Martedì 11 aprile 2017, ore 20.30 20 BASILICA DI SAN SIMPLICIANO Barockorchester Stuttgart Kammerchor Stuttgart Frieder Bernius direttore Sarah Wegener soprano Henriette Marie Reinhold contralto Colin Balzer tenore Sebastian Noack basso Bach - Cantata “Bleib bei uns, denn es will Abend werden” BWV 6 - Mottetto “Ich lasse dich nicht” BWV Anh. 159 Haydn - Stabat Mater Hob.XXa.1 Il concerto è registrato da RAI Radio3 Di turno Maria Majno Carlo Sini Direttore artistico Paolo Arcà Con il contributo e il patrocinio di Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 - Lipsia 1750) Cantata “Bleib bei uns, denn es will Abend werden” BWV 6 (ca. 22’) 1. Coro 2. Aria (contralto) 3. Corale (soprano) 4. Recitativo (basso) 5. Aria (tenore) 6. Corale l Prima esecuzione: Lipsia, 2 aprile 1725 Mottetto “Ich lasse dich nicht, BWV Anh. 159 (ca. 5’) l Anno di pubblicazione: Lipsia, 1802 Secondo John Eliot Gardiner, nel libro La musica nel castello del cielo, “si percepisce che il coro finale della Passione secondo Giovanni fosse, se non sulla scrivania, almeno impresso nelle sue orecchie”, mentre Bach componeva la Cantata “Bleib bei uns” BWV 6. In effetti lo stile elegiaco di “Ruth wohl, ihr heiligen Gebeine” riecheggia anche nel coro iniziale della Cantata, sia per il ritmo di sarabanda, sia per l’opaca tonalità di do minore, resa ancora più cupa dal timbro di tre oboi, di cui uno da caccia. Potrebbe sembrare stridente un’inizio così tenebroso per una Cantata scritta per il servizio liturgico del Lunedì dell’Angelo, che nel 1725 cadeva il 2 aprile, ma in realtà esso interpreta in maniera coerente l’inizio del periodo di Pentecoste, una stagione di contrasti e d’incertezze racchiusa in maniera simbolica nel famoso episodio del Vangelo di Luca che racconta l’incontro di Cristo risorto con i due discepoli a Emmaus. Proprio da un passo di quel capitolo 24, “Rimani con noi, perché si fa sera e il giorno sta per finire”, Bach prende spunto per iniziare una delle sue Cantate più struggenti e affascinanti. La contrapposizione tra la luce e il buio, che attraversa tutti gli episodi dell’eterogeneo libretto, è l’ovvia metafora dei dubbi e delle insicurezze che serpeggiano nell’animo dei credenti, divisi tra la speranza della fede e un senso d’impotenza di fronte al male del mondo. L’invocazione dei due pellegrini, “rimani con noi”, viene trasfigurata nel magnifico coro iniziale in una sorta di disperato appello, introdotto da una pagina puramente strumentale, come se l’enfatica terza minore sulla parola Bleib fosse un estremo tentativo di aggrapparsi alla tonaca di Cristo. Bach sottolinea l’imperativo del verbo, tenuto a note lunghe dalle varie voci, mentre riveste l’espressione “il giorno sta per finire” con un prezioso fugato in stile mottettistico, prima della ripresa del coro iniziale. L’aria del contralto “Hochgelobter Gottessohn”, su testo di un anonimo poeta, incarna invece le riflessioni del credente, tinte di foschi pensieri dalla voce nasale dell’oboe da caccia obbligato. L’inquieto virtuosismo vocale e strumentale di questa pagina sembra imitare la febbrile esaltazione della preghiera, che traduce nell’esperienza quotidiana il senso profondo dell’episodio evangeli- co. Il successivo corale, intonato dalla voce di un soprano, è un inno di Filippo Melantone, uno dei padri della Riforma. Il testo è una semplice parafrasi del concetto iniziale, ma il contesto strumentale, con l’elaborato assolo del violoncello piccolo, fornisce una prospettiva nuova e di speranza al credente. L’unico recitativo della Cantata, “Es hat die Dunkelheit”, rivela nell’anonimo librettista anche un raffinato teologo, con la velata allusione all’Apocalisse contenuta nell’immagine del candelabro rovesciato. La parte conclusiva, l’aria del tenore e il corale finale, si lega alla parte finale del racconto evangelico. «Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro. Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve alla loro vista». Il rito dell’eucaristia permette ai discepoli di entrare in comunione con Cristo, ma il dono della presenza di Cristo va continuamente rinnovato e non è dato una volta per sempre. Questo esprime l’invocazione piena di pathos del tenore, immersa nella luce crepuscolare della tonalità di sol minore. Come in tanta parte della pittura notturna del Seicento, un’inaspettata fonte di calore bagna di luce la parte centrale dell’aria, quando il testo allude alle parole del Signore che avevano scaldato i cuori dei pellegrini di Emmaus. Il legame con la Passione di questa Cantata è infine suggellato dal corale conclusivo, un inno di Lutero intonato con una mestizia alquanto lontana da ogni forma di dossologia. Il Mottetto a 8 voci “Ich lasse dich nicht”, pubblicato per la prima volta nel 1802 sotto il nome di Bach, proviene da quel favoloso tesoro di lavori vocali denominato Altbachisches Archiv, una raccolta di manoscritti intesa a custodire e celebrare