19 Domenica 11 ottobre 2015 Le parole di Francesco Le parole del Papa a Santa Marta e nelle udienze LA FAMIGLIA Per Francesco non è solo un’istituzione in via di sparizione da difendere in un’oasi protetta. E’ piuttosto una potente risorsa per affrontare le sfide di oggi, luogo vitale per la trasmissione della fede e dei valori, chiamata a vivere da protagonista nella società e nella Chiesa 3 - LA FAMIGLIA E IL MATRIMONIO Risorsa di umanità per il presente E’ evidente l’interesse appassionato del Papa per la coppia e la famiglia, per il matrimonio e la generazione, per tutte le età, dai bambini agli anziani, con preferenza per i malati e le situazioni difficili. La famiglia è uno snodo centrale per la Chiesa e la società. Tutti ricordano i tanti riferimenti fatti da papa Francesco all’inizio del suo ministero, dove sua nonna era citata come un autorevole padre della Chiesa a fondamento di valori e doni importanti. Quel modo di parlare e i suoi esempi hanno indicato subito come Francesco abbia negli occhi e nel cuore il volto di tante persone, famiglie in difficoltà, in crisi, nella sofferenza, tante persone incontrate e accompagnate e che lo hanno in qualche modo toccato e formato. Ho sentito anche persone dire con semplicità che lo avrebbero invitato a pranzo da loro come si fa col proprio parroco. E’ un pastore e padre di famiglia che conosce e ama i suoi famigliari, e non solo con atti ufficiali, ma anche con semplici contatti come le inusuali telefonate a persone semplici o in particolari momenti della loro vita. E in questo modo sorprende sempre. Lo ha fatto anche col Sinodo dei vescovi sulla famiglia sia per il tema scelto (“La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”) che per il modo: due momenti sinodali, l’Assemblea generale straordinaria e l’Assemblea generale ordinaria, con un lavoro di ascolto e dialogo capillari nella Chiesa; una forma di coinvolgimento “collegiale”, cioè come farebbe una famiglia, perché sia un’esperienza di comunione. Perché ha scelto proprio il tema della famiglia? Il Papa è evidentemente attento e vuole renderci sensibili alla povertà. Ora la famiglia sta vivendo un tempo di autentica povertà sotto diversi profili. Lo ha detto più volte nelle sue Catechesi e nelle Omelie e ha richiamato tutti sia all’interno che all’esterno a spendersi per far vivere e migliorare la vita di casa e le relazioni. Alla famiglia indica ripetutamente: speranza, amore vero, accoglienza, fede e il “per sempre”, bellezza della differenza che costruisce la comunione, vicinanza e misericordia per chi soffre, in particolare a chi vive la dolorosa vicenda della separazione e del divorzio o a chi vive tempi di incertezza o in una nuova unione. Questa umanità è una grande famiglia sofferente e la chiesa è chiamata a guardarla con tenerezza: è come un “ospedale da campo” il cui compito è curare i feriti con misericordia. Bisogna entrare in questo campo “togliendosi i calzari” (cfr Es 3,5), con la delicatezza di Mosé davanti al Roveto ardente, dinanzi al territorio sacro che è la persona umana. Le tante ferite della famiglia sono un invito a non fermarsi, come spesso si è fatto in passato ai “posti di dogana” che valutano in prospettiva giuridica più che pastorale anche il matrimonio, e a suscitare domande più che fornire risposte preconfezionate (lo fa a proposito della sessualità, di chi ha conosciuto la separazione o vive una nuova unione...): per lui è importante rinnovare i modi di dire la bellezza del matrimonio salvandone sempre l’obiettivo (indissolubilità). In questo senso indica il primato della misericordia sempre collegata alla verità, sua sorella: dovremmo accogliere tutti, perdonare e accompagnare ciascuno a tirar fuori il meglio di sé, tenendo sempre conto della concreta situazione che vivono. Per Francesco si tratta di portare la realtà (e non le pie teorie) e le problematiche delle chiese e delle famiglie, per aiutarle a camminare su quella via che è il Vangelo della famiglia: “Dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire l’odore degli uomini d’oggi”. In un tempo in cui la famiglia è sotto attacco fin nei suoi fondamenti, più volte fa riferimento sempre al Vangelo della famiglia, e indica la dimensione dell’infinito nella relazione coniugale, con uno sguardo rinnovato dall’aver contemplato il volto di Gesù. La famiglia non è solo un’istituzione in via di sparizione, da difendere in un’oasi