Ottica visuale Parte 4 – Le ametropie e la loro correzione Corso di laurea in Ottica ed Optometria Facoltà di Scienze M.F.N. Università del Salento Vincenzo Martella optometrista Contatti: 0833/541063 392 8388361 [email protected] Non sempre però va bene! Si possono creare delle condizioni per cui il processo di emmetropizzazione non si svolge in modo opportuno. Questi difetti di focalizzazione sono definiti ametropie. Non sempre tutti i parametri trovano un giusto equilibrio I fattori in gioco, come già detto, per raggiungere un efficiente equilibro funzionale visivo, sono innumerevoli e non sempre la loro combinazione produce un’adeguata risposta alle necessità visive delle persone. Le ametropie, o vizi di rifrazione, sono alcune di queste inadeguatezze. Attenzione però: non tutte le inefficienze visive sono prodotte dalle ametropie e non tutti gli occhi emmetropi sono efficienti (in optometria comportamentale questo concetto viene tenuto in grande considerazione). Cosa sono le ametropie? Dal greco: a (negativo) mètron = (misura) ops (dell’occhio) = non giusta misura dell’occhio. Condizioni di disequilibrio o distorsione tra l’effetto refrattivo dei mezzi ottici dell’occhio ed il punto di focalizzazione sulla retina. Cause delle ametropie Alterazioni della sfericità dei diottri oculari. Eccessiva o scarsa rifrangenza dei mezzi ottici dell’ occhio rispetto alla sua distanza assiale. Alterazioni della lunghezza assiale del bulbo o delle curvature dei diottri oculari, di origine ereditaria o congenita. Esposizione eccessiva a stress visivo prossimale. Gravi alterazioni dello stato fisico e psichico. Gravi scompensi metabolici. Alimentazione scorretta. Alterazioni dell’indice di rifrazione dei mezzi ottici a causa di alcune patologie come il diabete elevato o uso massivo di alcuni farmaci (l’entità di queste varia in funzione dell’entità del problema che lo scatena). Esistono due tipi di ametropie: - Sferiche ed - Astigmatiche Ametropie sferiche Esse sono la Miopia e l’Ipermetropia Sono le ametropie in cui per ogni punto oggetto si forma un solo punto immagine sull’asse visivo (stigmatismo), ma non a fuoco sulla foveola centralis. Si dividono in: Assiali (lunghezza assiale del bulbo eccessiva o ridotta) e refrattive (sistemi ottici oculari troppo o poco potenti). Le refrattive si dividono a loro volta in: Da curvatura (raggi di curvatura dei diottri troppo lunghi o troppo corti) e da indice (indice di rifrazione eccessivo o inferiore al necessario). L’unità di misura delle ametropie Le ametropie si misurano in diottrie come aumento o riduzione di potere rifrattivo rispetto all’emmetropia, la quale rappresenta il punto 0 (zero). In altre parole l’occhio emmetrope ha zero ametropie. Un occhio ametrope può avere per esempio 2, 3, 6 ecc. diottrie di ametropia in più o in meno rispetto alla sua condizione di emmetropia. A seconda che esse siano in eccesso o in difetto si antepone il segno + o -. Ametropie astigmatiche L’astigmatismo è una aberrazione ottica in cui per ogni punto oggetto non si forma un solo punto immagine, ma una particolare figura spaziale detta conoide di Sturm nella quale si individuano due linee focali immagine ortogonali tra loro (astigmatismo). La lunghezza delle focali e la distanza tra loro determina l’entità dell’astigmatismo. Esse producono distorsioni ottiche che coinvolgono punti e zone anche al di fuori dell’asse visivo. La posizione di queste focali rispetto alla retina caratterizza i diversi tipi di astigmatismo oculare. La presbiopia Nota a parte merita la presbiopia. Disturbo visivo progressivo che insorge intorno ai 44/48 anni in tutti gli individui anche emmetropi, a causa dei processi di alterazione fisiologica che interessano il cristallino ed impedisce la focalizzazione da vicino. Essa si potrebbe definire impropriamente un’ametropia da vicino. In associazione con altre ametropie, come si vedrà, l’effetto ottico prodotto sull’occhio che guarda vicino è la sommatoria tra le ametropie presenti e la presbiopia. Ripasso sul concetto di punti coniugati In un sistema ottico privo di difetti ottici (aberrazioni), per ogni punto dell’asse ottico, ove si ponga un radiatore puntiforme monocromatico, corrisponde un solo punto immagine. Questi due punti sono detti coniugati. I punti coniugati nell’occhio Nell’occhio lo schermo (la retina) è ad una distanza costante e la coniugazione delle immagini avviene grazie alla modificazione accomodativa del cristallino (a condizione che questa possa essere esercitata). Definizione di punto remoto Il punto remoto di un occhio è il punto sull’asse visivo coniugato con la fovea quando l’accomodazione è completamente rilassata. In un occhio normale (emmetrope) il punto remoto è all’infinito e la fovea coincide con il fuoco del sistema ottico. Esso varia la sua posizione con l’insorgenza o la variazione di ametropie. Definizione di punto prossimo Il punto prossimo di un occhio è il punto sull’asse visivo coniugato con la fovea quando si esercita la massima accomodazione disponibile. Esso è il punto più vicino che un occhio può vedere nitido. Il punto prossimo varia fisiologicamente (allontanandosi progressivamente) con la riduzione del potere accomodativo dell’occhio. Il reciproco della sua distanza dall’occhio da in diottrie l’ampiezza accomodativa disponibile. Esso varia la sua posizione con l’insorgenza o la variazione della presbiopia o di ametropie sferiche. Occhio emmetrope disaccomodato Partiamo da una condizione di normalità: L’immagine di un soggetto posto all’infinito, con accomodazione rilassata, cade perfettamente a fuoco sulla foveola centralis: il punto remoto è all’infinito. Ricordate che se poniamo la lunghezza assiale = k e la lunghezza focale immagine = fe’: k = fe’ k/fe’= 1 rapporto emmetropico. La Miopia Miopia È un’ametropia sferica. Può essere definita come eccesso di rifrangenza dei mezzi ottici oculari (refrattiva) o un’eccessiva lunghezza assiale del bulbo (assiale). In