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Domenica 11 ottobre 2015
Le parole di Francesco
Le parole del Papa a Santa Marta e nelle udienze
LA FAMIGLIA
Per Francesco non è solo
un’istituzione in via di sparizione
da difendere in un’oasi protetta.
E’ piuttosto una potente risorsa
per affrontare le sfide di oggi,
luogo vitale per la trasmissione
della fede e dei valori, chiamata
a vivere da protagonista
nella società e nella Chiesa
3 - LA FAMIGLIA E IL MATRIMONIO
Risorsa di umanità
per il presente
E’
evidente l’interesse appassionato
del Papa per la coppia e la famiglia,
per il matrimonio e la generazione, per tutte le età, dai bambini agli anziani,
con preferenza per i malati e le situazioni difficili. La famiglia è uno snodo centrale per la
Chiesa e la società. Tutti ricordano i tanti riferimenti fatti da papa Francesco all’inizio
del suo ministero, dove sua nonna era citata
come un autorevole padre della Chiesa a fondamento di valori e doni importanti. Quel
modo di parlare e i suoi esempi hanno indicato subito come Francesco abbia negli occhi
e nel cuore il volto di tante persone, famiglie
in difficoltà, in crisi, nella sofferenza, tante
persone incontrate e accompagnate e che lo
hanno in qualche modo toccato e formato.
Ho sentito anche persone dire con semplicità che lo avrebbero invitato a pranzo da loro come si fa col proprio parroco.
E’ un pastore e padre di famiglia che conosce
e ama i suoi famigliari, e non solo con atti
ufficiali, ma anche con semplici contatti come le inusuali telefonate a persone semplici
o in particolari momenti della loro vita. E in
questo modo sorprende sempre.
Lo ha fatto anche col Sinodo dei vescovi sulla famiglia sia per il tema scelto (“La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”) che per il
modo: due momenti sinodali, l’Assemblea
generale straordinaria e l’Assemblea generale ordinaria, con un lavoro di ascolto e dialogo capillari nella Chiesa; una forma di
coinvolgimento “collegiale”, cioè come farebbe una famiglia, perché sia un’esperienza
di comunione.
Perché ha scelto proprio il tema della famiglia? Il Papa è evidentemente attento e vuole renderci sensibili alla povertà. Ora la famiglia sta vivendo un tempo di autentica povertà sotto diversi profili. Lo ha detto più volte nelle sue Catechesi e nelle Omelie e ha richiamato tutti sia all’interno che all’esterno
a spendersi per far vivere e migliorare la vita di casa e le relazioni. Alla famiglia indica
ripetutamente: speranza, amore vero, accoglienza, fede e il “per sempre”, bellezza della differenza che costruisce la comunione,
vicinanza e misericordia per chi soffre, in
particolare a chi vive la dolorosa vicenda della separazione e del divorzio o a chi vive tempi di incertezza o in una nuova unione.
Questa umanità è una grande famiglia sofferente e la chiesa è chiamata a guardarla
con tenerezza: è come un “ospedale da campo” il cui compito è curare i feriti con misericordia. Bisogna entrare in questo campo
“togliendosi i calzari” (cfr Es 3,5), con la delicatezza di Mosé davanti al Roveto ardente,
dinanzi al territorio sacro che è la persona
umana.
Le tante ferite della famiglia sono un invito a
non fermarsi, come spesso si è fatto in passato ai “posti di dogana” che valutano in prospettiva giuridica più che pastorale anche il
matrimonio, e a suscitare domande più che
fornire risposte preconfezionate (lo fa a proposito della sessualità, di chi ha conosciuto la
separazione o vive una nuova unione...): per
lui è importante rinnovare i modi di dire la
bellezza del matrimonio salvandone sempre
l’obiettivo (indissolubilità). In questo senso
indica il primato della misericordia sempre
collegata alla verità, sua sorella: dovremmo
accogliere tutti, perdonare e accompagnare
ciascuno a tirar fuori il meglio di sé, tenendo
sempre conto della concreta situazione che
vivono. Per Francesco si tratta di portare la
realtà (e non le pie teorie) e le problematiche
delle chiese e delle famiglie, per aiutarle a
camminare su quella via che è il Vangelo della famiglia: “Dobbiamo prestare orecchio ai
battiti di questo tempo e percepire l’odore
degli uomini d’oggi”.