protetta. E’ piuttosto una potente risorsa di umanità per affrontare le sfide del presente. Luogo vitale per la trasmissione della fede e dei valori, è chiamata a vivere da protagonista il sostegno ad altre famiglie in difficoltà genitoriale, ad essere scuola di stile, nel senso più profondo del termine: stili abitativi, ma anche stili relazionali, conviviali. Ma cos’è la famiglia? E il matrimonio? Il 14 febbraio 2014, ascoltando papa Francesco che rispondeva a Marco e Miriam, fidanzati di Massa Carrara, l’intera piazza ha gioito. Abbandonando il testo scritto con la sua consueta semplicità ha detto: “Il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito”. E aggiungeva che il matrimonio fra uomo e donna è “un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria”. don Sandro Dalle Fratte direttore dell’ufficio diocesano di Pastorale famigliare Famiglia e comunità cristiana: un’alleanza DISCORSO DI S. VALENTINO da ravvivare perché la Chiesa abbia sempre Sposi come orefici più la forma di una casa ospitale “Il matrimonio è anche un lavoro di tutti i gior- I n una delle ultime catechesi del mercoledì sulla famiglia, il Papa ha puntato l’attenzione sul legame tra la famiglia e la comunità cristiana. “E’ un legame, per così dire, «naturale» - ha detto perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa (cfr Lumen Gentium, 9). La Comunità cristiana è la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra tutti gli uomini. La Chiesa cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie: questa è la storia che conta per il Signore. (...) E’ questo il luogo della vita e della fede. La famiglia è il luogo della nostra iniziazione a questa storia. A questa storia di vita piena, che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel Cielo, ma incomincia nella famiglia! (...) Il Figlio di Dio imparò la storia umana per questa via, e la percorse fino in fondo. (...) Egli nacque in una famiglia e lì “imparò il mondo”: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, ! SERRAMENTI E SCURI IN ALLUMINIO STRUTTURE METALLICHE ELEMENTI PER LA PREFABBRICAZIONE W NE Gesù formò intorno a sé una comunità, una “assemblea”, cioè una convocazione di persone. Questo è il significato della parola “chiesa”. Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa (...). E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. E’ una lezione forte per la Chiesa! Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana”. (Papa Francesco Udienza generale - piazza San Pietro, 9 settembre 2015) CONSULENZA, REALIZZAZIONE E DOCUMENTAZIONE DI ADEGUAMENTI SISMICI SU FABBRICATI CIVILI ED INDUSTRIALI ESISTENTI ni, potrei dire un lavoro artigianale, un lavoro di oreficeria, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito. Crescere anche in umanità, come uomo e come donna. E questo si fa tra voi. Questo si chiama crescere insieme. Questo non viene dall’aria! Il Signore lo benedice, ma viene dalle vostre mani, dai vostri atteggiamenti, dal modo di vivere, dal modo di amarvi. Farci crescere! Sempre fare in modo che l’altro cresca, lavorare per questo. E così, non so, penso a te che un giorno andrai per la strada del tuo paese e la gente dirà: «Ma guarda quella che bella donna, che forte!». «Col marito che ha, si capisce!». E anche a te: «Guarda quello, com’è!…». «Con la moglie che ha, si capisce!». E i figli avranno questa eredità, di aver avuto un papà e una mamma che sono cresciuti insieme, facendosi - l’un l’altro - più uomo e più donna!”. (Discorso ai fidanzati, piazza San Pietro, 14 febbraio 2014) CARPENTERIE STRUTTURALI MARCATE CERT. N. 1305-CPR-1191 SECONDO LA NORMA EUROPEA EN 1090-1 OBBLIGATORIA PER LEGGE DAL 1 LUGLIO 2014 Via Roma, 67 - RESANA (TV) tel. 0423 480887 e-mail: [email protected] LE PAROLE DI FRANCESCO 20 Domenica 11 ottobre 2015 Capolavoro della creazione N el cammino delle catechesi in preparazione al Sinodo della famiglia, papa Francesco riprende il solco tracciato dai suoi predecessori guardando “il grande dono che Dio ha fatto all’umanità con la creazione dell’uomo e della donna e con il sacramento del matrimonio”. In più di un’occasione il Papa riprende il primo racconto della creazione, nel Libro della Genesi, dove si comprende come “la differenza e la complementarietà tra l’uomo e la donna, stanno al vertice della creazione divina”. Dio, infatti, “creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò»”. “L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva”. Francesco