in famiglia la storia musicale dei Bach. Alcuni di questi manoscritti sono stati copiati, almeno in parte, da Bach stesso, come il Mottetto “Ich lasse dich nicht”, che è stato attribuito dagli studiosi dell’Ottocento a un cugino del padre di Bach, Johann Christoph. In tempi più recenti questa attribuzione è stata messa in dubbio e secondo autorevoli musicologi l’autore sarebbe Johann Sebastian stesso, che dovrebbe in ogni caso aver copiato il manoscritto a Weimar, attorno al 1712/1713. Lo stile è senza dubbio arcaico, ma il carattere antico della scrittura potrebbe nascondere un omaggio all’anziano cugino, onorato e stimato da Bach. Che sia stato o no composto da Bach, il Mottetto è di altissima qualità e rappresenta una perfetta postilla, con la sua composta fermezza e la distesa sonorità, alle titubanti incertezze della Cantata precedente. Franz Joseph Haydn (Rohrau 1732 - Vienna 1809) Stabat Mater Hob.XXa.1 (ca. 55’) Stabat mater (Largo, tenore e coro) - O quam tristia (Larghetto, contralto) - Quis est homo (Lento, coro) - Quis non posset (Moderato, soprano) - Pro peccatis (Allegro ma non troppo, basso) - Vidit suum (Lento e maestoso, tenore) - Eja mater (Allegretto, coro) - Sancta Mater (Larghetto, soprano/tenore) - Fac me vere (Lagrimoso, contralto) - Virgo virginum (Andante, quartetto con coro) - Flammis orci (Presto, basso) - Fac me cruce (tenore) - Quando corpus (Largo assai, soprano/ contralto e coro) - Paradisi gloria (Alla breve, soli e coro) l Anno di composizione: 1767 l Anno di pubblicazione: Lipsia, 1782 Nel 1766 muore l’anziano Gregor Werner, permettendo a Haydn di succedergli, come da contratto, nella posizione di Kapellmeister del principe Nicolaus Esterházy. Haydn in realtà svolgeva già l’ufficio di direttore musicale, con grande scontento del vecchio e irascibile maestro, come dimostra la lettera indirizzata pochi mesi prima della scomparsa al principe Nicolaus: «Sono costretto ad attirare l’attenzione su una madornale negligenza verificatasi nella cappella del castello, sulla inutilità delle ingenti spese fatte sostenere al Principe, sulla pigrizia e l’indolenza dell’intero complesso; la responsabilità maggiore di tutto ciò è imputabile all’attuale direttore che consente a tutti di farla sempre franca in modo da essere definito il buon Heyden [sic]». La carica ufficiale tuttavia permetteva a Haydn di dedicarsi finalmente alla composizione di musica sacra, il genere più prestigioso per un autore dell’epoca. Uno dei primi lavori di carattere religioso della nuova fase della sua carriera è lo Stabat mater in sol minore, scritto a Eisenstadt, probabilmente durante la Quaresima, nel 1767. Nel marzo del 1768 Haydn chiede all’amministratore del Principe di potersi assentare qualche settimana assieme ad alcuni cantanti della cappella, per partecipare a un’esecuzione nella Chiesa degli Ospitalieri a Vienna: «Ricorderete che l’anno scorso musicai con tutto l’impegno possibile il pregevole inno intitolato Stabat mater e che lo mandai al grande e celebre Hasse con la sola intenzione che, nel caso qua e là non avessi reso adeguatamente parole tanto significative, il maestro, tanto bravo in ogni genere musicale, potesse rimediare a queste carenze». Hasse era considerato a tutti gli effetti uno dei maggiori maestri dell’opera italiana e la ricerca della sua approvazione, che in effetti fu piena e incondizionata, rivela l’importanza attribuita da Haydn all’esatta espressione musicale della parola, oltre che all’impronta dello stile italiano sul lavoro. Dopo l’eccezionale successo e la vasta diffusione in tutta Europa dello Stabat mater di Pergolesi, era naturale che i musicisti intenzionati a lavorare sulla sequenza di Jacopone da Todi seguissero il modello napoletano, come avevano già fatto in Austria anche Vanhal e Gassman. Haydn si era già fatto notare come autore di musica strumentale, in particolare sinfonie e quartetti, ma con lo Stabat mater acquista per la prima volta un prestigio a livello internazionale. Lo stile vocale e strumentale è perfettamente conforme al testo. I movimenti lenti prevalgono su quelli veloci, così come le tonalità minori segnano i momenti salienti del percorso armonico. L’intero tragitto delle 13 sezioni infatti compie una rivoluzione attorno alla tonalità di sol minore, passando per vari episodî che comprendono anche do minore, fa minore e re minore. Anche le altre tonalità in maggiore, però, hanno i bemolli nell’armatura di chiave, cosicché quando alla fine il coro intona la fuga alla breve sulle parole “Paradisi gloria ut animae donetur” la tonalità di sol maggiore, l’unica con un diesis in chiave, risalta in maniera spettacolare e risplende scintillante nell’“Amen” conclusivo. L’orchestra è ridotta ai soli archi e al basso continuo, con l’aggiunta di una coppia di oboi che in qualche sezione, come l’aria del contralto “O quam tristia”, diventa una coppia di corni inglesi. C’è un’altra lettera al