04 dossier © biglama - Fotolia.com Esvot courses and seminars 2013 IL RADIO DISTALE DALLA A ALLA Z I corsi e i seminari Esvot (European society of veterinary orthopaedics and traumatology), quest’anno, si sono tenuti a Vienna. Relatori provenienti da ogni parte del mondo hanno dato vita a un programma ricchissimo di corsi di ortopedia. Di estremo interesse quello dedicato al trattamento delle patologie a carico del radio distale. Ce ne parla nel dettaglio proprio il suo relatore. La Settimana Veterinaria - N°852 - 20 novembre 2013 G li obiettivi del corso Esvot sul trattamento delle patologie ortopediche e traumatologiche del radio distale sono stati quelli di fornire al partecipante una guida teorico-pratica sulle due patologie ortopediche di maggior riscontro nella pratica specialistica a carico del radio: le fratture del radio distale nel cane toy e le deviazioni angolari del radio distale nel cane di grossa taglia. In sostanza, si è trattato di un corso superavanzato che prevedeva, per la partecipazione, grande esperienza e buone conoscenze teoriche. Il tema era incentrato sul trattamento di fratture di ossa molto piccole quali quelle dei cani di razza toy e sulle correzioni sui tre piani delle deviazioni angolari dei pazienti di taglia grossa (vedere foto 1). In pratica, sono stati coperti tutti gli aspetti, dalla terminologia fino alla pianificazione preoperatoria del più complesso caso di deformità bi-apicale non compensata su piano obliquo (vedere riquadro 1). 05 © Massimo Petazzoni Fixin system, strumenti, impianti e applicazione 1 - Incrocio, maschio, 25 Kg. Deformità di radio e ulna distale. Immagine preoperatoria e immediatamente postoperatoria dopo correzione chirurgica. Il sistema di fissazione interna Fixin è un sistema di sintesi ortopedica di ultima generazione ad angolo stabile. Gli impianti ad angolo stabile collegano la testa della vite alla placca mediante filetto o accoppiamento conico. Nel sistema Fixin, il collegamento della testa della vite alla placca avviene mediante accoppiamento conico. Il collegamento tra il mezzo di sintesi, ossia la vite, e l’osso avviene per tutti i sistemi tramite accoppiamento elicoidale fra i due elementi (filetto della vite con la madrevite osso). L’accoppiamento conico è conosciuto in meccanica da millenni. Forche, badili e rastrelli si innestano al proprio manico mediante accoppiamento conico e numerose macchine utensili usano questo sicuro meccanismo di serraggio. Anche le eliche degli aeroplani e delle navi impiegano questo meccanismo. L’accoppiamento conico prevede l’innesto di un cono maschio (la testa della vite) in un alloggiamento complementare sempre conico (la femmina conica della placca). La frizione fra le due superfici coniche, maschio e femmina, e la deformazione elastica dei due elementi garantiscono l’unione stabile nel tempo dei due elementi accoppiati. Nel sistema Fixin un intermediario meccanico avvitato alla placca tramite filetto, la bussola, consentirebbe la rimozione dell’impianto, tramite lo svitamento della bussola stessa, in caso l’accoppiamento conico risultasse inamovibile, mediante svitamento con il solo impiego del cacciavite, nel momento della rimozione. Supporto più bussola più vite costituiscono quello che viene riconosciuto come impianto Fixin (vedere foto 2 e 3). Il supporto può essere di varie forme e lunghezze per l’adattamento alle molteplici applicazioni dell’ortopedia veterinaria nel cane e nel gatto. Gli spessori dei supporti variano da 1,2 a 2 mm per il sistema mini, consigliato per l’ortopedia e la traumatologia del gatto e del cane di piccola taglia (fino a 10 kg), e da 2 a 3mm per il sistema grande, impiegato generalmente per il trattamento di pazienti di taglia media, grossa e gigante. 