1
IGIENE E SANITA PUBBLICA
FUNZIONI AFFERENTI ALL’IGIENE
AMBITI DIDATTICI
E DI RICERCA
1
Acquisire conoscenze sui fattori positivi e
negativi per la salute e sui meccanismi che
ne facilitano od ostacolano le potenzialità
d’azione
EPIDEMIOLOGIA
2
Attuare misure atte a potenziare i
fattori di benessere ed allontanare o
correggere quelli di malattia
PROMOZIONE DELLA
SALUTE E
PREVENZIONE DELLE
MALATTIE (MEDICINA
PREVENTIVA E DI
COMUNITA’)
3
Programmare ed organizzare i servizi e le
attività sanitarie in funzione dei bisogni
della popolazione
PROGRAMMAZIONE,
ORGANIZZAZIONE
VALUTAZIONE
SERVIZI SANITARI
Metodica Epidimiologica
Epidemiologia – una branca della medicina che studia le malattie epidemiche e loro trattamento.
Epidimiologia Clinica – lo studio dei fattori diagnostici, prognostici, terapeutici e reabilitativi dei
soggetti ammalati.
I principali compiti e funzioni della epidemiologia sono:
 valutare le conoscenze disponibili di una determinato argomento di salute.
 descrizione dello stato di salute e la sua distribuzione in una certa popolazione o nella
popolazione generale.
 Valutare l’associazioni possibili di stati di salute determinati, con lo scopo di identificare i
fattori di rischio ancora non noti della malattie.
 Determinare la storia naturale di una malattia (essenziale x la sua definizione).
 Miglioramento dello trattamento e lo prognosi.
 Valutare l’efficacia dello trattamento sanitario di tipo preventivo, diagnostico e terapeutico
dei servizi sanitari.
 Determinare qualle lo grado di rischio x la salute pubblica, se c’e o no.
 Informare le novita dalle piu recente ricerche.
Misure della frequenza/occorrenza degli eventi sanitari
Lo studio epidemiologico, e per primo un studio di misurazione precisa dei fenomeni sanitari, e la
loro interpretazione, con riferimento a fattori come tempo, luogo ecc. prima della descrizione dei
calacoli, alcuni definizioni:
→ Frequenza assoluta – e lo numero di una condizione che vorremo descrivere. X esempio, lo
numero dei malati di AIDS in italia. E un numero molto importante x studi epidemiologici, xche
aiuta a descrivere i rapporti alla popolazione generale o parte della popolazione. X esempio, se
prendiamo il numero di malati con AIDS con il numero della popolazione generale, possiamo
valutare il % dei malati, e se aumenta o riduce.
2
→ Rapporto – il rapporto e la frazione determinato se prendiamo 2 numeri assoluti x descrivere
gradi di rischio x esempio. Se abbiamo un gruppo di 20 malati, da cui 5 sono ♀ e 15 sono ♂, si puo
dire che il rapporto dei malati in questo esempio e 3:1 (♂:♀). un altro tipo di rapporto e quello che
descrive lo % dei malati x un certo numero determinato. X esempio, se abbiamo 50 malatti da
popolazione di 2 milioni, si puo dire che il rappoto di malati e 2,5 x ogni 100,000.
→ Proporzione – e un altro tipo di rapporto, ma che viene espresso in % (esmpio da prima, 20
malati da cui 5 sono ♀ - lo proporzione e 25%).
→ Tasso – e lo rapporto tra la frequenza degli eventi che verificano in un determinato periodo di
tempo e la popolazione a rischio. X esempio – il tasso di nuovi casi di tumore della mamella in
italia e 117,8 casi x 100,000 abitanti x anno (il nuovo fattore qua e lo tempo).
 Tassi di comune utilizzo in epidemiologia:
- Tasso di mortalita
No. di Morti (x determinato luogo e tempo)
x 10ⁿ
Popolazione a meta del periodo di tempo considerato
-
Tasso di mortalita specifica x causa
No. Morti x certa causa (x determinato luogo e tempo)x 10ⁿ
Popolazione a meta del periodo di tempo considerato
-
Tasso di mortalita infantile
- Tasso di mortalita neonatale
No. di Morti al 1˚ anno della vita (x determinato luogo e tempo)
x 10ⁿ
No. Di nati vivi (stesso luogo e tempo)
No. di Morti al di sotto di 28gg di vita (x determinato luogo e tempo)
x 10ⁿ
No. di neonati vivi (stesso luogo e tempo)
- Tasso di mortalita materna
No. di donne morte in gravidanza (x determinato luogo e tempo)
x 10ⁿ
Numero di nati vivi (stesso luogo+tempo)

Altri tassi – tasso di vecchiaia (rapporto tra il no. di soggetti > 65 anni e soggetti < 15 anni),
Tasso di natalita (rapporto tra no. di nati vivi e la popolazione a meta nel tempo considerato)
ecc.
MISURE DI MALATTIA: PREVALENZA ED
INCIDENZA
→ Incidenza – l’incidenza e lo
PREVALENZA
INCIDENZA
Proporzione
numero di nuovi casi di malattia
Proporzione di persone
che si verificano nella
in una popolazione che
Puntuale
Tasso
sviluppano una
Numero di
Periodale
popolazione a rischio x un
Tasso con cui nuovi
malattia in un
casi di
Numero di casi in
eventi di malattia
determinato periodo
malattia in
una popolazione
predefinito periodo di tempo.
si verificano in una
di tempo
una
durante uno
popolazione
popolazione in
specifico periodo
L’incidenza puo essere calcolata
un particolare
di tempo
TASSO DI ATTACCO
in 2 modi, come proporzionale di
momento
O INCIDENZA
CUMULATIVA
TASSO DI PREVALENZA
incidenza o tasso di incidenza:
Nuovi casi che si
Numero di casi /
Popolazione a rischio
•
•
•
•
Nuovi e vecchi casi inclusi
Non è richiesto il follow-up
Le malattie di lunga durata
aumenteranno la prevalenza con
gli anni
E’ la misura preferita per
valutare il carico di malattia
Nuovi casi che si
sviluppano
in un determinato
periodo /
Popolazione a rischio
all’inizio del periodo in
studio
•
•
•
•
sviluppano
nel periodo in studio
/
Anni persona a rischio
Solo nuovi casi o episodi di malattia
Richiesto follow-up di tutta la popolazione
La durata della malattia non aumenterà l’incidenza
E’ la misura preferita per misurare il rischio di
malattia
3
 Calcolo del propozionale di incidenza –
No. di casi nuovi di malattia in un specifico periodo di osservazione
Popolazione a rischio all’inizio del perido di osservazione x 10ⁿ
-
il significo del proporzionale di incidenza e di descrivere lo rischio o la probabilita di
sviluppare una malattia durante un specifico periodo di tempo (tante volte si usa il termine
rischio invece di proporzionale di incidenza).
 Calcolo del Tasso di incidenza
No. di nuovi casi di malattia in un specifico periodo di osservazione x 10ⁿ
Somma dei periodi esatti in cui le persone rimangono in rischio
Durante il periodo di osservazione
-
un soggetto e in rischio solo quando non si sviluppa la malattia. Xcui, nello tasso di
incidenza non sono inclusi le persone malati (al denominatore) o persone che non si puo
valutare il loro stato di salute esattamente. Poi, qua entra in considerazione anche il tempo,
che non deve essere identico x tutti. Quindi, se un pz fa parte della ricerca x 3 anni e un altro
solo per 2 e un altro x 1 anno, sono considerati insieme come 6 anni. Se abbiamo un caso di
malattia scoperta tra questi tre, il tasso di incidenza e 1/6 – e quindi – 0,166. si moltiplica
questo x 100 → 16 casi ad ogni 100 persone all’anno.
→ Prevalenza – e la proporzione del numero di individui malati sul totale della popolazione
considerata in uno specifico momento (prevalenza puntuale) o in un periodo di tempo
(prevalenza periodale). Si differisce dalla incidenza, nel fatto che vengono in considerazione
non solo i casi nuovi, ma tutti i casi.
STUDIO DI PREVALENZA
PERIODALE
VANTAGGI
• Numero maggiore di
SVANTAGGI
pazienti studiati
• No osservazione
• Visione completa
diretta del paziente
della storia clinica
• Scarsa qualità delle
del paziente
cartelle cliniche
• Possibilità di
revisionare le cartelle
STUDIO DI PREVALENZA
PUNTUALE
VANTAGGI
• Osservazione diretta
del paziente:
Visione della ferita
Visione delle procedure
invasive
Esame obiettivo
SVANTAGGI
• Numero limitato di
pazienti osservati
• Condizionato dal
periodo di
osservazione
• Scarso
inquadramento
diagnostico
 Calcolo della prevalenza No. di persone con la malattia\condizione in un specifico momento x 10ⁿ
(puntuale) o periodo (periodale)
Numero di persone nella popolazione
- la prevalenza e usata principalmente x descrivere lo stato di una malattia e quindi la probabilita
di averla. E usata principalmente x malattie di lunga durata (quelle breve hanno tanti ∆ al no.).
la prevalenza e anche l’unico calcolo x malattie con data di insorgenza mal definita (come
obesita, artrosi, AS ecc.), ed influenzata dalla incidenza (↑incidenza→↑prevalenza), e dalla
durata della malattia (Prevalenza = incidenza X durata media della malattia).
4
Epidemiologia delle malattie infettive
E lo studio delle malattie infettive nella popolazione allo scopo di individuare ed analizzare le
cause ed i fattori di rischio che determinano l’insorgenza delle malattie infettive.
Le malattie infettive sono causati da tanti tipi di μ-organismi: patogeni (μorg in grado di
penetrare l’individuo, superare i mecc di difesa, moltiplicarsi e causare danno al ospite),
opportunisti (μorg che causa danni solo in presenza di condizioni predisposti), commensale
(μorg che norm vive sulla cute/mucose del individuo senza causare danni al ospite), residente
(μorg norm non patogenico che e presente abitualmente in un distretto dell’organismo).

Fasi e diffusione di una infezione:
Contaminazione
Primo contatto tra il
agente eziologico della
malattia ed l’individuo
Penetrazione
Quando l’agente
attraversa la cute (non
integra) o le mucose
Localizzazione
Quando il μ-org
raggiunge il tessuto
in cui si sviluppa
Infezione
Fase in cui il agente
patogeno e l’ospite cercano
ad sopravventare uno l’altro
Fase di incubazione
- l’infezione possono causare sintomatologia fulminante, acuta, subacuta o cronica.
La Diffusione puo essere:
 Sporadica – quando la malattia si manifesta raramente e i cui casi accertati sono
indipendenti dagli altri casi senza tendenza di diffondere nella popolazione.
 Endemica – quando la malattia e costantemente presente in un dato territorio con un numero
stabile di casi.
 Epidemica – quando la malattia si manifesta con numerosi casi nella stessa popolazione in
un breve periodo, che tendono ad esaurirsi in breve tempo sino a portarsi ai valori
endemiche di base.
 Pandemica – e una epidemia che si estende a piu nazioni e spesso ad altri continenti.
 Fattori che condizionano l’instaurarsi di una malatia infettiva:
Fattori legati all’agente patogeno
- patogenicita
- infettivita
- carica microbica
- resistenza al tp.
Fattori legati all’ospite
- fattori aspecifici (continuita del cute e mucose, azione
dei succhi gastrici e salivari ecc)
- fattori specifici (immunita innata e acquista)
Condizioni ambientali
- fattori climatici (bassa T˚ favorisce malattie resp, alta
T˚ - GI).
 Vie di trasmissione delle malattie infettive:
Trasmissione
Trasmissione diretta
Il patogeno trasferisce dal malato/ portatore all’ospite sano
orizzontale
senza passare al ambiente esterno (m. sessuali) o con breve
passagio nel aria.
Trasmissione
Il patogeno soggiorna + o - a lungo nell’ambiente esterno
indiretta
prima della invasione (tetano)
Trasmissione
Via tras placentare
Durante la gravidanza, dalla madre al feto
verticale
5
 Esempi delle vie di ingresso possibili dei agenti patogeni:

La Catena epidemiologica – e la modalita con cui si realizza la
trasmissione dei μ-org. Si consiste da:
- Serbatoio di infezione – Uomo, animale, substrato in cui il
patogeno abita naturalmente, e si moltiplica e si prepara x il
tempo in cui si puo essere trasmesso ad un ospite.
- Fonte di infezione – Uomo, Animale infetto che con il suo
eliminazione del patogeno si trasmessa il patogeno ad altri
ospiti. I principali fonti di infezione per l’uomo sono o un altro
uomo ammalato o il portatore.
 Portatori –
- Portatore sano – individuo che ospita il patogeno che si
moltiplica e viene eliminato senza comportare qc segno di
malattia (es: hep B, meningite). Sono i portatori piu pericolosi
xche raramente vengono identificati.
- Portatore precoce – individuo che elimina i patogeni nel
periodo di incubazione (es: morbillo).
- Portatore Convalescente - che in seguito a remissione dei
sintomi si puo essere considerato guarito, ma in realtà si
continua ad eliminare il patogeno nel fase convalescente.
- Portatore cronico – individuo guarito clinicamente che pero
continua ad eliminare il patogeno x periodi piu lunghi della
fase di convalescenza (anche x anni – come in Hep B).
 Veicoli di infezione:
Veicoli inanimati

Veicoli Animati (Vettori)






a)
b)
c)
d)
e)
-
Via
placentare
(dal madre al
feto)
Via oro
fecale
Via aerea
Via genito
urinaria
Via
congiuntivale
-
Toxoplasmosi
Rosolia
CMV
Herpes simplex
Epatite B
Tifo + Paratifo
Colera
Epatite A
Poliomielite
influenza
morbillo
rosolia
TBC
Sifilide
Gonorrea
Epatite B
AIDS
Tracoma
Brucellosi
Aria – i patogeni sopravivono soprattutto negli ambienti
confinati contenuti nelle goccioline di saliva o sui granuli di
polvere in sospensione.
Acqua – permette la sopravivenza x lungo tempo dei patogeni.
Alimenti
Suolo – ospita patogeni sporigeni pericolosi come il tetano.
Vettori passivi – possono trasferire patogeni senza che si
moltiplicano nel vettore
Vettori attivi – in cui il patogeno puo svolgere il proprio ciclo
riproduttivo come nel caso del plasmodium (malaria)
Vie di eliminazione degli agenti patogeni
Via cutanea (es- varicella)
Via aerea (TBC, Influenza)
Via Oro fecale (hep A)
Via genito-urinaria (sifilide)
Via Ematica (hep B, AIDS).
i patogeni che sopravivono per i tempi piu
lunghi al esterno sono i sporigeni (clostridi
x esempio).
CONSEGUENZE DI UNA INFEZIONE
 POSSIBILI CASI MORTALI
 FORME CRONICHE GRAVI
 INDUZIONE DI PORTATORI SANI
 FORME LIEVI GUARIBILI
CON TERAPIA MEDICA
 FORME LIEVI GUARIBILI
SENZA TERAPIA MEDICA
6
Fattori influenzanti lo sviluppo della malattia:
VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO
Numerosi fattori influenzano lo sviluppo o meno
E’ indispensabile registrare tutti i casi di
della patologia infettiva. Questi fattori sono
infortunio (puntura d’ago, taglio, schizzi,
distinti in base alla loro pertinenza in:
imbrattamenti, ecc) in quanto la conoscenza
 Fattori relativi all'agente patogeno:
della dinamica di questi eventi consente di
o Patogenecità, virulenza, invasività,
verificare l’efficacia delle misure preventive
o Carica infettante, infettività
predisposte.
 Fattori relativi all'ospite:
o Fattori aspecifici:
Meno efficace nella valutazione del rischio è
 Barriere fisiche quali la
la semplice registrazione dei casi di malattia
cute e le mucose
infettiva in quanto dipendenti da molti fattori
“predisponenti”.
 La flora batterica residente
 Fattori di immunità aspecifica (interferoni, cellule immunitarie, fattori
plasmatici)
o Fattori specifici: fattori di immunità specifica (linfociti e amticorpi) e eventuali
vaccinazioni
 Fattori relativi all'ambiente: predispongono allo sviluppo di malattie
o Basso livello socio-economico
o Affollamento
o Microclima favorente: basse temperature, alta umidità
Profilassi delle Malattie infettive
Profilassi – l’insieme di interventi che hanno lo scopo di prevenire l’insorgenza della malattia e la
sua diffusione nella popolazione. Esistono 3 tipi di profilassi:
 Profilassi indiretta – l’insieme di interventi che hanno lo scopo di modificare le condizioni
ambientali che favoriscono la sopravivenza e la propagazione dei germi patogeni (es –
trattamento corretto di rifiuti).
 Profilassi diretta – l’insieme di interventi messi in atto in presenza di malattie infettive
nella popolazione che hanno lo scopo di ridurre la diffusione della malattia (consiste da
notificazione → accertamento diagnostico → isolamento → disinfezione + sterilizzazione).
 Profilassi Specifica – ha lo scopo di fornire all’individuo una protezione verso patogeni,
che si puo ottenere tramite interventi come la vaccinoprofilassi, sieroprofilassi,
chemioprofilassi – in dettaglio dopo).
 la denuncia di una malattia infettiva che viene in conoscenza di un medico, e obbligatoria!
La denuncia e all’autorita sanitaria competente. Il decreto ministeriale ha elencato le
malattie che devono essere denunciati a 5 classi:
- Classe I = malattie per le quali si richiede segnalazione immidiata (febbre gialla, colera,
malaria, ebola, peste, poliomielite, tifo, botulismo, difterite, rabbia, certe influenze, tetano
ecc).
- Classe II = malattie ad elevata frequenza e\o passabili di interventi di controllo (brucellosi,
epatiti A,B, non A non B, legionellosi, leishmaniosi, meningite ed encefalite acuta virale,
morbillo, parotite, pertosse, scarlattia ecc.)
- Classe III = malattie che richiedono particolare documentazione (AIDS, lebbra, malaria,
TBC ecc.)
- Classe IV = malattie x le quali alla segnalazione del singolo caso da parte del medico deve
seguire la segnalazione del unita sanitaria locale solo quando si verifica focolai epidemici
(dermatofitosi, infestazioni da origine alimentare, pediculosi)
- Classe V = malattie infettive o diffuse non inclusi nei classi precedenti.
** la profilassi e la prevenzione delle malattie viene dettagliata piu avanti nei appunti.
7
Nella prevenzione del rischio biologico devono essere identificate tutte le fasi operative
significativamente associate al rischio di insorgenza di una malattia infettiva. In ambiente sanitario i
fattori di rischio sono:
 Procedure invasive
 Condizioni di base del paziente
 Organizzazione lavorativa della struttura
Valutazione del rischio:
In ambiente sanitario devono essere segnalati tutti i casi di infortunio quali puntura, taglio, schizi o
imbrattamenti per registrare le situazioni di rischio che indirizzano verso la prevenzione. La
registrazione delle malattie nel personale è poco efficace a tale scopo.
Nella valutazione di rischio si impiegano i principi di HACCP (Hazard Analysis of Critical Control
Points) che definiscono il sistema di individuazione delle situazione a rischio e la loro gestione a
scopo preventivo. Si devono definire i termini di base:
 Pericolo: causa che può compromettere la salute del lavoratore o della popolazione
 Rischio: la probabilità che il pericolo possa realizzarsi
 Gravità: il livello di conseguenze derivate dal realizzarsi del pericolo – infezioni mortali,
infezioni croniche gravi, lievi, infezioni che creano portatori sani etc.
Vengono definiti come punti critici di controllo (CCP) le procedure che, applicate in maniera
corretta in un determinato momento dell'attività lavorativa, è in grado di eliminare il pericolo
precedentemente identificato.
I pericoli dell'attività sanitaria sono prevalentemente di tipo biologico e questi pericoli possono
essere facilmente identificati e diagnosticati. Il pericolo biologico viene definito come
contaminazione, sviluppo osopravvivenza di microorganismi patogeni.
Il calcolo del rischio biologico è fatto con la formula R=PET dove P indica la prevalenza dell'agente
infettante, E – frequenza di esposizioni efficaci (in grado di trasmettere il microorganismo), T –
efficacia della trasmissione dell'agente in seguito ad una singola esposizione a rischio. Visto che
non è facile agire sulla prevalenza e sulle caratteristiche del microorganismo gli sforzi preventivi
devono essere concentrati sulla riduzione del numero delle esposizioni efficaci.
Di maggior interesse igienistico sono:
 Virus epatitici B e C
 HIV
 Bacillo tubercolare
 Influenza
 Legionella
Virus ematici:
I virus sono efficacemente neutralizzati già dall'ebollizione:
 HBV: 5min a 100°
 HCV: 2min a 100°
 HIV: 30min a 56°
Questi virus però sono capaci di sopravvivere a lungo su superfici organiche – 3 giorni per HCV e
HIV mentre il virus B è stato trovato attivo anche dopo 180 giorni.
Il rischio di infezione varia in base al tipo di esposizione:
 Elevato rischio: ferita profonda con uno strumento contaminato visibilmente da sangue,
contaminazione congiuntivale massiva.
 Medio rischio: puntura e lacerazione con sanguinamento ad opera di strumenti visibilmente
sporchi.
8