Principe molto interessante del 5 dicembre 1766, che rivela l’attenzione di Haydn per questi strumenti: «Tra le altre cose i due oboisti mi riferiscono (e io sono d’accordo con loro) che i loro strumenti sono talmente vecchi che stanno cadendo a pezzi e non riescono più a tenere l’intonazione». Quindi segue la richiesta di poter ordinare al miglior mastro di Vienna dei nuovi strumenti “resistenti e con l’ancia più lunga”. La prima parte dello Stabat mater è una lenta discesa verso le tenebre. L’armonia tocca il fondo di questa oscura metafora con la cupa tonalità di fa minore, la più grave di bemolli del lavoro, quando la voce del tenore racconta il momento in cui la madre vede morire il figlio sulla Croce. Dal numero corale successivo, in tempo “Allegretto” e nella tonalità di re minore, inizia la lenta risalita verso la luce fino al “Paradisi gloria” finale. Il racconto della morte di Cristo è finito, ora invece inizia la preghiera a Maria affinché condivida con la comunità dei credenti il dolore straziante sofferto ai piedi della Croce. Haydn interpreta il testo con la fede ferma e leale di un suddito cattolico dell’Austria barocca di metà Settecento. Il cammino di redenzione dei peccati attraverso il dolore è sentito con accenti quasi operistici, come nel “Lagrimoso” della seconda aria del contralto, una sorta di parafrasi dello Stabat mater iniziale, e soprattutto nell’aria del basso “Flammis orci ne succendar”. Nel complesso la parte migliore del lavoro è quella che scava nella rappresentazione del cuore prostrato di Maria, nelle pieghe oscure del male che infligge sofferenze ingiuste e incomprensibili, ben illustrate dall’ampia introduzione orchestrale dello Stabat mater iniziale, vibrante di dolore nei violenti chiaroscuri sonori indicati con sforzandi e piano improvvisi. «I forti e i piano – scrive Haydn in una lettera del 1768 – sono sempre scritti in modo corretto e dovrebbero essere rispettati esattamente; perché c’è una grandissima differenza tra piano e pianissimo, forte e fortissimo, tra crescendo e forzando e così via». Siamo agli albori dello stile Sturm und Drang e lo Stabat mater ne coltiva segretamente i germi. Oreste Bossini J.S. Bach “Bleib bei uns, denn es will Abend werden” BWV 6 Resta con noi, si fa sera Traduzione di Quirino Principe 1. CORO «Bleib bei uns, denn es will Abend werden, und der Tag hat sich geneiget.» 2. ARIA Contralto Hochgelobter Gottessohn, Laß es dir nicht sein entgegen, Daß wir itzt vor deinem Thron Eine Bitte niederlegen: Bleib, ach bleibe unser Licht, Weil die Finsternis einbricht. 3. CORALE Soprano Ach bleib bei uns, Herr Jesu Christ, Weil es nun Abend worden ist, Dein göttlich Wort, das helle Licht, Laß ja bei uns auslöschen nicht. In dieser letztbetrübten Zeit Verleih’ uns, Herr, Beständigkeit, Daß wir dein Wort und Sakrament Rein behalten bis an unser End’. 4. RECITATIVO Basso Es hat die Dunkelheit An vielen Orten überhandgenommen. Woher ist aber dieses kommen? Bloß daher, weil sowohl die Kleinen als die Großen Nicht in Gerechtigkeit Vor dir, o Gott, gewandelt Und wider ihre Christenpflicht gehandelt. Drum hast du auch den Leuchter umgestoßen. Resta con noi, si fa sera, e il giorno già declina. Figlio di Dio, lodato senza fine, non disdegnare che noi ora ai piedi del Tuo trono lasciamo cadere una preghiera: rimani, ah, sii ancora la nostra luce, poiché la tenebra irrompe. Ah, resta con noi, Signore Gesù Cristo, poiché si è fatta sera. La Tua divina parola, la chiara luce, fa’ che nella nostra casa non si spenga. In questo tempo recente, così turbato, infondici, Signore, costanza, sì che la Tua parola e il Tuo sacramento osserviamo con animo puro sino alla nostra fine. In molti luoghi l’oscurità si è diffusa, ha preso il sopravvento. Com’è potuto accadere? Solo per questo: poiché sia gli umili che i grandi della terra si son mutati, o Dio, dinanzi ai tuoi occhi in avversari della giustizia, e hanno agito contro il loro dovere di cristiani. Perciò anche i candelabri hai rovesciato. 5. ARIA Tenore Jesu, laß uns auf dich sehen, Daß wir nicht Auf den Sündenwegen gehen. Laß das Licht Deines Worts uns helle scheinen Und dich jederzeit treu meinen. 6. CORALE Beweis dein’ Macht, Herr Jesu Christ, Der du Herr aller Herren bist; Beschirm dein arme Christenheit, Daß sie dich lob in Ewigkeit. J.S. Bach “Ich lasse dich nicht” BWV Anh. 159 Fa’, Gesù, che in Te vediamo il nostro punto fermo, sì da non smarrirci sulle vie del peccato. Fa’ che la luce della Tua parola risplenda e ci rischiari, e sii per sempre il nostro difensore. Mostraci il Tuo potere, Signore Gesù Cristo, che di tutti i signori sei il Signore. Proteggi la Tua povera cristianità, sì che Ti lodi per l’eternità. Non ti lascerò Ich lasse dich nicht, du segnest mich denn, Mein Jesu ich lasse dich nicht, du segnest mich denn! Genesi 32, 27 Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto. Mio Gesù! Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto. Weil du mein Gott und Vater bist, dein Kind wirst du verlassen nicht. du väterliches Herz! Ich bin ein armer Erdenkloß, auf Erden weiß ich keinen Trost. Erasmus Alber 1557 Perché tu sei il mio Dio e Padre, non abbandonerai il tuo figlio, tu cuore paterno. Sono una povera zolla di terra, sulla terra non trovo consolazione. F.J. Haydn Stabat Mater Hob.XXa.1 Stabat Mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa, dum pendebat Filius. Cuius animam gementem, contristatam et dolentem pertransivit gladius. La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce su cui pendeva il Figlio. E il suo animo gemente, contristato e dolente era trafitto da una spada. O quam tristis et afflicta fuit illa benedicta Mater Unigeniti! Quae moerebat et dolebat, et tremebat cum videbat nati poenas inclyti. Oh, quanto triste e afflitta fu la benedetta Madre dell’Unigenito! Come si rattristava, si doleva e tremava vedendo le pene del glorioso Figlio! Quis est homo, qui non fleret, Christi Matrem si videret in tanto supplicio? Quis non posset contristari, piam Matrem contemplari dolentem cum Filio? Chi non piangerebbe al vedere la Madre di Cristo in tanto supplizio? Chi non si rattristerebbe al contemplare la pia Madre dolente accanto al Figlio? Pro peccatis suae gentis vidit Jesum in tormentis et flagellis subditum. Vidit suum dulcem natum moriendo desolatum, dum emisit spiritum. A causa dei peccati del suo popolo Ella vide Gesù tra i tormenti, sottoposto ai flagelli. Vide il suo dolce Figlio che moriva, abbandonato da tutti, mentre esalava lo spirito. Eia, mater, fons amoris, me sentire vim doloris fac, ut tecum lugeam. Fac, ut ardeat cor meum in amando Christum Deum, ut sibi complaceam. Oh, Madre, fonte d’amore, fammi provare lo stesso dolore così che possa piangere con te. Fa’ che il mio cuore arda Nell’amare Cristo Dio per fare cosa a lui gradita. cordi meo valide. Tui nati vulnerati, tam dignati pro me pati, poenas mecum divide. Santa Madre, fai questo: imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso fortemente nel mio cuore. Del tuo figlio ferito che si è degnato di patire tanto per me, dividi con me le pene. Fac me vere tecum flere, Crucifíxo condolere donec ego vixero. Iuxta crucem tecum stare, et me tibi sociare in planctu desidero. Fammi piangere intensamente con te, condividendo il dolore del Crocifisso, finché io vivrò. Accanto alla Croce desidero stare con te, e unirmi a te nel compianto. Virgo virginum praeclara, mihi iam non sis amara, fac me tecum plangere. Fac, ut portem Christi mortem, passionis fac consortem et plagas recolere. O Vergine gloriosa fra le vergini non essere aspra con me, fammi piangere con te. Fa’ che io sopporti la morte di Cristo, fammi avere parte alla sua passione e ricordare le sue piaghe. Fac me plagis vulnerari, cruce hac inebriari ob amorem Filii. Flammis orci ne succendar per te, Virgo, fac, defendar in die iudicii. Fa’ che sia ferito delle sue ferite, che mi inebri con la Croce per amore del tuo Figlio. Fa’ che io non sia bruciato dalle fiamme, che io sia, o Vergine, da te difeso nel giorno del giudizio. Fac me cruce sublevari morte Christi conservari, cumulari gratia. Quando corpus morietur Fac ut animae donetur Paradisi gloria. Fa’ che io sia salvato dalla Croce, che io sia fortificato dalla morte di Cristo, accresciuto dalla grazia. E quando il mio corpo morirà fa’ che all’anima sia data la gloria del Paradiso. Amen. Amen. Sancta Mater, istud agas, crucifixi fige plagas Da Parigi a Londra Il primo maggio del 1761 il ventinovenne Franz Joseph Haydn firma il contratto di vicemaestro di cappella del principe Paul Anton Esterházy, esponente di una ricca e illustre famiglia ungherese fedele sostenitrice degli Asburgo. Tale incarico garantisce al compositore la tanto agognata stabilità economica; il suo stipendio annuo è infatti di ben 400 fiorini e viene portato a 600 da Nikolaus, succeduto nel 1762 al fratello Paul Anton. Il nuovo principe, detto “il Magnifico”, è noto per il suo grande amore per la musica e lui stesso suona il baryton, uno strumento ad arco simile alla viola da gamba bassa. Nikolaus è famoso anche per essere un uomo che non bada certo a spese: è lui a far realizzare nel 1766 la grandiosa residenza di Esterháza, ispirata alla celebre Versailles. Eppure, nonostante la nomina a maestro di cappella del 1766, Haydn non può dirsi soddisfatto della sua condizione; troppo angusto per le sue ambizioni è l’ambiente musicale di Esterháza. Per giunta le possibilità di farsi conoscere ed apprezzare altrove sono ben poche poiché per contratto non gli è concesso né comporre opere per altri committenti né vendere la propria musica senza il permesso del principe. È senza dubbio su insistenza di Haydn che il giorno di Capodanno del 1779 il vecchio contratto viene sostituito da uno nuovo privo dei precedenti vincoli; già dal 1778 egli è infatti in contatto con l’editore viennese Artaria, il