Barockorchester Stuttgart Kammerchor Stuttgart

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Martedì 11 aprile 2017, ore 20.30
20
BASILICA DI SAN SIMPLICIANO
Barockorchester Stuttgart
Kammerchor Stuttgart
Frieder Bernius direttore
Sarah Wegener soprano
Henriette Marie Reinhold contralto
Colin Balzer tenore
Sebastian Noack basso
Bach - Cantata “Bleib bei uns, denn es will Abend werden” BWV 6
- Mottetto “Ich lasse dich nicht” BWV Anh. 159
Haydn - Stabat Mater Hob.XXa.1
Il concerto è registrato da RAI Radio3
Di turno
Maria Majno
Carlo Sini
Direttore artistico
Paolo Arcà
Con il contributo e il patrocinio di
Johann Sebastian Bach
(Eisenach 1685 - Lipsia 1750)
Cantata “Bleib bei uns, denn es will Abend werden” BWV 6 (ca. 22’)
1. Coro 2. Aria (contralto) 3. Corale (soprano) 4. Recitativo (basso)
5. Aria (tenore) 6. Corale
l Prima esecuzione: Lipsia, 2 aprile 1725
Mottetto “Ich lasse dich nicht, BWV Anh. 159 (ca. 5’)
l Anno di pubblicazione: Lipsia, 1802
Secondo John Eliot Gardiner, nel libro La musica nel castello del cielo, “si percepisce che il coro finale della Passione secondo Giovanni fosse, se non sulla scrivania, almeno impresso nelle sue orecchie”, mentre Bach componeva la
Cantata “Bleib bei uns” BWV 6. In effetti lo stile elegiaco di “Ruth wohl, ihr
heiligen Gebeine” riecheggia anche nel coro iniziale della Cantata, sia per il
ritmo di sarabanda, sia per l’opaca tonalità di do minore, resa ancora più cupa
dal timbro di tre oboi, di cui uno da caccia. Potrebbe sembrare stridente un’inizio così tenebroso per una Cantata scritta per il servizio liturgico del Lunedì dell’Angelo, che nel 1725 cadeva il 2 aprile, ma in realtà esso interpreta in
maniera coerente l’inizio del periodo di Pentecoste, una stagione di contrasti
e d’incertezze racchiusa in maniera simbolica nel famoso episodio del Vangelo
di Luca che racconta l’incontro di Cristo risorto con i due discepoli a Emmaus.
Proprio da un passo di quel capitolo 24, “Rimani con noi, perché si fa sera e il
giorno sta per finire”, Bach prende spunto per iniziare una delle sue Cantate più
struggenti e affascinanti. La contrapposizione tra la luce e il buio, che attraversa tutti gli episodi dell’eterogeneo libretto, è l’ovvia metafora dei dubbi e delle
insicurezze che serpeggiano nell’animo dei credenti, divisi tra la speranza della
fede e un senso d’impotenza di fronte al male del mondo. L’invocazione dei due
pellegrini, “rimani con noi”, viene trasfigurata nel magnifico coro iniziale in una
sorta di disperato appello, introdotto da una pagina puramente strumentale,
come se l’enfatica terza minore sulla parola Bleib fosse un estremo tentativo di
aggrapparsi alla tonaca di Cristo. Bach sottolinea l’imperativo del verbo, tenuto
a note lunghe dalle varie voci, mentre riveste l’espressione “il giorno sta per
finire” con un prezioso fugato in stile mottettistico, prima della ripresa del coro
iniziale. L’aria del contralto “Hochgelobter Gottessohn”, su testo di un anonimo
poeta, incarna invece le riflessioni del credente, tinte di foschi pensieri dalla
voce nasale dell’oboe da caccia obbligato. L’inquieto virtuosismo vocale e strumentale di questa pagina sembra imitare la febbrile esaltazione della preghiera,
che traduce nell’esperienza quotidiana il senso profondo dell’episodio evangeli-
co. Il successivo corale, intonato dalla voce di un soprano, è un inno di Filippo
Melantone, uno dei padri della Riforma. Il testo è una semplice parafrasi del
concetto iniziale, ma il contesto strumentale, con l’elaborato assolo del violoncello piccolo, fornisce una prospettiva nuova e di speranza al credente. L’unico
recitativo della Cantata, “Es hat die Dunkelheit”, rivela nell’anonimo librettista anche un raffinato teologo, con la velata allusione all’Apocalisse contenuta
nell’immagine del candelabro rovesciato. La parte conclusiva, l’aria del tenore
e il corale finale, si lega alla parte finale del racconto evangelico. «Quando fu a
tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. Allora i loro
occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve alla loro vista». Il rito
dell’eucaristia permette ai discepoli di entrare in comunione con Cristo, ma il
dono della presenza di Cristo va continuamente rinnovato e non è dato una volta
per sempre. Questo esprime l’invocazione piena di pathos del tenore, immersa
nella luce crepuscolare della tonalità di sol minore. Come in tanta parte della
pittura notturna del Seicento, un’inaspettata fonte di calore bagna di luce la parte centrale dell’aria, quando il testo allude alle parole del Signore che avevano
scaldato i cuori dei pellegrini di Emmaus. Il legame con la Passione di questa
Cantata è infine suggellato dal corale conclusivo, un inno di Lutero intonato con
una mestizia alquanto lontana da ogni forma di dossologia.
Il Mottetto a 8 voci “Ich lasse dich nicht”, pubblicato per la prima volta nel 1802
sotto il nome di Bach, proviene da quel favoloso tesoro di lavori vocali denominato Altbachisches Archiv, una raccolta di manoscritti intesa a custodire e
celebrare in famiglia la storia musicale dei Bach. Alcuni di questi manoscritti
sono stati copiati, almeno in parte, da Bach stesso, come il Mottetto “Ich lasse
dich nicht”, che è stato attribuito dagli studiosi dell’Ottocento a un cugino del
padre di Bach, Johann Christoph. In tempi più recenti questa attribuzione è
stata messa in dubbio e secondo autorevoli musicologi l’autore sarebbe Johann
Sebastian stesso, che dovrebbe in ogni caso aver copiato il manoscritto a Weimar, attorno al 1712/1713. Lo stile è senza dubbio arcaico, ma il carattere antico
della scrittura potrebbe nascondere un omaggio all’anziano cugino, onorato e
stimato da Bach. Che sia stato o no composto da Bach, il Mottetto è di altissima
qualità e rappresenta una perfetta postilla, con la sua composta fermezza e la
distesa sonorità, alle titubanti incertezze della Cantata precedente.