In un tempo in cui la famiglia è sotto attacco
fin nei suoi fondamenti, più volte fa riferimento sempre al Vangelo della famiglia, e indica la dimensione dell’infinito nella relazione coniugale, con uno sguardo rinnovato
dall’aver contemplato il volto di Gesù.
La famiglia non è solo un’istituzione in via di
sparizione, da difendere in un’oasi protetta.
E’ piuttosto una potente risorsa di umanità
per affrontare le sfide del presente. Luogo vitale per la trasmissione della fede e dei valori, è chiamata a vivere da protagonista il sostegno ad altre famiglie in difficoltà genitoriale, ad essere scuola di stile, nel senso più
profondo del termine: stili abitativi, ma anche stili relazionali, conviviali.
Ma cos’è la famiglia? E il matrimonio? Il 14
febbraio 2014, ascoltando papa Francesco
che rispondeva a Marco e Miriam, fidanzati di Massa Carrara, l’intera piazza ha gioito. Abbandonando il testo scritto con la sua
consueta semplicità ha detto: “Il marito ha
il compito di fare più donna la moglie e la
moglie ha il compito di fare più uomo il marito”. E aggiungeva che il matrimonio fra
uomo e donna è “un lavoro artigianale, un
lavoro di oreficeria”.
don Sandro Dalle Fratte
direttore dell’ufficio diocesano
di Pastorale famigliare
Famiglia e comunità cristiana: un’alleanza DISCORSO DI S. VALENTINO
da ravvivare perché la Chiesa abbia sempre Sposi come orefici
più la forma di una casa ospitale
“Il matrimonio è anche un lavoro di tutti i gior-
I
n una delle ultime catechesi del mercoledì sulla
famiglia, il Papa ha puntato
l’attenzione sul legame tra la
famiglia e la comunità cristiana. “E’ un legame, per così dire, «naturale» - ha detto perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è
una piccola Chiesa (cfr Lumen Gentium, 9). La Comunità cristiana è la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra
tutti gli uomini. La Chiesa
cammina in mezzo ai popoli,
nella storia degli uomini e
delle donne, dei padri e delle
madri, dei figli e delle figlie:
questa è la storia che conta
per il Signore. (...) E’ questo il
luogo della vita e della fede.
La famiglia è il luogo della nostra iniziazione a questa storia. A questa storia di vita piena, che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel Cielo, ma incomincia nella famiglia! (...) Il
Figlio di Dio imparò la storia
umana per questa via, e la
percorse fino in fondo. (...) Egli nacque in una famiglia e lì
“imparò il mondo”: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la
condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua
stessa missione apostolica.
Poi, quando lasciò Nazaret e
incominciò la vita pubblica,
!
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W
NE
Gesù formò intorno a sé una
comunità, una “assemblea”,
cioè una convocazione di persone. Questo è il significato
della parola “chiesa”. Nei
Vangeli, l’assemblea di Gesù
ha la forma di una famiglia e
di una famiglia ospitale, non
di una setta esclusiva, chiusa
(...). E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti,
anche con chi non si aspetta
più di incontrare Dio nella
sua vita. E’ una lezione forte
per la Chiesa! Perché sia viva
nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra
la famiglia e la comunità cristiana”. (Papa Francesco Udienza generale - piazza San
Pietro, 9 settembre 2015)
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ni, potrei dire un lavoro artigianale, un lavoro
di oreficeria, perché il marito ha il compito di
fare più donna la moglie e la moglie ha il
compito di fare più uomo il marito. Crescere
anche in umanità, come uomo e come donna. E questo si fa tra voi. Questo si chiama
crescere insieme. Questo non viene dall’aria!
Il Signore lo benedice, ma viene dalle vostre
mani, dai vostri atteggiamenti, dal modo di
vivere, dal modo di amarvi. Farci crescere!