ricorda che ciò che accade ad Adamo ed Eva, accade anche nella nostra esperienza di coppia: “per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna. Quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze. Siamo fatti per ascoltarci e aiutarci a vicenda. Possiamo dire che senza l’arricchimento reciproco in questa relazione – nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede – i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna”. Francesco evidenzia come la reciprocità sia la strada verso la pienezza per l’uomo attraverso l’azione dello “L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uomo e la donna. Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita” Spirito Santo. Infatti “Adamo solo nel giardino è libero, è signore… ma è solo. E Dio vede che questo «non è bene»: è una mancanza di comunione, gli manca una comunione, una mancanza di pienezza. «Non è bene» – dice Dio – e aggiunge: «voglio fargli un aiuto che gli corrisponda»”. Ecco il dono della donna da parte di Dio: “Finalmente c’è un rispecchiamento, una LA MISSIONE reciprocità … La donna non è una «replica» dell’uomo; viene direttamente dal gesto creatore di Dio […]. Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza […]. Ma ecco che il maligno introduce nella loro mente il sospetto, l’incredulità, la sfiducia. E infine, arriva la disobbedienza al comandamento che li proteggeva. Cadono in quel delirio di onnipotenza che inquina tutto e distrugge l’armonia. Anche noi lo sentiamo dentro di noi tante, volte, tutti”. Malgrado questa caduta Francesco sottolinea come “lo stesso racconto della creazione e del peccato, nel suo finale, ce ne consegna un’icona bellissima: «Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelle e li vestì». E’ un’immagine di tenerezza verso quella coppia peccatrice che ci lascia a bocca aperta: la tenerezza di Dio per l’uomo e per la donna! E’ un’immagine di custodia paterna della coppia umana. Dio stesso cura e protegge il suo capolavoro”. Gloria e Antonio Garofalo Il matrimonio, icona dell’amore di Dio N elle Catechesi sui sacramenti, papa Francesco presenta il matrimonio come il “Sacramento che ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione […]. Quando un uomo e una donna celebrano il sacramento del Matrimonio, Dio, per così dire, si «rispecchia» in essi, imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore. Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza. La Bibbia usa un’espressione forte e dice «un’unica carne», tanto intima è l’unione tra l’uomo e la donna nel matrimonio. Ed è proprio questo il mistero del matrimonio: l’amore di Dio che si rispecchia nella coppia che decide di vivere insieme […]. E’ davvero un disegno stupendo quello che è insito nel sacramento del Matrimonio! E si attua nella semplicità e anche nella fragilità della condizione umana. Sappiamo bene quante difficoltà e prove conosce la vita di due sposi […]. L’importante è mantenere vivo il le- game con Dio, che è alla base del legame coniugale”. Riprende il Papa poi nelle catechesi sulla famiglia, il matrimonio “non è semplicemente una cerimonia che si fa in chiesa, coi fiori, l’abito, le foto […]. Il matrimonio cristiano è un sacramento che avviene nella Chiesa, e che anche fa la Chiesa, dando inizio ad una nuova comunità familiare [...]. Ispirato dallo Spirito Santo, Paolo afferma che l’amore tra i coniugi è immagine dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Una dignità impensabile! Ma in realtà è inscritta nel disegno creatore di Dio, e con la grazia di Cristo innumerevoli coppie cristiane, pur con i loro limiti, i loro peccati, l’hanno realizzata! […] Il sacramento del matrimonio è un grande atto di fede e di amore: testimonia il coraggio di credere alla bellezza dell’atto creatore di Dio e di vivere quell’amore che spinge ad andare sempre oltre, oltre sé stessi e anche oltre la stessa famiglia. La vocazione cristiana ad amare senza riserve e senza misura è “San Paolo, nella Lettera agli Efesini, mette in risalto che negli sposi cristiani si riflette un mistero grande: il rapporto instaurato da Cristo con la Chiesa, un rapporto nuziale (cfr Ef 5,2133). La Chiesa è la sposa di Cristo. Questo è il rapporto. Questo significa che il Matrimonio risponde a una vocazione specifica e deve essere considerato come una consacrazione (cfr Gaudium et spes, 48; Familiaris consortio, 