” s’identifica con i valori della classe
media
L’istruzione si afferma come un diritto per tutti.
Massiccia urbanizzazione e degrado dei centri storici. La delinquenza è vista
come il problema degli strati sociali subalterni.
Contesto intellettuale: influenze dal concetto Mertoniano di anomia, e della
scuola di Chicago.
La subcultura della delinquenza di Cohen: Approccio teorico: Integra i lavori
di Shaw, McKay, Sutherland, Merton, egli tentò di studiare come prende
avvio una sub cultura. Il comportamento criminale è frequente nei giovani
maschi che si organizzano in bande.Le sub culture si caratterizzano per
atteggiamenti di tipo non utilitario, prevaricatore, negativo.
Non viene identificata una motivazione razionale , i devianti provano
soddisfazione nel causare un disagio, tentano di oltraggiare i valori delle
classi medie
Le bande sono versatili (si coinvolgono in forme diverse di delinquenza)
edoniste con obiettivi immediati, autonomiste.
Tutti i giovani sono alla ricerca di uno status sociale, non tutti possono
competere a pari opportunità, ai figli delle classi inferiori mancano molti
vantaggi materiali e simbolici frustrazione da status: assenza di questo
schema di riferimento, in assenza di una prospettiva di miglioramento della
propria condizione economica.
Attraverso
l’interpretazione
freudiana della
reazione-formazione
(meccanismo difensivo per vincere l’ansia) Cohen avanzò l’idea che ci si
dovesse aspettare una reazione ostile ai valori delle classi medie.
Tipi di adattamento o reazione rispetto ai valori delle classi medie:i giovani
delle classi basse allora si ribellano ai valori delle classi medie. E creano un
nuovo sistema di valori opposto con valori non convenzionali, che gli
forniscono l'opportunità di avere uno status.
La soluzione delinquenziale, continua attraverso la trasmissione dei valori da
un giovane all'altro, e da una generazione all'altra sviluppando una sub
cultura
delinquenziale
permanente
che
fornisce
uno
status
ad
un
comportamento negativo e non utilitarista, prevaricatore.
Definizione di subcultura criminale
La teoria delle opportunità differenziali, di Cloward e Ohlin :
Come esiste una struttura delle opportunità di carattere legale, esiste anche
tale struttura di carattere illegale.
I membri delle classi superiori medie o alte, godono dell'accesso primario ,
mentre le classi più basse spesso di quello secondario.
La forma di sub cultura delinquenziale dipende dal grado di integrazione nella
comunità delle due strutture di opportunità, ovvero tra gruppi delinquenziali e
legittimi.
Minore è la loro integrazione maggiore sarà la disgregazione sociale, sia
sulla comunità legale che su quella illegale.
Comunità integrate forniscono alle organizzazioni criminali, gli ambienti
necessari per l'apprendimento. Ci sarebbe un grado più basso di violenza
perchè il primo pensiero di tutti andrà al profitto. Questa tipologia è definita
sub cultura criminale.
Mentre la tipologia che nasce in una comunità disgregata viene detta sub
cultura conflittuale, con comportamenti criminali incontrollati imprevedibili
irrazionali.
Mentre si svilupperà la sub cultura astensionista quando sarà limitato
l'accesso per i giovani maschi sia delle strutture di opportunità legali che
illegali. Tossico- dipendenti, mendicanti.
La teoria incentrata sulle classi inferiori di Miller
Dunque Miller arriva alla conclusione che in ogni società esistono diverse
classi con una propria sub cultura, e che coniò il termine preoccupazione
sociale, per far intendere che ci si doveva preoccupare e studiare, le cose
importanti di ogni singola sub cultura (il caso della maternità nella sub cultura
femminile).
I valori delle classi inferiori servono a forgiare giovani adulti maschi, che
risultano delinquenti per le classi superiori e per il sistema, ma sono normali e
apprezzati nella classe inferiore.