Sempre fare in modo che l’altro cresca, lavorare per questo. E così, non so, penso a te che
un giorno andrai per la strada del tuo paese
e la gente dirà: «Ma guarda quella che bella
donna, che forte!». «Col marito che ha, si capisce!». E anche a te: «Guarda quello,
com’è!…». «Con la moglie che ha, si capisce!». E i figli avranno questa eredità, di aver
avuto un papà e una mamma che sono cresciuti insieme, facendosi - l’un l’altro - più uomo e più donna!”. (Discorso ai fidanzati, piazza San Pietro, 14 febbraio 2014)
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LE PAROLE DI FRANCESCO
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Domenica 11 ottobre 2015
Capolavoro della creazione
N
el cammino delle
catechesi in
preparazione al
Sinodo della famiglia, papa
Francesco riprende il solco
tracciato dai suoi
predecessori guardando “il
grande dono che Dio ha
fatto all’umanità con la
creazione dell’uomo e della
donna e con il sacramento
del matrimonio”. In più di
un’occasione il Papa
riprende il primo racconto
della creazione, nel Libro
della Genesi, dove si
comprende come “la
differenza e la
complementarietà tra
l’uomo e la donna, stanno al
vertice della creazione
divina”. Dio, infatti, “creò il
capolavoro, ossia l’essere
umano, che fece a propria
immagine: «a immagine di
Dio lo creò: maschio e
femmina li creò»”.
“L’immagine di Dio è la
coppia matrimoniale:
l’uomo e la donna; non
soltanto l’uomo, non
soltanto la donna, ma tutti e
due. Questa è l’immagine di
Dio: l’amore, l’alleanza di
Dio con noi è rappresentata
in quell’alleanza fra l’uomo
e la donna. E questo è molto
bello! Siamo creati per
amare, come riflesso di Dio
e del suo amore. E
nell’unione coniugale
l’uomo e la donna
realizzano questa vocazione
nel segno della reciprocità e
della comunione di vita
piena e definitiva”.
Francesco ricorda che ciò
che accade ad Adamo ed
Eva, accade anche nella
nostra esperienza di coppia:
“per conoscersi bene e
crescere armonicamente
l’essere umano ha bisogno
della reciprocità tra uomo e
donna. Quando ciò non
avviene, se ne vedono le
conseguenze. Siamo fatti
per ascoltarci e aiutarci a
vicenda. Possiamo dire che
senza l’arricchimento
reciproco in questa
relazione – nel pensiero e
nell’azione, negli affetti e
nel lavoro, anche nella fede
– i due non possono
nemmeno capire fino in
fondo che cosa significa
essere uomo e donna”.
Francesco evidenzia come
la reciprocità sia la strada
verso la pienezza per l’uomo
attraverso l’azione dello
“L’immagine di Dio
è la coppia
matrimoniale:
l’amore, l’alleanza
di Dio con noi è
rappresentata in
quell’alleanza fra
l’uomo e la donna.
Siamo creati per
amare, come riflesso
di Dio e del suo
amore. E nell’unione
coniugale l’uomo
e la donna realizzano
questa vocazione
nel segno della
reciprocità e della
comunione di vita”
Spirito Santo. Infatti
“Adamo solo nel giardino è
libero, è signore… ma è
solo. E Dio vede che questo
«non è bene»: è una
mancanza di comunione, gli
manca una comunione, una
mancanza di pienezza.
«Non è bene» – dice Dio – e
aggiunge: «voglio fargli un
aiuto che gli corrisponda»”.
Ecco il dono della donna da
parte di Dio: “Finalmente
c’è un rispecchiamento, una
LA MISSIONE
reciprocità … La donna non
è una «replica» dell’uomo;
viene direttamente dal gesto
creatore di Dio […]. Dio ha
affidato la terra all’alleanza
dell’uomo e della donna: il
suo fallimento inaridisce il
mondo degli affetti e oscura
il cielo della speranza […].
Ma ecco che il maligno
introduce nella loro mente il
sospetto, l’incredulità, la
sfiducia. E infine, arriva la
disobbedienza al
comandamento che li
proteggeva. Cadono in quel
delirio di onnipotenza che
inquina tutto e distrugge
l’armonia. Anche noi lo
sentiamo dentro di noi
tante, volte, tutti”.