questa condizione, il fuoco immagine di un soggetto posto all’infinito si forma prima della fovea (nel vitreo) e sulla retina giungono i prolungamenti dei raggi passanti per detto fuoco. L’immagine percepita è sfocata. Essendo definita, come già visto sopra, anche come eccesso di rifrangenza rispetto ad un occhi emmetrope, per convenzione le si attribuisce il segno + F<L il rapporto emmetropico è < di 1 Eziologia della Miopia Essa è molto controversa. Vi sono comunque molte evidenze cliniche che attribuiscono la sua insorgenza a cause di natura genetica, congenita, patologica, comportamentale, metabolica, ambientale. Dov’è il punto remoto nella miopia Il punto remoto nell’occhio miope è posto ad una distanza finita davanti all’occhio. Esso è il punto più lontano che l’occhio miope può vedere nitido. Oltre esso lo spazio visivo è sfocato. Detta distanza è inversamente proporzionale all’entità della miopia (più è alta la miopia più il punto remoto è vicino all’apice dell’occhio). Punto remoto nella miopia Avvicinando progressivamente il soggetto sfocato dall’infinito, esso incontrerà il punto remoto (P.R.) e sarà visto nitido. Da li in poi si attiverà il processo accomodativo. Il punto remoto è reale e posto ad una distanza in metri dal piano principale dell’occhio pari all’inverso della quantità diottrica della miopia. Al contrario Il reciproco della distanza in metri dal piano principale del punto remoto ci dà in diottrie il valore della miopia. Per convenzione al valore diottrico della miopia si antepone il segno + Es. distanza P.R.= +0.50 m. miopia = 1/0.50 = +2 dt. P.R. in occhio emmetrope P.R. in occhio miope Dov’è il punto prossimo nella miopia Il punto prossimo, se l’occhio è in grado di esercitare l’accomodazione, sarà più vicino di quello dell’occhio emmetrope. A parità di accomodazione esercitata la distanza dall’occhio del punto prossimo si riduce in modo inversamente proporzionale all’entità della miopia (più e alta la miopia più si riduce la distanza del punto prossimo e più esso si avvicina all’occhio). Progressivamente con la riduzione della capacità accomodativa del cristallino il punto prossimo si allontanerà sino a coincidere col punto remoto. L’effetto della miopia e quello della presbiopia si sottraggono tra loro. Punto prossimo nella miopia Avvicinando un soggetto, superato il punto remoto si attiverà il processo accomodativo. Il punto prossimo (P.P.) sarà più vicino al piano principale che in un occhio emmetrope, ad una distanza in metri pari al reciproco della quantità diottrica della miopia sommata all’ampiezza accomodativa dell’ occhio (che è in funzione dell’età). Esempi: P.P. con emmetropia: ampiezza accomodativa +3 dt, P.P. = 1/3 = 0.33 m P.P. con miopia: ampiezza accomodativa +3 dt, miopia +3 dt, totale = +6 dt P.P. = 1/6 = 0.166m. P.P. in occhio emmetrope P.P. in occhio miope Ipermetropia E’ un’ametropia sferica. Può essere definita come una carenza di rifrangenza (rifrattiva) dei mezzi ottici oculari o una ridotta lunghezza assiale del bulbo (assiale). In questa condizione, con l’occhio totalmente disaccomodato, il fuoco immagine di un soggetto posto all’infinito si formerebbe dietro la foveola centralis. Essendo come già visto sopra definita anche come una carenza di rifrangenza, per convenzione le si attribuisce il segno F>L il rapporto emmetropico è > di1 Capacità dell’occhio di poter compensare l’ipermetropia L’occhio, grazie al meccanismo accomodativo, può solo aumentare il suo potere diottrico. Per cui, mentre la miopia non può essere in nessun modo compensata spontaneamente dall’occhio, l’ipermetropia, in determinate condizioni, può esserlo. In optometria comportamentale un’ipermetropia di circa 0.75 dt in soggetti giovani è ritenuta una condizione fisiologica ed auspicabile. Accomodazione ed ipermetropia In determinati casi di ipermetropia, l’accomodazione può riportare la focalizzazione sulla retina, ma ciò dipende dalla combinazione di vari fattori. Questa possibilità è legata alla quantità di ipermetropia presente nell’occhio e alla sua capacità accomodativa che, però, si riduce con l’età. Quindi ipermetropie elevate possono essere compensate da grandi capacità accomodative e piccole quantità possono non esserlo se la capacità accomodativa è ridotta. L’incapacità di compensare adeguatamente l’ipermetropia scatena sintomi astenopici, alterazione della binocularità a causa dell’interazione funzionale tra accomodazione e convergenza o induce precocemente visione sfocata da vicino, anticipando gli effetti della presbiopia. Sintomatologia e conseguenze dell’ipermetropia Se la capacità compensativa è adeguata e l’ipermetropia non elevata essa può passare inosservata per anni e manifestarsi solo quando, con l’avanzare dell’età, il cristallino riduce a tal punto le sue capacità accomodative per cui insorgono i sintomi e disturbi visivi già visti in precedenza. La sintomatologia si manifesta inizialmente da vicino e si estende progressivamente da lontano. Astenopia: con questo termine si definiscono tutti i sintomi legati all’affaticamento visivo (senso di affaticamento oculare, arrossamento, secchezza o lacrimazione, peso sovrapalpebrale, sonnolenza, mal di testa frontale o tempiale, tensione nucale). Ipermetropie elevate possono indurre disturbi anche gravi alla binocularità in quanto, essendo questa fortemente legata dal rapporto AC/A alla convergenza, può indurre una esoforia accomodativa che in alcuni casi, se si scompensa, scatena strabismi esotropici (gli occhi che deviano verso il naso). Cause dell’ipermetropia 1) L'occhio ha un diametro antero-posteriore inferiore alla norma. 2) Il raggio di curvatura anteriore della cornea è maggiore del necessario. 3) Le curvature delle superfici del cristallino sono maggiori del necessario. 4) L'indice di rifrazione dei mezzi ottici è inferiore a quello necessario. 5) Il cristallino è troppo distante dalla cornea. 