quale inizia a pubblicare le opere del compositore nel 1779-80. La nuova libertà permette alla musica di Haydn di circolare in tutta Europa; dal 1781 ad esempio le sue sinfonie vengono ampiamente conosciute in Inghilterra grazie all’attività dell’editore Forster. Nello stesso anno Boccherini, allora confinato nella provinciale Las Arenas al servizio dell’Infante di Spagna, invia ad Artaria una lettera in cui si definisce uno dei più “appassionati stimatori” della musica di Haydn e chiede di riferire al maestro la sua ammirazione. Proprio al 1781 risale lo Stabat Mater di Boccherini per soprano e quintetto d’archi con violoncello obbligato; come nello Stabat Mater di Haydn del 1767 anche in quest’opera, della quale l’autore realizzerà vent’anni dopo una seconda versione per tre voci e archi, il punto di riferimento imprescindibile è l’omonimo lavoro di Pergolesi. A Parigi il nome di Haydn domina la scena concertistica; non possono mancare le sue composizioni per esempio nei programmi del Concert spirituel, la più importante società di concerti pubblici della città. Questa istituzione, fondata nel 1725 e attiva fino al 1790, è infatti il punto di riferimento per la musica strumentale parigina per gran parte del Settecento. Dal 1777 con la nomina dell’ultimo direttore Joseph Legros (1739-1793) si assiste all’introduzione di un numero considerevole di sinfonie scritte da nuovi autori stranieri, in particolare Haydn, Mozart e l’oggi meno noto Sterkel. Ma già con l’inizio del decennio successivo Haydn è ormai il protagonista assoluto della vita musicale parigina; il successo delle sue sinfonie contribuisce all’importanza sempre maggiore attribuita a que- sto genere e i suoi lavori forniscono ai colleghi più giovani un modello da imitare. Nel 1781 Legros decide di proporre nel mese di aprile sia lo Stabat Mater di Pergolesi che quello di Haydn. Al Concert spirituel è una consuetudine eseguire durante il periodo di Quaresima il celeberrimo Stabat Mater di Pergolesi. Fortissimo è il legame del pubblico parigino con quest’opera, vero e proprio testamento di Pergolesi che la compone nel 1736, il suo ultimo anno di vita; si consideri che solo al Concert spirituel viene eseguita, integralmente o parzialmente, almeno 82 volte. Pertanto è facile comprendere l’originalità ma anche il rischio rappresentato dalla scelta di Legros: per qualsiasi autore sarebbe stato difficile reggere il confronto con il capolavoro pergolesiano. Tuttavia lo Stabat Mater di Haydn piace tanto da venire riproposto altre tre volte nella stessa stagione. Il successo è tale che vari periodici parigini dell’epoca iniziano a usare l’espressione “Les deux Stabats” per riferirsi congiuntamente all’opera di Pergolesi e a quella di Haydn. Emblematico è anche il ricorso sempre più frequente al concetto di genio per giustificare la distanza tra la musica del grand maître, così spesso è chiamato Haydn, e quelle degli altri compositori. La musica di Haydn viene apprezzata anche presso la giovane società dei Concert des amateurs, fondata da François-Joseph Gossec nel 1769 e in diretta concorrenza con il Concert spirituel. Dopo la chiusura dei Concerts des amateurs nel 1781 il suo posto è preso dal massonico Concert de la Loge Olympique. Per questa prestigiosa istituzione nell’inverno 1784-85 il conte d’Ogny commissiona a Haydn le sei sinfonie note come “Parigine” (n. 82-87), per le quali il compositore riceve il notevole compenso di 25 luigi d’oro l’una (Mozart ne guadagna solo 5 con la sua sinfonia Parigi). Il successo che riscuotono è strepitoso e immediatamente sono riproposte al Concert spirituel. Qui durante il triennio 1788-90 la musica di Haydn è eseguita con una frequenza impressionante: su 62 concerti solo in due non sono suonate sue composizioni e di tutte le sinfonie proposte più dell’85% sono sue. La fama di Haydn è ormai diffusa in tutta Europa: sono ancora alle porte i grandi successi londinesi che il compositore riscuoterà nei due viaggi oltre la Manica del 1791-92 e 1794-95 con l’esecuzione delle sue ultime 12 sinfonie dette “londinesi”, commissionate dall’impresario J.P. Salomon, fondatore dei celebri Salomon Concerts, una delle più importanti istituzione di concerti pubblici nella capitale britannica. Lorenzo Paparazzo Diplomato in Musicologia al Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Frieder Bernius direttore Ciò che caratterizza l’intera carriera di Frieder Bernius è la continua ricerca di nuove partiture, l’abitudine di mettere in discussione le interpretazioni tradizionali della musica europea e la cura di un suono assolutamente unico. Nel 1968, ancora studente, ha fondato il Kammerchor Stuttgart e nel 1985 la Barockorchester Stuttgart. Con i suoi ensemble vocali e strumentali è stato ospite delle maggiori istituzioni musicali in tutto il mondo e ha fondato, grazie anche al supporto della città di Stuttgart e della regione Baden-Württemberg, Musik Podium