FACOLTA’ DI SCIENZE DELL’UOMO E DELLA SOCIETA’ CORSO DI LAUREA IN SERVIZIO SOCIALE ANNO ACCADEMICO 2016-2017 SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA INDICAZIONI ESAMI A PARTIRE DA GENNAIO 2017 PARTE GENERALE Lo studente dovrà dimostrare di conoscere gli argomenti della parte generale di cui alla dispensa che si allega PARTE SPECIALE Lo studente dovrà portare agli esami i paragrafi dei capitoli indicati qui di seguito: a) La devianza minorile ( N. Malizia) e-book, solo i paragrafi dei seguenti capitoli: Cap. 1 paragrafi 1.6 -1.7-1.8-1.9-1.10 Cap. 3 paragrafi 3.4-3.10-3.13-3.16 b) Suicidio e tentato suicidio in adolescenza ( N. Malizia) e-book, solo i paragrafi dei seguenti capitoli: Cap. 1 paragrafi 1.6. – 1.7. – 1.8. – 1.11 – 1.13 – 1.16 Cap.. 2 paragrafi 3.2 – 3.3. DISPENSA di SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA PARTE GENERALE PROF. NICOLA MALIZIA Dispensa valida per gli esami della disciplina a partire da Gennaio 2017 COS’È UN FENOMENO DI DEVIANZA q Il comportamento che si discosta dalle regole sociali o dalle norme. q La reazione di una parte sociale a comportamenti o atteggiamenti non riconosciuti come conformi. Le due possibili definizioni mettono in luce la diversità dei due approcci di studio e di ricerca: l’osservazione sociologica si divide, dunque, nelle due prospettive della devianza e dell’ordine /controllo sociale. DUE DEFINIZIONI q Il concetto di devianza: il comportamento deviante è quel comportamento che viola le aspettative istituzionalizzate di una data norma sociale. q Il concetto di controllo sociale: l’insieme delle risorse materiali e simboliche di cui una società dispone per assicurare la conformità del comportamento dei suoi membri ad un insieme di regole e principi prescritti e sanzionati. TRE CONCETTI FONDAMENTALI e DISTINTI q comportamento o condotta q agire sociale q aspettative di comportamento Tre concetti riferiti a soggetti individuali o collettivi LA SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA q Può essere considerata una sottodisciplina. q Prende in considerazione il comportamento deviante. q Osserva i meccanismi di risposta alla devianza. Sempre relativamente alle azioni e alle relazioni esterne ed osservabili dei soggetti sociali. GLI INTERESSI DELLA DISCIPLINA L’oggetto di studio della disciplina è: 1. la devianza (con riferimento a comportamenti che violano norme); 2. non soltanto crimini ma anche comportamenti/problemi (tra cui quelli criminali) di violazione delle norme anche sociali; L’interrogativo sociologico principale è: perché il crimine, perché la violazione delle norme? Quattro prospettive per individuare il comportamento deviante: 1. Comportamento valutato negativamente dalla maggioranza dei membri della società. 2. Scostamento dalla media dei comportamenti standardizzati. 3. Violazione delle regole sociali relative ai ruoli sociali. 4. Attribuzione di non conformità da parte del/gli individui che sono in contatto con il fenomeno diretto. Date queste premesse: si può arrivare a definire in modo costante e condiviso che cosa è deviante e cosa non lo è? Cinque criteri per definire un comportamento deviante: 1. Un gruppo che riconosca e condivida la definizione. 2. L’esistenza di norme e aspettative di comportamento. 3. Il riconoscimento (soggettivo) della valutazione negativa del comportamento non conforme. 4. La reazione al comportamento non conforme. 5. L’esistenza di sanzioni o conseguenze negative. Si evidenzia una relazione bidirezionale tra devianza e specifico sistema culturale e normativo. DEVIANZA E CRIMINALITÀ Criminalità è la non osservanza di norme giuridiche sanzionate dal codice penale proprio di una società. Siamo nell’ordine dei reati. Devianza è tutto ciò che si discosta dalle regole, anche quelle non scritte della società o di una sua parte o di una delle dimensioni della vita quotidiana. Concetti collegati: disadattamento, disagio, emarginazione, criminalità IL CONTROLLO SOCIALE 1. È una manifestazione di potere e/o autorità allo scopo di riconoscere e mantenere valide le regole del gruppo sociale. 2. È un universale culturale. La tipologia di controllo sociale prevede: 1. Controllo sociale primario – informale/ relazionale 2. Controllo sociale secondario – formale/ istituzionale 3. Autocontrollo TEORIE DEL CONSENSO E TEORIE DEL CONFLITTO Le teorie del consenso si pongono nella prospettiva dell’ordine sociale (devianza = patologia sociale). Le teorie del conflitto si pongono nella prospettiva del confronto tra elementi diversi della società (devianza = cambiamento). Il concetto di controllo sociale assume contenuti opposti e speculari nelle due differenti prospettive. TEORIE MACRO-SOCIALI E TEORIE MICRO-SOCIALI Di ogni fenomeno deviante si possono mettere in luce – come fattori propulsivi del comportamento deviante – per un verso caratteristiche generali e strutturali della società, per un altro verso le relazioni interpersonali ed i processi di socializzazione e di costruzione dell’identità. Esempio di Teorie macro è lo struttural- funzionalismo. Esempio di Teorie micro è l’interazionismo simbolico. Gli studi sulla devianza tra ‘800 e ‘900 L’ambiente culturale ed intellettuale è fortemente influenzato dal pensiero illuminista e possono essere individuati alcuni criteri fondamentali che si ritrovano in tutti gli studi che si interessano al fenomeno. Preoccupazione per l’ordine sociale. Certezza dei diritti dell’uomo e della libertà umana come diritto fondamentale. La ragione come fondamento guida dei comportamenti umani. L’uomo come essere razionale che realizza i suoi progetti sulla base del piacere. Fiducia nella legge. I PRIMI STUDIOSI DEL FENOMENO “DEVIANZA” ( SCUOLA CLASSICA) Si sviluppò sul funzionamento del sistema penale. I due autori più celebri erano Bentham e Beccaria. Contesto sociale: diciottesimo secolo, affermazione della borghesia, e dell'autorealizzazione dell'individuo attraverso il lavoro duro. Contesto intellettuale: affermazione dell'edonismo, ovvero gli umani vivono cercando sempre di massimizzare il piacere e minimizzare il dolore. Questa concezione divenne alla base del concetto di deterrenza. Giustificazione dello stato come frutto di un contratto sociale, dove il popolo alienava una parte della sua libertà necessaria, per far si che lo stato proteggesse i diritti di tutto il popolo. Prospettiva teorica: Lo scopo principale della giustizia penale era fungere da deterrente per la popolazione, vista la concezione razionale ed edonistica dell'uomo. La deterrenza (individuale e