Franz Joseph Haydn
(Rohrau 1732 - Vienna 1809)
Stabat Mater Hob.XXa.1 (ca. 55’)
Stabat mater (Largo, tenore e coro) - O quam tristia (Larghetto,
contralto) - Quis est homo (Lento, coro) - Quis non posset (Moderato,
soprano) - Pro peccatis (Allegro ma non troppo, basso) - Vidit suum
(Lento e maestoso, tenore) - Eja mater (Allegretto, coro) - Sancta Mater
(Larghetto, soprano/tenore) - Fac me vere (Lagrimoso, contralto) - Virgo
virginum (Andante, quartetto con coro) - Flammis orci (Presto, basso)
- Fac me cruce (tenore) - Quando corpus (Largo assai, soprano/
contralto e coro) - Paradisi gloria (Alla breve, soli e coro)
l Anno di composizione: 1767
l Anno di pubblicazione: Lipsia, 1782
Nel 1766 muore l’anziano Gregor Werner, permettendo a Haydn di succedergli, come da contratto, nella posizione di Kapellmeister del principe Nicolaus
Esterházy. Haydn in realtà svolgeva già l’ufficio di direttore musicale, con grande scontento del vecchio e irascibile maestro, come dimostra la lettera indirizzata pochi mesi prima della scomparsa al principe Nicolaus: «Sono costretto
ad attirare l’attenzione su una madornale negligenza verificatasi nella cappella
del castello, sulla inutilità delle ingenti spese fatte sostenere al Principe, sulla
pigrizia e l’indolenza dell’intero complesso; la responsabilità maggiore di tutto
ciò è imputabile all’attuale direttore che consente a tutti di farla sempre franca
in modo da essere definito il buon Heyden [sic]». La carica ufficiale tuttavia
permetteva a Haydn di dedicarsi finalmente alla composizione di musica sacra,
il genere più prestigioso per un autore dell’epoca. Uno dei primi lavori di carattere religioso della nuova fase della sua carriera è lo Stabat mater in sol minore,
scritto a Eisenstadt, probabilmente durante la Quaresima, nel 1767. Nel marzo del 1768 Haydn chiede all’amministratore del Principe di potersi assentare
qualche settimana assieme ad alcuni cantanti della cappella, per partecipare a
un’esecuzione nella Chiesa degli Ospitalieri a Vienna: «Ricorderete che l’anno
scorso musicai con tutto l’impegno possibile il pregevole inno intitolato Stabat
mater e che lo mandai al grande e celebre Hasse con la sola intenzione che, nel
caso qua e là non avessi reso adeguatamente parole tanto significative, il maestro, tanto bravo in ogni genere musicale, potesse rimediare a queste carenze».
Hasse era considerato a tutti gli effetti uno dei maggiori maestri dell’opera italiana e la ricerca della sua approvazione, che in effetti fu piena e incondizionata,
rivela l’importanza attribuita da Haydn all’esatta espressione musicale della
parola, oltre che all’impronta dello stile italiano sul lavoro. Dopo l’eccezionale
successo e la vasta diffusione in tutta Europa dello Stabat mater di Pergolesi,
era naturale che i musicisti intenzionati a lavorare sulla sequenza di Jacopone da Todi seguissero il modello napoletano, come avevano già fatto in Austria
anche Vanhal e Gassman. Haydn si era già fatto notare come autore di musica
strumentale, in particolare sinfonie e quartetti, ma con lo Stabat mater acquista
per la prima volta un prestigio a livello internazionale.
Lo stile vocale e strumentale è perfettamente conforme al testo. I movimenti
lenti prevalgono su quelli veloci, così come le tonalità minori segnano i momenti
salienti del percorso armonico. L’intero tragitto delle 13 sezioni infatti compie
una rivoluzione attorno alla tonalità di sol minore, passando per vari episodî che
comprendono anche do minore, fa minore e re minore. Anche le altre tonalità
in maggiore, però, hanno i bemolli nell’armatura di chiave, cosicché quando alla
fine il coro intona la fuga alla breve sulle parole “Paradisi gloria ut animae donetur” la tonalità di sol maggiore, l’unica con un diesis in chiave, risalta in maniera spettacolare e risplende scintillante nell’“Amen” conclusivo. L’orchestra è
ridotta ai soli archi e al basso continuo, con l’aggiunta di una coppia di oboi che in
qualche sezione, come l’aria del contralto “O quam tristia”, diventa una coppia di
corni inglesi. C’è un’altra lettera al Principe molto interessante del 5 dicembre
1766, che rivela l’attenzione di Haydn per questi strumenti: «Tra le altre cose i
due oboisti mi riferiscono (e io sono d’accordo con loro) che i loro strumenti sono
talmente vecchi che stanno cadendo a pezzi e non riescono più a tenere l’intonazione». Quindi segue la richiesta di poter ordinare al miglior mastro di Vienna
dei nuovi strumenti “resistenti e con l’ancia più lunga”.