Stuttgart che raggruppa e coordina tutti i suoi ensemble e le sue attività tra cui il Festival Stuttgart Bartock, la serie di concerti Open Air Schloss Solitude e la Dirigentenakademie. Con un repertorio che comprende la musica vocale di ogni genere ed epoca per contrastare la comune tendenza degli artisti a fossilizzarsi su determinati generi ed epoche musicali, Frieder Bernius è direttore ospite di orchestre di primo piano e collabora (anche in ambito discografico) con ensemble specialisti nell’esecuzione su strumenti originali ospite in tutto il mondo e dei più importanti festival quali Salisburgo, Dresda, Göttingen, il Festival van Vlaanderen e il Bach Festival a Lipsia. In qualità di ambasciatore per le Relazioni Culturali della Regione del BadenWürttemberg, lavora a stretto contatto con ensemble di Toronto, Varsavia e Budapest. Bernius ha anche ricevuto numerosi premi prestigiosi come il “Bundesverdienstkreuz” (Croce al merito della Repubblica Federale tedesca), la “Verdienstmedaille des Landes Baden-Württemberg” (la Medaglia al merito della sua regione di residenza) e più recentemente il “Premio Bach” dalla Città di Lipsia. Il suo impegno è documentato in oltre ottanta incisioni che hanno meritato premi quali “Choc du Monde de la musique”, “Vierteljahrpreis der Deutschen Schallplattenkritik”, “Prädikat des Deutschen Schallplattenpreises”, il premio “Edison” e nel 2003 il “Diapason d’or” per il Requiem di Mozart. È stato ospite delle Settimane Bach nel 2004 (21° ciclo). Barockorchester Stuttgart Fondato nel 1985 da Frieder Bernius, l’ensemble Barockorchester Stuttgart è costituito da esecutori scelti tra i migliori specialisti nella prassi esecutiva su strumenti originali. Orchestra stabile del festival “Stuttgart Barock”, è inoltre ospite di festival e istituzioni musicali di primo piano a Parigi, Salisburgo, Göttingen, Dresda, Roma, Vienna, Monaco, Schwetzingen, Melk e Utrecht. Il repertorio dell’ensemble comprende la musica del diciottesimo e della prima metà del diciannovesimo secolo con particolare attenzione al repertorio operistico del XVIII secolo (Rameau, Jommelli, Naumann) e alla riscoperta di tesori della storia della musica dell’area tedesca sud occidentale (Kalliwoda, Knecht, Holzbauer). Tra le registrazioni discografiche ricordiamo la Missa Dei Patris di Jan Dismas Zelenka che ha meritato il “Diapason d’or” e il “Deutscher Schallplattenpreis”, il Requiem di Mozart premiato con il “Diapason d’or”, Aci e Galatea di Johann Gottlieb Naumann nominata quale migliore interpretazione operistica dell’anno 2003 dalla rivista “Opernwelt” e la Messa in si minore di Bach, “Editor’s Choice” della rivista Gramophone. È stata ospite delle Settimane Bach nel 2004 (21° ciclo). Peter Barczi, Ulrike Cramer, Martin Jopp, Annette Schäfer-Teuffel, Claudia Schneider, Dietlind Mayer violini primi Margret Baumgartl, Dorothee Mühleisen, Miriam Risch-Graulich, Elfriede Stahmer, Helmut Winkel violini secondi Annette Schmidt, Thomas Gehring, Christine Sauer-Lieb, Hiltrud Hampe viole Christoph Harer, Kristin King-Dom, Stefan Kraut violoncelli Tobias Lampelzammer, Christian Berghoff-Flüel contrabbassi Susanne Regel, Shai Kribus, Claire Sirjacobs oboi Rhoda Patrick fagotto Bernward Lohr organo Kammerchor Stuttgart Fondato nel 1968 da Frieder Bernius, il Kammerchor Stuttgart è oggi uno degli ensemble vocali più conosciuti al mondo. Ospite nel 1987 e 1996 della International Federation for Choral Music al primo e quarto World Symposium on Choral Music a Vienna e Sydney, il coro si è esibito nei maggiori festival europei, negli Stati Uniti, in Canada, Israele, Australia e Asia sud-orientale. I membri del coro vengono invitati a partecipare a circa dieci progetti all’anno in varie formazioni: il “Solistenensemble” a 16 voci, il piccolo “Barockchor” e il grande coro (“Oratorienchor”). Il suo repertorio spazia dal diciassettesimo al ventunesimo secolo. I compositori Adorno, Erbse, David, Komma, Marx, Dangel, Gubaidulina, Gottwald, Plangg, Kropfreiter, Bennett, Imbescheid, Toll, Kosviner, Isele, Dörner, Münch e Seither devono le loro prime esecuzioni assolute al Kammerchor Stuttgart. La particolarità dell’ensemble sta nella bellezza del timbro, la perfetta intonazione e la trasparenza sonora documentata in oltre settanta incisioni discografiche che hanno meritato numerosi premi internazionali (Edison, Diapason d’or, Classical Internet Award, 11 German Record Prizes). È stato ospite delle Settimane Bach nel 2004 (21° ciclo). Manuela Eichenlaub, Konstanze Fladt, Carolin Franke, Johanna Gauss, Helena Schneider, Annika Stegger, Alexa Vogel, Aline Wilhelmy soprani Carolina große Darrelmann, Friedemann Engelbert, Tobias Hechler, Elke Rutz, Adam Schilling, Agnes Schmauder, Nora Steuerwald contralti Jo Holzwarth, Tobias Mäthger, Tobias Meyer, Bruno Michalke, Marc-Eric Schmidt, Friedrich Spieser tenori Emanuel Fluck, Nikolaus Fluck, Antonio Di Martino, Adolph Seidel, Marcus