1 - Il corso in…due parole Il corso, dal titolo “Fractures and angular limb deformity - The distal radius”, ha previsto una serie di relazioni teoriche seguite da esercitazioni pratiche su ossa di plastica, quali il trattamento di una frattura di radio distale in un cane toy con placca angolo stabile e, successivamente, un’esercitazione consistente nella pianificazione preoperatoria, nella successiva esecuzione di una osteotomia correttiva mediante sega oscillante e nella fissazione mediante impianto ad angolo stabile della serie grande Fixin (vedere foto 2). Successivamente, i partecipanti sono stati introdotti all’uso degli impianti ad angolo stabile, ad accoppiamento conico, Fixin. Sono stati quindi descritti gli impianti, lo strumentario e le possibili applicazioni del sistema mini, previsto per gatti e cani fino a 10 kg di peso, e del sistema grande, per cani di peso pari o superiore a 10 kg (vedere foto 3). Con la terza relazione sono stati illustrati i vantaggi e gli svantaggi dell’impiego degli impianti convenzionali (tipo DCP, Dinamic compression plate), dedicando ampio spazio al concetto di protezione da stress e alle considerazioni anatomiche relative alle dimensioni degli impianti più adeguati per i pazienti di taglia toy (vedere foto 4). Non poteva mancare, nel periodo rinascimentale della fissazione interna, lo studio dell’applicazione dell’impianto ad angolo stabile, conosciuto anche con il nome di “bloccato” con i suoi pro e i suoi contro rispetto alla fissazione interna convenzionale e alla fissazione esterna (vedere foto 6). Per quanto riguarda la fissazione esterna, sono state prese in considerazioni applicazioni assiali, circolari e ibride, con le relative problematiche correlate alle dimensioni del paziente rispetto ai mezzi di sintesi e alla difficoltà della decisione sulla tempistica del disassemblamento a guarigione avvenuta o presunta (vedere foto 6). I moderni impianti radio-trasparenti in carbonio sono risultati la scelta migliore per la valutazione della guarigione rispetto ai tradizionali fissatori esterni in acciaio inox. A seguire, un’esercitazione pratica della durata di circa un’ora, in cui i partecipanti hanno eseguito la correzione chirurgica di una frattura dislocata con fissazione interna mediante sistema mini Fixin. Successivamente, sono stati definiti i concetti di piano di deformità, linea di riferimento articolare, asse meccanico, asse anatomico, angoli meccanici e anatomici. È stata anche descritta nel dettaglio la terminologia di settore (procurvato, recurvato, varo, valgo, torsione, rotazione, ecc). La relazione si è conclusa con le tecniche di posizionamento e proiezione radiografica (vedere foto 7). Il concetto di CORA e quindi dell’identificazione del piano della deformità e del punto, centro della rotazione, per la correzione è stato spiegato e approfondito nei dettagli. Più in particolare, si è parlato di: metodo per l’identificazione degli assi anatomici e/o meccanici e della bisettrice dell’angolo di correzione, identificazione del CORA, tipo di CORA (in sottrazione, closing CORA, o in addizione, opening CORA), ampiezza del CORA e suo piano di correzione (vedere foto 7-10); trattate con attenzione anche le tre regole di Paley. La fase finale delle lezioni teoriche è stata dedicata ai casi clinici (vedere foto 11-13). Ben quarantacinque minuti di casi clinici interattivi comprendenti: segnalamento, anamnesi ortopedica, diagnosi clinica e radiografica, pianificazione radiografica, analisi dei radiogrammi post operatori con misurazione, controlli clinici e radiografici nel breve e nel lungo periodo (vedere foto 14). L’ultima lezione teorica è stata dedicata all’impiego della prototipizzazione (prototyping) in plastica per l’esecuzione preliminare della chirurgia correttiva e il test degli impianti, seguita dall’esercitazione pratica su un osso di plastica di una deformità angolare, consistente in un eccesso di valgo distale associato a torsione esterna di radio. L’osteotomia correttiva è stata fissata mediante placca