sociale) è l'unica giustificazione della punizione (che per Bentham è un male in sé), e la punizione deve essere proporzionale e non eccedente al piacere del crimine. Inoltre la deterrenza era efficace, se la punizione era certa, celere, e severa al punto giusto. Anche se la vera forza della deterrenza era la celerità e certezza. Il sistema giudiziario doveva garantire l'uguaglianza della legge a tutti, attraverso il due process of law. Punizioni e procedure dovevano essere determinate in modo minuzioso per legge in modo da diminuire l'enorme discrezionalità che veniva lasciata ai giudici. Opera di razionalizzazione delle procedure, divisione dei reati per tipo, per gravità, distinzione tra reati privati e pubblici. Disapprovavano la tortura , come mezzo per estorcere informazioni. Il maggior interesse di questa scuola verso il sistema giudiziario, e su come le leggi influenzassero i cambiamenti sociali, anziché sui veri e propri comportamenti criminali, fa di questa scuola una approccio strutturalista. Molti dei principi della scuola classica li ritroviamo nelle nostre costituzioni odierne, come il due process of law , i diritti naturali, il divieto della pena di morte, o torture. In più possiamo individuare, un rinnovato interesse per la deterrenza, e per il criminale come essere razionale. L’INFLUENZA DEL POSITIVISMO Il positivismo ha fortemente influenzato i primi studi sul fenomeno deviante. Questa prospettiva sottolinea l’importanza dell’applicazione dei criteri scientifici all’osservazione ed analisi dei comportamenti devianti. Inoltre, considera senza preconcetti politici e/o ideologici le reali condizioni sociali dove si sviluppano i fenomeni devianti. Si ricorre alle nuove discipline come la psicologia e la sociologia evoluzionista. Il positivismo sottolinea l’importanza dell’autorità legittima. LE TEORIE BIOLOGICHE Lombroso (1835–1909) mette in relazione le caratteristiche fisiche dei soggetti e la loro “vocazione” a commettere reati. Sheldon (1940 c.a) propone tre tipi di costituzione fisica ai quali corrispondono personalità diversamente “orientate al crimine”: 1. Endomorfo: grassoccio, soffice, arti corti; temperamento placido e socievole. 2. Mesomorfo: imponente, muscoloso, agile; temperamento aggressivo, irrequieto, instabile. 3. Ectomorfo: magro e fragile; temperamento introverso e nervoso. CESARE LOMBROSO Se gli esponenti della scuola classica erano per lo più, scrittori e filosofi, quelli della scuola positiva, erano scienziati e medici. Loro non vedevano l'uomo razionale come i classici, ma il comportamento umano come determinato da tratti biologici psicologici e sociali. Interessi verso il comportamento criminale più che verso il diritto e le leggi. Contesto storico: Siamo alla fine del 19° secolo, caratterizzato da grande progresso economico e tecnologico (come le ferrovie , e le comunicazioni in generale), la nascita delle città complesse e urbanizzate. E la convinzione che la scienza potesse perfezionare l'umanità. Un ingrediente importante per l'ascesa di questa scuola furono gli studi sull'evoluzione, di Darwin per primo. La teoria della scuola: usa un metodo basato sull'osservazione sistematica , e l'accumulazione di prove e di fatti obbiettivi, all'interno di una cornice deduttiva. Lombroso, è uno dei pionieri di questa scuola, attraverso una ricerca e raccolta meticolosa di dati, affermò che i criminali sono affetti da anormalità fisico biologiche, di natura atavica, o degenerativa. Queste inferiorità fisiche facevano nascere nel gergo criminologo il cosiddetto delinquente nato. Dopo le critiche che gli furono mosse, egli accettò di includere tra le cause criminali anche fattori economico sociali, ma sempre in maniera secondaria agli aspetti biologici. Ferri: egli si spinse più in la del suo maestro, cogliendo come cause, oltre il delinquente nato , fattori di tipo fisico (razza , geografia clima), di tipo antropologico (età sesso, psiche), e di tipo sociale (costumi economia religione). Garofalo, catalogava i comportamenti devianti, come un'inferiorità morale, che scaturiva in una mancanza di sensibilità altruistica e di morale, che caratterizzava i paesi sviluppati. Inoltre coniò il termine di crimine naturale, per comprende gli atti ritenuti criminali in tutte le società. Attraverso ricerche biologiche si dedusse che ci fosse anche spesso un ereditarietà del crimine di padre in figlio, o che il crimine fosse causato da labilità mentale. Le teorie della tipologia fisica, descrivono le caratteristiche fisiche fondamentali per la predisposizione a commettere atti criminali. Per quanto concerne gli studi sui fattori psicologici, molti derivano dagli studi di Freud , col conflitto inconscio del comportamento criminale. Si è scoperto in un ospedale psichiatrico, che tutti i giovani in un periodo della loro vita avevano subito un trauma emotivo. E individuarono come causa del conflitto interiore, un trauma emotivo. Attualmente le teorie biologiche hanno scarso credito rispetto alle cause economico sociali. COMTE E L’EVOLUZIONISMO L’evoluzionismo (in ambito sociologico) è un approccio scientifico ed una prospettiva teorica che vede nell’evoluzione il tratto fondamentale delle dinamiche sociali. Il tratto fondamentale dell’evoluzionismo è il progresso. Comte parte dalla distinzione necessaria tra potere politico, potere morale e potere intellettuale nelle società. Per la prima volta i fenomeni devianti sono intesi quale patologia sociale. L’USO DELLA STATISTICA NEGLI STUDI SOCIALI La scoperta della regolarità e della ricorrenza del verificarsi di fenomeni devianti porta ad utilizzare la statistica e la matematica per la lettura dei comportamenti criminali. Autori come Quètelet e Guerry mettono in relazione alcuni tipi di reato con variabili quali l’età, il genere, la professione, il livello d’istruzione, la stagione, il clima… Durkheim, e la sua ricerca sul suicidio, si colloca in linea di continuità con questi due autori. Secondo Durkheim non è possibile una società senza devianza. La devianza svolge una funzione di rafforzamento della struttura normativa nella coscienza collettiva. Importanza della socializzazione Attraverso il processo di socializzazione si diventa membri della società passando dall’unicità della propria dell’insieme/ tutto sociale. La coscienza collettiva L’altro significativo L’altro generalizzato Modelli di socializzazione: 1. socializzazione primaria 2. socializzazione secondaria esperienza alla consapevolezza 3. socializzazione anticipatoria 5. ri-socializzazione Prospettiva del controllo sociale Durkheim si chiede non tanto “Perché alcune persone commettono dei reati?” ma: “Perché la maggior parte delle persone non li commette?”