Basso rischio: lesioni superficiali non sanguinanti, contatto con mucose diverse dalla
congiuntiva, contatto prolungato con cute apparentemente integra.
La probabilità di sieroconversione da una singola esposizione (inoculazione di sangue infetto) varia
da virus a virus:
 HBV: la concentrazione di particelle infettanti nel plasma varia da 100 a 108 per ml. Si stima
che basta l'inoculazione di 0,1μl per la possibilità di infezione. In soggetti non vaccinati la
probabilità di sieroconversione varia inoltre alla fase replicativa del virus:
o Sangue HBsAg+ e HBeAg+: 19-30%
o Sangue HBsAg+ e HBeAg-: <5%
 HCV: raggiunge concentrazioni plasmatiche del 10-106 particelle/ml e la probabilità di
sieroconversione da sangue HCV-RNA+ è del 10% mentre da sangue solamente anti-HCV+ 3%.
 HIV: concentrazione plasmatica 10-103, la probabilità di sieroconversione dipende dal tipo
di contatto e si stima che siano necessari circa 200-300μl di sangue infetto:
o Parenterale: 0,4%
o Mucosa: 0,1%
o Cute lesa: 0,04%
Le modalità più frequenti di esposizione a sangue infetto:
 Puntura: 61%
 Cute: 19%
 Mucosa: 11%
 Taglienti: 9%
Dai dati epidemiologici emerge che il 2% dei lavoratori sanitari sono HBV+/HCV+, meno del 0,1%
sono HIV+. Per gli operatori sanitari infetti ci sono delle limitazioni quali:
 HBsAg+: nessuna limitazione
 HBsAg+, HBV-DNA+: limitazione delle procedure invasive
 HBsAg+, HBeAg+, HBV-DNA+: limitazione di tutte le procedure invasive (a meno che il
paziente informato firmi il suo consenso)
 HIV+: limitazione delle procedure invasive, sottoposizione ad un comitato di esperti.
Definizione del rischio:
I microorganismi sono divisi in base al rischio infettivo per il lavoratore in 4 classi di rischio
crescente. I germi del 4° gruppo sono microorganismi capaci di provocare malattie gravi per le
quali non esistono efficaci presidi profilattici o terapeutici (i virus Ebola, Marburg e simili). Nel 3°
gruppo sono compresi germi che possono provocare malattie gravi per le quali esistono mezzi
profilattici e terapeutici, HIV è compreso in questa classe di rischio.
Il dottore è obbligato per legge di assicurare un'adeguata informazione e formazione al riguardo del
rischio biologico presente sul posto di lavoro. Inoltre deve fornire adeguati mezzi protettivi e
effettuare le misure preventive necessarie.
Dispositivi di protezione personale:
I dispositivi di protezione personale costituiscono una barriera contro il rischio biologico residuo
eventualmente presente, comprendono:
 Guanti: sono fondamentali ma insufficienti contro tagli e punture. I guanti possono essere
sterili (chirurgici) o non sterili monouso. Indossando i guanti non bisogna toccare oggetti di
uso comune (telefoni, tastiere etc.)
 Camici
 Occiali, visiere o schermi: fondamentali per la protezione della congiuntiva.
9
La protezione delle vie aeree è un poco più complessa. Le mascherine
oronasali chirurgiche sono fatte da TNT (tessuto non tessuto – trama di
fili compressi) e offrono una buona protezione e una buona capacità di
retenzione di particelle. Le classiche mascherine sono fatte di tre veli di
cui l'interno è di cellulosa per evitare fenomeni irritativi, il velo centrale
di materiale sintetico idrorepellente. Con il respiro i vapori
permeabilizzano questo strato permettendo la colonizzazione batterica. I
germi accumulatisi sulla mascherina potranno essere facilmente ingeriti.
Queste mascherine sono dei dispositivi medici e non dispositivi di
protezione individuale i quali sono testati per offrire una barriera
efficace contro le particelle sospese. I dispositivi di protezione sono i
respiratori che possono essere composti da 1,2 o 3 strati filtranti (FFP –
filtrante faciale di polveri, proteggono anche da particelle minori di 2
micron). Una sottocategoria di respiratori (FFP-SL) offre anche
protezione contro aerosol e nebbie organiche. Questi respiratori sono
studiati per l'industria ma entrano sempre di più in uso medico e
odontoiatrico. Sul campo chirurgico infetto per un'ottimale protezione
dovrebbero usati i respiratori SL.
Prevenzione
Si basa su tre principi:
 Immunoprofilassi: vaccinazione
 Precauzioni standard: buona igiene personale, accurato lavaggio delle mani, uso costante di
guanti e di altri dispositivi, un corretto smaltimento dei rifiuti distinguendo tra i rifiuti
pericolosi (che vanno all'inceneritore) e quelli non pericolosi.
 Profilassi post-esposizione
Possiamo distinguere da 3 tipi di prevenzione:
 Prevenzione primaria: impedisce lo sviluppo di una malattia in soggetti sani, agendo su
fattori di rischio e cause.
 Prevenzione secondaria: consiste in una diagnosi precoce ed è pertanto rivolta a soggetti a
rischio apparentemente sani, o malatti, con lo scopo di guarire la malattia o almeno di
rallentare il decorso.
 Prevenzione terziaria: prevenzione di complicanze, cronizzazione, esiti permanenti di una
malattia già in atto o in fase post clinica.
Prevenzione primaria:
ci sono 2 approcci possibili di prevenzione primaria:
 Strategia individuale – cerca di identificare soggetti in alto rischio che possono beneficare
dalla prevenzione.
 Stratigie di popolazione – offre un programma di prevenzione all’interna popolazione. Viene
definita anche come promozione della salute del pubblico. Si include 3 fasi – pianificazione,
implementazione e valutazione della programma.
10
Esempi di interventi sanitari di prevenzione primaria sono:
 Per malattie croniche: educazione alimentare, norme antinquinamento, lotta contro il fumo,
limitazione dell'uso dell'alcool, barriere antirumore, divieto di uso di materiali pericolosi.
 Per malattie infettive: vaccinazioni, disinfezione, sterilizzazione, controllo alimentare e
HACCP, controllo delle acque potabili, notifica e accertamento dei casi.
 Per incidenti e infortuni: limiti di velocità, cinture di sicurezza, uso del casco, norme
antiincendio, protezione dei lavoratori, educazione stradale
Gli strumenti principali della prevenzione primaria sono l'informazione e l'educazione sanitaria,
nonché le vacinazioni.
Prevenzione secondaria:
Lo strumento principale della prevenzione secondaria è lo screening. Ci sono alcuni tipi di
screening:
 Screening obbligatorio – ha lo scopo di preservare lo stato di salute e la sicurezza degli
individui. Fatta x esempio in certi ambienti lavorativi (es – piloti, conducenti) o prima di una
donazione di sangue (HIV).
 Screening normativo – implica un potenziale beneficio per gli individui, avendo lo scopo di
individuare condizioni predisponenti o fortemente a rischio x lo sviluppo di una malattia
oppure patologie in fase iniziale o anomalie genetiche (es – screening x ca mammellare o
del cervice uterino).
 Screening Opportunistico – condizioni patologiche o fattori di rischio che vengono scoperti
x caso.
L'esame di screening per essere adatto a tale scopo deve avere alcuni requisiti quali:
 Deve essere sicuro per i soggetti ai quali viene proposto
 Deve essere eticamente accettabile
 Deve risultare vantaggioso in termini di costo/efficacia
Per attuare un programma di screening devono essere soddisfatti criteri relativi alla malattia e al test
proposto:
 Criteri relativi alla malattia: malattia grave o di rilevanza sociale con una possibilità di
trattamento nello stadio precoce capace di modificare la storia naturale della malattia.
 Criteri relativi al test: l'esame proposto deve essere rapido, economico, non invasivo,
affidabile e di facile esecuzione. Le caratteristiche di un test:
o Sensibilità: corretta identificazione degli affetti
o Specificità: corretta identificazione dei sani
o Valore predittivo positivo (VPP): probabilità di essere affetti in caso di risultato
positivo del test
o Valore predittivo negativo (VPN): probabilità di non essere affetti in caso di risultato
negativo del test.
Infezioni Ospedaliere e la loro prevenzione
Def: l’infezione nosocomiale o ospedaliera e un processo infettivo causato da μ-org patogeni ed
opportunisti, che si manifesta in un paziente ricoverato e che non era presente, ne era in
incubazione al momento del ricovero. Si deve essere manifestata dopo un periodo di tempo
superiore al periodo di incubazione noto della forma infettiva in causa.
11
Epidemiologia - in italia, si estima che 5-8% dei pz ricoverati vengono infettati da patogeni
nosocmoiali, quindi tra 450,000 e 700,000 infezioni nosocomiali x anno. Si estima che 32% di
questi possono essere prevenuti. Gli infezioni nosocomiali
LOCALIZZAZIONE DELLE PIÙ
PIÙ COMUNI I.O.
hanno un costo sia dal punto di vista del pz e sia economico
molto alto, e xcui la prevenzione ed importante.
varie
18%
 Aree in cui il rischio ed alto x sviluppare una infezione
vie urinarie
30%
nosocomiale:
cute
6%
- Aree critiche (es – terapia intensiva)
- Reparti chirugici (chirurgia generale e specialistica)
app.
sito
app.
digerente
chirurgico
respiratorio
- Ortopedia
8%
14%
24%
- Medicina interna e geriatria
 Circa 2/3 delle infezioni sono i questi 4 sedi principali:
- Vie urinarie (30%) (il rischio si ↑ con catetere)
- Basse vie Respiratorie (20-25%)
- Ferite chirurgiche (10-15%)
- GI (10%)
 Sorgenti d’infezione:
- Uomo – sono patogeni commensali del cute o delle mucose, che vengono trasmessi sia da
soggetti malati, operatori sanitari e visitori.
- Ambiente – i germi possono replicarsi nell’ambiente circostante il pz che e un importante
veicolo di infezione (superficie contaminati non disinfettanti in modo corretto ecc).
- Dispositivi diagnostici e terapeutici – soprattutto quelli usato in modo invasivo.
Eziologia – vedi sotto. Ed importante notificare i stafilococchi (MRSA, MRSE) ed il
pseudomonas aeruginosa, che sono molto resistenti in ambiente ospedaliero, e si presentano una
problema clinica vera e grave.
 PATOGENI TRADIZIONALI
(es.: M. tubercolosis, HBV, HCV, etc.)
possono interessare sia i pazienti sia gli operatori
sanitari
 GERMI OPPORTUNISTI
(es.:Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, etc.)
FATTORI DI RISCHIO
Caratteristiche del microrganismo
Caratteristiche del paziente
Caratteristiche ambientali
• di regola scarsamente patogeni, possono causare
malattia nei soggetti con difese indebolite
più frequenti
•malato-malato
•personale
•strumenti o procedure
meno frequenti
•cibo
•acqua
•pareti/pavimenti
• in genere interessano solo i pazienti
AMBIENTALI
SERBATOI/FONTI
MICRORGANISMO
Acqua, apparecchiature
Enterobacter
contenenti liquidi,
Pseudomonas Aeruginosa
P. cepacia, P. maltofilia
Legionella
Micobatteri atipici
Apparecchi per respirazione
Klebsiella
assistita
Serratia
P. aeruginosa
Acinetobacter
Micobatteri atipici
Liquidi intravenosi
Enterobacter
Pseudomonas spp
Candida
Disinfettanti contaminati
Pseudomonas spp
(in particolare i composti
Enterobacter
dell’ammonio quaternario)
Serratia
UMANE
SERBATOIO/FONTI
mani
narici
feci
urine
MICRORGANISMO
E. Coli
Enterobacter
Serratia
P. aeruginosa, P. cepacia,
P. maltophilia
S. aureus/S. epidermidis
S. aureus/S. epidermidis
E. Coli
Klebsiella
Enterobacter
P. aeruginosa
Clostridium difficile
E. Coli
Klebsiella
Serratia
P. aeruginosa
12
Prevenzione delle malattie nosocomiali (ed altri)
La prevenzione delle malattie nosocomiali richiede un intervento globale che investe tutti i
settori dell’ospedale, attraverso la collaborazione di tutti gli operatori sanitari. Come abbiamo
detto prima ci sono alcuni tipi di profilassi:
 Diretta - l’insieme di interventi messi in atto in presenza di malattie infettive nella
popolazione che hanno lo scopo di ridurre la diffusione della malattia (consiste da
notificazione → accertamento diagnostico → isolamento → disinfezione + sterilizzazione).
 Indiretta - – l’insieme di interventi che hanno lo scopo di modificare le condizioni
ambientali che favoriscono la sopravivenza e la propagazione dei germi patogeni (es –
trattamento corretto di rifiuti).
Principali raccomandazioni x la prevenzione delle
LA MANO PRENDE
infezioni ospedalieri
dalla cute
Il CDC (center for disease control and prevention) di
dalle ferite infette del paziente
dal pus
Atlanta (con altri istituzioni) hanno pubblicato nei ultimi
dalle secrezioni
20 anni, una seria di linee guida concernenti x la
dalla faccia
prevenzione delle infezioni nosocomiali. Si raccomandano
dal corpo
del personale
dalle mani
sanitario
alcune azioni efficaci x la prevenzione:
dai vestiti
1. Lavaggio delle Mani
LA MANO TRASFERISCE
2. Sterilizzazione
alle lenzuola
alla biancheria sporca
3. Corretta gestione dei cateteri urinari
a bacinelle e lavandini
4. Corretta gestione dei cateteri intravascolari
ai bagni
5. Antibioticoprofilassi perioperatoria
6. Utilizzo di presidi sterili in sala operatoria
 altre precauzioni –
- misure di isolamento (in malattie di rischio alto di essere epidemiologiche)
- Educazione degli operatori sanitari (ed dei visitori)
LA MANO INFETTA
pazienti operati
bambini
malati gravi
malati cronici
anziani
personale sanitario
LA MANO CONTAMINA
attrezzature sanitarie
biancheria pulita
bagni
piatti e posate
ecc.
Il CDC ha definito una classificazione della forza delle raccomandazioni:
- Classe IA – procedure o interventi fortemente raccomandati la cui efficacia e fortemente
sostenuta da studi sperimentali, clinici, epidemiologici.
- Classe IB - procedure o interventi fortemente raccomandati la cui efficacia e fortemente
sostenuta da studi sperimentali, clinici, epidemiologici e da un forte consenso di opinioni.
- Classe IC - procedure o interventi richiesti da leggi dello stato o garantiti da
enti/associazioni autorevoli (che ha grande autorità)
- Classe II – procedure o interventi solo consigliati, supportati da studi di dubbia qualita o da
un consenso di opinioni.
Disinfezione e Sterilizzazione
E l’insieme delle tecniche di profilassi diretta che hanno lo scopo di colpire direttamente l'agente
patogeno, presumibilmente eliminato dal corpo umano e presente su matrice organica.
Definizioni:

Pulizia/sanificazione: processo che consiste nell'allontanare lo sporco (il materiale
organico) dall'oggetto con l'uso di detergenti. Questo metodo sposta il materiale dalla
superficie e lo trasferisce. In caso di sporco organico è meglio usare detergenti neutri o
alcalini (soda caustica ad esempio), lo sporco inorganico (sali minerali come il calcare) è
13
meglio eliminato con detergenti acidi come l'acido cloridrico. Questi materiali contaminanti
possono costituire centri di aggregazione per la formazione di biofilm microbico. La
sanificazione si riferisce ad una pulizia usando un detergente legato ad un principio attivo
disinfettante di basso livello.
 Disinfezione: azione con lo scopo di uccidere i microorganismi patogeni asporigeni. Non si
riesce sempre di eliminare le spore. La disinfezione viene divisa a 3:
 Disinfezione di basso livello – determina la distruzione di tutti i batteri in fase vegetativa,
alcuni virus + miceti.
 Disinfezione di livello intermedio – determina la distruzione di tutti i batteri in fase
vegetativa, del TBC, la > parte dei virus + miceti.
 Disinfezione di alto livello – determina la distruzione di tutti i μ-org, ad eccezione di un
elevato numero di spore batteriche.
 Sterilizzazione: uccisione di tutte le forme microbiche, incluso le spore.
 Disinfettante: prodotto usato per la disinfezione. È un principio attivo usato su superfici
inanimate.
 Antisettico: prodotto disinfettante compatibile con il contatto con la cute e le mucose.
L'antisettico può contenere lo stesso principio attivo del disinfettante.
 Antisepsi: sostanze con lo scopo di uccidere i patogeni presenti su cute e mucose e per
impedire la loro replicazione.
 Asepsi/sterilità: pratiche che si prefiggono lo scopo di evitare la localizzazione delle
microorganismi su un campo sterile (evitare contaminazione).
Strumentazione:
La strumentazione medica va classificata in base al rischio che il suo uso possa trasmettere
agenti patogeni:
 Strumenti critici: strumenti che vengono introdotti in aree sterili del nostro corpo. Questi
strumenti devono essere sterili. Esempio: gli attrezzi per biopsie.
 Strumenti semicritici: strumenti che vengono in contatto con mucose integre senza lederne
la continuità. Il minimo requisito per questa classe è la disinfezione ad alto livello.
 Strumenti non critici: strumenti che vengono a contatto con cute integra. Devono essere
puliti ed eventualmente disinfettati a basso livello.
Mezzi disinfettanti:


I mezzi disinfettanti sono distinti in fisici e chimici:
Mezzi disinfettanti fisici
Mezzi disinfettanti chimici
Modalità di disinfezione col calore e altri mezzi di disinfezione fisica:
Calore: Considerato il mezzo più sicuro, rapido ed economico che non lascia residui. Il limite del
calore dipende ai materiali termolabili su cui viene applicato il calore. Visti i vantaggi il calore è la
prima scelta come disinfettante. La sensibilità dei microorganismi al calore varia con il contenuto di
essi in acqua percui i virus (sopratutto quelli epatitici) sono più resistenti dei batteri e le spore sono
le più resistenti in assoluto. Il calore può essere secco o umido (più efficace). Raccomandazioni di
disinfezione con calore:
 Virus, batteri, protozoi, miceti: disinfezione efficace già a 10min a 80°C, 5min a 100°C
distrugge praticamente tutti i microorganismi eccetto le spore.
14

Spore: di solito necessitano di temperature maggiori di 120°C e il tempo di morte varia a
seconda della saturazione in vapore acqueo dell'ambiente a cui sono esposte. Sono regimi di
sterilizzazione.
Incenerimento: raggiunge temperature >900°C, distrugge materiali di vario tipo ma non permette il
riciclaggio. L'incenerimento viene usato nel trattamento del materiale ospedaliero potenzialmente
infettante.
Aria calda: usa la stufetta di Pasteur, può essere usata su materiali
termostabili (solidi o liquidi) negli ospedali non si impiega più. Siccome
l'aria non è un buon conduttore di calore la disinfezione necessita di regimi
lunghi:
o 30min a 180°C
o 60min a 170°C
o 120min a 160°C
Autoclave1: calore umido - vapore a pressione: l'autoclave impiega un vapore saturo al 100% in
condizioni regolabili di temperatura, pressione e tempo. Con l’↑del pressione, si cresce la
temperatura di ebollizione dell'acqua e quindi si possono raggiungere temperature di vapore sopra i
100°. La saturazione del 100% del vapore è importante in quanto eventuali bolle d'aria rimaste
compromettono il raggiungimento di temperature più elevate e quindi compromettono la
sterilizzazione. Le moderni autoclavi hanno un sistema di generazione del vuoto. I regimi di
autoclave sono:
 Regime minimo: 121° per 15-20min a +1 atmosfera.
 134° per 7min, oppure per 3min (ciclo flash senza
confezionamento) a +2atm.
Il funzionamento dell'autoclave è controllato da diversi sistemi:
 Metodi fisici: registrazione dei parametri del ciclo
 Metodi chimici: indicatori di processo – nastri sensibili a
temperatura, saturazione di vapore, tempo. I nastri
contengono inchiostro che cambia colore con il processo
in modo omogeneo. Se l'indicatore non vira o vira non
omogeneamente indica un regime inadeguato per alcuni
parametri che non sono stati mantenuti correttamente.
 Metodi biologici: controllo effettuato inserendo in
autoclave delle provette con cartine intrise di spore di Bacillus stearothermophilus che è
molto piu resistente del C. tetani per esempio. L'uccisione delle spore conferma l'efficacia
della sterilizzazione. Il controllo biologico va effettuato ogni 15 giorni.
La durata della sterilità ottenuta con autoclave dipende dalla modalità di confezionamento dello
strumento:
 Fogli di alluminio: 48 ore
 Buste di carta: circa 40 giorni
 Buste "Medical Grade" o "Kraft-Polipropilene":
o Busta singola: 30 giorni
o Busta doppia: 60 giorni
 Cestelli forati lateralmente: 24 ore
 Cestelli con valvola o filtri: 30 giorni
1
A chamber for sterilizing with steam under pressure. The original autoclave was essentially a pressure
cooker. The steam tightened the lid. The device was called an autoclave (from the Greek auto, self + clavis,
key) meaning self-locking.
15
Ebollizione: 100°C per 10 minuti ha effetto microbicida nei confronti di batteri, virus (anche
epatitici) e protozoi. L'ebollizione è un metodo semplice adatto ad uso domestico. L'ebollizione è un
metodo di disinfezione in quanto non vengono uccise tutte le spore.
Filtrazione: la filtrazione è un metodo molto efficiente ma di stretto impiego laboratoristico e nella
preparazione di acqua potabile alla clorazione. La filtrazione riesce a trattenere anche i virus.
Radiazioni ionizzanti: i radioisotopi usati sono il Co60 e il Cs137. la sensibilità del microorganismo
alle radiazioni ionizzanti è funzione del suo contenuto in DNA. In generale i batteri gram+ sono più
sensibili dei gram-, la sensibilità di miceti e protozoi è identica a quella batterica mentre i virus e le
spore sono più resistenti. Le radiazioni ionizzanti sono di norma impiegati nella sterilizzazione dei
materiali monouso come siringhe, aghi, guanti chirurgici etc.
Raggi UV: si usano radiazioni con lunghezza d'onda di 240-280nm che non hanno un significativo
potere di penetrazione e sono efficaci a distanza massima di 30-40cm dall'oggetto (agiscono
mediante trasformazione biochimica delle basi pirimidiniche del DNA). Un requisito peculiare è la
perfetta limpidità dell'ambiente. L'impiego principale delle radiazioni UV è nel mantenere l'asepsi
di strumenti già sterilizzati. I sistemi a raggi UV non sono adatti alla disinfezione di materiali
potenzialmente infettanti o contaminati da sangue o derivati.
Disinfezione con mezzi chimici:
La norma riportata nello schema accanto deriva da una
norma legislativa che si applica a tutti gli strumenti usati
sull'uomo ed è serve piutosto per la protezione del lavoratore.
Per cominciare a trattare la disinfezione chimica
bisogna confermare che e adatto x perla disinfezione:
 Ampio spettro d'azione
 Azione rapida e persistente
 Assenza di tossicità acuta e cronica
 Capacità di agire in presenza di materiale organico
 Innocuità nei confronti del materiale da trattare, cioé
deve essere compatibile
 Maneggevole e di basso costo
Visto ciò un disinfettante ideale non esiste, ma si deve scegliere quello più adatto. I fattori che
condizionano l'azione del disinfettante possono essere riassunti in:
 La specie microbica da colpire
 La carica microbica presente
 La concentrazione e il tempo di contatto
 Presenza di sostanze inattivanti
 La natura del substrato da trattare
 La temperatura: per i disinfettanti in soluzione le temperature più adatte sono quelle più alte
con la massima efficacia raggiunta a 40-50°C, sopra si volatilizzano. Possibilmente non si
usano sotto i 20°C.
16
Disinfezione di livello alto, intermedio, basso batteri
Livello di
vegetativi
M.
spore
disinfezione
tubercolosis
Alto livello
Intermedio
Basso livello
+
+
+
+
+
-
+
-
miceti
+
+
+/-
virus
Con
Senza
envelop envelope
e
+
+
+
+
+
-
La minore resistenza dei virus con envelope deriva dall'alto contenuto di lipidi del pericapside che è
facilmente aggredibile dai detergenti.
I principi attivi germicidi sono molteplici, prendiamo in esame alcuni classi più importanti
da quelli di alto livello (detti anche sterilizzanti a freddo) fino a quelli di basso livello germicida:
Glutaraldeide: liquido idro- e alcool-solubile. Ha azione
sterilizzante a concentrazione del 2% (perde l'efficacia
sotto
l'1%), ha il vantaggio di non alterare il substrato percui può
essere
applicato su strumenti fini come gli endoscopi. Agisce a pH
basico
(ma è conservata in ambiente acido) percui per la sua
efficacia
bisogna "attivarla" con bicarbonato di sodio. Come tutte le
aldeidi ha
tempo di azione lungo: 30min-1 ora per una buona
disinfezione (uccide il micobatterio ma non dà la certezza
di
eliminare le spore), 10-12 ore di tempo di contatto per
avere la
sterilizzazione. La glutaraldeide è irritante e allergizzante
percui il
suo uso richiede guanti e lo strumento sterilizzato con
glutaraldeide deve essere risciacquato al termine del processo (con acqua sterile). Secondo le
normative quando il titolo scende al di sotto dell'1% la glutaraldeide va smaltita in vasche tramite
l'inceneritore essendo definita agente tossico lesivo.
Aldeide formica: è un gas solubile in acqua (in soluzione acquosa prende
il nome di formalina), cancerogeno. L'uso della formaldeide è attualmente
molto limitato: può trovare impiego nella disinfezione terminale –
disinfezione di ambienti pericolosi e altamente infettivi.
Acqua ossigenata: H2O2. Ha attività sporicida a concentrazioni maggiori
del 6% ma è fortemente caustica a queste concentrazioni. H2O2 al 3% si
usa nell'antisepsi di ferite: non è una concentrazione sporicida ma la
schiuma di ossigeno liberata aiuta nella pulizia della ferita rimuovendo
detriti e contaminanti. Le concentrazioni necessarie per una disinfezione di
alto livello non sono compatibili con i tessuti umani.
Acido peracetico: la caratteristica di questo sterilizzante a freddo è la
decomposizione con liberazione di acqua ossigenata (non ha impatto
ambientale). L'effetto sporicida si raggiunge a concentrazioni molto basse
e in tempi brevi. L'acido peracetico è impiegato per la sterilizzazione di
strumenti critici (dopo la loro pulizia) e ha una buona efficacia anche su materiali organici:
 0,01% per 5min: distrugge le forme vegetative
 0,05-3% per 15sec-15min: effetto sporicida
Esiste una macchina sterilizzante a ciclo chiuso che impiega l'acido peracetico a 0,2% che viene
messo a contatto con il materiale da sterilizzare per 12min a 50°C raggiungendo la sterilità. Il ciclo
completo dalla pulizia al risciacquo richiede 40 minuti.
17
Ossido di etilene: gas incolore che liquefa a 10,7°C, solubile in acqua e in molti solventi organici.
Agisce per alchilazione ottenendo un risultato sporicida. L'azione dell'ossido di etilene dipende
essenzialmente da quattro fattori:
 concentrazione: 800-1.200mg/L
 temperatura: 55-60°C
 tasso di umidità: 60-70%
 tempo di contatto: in media 4 ore
Non alterando il substrato è utilizzabile come sterilizzante a freddo
ma il suo difetto maggiore risiede nell'essere infiammabile ed
esplosivo, inoltre è dotato da una tossicità per cui il materiale
sterilizzato deve essere degassificato. Negli ospedali si impiega nelle
autoclavi per sterilizzazione a basso costo di materiali termolabili.
Sterilizzazione "gas-plasma": in una camera (autoclave) viene
introdotto il perossido di idrogeno e viene generato un campo
magnetico percui si liberano radicali liberi (sopratutto OH-) con
elevatissima attività sporicida. In questi sistemi gli strumenti da
sterilizzare sono confezionati in buste speciali (Taivec) che
permettono la penetrazione dei radicali liberi. Con questo sistema la
sterilizzazione è raggiunta a 50°C entro 1 ora e 15 minuti.
Ovviamente anche per questo sistema ci sono vari sistemi di controllo tra cui gli indicatori biologici
sono i più importanti.
Cloro (Cl2):il cloro in soluzione è impiegato sia per disinfezione ambientale che per la
strumentazione. Il cloro è un ossidante molto efficace quando il materiale trattato è libero da
materiale organico (che consuma il cloro attivo) e in questo caso raggiunge attività sporicida. In
soluzione acquosa il cloro dà origine all'acido ipocloroso (HClO) che è il cloro attivo il cui titolo
indicato sulla confezione è il parametro da considerare. L'HClO penetra attraverso le pareti
cellulari, virali e delle spore e agisce ossidando le proteine componenti. Il cloro è vantaggioso anche
sotto l'aspetto economico. Gli svantaggi dell'uso di cloro sono:
 Viene consumato dal materiale organico e cala di titolo
 È corrosivo percui i materiali da trattare devono essere compatibili
 A contatto con acidi libera il cloro gassoso (Cl2) che è irritante e tossico potendo
determinare anche broncospasmi gravi.
I composti clorati impiegati nella disinfezione sono vari:
 Ipocloriti: disinfezione dell'acqua, delle superfici (candeggina, varechina) a titolo del 1-5%
ed è estremamente efficace contro i virus necessitando un tempo di contatto di 10-15 minuti.
Al titolo del 0,05% sono usati anche come antisettici (Amukina).
 Cloramine inorganiche: per disinfezione delle tubature dell'acqua (anti-legionella)
 Biossido di cloro: a differenza di altri derivati non libera acido ipocloroso ma agisce come
tale essendo dotato di un potere ossidante non indifferente. È molto efficace nella
disinfezione di circuiti dell'acqua.
 Sodio dicloroisocianurato: e altri derivati dell'acido isocianurico - cloro organico in polvere
o in pastiglie che raggiunge titoli di cloro attivo del 31-60% (acido ipocloroso). Sono usati
in casi di pericolo di contaminazione da virus ematici. Essendo solidi adsorbono il materiale
ematico invece di diluirlo e spargere come i disinfettanti liquidi. L'alto titolo del cloro attivo
abbassa il tempo di contatto necessario. Questi prodotti sono utili anche nella disinfezione
delle piscine.
18
Iodio: lo iodio è un eccellente microbicida, è un disinfettante di livello intermedio-alto. Lo iodio
non è solubile in acqua, perciò deve essere solubilizzato in alcool – tintura di iodio che è un
disinfettante molto aggressivo che non va usato su cute lesa e su mucose per la sua istolesività.
L'alcool evapora laciando sulla superficie una pellicola di iodio dotata di effetto sporicida.
Gli iodofori sono composti di iodio coniugato a tensioattivi per solubilizzarlo in acqua.
Queste soluzioni non sono istolesive e possono essere usati su mucose e su ferite in funzione di
antisettico molto efficace ma i contenitori possono venire contaminati sopratutto da germi gram-.
Composti fenolici: sono usati come disinfettanti ambientali di livello intermedio-basso (sono attivi
contro il bacillo tubercolare) e sono meno influenzati dalla presenza di materiale organico.
Oggigiorno vengono usati preparati sintetici derivati dal benzene e sono di elevata purezza con
meno odore sgradevole dei composti fenolici predecessori (creolina). Si mipiegano miscele
(aromatizzate) di polifenoli con tensioattivi che garantiscono una distribuzione uniforme sulla
superficie trattata, non sono corrosive e sono dotate di un'elevata capacità di penetrazione in
materiali organici. Alcune preparazioni sono impiegate in decontaminazione dello strumentario
chirurgico, altre come saponi chirurgici per le mani.
Clorexidina: agisce sia su gram+ che su gram- ma è un pricipio di disinfezione di livello basso. È
un detergente usato (in soluzione alcolica) per la disinfezione della cute – detergente per le mani
nelle sale operatorie. La clorexidina tollera la sterilizzazione e ci sono preparati sterili per la
disinfezione di ferite, piaghe da decubito, ustioni etc.
Alcool: è un disinfettante efficace ma essendo volatile la sua evaporazione non permette di
raggiungere il tempo di contatto necessario (raggiungibile solo per immersione) ed è stato bandito
dagli ospedali anche per la sua istolesività e infiammabilità.
Composti tensioattivi: sono distinti in anionici, non anionici, anfoteri e cationici. I tensioattivi
cationici sono detergenti disinfettanti. Sono derivati dell'ammonio quaternario che sono ottimi
batteriostatici (sopratutto nei confronti dei gram+) e acquisisce caratteristiche battericide già a
concentrazioni dell'1%. Le soluzioni diluite invece permettono la crescita microbica dei gramambientali rendendo possibile la contaminazione del contenitore. Non essendo corrosivi e non
volatili i tensioattivi son di uso prevalentemente domestico.
Vaccinoprofilassi
La vaccinazione è un'importante arma della prevenzione primaria che ha lo scopo di prevenire la
malattia infettiva mediante induzione di immunità specifica contro il germe patogeno.
Le strategie vaccinali hanno lo scopo di controllare ed eliminare la diffusione delle malattie
infettive attraverso due meccanismi principali:
 immunizzazione diretta – eliminazione diretta dei patogeni.
 immunizzazione indiretta (o Herd immunity) – provocare la protezione dal corpo (si da una
dose indebolita del patogeno o uno/+ dei suoi Ag, causando la risposta immunitaria e
sviluppo di immunita di memoria contro il patogeno).
Quando si vaccina qualcuno, si riduce la probabilità che il soggetto si sviluppa la malattia, ma in
oltre si anche riduce il rischio che quel soggetto si infetta altri. Quindi, si tratta di controllo +
eliminazione insieme che alla fine portano al eradicazione della malattia (l’esempio classico e il
vaiolo o la poliomielite).
Una malattia infettiva viene considerata eradicabile quando si presenta:
- Trasmissione da persona a persona.
- μ-org stabile da p.d.v genetico.
- Assenza di serbatoi di infezione non umani.
- Immunita breve.
19
-
Quadro clinico specifico.
Pochi casi asintomatici.
Spiccata efficacia vaccinale.