6) Il cristallino è assente (afachia). Classificazione dell’ipermetropia L’ipermetropia tende spesso ad adattare un “ipertono accomodativo” tale da consentire solo una correzione parziale con le lenti che come vedremo sono di tipo convergente (positive +). In funzione della possibilità di prescrivere una correzione, le ipermetropie si classificano in: Manifesta: quella (o quella parte) che si fa correggere parzialmente o totalmente con le lenti. Latente: quella (o quella parte) che non accetta la correzione. Totale: è tutta l’ipermetropia presente nell’occhio (somma tra la manifesta e la latente). La quantificazione dell’ipermetropia totale, spesso, può richiedere l’utilizzo dell’ atropina o visumidriatici per paralizzare lo sfintere del ciliare e annullare l’ipertono accomodativo. Assoluta: è quell’ipermetropia che l’occhio non riesce più a compensare con l’accomodazione. In questa condizione la correzione dell’ipermetropia è totale. Dov’è il punto remoto nell’ipermetropia Se consideriamo l’occhio totalmente disaccomodato, nell’ipermetropia il punto remoto (punto coniugato con la retina col cristallino completamente disaccomodato) cade dietro la retina ed è virtuale. Quindi sarebbe come se i raggi incidenti arrivassero convergenti sui diottri oculari. La sua distanza dal polo posteriore dell’occhio è inversamente proporzionale all’entità dell’ipermetropia (più è alta l’ipermetropia più il punto remoto si avvicina al polo posteriore). Punto remoto nell’ipermetropia Il punto remoto nell’ipermetropia è posto dietro la retina ad una distanza in metri dal piano principale pari a quella del reciproco del valore diottrico dell’ipermetropia in questione. Al contrario il reciproco della distanza in metri del P.R. dal piano principale dell’occhio ci dà il valore dell’ipermetropia. Per convenzione all’ipermetropia si attribuisce il segno – Es. distanza P.R. 0.666 m ipermetropia = 1/0.666 = -1.50 dt P.R. in occhio emmetrope P.R. in occhio ipermetrope Dov’è il punto prossimo nell’ipermetropia Se la capacità accomodativa è maggiore dell’ipermetropia, Il punto prossimo sarà ad una distanza finita davanti all’occhio, ma più lontano che in occhio emmetrope. In questo caso se il rapporto tra capacità accomodativa ed ipermetropia presente è alto si può mantenere una buona efficienza visiva. Se la capacità accomodativa è uguale all’ipermetropia esso è all’infinito. L’immagine è nitida solo all’infinito e progressivamente sfocata a distanze sempre più ravvicinate. Se l’ipermetropia è maggiore dell’accomodazione, quindi non è compensata, il punto prossimo rimane dietro la retina ad una distanza maggiore dal polo posteriore dell’occhio di quella del punto remoto e l’immagine è sfocata sia da lontano ed ancor più da vicino. In questo caso c’è “l’abbandono accomomodativo”. Se l’accomodazione non può essere più esercitata (ipermetropia assoluta), il punto prossimo coincide con il punto remoto dietro il polo posteriore dell’occhio. L’immagine è sfocata da lontano ed ancor più da vicino. Punto prossimo nell’ipermetropia Il punto prossimo nell’ipermetropia, se reale, è più lontano che in un occhio emmetrope e la sua distanza è in funzione della quantità di accomodazione che l’occhio riesce ad esercitare. Il p.p. è virtuale solo quando l’accomodazione non riesce a mettere a fuoco neanche un’immagine posta all’infinito (ipermetropia totale). La distanza in m del punto prossimo è data dal reciproco della differenza tra l’ampiezza accomodativa di cui dispone l’occhio meno l’ipermetropia presente. Esempi: Ampiezza accomodativa +4 dt, ipermetropia –2 dt +4 – 2 = +2 dt P.P = 1/2 = +0.50 m Reale. Ampiezza accomodativa +1 dt, ipermetropia -2.50 dt +1 – 2.50 = -1.50 P.P. = 1/-1.50 = - 0.666 m (segno -, virtuale). P.P. emmetropia P.P. se reale nell’ ipermetropia L’astigmatismo Come dice la parola stessa, a (privativo) stìgma-atos (punto), significa: “mancanza di puntiformità”. L’immagine di un radiatore puntiforme monocromatico posto sull’asse ottico, prodotta da una lente astigmatica, non è, come nelle lenti sferiche, a sua volta un punto, ma una figura complessa che prende il nome di Conoide di Sturm. Le lenti astigmatiche, al contrario di quelle sferiche, non hanno geometria di rivoluzione. Ogni loro sezione ha un raggio di curvatura diverso compreso tra un raggio di lunghezza massima e uno di lunghezza minima di due sezioni dette meridiani principali. Il diottro torico La superfice torica è una figura geometrica assimilabile a quella della sezione longitudinale di un pallone da rugby che produce astigmatismo. In realtà il toro in geometria è la ciambella. Su questa superficie si individuano due sezioni principali, una con il raggio di curvatura minimo e l’altro massimo ( sezioni principali). Le sezioni intermedie hanno raggi di curvatura intermedi. Se le due sezioni principali sono ortogonali tra loro, l’astigmatismo si dice regolare altrimenti lo si definisce irregolare. N.B. la sezione con raggio di curvatura minore (più potente) genera la focale di Sturm ortogonale a se stessa più vicina. La sezione con raggio di curvatura maggiore (meno potente) genera la focale di Sturm ortogonale a se stessa più lontana. La conoide di Sturm Nell’immagine prodotta da una lente astigmatica, la conoide di Sturm, si identificano due linee di focalizzazione (focali di Sturm) ortogonali tra loro originate dalle due sezioni principali. Ciascuna delle due sezioni principali, genera una focale ortogonale a se stessa. (Visualizzare molto bene questo concetto). Astigmatismo dell’occhio I diottri oculari possono presentare un difetto anatomico a geometria torica. Ne deriva una distorsione astigmatica. La stragrande maggioranza degli astigmatismi (solitamente regolari) oculari, è dovuta alla toricità della cornea. In percentuale minore l’astigmatismo è a carico degli altri diottri oculari. Un astigmatismo a carico dei diottri del cristallino varia in funzione dell’accomodazione esercitata. In questa situazione si parla di astigmatismo dinamico. Sulla cornea le due sezioni