. Risposta: perché è frenata dal farlo. Due concetti importanti vengono evidenziati nelle sue opere: la solidarietà e il controllo sociale. Nella prospettiva della solidarietà il controllo sociale assume due caratteri fondamentali: È interno e diretto – imbarazzo, senso di colpa, vergogna. È interno e indiretto – attaccamento emotivo agli altri, necessità di non perdere la loro stima e la loro collaborazione (interdipendenza sociale). Divisione del lavoro e solidarietà sociale secondo E. Durkheim In ogni società, la divisione del lavoro sociale svolge la funzione di produrre solidarietà sociale. Il diritto – sia formale sia informale - è espressione delle principali forme di solidarietà sociale. Esistono due diverse specie di diritto: il diritto a sanzione repressiva; il diritto a sanzione restitutiva. A diverse specie di diritto corrispondono diverse forme di solidarietà sociale: 1. le norme del diritto a sanzione repressiva sono espressione di istanze “forti” della coscienza collettiva, nelle quali tutti si identificano; 2. sull’esistenza e sull’osservanza delle norme del diritto a sanzione repressiva si fonda la “solidarietà meccanica”; 3. la “solidarietà meccanica” è analoga alla coesione che tiene uniti gli elementi costitutivi dei corpi materiali; (De la division du travail social, 1893) Le norme del diritto a sanzione restitutiva sono espressione delle esigenze di regolazione funzionale della società, derivanti dalla divisione del lavoro sociale. Sull’esistenza e sull’osservanza delle norme del diritto a sanzione restitutiva si fonda la “solidarietà meccanica”. La “solidarietà organica” invece è analoga alla coesione che tiene uniti gli elementi costitutivi dei corpi viventi. Sono cause primarie della divisione del lavoro sociale: il “volume” della società; la “densità materiale” della società; la “densità dinamica” della società. La ricerca di E. Durkheim sul suicidio Considerando il suicidio come “fatto sociale” si osserva che: 1. il tasso dei suicidi varia in ragione inversa al grado d’integrazione della “società religiosa”, della “società domestica”, della “società politica”, ovvero dei gruppi sociali di cui gli individui fanno parte; 2. il tasso dei suicidi varia in ragione dell’andamento della situazione economica: aumenta nei periodi di crisi, sia negativa che positiva; 3. in questo caso, il suicidio è di tipo “anomico”: le crisi economiche determinano una situazione di “anomia”, ovvero una crisi della sfera normativa e valoriale che indebolisce e riduce l’integrazione sociale; la causa sociale del suicidio, considerato come fatto sociale, è l’anomia. M. WEBER e Simmel e Lo storicismo tedesco contemporaneo (1904) Il pensiero e l’approccio di Weber pongono le basi che rivalutano il carattere culturale delle società. Capisaldi della sua impostazione teorica sono: l’autonomia delle “scienze dello spirito” – o delle “scienze della cultura” o delle “scienze umane” – nei confronti delle scienze naturali; l’“unicità” e “irripetibilità” dei fenomeni storico-sociali; le scienze sociali come scienze idiografiche; il metodo comprendente. Tipi di potere secondo M. Weber 1. Potere razionale o legale, legittimato da leggi, si basa sul riconoscimento sociale della legalità di ordinamenti statuiti e del diritto di comando di coloro che sono chiamati ad esercitarlo. 2. Potere tradizionale, legittimato dalla tradizione, si basa sulla credenza del carattere sacro delle tradizioni valide da sempre e sul riconoscimento della legittimità di coloro che sono chiamati a rivestire un’autorità in base a tali tradizioni. 3. Potere carismatico, legittimato dal carisma, si basa sul riconoscimento sociale di un requisito eccezionale – carattere sacro, valore esemplare, forza eroica, ecc. - attribuito a un individuo e sulla sottomissione incondizionata all’autorità che ad esso deriva dall’attribuzione di tale requisito. Le funzioni del conflitto sociale secondo G. Simmel Ogni interazione sociale è ambivalente: in essa coesistono armonia e contrasto. In tutti i gruppi sociali/ società integrazione e conflitto sono in un rapporto di reciprocità: la sintesi dell’una e dell’altro è l’elemento dinamico che caratterizza ogni realtà sociale. Il conflitto può svolgere una funzione sociale positiva. Conflitto nei gruppi: rafforza l’identità sociale del gruppo; consente il controllo delle tensioni interne; risolve l’opposizione tra tendenze contrastanti. (G. Simmel, Soziologie, 1908) Conflitto tra gruppi: rafforza la coesione interna di ciascuno dei gruppi contendenti; attiva nuove interazioni tra gruppi in precedenza privi di ogni rapporto, quando si conviene di definire e rispettare norme regolatrici del conflitto stesso; consente un’effettiva valutazione dei rapporti di forza tra i contendenti; promuove alleanze tra gruppi altrimenti privi di rapporti reciproci. La Scuola di Chicago Le teorie della scuola di Chicago Considerò l'ambiente sociale e fisico, come prima causa dei comportamenti delle persone. Sviluppo della sociologia empirica, per andare oltre la visione della sociologia come come teoria speculativa filosofica, per studiare le città e i comportamenti all'interno di essa. Contesto sociale culturale: siamo all'inizio de XX secolo, in fase di piena urbanizzazione e industrializzazione delle città, ondate migratorie, negli stati uniti , rendevano la città un luogo complesso e conflittuale. La prospettiva teorica della scuola: Due principali tecniche di indagine: la raccolta dei dati ufficiali statistici, attraverso i quali si individuarono le con alti tassi di devianza. E la storia di vita, attraverso il quale si viveva si seguiva una determinata persona deviante studiandola, nella sua vita da deviante naturale. Teoria ecologica e della disgregazione sociale: studiarono le città come un insieme di zone concentriche a parte dal centro. La prima zona era quella del quartiere centrale degli affari con pochi residenti e numerose fabbriche e uffici, quella adiacente a questa era la zona di transizione poiché gli edifici amministrativi e industriali sconfinavano al suo interno, questa non era una zona appetibile in cui abitare, tuttavia il suo degrado la rendeva l'area più economica, e quindi presa di mira dagli immigrati. Non appena potevano permettersi di trasferirsi si spostavano nella terza zona, quella dei lavoratori, la più costosa dal punto di vista abitativo. Partendo