L'agente ideale per l'immunizzazione dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:
Facile da produrre
Di potenza durevole e facilmente misurabile
Facile da somministrare
Non avente potere patogeno né per il ricevente né per i suoi contatti
Incapace di provocare reazioni avverse
Capace di indurre immunità duratura
Tipi di vaccini:





-
Vaccini con agenti vivi attenuati: sono cost da agenti patogeni modificati in laboratorio
che sono mutanti indeboliti e in grado di attivare la sis imm dell’ospite. L’immunita
stimulata non e solo di tipo umorale, ma anche Θ. non necessitano dosi di richiamo (quindi
efficaci gia dal primo dose) perche inducono immunità duratura ed efficace. Il limite
consiste nel rischio di patogenicità che non può essere escluso completamente. L'esempio è
il vaccino antipoliomielite di tipo Sabin e il vaccino MPR (morbillo-parotite-rosolia), antiTBC tipo BCG ed altri. La vaccinazione con agenti vivi è controindicata in casi di
gravidanza e di immunodeficienza congenita o acquisita, ivi inclusi gli
immunocompromessi per varie ragioni e i soggetti HIV+.
Vaccini con agenti inattivati: si usa agenti patogeni uccisi con mezzi fisici o chimici, che
inibisce la capacita infettiva del patogeno senza alterare la struttura antigenica. Gli effetti
collaterali di questo tipo di vaccinazione sono scarsi, pero possono richiedere piu di una
dose, e dose di richiamo. Lo sono i vaccini antiinfluenzali, il vaccino antipoliomielite di tipo
Salk, antiepatite A.
Vaccini composti da antigeni di superficie: sono sostanze antigeniche polisaccaridi,
capsulari, di superficie. I vaccini di questo tipo sono l’antiinfluenzale (che usa il
Neuroaminidasi e\o l’emoagglutinina), antimeningococco, antipneumococco, antipertosse,
antitifo.
Anatossine: esotossine trattate e inattivate che conservano però il potere immunogeno:
anatossine tetanica e difterica.
Vaccini con proteine ricombinanti: proteine ottenuti dai metodi di DNA ricombinante che
permettono una produzione industriale di una proteina antigenica del microbo. L'esempio
eclatante è il vaccino anti-HBV
i vaccini includono in oltre allo componente principale altre sostanze che aiutano al
assorbimento, la stabilizzazione e la conservazione del vaccino. Sono liquidi di sospensione
(↓ velocità di assorb), conservanti, stabilizzanti e antibiotici (↓lo rischio di crescita batterica
come conseguenza del vaccinazione) ed adiuvanti (potenziano l’immunogenicita del Ag).
Vie di somministrazione:
Ogni preparazione vaccinale ha la sua via di somministrazione:
Percutanea: antivaiolo (non è più effettuato dal momento che la malattia è stata dichiarata
eradicata)
 Intradermica: BCG (antitubercolare), anticolera, antirabbia, antitifo
 Sottocutanea: morbillo, parotite, rosolia (la combinazione è detta MRP)
 Intramuscolare: DTP (difterite, tetano, pertosse)

20


Via orale: il vaccino di Sabin (non è più in uso), vaccino antitifico (agente vivo attenuato
anche questo)
Via inalatoria: in fase di sperimentazione, usato oggi principalmente in veterinaria.
Vaccini combinati:
I vaccini possono essere somministrati come vaccini combinati che contengono più componenti
immunizzanti. I questo modo al DTP si sono aggiunti altri tre principi (vaccino di Salk, anti-HiB e
anti-HBV) per renderlo esavalente. Nello stesso modo altri vaccini polivalenti sono:
 MPR: morbillo, parotite, rosolia (sono vaccini vivi attenuati)
 Vaccino antipneumococcico: contiene più sierotipi
 Vaccino antimenigococcico: contiene più sierotipi
 Vaccino di Sabin: contiene in realtà 3 sierotipi del virus poliomielitico
La somministrazione di più vaccini nella stessa seduta può essere denominata vaccino associato.
Infatti non tutti i vaccini sono compatibili in modo da combinare un unico vaccino tuttocomprendente.
Vaccinazione post esposizione:
Questa vaccinazione terapeutica può essere realizzata per poche malattie infettive con un
lungo periodo di incubazione e un breve tempo di azione del vaccino: rabbia e epatite B. Di solito il
trattamento con la vaccinazione si associa ad una immunoterapia passiva con anticorpi preformati.
Reazioni avverse:
Le reazioni avverse gravi sono rare:
 Reazioni allergiche
 Effetti avversi neurologici: encefaliti, paralisi flaccida
Sono più frequenti le reazioni locali e modeste come edema e dolore e le reazioni generalizzate
quali febbre.
Legislazione vaccinale:
Attualmente sono obbligatori in Italia i seguenti vaccinazioni:
 Antidifterica
 Antitetanica
 Antipoliomielitica di tipo Salk
 Anti-HBV
Sono invece non obbligatorie ma vivamente consigliate:
 MPR (morbillo, rosolia, parotite)
 Pertosse
Inoltre le vaccinazioni anti-HiB e antipneumococcica sono consigliate al giorno d'oggi.
Calendario vaccinale:
Il calendario vaccinale è stato introdotto nel 1999 ed è stato successivamente modificato. Il
calendario comprende le vaccinazioni obbligatorie e quelle consigliate e prevede il termine delle
vaccinazioni entro la fine delle scuole d'obbligo. Il calendario corrente è riportato nella pagina
seguente.
La vaccinazione anti-HBV alla nascita è prevista per neonati da madri HBV-positive in
associazione con una dose di Ig specifiche. La vaccinazione antiinfluenzale è consigliata a soggetti
21
a rischio. L'attuale vaccino antipoliomielitico è un vaccino con virus inattivato (dal 2002). La
seconda dose del MPR è prevista quando la copertura vaccinale supererà l'80%.
Immunoprofilassi passiva e chemioprofilassi:
Si effettua laddove la vaccinazione non abbia senso: sopratutto nella post-esposizione.
L'immunoprofilassi passiva conferisce una protezione temporanea mediante la
somministrazione di anticorpi ed è considerato un intervento d'emergenza. Le immunoglobuline
usate possono essere normali (ricavate da soggetti sani) o iperimmuni che vengono usate nella
profilassi post-esposizione (HBV, rabbia, tetano, morbillo, rosolia, parotite, varicella).
La chemioprofilassi post-esposizione con antibiotici o chemioterapici si effettua in esposti a
varie malattie (meningite, tubercolosi). La chemioprofilassi secondaria consiste nella
somministrazione di antibiotici prima della manifestazione dei sintomi clinici della malattia.
Sieroprofilassi
Def: prevenzione di una malattia infettiva, realizzata attualmente attraverso la somministrazione di
gammaglobuline specifiche, un tempo con l’impiego di un siero immune per gli anticorpi in esso
contenuti.
Si puo dividere l’immunità contro le malattie infettive a 3 tipi principali:
 Immunita Passiva – protezione indotta del trasferimento di Ab, e una protezione
temporanea.
 Immunita Attiva – e un prodotto del sistema immunitario che segue un stimolo antigenico
(vedi sopra), si rimane per lungo tempo.
 Herd immunity (vedi sopra).
La sieroprofilassi e principalmente una immunita passiva.
 Immunita passiva – puo essere divisa a alcuni tipi:
- Immunita naturale – avviene dalla madre in via transplacentare, nei 2 ultimi mesi della
gravidanza, e si forma un profilo immunitario fetale simile a quello materno. Si protegge il
neonato x un periodo di circa 12 mesi, ma questo intervallo si dipende a tanti fattori ([ ] Ab
alla nascita, riduzione naturale della [ ] ecc.).
- Immunita Aartificiale – sono derivati del sangue, che includono:
 Ab omologhi umani – derivano da diversi donatori sani (sono Ig) usati in profilassi post
esposizione ad Hep A e morbillo.
22
 Globuline umane omologhe iperimmuni – usati x profilassi dopo esposizione da alcune
malattie (HBV, rabbia, tetano e varicella).
 Siero iperimmune eterologo (antitossina) – contiene Ab contro un solo Ag, e sono prodotte
in animali (cavalli). Esempi sono il vaccino contro il botulismo e difterite, o da veleno di
serpenti.
Cmq, la durata di questi varia da poche settimane fino ad alcuni mesi.
Sieri immuni
 derivano da animali immunizzati (cavalli).
 Somm x via IM
 Possono causare reazioni avversi – anafilassi, febbre acuta, malattia di siero.
 Vaccinazioni di questo tipo – antibotulinico, antidifterico, antigangrenoso, vacini x morso di
serpenti.
Ig Umane
 tipi di vaccini – antimorbillo, antirosolia, antiparotite, antivaricella, antirabbia, antiepatite
(A+B), antivaiolo, antipertosse, antitetano, antiCMV, anti hemophylus, anti pseudomonas.
 Sono preparati da pool di donatori immunizzati, che devono essere privi di infezioni come
HIV e HCV.
 Dati x IM.
 Hanno attivita di circa 20 gg.
Malattia da siero
La malattia da siero (o reazione da siero) è una reazione avversa a un antisiero il cui
meccanismo patogenetico consiste in una ipersensibilità mediata da immunocomplessi. La
malattia da siero ha una notevole importanza storica, essendo stata la prima affezione a
patogenesi immunitaria riconosciuta, e ha importanza teorica in quanto offre un modello
paradigmatico per le reazioni patologiche da immunocomplessi, ossia aggregati di antigene
(Ag) e anticorpo (Ab) in circolo.
Malattie infettive
Poliomielite
E una malattia infettiva acuta virale causata dal polio virus
hominis, un virus RNA che fa parte della famiglia degli enterovirus.
 Serbatoio – Uomo
 Entra x via orale, attacca e penetra le Θ del tratto GI, con
liberazione dei virioni verso il lume intestinale (cosi passa col feci)
e nella vie ematiche + linfa.
 Replica al sistema reticolo endoteliale e arriva al livello del SNC
dove ha il suo effetto principale – distruzione dei motoneuroni
(causa paralisi!!).
 Esiti dell’infezione – 90% asintomatica
4-5% malattia minore (niente sintomi SNC)
1-2% meningite asettica non paralitica
<1% - paralisi
 Sintomi – molto variabile, puo essere da asintomatico fino a morte
x paralisi dei muscoli respiratori.
23