a T angolo stabile Fixin 5 fori della serie grande (vedere foto 2). Infine, i partecipanti si sono esercitati nella pianificazione con piano di deformità obliquo e nell’uso della trigoniometria (vedere foto 15). La Settimana Veterinaria - N°852 - 20 novembre 2013 © Massimo Petazzoni 3 - Impianto Fixin. Da sinistra: supporto Fixin, bussola, vite autofilettante con testa conica, placca con bussole assemblate e sezione di vite accoppiata. © Massimo Petazzoni 2 - Radio in plastica dopo correzione chirurgica della deformità e fissazione interna mediante impianto angolo stabile Fixin placca a T 5 fori della serie grande. © Massimo Petazzoni © Massimo Petazzoni 06 dossier 4 - Cronologia radiografica del trattamento di una frattura di radio e ulna distale in un paziente toy mediante impianto convenzionale DCP. 5 - Ricostruzione software da tomografia assiale computerizzata di radio e ulna affetti da deviazione in procurvato. In evidenza i dischi fisari distali di radio-ulna e quelli prossimali del radio. I due sistemi, mini e grande, impiegano una misura di bussola ciascuno. Le bussole per il sistema mini possono ospitare viti del diametro di 1,9 e 2,5 mm, mentre le bussole del sistema grande, viti del diametro di 3,0 e 3,5 mm. Le viti sono destrorse e autofilettanti. Ciò significa che la “madrevite osso” inizialmente non è filettata, ma subisce la filettatura quando la vite viene forzosamente avvitata in essa. Per ogni misura di bussola esiste la possibilità di applicare due misure di viti diverse, ma con medesimo diametro di testa conica. Sono disponibili nella linea Fixin, per l’esecuzione di panartrodesi di carpo e tarso, supporti ibridi, ossia placche che ospitano bussole della serie mini nella porzione distale del sup- una foratura da 2 mm, per le viti da 3 mm una foratura da 2,5 mm e per le viti da 3,5 mm una foratura da 2,9 mm. La foratura dell’osso deve essere eseguita mediante centrapunte. Il centrapunte è provvisto di un’estremità conica, che si innesta nella bussola (avvitata al supporto); ciò consente la foratura dell’osso in modo tale che l’asse del foro risulti perpendicolare alla piano della bussola. Il foro perpendicolare al piano della bussola garantisce l’accoppiamento conico nelle ultime fasi dell’avvitamento della vite, durante l’applicazione chirurgica. Per ottenere l’accoppiamento conico è indispensabile che il foro nell’osso sia ortogonale al piano della bussola. Questo vincolo è un limite per l’orientamento del- La Settimana Veterinaria - N°852 - 20 novembre 2013 porto e della serie grande nella porzione prossimale. Questi impianti offrono il vantaggio di poter applicare viti di diametro adeguato sia ai segmenti ossei di metacarpo e metatarso (viti da 1,9 e 2,5 mm) sia a quelli di tarso/carpo, tibia e radio distale (viti da 3,0 e 3,5 mm). Lo strumentario del sistema Fixin è contenuto. Ogni sistema, mini e grande, prevede l’impiego di una punta di dimensioni adeguate per la foratura dell’osso per ciascuna vite applicabile, un centrapunte per misura di vite, un cacciavite, un misuratore di profondità e un a chiave per avvitare e svitare le bussole. Per l’applicazione delle viti da 1,9 mm è prevista una foratura da 1,5 mm, per le viti da 2,5 mm 10 - Identificazione del CORA e dislocazione del segmento distale. © Massimo Petazzoni 9 - Identificazione del CORA, dato dall’intersezione degli assi prossimale e distale della bisettrice dell’angolo di correzione (linea rossa) dopo identificazione delle linee di riferimento articolari (verdi) e degli assi anatomici prossimale e distale (linee blu). © Massimo Petazzoni 8 - Piano preoperatorio esplicativo per la localizzazione del CORA e correzione della deviazione. 