principali definiscono i meridiani principali. Per convenzione il più piatto si indica con k. Entità dell’astigmatismo L’entità in diottrie dell’astigmatismo è data dalla differenza diottrica tra i due meridiani principali. Tanto maggiore è la differenza diottrica dei due meridiani principali (quindi quanto maggiore è la differenza dei due raggi di curvatura dei due meridiani principali) tanto maggiore sarà l’astigmatismo e quindi la distanza tra le due focali di Sturm e la loro lunghezza. Ecco l’importanza di effettuare una oftalmometria (misurazione con l’oftalmometro delle curvature corneali) in quanto, essendo la maggior parte astigmatismi corneali, si può avere un’idea del disturbo visivo che affligge l’occhio esaminato. Anche l’astigmatismo quindi si quantifica in diottrie. Individuazione grafica di meridiani principali nell’astigmatismo corneale Per convenzione l’orientamento dei due meridiani viene indicato utilizzando un angolo piatto quindi da 0° a 180° Gli strumenti di misurazione forniscono il raggio di curvatura della sezione analizzata, in mm. o in dt, e l’orientamento angolare della sezione stessa rispetto all’angolo piatto di riferimento. Es. 7.70 mm a 30° e 7.50 mm a 120° (sempre ortogonali tra loro). L’entità dell’astigmatismo è data dalla differenza dei poteri dei due meridiani principali. Definizione dell’astigmatismo in funzione dei meridiani principali Se il meridiano più piatto è a 180° ed il più curvo a 90° +-10° l’astigmatismo si definisce secondo regola. Un astigmatismo secondo regola di circa 0.50 dt può essere fisiologico. Se il meridiano più curvo è a 180° ed il più piatto a 90° +- 10° l’astigmatismo si definisce contro regola. Se i meridiani principali sono in posizioni intermedie l’astigmatismo si definisce obliquo. Perché si definisce astigmatismo secondo o contro regola. L’astigmatismo col meridiano più curvo, più potente, a circa 90° fu definito secondo regola in quanto era quello più ricorrente. Si ritiene che l’azione della palpebra superiore possa tendere ad incurvare di più la sezione verticale. Di conseguenza l’altro tipo, con il meridiano più curvo a circa 180°, si definisce contro regola. Siccome però le attività molto stressanti da vicino che si svolgono nella nostra società favoriscono l’insorgenza di astigmatismi contro regola, oggi si rileva frequentemente anche questo tipo di ametropia. Un’ipotesi di questa tendenza pare essere la facilitazione della focalizzazione orizzontale dello spazio visivo e di conseguenza la migliore scansione dei righi durante la lettura. Tipologie di astigmatismi oculari La tipologia dell’astigmatismo dipende dalla posizione delle focali di Sturm (considerando l’occhio completamente disaccomodato) rispetto alla retina. L’astigmatismo è spesso associato alle ametropie sferiche. In base alla posizione delle focali si definiscono cinque tipologie di astigmatismo. Astigmatismo miopico semplice Nell’astigmatismo miopico semplice la focale più lontana dalla cornea è sulla retina e l’altra è dentro l’occhio. Astigmatismo ipermetropico semplice Nell’astigmatismo ipermetropico semplice la focale più vicina alla cornea è a fuoco sulla retina, l’altra è fuori dall’occhio. Astigmatismo miopico composto Composto perché associato alla miopia. Nell’astigmatismo miopico composto entrambe le focali di Sturm sono dentro l’occhio. Astigmatismo ipermetropico composto Composto perché associato ad ipermetropia. Nell’astigmatismo ipermetropico composto, entrambe le focali di Sturm sono fuori dall’occhio. Astigmatismo misto Misto perché è una combinazione tra miopia ed ipermetropia Nell’astigmatismo misto una focale di Sturm è dentro e l’altra fuori dall’occhio, non necessariamente a metà strada. La correzione dei disturbi visivi La correzione dei disturbi visivi è oggi una grande necessità, in una società sempre più tecnologica che richiede spesso il massimo di efficienza visiva. L’evoluzione delle tecniche optometriche e dei supporti strumentali e tecnologici consentono di trovare soluzioni correttive e riabilitative adeguate alle esigenze visive imposte dalla vita quotidiana. La società moderna facilita l’insorgenza di disturbi visivi L’attività a cui viene sottoposto il sistema visivo in una società tecnologica può favorire l’insorgenza di ametropie e disturbi visivi, a causa dell’enorme stress a cui è sottoposto il sistema visivo. L’aumento della richiesta di efficienza visiva nella nostra società rende sempre più importante la formazione di professionisti che abbiano conoscenze e supporti tali da poter fornire soluzioni adeguate alle varie necessità visive funzionali degli individui. Non sempre è necessario vedere il massimo Imparerete che non sempre avere la massima visione è necessario in tutti i casi. Quello che non dovete mai perdere di vista sono le esigenze visive della persona. La correzione delle ametropie Metodi per la rilevazione delle ametropie Anamnesi, sintomatologia. Controllo della vista (visus) abituale (detta anche naturale) con apposite tabelle di lettere di dimensioni scalari (in Italia espresse in decimi). Oftalmometria per la rilevazione dell’astigmatismo o alterazioni della superficie corneale. Retinoscopia (detta anche schiascopia). Autorefrattometria (misurazione meccanica automatica computerizzata della rifrazione dell’occhio) se si è in possesso dello strumento. Strumenti per la rilevazione delle ametropie Oftalmometro Retinoscopio Autorefrattometro Metodi per la correzione delle ametropie La correzione delle ametropie avviene attraverso la valutazione empirica, possibilmente soggettiva, delle lenti che correggono le distorsioni ottiche indotte dalle ametropie. Attraverso appropriate prove successive di varie lenti, con l’occhialino e le lenti di prova o col forottero, vengono isolate le lenti correttive più adatte alle esigenze visive della persona. Strumenti per la misurazione delle ametropie Forottero occhiali e cassetta di prova L’arte della correzione dei disturbi