Dg. – fatta su base clinica e x isolamento del virus dalle secrezioni orofaringee o dei feci in
coltura. X dg. Certa si deve vedere valori 4 volte superiori al titolo Ab.
La malattia era in passato diffusa in tutto il mondo. Oggigiorno, x l’efficacia dei vaccini
disponibili, la malattia e stata eradicata da europa, nei stati uniti e in paesi sviluppati, mentre
ci sono ancora casi in india e africa.
 Prevenzione della malattia
- Il polio virus e rapidamente inattivato dagli
agenti fisici (calore) ma e abbastanza
Poliomielite: andamento dell’eradicazione
resistente ai disinfettanti.
- Vaccinazione esistono 2 tipi di vaccino contro
la poliomielite:
→ Vaccino di Salk (o IPV – inactivated polio
virus vaccine) – cost da virus inattivo, somm x
IM. E preparato da ceppi inattivati con formolo e
ultra filtrati, ed viene potenziato con passagio da
Θ di rene di scimmia. Puo contenere anche
antibiotici (streptomicina, neomicina ecc), e si
richiede 3 dose x avere efficacia di 99%.
1988
1991
1994
1997
1998
2000
2002
2003
→ Vaccino di Sabin (OPV – oral polio virus
Sei nazioni ancora endemiche
vaccine) – preparato da ceppi originali, o ceppi
(Nigeria, India, Pakistan, Niger, Afghanistan e Egitto)
che hanno passato non piu di 5 passaggi dal ceppo
Obiettivo: certificazione di tutti i Paesi poliopolio-free entro il 2005
originale. Viene coltivato in Θ renali di scimmia,
somm x OS, e contiene anche antibiotici (IDEM), ed e considerato molto efficace xche ha alta
capacita di indurre la produzione di Ab contro il polio virus, ed inoltre si causa la produzione di
IgA intestinali, che riducono anche la diffusione del virus.
Tetano
Una malattia infettiva acuta non contagiosa causata da un batterio anaerobio obbligato, gram
+, sporigeno – il clostridium tetani.
 Il tetano è la conseguenza della penetrazione accidentale di spore tetaniche nei tessuti
profondi dell’organismo attraverso ferita lieve contaminata da terriccio. Pericolose sono le
fetite lacero-contuse dove la necrosi tissutale crea una zona scarsamente ossigenata ideale x
la germinazione e la riproduzione del Clostrium Tetani.
 Il batterio è poco virulento, con nessuna tendenza a diffondere oltre il punto di penetrazione.
È lo strumento essenziale della patogenicità di Clostridium tetani, riconducibile alla
produzione di una esotossina dotata di altissima tossicità, la tossina tetanica, che a livello
delle corna anteriori blocca la trasmissione dell’impulso nervoso a livello delle sinapsi
inibitorie, causando un paralisi spastica.
Indicazioni della profilassi antitetanica
 La malattia ha un decorso che puo essere
Trattamento di emergenza
anche mortale, se la tossina arriva al
livello dei muscoli respiratori e il ♥.
 Ogni ferita settica o penetrante
 La malattia e piu frequente in paesi con
 Ustioni estese
livello igienico – sanitario basso.
 Aborto settico
 Prevenzione della malattia
 Parti senza adeguata assistenza
La malattia presenta ancora casi nel mondo
 Congelamenti estesi con necrosi tessutale
occidentali, pero quelli sono in declino
 Ulcerazioni necrotiche della cute
significativo nei ultimi 50 anni, grazie alla
 Gangrena
vaccinazione (in italia – declino di 86% nei
 Interventi chirurgici del tratto gastrointestinale
casi da gli anni 50’).
24
-
Le forme di spore sono estremamente resistenti agli agenti fisici e chimici, e sono molto
diffuse nell’ambiente e nel suolo. X il fatto che le spore tendono a penetrare verso feriti, una
via importantissima di evitare l’infezione, e la sterilizzazione delle ferite in fase precoce.
- Vaccinazione antitetanica – disponibile da 1927, obbligatoria in Italia. Cost dalla tossina
tetanica inattivata 9con formolo) e adiuvata con Sali
di alluminio. Viene somm in 3 o 4 dosi (ad età di
Vaccino Difterite/tetano
3˚, 9˚, 12˚ mesi, 2 dose a eta di 5 anni, e una al 14)
Reazioni collaterali
più booster (↑ efficacia del vaccino) ogni 10 anni,
ed e efficace in 100%.
 Locali (eritema, gonfiore e noduli in sede di
inoculazione)
♠ la vaccinazione antitetanica viene somm tante volte
sotto forma combinata DT (con vaccina antidifterica),
 Reazioni di ipersensibilità
DTaP (+ anti pertosse) e Td. Sono indicati tante volte a
 Febbre e altri sintomi aspecifici
soggetti con ferite in rischio di sviluppare complicanze
 Rare le reazioni collaterali sistemiche
tetaniche o da altri patogeni, non vaccinati o vaccinati
da lungo tempo. Sono dati in dose + alte
rispetto al vaccino normale.
Epatite B
Causata da un virus DNA che fa parte
della famiglia degli Hepadnaviridae.

Schema di intervento
Stato vaccinale
Ferite
superficiali pulite
Tutte le altre ferite
Assenza di vaccinazione –
stato vaccinale incerto
Inizio della
vaccinazione con
Td o DT
Inizio della vaccinazione e
somministrazione in sede
differente e con diversa siringa
di immunoglobuline antitetaniche
Ultima somministrazione del
ciclo di base o dose di
richiamo da più di 10 anni
Dose di richiamo di
vaccino Td o DT
Dose di richiamo e
somministrazione in sede
differente e con diversa siringa
di immunoglobuline antitetaniche
Ultima somministrazione del Dose di richiamo di
Dose di richiamo
L’epatite B è un’affezione a lunga
ciclo di base o dose di
vaccino Td o DT
incubazione (fino a 6 mesi) che si
richiamo tra 5 e 10 anni
trasmette esclusivamente x via
Ultima somministrazione del
Nessun
Dose di richiamo di vaccino solo
interumana attraverso l’inoculazione
ciclo di base o dose di
trattamento
in presenza di rischio di
richiamo da meno di 5 anni
infezione particolarmente alto
accidentale o iatrogena di sangue
infetto.
 Può trasmettersi anche x via sessuale,
ma anche da madre a feto ( x via transplacentare o come infezione perinatale).
 L’epatite B, prima del controllo dei donatori era presente con frequenza elevata nei soggetti
sottoposti a trasfusioni multiple ed incide come rischio professionale anche in varie
categorie di medici (chirurghi, dentisti). È particolarmente frequente in condizioni di scarsa
igiene ambientale ed in comunità (tossicodipendenti, malati mentali) o in rapporto a
particolari abitudini (tatuaggi) e la sua diffusione è favorita da una notevole termoresistenza
del virus.
 Nel periodo iniziale sono presenti in circolo in apprezzabili quantità, insieme ad un eccesso
di particelle HBsAg e HBeAg, eliminato dalla cellula infetta. Diminuiscono in seguito alla
risposta immune umorale e cellulo-mediata che bloccando il virus nell’ambiente
extracellulare ed eliminando le cellule infette porta la malattia a guarigione.
 In un certo numero di casi una non efficiente e pronta risposta immunitaria può consentire
l’instaurarsi di un’infezione cronica che può protrarsi anche x lungo tempo con una scarsa o
nulla sintomatologia clinica che può esitate in gravi e irreversibili danni epatici.
 Diagnosi - Si basa sulla ricerca dei vari indizi di presenza virale (HBsAg, DNA virale,
antigene “e”) e sulla ricerca di anticorpi anti- HBcAg (gli anticorpi contro la proteina
capsidica sono i primi a comparire) e anti- HBsAg.
 Prevenzione della infezione:
- la strategie di eliminazione della trasmissione del virus consiste:
→ Prevenzione della trasmissione perinatale.
→ Vaccinazione obbligatoria in bambini ed adolescenti.
25
→ Vaccinazione di determinati gruppo a rischio (conviventi e contatti con HBsAg+,
tossicodipendenti, omosessuali, emodializzati, personale sanitario ecc.)
- il virus e molto resistente ai mezzi fisici e chimici comuni, e può sopravvivere x + di 6 mesi
in temp ambientale.
- Vaccinazione – il vaccino e disponibile da 1982. i primi vaccini erano cost dall’Ag HBsAg
purificato, isolato dal plasma dei portatori. Successivamente, sono stati sviluppati gli Ag
con la tecnologia del DNA ricombinante. La vaccinazione e obbligatoria in italia a tutti i
neonati, con dose al eta di 3˚, 5˚, 11˚ mese della vita, che da immunita di 100%. E utile
anche x il virus delta.
Morbillo
Una malattia infettiva causata dal morbilli virus, che fa parte della famiglia
Paramyxoviridae. La malattia viene trasmessa x via aerea con goccie di saliva da un soggetto
malato.
 L’infezione è caratterisitica dell’infanzia e
Panencefalite subacuta sclerosante
si contrae x via inalatoria. Il periodo di
incubazione è di 9-12 gg
– Degenerazione del sistema nervoso centrale
 Inizialmente il virus si moltiplica nella
– Sembra essere causato dal persistere del virus del morbillo
(modificato in circa 10% del genoma talora indicato con PESS-V) nel
mucosa respiratoria, dove diffonde ai
SNC
linfonodi regionali e da qui x via linfatica
– Si manifesta mediamente dopo 7 anni dal morbillo con
nelle cellule del sistema reticoloampio range (1-27 anni)
endoteliale dove si moltiplica inducendo la
– Frequenza di 3-5 casi per milione di casi di morbillo notificati
– Sempre più raro a partire dal 1980
formazione di evidenti policariociti. Il
– Esordio insidioso (riduzione apprendimento e alterazione
virus si moltiplica anche nei macrofagi e
del comportamento) seguito da atassia, convulsioni fino a
nei linfociti. A distanza di 10-15 gg
morte.
dall’infezione, qualche giorno dopo la
– Isolamento virale e aumento anticorpi nel liquor
comparsa dei primi sintomi (febbre,
malessere) e in coincidenza con la
comparsa in circolo degli anticorpi antivirali, compare il caratteristico esantema maculopapuloso a patogenesi allergica.
 La malattia guarisce spontaneamente ma in una piccola % di casi può essere complicata da
lesioni polmonari o dall’insorgenza di meningite.
 Complicazne possibili (manifestatno quasi solitamente in eta infantile):
- Comuni – diarrea, otite media, polmonite.
- Rari – encefalite (pan encefalite subacuta
sclerosante – PESS), morte.
 Prodromi
 Dg. – fatta con isolamento del virus dai
 Tempo di incubazione circa 10-12 giorni
 Febbre elevata
secrezioni nasofaringee, evidenza al ↑ di
 Sintomi prime vie respiratorie
IgG specifici e ELISA positiva.
 Congiuntivite
 Prevenzione della infezione:
 Macchie di Koplik nelle mucose
(precede di 2 giorni l’esantema)
- il virus e rapidamente inattivato dal calore,