La prima parte dello Stabat mater è una lenta discesa verso le tenebre. L’armonia tocca il fondo di questa oscura metafora con la cupa tonalità di fa minore, la
più grave di bemolli del lavoro, quando la voce del tenore racconta il momento
in cui la madre vede morire il figlio sulla Croce. Dal numero corale successivo,
in tempo “Allegretto” e nella tonalità di re minore, inizia la lenta risalita verso
la luce fino al “Paradisi gloria” finale. Il racconto della morte di Cristo è finito,
ora invece inizia la preghiera a Maria affinché condivida con la comunità dei
credenti il dolore straziante sofferto ai piedi della Croce. Haydn interpreta il
testo con la fede ferma e leale di un suddito cattolico dell’Austria barocca di
metà Settecento. Il cammino di redenzione dei peccati attraverso il dolore è
sentito con accenti quasi operistici, come nel “Lagrimoso” della seconda aria del
contralto, una sorta di parafrasi dello Stabat mater iniziale, e soprattutto nell’aria del basso “Flammis orci ne succendar”. Nel complesso la parte migliore del
lavoro è quella che scava nella rappresentazione del cuore prostrato di Maria,
nelle pieghe oscure del male che infligge sofferenze ingiuste e incomprensibili,
ben illustrate dall’ampia introduzione orchestrale dello Stabat mater iniziale,
vibrante di dolore nei violenti chiaroscuri sonori indicati con sforzandi e piano
improvvisi. «I forti e i piano – scrive Haydn in una lettera del 1768 – sono sempre scritti in modo corretto e dovrebbero essere rispettati esattamente; perché
c’è una grandissima differenza tra piano e pianissimo, forte e fortissimo, tra
crescendo e forzando e così via». Siamo agli albori dello stile Sturm und Drang
e lo Stabat mater ne coltiva segretamente i germi.
Oreste Bossini
J.S. Bach
“Bleib bei uns, denn es will
Abend werden” BWV 6
Resta con noi, si fa sera
Traduzione di Quirino Principe
1. CORO
«Bleib bei uns, denn es will Abend
werden,
und der Tag hat sich geneiget.»
2. ARIA
Contralto
Hochgelobter Gottessohn,
Laß es dir nicht sein entgegen,
Daß wir itzt vor deinem Thron
Eine Bitte niederlegen:
Bleib, ach bleibe unser Licht,
Weil die Finsternis einbricht.
3. CORALE
Soprano
Ach bleib bei uns, Herr Jesu Christ,
Weil es nun Abend worden ist,
Dein göttlich Wort, das helle Licht,
Laß ja bei uns auslöschen nicht.
In dieser letztbetrübten Zeit
Verleih’ uns, Herr, Beständigkeit,
Daß wir dein Wort und Sakrament
Rein behalten bis an unser End’.
4. RECITATIVO
Basso
Es hat die Dunkelheit
An vielen Orten überhandgenommen.
Woher ist aber dieses kommen?
Bloß daher, weil sowohl die Kleinen
als die Großen
Nicht in Gerechtigkeit
Vor dir, o Gott, gewandelt
Und wider ihre Christenpflicht
gehandelt.
Drum hast du auch den Leuchter
umgestoßen.
Resta con noi, si fa sera,
e il giorno già declina.
Figlio di Dio, lodato senza fine,
non disdegnare
che noi ora ai piedi del Tuo trono
lasciamo cadere una preghiera:
rimani, ah, sii ancora la nostra luce,
poiché la tenebra irrompe.
Ah, resta con noi, Signore Gesù Cristo,
poiché si è fatta sera.
La Tua divina parola, la chiara luce,
fa’ che nella nostra casa non si spenga.
In questo tempo recente, così turbato,
infondici, Signore, costanza,
sì che la Tua parola e il Tuo sacramento
osserviamo con animo puro sino
alla nostra fine.
In molti luoghi l’oscurità
si è diffusa, ha preso il sopravvento.
Com’è potuto accadere?
Solo per questo: poiché sia gli umili
che i grandi della terra
si son mutati, o Dio, dinanzi ai tuoi occhi
in avversari della giustizia,
e hanno agito contro il loro dovere
di cristiani.
Perciò anche i candelabri hai rovesciato.
5. ARIA
Tenore
Jesu, laß uns auf dich sehen,
Daß wir nicht
Auf den Sündenwegen gehen.
Laß das Licht
Deines Worts uns helle scheinen
Und dich jederzeit treu meinen.
6. CORALE
Beweis dein’ Macht, Herr Jesu Christ,
Der du Herr aller Herren bist;
Beschirm dein arme Christenheit,
Daß sie dich lob in Ewigkeit.
J.S. Bach
“Ich lasse dich nicht”
BWV Anh. 159
Fa’, Gesù, che in Te vediamo
il nostro punto fermo,
sì da non smarrirci sulle vie del peccato.
Fa’ che la luce
della Tua parola risplenda e ci rischiari,
e sii per sempre il nostro difensore.
Mostraci il Tuo potere, Signore
Gesù Cristo,
che di tutti i signori sei il Signore.
Proteggi la Tua povera cristianità,
sì che Ti lodi per l’eternità.
Non ti lascerò
Ich lasse dich nicht, du segnest
mich denn,
Mein Jesu ich lasse dich nicht,
du segnest mich denn!
Genesi 32, 27
Non ti lascerò, se non mi avrai
benedetto.
Mio Gesù! Non ti lascerò,
se non mi avrai benedetto.
Weil du mein Gott und Vater bist,
dein Kind wirst du verlassen nicht.
du väterliches Herz!
Ich bin ein armer Erdenkloß,
auf Erden weiß ich keinen Trost.
Erasmus Alber 1557
Perché tu sei il mio Dio e Padre,
non abbandonerai il tuo figlio,
tu cuore paterno.
Sono una povera zolla di terra,
sulla terra non trovo consolazione.
F.J. Haydn
Stabat Mater Hob.XXa.1
Stabat Mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.
Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.
La Madre addolorata stava
in lacrime presso la Croce
su cui pendeva il Figlio.
E il suo animo gemente,
contristato e dolente
era trafitto da una spada.
O quam tristis et afflicta
fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!
Quae moerebat et dolebat,
et tremebat cum videbat
nati poenas inclyti.
Oh, quanto triste e afflitta
fu la benedetta
Madre dell’Unigenito!
Come si rattristava, si doleva
e tremava vedendo
le pene del glorioso Figlio!
Quis est homo, qui non fleret,
Christi Matrem si videret
in tanto supplicio?
Quis non posset contristari,
piam Matrem contemplari
dolentem cum Filio?
Chi non piangerebbe
al vedere la Madre di Cristo
in tanto supplizio?
Chi non si rattristerebbe
al contemplare la pia Madre
dolente accanto al Figlio?
Pro peccatis suae gentis
vidit Jesum in tormentis
et flagellis subditum.