visivi In realtà non è così semplice. La quantificazione della correzione scaturisce da attente, sofisticate e competenti indagini, frutto di valutazioni anamnestiche strumentali e soggettive in cui l’esperienza clinica dell’operatore gioca un ruolo fondamentale per il successo della risoluzione del caso. Come si correggono le ametropie con le lenti Concettualmente è semplice: Si induce con le lenti un “difetto” ottico uguale e contrario all’ametropia che affligge l’occhio. Per questi scopi vengono usate lenti a menisco in quanto sono quelle che più di tutte riducono al minimo alcune aberrazioni. Correzione della miopia Come già detto alla miopia si attribuisce il segno + in quanto sia in quella assiale che refrattiva il fuoco immagine cade prima della fovea. Quindi si corregge con lenti a menisco negative (divergenti) contrassegnate con segno -. Quale lente negativa per correggere la miopia? L’espediente è quello di porre il fuoco immagine di una lente negativa, con la lunghezza focale pari “o quasi” (meno la distanza piano principale-lente) a quella del punto remoto prodotto dalla miopia in questione, affinché i raggi incidenti sull’occhio è come se provenissero dall’infinito, come in un occhio emmetrope. L’introduzione di una lente negativa, con la modalità suddetta, provocherà uno spostamento all’indietro del fuoco immagine che andrà a fuoco sulla retina. Questa descrizione è puramente didattica (vedi l’arte della correzione dei disturbi visivi). L’espediente correttivo della lente negativa per correggere la miopia (occhio schematico di Emsley) Ipo ed iper correzione miopica Una correzione più bassa della miopia presente (ipocorrezione) migliorerà la qualità dell’immagine posta all’infinito ma essa rimarrà sfocata. Una correzione eccessiva sconfinerà in una ipermetropia artificiale, equivalente alla somma algebrica del potere reale della miopia e il potere della lente. Es. miopia reale +4 dt, lente correttiva –5 dt = -1 dt Si è indotta una ipermetropia artificiale di -1 dt Questo attiverà il processo accomodativo e la problematica diventa quella dell’ipermetropia. L’ipercorrezione miopica, secondo l’approccio correttivo comportamentale, va evitata in quanto induce stress visivo soprattutto da vicino e può predisporre la miopia a peggiorare. Come si indica la lente correttiva per la miopia Essa si indica col simbolo sf. (sfera, perché trattasi di lenti sferiche) seguito dal potere (negativo) della lente correttiva. Es: sf.-4 corregge una miopia di +4 dt. Correzione dell’ipermetropia Come già detto all’ipermetropia si attribuisce il segno - in quanto sia in quella assiale che refrattiva il fuoco immagine cade dietro alla fovea. Quindi si corregge con lenti a menisco positive (convergenti). Quale lente positiva per correggere l’ipermetropia? L’espediente è quello di porre il fuoco immagine di una lente positiva, con la lunghezza focale pari “o quasi” (più la distanza piano principalelente) a quella del punto remoto prodotto dall’ipermetropia in questione, affinché i raggi incidenti sull’occhio è come se provenissero dall’infinito. Ciò provocherà uno spostamento dell’immagine verso il polo posteriore dell’occhio ed essa cadrà a fuoco sulla retina. Questa descrizione è puramente didattica (vedi l’arte della correzione dei disturbi visivi) L’espediente correttivo della lente positiva per correggere l’ipermetropia (occhio schematico di Emsley) Ipo ed iper correzione dell’ipermetropia Una correzione più bassa (ipo correzione) residuerà una parte di ipermetropia e ciò produrrà degli effetti sugli equilibri compensativi della stessa, in funzione della capacità accomodativa e delle attitudini della persona. La calibrazione della correzione ipermetropica è cosa sofisticata e richiede competenze ed esperienze che saranno argomento dei corsi successivi. Una correzione eccessiva (iper correzione) induce un effetto artificialmente miopico pari alla somma algebrica dell’ipermetropia correggibile e la lente. Es. ipermetropia correggibile –3 dt, lente +3.50 dt = +0.50 dt si è indotta una miopia artificiale di +0.50 quindi l’immagine apparirà sfocata. A volte l’ipercorrezione ipermetropica può essere usata per ridurre l’affaticamento visivo da vicino o ridurre l’eccesso di convergenza indotto dl rapporto AC/A soprattutto in casi di strabismo accomodativo. Come si indica la lente correttiva per l’ipermetropia Essa si indica col simbolo sf. (detta sfera) Seguito dal potere (positivo) della lente correttiva Es. sf.+2 ipermetropia di –2 dt. Correzione dell’astigmatismo Solo gli astigmatismi che hanno un andamento pressoché regolare si correggono con lenti oftalmiche le quali hanno solo sezioni principali ortogonali tra loro. Gli astigmatismi irregolari possono essere corretti con lenti a contatto non morbide (rigide gas permeabili). L’espediente è sempre lo stesso usato per le ametropie sferiche usando lenti cilindriche o a menisco torico. Per questioni didattiche considereremo solo l’astigmatismo corneale e scinderemo concettualmente la correzione dei due meridiani principali dell’occhio come se fossero separati. I concetti applicati valgono anche se l’astigmatismo non è corneale. Annullamento con lenti della distorsione astigmatica Si ricorda che ognuno dei meridiani principali astigmatici genera una delle due linee focali (focali di Sturm) ortogonali a sè stesse. Es. il meridiano a 40° genera la focale a 130° e quella 130° genera la focale a 40°. La distanza tra le focali equivale all’entità dell’astigmatismo. Esistono lenti in grado di annullare tale distanza. Se si annulla la distanza tra le due focali il sistema ottico ritorna ad essere stigmatico (puntiforme). Lenti cilindriche Esse generano un astigmatismo. Possono essere utilizzate per la correzione, inducendo un astigmatismo uguale e contrario a quello presente nell’occhio (in realtà sugli occhiali si usano lenti sferotoriche). Sempre per questioni didattiche useremo per la correzione dell’astigmatismo le lenti