56). E’ una consacrazione: l’uomo e la donna sono consacrati nel loro amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio”. (Papa Francesco Udienza generale, mercoledì, 2 aprile 2014) quanto, con la grazia di Cristo, sta alla base anche del libero consenso che costituisce il matrimonio […]. La decisione di “sposarsi nel Signore” contiene anche una dimensione missionaria, che significa avere nel cuore la disponibilità a farsi tramite della benedizione di Dio e della grazia del Signore per tutti. Infatti gli sposi cristiani partecipano in quanto sposi alla missione della Chiesa. […] La vita della Chiesa si arricchisce ogni volta della bellezza di questa alleanza sponsale, come pure si impoverisce ogni volta che essa viene sfigurata. La Chiesa, per offrire a tutti i doni della fede, dell’amore e della speranza, ha bisogno anche della coraggiosa fedeltà degli sposi alla grazia del loro sacramento! […] La rotta è così segnata per sempre, è la rotta dell’amore: si ama come ama Dio, per sempre”. (G. e A. Garofalo) Domenica 11 ottobre 2015 A fare da “ponte” tra i due Sinodi sulla famiglia, il Papa ha voluto proporre le catechesi del mercoledì proprio su questa realtà centrale nella vita della chiesa e della società L a coppia di sposi che varca l’ingresso del Sinodo portando in braccio il loro piccolo Davide di 4 mesi (altri 11 figli per questa coppia impegnata in missione!) è un grande segno per la nostra Chiesa. Le parole di Papa Francesco in questo Sinodo danno conto di quanto il pontefice stimi ed abbia a cuore le nostre famiglie. Nelle catechesi del mercoledì che hanno fatto da ponte tra i due sinodi ha voluto iniziare proprio dalle figure prototipiche della famiglia: la madre, il padre, i figli, i nonni… La madre. “Ogni persona umana deve la vita a una madre, e (…) molto della propria esistenza successiva, della formazione umana e spirituale” ci dice Francesco nella catechesi del 7 gennaio; poi continua: “La madre, però, pur essendo molto esaltata dal punto di vista simbolico, viene poco ascoltata e poco aiutata, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società”. Noi genitori troviamo molto puntuale questo monito nel quotidiano laddove al grande ruolo educativo delle mamme, che sono “l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico”, fa da contraltare la difficoltosa armonizzazione dei tempi della famiglia e del lavoro, il non riconoscimento della funzione sociale della cura e dell’educazione, il confinamento al campo meramente privatistico della famiglia. Il padre. Il Papa ha parole significative anche per i padri che oggi sembrano vivere un periodo di crisi nel loro ruolo all’interno delle famiglie e nella società. Osserva come, nella cultura occidentale, la figura del padre sia oggi fortemente sfumata. Se questo cambiamento è stato percepito da alcuni come una liberazione dal modello del padre autoritario e “censore della feli- LE PAROLE DI FRANCESCO 21 La fecondità nell’essere genitori FIDANZATI E SPOSI: LE TRE PAROLE Permesso, scusa, grazie “Di fronte alla complessità della vita moderna, il Papa vede nella famiglia e nei genitori la chiave di volta per l’umanità. Quando a Philadelphia Francesco ha detto che «la famiglia è fabbrica di speranza», ancora una volta ci siamo sentiti, come sposi e genitori, chiamati a un grande ruolo per il bene della Chiesa e della società” cità” dei figli, oggi si sentono pastoralmente la necessità e l’urgenza di sostenerlo nella ricerca del suo ruolo. Troppo spesso, si osserva, i padri sono concentrati su se stessi e sul proprio lavoro e rivolti alle proprie realizzazioni individuali, tanto da dimenticare anche la famiglia. Succede che i padri, abbandonata la via dell’autorità, non sappiano esercitare l’autorevolezza trasformandosi in “amici anziani” e condannando i propri figli ad una sorta di “orfanezza”. Nella cateche- si del 4 febbraio ci dice: “Sono orfani in famiglia, perché i papà sono spesso assenti, (…) ma soprattutto perché, quando ci sono, non si comportano da padri, non dialogano con i loro figli, non adempiono il loro compito educativo, non danno ai figli, con il loro esempio accompagnato dalle parole, quei principi, quei valori, quelle regole di vita di cui hanno bisogno come del pane”. Chiave di volta per l’umanità. Tuttavia di fronte alle fatiche ed alla complessità della vita moderna, il Papa vede nella famiglia e nei genitori la chiave di volta per