Esantema
luce, pH acido, etere e tripsina, e
2-4 giorni dopo i
sopravive x 2 ore in substrati (aria,
prodromi
Maculopapulare
superficie).
confluente
- Vaccinazione – il vaccino cost da virus
Inizio viso e testa e
diffonde tronco e arti
vivo attenuato, di ceppi SCHWARZ e
Persiste per 5-6 giorni
EDMONSTON-ZAGREB, efficace in
Scompare nell’ordine
95% dei casi con durata permanente.
di apparizione
Viene dato in 2 dosi, e puo essere parte del
MPR (vaccinazione Morbillo – Rosolia – parotite).
26
-
L’eliminazione del morbillo in italia, e la principale priorita nel campo delle malattie
prevenibili con vaccinazione, con scopo di eliminarla fino a 2010.
Rosolia
Una malattia infettiva molto contagiosa, con decorso breve e benigno nel adulto e bambino,
che puo essere pericolosa al 1˚ trimestre della gravidanza con danni notevoli al embrione, che
possono finire in aborto, e mettono in pericolo anche la madre. L’agente eziologico e il virus
Rubivirus dalla famiglia Togavirus.
 Il virus penetra nell’organismo x via inalatoria e si moltiplica inizialmente nelle prime vie
respiratorie superiori, da qui diffonde attraverso i linfatici al sistema reticolo endoteliale e
poi di nuovo in circolo, raggiungendo così i capillari della cute e delle mucose e nelle
gravide trasmettendosi al feto x via trasnplacentare. Il virus è presente nel muco del nasofaringe da alcuni giorni prima a 5-6 gg dopo la scomparsa dell’esantema.
 Se l’infezione colpisce una donna durante i primi mesi di una gravidanza le conseguenze
possono essere drammatiche. Il virus della rosolia si trasmette costantemente al feto, che
sopravvive, ma viene alla luce con la Sindrome da Rosolia congenita. Questo è legato
all’azione teratogena dell’infezione i cui effetti possono essere: cecità, sordità,
malformazioni gravi, microcefalia e ritardo dello sviluppo mentale.
 Prevenzione:
- Vaccino – cost da ceppi virali vivi, e puo essere dato da solo o come parte del MPR. Oggi, il
vaccino e dato a bambine in eta scolare (con scopo a prevenire la rosolia congenita).
Meningite meningococcica
Neisserria meningitidis è presente in 3 sierotipi – gruppi A, B e C e la loro esistenza è
importante per vaccini specifici in ambienti a rischio di epidemie.
 Nessuna regione del mondo è assente dei casi di meningite
meningococcica ma la zona più colpita è l'Africa SubSahariana dove si
registra il 60% dei casi mondiali. Il meningococco può provocare
anche altre affezioni ma la più rilevante è la meningite cerebrospinale
epidemica che predilige climi caldi e secchi essendo il batterio molto
labile in ambiente esterno e si trasmette quindi tramite contatti stretti
per via aerea. Ogni 6-10 anni si registrano delle ondate epidemiche
della meningite. L'unico serbatoio dell'infezione è l'uomo: soggetti
infetti o portatori.
 Il periodo di incubazione è di 2-10 giorni (di solito 3-4 giorni) ma il periodo di contagiosità
è più lungo in assenza di terapia antibiotica efficace. La rifampicina (o penicillina, che dà
meno garanzie, se la rifampicina è controindicata) elimina il batterio dall'orofaringe in 24
ore eliminando la contagiosità. La diagnosi richiede una notifica (malattia di classe II) agli
organi sanitari.
 Clinica - Neisseria meningitidis può causare quadri clinici diversi: Meningite cerebrospinale
epidemica (MCSE), Faringite (blanda ma può rappresentare la fonte di trasmissione del
germe), Setticemia meningococcica(si può complicare con la sd. di WaterhouseFriedriechsen: CID e shock settico).
 Dg. - in base alla certezza della diagnosi eziologica si distinguono:
Diagnosi confermata: N. meningitidis isolato da una sede sterile
Diagnosi presunta: diplococchi gram-negativi in un fluido sterile (liquor)
Diagnosi probabile: test antigenico positivo sul liquor con un quadro clinico compatibile.
27

Terapia - La terapia di scelta della meningite da neisseria è il ceftriaxone (cefalosporina di
III generazione) ma il germe è sensibile a molti farmaci: Penicillina G, Ampicillina,
Ceftriaxone, cefotaxime, Cotrimoxazolo, Cloramfenicolo, Rifampicina. La terapia deve
essere continuata per 5-7 giorni qualsiasi sia la scelta dell'antibiotico.
 Prevenzione:
- Le strategie di prevenzione sono- Riduzione del sovraffollamento, Sorveglianza dei
famigliari e isolamento ospedaliero del caso per almeno 24 ore successive alla terapia
antibiotica a eradicante.
- Vaccinazione - adottata in Arabia Saudita per i pelegrini alla Mecca, in Italia è obbligatoria
solo per le personale militare. Ci sono diversi vaccini disponibili in base ai sieroyipi coperti.
Il vaccino più completo include i polisaccaridi dei gruppi A, C, Y e W135 (il sierotipo B è
poco virulento), si somministra i.m. o s.c. ed è attivo dopo 10-15 giorni mantenendo
l’efficacia per circa 3 anni (in soggetti di età >2 anni anche molto di più). Recentemente
sono comparsi vaccini di seconda generazione composti da polisaccaridi coniugati con
proteine che ne aumentano l’immunogenecità.
♠ Meningite da Haemofilus influenzale B - L'Haemophilus influanzae di gruppo B (HiB) è un
coccobacillo gram-negativo che colpisce sopratutto in età di 1-3 anni ed è diffuso in tutto il mondo.
La trasmissione è il periodo di incubazione sono sovrapponibili a quanto detto per il meningococco.
Dall'introduzione del vaccino l'incidenza della meningite da HiB è calata, per quasi
scomparire negli Stati Uniti. La clinica è meno violenta e l'esito infausto è meno frequente in
paragone alla MCSE. La diagnosi di certezza è laboratoristica.
La terapia si basa sulle penicilline semisintetiche o cefalosporine di III generazione in ceppi
produttori di β-lattamasi. La protezione dei contatti si basa sulla rifampicina e si effettua solo in
famiglie che abbiano un altro bambino che possa essere colpito (va coperta però tutta la famiglia per
il rischio di infezione ping-pong).
La meningite da HiB richiede notifica (classe V). la prevenzione si basa su:
Vaccinazione: i.m. al 3°, 5° e 11° mese di vita
Influenza
Un infezione virale che colpisce prevalentemente le alte vie respiratorie, naso, gola, bronchi
e polmoni. Ha durata di circa settimana ed e caratterizzata dalla comparsa improvvisa di febbre
elevata, mialgia, cefalea, tosse non produttive, angina e rinite. Nella maggioranza dei casi la
malattia si risolve spontaneamente entro 1-2 settimane, senza qc tp. In soggetti in rischio (bambini,
anziani, immunocompressi, soggetti con altre malattie concomitanti) l’influenza puo sviluppare
complicanze come polmoniti, e in alcuni casi, causare anche morte. La malattia e causata dai virus
della influenza A,B,C che fanno parte della famiglia Orthmyxoviridae.
 il virus A ha come Ag:
- l’emoagglutinina (HA) -> è l’antirecettore che lega il virione ai residui di acido sialico
(recettore) presenti nelle glicoproteine e nei glicolipidi di membrana. Poiché questi ultimi
sono presenti anche sui globuli rossi, l’antirecettore conferisce al virus la capacità di
legarsi alla superficie delle emazie con le conseguenti proprietà emoagglutinanti.
- la neuraminidasi -> ha il compito di impedire che il virione venga “neutralizzato” dal
legame con l’acido sialico presente nelle glicoproteine del muco, alla superficie delle
mucose respiratorie, consentendo l’arrivo a contatto con la superficie delle cellule
dell’epitelio mucoso.
 La presenza di un genoma segmentato conferisce ai virus influenzali, la variabilità dovuta
alla comparsa di mutazioni nei singoli segmenti, ma anche la possibilità di presentare
variazioni notevoli nell’assetto delle diverse proteine strutturali. È possibile che durante
l’assemblaggio delle rispettive progenie virali, si verifichi una sorta di “riassortimento”
genomico, con lo scambio dei segmenti genomici che codificano HA o NA con la
28
conseguente comparsa di virus con consistenti differenze nell’assetto delle glicoproteine
presenti nel peplos.
 Ci sono 2 tipi di meccanismi con cui si verificano questi mutazioni:
Antigenic drift (deriva antigenica) ed interessa i virus influenzali A e B. Nonostante l’immunità
vasti episodi epidemici si susseguono periodicamente x la comparsa di ceppi virali che in seguito a
mutazioni hanno acquisito modificazioni strutturali nelle proteine del peplos e in particolare
nell’emoagglutinina.
Antigenic shift -> nel caso dei virus influenzali A, possono occasionalmente comparire nella
popolazione umana stipiti virali completamente nuovi, caratterizzati da modificazioni antigeniche
consistenti x il possesso di sottotipi di emoagglutinina o neuraminidasi totalmente diverse rispetto a
quelli presenti nei virus precedentemente in circolazione. È la conseguenza di un fenomeno di
riassortimento genomico che si verifica tra un virus influenzale A umano ed un virus influenzale A
animale (che si ritiene essere il terreno + idoneo x il verificarsi di questo fenomeno, il suino).
Quindi i virus influenzali A che circolano negli
animali soprattutto tra i volatili domestici
struttura dei virus influenzali
rappresentano un rischio potenziale x la specie umana
Involucro lipidico
.
Proteina di
membrana
2
 L’infezione si contrae mediante l’arrivo sulle
mucose delle prime vie aeree del virus
presente nell’aria (infezione aerogena) o
Proteina di
Neuroaminidasi
veicolato dalla mani dopo il contatto con
membrana 1
superfici contaminate. l’infezione può
assumere caratteri epidemici o addirittura di
Emoagglutinina
pandemia.
Nucleocapside
frammentato
 L’infezione ha un breve periodi di
(RNA, NP, P1,P2 e P3)
incubazione (1 o 2 gg) tende a risolversi
spontamenamente nell’arco di 5-7 gg. Complicanze polmonari sono + frequenti nei soggetti
anziani, o portatori di affezioni respiratorie croniche. Il danneggiamento dell’epitelio
dell’albero bronchiale favorisce l’instaurarsi di sovrainfezioni batteriche.
 Prevenzione:
il ceppo viene definito indicando



tipo/sede di isolamento/numero di isolamento/anno
es. A/Hong Kong/1/68
es. B/Yamagata/16/88
seguito dalla variante antigenica
dell’emoagglutinina e della neuroaminidasi,
che definiscono i sottotipi

es. A/Ann Arbor/6/60/H2N2

non presenti sottotipi nei virus influenzali tipo B
la malattia puo essere prevenuta con
immunoprofilassi attiva e\o chemioprofilassi.
Vaccinazione