Malgrado questa caduta
Francesco sottolinea come
“lo stesso racconto della
creazione e del peccato, nel
suo finale, ce ne consegna
un’icona bellissima: «Il
Signore Dio fece all’uomo e
a sua moglie tuniche di
pelle e li vestì». E’
un’immagine di tenerezza
verso quella coppia
peccatrice che ci lascia a
bocca aperta: la tenerezza
di Dio per l’uomo e per la
donna! E’ un’immagine di
custodia paterna della
coppia umana. Dio stesso
cura e protegge il suo
capolavoro”.
Gloria e Antonio Garofalo
Il matrimonio, icona
dell’amore di Dio
N
elle Catechesi sui sacramenti, papa Francesco
presenta il matrimonio come
il “Sacramento che ci conduce nel cuore del disegno di
Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con
tutti noi, un disegno di comunione […]. Quando un
uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si
«rispecchia» in essi, imprime
in loro i propri lineamenti e
il carattere indelebile del suo
amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi.
Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo vivono da sempre e
per sempre in unità perfetta.
Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa
dei due sposi una sola esistenza. La Bibbia usa un’espressione forte e dice «un’unica carne», tanto intima è
l’unione tra l’uomo e la donna nel matrimonio. Ed è proprio questo il mistero del
matrimonio: l’amore di Dio
che si rispecchia nella coppia
che decide di vivere insieme
[…]. E’ davvero un disegno
stupendo quello che è insito
nel sacramento del Matrimonio! E si attua nella semplicità e anche nella fragilità
della condizione umana.
Sappiamo bene quante difficoltà e prove conosce la vita
di due sposi […]. L’importante è mantenere vivo il le-
game con Dio, che è alla base del legame coniugale”. Riprende il Papa poi nelle catechesi sulla famiglia, il matrimonio “non è semplicemente una cerimonia che si
fa in chiesa, coi fiori, l’abito,
le foto […]. Il matrimonio
cristiano è un sacramento
che avviene nella Chiesa, e
che anche fa la Chiesa, dando inizio ad una nuova comunità familiare [...]. Ispirato dallo Spirito Santo, Paolo afferma che l’amore tra i
coniugi è immagine dell’amore tra Cristo e la Chiesa.
Una dignità impensabile! Ma
in realtà è inscritta nel disegno creatore di Dio, e con la
grazia di Cristo innumerevoli coppie cristiane, pur con i
loro limiti, i loro peccati,
l’hanno realizzata! […] Il sacramento del matrimonio è
un grande atto di fede e di amore: testimonia il coraggio
di credere alla bellezza dell’atto creatore di Dio e di vivere quell’amore che spinge
ad andare sempre oltre, oltre sé stessi e anche oltre la
stessa famiglia. La vocazione cristiana ad amare senza
riserve e senza misura è
“San Paolo, nella Lettera agli Efesini, mette in risalto
che negli sposi cristiani si riflette un mistero grande: il
rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale (cfr Ef 5,2133). La Chiesa è la sposa di
Cristo. Questo è il rapporto.