7 - Proiezione radiografica per la pianificazione preoperatoria della correzione di una deformità di radio distale con eccesso di procurvato. Fascio radiogeno tangente il piano articolare distale radiocarpico. © Massimo Petazzoni © Massimo Petazzoni 6 - Applicazione di un impianto circolare 40mm di diametro per il trattamento di una frattura distale di radio e ulna in un Chihuahua. Immediato post operatorio. © Massimo Petazzoni © Massimo Petazzoni 08 dossier La Settimana Veterinaria - N°852 - 20 novembre 2013 12 - Radiogrammi nelle due proiezioni ortogonali di Golden retriever maschio, giovane adulto (11 mesi, 30 kg), con eccesso di procurvato distale, eccesso di valgo distale e con torsione esterna di radio-ulna. Pianificazione preoperatoria. Attenzione particolare deve essere posta nella piegatura della placca. Eccessive piegature e torsioni del supporto nelle vicinanze del foro che ospita la bus- © Massimo Petazzoni le viti in sede chirurgica, perché le viti risultano sempre parallele alla superficie della placca a livello della loro applicazione. Questo potrebbe essere un problema in fase di applicazione periarticolare. L’applicazione della vite con angolo stabile a 90° rispetto alla placca potrebbe esitare, in alcune applicazioni periarticolari, in una vite intra-articolare. Per ovviare a questa possibile complicazione intraoperatoria è possibile piegare la placca in modo adeguato per acconsentire il miglior orientamento possibile delle viti. In sostanza, si piega la placca per orientare le bussole e quindi le viti. © Massimo Petazzoni 11 - Identificazione e applicazione di un’osteotomia in addizione e sottrazione a carico del segmento osseo affetto da eccesso di varo prossimale. 13 - Paziente della foto 12, dopo correzione chirurgica a confronto con radiogramma sul piano sagittale dell’arto controlaterale sano. © Massimo Petazzoni taggio biologico della preservaziosola potrebbero deformare il fone periostale sottoplacca, ma si otro e la bussola stessa invalidanterrebbe l’orientamento desiderado così l’accoppiamento conico. to della vite. Si perderebbe anche Piegature importanti possono esil vantaggio della maggiore stabisere eseguite a distanza adegualità che offre la vite ad angolo stata, mentre nelle vicinanze dei fobile rispetto alla vite convenziori del supporto (delle bussole) sonale. Pertanto, il suggerimento, è no consigliabili modeste piegatu14 - Paziente delle foto 12 e 13, 5 mequello di impiegare, eventualmenre/torsioni. In caso sia impossibi- si dopo la chirurgia. te, come vite convenzionale orienle raggiungere un’adeguata piegatura per un corretto orientamento delle viti, si può tabile la terza o la quarta del moncone e comunsempre inserire, all’estremità della placca, una vite que quella più periferica (periarticolare). In tal moconvenzionale orientata secondo necessità. In que- do, la stabilità del costrutto è mantenuta da almeno sto caso, la foratura viene eseguita senza centrapun- due viti ad angolo stabile per moncone, anche se per te. Tuttavia, sebbene possibile, l’applicazione ibrida esperienza dell’autore, l’ideale sarebbe sempre almevite angolo stabile affiancata a vite convenzionale, no tre. è sconsigliabile quantomeno dal punto di vista fi- Nel caso in cui non fosse possibile applicare due vilosofico, biologico e meccanico. La vite convenzio- ti ad angolo stabile nel moncone articolare (il monnale basa la propria stabilità meccanica sulla com- cone in cui è compresa la periferia longitudinale delpressione che la testa della vite esercita sulla placca l’osso), per limitazioni anatomiche (frattura epifisae sulla compressione che la placca esercita sull’osso, ria o metafisaria estrema) è possibile applicare una mediante la trazione dell’accoppiamento elicoidale vite più corta. In area metafisaria ed epifisaria la vifiletto vite/madrevite osso, mentre la vite ad ango- te più corta non deve essere considerata una vite molo stabile basa la propria stabilità sul serraggio del nocorticale dal punto di vista della tenuta meccanimezzo di sintesi (vite o chiodo filettato) al supporto ca. Infatti, in queste