dalla zona centrale si scopri che gli atteggiamenti devianti andavano affievolendosi. La scuola di Chicago, avvertì, nelle scarse relazioni sociali, , nell'anonimia delle persone, e scarsi legami parentali delle città, un input di disgregazione sociale, causa di comportamento deviante. Nelle zone centrali e transitorie , la disgregazione sociale era più forte, anche per l'alto grado di mobilità, quindi il rapporto tra immigrati e criminalità andava letto, come conseguenza, di conflitto tra culture, e come disgregazione sociale nello spazio che occupano, peraltro in queste aree , c'è anche una maggiore possibilità di trasmissione culturale della devianza da altri individui. La scuola di Chicago, l'interazionismo simbolico e il conflitto culturale L'interazionismo simbolico: Questa è stata una delle teorie più feconde della scuola,si sviluppa l'idea che il comportamento umano sia il mero prodotto di simboli sociali scambiati tra individui. La mente e il sé, non sono innati, ma sono costruzioni dell'ambiente sociale, infatti è attraverso il processo comunicativo (o di simbolizzazione) che arrivano a definire se stessi e gli altri. Definiamo la nostra identità riflettendoci negli altri. L'interazionismo simbolico allora, ha ricondotto ad un origine sociale, sia le autodefinizioni degli individui, sia i comportamenti. Inoltre ci ha dato una spiegazione relativista (cioè situazionale), delle regole che governano il comportamento. Il conflitto culturale: data la posizione relativista assunta sui valori e comportamenti, era del tutto normale, riconoscere che il conflitto è diffuso all'interno della società, come processo appunto innescato dalle differenze tra culture e valori. Sellin suggeriva l'esistenza di due forme culturali di conflitto: 1) conflitto primario, quando uno stesso comportamento può essere rilevante in maniera diversa tra due culture (periodo in cui ancora non si è assuefatti alla nuova cultura). 2)conflitto secondario, si intende le sub culture all'interno di una cultura più vasta, che non si integrano alla nuova cultura, ma restano nella loro nicchia di valori propri. Caratteristiche principali delle ricerche ( SCUOLA DI CHICAGO) 1. Vicinanza ai temi antropologici. 2. L’uso del metodo etnografico. 3. Ricerche su identità e integrazione. 4. Centralità della cultura (la realtà oggettiva è mediata dai valori). 5. Teoria dell’uomo marginale. 6. Diversità e conflittualità nella vita urbana. 7. Disorganizzazione sociale. 8. La cultura cittadina e le sue zone. 9. Vita quotidiana devianza e mutamento sociale. TEORIE ECOLOGICHE Autori: R. Park, Burgess, C. Shaw e H. McKay (Scuola di Chicago) Periodo: Primi anni ’30 del XX sec. Contesto: rapida urbanizzazione ed immigrazione delle metropoli USA Spiegazione: i tassi di criminalità variano al variare della zona della città e ad avere maggiori tassi di reati sono le zone in cui vi è maggiore disorganizzazione sociale. Gli assunti fondamentali delle ricerche americane: La realtà sociale è dunque oggettiva ma modificabile da parte del soggetto che l’interpreta secondo gli schemi e i valori acquisiti nel suo processo di socializzazione. Le diversità tra uomini (immigrati) non sono diversità biologiche ma provengono da un diverso patrimonio culturale. L’identità dell’individuo è una identità sociale. La cultura è un adattamento immaginato e controllato dall’uomo più funzionale dell’adattamento genetico perché più flessibile e più facilmente trasmissibile. La cultura permette di adattarsi all’ambiente e di adattare l’ambiente a sé. Le ricerche di Thomas e Znaniecki L’integrazione degli immigrati polacchi in USA Uso di fonti documentali di tipo diverso Prospettiva del controllo sociale Ordini e proibizioni in situazione di disorganizzazione sociale Concetti correlati: disorganizzazione individuale, atteggiamenti, comportamenti, valori, usi e costumi. Approccio evoluzionista/ecologico e scala dei bisogni: Atteggiamenti emergenti e tipi sociali. Le ricerche di Park (1928) (1952) L’uomo marginale e l’uomo asociale Conflitto, antagonismo e controllo sociale Prospettiva del controllo sociale come accordo e assimilazione Distanza sociale e attribuzione di status Le fasi del mutamento sociale Il concetto di persona sociale e le “zone” del contesto urbano. Le teorie del “decentramento centralizzato” e della “successione”. Sutherland e Thrasher (1927) L’analisi del contesto abitativo: la goald coast, le camere ammobiliate, gli artisti, i vagabondi, gli slums. Gli hobo. Regole della giungla e controllo sociale. Relatività della definizione di devianza. Concetti correlati: aree naturali (omogeneità individuale) e aree sub-culturali, contagio sociale. Il problema delle seconde generazioni e delle aree interstiziali. Associazione differenziale e bande giovanili. La dimensione individuale e il contesto ambientale. Il pensiero funzionalista: La corrente di pensiero che si sviluppo negli USA tra gli anni ’40 e gli anni ‘60 viene detta Struttural-Funzionalismo e rispetto le tematiche della devianza e del controllo sociale considera i fenomeni devianti una sorta di patologia sociale. Riprendendo l’impostazione durkheimiana ci si interroga sul perché la gran parte dei membri di una società non devia non commette atti devianti. Parsons Parsons parte dalla necessità di capire attraverso quali dinamiche di integrazione l’aggregato umano si mantiene coeso e si riproduce nel tempo. Parsons propone uno schema teorico-esplicativo che evidenzia le condizioni di stabilità e coerenza dell’aggregato umano. Come viene concepito il comportamento deviante all’interno della teoria di Parsons? L’azione sociale in Parsons L’attore sociale compie un’azione che può essere definita sociale quando questa viene messa in atto volontariamente e consapevolmente in un contesto di relazioni in cui sono noti i fini da raggiungere ed i mezzi e le norme per farlo. Ogni soggetto agisce tenendo conto delle aspettative reciproche rispetto alle posizioni sociali proprie e dei soggetti che lo circondano. Normalmente agisce in conformità a valori culturali, norme e simboli condivisi. Il sistema sociale Il sistema sociale viene dunque definito dall’insieme delle interazioni che si svolgono sulla base degli status e dei ruoli dei soggetti. L’ordine sociale è la risultante della consapevolezza dei soggetti rispetto la condivisione di un nucleo di regole e l’interiorizzazione dei valori culturali di riferimento. Ogni violazione delle aspettative metterà in atto delle reazioni. Ogni sottosistema genera alternative di ruolo che rimandano ad aspettative ed azioni non omogenee. Le alternative di ruolo sono definite da Parsons come variabili strutturali. Le variabili comportano differenti scelte in relazione al sistema o al sottosistema. 