Miller descrive sei caratteristiche sulle quali porre l'attenzione che
caratterizzano la classe inferiore: la molestia (attitudine a violare la legge), la
durezza, la scaltrezza, l'eccitamento, l'autonomia.
Molti maschi delle classi inferiore crescono senza la figura di un padre
costante, e/o presente.
Quindi non apprendono bene i comportamenti che ha un uomo adulto, e
dunque le bande costituiscono il contesto per formarsi e diventare adulti, e
coltivare un senso di appartenenza e di prestigio.
Sviluppi attuali, e implicazioni politiche: La prima cosa da dire è la forte critica
basata su una ricerca , quella delle auto denunce, secondo la quale non
esiste e se esiste è debole il legame tra classe e comportamenti devianti.
Altre teorie postume si sono concentrate una, sulla caratteristica meridionale
della violenza (per i maggiori reati commessi nei paese del sud degli USA.
Un altra ancora sulla relazione densità della popolazione, atti devianti (questa
per un certo senso si ricollega agli studi della scuola di Chicago).
Naturalmente come spesso accade la politica per interessi “altri” non riesce a
mettere in pratica ed a sostenere le attenzioni che la teoria e la scienza gli
pone d'avanti. Si è cercato di attuare delle politiche per ampliare la struttura
delle opportunità legali per le classi meno abbienti, attraverso politiche per la
scuola, e per creazione di lavori part-time, ma non sono state politiche di
risoluzione del problema.
Caratteristiche della teoria dell'etichettamento
Contesto: fine anni 50 ….autocoscienza della società civile del sentimento di
xenofobia, che produceva diseguaglianza razziale, e stigmatizzazioni, delle
razze diverse, sia nelle scuole nei luoghi pubblici.
E in questo contesto, che nasce fiorente questa teoria accompagnata
dall'entusiasmo della gente di risolvere questo problema, e anche dalla
politica.
Nasce questa teoria, sicuramente con l'influenza della scuola di Chicago e
dell'interazionismo simbolico, e molta importanza viene data anche, alla
profezia che sia autoadempie, di Merton.
Prospettiva teorica: Becker , tra i più importanti di questa scuola asseriva
che, perché esista devianza è necessario che ci sia una reazione all'atto
commesso. Coloro che mettono in atto la reazione sono l'opinione pubblica e
il sistema penale.
Il deviante è un soggetto a cui una particolare etichetta è stata applicata
con successo
Partendo da queste basi ottenne 4 tipi di devianti, rispetto sempre alla
reazione (senza reazione non c'è devianza): 1)ingiustamente accusato,
2) deviante puro, 3) conforme 4) segretamente deviante (atti , non
devianti non portati a conoscenza del pubblico, o non considerati
tali(molto diffusi).
L 'etichetta inoltre diventava un mezzo che spiegava il comportamento
deviante. In quanto, l'etichetta attrae l'attenzione di chi etichetta (pubblico),
che osserva e rafforza l'etichettamento su quella persona. Tanto che la
persona a volte interiorizza quell'etichetta arrivando ad autodefinirsi deviante.
Dando avvio ad una carriera deviante.
L'etichettamento naturalmente ha più probabilità d'effetto e resistenza sulle
classi inferiori, ad esempio sarà difficile trovare lavoro per un nero con
precedenti penali, ma scontati, quindi c'è la possibilità che continui la carriera
deviante anche una volta fuori.
Gli effetti di una data etichetta su di sé, per chi non ha un immagine di sé
definita, portano alla devianza secondaria , ovvero l'accettare l'etichetta e il
comportarsi di conseguenza(tossico).
Interpretazione della teoria dell'etichettamento
La teoria dell'etichettamento è in sostanza procedurale in quanto si occupa di
come le persone vengono etichettate, ma presenta anche delle sfumature
strutturali quando evidenzia le tipologie di individui più suscettibili di
etichettamento.
E' una micro teoria e una teoria classica in quanto si occupa anche del
sistema legale.