Questo significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una
consacrazione (cfr Gaudium
et spes, 48; Familiaris consortio, 56). E’ una consacrazione: l’uomo e la donna
sono consacrati nel loro amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e
propria missione, perché
possano rendere visibile, a
partire dalle cose semplici,
ordinarie, l’amore con cui
Cristo ama la sua Chiesa,
continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel
servizio”. (Papa Francesco Udienza generale, mercoledì,
2 aprile 2014)
quanto, con la grazia di Cristo, sta alla base anche del libero consenso che costituisce il matrimonio […]. La
decisione di “sposarsi nel Signore” contiene anche una
dimensione missionaria, che
significa avere nel cuore la
disponibilità a farsi tramite
della benedizione di Dio e
della grazia del Signore per
tutti. Infatti gli sposi cristiani partecipano in quanto
sposi alla missione della
Chiesa. […] La vita della
Chiesa si arricchisce ogni
volta della bellezza di questa
alleanza sponsale, come pure si impoverisce ogni volta
che essa viene sfigurata. La
Chiesa, per offrire a tutti i
doni della fede, dell’amore e
della speranza, ha bisogno
anche della coraggiosa fedeltà degli sposi alla grazia
del loro sacramento! […] La
rotta è così segnata per sempre, è la rotta dell’amore: si
ama come ama Dio, per sempre”. (G. e A. Garofalo)
Domenica 11 ottobre 2015
A fare da “ponte”
tra i due Sinodi
sulla famiglia, il Papa
ha voluto proporre
le catechesi del
mercoledì proprio
su questa realtà
centrale nella vita
della chiesa
e della società
L
a coppia di sposi che
varca l’ingresso del
Sinodo portando in
braccio il loro piccolo Davide di 4 mesi (altri 11 figli
per questa coppia impegnata in missione!) è un grande segno per la nostra Chiesa. Le parole di Papa Francesco in questo Sinodo danno conto di quanto il pontefice stimi ed abbia a cuore
le nostre famiglie. Nelle catechesi del mercoledì che
hanno fatto da ponte tra i
due sinodi ha voluto iniziare proprio dalle figure prototipiche della famiglia: la
madre, il padre, i figli, i
nonni…
La madre. “Ogni persona umana deve la vita a una madre, e (…) molto della propria esistenza successiva,
della formazione umana e
spirituale” ci dice Francesco
nella catechesi del 7 gennaio; poi continua: “La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista
simbolico, viene poco ascoltata e poco aiutata, poco
considerata nel suo ruolo
centrale nella società”. Noi
genitori troviamo molto
puntuale questo monito nel
quotidiano laddove al grande ruolo educativo delle
mamme, che sono “l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico”,
fa da contraltare la difficoltosa armonizzazione dei
tempi della famiglia e del lavoro, il non riconoscimento
della funzione sociale della
cura e dell’educazione, il
confinamento al campo meramente privatistico della
famiglia.
Il padre. Il Papa ha parole
significative anche per i padri che oggi sembrano vivere un periodo di crisi nel loro ruolo all’interno delle famiglie e nella società. Osserva come, nella cultura
occidentale, la figura del padre sia oggi fortemente sfumata. Se questo cambiamento è stato percepito da
alcuni come una liberazione
dal modello del padre autoritario e “censore della feli-
LE PAROLE DI FRANCESCO
21
La fecondità
nell’essere genitori
FIDANZATI E SPOSI: LE TRE PAROLE
Permesso, scusa, grazie
“Di fronte alla complessità della vita
moderna, il Papa vede nella famiglia
e nei genitori la chiave di volta per
l’umanità. Quando a Philadelphia
Francesco ha detto che «la famiglia
è fabbrica di speranza», ancora una
volta ci siamo sentiti, come sposi e
genitori, chiamati a un grande ruolo
per il bene della Chiesa e della società”
cità” dei figli, oggi si sentono pastoralmente la necessità e l’urgenza di sostenerlo nella ricerca del suo ruolo. Troppo spesso, si osserva, i padri sono concentrati su se stessi e sul proprio
lavoro e rivolti alle proprie
realizzazioni individuali,
tanto da dimenticare anche
la famiglia. Succede che i
padri, abbandonata la via
dell’autorità, non sappiano
esercitare l’autorevolezza
trasformandosi in “amici
anziani” e condannando i
propri figli ad una sorta di
“orfanezza”. Nella cateche-
si del 4 febbraio ci dice: “Sono orfani in famiglia, perché i papà sono spesso assenti, (…) ma soprattutto
perché, quando ci sono, non
si comportano da padri,
non dialogano con i loro figli, non adempiono il loro
compito educativo, non
danno ai figli, con il loro esempio accompagnato dalle parole, quei principi, quei
valori, quelle regole di vita
di cui hanno bisogno come
del pane”.
Chiave di volta per l’umanità. Tuttavia di fronte alle
fatiche ed alla complessità
della vita moderna, il Papa
vede nella famiglia e nei genitori la chiave di volta per
l’umanità. “Ci sono genitori
che dovrebbero vincere il
premio Nobel” dice con un
sorriso alludendo alla capacità di partecipare ad un
progetto educativo che è
pieno di preoccupazioni organizzative e gestionali, ma
che trova nelle relazioni feconde e nella spiritualità il
suo senso profondo.