1. Impulsi biologici e affettività vs autocontrollo e neutralità; 2. Interesse privato vs interesse pubblico; 3. Universalismo vs particolarismo; 4. Realizzazione vs attribuzione rispetto l’oggetto dell’azione; 5. Specificità vs diffusione Il sistema ed i sottosistemi ( schema AGIL) I diversi sottosistemi svolgono ciascuno una funzione e garantiscono l’adeguatezza di ciascuna parte al sistema. Così nasce lo “schema AGIL” secondo cui il sistema sociale si mantiene stabile e coeso. Nella determinazione del comportamento deviante Parsons assume la prospettiva individuale rispetto al controllo sociale. La genesi della motivazioni alla devianza si trova nel sistema di interazione tra soggetti. SCHEMA AGIL SISTEMA DELL’AZIONE SOCIALE E SUE PARTI La cultura svolge la funzione della latenza, fornisce all’attore sociale (il soggetto che agisce) la motivazione ed il senso all’azione attraverso i valori, le norme, le idee che gli individui apprendono ed interiorizzano durante il processo di socializzazione. Ogni gruppo sociale definisce ciò che è o non è deviante sulla base di valori sociali condivisi. La devianza non è una caratteristica interna all’azione ma esterna. Il verificarsi di un comportamento deviante ha dunque la funzione di definire i “confini” del gruppo. Teoria dell'associazione differenziale, Edwin Sutherland Edwin Sutherland, elaborò una teoria generale del comportamento criminale, insistendo sul fatto che esso viene appreso all'interno di un ambiente sociale. Contesto: era un contesto in cui prendeva sempre più forma l'approccio sociologico alla criminologia. Già dai dati dell'FBI appariva chiaro che una tipologia di persona delinqueva più di altre, questa tipologia coincideva coi dati ecologici della scuola di Chicago, indi per cui si consolidò l'idea che la criminalità avesse più a che fare con la sociologia che con la biologia. Naturalmente Sutherland intellettualmente, è stato molto ,influenzato dalla scuola di Chicago, nei lavori sull'interazionismo simbolico. L'approccio delle storie di vita, venne anche usato dal Nostro per indagare sul ladro professionista, e infine anche dal concetto di conflitto culturale. La prospettiva teorica: Ogni persona può essere educata ad adottare qualsiasi comportamento sia in grado di seguire. Il conflitto culturale diviene dunque lo strumento principale, per spiegare la criminalità. Quindi il comportamento criminale viene appreso, dall'interazione con altri (all'interno di gruppi o tra persone legate tra loro), mediante un processo di comunicazione, che include i come (tecniche del comportamento criminale), e i perché (le definizioni, per sostenere quello che si fa, i valori ecc). Tutto dipende da questo, se i valori che apprendiamo sono prevalentemente favorevoli ad atteggiamenti devianti, allora sarà molto probabile, che commetteremo atti devianti, e viceversa. Questo non significa che commetteremo ogni atto illegale , ma che avremo una propensione solo verso quegli atti sostenuti dalle definizioni apprese. Questa è una teoria positivista, nel senso che si occupa del comportamento criminale, non del sistema pena e giudiziario,e inoltre è procedurale perchè spiega il processo attraverso il quale si diventa devianti. Teoria dell'anomia, Robert Merton TEORIA DELL'ANOMIA (teoria della tensione di Merton): Il concetto di anomia è legato ai lavori di Merton e Durkheim. Quest'ultimo introdusse il termine nel libro sulla divisione del lavoro sociale, per indicare la deregolamentazione, lo svuotamento e l'inefficacia di significato delle norme in una società. Convinto che questo portasse ad un aumento della devianza. L'anomia è costante nelle società contemporanee secondo il Nostro, perché queste ultime caratterizzate da disgregazione sociale, a sua volta causata dalla complessità della società organica moderna. Ma in questo capitolo ci occuperemo di Merton e della sua teoria. Il contesto: La grande depressione, anni 30, e il concetto di anomia di Durkheim, ispirò la connessione dei concetti di devianza e struttura sociale. Merton inoltre subì le influenze, innanzi tutto di Parson, suo maestro e fautore dello struttural-funzionalismo quest'ultimo considerava la società come il risultato di un equilibrio di forze che serviva a produrre ordine, il venir meno di questo equilibrio strutturale avrebbe prodotto disgregazione sociale. La prospettiva teorica: Merton sosteneva che la devianza era prodotta da anomia, a sua volta prodotta dalla tensione tra struttura culturale(la spinta al raggiungimento di mete importanti per tutti, attraverso mezzi appropriati e/o legali , come la scuola il lavoro l'onestà, ecc) e struttura sociale (le reali possibilità di raggiungere quelle mete che spesso, sono bassissime specie per le classi meno abbienti ). Per adattarsi dunque ai valori culturali della società gli individui hanno diversi modelli di comportamento che sono portati a seguire: Il primo è la conformità: che consiste nell'accettazione delle mete e dei mezzi (anche se insufficienti). Questo dei diversi modelli di comportamento è l'unico che rientra nella legalità. Il secondo è l'innovazione: da chi ambisce alle mete, ma cerca di raggiungerle rifiutando i mezzi legali, ma bensì attraverso mezzi illegali. Il terzo è il ritualismo: ovvero di chi abbandona le mete, ma resta attaccato alle norme sui mezzi. (mi accontento di quello che ho). Il mezzo (lavoro) viene visto come un fine in sé, non come mezzo per il successo. Il quarto è la rinuncia: sia dei fini che dei mezzi, è quella dei mendicanti senza fissa dimora, dei tossico dipendenti ecc. L'ultimo modello di comportamento, è la ribellione: ossia il rifiuto dei mezzi e dei fini, e la loro sostituzione di altri mezzi e altri fini. Questa è una teoria positivista, ed anche strutturale, concentra l'analisi sulla struttura sociale e sulla sua funzione di generare tensioni e anomia, infatti è anche definita come macro teoria, e come teoria funzionalista. La teoria della subcultura di Cohen Sviluppi attuali: uno sviluppo postumo da ricordare è quello di Cohen, attraverso la teoria della sub cultura. Alcuni criticarono la teoria di Merton, dicendo che mancava di evidenza empirica. Altri la modificarono, ad esempio quegli studi sull'immediatezza dei fini, e quindi sul deviare, non x arrivare al successo di lungo periodo, ma per vantaggi e