regioni, si tratta di osso spongioso/subcondrale e non di osso diafisario, provvi(placca o barra di fissazione esterna). Uno dei vantaggi biologici, dei sistemi ad angolo stabi- sto, per la tenuta del filetto, di sole due corticali. In le deriva dal fatto che il supporto non viene compres- caso la vite in un osso epifisario affondasse il proprio so contro l’osso, preservando così, o almeno disturban- filetto nell’ottanta percento del suo diametro, la sua do in misura minore, la vascolarizzazione periostale, tenuta sarebbe comunque di circa l’80% (circa perché mancherebbe lo spessore controcorticale risapuimportante veicolo del trofismo tessutale osseo. Dal punto di vista meccanico, i due sistemi di fissa- tamente più compatto e a maggior tenuta per la prezione, convenzionale e angolo-stabile (chiamato an- sa del filetto rispetto all’osso spongioso intercorticache bloccato), “lavorano” quindi in modo differente. le). Mentre in caso una vite affondasse in un osso diaIl sistema bloccato mantiene il supporto a distanza fisario per l’ottanta per cento del suo diametro, quedall’osso, mentre quello convenzionale esercita una sta mancherebbe la presa nella controcorticale risulcompressione della vite sulla placca e della placca sul- tando una vera vite monocorticale. La presa del fil’osso. Dal punto di vista meccanico “lavorano” in letto di una vite corta (80%) in un osso diafisario modo antitetico. Uno mantiene la placca a distanza coinvolgerebbe invece solo la corticale sottoplacca, dall’osso, mentre l’altro traziona e comprime la plac- pertanto avrebbe un’efficacia del 50% circa. In terca contro l’osso. Si capisce che l’applicazione ibrida mini pratici, per applicare una vite corta in osso penon è molto sensata. Inoltre, per la sua caratteristica, riarticolare, si tratterebbe di eseguire la foratura e apl’impianto convenzionale deve essere precisamente plicare una vite di circa 2-4 mm più corta rispetto aladattato e conformato all’osso per evitare dislocamen- la misurazione intraoperatoria, mediante misuratoti dei monconi di frattura o di osteotomia durante re di profondità. Anche qualora l’orientamento dell’applicazione, ossia durante la trazione che le viti eser- la foratura fosse articolare, la punta della vite rimarciteranno per comprimere l’osso contro la placca (e rebbe affondata nell’osso subcondrale senza così esiviceversa). In caso la placca non fosse adeguatamen- tare nello spazio articolare, disturbare la meccanica te conformata alla superficie dell’osso, si otterrebbe- e danneggiare la superficie cartilaginea. ro spostamenti dei monconi rispetto al previsto pia- Il sistema Fixin, come tutti i sistemi ad angolo stabinificato. Non prevedendo la trazione e la sua suc- le, garantisce una resistenza allo svitamento delle vicessiva compressione sull’osso, l’impianto ad angolo ti più duratura rispetto ai sistemi convenzionali, destabile può essere applicato invece senza essere confor- stinati più facilmente a cedere nel tempo. La stabilimato perfettamente al tessuto. Modesti adattamenti ta degli accoppiamenti filettati si ottiene grazie all’atdel supporto sono comunque solitamente consiglia- trito che si sviluppa tra i fianchi dei filetti della vite bili per evitare protrusioni eccessive del supporto a e della madrevite osso. Quando si serra una vite, si provoca una trazione del suo gambo che tende ad alcarico dei tessuti molli circostanti. Si capisce che l’applicazione ibrida di viti convenzio- lungare la vite. La conseguente reazione elastica del nali concomitante a viti ad angolo stabile può avve- materiale della vite mantiene premuti fra loro i fiannire, ma condicio sine qua rimane la perfetta pie- chi dei filetti, generando l’attrito sufficiente a impegatura della placca all’osso. La/e vite/i convenzionale/i dire lo svitamento spontaneo dei due organi. Quandovrebbero essere sempre applicate prima di quelle do il