ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Venerdì 29 Maggio 2015 17 China Film, investendo il 10% in Furious 7, vuole impratichirsi nelle grandi produzioni Il Dragone punta su Hollywood Primo investimento di Pechino in un film Usa girato oltreconfine DI SIMONETTA SCARANE C hina Film Group C o. c o m i n c i a a d assomigliare a uno studio di Hollywood. La società statale con sede a Pechino ha adottato una nuova strategia: investe in produzioni di Hollywood anche se queste non hanno nessuna connessione con la repubblica del Dragone. Una mossa sorprendente e potenzialmente controversa per un paese che determina e controlla strettamente i film stranieri girati dentro i propri confini e il calendario delle uscite. China Film si è unita a Comcast Corp. Universal Pictures per acquisire il 10% della produzione del film Furious 7, della famosa serie di successo, e, a gennaio, ha preso una piccola quota di Seventh Son da Legendary Pictures Llc. Sono i primi investimenti di China Film in produzioni americane girate fuori dai confini cinesi, mentre aumenta la concorrenza da parte di altri distributori del paese. Il grande problema di China Film è proprio la produzione, perché non è in grado di realizzare prodotti di grande successo. E così ha deciso di guardare agli studios americani capaci di portare grossi risultati. Tanto che sta esaminando la possibilità di altri investimenti in prossime produzioni americane. Gli investimenti potrebbero, però, causare un conflitto di interessi: le date di uscita dei film di importazione sono rigorosamente controllate mentre gli accordi di China Film prevedono un trattamento preferenziale per le pellicole americane partecipate dai cinesi. Si complicherebbe così la politica dei produttori americani che intendono fare soldi con la Cina, mercato in più rapida crescita e secondo più grande botteghino a livello mondiale. Indipendentemente dalla popolarità di un film, China Film può influenzarne il successo nel paese attraverso numerosi mezzi. Il tempo che impiega un film per fare il suo debutto in Cina dopo essere uscito negli Stati Uniti dà l’occasione ai cinesi, probabilmente, di vedere una sua versione piratata. Inoltre, l’azienda di stato può anche determinare in quanti cinematografi la pellicola estera può essere proiettata e quanti film stranieri possono essere importati. Può anche decidere di togliere un film dai teatri in qualsiasi momento. Furious 7 nel giorno della prima in Cina ha incassato 63 milioni di euro. Un record per la pellicola americana coprodotta per il 10% da China Film Group Furious 7 ha debuttato il 12 aprile in Cina stabilendo il record di incassi mai raggiunto dai biglietti venduti per una prima: 68,8 milioni dollari (63 milioni di euro), convincendo China Film a proiettare Furious 7 su 5.454 schermi. Un record. In otto giorni ha incassato 250,5 milioni di dollari, 229,5 milioni di euro. E non ha dovuto affrontare la concorrenza di un altro film americano per un mese intero. Avengers: Age of Ultron di Walt Disney Co. è arrivato in Cina il 12 maggio, quasi due settimane dopo la sua prima uscita in quasi tutti gli altri paesi, compresi gli Stati Uniti. Il tempo supplementare potrebbe incrementare le vendite di biglietti in Cina per Furious 7, che ha già incassato più di 1,15 miliardi dollari in tutto il mondo (1,05 miliardi di euro). Il sequel di Avengers sarà il secondo dei sei film di supereroi Marvel prodotto dalla Disney a non uscire nella stessa settimana in Cina come negli Stati Uniti In Cina le coproduzioni uf- ficiali, che sono un modo per aggirare le quote per i film di importazione, devono essere girate parzialmente nel paese e avere qualche elemento di cultura cinese, in aggiunta al cofinanziamento. Con gli investimenti in film americani China Film si prepara a vendere le azioni alla borsa di Shanghai. © Riproduzione