Implicazioni politiche e sviluppi attuali: Uno sviluppo della teoria è quello che
individua 3 tipologie di attori che reagiscono etichettando: 1)l'altro
significativo, 2)agenzie del controllo sociale, 3) la società in senso lato.
Altri hanno ampliato il concetto di etichettamento con quello di vergogna,
concetto utilizzato anche per studiare la deterrenza, e concetto che porta
all'autoetichettamento e autostigmatizzazione .
Un altro studio ha incluso l'etichettamento come azione necessaria per
l'ordine sociale individuando 4 tipi di etichette: 1)devianti malati, 2)devianti
pentiti,3) devianti cinici, 4)devianti nemici.
Politiche influenzate da questa teoria sono andate verso 4 direzioni:
1)diversion: evitare le etichette , soprattutto su i minori, e sarebbero stati
sottoposti a programmi di recupero informali esterni al sistema. Evitando
precedenti penali e quindi etichette. 2) equità processuale, per i minori
3)depenalizzazione, di reati minori per i minorenni, in modo che nn finissero
in carcere per reati blandi e poi dal carcere imparassero e intraprendessero
una cultura deviante più importante.
4)deistituzionalizzazione.
Caratteri della teoria del conflitto
Contesto: anni 65-75, svanito l'ottimismo degli ultimi anni 50, molti americani
rimasero preda del disincanto rispetto ad alcune questioni sociali irrisolte.
Periodi di grandi scontri e manifestazioni di giovani, omosessuali, movimento
femminista.
La
teoria
del
conflitto
è
stata
in
parte
influenzata
dalla
teoria
dell'etichettamento.
Prospettiva teoria: Vi sono tante versioni di teorie del conflitto, in linea
generale basate sull'assunto, che la società ha come suo elemento naturale il
conflitto.
Versione teoria critico -radicale , e conservatrice.
Versione conservatrice: queste teorie ruotano attorno al concetto di potere.
I conflitti nascono perché ci sono gruppi che tentano di esercitare il controllo
su eventi o situazione particolari, per porsi in una posizione di vantaggio.
Dunque i gruppi che avranno più potere e controllo risuciranno ad imporre un
sistema di valori alle classi più basse. E anche le leggi saranno usate per
riflettere questo sistema di valori.
Infatti coloro che stanno agli antipodi dei gruppi che hanno il potere saranno i
maggiori destinatari dei rappresentanti della legge (le classi inferiori e i
declassati).
Nonché la legge verrà anche usata per ridurre le criminalizzazioni verso i
modi di agire del gruppo che detiene il controllo .
I concetti delle teorie radicali
Concetti delle teorie radicali: Innanzitutto pongono le loro fondamenta (anche
se è difficile generalizzare per le diverse teorie all'interno ) in Marx, e nel
suo concetto di lotta di classe.
I concetti principali qui sono 5: 1) classe sociale: il capitalismo
fisiologicamente, porta ad avere una classe dominante che influenza le
opportunità di vita di tutta la società2)Economia politica: si riferisce all'intera struttura economica organizzata per
dare profitto alla classe dominante (borghese). Questa struttura economica
produce diseguaglianza sociale.
3)disgregazione familiare: prodotta appunto dall'ineguaglianza che tende a
rendere più deboli i legami sociali. 4) le condizioni economiche:la
disoccupazione è una variabile molto legata al crimine, come la povertà,
specie nei periodi di depressione e recessione che sono ciclichi nel sistema
capitalista.
Realismo di sinistra: In seguito alle critiche mosse alla criminologia marxista ,
di semplicismo, nell'imputare il crimine al sistema capitalista. Nasce un nuovo
approccio il realismo di sinistra, che abbandona questa definizione asserendo
che qualsiasi tipo di società esisterebbe il crimine, che si deve combattere
fornendo gli studiosi attraverso un approccio appunto realista, delle linee
guida per lo sviluppo di politiche da attuare. Ad esempio il coinvolgimento
della comunità su misure preventive da prendere, controllo democratico sulla
polizia.