collegamento filettato e sottoposto a vibraziobloccate. Conformare una placca precisamente ri- ni (soprattutto durante la deambulazione), a variachiede certamente collaudata esperienza e provata zioni di temperatura o a modificazioni strutturali abilità chirurgica. In questo caso si perderebbe il van- (l’osso è un tessuto vivo in continuo rimodellamenLa Settimana Veterinaria - N°852 - 20 novembre 2013 © Massimo Petazzoni 10 dossier 15 - Pianificazione grafica della correzione su piano obliquo di una deformità distale di radio con eccesso di procurvato e di varo distale. to), si generano forze che possono opporsi a quella di reazione elastica del materiale della vite. In queste condizioni, anche se in modo discontinuo, si riduce l’attrito tra i filetti con conseguente allentamento spontaneo del collegamento, che puo portare al molto temuto cedimento dell’impianto. In meccanica, i dispositivi che impediscono l’allentamento spontaneo delle viti si suddividono in due categorie, in base al principio impiegato. La prima categoria impiega dispositivi “per attrito” che, sfruttando l’elasticità del materiale della vite e di un altro elemento meccanico in aggiunta, mantengono costante nel tempo la pressione tra i filetti. Un esempio di questi dispositivi sono dado e controdado. La seconda impiega dispositivi “per ostacolo”, che impediscono meccanicamente la rotazione relativa tra vite e madrevite. Il sistema bloccato utilizza l’accoppiamento tra la testa della vite e la placca come dispositivo di tenuta e di antisvitamento. La tenuta “ad oltranza” delle viti ad angolo stabile offre il vantaggio di esitare meno facilmente nel cedimento dell’impianto nel breve periodo, quindi anche durante la guarigione ossea, ma relega l’osso alla perpetuata condivisione del carico a guarigione avvenuta. La condivisione del carico equivale a una sottrazione di parte del carico dall’osso da parte dell’impianto, fenomeno noto come “protezione da carico”. Questo è causa inevitabilmente di riassorbimento osseo laddove lo stesso non sia impegnato nella sua funzione di esoscheletro, quindi per il sostegno ponderale. Per questa ragione, il monitoraggio radiografico, a guarigione avvenuta, deve essere effettuato con periodicità semestrale inizialmente e annuale successivamente, qualora venissero impiegati impianti di tipo bloccato nel trattamento di fratture o osteotomie correttive. Qualora il medico dovesse individuare fenomeni di radiotrasparenza ossea eccessiva lungo il decorso della placca, si dovrebbe consigliare la rimozione dell’intero impianto (progressiva o in una unica soluzione). Fratture di radio e ulna distale nel cane toy La frattura di radio/ulna distale è una causa molto frequente di zoppia traumatica nel cane di piccola taglia e toy e la patogenesi contempla quasi sempre cadute dall’alto. Il problema principale nel trattamento delle fratture in questi cani deriva dalle loro dimensioni. Il radio distale può arrivare ad avere dimensioni così rastremate da avvicinarsi a uno stuzzicadenti. Il diametro del radio di un cane toy, a livello diafisario, sul piano sagittale, è di circa 4-5 mm e il diametro massimo suggerito per un mezzo di sintesi (vite, chiodo o chiodo filettato) non dovrebbe superare il 25% del diametro dell’osso (1-1,25 mm). Chiodi da 1-1,25 mm sono applicabili con la fissazione esterna assiale, ma risulterebbero troppo sottili e flessibili per garantire la necessaria stabilità atta a favorire la guarigione os- 12 dossier Essere speaker… se non una professione poco ci manca sea. Quindi, velendo impiegare fissatori esterni, la fissazione esterna circolare (metodo Ilizarov) consentirebbe di mettere in tensione il filo sottile d’acciaio fra due ancoraggi dell’anello contrapposti. Lo svantaggio della fissazione esterna è soprattutto di tipo radiografico. Infatti, “l’ingombro” radiografico degli anelli metallici non consente di verificare il