riservata DEL 26% IN UN ANNO. PRECIPITANO I PREZZI DEL COTONE E DELL’ALLUMINIO Tagikistan, crollano improvvisamente le rimesse degli emigrati in Russia DI L MAICOL MERCURIALI a fragile economia del Tagikistan è messa a rischio dal crollo delle rimesse. E questa non è l’unica criticità evidenziata dall’ultimo bollettino della Banca Mondiale, che per l’anno in corso ha previsto una contrazione della crescita del pil di questo paese del 3,2%, mentre tra il 2010 e il 2014 il Tagikistan aveva registrato tassi di crescita tra il 6,5 e il 7,5%. L’economia del Tagikistan dipende fortemente dalle rimesse dei suoi emigrati: il paese è povero e c’è poco lavoro, così in tanti cercano un’occupazione spostandosi in Russia. cotone e alluminio, due dei principali prodotti di esportazione, sono scesi. Questo quadro economico ha accelerato il deprezzamento del somoni, la moneta nazionale, e l’inflazione ha parallelamente accelerato. «Il disavanzo di bilancio è ridotto allo 0,6% del pil, a causa di performance delle entrate e di vincoli solidi di spesa», si legge nel documento della Banca Mondiale. «Tuttavia, la situazione nel settore finanziario è peggiorata», molte banche commerciali hanno portafogli meno performanti. Il forte calo atteso sulle rimesse, si stima un -40%, avrà un impatto particolarmente negativo sui servizi, che rappresentano oltre il 40% dell’economia del Tagikistan». E la Banca Mondiale mette in guardia Dušanbe, perché la crescita sta rallentando anche per alcuni partner commerciali della Repubblica asiatica, vale a dire Turchia, Cina e Kazakistan; e i prezzi di cotone e alluminio si prevede resteranno bassi. La crisi del rublo e la contrazione economica generale si fanno così sentire anche nella piccola Repubblica: le rimesse dei lavoratori sono, comparativamente rispetto al pil, imponenti. Nel 2014 esse hanno costituito il 42,7% del pil (nel 2013 erano addirittura il 47,6%) mentre la previsione di quest’anno, ma anche Nel report pubblicato il 25 magper il 2016 e il 2017, è nell’ordine del 26%. Un crollo verticale che, secon- gio si prevede un rimbalzo nel medio do la Banca Mondiale, sta causando termine, a patto che si perseguano «politiche macroeco«un grave deterioranomiche responsabili mento della crescita Le due pagine di «Estee un ritmo ragionevoeconomica». Oltre al ro Le notizie mai lette le di riforme struttunodo rimesse, il Tagiin Italia» sono a cura rali». In Tagikistan kistan soffre per «la molte aziende sono domanda globale indi Sabina Rodi ancora statali. La debolita» e i prezzi di Banca Mondiale raccomanda una gestione efficiente e consiglia al governo di adeguare il settore finanziario per renderlo meno vulnerabile. Ma è sul tema del lavoro che l’istituto internazionale tira le orecchie alle autorità tagike: «Le politiche per promuovere la creazione di posti di lavoro nel settore privato sono state molto limitate», e in questo contesto difficile servono interventi per «facilitare l’assorbimento dei migranti di ritorno». Per ridurre la povertà, nel medio termine, bisognerà garantire «un maggiore accesso ai servizi di base, come l’istruzione, l’acqua, servizi igienico-sanitari e di riscaldamento». Lavorare in Russia per i tagiki, così come per tanti altri migranti, è difficile, e lo è ancora di più per le novità normative introdotte tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. Per esempio chi viene trovato in una situazione irregolare, oltre a essere espulso, non potrà rientrare in Russia per dieci anni. Il Tagikistan non ha ancora aderito all’Unione economica eurasiatica (ne è osservatore assieme all’Uzbekistan) ma dovrebbe essere solo una questione di tempo prima di entrare nell’organismo voluto da Mosca, così come farà domani il Kirghizistan, e avere così rapporti agevolati con Russia, Bielorussia, Kazakistan ed Armenia. © Riproduzione riservata