L’AZIONE SOCIALE COME AGIRE SIMBOLICO
L’azione sociale è inter-azione dotata di un significato; compreso dagli attori ;
a base e di contenuto simbolico (codici culturali,regole linguistiche ecc.)
• Definizione della situazione: W.I.Thomas: profezia autoavverantesi.
• G.H.Mead: gli individui costruiscono il loro sé nella relazione con altri (“altri
significativi” e ” altro generalizzato”)
• Etnometodologia : studia i modi in cui “la gente” compie le
routines della vita quotidiana, in situazioni ordinarie (es. fare la
fila) in situazioni problematiche (es. reparti ospedalieri), in
situazioni estreme. Analizza - anche con l’ausilio di esperimenti
spiazzanti- i modi di fare (ritenuti) ovvi,le convenzioni implicite, il sapere tacito
con cui si agisce.
Charles H. Cooley (1909)
Cooley viene considerato all’interno degli studi sul comportamento deviante
per i due concetti da lui formulati:
1. l’io riflesso
2. il gruppo primario.
Il suo approccio teorico coniuga il primato della società
sull’individuo (approccio consensuale) e gli aspetti micro
sociologici della psicologia sociale.
Centrale in tutto il pensiero di Cooley è il ruolo dell’interscambio significativo
di idee che si sedimentano nella consapevolezza di ciascuno.
Secondo Cooley il progresso umano e sociale dipende:
1. Dalla diffusione di stili relazionali di tipo primario
2. La comunità è l’antidoto della disorganizzazione sociale
La società per Cooley è essenzialmente un “fenomeno
mentale”: la comprensione simpatetica ci permette di
scambiare comunicate ed interpretare messaggi
significativi.
Le teorie di Mead G. H. (1934)
Mead condivide con la Scuola di Chicago il contesto di “social problems” ed il
Dipartimento.
Come
per
gli
altri
autori
e
studiosi
Mead
sostiene
la
necessità
dell’integrazione e del controllo sociale.
Per questo autore l’individuo non esiste al di fuori del
gruppo sociale. Anche per Mead la società emerge da un
processo di atti sociali, comunicazioni interpersonali
reciprocamente orientati.
In tal modo si sviluppano modelli di aspettative come modelli di
comportamento.
Per Mead i comportamenti dell’individuo vengono determinati dall’ambiente
sociale di relazioni interpersonali cui esso reagisce secondo un codice
simbolico.
La sua teoria dello sviluppo della personalità ovviamente
contiene l’interazione simbolica e questo lo si riscontra
nelle due differenti fasi di sviluppo del sé.
L’altro generalizzato si distingue dall’altro significativo perché il primo non ha
un referente fisico ma ipostatizza l’atteggiamento e l’opinione generale verso
le norme sociali.
Le teorie di Goffman
Questo particolare studioso non può essere collocato in via definitiva in
nessuna corrente teorica.
La sua feconda e geniale produzione teorica si orienta su due tematiche
fondamentali:
1. Le dinamiche relazionali reali della vita quotidiana;
2. Il controllo sociale e la devianza rispetto gli aspeti istituzionali.
3. Identità e devianza: il comportamento deviante è imperniato sulla libertà
del soggetto di scegliere un comportamento diverso dal copione,
anticonformista e/o deviante.
Goffman istingue due aspetti del sé: l’attore ed il personaggio.
Ogni personaggio recita sul palcoscenico del mondo secondo un
canovaccio (di ruoli e regole culturali) esercitando un “controllo delle
impressioni” sul contesto di altri personaggi e spettatori che lo circonda.
Il personaggio contiene le caratteristiche fisiche ed etniche, le qualità
strutturali, sociali ed emotive.
Solo nel retroscena il personaggio può permettersi di essere attore.
Perciò si dice che l’individuo osservato da Goffman sia eterodiretto
rispetto il modo in cui si esplica l’interazione.
Il rapporto tra le relazioni interpersonali e l’ordine sociale.
Le interazioni faccia a faccia sono ordinate se adeguate all’insieme di
regole condivise che guidano le rappresentazioni sociali.