cilindriche. E’ più facile concettualizzare utilizzando la sezione neutra e quella ad essa ortogonale (positiva o negativa). La ricetta delle lenti correttive per l’astigmatismo si indica come quella di una lente cilindrica equivalente al menisco torico corrispondente che si utilizzerà sugli occhiali. In molte cassette di prova e in molti strumenti di misurazione si usano lenti cilindriche per l’esame soggettivo dell’astigmatismo. Asse e sezione di potenza nelle lenti cilindriche L’asse: identifica la sezione neutra del cilindro. Questa sezione è una lamina ed il potere della lente su questa sezione è zero. Di un radiatore monocromatico, posto all’infinito, la sezione dell’asse genera una focale di Sturm, ortogonale a se stessa, che si forma all’infinito. La sezione di potenza: è la sezione ortogonalmente opposta all’asse; essa avrà il raggio di curvatura minimo e quindi il potere massimo (visualizzare bene questo concetto). Essa genererà una focale di Sturm ortogonale a sé stessa ad una distanza pari al reciproco del potere della sezione stessa. Se la lente è una piano cilindrica convessa le due focali saranno reali, se la lente è una piano cilindrica concava le due focali saranno virtuali. Cilindro positivo cilindro negativo Come usare la lente cilindrica Come si corregge l’astigmatismo miopico semplice Se una focale è già a fuoco sulla retina e l’altra dentro l’occhio vuol dire che la sezione principale con raggio di curvatura maggiore è emmetrope e quella con raggio di curvatura più corto è miope. La soluzione più semplice è quella di lasciare ferma la focale a fuoco sulla retina ed arretrare l’altra con un cilindro negativo (in realtà un menisco torico) ponendo la sezione con potere neutro (l’asse del cilindro) lungo il meridiano principale emmetrope (quello col raggio di curvatura più lungo) e la sezione di potenza (negativa) davanti al meridiano otticamente troppo potente (quello col raggio di curvatura più corto). Correzione dell’astigmatismo miopico semplice In questo esempio, il meridiano orizzontale (quello più piatto) è emmetrope, quello verticale (quello più curvo) è miope, dunque è un astigmatismo secondo regola. Correzione dell’astigmatismo miopico semplice In questo esempio, il meridiano orizzontale (quello più piatto) è emmetrope, quello verticale (quello più curvo) è miope, dunque è un astigmatismo secondo regola. Porrò l’asse (potere zero, neutro) parallelo a quello emmetrope e correggerò l’altro ortogonale, otticamente troppo potente, con la sezione negativa. Come si indica la lente correttiva per l’astigmatismo miopico semplice Il potere della lente correttiva viene indicata col simbolo cil. Successivamente col simbolo ax si indica la posizione in gradi angolari, disposti su un angolo piatto, del meridiano corneale lungo il quale va posizionato l’asse del cilindro. Es. cil -2 ax 20° Come si corregge l’astigmatismo ipermetropico semplice Se una focale è già a fuoco sulla retina e l’altra dietro l’occhio vuol dire che la sezione principale con raggio di curvatura minore è emmetrope e quella con raggio di curvatura maggiore è ipermetrope. La soluzione più semplice è quella di lasciare la focale a fuoco sulla retina ed avvicinare l’altra con un cilindro positivo (in realtà un menisco torico) ponendo la sezione con potere neutro lungo il meridiano principale emmetrope e la sezione di potenza positiva davanti al meridiano otticamente poco potente. Correzione dell’astigmatismo ipermetropico semplice In questo caso il meridiano verticale (quello più curvo) è emmetrope e quello orizzontale (quello più piatto) è ipermetrope, dunque è un astigmatismo secondo regola. Correzione dell’astigmatismo ipermetropico semplice In questo caso il meridiano verticale (quello più curvo) è emmetrope e quello orizzontale (quello più piatto) è ipermetrope, dunque è un astigmatismo secondo regola. Porrò l’asse (potere zero, neutro) parallelo a quello emmetrope e correggerò quello ortogonale, otticamente meno potente, con la sezione positiva. Come si indica la lente correttiva per l’astigmatismo ipermetropico semplice Con il simbolo cil si indica il potere della lente cilindrica usata per la correzione . Successivamente con il simbolo ax si indica in gradi angolari, disposti su un angolo piatto, la posizione del meridiano corneale, lungo il quale va posizionato l’asse. Es. cil. +1 ax. 70° Come porre le sezioni di potenza delle lenti cilindriche per correggere l’astigmatismo. La sezione di potenza di un cilindro negativo va posta sempre lungo il meridiano più curvo (più potente) e di conseguenza l’asse (sezione neutra) lungo il meridiano più piatto (meno potente). La sezione di potenza di un cilindro positivo va sempre posta lungo il meridiano più piatto (meno potente) e di conseguenza l’asse (sezione neutra) lungo il meridiano più curvo (più potente) . Effetto di una lente sferica associata ad una lente cilindrica. Premessa importante! Integrando una lente cilindrica con una lente sferica (in realtà si usano menischi sfero-torici) posso con quest’ultima spostare a piacimento avanti ed indietro le focali di Sturm sull’asse ottico. Per questioni didattiche dividiamo in due l’effetto correttivo prodotto da una lente sferica integrata con una cilindrica. Uso delle lenti sferiche con l’astigmatismo Usando le lenti sferiche, in qualsiasi astigmatismo posso spostare sia una che l’altra focale sulla retina, ed associando un cilindro opportuno (vedi “Come porre le sezioni di potenza delle lenti cilindriche per correggere l’astigmatismo”) correggere l’astigmatismo. Come si corregge l’astigmatismo miopico composto La cosa più semplice è quella di spostare con una lente sferica negativa la focale più vicina alla retina a fuoco su di essa. Posso così ricondurre artificialmente l’astigmatismo miopico composto ad un astigmatismo miopico semplice. Quindi porrò un cil negativo con l’asse lungo il meridiano più piatto e con la sezione di potenza negativa correggerò ortogonalmente