Vidit suum dulcem natum
moriendo desolatum,
dum emisit spiritum.
A causa dei peccati del suo popolo
Ella vide Gesù tra i tormenti,
sottoposto ai flagelli.
Vide il suo dolce Figlio
che moriva, abbandonato da tutti,
mentre esalava lo spirito.
Eia, mater, fons amoris,
me sentire vim doloris
fac, ut tecum lugeam.
Fac, ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.
Oh, Madre, fonte d’amore,
fammi provare lo stesso dolore
così che possa piangere con te.
Fa’ che il mio cuore arda
Nell’amare Cristo Dio
per fare cosa a lui gradita.
cordi meo valide.
Tui nati vulnerati,
tam dignati pro me pati,
poenas mecum divide.
Santa Madre, fai questo:
imprimi le piaghe del tuo Figlio
crocifisso
fortemente nel mio cuore.
Del tuo figlio ferito
che si è degnato di patire tanto per me,
dividi con me le pene.
Fac me vere tecum flere,
Crucifíxo condolere
donec ego vixero.
Iuxta crucem tecum stare,
et me tibi sociare
in planctu desidero.
Fammi piangere intensamente con te,
condividendo il dolore del Crocifisso,
finché io vivrò.
Accanto alla Croce desidero stare con te,
e unirmi a te
nel compianto.
Virgo virginum praeclara,
mihi iam non sis amara,
fac me tecum plangere.
Fac, ut portem Christi mortem,
passionis fac consortem
et plagas recolere.
O Vergine gloriosa fra le vergini
non essere aspra con me,
fammi piangere con te.
Fa’ che io sopporti la morte di Cristo,
fammi avere parte alla sua passione
e ricordare le sue piaghe.
Fac me plagis vulnerari,
cruce hac inebriari
ob amorem Filii.
Flammis orci ne succendar
per te, Virgo, fac, defendar
in die iudicii.
Fa’ che sia ferito delle sue ferite,
che mi inebri con la Croce
per amore del tuo Figlio.
Fa’ che io non sia bruciato dalle fiamme,
che io sia, o Vergine, da te difeso
nel giorno del giudizio.
Fac me cruce sublevari
morte Christi conservari,
cumulari gratia.
Quando corpus morietur
Fac ut animae donetur
Paradisi gloria.
Fa’ che io sia salvato dalla Croce,
che io sia fortificato dalla morte di
Cristo,
accresciuto dalla grazia.
E quando il mio corpo morirà
fa’ che all’anima sia data
la gloria del Paradiso.
Amen.
Amen.
Sancta Mater, istud agas,
crucifixi fige plagas
Da Parigi a Londra
Il primo maggio del 1761 il ventinovenne Franz Joseph Haydn firma il contratto di vicemaestro di cappella del principe Paul Anton Esterházy, esponente di
una ricca e illustre famiglia ungherese fedele sostenitrice degli Asburgo. Tale
incarico garantisce al compositore la tanto agognata stabilità economica; il suo
stipendio annuo è infatti di ben 400 fiorini e viene portato a 600 da Nikolaus,
succeduto nel 1762 al fratello Paul Anton. Il nuovo principe, detto “il Magnifico”,
è noto per il suo grande amore per la musica e lui stesso suona il baryton, uno
strumento ad arco simile alla viola da gamba bassa. Nikolaus è famoso anche
per essere un uomo che non bada certo a spese: è lui a far realizzare nel 1766 la
grandiosa residenza di Esterháza, ispirata alla celebre Versailles.
Eppure, nonostante la nomina a maestro di cappella del 1766, Haydn non può
dirsi soddisfatto della sua condizione; troppo angusto per le sue ambizioni è
l’ambiente musicale di Esterháza. Per giunta le possibilità di farsi conoscere
ed apprezzare altrove sono ben poche poiché per contratto non gli è concesso
né comporre opere per altri committenti né vendere la propria musica senza il
permesso del principe. È senza dubbio su insistenza di Haydn che il giorno di
Capodanno del 1779 il vecchio contratto viene sostituito da uno nuovo privo dei
precedenti vincoli; già dal 1778 egli è infatti in contatto con l’editore viennese
Artaria, il quale inizia a pubblicare le opere del compositore nel 1779-80. La nuova libertà permette alla musica di Haydn di circolare in tutta Europa; dal 1781
ad esempio le sue sinfonie vengono ampiamente conosciute in Inghilterra grazie
all’attività dell’editore Forster. Nello stesso anno Boccherini, allora confinato
nella provinciale Las Arenas al servizio dell’Infante di Spagna, invia ad Artaria
una lettera in cui si definisce uno dei più “appassionati stimatori” della musica di
Haydn e chiede di riferire al maestro la sua ammirazione. Proprio al 1781 risale
lo Stabat Mater di Boccherini per soprano e quintetto d’archi con violoncello
obbligato; come nello Stabat Mater di Haydn del 1767 anche in quest’opera,
della quale l’autore realizzerà vent’anni dopo una seconda versione per tre voci
e archi, il punto di riferimento imprescindibile è l’omonimo lavoro di Pergolesi.
A Parigi il nome di Haydn domina la scena concertistica; non possono mancare
le sue composizioni per esempio nei programmi del Concert spirituel, la più importante società di concerti pubblici della città. Questa istituzione, fondata nel
1725 e attiva fino al 1790, è infatti il punto di riferimento per la musica strumentale parigina per gran parte del Settecento. Dal 1777 con la nomina dell’ultimo
direttore Joseph Legros (1739-1793) si assiste all’introduzione di un numero
considerevole di sinfonie scritte da nuovi autori stranieri, in particolare Haydn,
Mozart e l’oggi meno noto Sterkel. Ma già con l’inizio del decennio successivo
Haydn è ormai il protagonista assoluto della vita musicale parigina; il successo
delle sue sinfonie contribuisce all’importanza sempre maggiore attribuita a que-
sto genere e i suoi lavori forniscono ai colleghi più giovani un modello da imitare.