Stäbler bassi Sarah Wegener soprano Il soprano anglo-tedesco Sarah Wegener, dopo gli studi di contrabbasso, ha studiato canto con Bernhard Jaeger-Böhm a Stoccarda. Ha inoltre frequentato master class di Dame Gwyneth Jones e Renée Morloc. Collabora stabilmente con musicisti quali Philippe Herreweghe, Thomas Hengelbrock, Tõnu Kaljuste, Heinz Holliger e Michael Hofstetter, ospite di istituzioni musicali quali i festival dello Schleswig-Holstein, RuhrTriennale, Ludwigsburg, Rheingau, SWR RheinVokal, Tonhalle di Düsseldorf, Alte Oper Frankfurt, Konzerthaus di Berlino e De Singel di Anversa. Particolarmente intensa è la collaborazione con il compositore Georg Friedrich Haas che nel 2009 le ha dedicato il ciclo di Lieder …wie stille brannte das Licht. L’interpretazione del ruolo principale dell’opera Bluthaus nella prima esecuzione mondiale allo Schwetzinger SWR Festival le è valsa una nomination come “Cantante dell’anno 2011” dalla rivista Opernwelt. Tra gli impegni recenti lo Stabat Mater di Dvořák, Le Ultime sette parole di Cristo di Haydn con Philippe Herreweghe, la Cantata per la morte dell’Imperatore Giuseppe II e Messa in do minore di Beethoven con Hans-Christoph Rademann, i Vier letzte Lieder di Strauss a Graz e il debutto con la Orchestra Sinfonica della NDR diretta da Thomas Hengelbrock in Dunkle Saiten di Jörg Widmann. Tra i prossimi impegni l’Ottava Sinfonia di Mahler con la Philharmonisches Staatsorchester Hamburg diretta da Kent Nagano nella nuovissima Elbphilharmonie di Amburgo. È stata ospite della nostra Società nel 2016. Henriette Marie Reinhold contralto Nata a Lipsia nel 1990 Henriette Marie Reinhold è cresciuta sin dall’infanzia nell’ambiente musicale. Studia Musicologia e Gestione dei Beni Culturali all’Università Franz Liszt di Weimar, per poi proseguire i suoi studi all’Università Friedrich-Schiller di Jena laureandosi nell’estate del 2011. Nel 2008 inizia a prendere lezioni di canto con Roland Schubert per poi decidere di dedicarsi alla carriera professionale e specializzarsi con Elvira Dreßen all’Università “Felix Mendelssohn Bartholdy” di Lipsia. Nel 2012 ha vinto il primo premio “Junior” nel Concorso Nazionale di Berlino ed è stata premiata al Concorso Opera da Camera Schloss Rheinsberg. Come solista si è esibita alla Chiesa di San Tommaso di Lipsia, alla Gewandhaus e alla Kreuzkirche di Dresda. Ha collaborato con Batzdorfer Hofkapelle, Concerto Köln e la Gewandhaus Orchestra. Diverse scritture da solista la portano a esibirsi per importanti istituzioni mu- sicali tedesche ed europee con ensemble di primo piano quali con Orchestre des Champs-Élysées e Collegium Vocale Gent con Philipp Herreweghe, Batzdorfer Hofkapelle, Concerto Köln, Gewandhaus Orchestra di Lipsia, Bamberger Symphoniker e Bachchor di Monaco. Le sue prime esperienze operistiche sono state all’Università di Lipsia nel Flauto Magico di Mozart, Wildschütz di Lortzing e La Verità in cimento di Vivaldi. A seguito delle master class con Jonathan Alder, Alexander Schmalcz e Peter Schreier ha iniziato a dedicarsi anche all’interpretazione liederistica. È stata ospite della nostra Società nel 2016. Colin Balzer tenore Nato in Canada, Colin Balzer si è formato all’Università della British Columbia con David Meek e con Edith Wiens alla Hochschule für Musik Nürnberg/ Augsburg. Vincitore del concorso olandese di ‘s-Hertogenbosch, della “Wigmore Hall Song Competition”, del concorso “Hugo Wolf ” e del 55° Concorso ARD di Monaco, ha ottenuto il raro riconoscimento della Medaglia d’Oro al Concorso Robert Schumann di Zwickau col più alto punteggio negli ultimi 25 anni. Collabora stabilmente con il Collegium Vocale Gent e Philippe Herreweghe, Les Musiciens du Louvre e Marc Minkowski, Rotterdam Philharmonic e Yannick Nézet-Séguin, Akademie für alte Musik e Marcus Creed, RIAS Kammerchor, Leipzig Baroque Orchestra, Scottish Chamber Orchestra, Philharmonischer Chor Berlin, Estonian Chamber Choir, Camerata Salzburg, Musik Podium Stuttgart, Early Music Vancouver, Toronto’s Tafelmusik e Les Violons du Roy. Appassionato liederista ha cantato in recital alla Frick Collection di New York, Wigmore Hall di Londra, Britten Festival di Aldeburgh, Vancouver Chamber Music Festival, Wratislavia Cantans in Polonia e Festspielhaus di Baden-Baden. In ambito operistico è spesso ospite del Boston Early Music Festival. Altre apparizioni liriche includono i ruoli mozartiani di Don Ottavio nel Don Giovanni al Bolshoi e ad Aix-en-Provence e ne La finta giardiniera ad Aix e in Lussemburgo. Tra le registrazioni si ricordano Italienisches Liederbuch di Wolf e antologie dedicate a Eisler e Henze. È per la prima volta ospite della nostra Società. Sebastian Noack basso Sebastian Noack ha incominciato gli studi alla Hochschule der Künste a Berlino con Dietmar Hackel, Ingrid Figur e Dietrich Fischer-Dieskau, perfezionandosi successivamente con Thomas Quasthoff. Nel 1996 ha vinto il primo premio al “Gesang