posizionamento dei fili rispetto all’osso nell’immediato post operatorio e non consente di accertare l’avvenuta guarigione nei controlli successivi. I moderni impianti radiotrasparenti in carbonio, di produzione italiana, risolvono felicemente questo limite. In caso di ricorso alla fissazione interna, sia convenzionale sia ad angolo stabile, particolare attenzione deve essere posta al rispetto della proporzione diametro osso/diametro vite. Inoltre, la vite deve essere centrata sul piano di applicazione per evitare fratture iatrogene intraoperatorie o post operatorie. La protezione da carico e il riassorbimento osseo è particolarmente virulento a carico di radio distale, soprattutto nelle razze di taglia piccola e toy, per la frequente sproporzione tra le dimensioni dell’impianto e quelle del segmento osseo trattato. Questo è ancora più vero con l’impiego di impianti bloccati, più longevi, in quanto a “tenuta” rispetto agli impianti convenzionali. Per il trattamento delle fratture distali nei cani toy, l’autore predilige l’impiego della fissazione esterna circolare con anelli radiotrasparenti e di impianti convenzionali rispetto all’uso degli impianti bloccati. Le deformità angolari degli arti Piani anatomici, movimenti articolari, assi dei segmenti ossei La posizione di qualsiasi parte del corpo animale può essere identificata facendo riferimento a tre piani anatomici, fra loro perpendicolari: sagittale, frontale o coronale e trasversale. • Piano sagittale mediano: decorre in senso anteroposteriore e divide il corpo in due metà, destra e sinistra. • Piani sagittali paramediani: paralleli al piano sagittale mediano, sono dotati di una faccia mediale o interna (rivolta verso il piano mediano) e di una faccia laterale o esterna (rivolta lateralmente) • Piano frontale o coronale: attraversa il corpo in senso latero-laterale e lo divide in una porzione anteriore o craniale e una posteriore o caudale. • Piano trasversale: è orizzontale e divide il corpo animale in una porzione prossimale (dorsale) e una porzione distale (ventrale). La direzione dei movimenti articolari è indicata dall’asse intorno al quale si compiono. • Abduzione e adduzione: hanno luogo sul piano frontale. Nell’abduzione la parte mobile si allontana dal piano sagittale mediano e compie un movimento sul piano frontale, mentre nell’adduzione la parte mobile si avvicina al piano sagittale mediano sul piano frontale. • Flessione ed estensione: avvengono sul piano sagittale. Si parla di flessione quando l’angolo fra due segmenti scheletrici diminuisce e di estensione quando lo stesso angolo aumenta. Per quanto riguarda gli assi dei segmenti ossei, si parla di: La Settimana Veterinaria - N°852 - 20 novembre 2013 Essere invited speaker a un evento internazionale, come l’Esvot, non è una cosa da poco. È molto gratificante e riempie di soddisfazione. Il miglior metodo per cercare di capire se si è padroni di un argomento è quello di farlo capire a qualcun altro. Se si riesce a trasmettere con facilità un concetto complesso significa che ne si è padroni. Per imparare realmente qualcosa, quindi, non c’è nulla di meglio che spiegarla agli altri. Accettare di essere relatore a corsi e congressi obbliga ad approfondire un argomento come, diversamente, non si farebbe. Se non si insegna, ci si accontenta di pensare di esserne padroni. In realtà, l’insegnamento è la verifica. Ma c’è anche dell’altro. Per chi lavora di casi riferiti, avere la possibilità di far conoscere il proprio nome e le proprie capacità serve moltissimo per la referenza, ossia per ricevere dai colleghi casistica. In più, essere relatore dà l’opportunità di seguire tutto il congresso e quindi fare aggiornamento scientifico. Il migliore aggiornamento scientifico possibile. In ogni caso, essere relatore non significa solo presenziare durante il tempo previsto per le relazioni assegnate. C’è altro lavoro a monte. Si