Nel 1781 Legros decide di proporre nel mese di aprile sia lo Stabat Mater di
Pergolesi che quello di Haydn. Al Concert spirituel è una consuetudine eseguire durante il periodo di Quaresima il celeberrimo Stabat Mater di Pergolesi.
Fortissimo è il legame del pubblico parigino con quest’opera, vero e proprio
testamento di Pergolesi che la compone nel 1736, il suo ultimo anno di vita; si
consideri che solo al Concert spirituel viene eseguita, integralmente o parzialmente, almeno 82 volte. Pertanto è facile comprendere l’originalità ma anche il
rischio rappresentato dalla scelta di Legros: per qualsiasi autore sarebbe stato
difficile reggere il confronto con il capolavoro pergolesiano. Tuttavia lo Stabat
Mater di Haydn piace tanto da venire riproposto altre tre volte nella stessa
stagione. Il successo è tale che vari periodici parigini dell’epoca iniziano a usare
l’espressione “Les deux Stabats” per riferirsi congiuntamente all’opera di Pergolesi e a quella di Haydn. Emblematico è anche il ricorso sempre più frequente
al concetto di genio per giustificare la distanza tra la musica del grand maître,
così spesso è chiamato Haydn, e quelle degli altri compositori. La musica di
Haydn viene apprezzata anche presso la giovane società dei Concert des amateurs, fondata da François-Joseph Gossec nel 1769 e in diretta concorrenza con
il Concert spirituel. Dopo la chiusura dei Concerts des amateurs nel 1781 il suo
posto è preso dal massonico Concert de la Loge Olympique. Per questa prestigiosa istituzione nell’inverno 1784-85 il conte d’Ogny commissiona a Haydn le
sei sinfonie note come “Parigine” (n. 82-87), per le quali il compositore riceve
il notevole compenso di 25 luigi d’oro l’una (Mozart ne guadagna solo 5 con la
sua sinfonia Parigi). Il successo che riscuotono è strepitoso e immediatamente
sono riproposte al Concert spirituel. Qui durante il triennio 1788-90 la musica di
Haydn è eseguita con una frequenza impressionante: su 62 concerti solo in due
non sono suonate sue composizioni e di tutte le sinfonie proposte più dell’85%
sono sue.
La fama di Haydn è ormai diffusa in tutta Europa: sono ancora alle porte i
grandi successi londinesi che il compositore riscuoterà nei due viaggi oltre la
Manica del 1791-92 e 1794-95 con l’esecuzione delle sue ultime 12 sinfonie dette
“londinesi”, commissionate dall’impresario J.P. Salomon, fondatore dei celebri
Salomon Concerts, una delle più importanti istituzione di concerti pubblici nella
capitale britannica.
Lorenzo Paparazzo
Diplomato in Musicologia al Conservatorio “G. Verdi” di Milano.
Frieder Bernius direttore
Ciò che caratterizza l’intera carriera di Frieder Bernius è la continua ricerca di nuove partiture, l’abitudine di mettere in discussione le interpretazioni
tradizionali della musica europea e la cura di un suono assolutamente unico.
Nel 1968, ancora studente, ha fondato il Kammerchor Stuttgart e nel 1985 la
Barockorchester Stuttgart. Con i suoi ensemble vocali e strumentali è stato
ospite delle maggiori istituzioni musicali in tutto il mondo e ha fondato, grazie
anche al supporto della città di Stuttgart e della regione Baden-Württemberg,
Musik Podium Stuttgart che raggruppa e coordina tutti i suoi ensemble e le
sue attività tra cui il Festival Stuttgart Bartock, la serie di concerti Open Air
Schloss Solitude e la Dirigentenakademie.
Con un repertorio che comprende la musica vocale di ogni genere ed epoca
per contrastare la comune tendenza degli artisti a fossilizzarsi su determinati
generi ed epoche musicali, Frieder Bernius è direttore ospite di orchestre di
primo piano e collabora (anche in ambito discografico) con ensemble specialisti nell’esecuzione su strumenti originali ospite in tutto il mondo e dei più
importanti festival quali Salisburgo, Dresda, Göttingen, il Festival van Vlaanderen e il Bach Festival a Lipsia.
In qualità di ambasciatore per le Relazioni Culturali della Regione del BadenWürttemberg, lavora a stretto contatto con ensemble di Toronto, Varsavia e
Budapest.
Bernius ha anche ricevuto numerosi premi prestigiosi come il “Bundesverdienstkreuz” (Croce al merito della Repubblica Federale tedesca), la “Verdienstmedaille des Landes Baden-Württemberg” (la Medaglia al merito della
sua regione di residenza) e più recentemente il “Premio Bach” dalla Città di
Lipsia.
Il suo impegno è documentato in oltre ottanta incisioni che hanno meritato
premi quali “Choc du Monde de la musique”, “Vierteljahrpreis der Deutschen
Schallplattenkritik”, “Prädikat des Deutschen Schallplattenpreises”, il premio
“Edison” e nel 2003 il “Diapason d’or” per il Requiem di Mozart.
È stato ospite delle Settimane Bach nel 2004 (21° ciclo).
Barockorchester Stuttgart
Fondato nel 1985 da Frieder Bernius, l’ensemble Barockorchester Stuttgart è
costituito da esecutori scelti tra i migliori specialisti nella prassi esecutiva su
strumenti originali. Orchestra stabile del festival “Stuttgart Barock”, è inoltre
ospite di festival e istituzioni musicali di primo piano a Parigi, Salisburgo,
Göttingen, Dresda, Roma, Vienna, Monaco, Schwetzingen, Melk e Utrecht. Il
repertorio dell’ensemble comprende la musica del diciottesimo e della prima
metà del diciannovesimo secolo con particolare attenzione al repertorio operistico del XVIII secolo (Rameau, Jommelli, Naumann) e alla riscoperta di
tesori della storia della musica dell’area tedesca sud occidentale (Kalliwoda,
Knecht, Holzbauer).
Tra le registrazioni discografiche ricordiamo la Missa Dei Patris di Jan Dismas Zelenka che ha meritato il “Diapason d’or” e il “Deutscher Schallplattenpreis”, il Requiem di Mozart premiato con il “Diapason d’or”, Aci e Galatea
di Johann Gottlieb Naumann nominata quale migliore interpretazione operistica dell’anno 2003 dalla rivista “Opernwelt” e la Messa in si minore di Bach,
“Editor’s Choice” della rivista Gramophone.