il meridiano più curvo (troppo potente). Come si indica la lente correttiva per l’astigmatismo miopico composto Si indica prima il valore della sfera utilizzata col simbolo sf. con il suo segno. Poi il potere del cilindro con il simbolo cil. con il suo segno. Poi l’asse, espresso in gradi angolari su un angolo piatto, lungo il quale è stato posto l’asse del cilindro Es. sf. -2 cil. -1.50 ax. 175° Come si corregge l’astigmatismo ipermetropico composto La cosa più semplice è quella di spostare, con una lente positiva, la focale più vicina alla retina a fuoco su di essa. Posso così ricondurre artificialmente l’astigmatismo ipermetropico composto, ad un astigmatismo ipermetropico semplice. Quindi porrò un cilindro positivo con l’asse lungo il meridiano più curvo e con la sezione di potenza positiva correggerò ortogonalmente il meridiano più piatto (meno potente) Come si indica la lente correttiva per l’astigmatismo ipermetropico composto Si indica prima il valore della sfera utilizzata col simbolo sf. con il suo segno. Poi il potere del cilindro con il simbolo cil. Poi l’asse, indicato in gradi angolari su un angolo piatto, lungo il quale è stato posto l’asse del cilindro. Es. sf. +2 cil. +1.75 ax. 40° Come si corregge l’astigmatismo misto Valgono gli stessi concetti dell’utilizzo di una lente sferica associata a quella astigmatica. Con la sf. sposto o una o l’altra focale sulla retina e con una lente cilindrica opportuna (vedi “Come porre la sezione di potenza delle lenti cilindriche per correggere l’astigmatismo”), si correggerà l’astigmatismo. Nell’astigmatismo misto i valori della sf. e del cil. hanno sempre i segni contrari. Ed il valore assoluto del cil. è sempre maggiore di quello della sf. Come si indica la lente correttiva per l’astigmatismo misto. Con sf. si indica il potere della lente sferica usata per spostare una o l’altra focale a fuoco sulla retina. Con cil. il potere della lente cilindrica usata per annullare l’astigmatismo. Con ax. la posizione dell’asse sull’angolo piatto. Es. sf. +2 cil. -3 ax. 90° oppure la sua trasposta sf. -1 cil. +3 ax 180° Nota importante sull’astigmatismo misto Nell’astigmatismo misto la distanza tra le due focali è sempre maggiore delle singole distanze delle due focali dalla retina. Ne deriva che le lenti sferiche necessarie per riconiugare una o l’altra focale sulla retina avranno entrambe un potere minore del cilindro necessario per ridurre la distanza tra le due focali, quindi il cilindro sarà sempre in valore assoluto maggiore della sfera. la lente sferica e la lente cilindrica nell’astigmatismo misto hanno sempre i segni discordi (contrari) Se uso una lente sferica negativa che allontana entrambe le focali portando quella interna all’occhio sulla retina, la situazione simulata diventa quella di un astigmatismo ipermetropico semplice, quindi dovrò usare un cilindro positivo per annullare l’astigmatismo. Se uso una lente sferica positiva per avvicinare entrambe le focali portando quella esterna all’occhio sulla retina, la situazione simulata diventa quella di un astigmatismo miopico semplice, quindi dovrò usare un cilindro negativo per annullare l’astigmatismo. Per questi motivi, le lenti correttive dell’astigmatismo misto avranno sempre i segni della sfera e del cilindro discordi. Il disco o circolo di minima confusione Durante le vostra pratica clinica sarete sorpresi dal fatto che alcuni astigmatismi, in alcune persone, non producono grandi distorsioni ed il visus può ugualmente essere adeguato. Ciò accade in soggetti prevalentemente giovani con astigmatismi ipermetropici, o anche miopici ma per quest’ultimi limitatamente alle distanze ravvicinate. Ciò è dovuto al fatto che se c’è capacità accomodativa l’occhio focalizza su un’area della focale di Sturm dove la distorsione è minima. Quest’area è detta disco o circolo di minima confusione. Immagine del disco di minima confusione Esistono sempre due lenti correttive equivalenti per ogni astigmatismo Da quanto detto deriva che in base a quale lente sferica uso per portare a fuoco sulla retina una o l’altra focale di Sturm, invertendo poi il segno e l’asse del cilindro, esistono sempre due lenti correttive per ogni astigmatismo. Il loro effetto correttivo sull’occhio è equivalente. Queste due lenti si definiscono l’una la trasposta dell’altra. Regola della trasposta Partendo quindi da una lente sfero cilindrica è possibile ricavare la sua trasposta (lente equivalente) applicando la seguente regola da imparare a memoria: 1° per ottenere la nuova sfera: fare la somma algebrica di sfera più cilindro. 2° per ottenere il nuovo cilindro: cambiare il segno al cilindro dato lasciando lo stesso valore di dt. 3° ruotare di 90° l’orientamento dell’asse della lente cilindrica data. Es: sf. -2 cil. -3 ax 30° trasposta: sf.-5 cil. +3 ax 120° Segni discordi apparenti o reali Una lente con i segni della sfera e del cilindro discordi, ma in cui il valore assoluto del cilindro è minore di quello della sfera, si dice a segni discordi apparenti e non si tratta di un vero astigmatismo misto, in quanto facendo la sua trasposta si ottiene una lente a segni concordi. sf. +2 cil. -1 ax 20° |cil| < |sf| segni discordi apparenti. Trasposta: sf. +1 cil. +1 ax. 110 segni concordi. Una lente a segni discordi in cui il valore del cilindro è in valore assoluto maggiore di quello della sfera si dice a segni discordi reali ed è un vero astigmatismo misto, in quanto la sua trasposta sarà anch’essa a segni discordi. sf. +3 cil. -4 ax 145° |cil| > |sf| segni discordi reali. Trasposta: sf. -1 cil. +4 ax. 55° ancora segni discordi Segni discordi reali Nell’astigmatismo misto, essendo il cilindro in valore assoluto maggiore della sfera (come già detto), entrambe le lenti equivalenti avranno i segni discordi. Esempio: sf. -2.25 cil. +3.50 ax 60° Trasposta: sf. +1.25 cil. -3.50 ax 150° Segni discordi reali. La presbiopia Come già detto la presbiopia insorge in tutte le persone intorno ai 42/47 anni