– ed il mezzo piu

Composizione vaccini anti-influenzali
efficace e sicuro per


Virus intero inattivato
prevenire la malattia
e le sue
Particelle virali disgregate (vaccini split)
complicanze.
Emoagglutinina
Neuroaminidasi
Agglutina i globuli rossi
Presenza di cinque siti
antigenici ad elevata variabilità
ed essenziali per l’inattivazione
del virus.
Permette il legame con i residui
d’acido sialico presente sulla
cellula ospite, inducendo
quest’ultima ad inglobare la
particella virale ed ad isolarla
inizialmente in vescicole
(endocitosi)
15 tipi
la sua neutralizzazione è
importante per immunità
Facilita il rilascio di particelle
virali dalle cellule infettate
durante il processo di
gemmazione, evitando che si
verifichi l’autoaggregazione,
(enzima sialidasico)
è anche possibile che faciliti il
virus a farsi strada attraverso lo
strato di muco del tratto
respiratorio e raggiunga così le
cellule bersaglio epiteliali
9 tipi
Chi deve essere vaccinato
WHO Influenza Programme
Anziani con età >65 anni
 Dal 1950
Soggetti a rischio
(patologie cronico-degenerative)
 Monitorizza la circolazione dei virus
quando sono
previsti
interventidichirurgici
di notevole
entità
 Cerca
di prevedere,
anno in anno,
il rischio epidemico
della malattia
Bambini reumatici
soggettiinfluenzale
a ripetuti episodi di patologia
 Allestisce i ceppi virali appropriati per il vaccino
disreattiva che
richiede una terapia a lungo termine con
 Coinvolge una rete di laboratori nazionali distribuiti in
acidoacetilsalicilico
perché a rischio di sindrome di Reye nel
tutto il mondo, in grado di isolare rapidamente i virus
caso di infezione
influenzale
influenzali
circolanti che vengono
 dapprima, inviati
ai centri
dell'OMS,
per l'Italia
o contatti
dinazionali
familiari
di soggetti
ad
Solo antigeni virali di superficie (vaccini a Personale di assistenza
l'Istituto Superiore di Sanità
subunità)
alto rischio
 e quindi a uno dei quattro centri di riferimento internazionali:
 A tutte le personeche
svolgono attività lavorative di primario
Londra,
Addizionati a virosoma
interesse collettivo Atlanta,


Adiuvati con MF59
Melbourne e
Tokyo.
29
Esistono tanti tipi di vaccini xche il virus ha capacita alta x mutazioni. E raccomandato a tutti i
soggeti in rischio (→). Si estima che la vaccinazione si ridurre la mortalita in bambini in circa 70%,
in adulti sani – 90% e in anziani tra 25-75%. La vaccinazione e fatta con virus coltivati in embrioni
di pollo (uova). La composizione dei vaccini e variabile, ed esistono vaccini inattivi e vivi attenuati.
E controindicato in lattanti sotto eta di 6 mesi, soggetti con manifestazioni anafilattiche alle proteine
d’uovo, o altri componenti del vaccino, o soggetti con guillian Barre.
Vaccinazione x Papillomavirus umano
Vaccini preventivi contro l’HPV
L’HPV e un gruppo di virus a DNA, che
ha proteine (E6,E7) ad attivita trasformante,
che interagiscono con alcuni oncosoppresori,
Gardasil (Merck)
e sono stati identifiace come uno delle
• Vaccino quadrivalente (tipi 16/18/6/11)
eziologie\ fattori di rischio x carcinoma del
• Somministrato in 3 dosi IM (0, 2 e 6 mesi)
cervice uterino. Tra i diversi gruppi ci sono
• Adiuvante: alluminio
• Richiesta di marketing all’EMEA fine 2005, licenza ottenuta
virus con rischio basso, intermedio e alto x
causare la carcinoma (sono stati identificati
Cervarix (GlaxoSmithKline)
13 ceppi con capacita oncogena). Si estima
• Vaccino bivalente (tipi 16/18)
• Somministrato in 3 dosi IM (0, 1 e 6 mesi)
che 70% dei carcinomi cervicali sono causati
• Adiuvante: AS04 (Al(OH)3 + + MPL®)
da i 2 ceppi piu pericolosi – HPV 16 e 18. la
• Richiesta di marketing all’EMEA marzo 2006
presenza del HPV e principalmente in donne
giovane (15-25) e si scende con gli anni. Il virus causa alterazioni genetiche e morfologiche che
possono sviluppare entro 10 anni a carcinoma (il tumore del cervice ha sviluppo molto lento).
 Nei ultimi anni, e stato sviluppato la vaccinazione, che cost dalla caspide del virus (che
contiene solo L1) senza il DNA virale, e quindi non e possibilie lo sviluppo della infezione,
ma si genera una risposta immunitaria che finisce nalla formazione di Ab contro l’HPV.
Animation su la vaccinazione: http://www.youtube.com/watch?v=yxF05eaDFXI
Igiene dell’ambiente
Acqua potabili
Oltre il 96% della popolazione italiana riceve acqua potabile da acquedotti gestiti perlopiù
da enti pubblici. L'80% dell'acqua potabile è ricavata da acque profonde (filtrata dagli strati di
terreno) e solo il 20% deriva da fonti superficiali (acqua raccolta lontano da centri abitati). Circa un
terzo della popolazione italiana non ha approvo idrico garantito e sufficiente per tutto l'anno.
L'efficienza della conduzione degli acquedotti non è perfetta e viene perso circa il 10-15%
dell'acqua convogliata lungo il tragitto. I punti di perdita possono costituire porte di ingresso per i
germi patogeni nonché per sostanze
chimiche contaminanti o tossiche.
L'accesso per trivellazione (drilling)
alle acque profonde mette in comunicazione
queste con le falde superficiali meno pure
creando le premesse per la contaminazione
delle sorgenti profonde con sostanze
chimiche, spesso non biodegradabili. In
sintesi, l'inquinamento dell'acqua deriva da
3 fonti:
- Urbano: prevalentemente agenti
biologici.
30
- Industriale: agenti chimici
- Agricolo: agenti chimici e biologici
 In più possiamo aggiungere l'inquinamento ambientale con
patogeni opportunisti. Alcuni fattori possono contribuire
all'insorgenza di malattie legate all'acqua:
- Corrosione delle tubature
- Contaminazioni crociate
- Fenomeni di reflusso di acqua stagnante (o a basso flusso) in una
o più parti del condotto.
- Formazione del biofilm sulle tubature.
- Scarsa protezione dei depositi.
- Riparazioni difettose delle reti di distribuzione.
- Difetti dei sistemi di trattamento di depurazione.
Malattie trasmesse con acqua:
Dalle statistiche degli Stati Uniti emergono i seguenti dati riguardo alla patogenesi delle
malattie legate all'uso di acqua (intesa sia come acqua da bere che acqua usata per igiene
personale):
- Batteri: 10%. I maggiori imputati sono E.coli 0157:H7, Campylobacter jejunii, Yersinia
enterocolitica, nell'acqua da bere i maggiori pericoli sono dati da Shigella mente
Campylobacter e E.coli sono maggiormente pericolosi in trasmissione con gli alimenti.
- Virus: 15%. Spesso il problema riguarda i virus enterici minori come il Norovirus (il virus di
Norwalk).
- Parassiti (protozoi): 15%. Giardia intestinalis, Cryptosporidium parvum, Naegleria fowleri
Legionella spp.: 20%. Il problema Legionella emerge chiaramente da questi dati e si tratta di
acqua per usi di igiene (sopratutto docce che prevedono la nebulizzazione dell'acqua prima
stagnante). Non si conoscono i fattori di suscettibilità a questo germe che può colpire anche
individui apparentemente sani, salvo condizioni di immunodepressione. Sono molto
pericolosi i batteri del genere Legionella in ambienti ospedalieri dove trovano un substrato
comodo e spesso sono dotati di resistenze ai farmaci.
- Sostanze chimiche: 15%, sopratutto rame e altri metalli e solventi organici.
- Agente non identificato: 25%
Caratteristiche di acqua potabile:
Per saggiare la potabilità di acque non di acquedotto (che subiscono comunque un
trattamento di potabilizzazione), cioé acque di pozzo o di sorgenti, vengono definite sul piano
chimico le caratteristiche dell'acqua:
Caratteristiche organolettiche: pH, temperatura alla sorgente, sapore, odore, colore, conducibilità
(riflette il contenuto di sali) e portata
della sorgente. Devono allarmare come
indici di contaminazione le eventuali
variazioni maggiori di portata,
caratteristiche di conducibilità e altri
parametri. La temperatura deve
anch'essa mantenersi stabile, se ci sono
oscillazioni grandi tra le varie stagioni è
indice di superficialità della fonte
dell'acqua.
Caratteristiche di mineralizzazione:
31
Residuo fisso: misura il contenuto salino totale dell'acqua. In base ad esso si fa la classificazione
delle acque:
- <50mg/L: acqua minimamente mineralizzata.
- 50-500mg/L: acqua oligominerale
- 500-1500mg/L: non viene classificata essendo la norma dell'acqua potabile abituale
- >1500mg/L: acqua fortemente mineralizzata.
Durezza: la durezza riflette il contenuto in calcio (Ca) e magnesio (Mg) che danno origine al calcare
precipitando come sali di bicarbonato al caldo. I depositi calcarei diventano sede comoda per il
biofilm batterico. La durezza dell'acqua (entro certi limiti) non dà problemi sanitari salvo in
inversione del rapporto Ca/Mg (normalmente di circa 3-4) – la prevalenza del magnesio conferisce
effetti lassativi alla soluzione. Le acque dure creano invece problemi industriali (lavastoviglie,
lavatrici, macchine del caffé come esempi banali) in quanto provocano concrezioni che
interferiscono con la funzione del macchinario. Pertanto queste aqcue vanno addolcite tramite il
passaggio in una resina a scambio ionico (contenente permutati di sodio) che lega ioni calcio e
magnesio rilasciando invece ioni sodio. L'acqua addolcita in uesto modo è pertanto ipersodica. Le
resine a scambio ionico devono subire un'accurata manutenzione che comprende la disinfezione
periodica (con cloruro) che previene la formazione del biofilm. Ci sono altri sistemi per
l'addolcimento delle acque dure che sono basati sull'osmosi inversa o sulla ionizzazione dell'acqua
che non aumentano il contenuto di sodio.
Sicurezza alimentare
La ristorazione collettiva può essere suddivisa in due grandi categorie:
Ristorazione di servizio: detta anche ristorazione sociale, include le mense scolastiche, aziendali,
ospedaliere e di altre collettività.
Ristorazione pubblica (commerciale): alberghi, ristoranti, trattorie, bar, gastronomie, etc.
Il maggior rischio igienico è a carico della prima categoria.
 La qualità è una caratteristica di un prodotto o servizio che comprende alcune caratteristiche
e include la qualità igienico-sanitaria che consiste nella capacità di evitare i danni alla salute
connessi all'alimentazione. A Bologna la normativa sulle norme igienico-sanitarie è molto
rigorosa e comprende oltre all'HACCP il dovere di rintracciabilità dei materiali
comprendendo in tale modo la responsabilità non solo dei trasformatori ma anche dei
produttori delle materie prime usate. La direttiva attuale consiste nell'applicazione delle
norme HACCP su tutta la filiera di produzione.
 Gli agenti pericolosi connessi all'alimentazione comprendono due gruppi principali: agenti
biologici e agenti chimici. Per gli ultimi ci sono regolamenti legislativi che stabiliscono i
limiti, per i primi la strategia di prevenzione è diversa e consiste nelle norme di
comportamento igienico-sanitarie non solo al posto di lavoro ma anche in ambiente
domestico. Anche se la maggioranza degli episodi avviene nelle case private
epidemiologicamente sono più importanti gli episodi che accadono nella ristorazione
collettiva in quanto coinvolgono più persone nello stesso tempo. Statisticament circa il 2025% dei casi necessita di un ricovero ospedaliero.
Dagli anni '40 i germi patogeni responsabili di danni alla salute connessi all'alimentazione si
sono fatti più numerosi e questo fatto deve essere messo in relazione allo sviluppo di nuove
strategie di conservazione degli alimenti che creano ambienti adatti alla crescita di questi cepppi
patogeni.
 L'incidenza di patologie a trasmissione alimentare è molto alta ma per fortuna la
maggioranza non provoca malattie gravi. Le cause più frequenti sono: Batteri: 66%, Virus:
19% , Contaminanti chimici: 13%.
 Le patologie di maggior riscontro nelle patologie da alimentazione sono:
32
Infezioni:Salmonelle animali: 70,8% ; Stafilococco: 3% ; Clostridium perfrigens: 1,7% ;
Clostridium botulinum: 1%
Intossicazioni: Funghi: 6%; Sgombrotossina (pesce azzurro): 1% ; Biotossina algale:
0,2% ; Agente non identificato: 12%
 I quadri patologici possono essere distinti in:
- Sindrome infettiva: colonizzazione e moltiplicazione del germe nell'organismo.
- Tossiinfezione: la patologia è dovuta alla rpesenza di una tossina elaborata dal germe, non
è una infezione. Esempi: clostridi, stafilococco, Bacillus cereus. Nel caso del C. perfrigens
la liberazione della tossina avviene nell'intestino dell'ospite quando il germe torna alla
sporificazione nell'ambiente aerobio sfavorevole.