l’umanità. “Ci sono genitori che dovrebbero vincere il premio Nobel” dice con un sorriso alludendo alla capacità di partecipare ad un progetto educativo che è pieno di preoccupazioni organizzative e gestionali, ma che trova nelle relazioni feconde e nella spiritualità il suo senso profondo. Fabbrica di speranza. Il tempo della famiglia, lo sappiamo bene, è un tempo complicato e affollato, occupato e preoccupato. E’ sempre poco, non basta mai, ci sono tante cose da fare. Tuttavia alla famiglia sono affidati grandi compiti! Quando Francesco alcuni giorni orsono a Philadelphia ha asserito, nel suo linguaggio diretto e familiare, che “la famiglia è fabbrica di speranza”, ancora una volta ci siamo sentiti, come sposi e come genitori, chiamati ad un grande ruolo per il bene della Chiesa e della società! (Adriano e Margherita Bordignon) “Santità, vivere insieme tutti i giorni è bello, dà gioia, sostiene. Ma è una sfida da affrontare. Crediamo che bisogna imparare ad amarsi. C’è uno «stile» della vita di coppia, una spiritualità del quotidiano che vogliamo apprendere. Può aiutarci in questo, Santo Padre?”. Così chiedeva una coppia di fidanzati a Papa Francesco il giorno di San Valentino del 2014 in piazza San Pietro. “Vivere insieme è un’arte - risponde il Papa - un cammino bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia! Questo cammino di ogni giorno ha delle regole che si possono riassumere in queste tre parole, che ho ripetuto tante volte alle famiglie: permesso, grazie e scusa”. La risposta del Papa è diventata famosa, e ha ispirato molte iniziative successive di formazione sulla famiglia. Anche nella nostra diocesi ne è nato il tema del campo famiglie di Azione cattolica a Lorenzago, nell’agosto dello stesso anno: “Permesso, scusa, grazie: tre parole per custodire l’Amore”. Non è tema esclusivo dei fidanzati: anche gli sposi infatti sono impegnati a coltivare pazientemente nella fatica del quotidiano il patto sancito il giorno del matrimonio. In questo senso Francesco invita a recuperare nella pratica della vita familiare questi tre atteggiamenti apparentemente scontati, ma che sottendono un clima di rispetto e attenzione all’altro e il desiderio profondo di custodire l’amore per sempre. Il “permesso”, innanzitutto. “Chiedere permesso - spiega Francesco - significa saper entrare con cortesia nella vita degli altri”. Ogni giorno infatti la convivenza è messa alla prova dalla mancanza di attenzione e rispetto, a partire dalle situazioni più semplici, sulle quali si sorvola facilmente, ma che rischiano di compromettere la serenità del rapporto. Vivere sotto lo stesso tetto non dispensa dalle piccole attenzioni e dai segni di delicatezza. Entrare nella vita del coniuge presuppone la conoscenza e la considerazione dell’altro, e la tenerezza come chiave della relazione. Del resto è lo stesso atteggiamento di Dio nei nostri confronti: non si impone, ma bussa in ogni situazione alla nostra porta ed attende rispettosamente di essere ascoltato ed accolto. “Ricordate bene - ammonisce il Papa a proposito del «chiedere scusa» - mai finire la giornata senza fare la pace! Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà, andrà avanti”. Nella vita della coppia questo implica innanzitutto la volontà di superare il litigio. Gli sposi non possono accettare tranquillamente che la propria relazione venga interrotta. Nemmeno per il tempo di un’arrabbiatura. Allora ci si adopera subito per ricucire il legame, perché si desidera tener fede ogni giorno a quella promessa iniziale. Per questo la pacificazione richiede impegno personale. E infine il “grazie”. Ancora, le parole del Papa: “Un’anziana, una volta, mi diceva a Buenos Aires: la gratitudine è un fiore che cresce in terra nobile. E’ necessaria la nobiltà dell’anima perché cresca questo fiore”. Il cristiano vive nell’ottica del ringraziamento quando ha il cuore nobile e libero, purificato dall’egoismo, perché comprende che nulla è dovuto, ma la vita stessa è un dono. La vita matrimoniale in particolare è la strada che agli sposi è stata proposta come personale cammino di santità. Vivere nella coppia l’esperienza del ringraziamento, anche per gesti semplici di attenzione, diventa allora occasione per vivere nella gioia. Permesso, scusa, grazie. Tre parole semplici ci ha riproposto il Papa, da usare spesso, anche tra sposi, per mettere in pratica l’amore e custodirlo nel quotidiano. (Moreno e Sara Marton)