È stata ospite delle Settimane Bach nel 2004 (21° ciclo).
Peter Barczi, Ulrike Cramer, Martin Jopp, Annette Schäfer-Teuffel,
Claudia Schneider, Dietlind Mayer violini primi
Margret Baumgartl, Dorothee Mühleisen, Miriam Risch-Graulich,
Elfriede Stahmer, Helmut Winkel violini secondi
Annette Schmidt, Thomas Gehring, Christine Sauer-Lieb, Hiltrud Hampe viole
Christoph Harer, Kristin King-Dom, Stefan Kraut violoncelli
Tobias Lampelzammer, Christian Berghoff-Flüel contrabbassi
Susanne Regel, Shai Kribus, Claire Sirjacobs oboi
Rhoda Patrick fagotto
Bernward Lohr organo
Kammerchor Stuttgart
Fondato nel 1968 da Frieder Bernius, il Kammerchor Stuttgart è oggi uno
degli ensemble vocali più conosciuti al mondo.
Ospite nel 1987 e 1996 della International Federation for Choral Music al primo e quarto World Symposium on Choral Music a Vienna e Sydney, il coro si è
esibito nei maggiori festival europei, negli Stati Uniti, in Canada, Israele, Australia e Asia sud-orientale. I membri del coro vengono invitati a partecipare
a circa dieci progetti all’anno in varie formazioni: il “Solistenensemble” a 16
voci, il piccolo “Barockchor” e il grande coro (“Oratorienchor”).
Il suo repertorio spazia dal diciassettesimo al ventunesimo secolo. I compositori Adorno, Erbse, David, Komma, Marx, Dangel, Gubaidulina, Gottwald,
Plangg, Kropfreiter, Bennett, Imbescheid, Toll, Kosviner, Isele, Dörner, Münch
e Seither devono le loro prime esecuzioni assolute al Kammerchor Stuttgart.
La particolarità dell’ensemble sta nella bellezza del timbro, la perfetta intonazione e la trasparenza sonora documentata in oltre settanta incisioni discografiche che hanno meritato numerosi premi internazionali (Edison, Diapason d’or, Classical Internet Award, 11 German Record Prizes).
È stato ospite delle Settimane Bach nel 2004 (21° ciclo).
Manuela Eichenlaub, Konstanze Fladt, Carolin Franke, Johanna Gauss,
Helena Schneider, Annika Stegger, Alexa Vogel, Aline Wilhelmy soprani
Carolina große Darrelmann, Friedemann Engelbert, Tobias Hechler, Elke Rutz,
Adam Schilling, Agnes Schmauder, Nora Steuerwald contralti
Jo Holzwarth, Tobias Mäthger, Tobias Meyer, Bruno Michalke, Marc-Eric Schmidt,
Friedrich Spieser tenori
Emanuel Fluck, Nikolaus Fluck, Antonio Di Martino, Adolph Seidel,
Marcus Stäbler bassi
Sarah Wegener soprano
Il soprano anglo-tedesco Sarah Wegener, dopo gli studi di contrabbasso, ha studiato canto con Bernhard Jaeger-Böhm a Stoccarda. Ha inoltre frequentato
master class di Dame Gwyneth Jones e Renée Morloc. Collabora stabilmente
con musicisti quali Philippe Herreweghe, Thomas Hengelbrock, Tõnu Kaljuste, Heinz Holliger e Michael Hofstetter, ospite di istituzioni musicali quali
i festival dello Schleswig-Holstein, RuhrTriennale, Ludwigsburg, Rheingau,
SWR RheinVokal, Tonhalle di Düsseldorf, Alte Oper Frankfurt, Konzerthaus
di Berlino e De Singel di Anversa.
Particolarmente intensa è la collaborazione con il compositore Georg Friedrich Haas che nel 2009 le ha dedicato il ciclo di Lieder …wie stille brannte das
Licht. L’interpretazione del ruolo principale dell’opera Bluthaus nella prima
esecuzione mondiale allo Schwetzinger SWR Festival le è valsa una nomination come “Cantante dell’anno 2011” dalla rivista Opernwelt.
Tra gli impegni recenti lo Stabat Mater di Dvořák, Le Ultime sette parole di
Cristo di Haydn con Philippe Herreweghe, la Cantata per la morte dell’Imperatore Giuseppe II e Messa in do minore di Beethoven con Hans-Christoph
Rademann, i Vier letzte Lieder di Strauss a Graz e il debutto con la Orchestra
Sinfonica della NDR diretta da Thomas Hengelbrock in Dunkle Saiten di Jörg
Widmann. Tra i prossimi impegni l’Ottava Sinfonia di Mahler con la Philharmonisches Staatsorchester Hamburg diretta da Kent Nagano nella nuovissima Elbphilharmonie di Amburgo.
È stata ospite della nostra Società nel 2016.
Henriette Marie Reinhold contralto
Nata a Lipsia nel 1990 Henriette Marie Reinhold è cresciuta sin dall’infanzia nell’ambiente musicale. Studia Musicologia e Gestione dei Beni Culturali
all’Università Franz Liszt di Weimar, per poi proseguire i suoi studi all’Università Friedrich-Schiller di Jena laureandosi nell’estate del 2011. Nel 2008
inizia a prendere lezioni di canto con Roland Schubert per poi decidere di
dedicarsi alla carriera professionale e specializzarsi con Elvira Dreßen all’Università “Felix Mendelssohn Bartholdy” di Lipsia. Nel 2012 ha vinto il primo premio “Junior” nel Concorso Nazionale di Berlino ed è stata premiata al
Concorso Opera da Camera Schloss Rheinsberg.
Come solista si è esibita alla Chiesa di San Tommaso di Lipsia, alla Gewandhaus e alla Kreuzkirche di Dresda. Ha collaborato con Batzdorfer Hofkapelle,
Concerto Köln e la Gewandhaus Orchestra.