fini a breve termine. Un'altra prende in considerazione, per esaminare la devianza non sono la tensione, ma anche la debolezza, durante quella tensione, delle istituzioni (famiglia, scuola ecc). TEORIA DELLA SUBCULTURA Contesto: anni 50/60 Esplosione dei consumi. I valori della classe media si impongono come vincenti, La “normalità” s’identifica con i valori della classe media L’istruzione si afferma come un diritto per tutti. Massiccia urbanizzazione e degrado dei centri storici. La delinquenza è vista come il problema degli strati sociali subalterni. Contesto intellettuale: influenze dal concetto Mertoniano di anomia, e della scuola di Chicago. La subcultura della delinquenza di Cohen: Approccio teorico: Integra i lavori di Shaw, McKay, Sutherland, Merton, egli tentò di studiare come prende avvio una sub cultura. Il comportamento criminale è frequente nei giovani maschi che si organizzano in bande.Le sub culture si caratterizzano per atteggiamenti di tipo non utilitario, prevaricatore, negativo. Non viene identificata una motivazione razionale , i devianti provano soddisfazione nel causare un disagio, tentano di oltraggiare i valori delle classi medie Le bande sono versatili (si coinvolgono in forme diverse di delinquenza) edoniste con obiettivi immediati, autonomiste. Tutti i giovani sono alla ricerca di uno status sociale, non tutti possono competere a pari opportunità, ai figli delle classi inferiori mancano molti vantaggi materiali e simbolici frustrazione da status: assenza di questo schema di riferimento, in assenza di una prospettiva di miglioramento della propria condizione economica. Attraverso l’interpretazione freudiana della reazione-formazione (meccanismo difensivo per vincere l’ansia) Cohen avanzò l’idea che ci si dovesse aspettare una reazione ostile ai valori delle classi medie. Tipi di adattamento o reazione rispetto ai valori delle classi medie:i giovani delle classi basse allora si ribellano ai valori delle classi medie. E creano un nuovo sistema di valori opposto con valori non convenzionali, che gli forniscono l'opportunità di avere uno status. La soluzione delinquenziale, continua attraverso la trasmissione dei valori da un giovane all'altro, e da una generazione all'altra sviluppando una sub cultura delinquenziale permanente che fornisce uno status ad un comportamento negativo e non utilitarista, prevaricatore. Definizione di subcultura criminale La teoria delle opportunità differenziali, di Cloward e Ohlin : Come esiste una struttura delle opportunità di carattere legale, esiste anche tale struttura di carattere illegale. I membri delle classi superiori medie o alte, godono dell'accesso primario , mentre le classi più basse spesso di quello secondario. La forma di sub cultura delinquenziale dipende dal grado di integrazione nella comunità delle due strutture di opportunità, ovvero tra gruppi delinquenziali e legittimi. Minore è la loro integrazione maggiore sarà la disgregazione sociale, sia sulla comunità legale che su quella illegale. Comunità integrate forniscono alle organizzazioni criminali, gli ambienti necessari per l'apprendimento. Ci sarebbe un grado più basso di violenza perchè il primo pensiero di tutti andrà al profitto. Questa tipologia è definita sub cultura criminale. Mentre la tipologia che nasce in una comunità disgregata viene detta sub cultura conflittuale, con comportamenti criminali incontrollati imprevedibili irrazionali. Mentre si svilupperà la sub cultura astensionista quando sarà limitato l'accesso per i giovani maschi sia delle strutture di opportunità legali che illegali. Tossico- dipendenti, mendicanti. La teoria incentrata sulle classi inferiori di Miller Dunque Miller arriva alla conclusione che in ogni società esistono diverse classi con una propria sub cultura, e che coniò il termine preoccupazione sociale, per far intendere che ci si doveva preoccupare e studiare, le cose importanti di ogni singola sub cultura (il caso della maternità nella sub cultura femminile). I valori delle classi inferiori servono a forgiare giovani adulti maschi, che risultano delinquenti per le classi superiori e per il sistema, ma sono normali e apprezzati nella classe inferiore. Miller descrive sei caratteristiche sulle quali porre l'attenzione che caratterizzano la classe inferiore: la molestia (attitudine a violare la legge), la durezza, la scaltrezza, l'eccitamento, l'autonomia. Molti maschi delle classi inferiore crescono senza la figura di un padre costante, e/o presente. Quindi non apprendono bene i comportamenti che ha un uomo adulto, e dunque le bande costituiscono il contesto per formarsi e diventare adulti, e coltivare un senso di appartenenza e di prestigio. Sviluppi attuali, e implicazioni politiche: La prima cosa da dire è la forte critica basata su una ricerca , quella delle auto denunce, secondo la quale non esiste e se esiste è debole il legame tra classe e comportamenti devianti. Altre teorie postume si sono concentrate una, sulla caratteristica meridionale della violenza (per i maggiori reati commessi nei paese del sud degli USA. Un altra ancora sulla relazione densità della popolazione, atti devianti (questa per un certo senso si ricollega agli studi della scuola di Chicago). Naturalmente come spesso accade la politica per interessi “altri” non riesce a mettere in pratica ed a sostenere le attenzioni che la teoria e la scienza gli pone d'avanti. Si è cercato di attuare delle politiche per ampliare la struttura delle opportunità legali per le classi meno abbienti, attraverso politiche per la scuola, e per creazione di lavori part-time, ma non sono state politiche di risoluzione del problema. Caratteristiche della teoria dell'etichettamento Contesto: fine anni 50 ….autocoscienza della società civile del sentimento di xenofobia, che produceva diseguaglianza razziale, e stigmatizzazioni, delle razze diverse, sia nelle scuole nei luoghi pubblici. E in questo contesto, che nasce fiorente questa teoria accompagnata dall'entusiasmo della gente di risolvere questo problema, e anche dalla politica. Nasce questa teoria, sicuramente con l'influenza della scuola di Chicago e dell'interazionismo simbolico, e molta importanza viene data anche, alla profezia che sia autoadempie, di Merton. Prospettiva teorica: Becker , tra i più importanti di questa scuola asseriva che, perché esista devianza è necessario che ci sia una reazione all'atto commesso. Coloro che mettono in atto la reazione sono l'opinione pubblica e il sistema penale. Il deviante è un soggetto a cui una particolare