circa e progressivamente impedisce la focalizzazione da vicino. È un problema sociale importante in quanto insorge nel pieno dell’attività lavorativa. C’è anche una componente psicologica che implica la percezione, anche se non vera, di invecchiare. L’importanza oggi di una corretta prescrizione per la presbiopia Questo disturbo visivo è stato considerato di importanza secondaria rispetto agli altri. Nelle società tecnologiche non è più così. La visione da vicino ha assunto un’importanza fondamentale nello svolgimento della maggior parte delle attività. Implicazioni della presbiopia sulla focalizzazione da vicino Se il cristallino non riesce più a focalizzare da vicino, vuol dire che l’immagine si sposta dietro alla retina. Quindi da vicino potremmo dire che l’occhio ha una carenza di potenza e si comporta “come se fosse ipermetrope”: si può indicare col segno -. Quindi il punto prossimo (punto più vicino visto nitido) si allontanerà progressivamente con l’aumentare della presbiopia. Diagramma della variazione del potere accomodativo in relazione all’età La correzione della presbiopia in occhi emmetropi Per la correzione della presbiopia si usano le stesse lenti che si usano per l’ipermetropia, positive (convergenti) segno +. Si antepongono davanti agli occhi lenti positive adeguate alle distanze operazionali visive della persona ed alla capacità accomodative ancora presente negli occhi (vedi l’arte della correzione delle ametropie). Allo stadio incipiente la correzione sarà minima. In età avanzata, la lente correttiva in occhi emmetropi non supera di solito +3/+3.50 dt. Come si indica la lente correttiva per la presbiopia. 1 Indicando che si tratta di una correzione per focalizzare esclusivamente a distanze ravvicinate con la dicitura “per vicino”. 2 Con sf. seguito dal potere della lente (sempre positiva) che corregge la presbiopia. Es: per vicino: o.d. (occhio destro) sf. +2 o.s. (occhio sinistro) sf. +2 La presbiopia può essere associata alle ametropie già viste Se vi sono ametropie sferiche o astigmatiche, prima si correggono queste da lontano e poi si passa a correggere da vicino la presbiopia. La lente sferica che corregge la presbiopia si somma algebricamente alla miopia o all’ipermetropia presenti. La presbiopia associata alla miopia In caso di miopia non corretta essa ritarderà i suoi effetti grazie al punto prossimo più vicino (vedi punto prossimo nella miopia). Se la presbiopia non supera la miopia la persona non corretta continuerà a focalizzare da vicino “sfruttando la miopia”. Es. miopia +2 dt, presbiopia -1 dt, totale = +1 dt. In questo caso c’è un residuo miopico di +1 dt e la persona non corretta continuerà a vedere bene da vicino. Una miopia non corretta di oltre 3 dt non risentirà mai degli effetti della presbiopia (il P.R. è a 0.33 m, più vicino della distanza di lettura). Se la presbiopia supera la miopia la persona non corretta vedrà sfocato da vicino ma necessiterà di una correzione minore rispetto ad un emmetrope, pari alla differenza tra miopia e presbiopia. Es. miopia +1 dt, presbiopia -2.50 dt, totale = -1.50 dt In questo caso c’è una presbiopia residua di -1.50 dt e la persona non corretta necessita di una correzione (sia pur ridotta) di + 1.50 dt. La presbiopia associata all’ipermetropia In caso di ipermetropia non corretta c’è un’anticipazione degli effetti della presbiopia a causa del punto prossimo più lontano (vedi punto prossimo nell’ipermetropia) poiché i due disturbi si sommano. Es. ipermetropia -2 dt, presbiopia -1 dt, totale = -3 dt La persona non corretta necessiterà di una correzione (maggiore rispetto a quella tipica della sua età) di +3 dt. Presbiopia con astigmatismo L’astigmatismo si presenta sia da lontano che da vicino. Per correggere la presbiopia si aggiunge la lente sferica correttiva di quest’ultima alla sfera già presente. Se la sfera della correzione astigmatica è zero, il valore di sf sarà direttamente quello della sfera che corregge la presbiopia. Esempio 1: sf. -3 cil. -1.75 ax 15°, presbiopia sf.+ 1.50 risultato sf. -1.50 cil. -1.75 ax 15° (lente per vicino) Esempio 2: sf. 0 cil. -3 ax 180°, presbiopia sf. +2 risultato sf. +2 cil. -3 ax 180 (lente per vicino) Come si indica la lente correttiva della presbiopia associata ad ametropie 1° Come aggiunta positiva, detta “addizione”, alla sfera da lontano (lasciando, se c’è, invariata la correzione dell’astigmatismo): essa andrà sommata algebricamente con questa e si indica con add. Esempio 1: da lontano sf. 0 cil. -1 ax 90° add. +0.75 Esempio 2: da lontano sf. -1 cil. -2 ax 35° add. +1.50 In questi casi, per avere la lente definitiva da vicino si dovrà fare la somma algebrica tra la sfera da lontano e la correzione della presbiopia. 2° Indicando la correzione definitiva per vicino effettuando preventivamente la somma algebrica tra la sfera da lontano e la correzione della presbiopia. Esempio 1: da lontano sf. -1 lente correttiva per la presbiopia +2 scriverò direttamente sf. +1 per vicino. Esempio 2: da lontano sf. -3 cil. -2 ax 95° lente correttiva per la presbiopia +3 scriverò direttamente sf. 0 cil. -2 ax 95 per vicino. La presbiopia con le ametropie corrette In caso di ametropia corretta la presbiopia produrrà gli stessi effetti che in una persona emmetrope. Schema della ricetta La ricetta della prescrizione delle lenti è divisa in dati per l’occhio destro e dati per l’occhio sinistro. Essi sono indicati come se gli occhi corretti fossero di fronte a noi, sicché a sinistra si indicano i dati del destro ed a destra quelli del sinistro. Sono riportati i due angoli piatti per l’orientamento dell’asse del cilindro in caso di astigmatismo. Sono indicate le caselle per sf. cil. e ax. Schema ricetta tipo Lo zero dell’angolo piatto per indicare l’asse dell’occhio destro è posto sempre a destra. Lo zero per l’occhio sinistro può essere posto sia a sinistra nel sistema detto internazionale (poco usato) sia a destra (come per il destro) detto sistema T.A.B.O.