Diverse scritture da solista la portano a esibirsi per importanti istituzioni mu-
sicali tedesche ed europee con ensemble di primo piano quali con Orchestre des
Champs-Élysées e Collegium Vocale Gent con Philipp Herreweghe, Batzdorfer Hofkapelle, Concerto Köln, Gewandhaus Orchestra di Lipsia, Bamberger
Symphoniker e Bachchor di Monaco.
Le sue prime esperienze operistiche sono state all’Università di Lipsia nel
Flauto Magico di Mozart, Wildschütz di Lortzing e La Verità in cimento di
Vivaldi. A seguito delle master class con Jonathan Alder, Alexander Schmalcz
e Peter Schreier ha iniziato a dedicarsi anche all’interpretazione liederistica.
È stata ospite della nostra Società nel 2016.
Colin Balzer tenore
Nato in Canada, Colin Balzer si è formato all’Università della British Columbia con David Meek e con Edith Wiens alla Hochschule für Musik Nürnberg/
Augsburg. Vincitore del concorso olandese di ‘s-Hertogenbosch, della “Wigmore Hall Song Competition”, del concorso “Hugo Wolf ” e del 55° Concorso ARD
di Monaco, ha ottenuto il raro riconoscimento della Medaglia d’Oro al Concorso Robert Schumann di Zwickau col più alto punteggio negli ultimi 25 anni.
Collabora stabilmente con il Collegium Vocale Gent e Philippe Herreweghe, Les
Musiciens du Louvre e Marc Minkowski, Rotterdam Philharmonic e Yannick
Nézet-Séguin, Akademie für alte Musik e Marcus Creed, RIAS Kammerchor,
Leipzig Baroque Orchestra, Scottish Chamber Orchestra, Philharmonischer
Chor Berlin, Estonian Chamber Choir, Camerata Salzburg, Musik Podium
Stuttgart, Early Music Vancouver, Toronto’s Tafelmusik e Les Violons du Roy.
Appassionato liederista ha cantato in recital alla Frick Collection di New
York, Wigmore Hall di Londra, Britten Festival di Aldeburgh, Vancouver
Chamber Music Festival, Wratislavia Cantans in Polonia e Festspielhaus di
Baden-Baden. In ambito operistico è spesso ospite del Boston Early Music
Festival. Altre apparizioni liriche includono i ruoli mozartiani di Don Ottavio
nel Don Giovanni al Bolshoi e ad Aix-en-Provence e ne La finta giardiniera ad
Aix e in Lussemburgo.
Tra le registrazioni si ricordano Italienisches Liederbuch di Wolf e antologie
dedicate a Eisler e Henze.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Sebastian Noack basso
Sebastian Noack ha incominciato gli studi alla Hochschule der Künste a
Berlino con Dietmar Hackel, Ingrid Figur e Dietrich Fischer-Dieskau, perfezionandosi successivamente con Thomas Quasthoff. Nel 1996 ha vinto il primo premio al “Gesang Bundeswettbewerb” e nel 1997 il secondo premio alla
“International Song Competition” alla Wigmore Hall e il primo premio alla
“Paula Lindberg-Salomon Competition”.
Dopo il debutto ancora studente in produzioni operistiche, è oggi particolarmente apprezzato come concertista; con un repertorio che spazia dal Rinascimento fino ai giorni nostri collabora con direttori di primo piano quali
Christoph Eschenbach, Semyon Bychkov, Kirill Petrenko, Helmuth Rilling,
Philippe Herreweghe. È inoltre ospite regolare di importanti festival quali
Rheingau Music, Schleswig-Holstein, Oregon Bach, Israel Chamber Music,
Schubertiade Schwarzenberg, RuhrTriennale, FR:AME.
Tra gli impegni recenti Don Pizzaro (Fidelio) al Teatro Comunale di Rio de
Janeiro, il Conte d’Almaviva (Le nozze di Figaro) allo Staatstheater di Kassel,
Miller (Luisa Miller), Vater (Hänsel und Gretel di Humperdinck) e Ping (Turandot).
Tra le ultime registrazioni ricordiamo Dichterliebe di Schumann e altri poemi di Heinrich Heine per OehmsClassics (2015) e Romanze und Balladen di
Hans Sommer per AVI (2016).
È stato ospite delle Settimane Bach nel 2000 (14° ciclo) e 2001 (15° ciclo).
In collaborazione con
Premio Sergio Dragoni a Casa Verdi
Quasi un talent show musicale
I giovani vincitori del Premio del Conservatorio di Milano 2016 in competizione
La giuria del concorso è formata dai musicisti Ospiti di Casa Verdi
I concerti si terranno a Casa Verdi, piazza Buonarroti 29, il giovedì dalle 17 alle 18
Biglietti € 2
9 febbraio 2017
16 marzo 2017
6 aprile 2017
4 maggio 2017
Francesco Granata
Ilaria Ronchi
Elisa Balbo
Salvatore Castellano Luigi Denaro
saxofono
pianoforte
Francesco Ronzio
Mozart - Sonata in si bemolle
maggiore K 333
Beethoven - Sonata n. 31 in
la bemolle maggiore op. 110
Schubert - Wanderer
Fantasie in do maggiore
op. 15 D 760
Damiano Afrifa
Davide Cavalli
Luigi Palombi
Daniele Bonini
Schubert - Introduzione
e Variazioni sul Lied “Trockne
Blumen” D 802
Reinecke - Sonata per flauto e
pianoforte “Undine” op. 167
Casella - Sicilienne et Burlesque
per flauto e pianoforte
Martin - Ballade
Arie di Bellini, Charpentier,
Puccini, Verdi, Leoncavallo
Chopin - Notturno in do
diesis minore op. post.
Liszt - Funérailles
da Harmonies poétiques
et religieuses
Desenclos - Prelude,
Cadence et Finale
Villa-Lobos - Fantasia
Schulhoff - Hot-Sonate
Françaix - Cinq Danses
Exotiques
Jolivet - Fantaisie Impromptu
Woods - Sonata (I mov.)