Fabbrica di speranza. Il
tempo della famiglia, lo sappiamo bene, è un tempo
complicato e affollato, occupato e preoccupato. E’ sempre poco, non basta mai, ci
sono tante cose da fare. Tuttavia alla famiglia sono affidati grandi compiti!
Quando Francesco alcuni
giorni orsono a Philadelphia
ha asserito, nel suo linguaggio diretto e familiare, che
“la famiglia è fabbrica di
speranza”, ancora una volta
ci siamo sentiti, come sposi
e come genitori, chiamati ad
un grande ruolo per il bene
della Chiesa e della società!
(Adriano e Margherita Bordignon)
“Santità, vivere insieme tutti i giorni è bello, dà gioia, sostiene. Ma
è una sfida da affrontare. Crediamo che bisogna imparare ad amarsi. C’è uno «stile» della vita di coppia, una spiritualità del quotidiano che vogliamo apprendere. Può aiutarci in questo, Santo
Padre?”. Così chiedeva una coppia di fidanzati a Papa Francesco il giorno di San Valentino del 2014 in piazza San Pietro. “Vivere insieme è un’arte - risponde il Papa - un cammino bello e
affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni
giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre
parole, che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso, grazie e scusa”. La risposta del Papa è diventata famosa, e ha ispirato molte iniziative successive di formazione sulla famiglia. Anche nella nostra diocesi ne è nato il tema del campo famiglie di
Azione cattolica a Lorenzago, nell’agosto dello stesso anno: “Permesso, scusa, grazie: tre parole per custodire l’Amore”.
Non è tema esclusivo dei fidanzati: anche gli sposi infatti sono
impegnati a coltivare pazientemente nella fatica del quotidiano
il patto sancito il giorno del matrimonio. In questo senso Francesco invita a recuperare nella pratica della vita familiare questi
tre atteggiamenti apparentemente scontati, ma che sottendono
un clima di rispetto e attenzione all’altro e il desiderio profondo
di custodire l’amore per sempre.
Il “permesso”, innanzitutto. “Chiedere permesso - spiega Francesco - significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri”.
Ogni giorno infatti la convivenza è messa alla prova dalla mancanza di attenzione e rispetto, a partire dalle situazioni più semplici, sulle quali si sorvola facilmente, ma che rischiano di compromettere la serenità del rapporto. Vivere sotto lo stesso tetto
non dispensa dalle piccole attenzioni e dai segni di delicatezza.
Entrare nella vita del coniuge presuppone la conoscenza e la
considerazione dell’altro, e la tenerezza come chiave della relazione. Del resto è lo stesso atteggiamento di Dio nei nostri confronti: non si impone, ma bussa in ogni situazione alla nostra porta ed attende rispettosamente di essere ascoltato ed accolto.
“Ricordate bene - ammonisce il Papa a proposito del «chiedere scusa» - mai finire la giornata senza fare la pace! Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio
durerà, andrà avanti”. Nella vita della coppia questo implica innanzitutto la volontà di superare il litigio. Gli sposi non possono
accettare tranquillamente che la propria relazione venga interrotta. Nemmeno per il tempo di un’arrabbiatura. Allora ci si adopera subito per ricucire il legame, perché si desidera tener fede ogni giorno a quella promessa iniziale. Per questo la pacificazione richiede impegno personale.
E infine il “grazie”. Ancora, le parole del Papa: “Un’anziana, una
volta, mi diceva a Buenos Aires: la gratitudine è un fiore che cresce in terra nobile. E’ necessaria la nobiltà dell’anima perché
cresca questo fiore”. Il cristiano vive nell’ottica del ringraziamento quando ha il cuore nobile e libero, purificato dall’egoismo,
perché comprende che nulla è dovuto, ma la vita stessa è un dono. La vita matrimoniale in particolare è la strada che agli sposi
è stata proposta come personale cammino di santità. Vivere nella coppia l’esperienza del ringraziamento, anche per gesti semplici di attenzione, diventa allora occasione per vivere nella gioia.
Permesso, scusa, grazie. Tre parole semplici ci ha riproposto il Papa, da usare spesso, anche tra sposi, per mettere in pratica l’amore e custodirlo nel quotidiano. (Moreno e Sara Marton)