etichetta è stata applicata con successo Partendo da queste basi ottenne 4 tipi di devianti, rispetto sempre alla reazione (senza reazione non c'è devianza): 1)ingiustamente accusato, 2) deviante puro, 3) conforme 4) segretamente deviante (atti , non devianti non portati a conoscenza del pubblico, o non considerati tali(molto diffusi). L 'etichetta inoltre diventava un mezzo che spiegava il comportamento deviante. In quanto, l'etichetta attrae l'attenzione di chi etichetta (pubblico), che osserva e rafforza l'etichettamento su quella persona. Tanto che la persona a volte interiorizza quell'etichetta arrivando ad autodefinirsi deviante. Dando avvio ad una carriera deviante. L'etichettamento naturalmente ha più probabilità d'effetto e resistenza sulle classi inferiori, ad esempio sarà difficile trovare lavoro per un nero con precedenti penali, ma scontati, quindi c'è la possibilità che continui la carriera deviante anche una volta fuori. Gli effetti di una data etichetta su di sé, per chi non ha un immagine di sé definita, portano alla devianza secondaria , ovvero l'accettare l'etichetta e il comportarsi di conseguenza(tossico). Interpretazione della teoria dell'etichettamento La teoria dell'etichettamento è in sostanza procedurale in quanto si occupa di come le persone vengono etichettate, ma presenta anche delle sfumature strutturali quando evidenzia le tipologie di individui più suscettibili di etichettamento. E' una micro teoria e una teoria classica in quanto si occupa anche del sistema legale. Implicazioni politiche e sviluppi attuali: Uno sviluppo della teoria è quello che individua 3 tipologie di attori che reagiscono etichettando: 1)l'altro significativo, 2)agenzie del controllo sociale, 3) la società in senso lato. Altri hanno ampliato il concetto di etichettamento con quello di vergogna, concetto utilizzato anche per studiare la deterrenza, e concetto che porta all'autoetichettamento e autostigmatizzazione . Un altro studio ha incluso l'etichettamento come azione necessaria per l'ordine sociale individuando 4 tipi di etichette: 1)devianti malati, 2)devianti pentiti,3) devianti cinici, 4)devianti nemici. Politiche influenzate da questa teoria sono andate verso 4 direzioni: 1)diversion: evitare le etichette , soprattutto su i minori, e sarebbero stati sottoposti a programmi di recupero informali esterni al sistema. Evitando precedenti penali e quindi etichette. 2) equità processuale, per i minori 3)depenalizzazione, di reati minori per i minorenni, in modo che nn finissero in carcere per reati blandi e poi dal carcere imparassero e intraprendessero una cultura deviante più importante. 4)deistituzionalizzazione. Caratteri della teoria del conflitto Contesto: anni 65-75, svanito l'ottimismo degli ultimi anni 50, molti americani rimasero preda del disincanto rispetto ad alcune questioni sociali irrisolte. Periodi di grandi scontri e manifestazioni di giovani, omosessuali, movimento femminista. La teoria del conflitto è stata in parte influenzata dalla teoria dell'etichettamento. Prospettiva teoria: Vi sono tante versioni di teorie del conflitto, in linea generale basate sull'assunto, che la società ha come suo elemento naturale il conflitto. Versione teoria critico -radicale , e conservatrice. Versione conservatrice: queste teorie ruotano attorno al concetto di potere. I conflitti nascono perché ci sono gruppi che tentano di esercitare il controllo su eventi o situazione particolari, per porsi in una posizione di vantaggio. Dunque i gruppi che avranno più potere e controllo risuciranno ad imporre un sistema di valori alle classi più basse. E anche le leggi saranno usate per riflettere questo sistema di valori. Infatti coloro che stanno agli antipodi dei gruppi che hanno il potere saranno i maggiori destinatari dei rappresentanti della legge (le classi inferiori e i declassati). Nonché la legge verrà anche usata per ridurre le criminalizzazioni verso i modi di agire del gruppo che detiene il controllo . I concetti delle teorie radicali Concetti delle teorie radicali: Innanzitutto pongono le loro fondamenta (anche se è difficile generalizzare per le diverse teorie all'interno ) in Marx, e nel suo concetto di lotta di classe. I concetti principali qui sono 5: 1) classe sociale: il capitalismo fisiologicamente, porta ad avere una classe dominante che influenza le opportunità di vita di tutta la società2)Economia politica: si riferisce all'intera struttura economica organizzata per dare profitto alla classe dominante (borghese). Questa struttura economica produce diseguaglianza sociale. 3)disgregazione familiare: prodotta appunto dall'ineguaglianza che tende a rendere più deboli i legami sociali. 4) le condizioni economiche:la disoccupazione è una variabile molto legata al crimine, come la povertà, specie nei periodi di depressione e recessione che sono ciclichi nel sistema capitalista. Realismo di sinistra: In seguito alle critiche mosse alla criminologia marxista , di semplicismo, nell'imputare il crimine al sistema capitalista. Nasce un nuovo approccio il realismo di sinistra, che abbandona questa definizione asserendo che qualsiasi tipo di società esisterebbe il crimine, che si deve combattere fornendo gli studiosi attraverso un approccio appunto realista, delle linee guida per lo sviluppo di politiche da attuare. Ad esempio il coinvolgimento della comunità su misure preventive da prendere, controllo democratico sulla polizia. L’AZIONE SOCIALE COME AGIRE SIMBOLICO L’azione sociale è inter-azione dotata di un significato; compreso dagli attori ; a base e di contenuto simbolico (codici culturali,regole linguistiche ecc.) • Definizione della situazione: W.I.Thomas: profezia autoavverantesi. • G.H.Mead: gli individui costruiscono il loro sé nella relazione con altri (“altri significativi” e ” altro generalizzato”) • Etnometodologia : studia i modi in cui “la gente” compie le routines della vita quotidiana, in situazioni ordinarie (es. fare la fila) in situazioni problematiche (es. reparti ospedalieri), in situazioni estreme. Analizza - anche con l’ausilio di esperimenti spiazzanti- i modi di fare (ritenuti) ovvi,le convenzioni implicite, il sapere tacito con cui si agisce. Charles H. Cooley (1909) Cooley viene considerato all’interno degli studi sul comportamento deviante per i due concetti da lui formulati: 1. l’io riflesso 2. il gruppo primario. Il suo approccio teorico coniuga il primato della società sull’individuo (approccio consensuale) e gli aspetti micro sociologici della psicologia sociale. Centrale in