Schubert - Sonata
in la minore op. 42 D 845
Chopin - Berceuse op. 57
in fa bemolle maggiore
- Barcarola op. 60
in fa diesis maggiore
pianoforte
16 febbraio 2017
Valentina Vanini
mezzosoprano
Giuseppina Coni
pianoforte
Arie di Quilter, CastelnuovoTedesco, Tosti, de Falla, Berio
2 marzo 2017
Chiara Borghese
violino
Yoko Kimura
pianoforte
Kreisler - Preludio e Allegro
nello stile di Gaetano Pugnani
Elgar - Sonata in mi minore
per violino e pianoforte op. 82
Wieniawski - Capricci op. 18
n. 3 e 4 per violino solo
Paganini - Capriccio
in si bemolle maggiore op. 1
n. 13 per violino solo
Sarasate - Zigeunerweisen
per violino e pianoforte op. 20
9 marzo 2017
Danilo Mascetti
pianoforte
soprano
flauto
pianoforte
pianoforte
20 aprile 2017
23 marzo 2017
Francesca Marini
arpa
Tournier - Sonatine
pour Harpe op. 30
de Falla - Danza spagnola
n. 1 dall’opera La Vida breve
Patterson - The Red-backed
Spider
- The Black Widow
Chertok - Around the Clock
Ivo Martinenghi
violoncello
Bach - Suite n. 1
in sol maggiore BWV 1007
Ligeti - Sonata
per violoncello solo
Bach - Suite n. 6
in re maggiore BWV 1012
Davide Ranaldi
pianoforte
Isa Trotta
18 maggio 2017
Diego Petrella
Mozart - Sonata
in re maggiore K 576
Beethoven - Sonata n. 14
in do diesis minore op. 27 n. 2
Schumann - Papillons op. 2
Chopin - Notturno n. 2
in sol minore op. 37
Mendelssohn - Variations
sérieuses op. 54
16 novembre 2017
saxofono
2 novembre 2017
Caterina Piva
mezzosoprano
Yuka Godha
11 maggio 2017
27 aprile 2017
pianoforte
Brahms - Sonata n. 3 in fa
minore op. 5
Rachmaninov - Étude-tableau
in do minore op. 33 n. 3
- Preludio in la maggiore
op. 32 n. 9
- Preludio in si minore
op. 32 n. 10
- Preludio in si maggiore
op. 32 n. 11
- Preludio in re bemolle
maggiore op. 32 n. 13
pianoforte
Haydn - Sonata n. 62 in mi
bemolle maggiore Hob.XVI.52
Brahms - Variazioni sul tema
di Paganini op. 35, vol. I
Liszt - Rapsodia spagnola
S. 254
Prokof’ev - Sonata n. 7 op. 83
30 marzo 2017
pianoforte
25 maggio 2017
Oliviya Antoshkina
soprano
Michele Varriale
pianoforte
Arie di Händel, Purcell,
Bellini, Donizetti, Massnet,
Saint-Saëns, Mahler, Hahn,
Rachmaninov, Williams
pianoforte
Ravel - Sonatina in fa diesis
minore M. 40 arr. per sax
soprano e pianoforte
Poulenc - Sonata per oboe
e pianoforte FP 185 arr. sax
soprano e pianoforte
Albright - Sonata per sax alto
e pianoforte
Decruck - Sonata in do diesis
per sax alto e pianoforte
pianoforte
Arie di Bellini, Bizet,
Saint-Saëns, Verdi, Barber,
Mozart, Tosti, Massenet,
Fauré
giovedì 9 novembre 2017
Guido Orso Coppin
pianoforte
Prokof’ev - Sonata n. 2 op. 14
Beethoven - Sonata n. 8 in
do minore op. 13 “Patetica”
Schubert - Wanderer
Fantasie in do maggiore
op. 15 D 760
Liszt - Studio in sol diesis
minore S. 141 n. 3
“La campanella”
23 novembre 2017
Riccardo Zangirolami
pianoforte
Rachmaninov - Preludi op. 23
n. 2, 4 e 5
Liszt - Ballata n. 2 in si minore
Brahms - Variazioni su un
tema di Paganini op. 35, vol. II
Gershwin - Three Preludes
Skrjabin - Sonata n. 2 op. 19
Kapustin - Toccatina op. 40
Dopo i concerti si può
partecipare alla visita
guidata della cripta e delle
sale museali di Casa Verdi
Biglietti
in vendita presso
Società del Quartetto
in orari di ufficio e, nei giorni
di concerto a partire
dalle 16.30, a Casa Verdi.
Informazioni
Beethoven - Sonata
in la maggiore op. 2 n. 2
Schubert/Liszt - Gretchen
am Spinnrade, Barcarolle,
Erlkönig
Ravel - Miroirs
Società del Quartetto
Via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02 795393
[email protected]
www.quartettomilano.it
Tavola dal Progetto di Camillo Boito
per la Casa di Riposo per musicisti
“G. Verdi”
Il Premio Sergio Dragoni fa parte del progetto
“Società del Quartetto: dalle nostre radici,
inventiamo il futuro”
sostenuto da
Con il sostegno di
Sponsor istituzionali
Con il contributo di
Con il contributo
e il patrocinio
del Comune di
Soggetto riconosciuto di rilevanza regionale
La Società
del Quartetto
partecipa a
Prossimo concerto:
Giovedì 20 aprile 2017, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Orchestra of the Age of Enlightenment
Matthew Truscott direttore
Isabelle Faust violino
Lo stile Sturm und Drang, già annidato nel chiaroscuro dello Stabat mater, è il
punto di partenza del concerto dell’Orchestra of the Age of Enlightenment, una
delle formazioni più prestigiose dedite al repertorio settecentesco. Solista ospite
è la versatile e carismatica violinista tedesca Isabelle Faust, che si divide con
disinvoltura tra il mondo barocco e il repertorio classico-romantico. Il fulcro del
programma sono due dei 5 Concerti di Mozart per il violino, ricettacolo del suo
controverso rapporto con il padre Leopold e con Salisburgo, ma anche
laboratorio di alcune tra le più belle invenzioni della sua fantasia musicale.
Società del Quartetto di Milano - via Durini 24
20122 Milano - tel. 02.795.393
www.quartettomilano.it - [email protected]
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