deve mantenere aggiornato il proprio curriculum vitae, inviare una foto recente, poi leggere, firmare e inviare per posta il contratto con i vari conflitti di interesse e autorizzazioni per privacy e utilizzo del materiale didattico. E non è poco. Senza contare poi, che ognuno richiede un curriculum in un formato diverso, a seconda dello spazio che hanno a disposizione sul libro degli atti che verrà consegnato ai partecipanti. Così, una volta lo chiedono di 900 caratteri, la successiva di 1500 e così via e bisogna sempre accorciarlo o allungarlo. Ma il lavoro più impegnativo è scrivere gli atti, soprattutto se si tratta di un evento internazionale. Si, perché, ovviamente, sono da scrivere in inglese… Arriva quindi il giorno del congresso e quando ci si trova di fronte a una platea sicuramente preparata e piena di aspettative non si può e non si deve deludere. • asse anatomico: attraversa il centro epifisario, metafisario e diafisario, congiungendo le due estremita articolari. È suddiviso in asse anatomico prossimale e distale, definiti come una linea retta passante per due punti equidistanti dalle corticali, a un terzo e un mezzo dell’asse longitudinale dell’osso, rispettivamente. • asse meccanico: congiunge i centri articolari delle due articolazioni fra cui e compreso; • linea di riferimento articolare di un segmento osseo: segmento passante per il piano trasverso a livello dell’articolazione. Le deformità angolari ossee • Varo osseo (varismo): altera l’asse anatomico sul piano frontale o coronale e forma un angolo ottuso interno o mediale. • Valgo osseo (valgismo): altera l’asse anatomico sul piano frontale o coronale e forma un angolo ottuso esterno o laterale. Tab. - Valori normali in gradi del radio nel cane (secondo J. Tomlinson e D. Fox) Piano frontale* aLDRA aMPRA Angoli Range 86,7 ± 2,9 85,3 ± 3,5 • Procurvato osseo: altera l’asse anatomico sul piano sagittale a formare un angolo ottuso caudale o posteriore. • Recurvato osseo: altera l’asse anatomico sul piano sagittale a formare un angolo ottuso craniale o anteriore • Torsione: deviazione lungo l’asse dell’osso e, per convenzione, si indica in senso prossimo-distale. Puo essere interna o esterna. Nomenclatura di Paley La nomenclatura proposta da Paley D. per gli angoli articolari, in italiano, prevede una sigla composta da 5 lettere: • prima lettera: “A”, significa angolo; • seconda lettera: “a” o “m”, indica l’asse considerato, anatomico o meccanico; • terza lettera: “M” o “L”, indica il versante considerato, mediale o laterale; • quarta lettera: “P” o “D”, indica la localizzazione nello spazio, prossimale o distale • quinta lettera: rappresenta l’iniziale del segmento osseo considerato (R per radio, ecc.). Ad esempio, AaMPR, indica l’angolo anatomico mediale prossimale del radio. In inglese, la nomenclatura originale prevede che la A di angle sia l’ultima lettera. Così, lo stesso angolo è indicato con la sigla aMPRA. I valori di normalità per radio/ulna sono riassunti in tabella. Piano sagittale* aCrPRA aCdDRA SPA Angolo* aMPRA aLDRA aCrPRA aCdPRA aCdDRA SPA *Sigle inglesi. 90,5 ± 4 78 ± 4,8 25 ± 8,2 8-35 Labrador retriever Non Labrador retriever 82-83 85-87 94-96 84-86 76-78 25-28 80-82 87-88 91-93 87-89 75-77 24-27 Center of rotation of angulation, CORA Il CORA, ossia il centro della rotazione della correzione angolare, è dato dall’intersezione dei due assi (anatomico o meccanico) prossimale e distale. L’intersezione è la cerniera a livello della quale bisogna far ruotare un moncone osseo rispetto all’altro per ottenere la correzione. È possibile identificare un unico CORA su un unico piano, due o tre cora, uno per piano. I CORA possono anche essere allo stesso livello o a livelli diversi. Lo studio trigonometrico e la pianificazione preoperatoria identificano i CORA e l’ammontare della correzione dovuta nei tre piani (vedere foto 15). ■ Massimo Petazzoni