tutto il pensiero di Cooley è il ruolo dell’interscambio significativo di idee che si sedimentano nella consapevolezza di ciascuno. Secondo Cooley il progresso umano e sociale dipende: 1. Dalla diffusione di stili relazionali di tipo primario 2. La comunità è l’antidoto della disorganizzazione sociale La società per Cooley è essenzialmente un “fenomeno mentale”: la comprensione simpatetica ci permette di scambiare comunicate ed interpretare messaggi significativi. Le teorie di Mead G. H. (1934) Mead condivide con la Scuola di Chicago il contesto di “social problems” ed il Dipartimento. Come per gli altri autori e studiosi Mead sostiene la necessità dell’integrazione e del controllo sociale. Per questo autore l’individuo non esiste al di fuori del gruppo sociale. Anche per Mead la società emerge da un processo di atti sociali, comunicazioni interpersonali reciprocamente orientati. In tal modo si sviluppano modelli di aspettative come modelli di comportamento. Per Mead i comportamenti dell’individuo vengono determinati dall’ambiente sociale di relazioni interpersonali cui esso reagisce secondo un codice simbolico. La sua teoria dello sviluppo della personalità ovviamente contiene l’interazione simbolica e questo lo si riscontra nelle due differenti fasi di sviluppo del sé. L’altro generalizzato si distingue dall’altro significativo perché il primo non ha un referente fisico ma ipostatizza l’atteggiamento e l’opinione generale verso le norme sociali. Le teorie di Goffman Questo particolare studioso non può essere collocato in via definitiva in nessuna corrente teorica. La sua feconda e geniale produzione teorica si orienta su due tematiche fondamentali: 1. Le dinamiche relazionali reali della vita quotidiana; 2. Il controllo sociale e la devianza rispetto gli aspeti istituzionali. 3. Identità e devianza: il comportamento deviante è imperniato sulla libertà del soggetto di scegliere un comportamento diverso dal copione, anticonformista e/o deviante. Goffman istingue due aspetti del sé: l’attore ed il personaggio. Ogni personaggio recita sul palcoscenico del mondo secondo un canovaccio (di ruoli e regole culturali) esercitando un “controllo delle impressioni” sul contesto di altri personaggi e spettatori che lo circonda. Il personaggio contiene le caratteristiche fisiche ed etniche, le qualità strutturali, sociali ed emotive. Solo nel retroscena il personaggio può permettersi di essere attore. Perciò si dice che l’individuo osservato da Goffman sia eterodiretto rispetto il modo in cui si esplica l’interazione. Il rapporto tra le relazioni interpersonali e l’ordine sociale. Le interazioni faccia a faccia sono ordinate se adeguate all’insieme di regole condivise che guidano le rappresentazioni sociali. L’ordine delle interazioni è descrivibile attraverso l’analisi delle situazioni sociali. La condotta di ciascun soggetto è normalmente coerente con le aspettative. La faccia del personaggio esprime le aspettative sociali interiorizzate e contribuisce con ciò a definire la situazione della rappresentazione. Controllo sociale e devianza in Goffman: Goffman vede l’azione sociale come messa in scena di significati da parte di attori sociali , che interpretano (non “eseguono”ruoli).L’ordine sociale è prodotto e mantenuto attraverso l’ agire e l’interagire degli attori. La sociologia di Goffman analizza i contenuti delle interazioni condotte dagli attori all’interno di certe cornici(frame)di significato condivise e negoziate (“di che cosa si tratta”). La labeling theory La devianza è l'effetto dell'applicazione del sistema di regole e sanzioni da parte di alcuni (gli etichettatori) a danno di altri (etichettati come trasgressori: gli outsiders). Il comportamento deviante è prodotto socialmente. Un individuo viene prima considerato e definito “deviante” dalla società - viene “etichettato” come deviante - e poi diviene effettivamente tale. E. M. Lemert e le teorie Distinzione fra devianza primaria e devianza secondaria Devianza primaria: comportamento che, pur essendo obiettivamente deviante, non viene censurato e, quindi, non comporta una ridefinizione dello status sociale del Trasgressore; Devianza secondaria: il comportamento deviante acquista visibilità e scatena una reazione sociale; Passaggio da devianza primaria a secondaria attraversa più stadi; Modello sequenziale; Carriera deviante (apprendimento sociale di motivazioni e interessi devianti. Howard S. Becker La riflessione di Becker si muove su tre tesi principali: Le norme non esistono per natura; Le norme non sono funzioni del sistema ma il prodotto dell’iniziativa di qualcuno (l’imprenditore morale); L’esito concreto di tali “iniziative” è produrre la devianza e differenziarla. La devianza è dunque conferita e Becker propone 4 tipi di soggettodeviante sulla base del conferimento. Soggetto Comportamento Comportamento conforme non conforme Percepito Accusato Deviante puro deviante falsamente Percepito non Conformista deviante Deviante in segreto David Matza (1969) e le teorie Per devianza primaria intendiamo un "allontanamento più o meno temporaneo, più o meno marginale, eseguito con più o meno determinazione da certi valori, norme o costumi dominanti nella società“. L’analisi di David Matza, si fonda sulla premessa che: occorre studiare il significato del comportamento dall’interno della realtà quotidiana dell’attore sociale. Il deviante dispone di diverse strategie psicologiche per "neutralizzare" la gravità del proprio comportamento come: la negazione di responsabilità, asserire di non aver provocato danno a nessuno, screditare la vittima e rinfacciare le colpe a chi gli contesta il reato commesso, rivolgersi a principi generali. Controllo sociale e politiche sociali La legge 180/1978 detta “legge Basaglia” si inserisce nella riflessione sulle conseguenze possibili del controllo sociale e sugli interventi necessari per impedire che gli autori/attori di reato assumano il ruolo deviante in virtù del controllo sociale subìto. Cesareo (1974) individua 4 fasi che identificano l’evoluzione del processo e le diverse caratteristiche del controllo: 1. Definizione normativa del comportamento, 2. La scoperta del deviante, 3. La decisione di azione nei confronti del deviante 4. L’attuazione del provvedimento. Vengono così individuati 3 possibili scopi che il gruppo sociale tende a raggiungere applicando provvedimenti di controllo sociale: 1. Disincentivare il deviante a reiterare il reato 2. Difendere la società e isolare il reo 3. Riabilitazione del deviante attraverso la pena.