L’ordine delle interazioni è descrivibile attraverso l’analisi delle
situazioni sociali.
La condotta di ciascun soggetto è normalmente coerente con le
aspettative.
La faccia del personaggio esprime le aspettative sociali interiorizzate e
contribuisce con ciò a definire la situazione della rappresentazione.
Controllo sociale e devianza in Goffman:
Goffman vede l’azione sociale come messa in scena di significati da
parte di attori sociali , che interpretano (non “eseguono”ruoli).L’ordine
sociale è prodotto e mantenuto attraverso l’ agire e l’interagire degli
attori.
La sociologia di Goffman analizza i contenuti delle interazioni condotte
dagli attori all’interno di certe cornici(frame)di significato condivise e
negoziate (“di che cosa si tratta”).
La labeling theory
La devianza è l'effetto dell'applicazione del sistema di regole e sanzioni
da parte di alcuni (gli etichettatori) a danno di altri (etichettati come
trasgressori: gli outsiders).
Il comportamento deviante è prodotto socialmente. Un individuo viene
prima considerato e definito “deviante” dalla società - viene “etichettato”
come deviante - e poi diviene effettivamente tale.
E. M. Lemert e le teorie
Distinzione fra devianza primaria e devianza secondaria
ž Devianza primaria: comportamento che, pur essendo
obiettivamente deviante, non viene censurato e, quindi, non
comporta una ridefinizione dello status sociale del
Trasgressore;
ž Devianza secondaria: il comportamento deviante
acquista visibilità e scatena una reazione sociale;
ž Passaggio da devianza primaria a secondaria attraversa più stadi;
ž Modello sequenziale;
ž Carriera deviante (apprendimento sociale di motivazioni e
interessi devianti.
Howard S. Becker
La riflessione di Becker si muove su tre tesi principali:
ž Le norme non esistono per natura;
ž Le norme non sono funzioni del sistema ma il prodotto
dell’iniziativa di qualcuno (l’imprenditore morale);
ž L’esito concreto di tali “iniziative” è produrre la devianza
e differenziarla.
La devianza è dunque conferita e Becker propone 4 tipi di soggettodeviante sulla base del conferimento.
Soggetto
Comportamento
Comportamento
conforme
non conforme
Percepito
Accusato
Deviante puro
deviante
falsamente
Percepito
non
Conformista
deviante
Deviante
in
segreto
David Matza (1969) e le teorie
Per devianza primaria intendiamo un "allontanamento più o meno
temporaneo, più o meno marginale, eseguito con più o meno
determinazione da certi valori, norme o costumi dominanti nella
società“.
L’analisi di David Matza, si fonda sulla premessa che:
occorre studiare il significato del comportamento dall’interno della realtà
quotidiana dell’attore sociale. Il deviante dispone di diverse strategie
psicologiche per "neutralizzare" la gravità del proprio comportamento
come: la negazione di responsabilità, asserire di non aver provocato
danno a nessuno, screditare la vittima e rinfacciare le colpe a chi gli
contesta il reato commesso, rivolgersi a principi generali.
Controllo sociale e politiche sociali
La legge 180/1978 detta “legge Basaglia” si inserisce nella riflessione
sulle conseguenze possibili del controllo sociale e sugli interventi
necessari per impedire che gli autori/attori di reato assumano il ruolo
deviante in virtù del controllo sociale subìto.
Cesareo (1974) individua 4 fasi che identificano l’evoluzione del
processo e le diverse caratteristiche del controllo:
1. Definizione normativa del comportamento,
2. La scoperta del deviante,
3. La decisione di azione nei confronti del deviante
4. L’attuazione del provvedimento.
Vengono così individuati 3 possibili scopi che il gruppo sociale tende a
raggiungere applicando provvedimenti di controllo sociale:
1. Disincentivare il deviante a reiterare il reato
2. Difendere la società e isolare il reo
3. Riabilitazione del deviante attraverso la pena.