2 EPATITI VIRALI A e B Cosa sono Le epatiti virali sono infiammazioni acute che, nel caso delle forme dovute ai virus di tipo B, C e D, possono degenerare in croniche. Si manifestano con malessere generale, inappetenza, astenia e senso di stanchezza, nausea e dolori addominali, talvolta febbre e ittero (colore giallastro della pelle e delle congiuntive e urina color rossastro). Molte volte l’epatite virale decorre senza ittero e quindi con una sintomatologia che molto assomiglia a un’influenza: non viene perciò diagnosticata. Tuttavia, poiché a seguito dell’infezione vengono prodotti anticorpi, è possibile attraverso esami del sangue, anche anni dopo, rilevare se la persona ha contratto nel passato tali malattie. Come si trasmettono L’epatite virale A si trasmette attraverso la via oro-fecale, principalmente con alimenti contaminati: sono particolarmente a rischio i frutti di mare crudi o poco cotti. Può anche accadere che una persona malata, 15-30 giorni prima di manifestare i sintomi, contagi un familiare o persone che condividono con lei lo stesso ambiente per lungo tempo, a causa di una cattiva igiene personale. Non ci sono portatori cronici del virus. L’epatite virale B si diffonde invece in modo completamente diverso, cioè attraverso il sangue e i rapporti sessuali. Possono diffondere l’infezione sia i malati che i portatori, ossia persone che hanno contratto in precedenza la malattia e, non avendo sviluppato gli anticorpi, mantengono il virus nel sangue. La prevenzione Per entrambe queste forme di epatite virale è disponibile un vaccino specifico. Contro l’epatite B sono vaccinati tutti i bambini entro il primo anno di vita e, dato che in Italia la vaccinazione è stata introdotta nel 1991, ormai sono vaccinate le persone al di sotto dei 28 anni. La vaccinazione è praticata anche agli operatori sanitari e altri gruppi a rischio di contagio, quali i familiari di portatori. 2 La vaccinazione contro l’epatite A è invece indicata a coloro, adulti e bambini, che si rechino in zone ove la malattia è particolarmente diffusa (aree tropicali e subtropicali o a basso tenore igienico-sanitario). Cosa fare se si verifica un caso In caso di epatite A è necessario attuare l’isolamento enterico, cioè porre attenzione all’igiene dei servizi igienici usati dal malato, al lavaggio delle mani prima dei pasti e dopo l’uso dei servizi. È opportuno che il malato non frequenti la collettività per 7 giorni dall’inizio dei sintomi. I familiari o compagni del malato, se frequentante collettività infantili e scuola primaria, devono essere vaccinati tempestivamente (possibilmente entro 7 giorni dall’esordio dei sintomi nel caso). In caso di epatite B è necessario ribadire le precauzioni standard, per prevenire l’esposizione e il contatto con il sangue e altri fluidi biologici, che dovrebbero comunque essere attuate indipendentemente dai casi di malattia. Poiché tutti i frequentanti comunità scolastiche risultano vaccinati, non è necessario avviare ulteriori misure specifiche, considerato che sempre quando vi è esposizione al sangue occorre adottare le “precauzioni universali” (vedi opuscolo). Cosa non è necessario fare Non è necessaria la disinfezione di locali o ambienti. In presenza di un portatore di epatite B in collettività scolastica non è indicato effettuare lo screening sierologico (esame del sangue) nei contatti.