Bundeswettbewerb” e nel 1997 il secondo premio alla “International Song Competition” alla Wigmore Hall e il primo premio alla “Paula Lindberg-Salomon Competition”. Dopo il debutto ancora studente in produzioni operistiche, è oggi particolarmente apprezzato come concertista; con un repertorio che spazia dal Rinascimento fino ai giorni nostri collabora con direttori di primo piano quali Christoph Eschenbach, Semyon Bychkov, Kirill Petrenko, Helmuth Rilling, Philippe Herreweghe. È inoltre ospite regolare di importanti festival quali Rheingau Music, Schleswig-Holstein, Oregon Bach, Israel Chamber Music, Schubertiade Schwarzenberg, RuhrTriennale, FR:AME. Tra gli impegni recenti Don Pizzaro (Fidelio) al Teatro Comunale di Rio de Janeiro, il Conte d’Almaviva (Le nozze di Figaro) allo Staatstheater di Kassel, Miller (Luisa Miller), Vater (Hänsel und Gretel di Humperdinck) e Ping (Turandot). Tra le ultime registrazioni ricordiamo Dichterliebe di Schumann e altri poemi di Heinrich Heine per OehmsClassics (2015) e Romanze und Balladen di Hans Sommer per AVI (2016). È stato ospite delle Settimane Bach nel 2000 (14° ciclo) e 2001 (15° ciclo). In collaborazione con Premio Sergio Dragoni a Casa Verdi Quasi un talent show musicale I giovani vincitori del Premio del Conservatorio di Milano 2016 in competizione La giuria del concorso è formata dai musicisti Ospiti di Casa Verdi I concerti si terranno a Casa Verdi, piazza Buonarroti 29, il giovedì dalle 17 alle 18 Biglietti € 2 9 febbraio 2017 16 marzo 2017 6 aprile 2017 4 maggio 2017 Francesco Granata Ilaria Ronchi Elisa Balbo Salvatore Castellano Luigi Denaro saxofono pianoforte Francesco Ronzio Mozart - Sonata in si bemolle maggiore K 333 Beethoven - Sonata n. 31 in la bemolle maggiore op. 110 Schubert - Wanderer Fantasie in do maggiore op. 15 D 760 Damiano Afrifa Davide Cavalli Luigi Palombi Daniele Bonini Schubert - Introduzione e Variazioni sul Lied “Trockne Blumen” D 802 Reinecke - Sonata per flauto e pianoforte “Undine” op. 167 Casella - Sicilienne et Burlesque per flauto e pianoforte Martin - Ballade Arie di Bellini, Charpentier, Puccini, Verdi, Leoncavallo Chopin - Notturno in do diesis minore op. post. Liszt - Funérailles da Harmonies poétiques et religieuses Desenclos - Prelude, Cadence et Finale Villa-Lobos - Fantasia Schulhoff - Hot-Sonate Françaix - Cinq Danses Exotiques Jolivet - Fantaisie Impromptu Woods - Sonata (I mov.) Schubert - Sonata in la minore op. 42 D 845 Chopin - Berceuse op. 57 in fa bemolle maggiore - Barcarola op. 60 in fa diesis maggiore pianoforte 16 febbraio 2017 Valentina Vanini mezzosoprano Giuseppina Coni pianoforte Arie di Quilter, CastelnuovoTedesco, Tosti, de Falla, Berio 2 marzo 2017 Chiara Borghese violino Yoko Kimura pianoforte Kreisler - Preludio e Allegro nello stile di Gaetano Pugnani Elgar - Sonata in mi minore per violino e pianoforte op. 82 Wieniawski - Capricci op. 18 n. 3 e 4 per violino solo Paganini - Capriccio in si bemolle maggiore op. 1 n. 13 per violino solo Sarasate - Zigeunerweisen per violino e pianoforte op. 20 9 marzo 2017 Danilo Mascetti pianoforte soprano flauto pianoforte pianoforte 20 aprile 2017 23 marzo 2017 Francesca Marini arpa Tournier - Sonatine pour Harpe op. 30 de Falla - Danza spagnola n. 1 dall’opera La Vida breve Patterson - The Red-backed Spider - The Black Widow Chertok - Around the Clock Ivo Martinenghi violoncello Bach - Suite n. 1 in sol maggiore BWV 1007 Ligeti - Sonata per violoncello solo Bach - Suite n. 6 in re maggiore BWV 1012 Davide Ranaldi pianoforte Isa Trotta 18 maggio 2017 Diego Petrella Mozart - Sonata in re maggiore K 576 Beethoven - Sonata n. 14 in do diesis minore op. 27 n. 2 Schumann - Papillons op. 2 Chopin - Notturno n. 2 in sol minore op. 37 Mendelssohn - Variations sérieuses op. 54 16 novembre 2017 saxofono 2 novembre 2017 Caterina Piva mezzosoprano Yuka Godha 11 maggio 2017 27 aprile 2017 pianoforte Brahms - Sonata n. 3 in fa minore op. 5 Rachmaninov - Étude-tableau in do minore op. 33 n. 3 - Preludio in la maggiore op. 32 n. 9 - Preludio in si minore op. 32 n. 10 - Preludio in si maggiore op. 32 n. 11 - Preludio in re bemolle maggiore op. 32 n. 13 pianoforte Haydn - Sonata n. 62 in mi bemolle maggiore Hob.XVI.52 Brahms - Variazioni sul tema di Paganini op. 35, vol. I Liszt - Rapsodia spagnola S. 254 Prokof’ev - Sonata n. 7 op. 83 30 marzo 2017 pianoforte 25 maggio 2017 Oliviya Antoshkina soprano Michele Varriale pianoforte Arie di Händel, Purcell, Bellini, Donizetti, Massnet, Saint-Saëns, Mahler, Hahn, Rachmaninov, Williams pianoforte Ravel - Sonatina in fa diesis minore M. 40 arr. per sax soprano e pianoforte Poulenc - Sonata per oboe e pianoforte FP 185 arr. sax soprano e pianoforte Albright - Sonata per sax alto e pianoforte Decruck - Sonata in do diesis per sax alto e pianoforte pianoforte Arie di Bellini, Bizet, Saint-Saëns, Verdi, Barber, Mozart, Tosti, Massenet, Fauré giovedì 9 novembre 2017 Guido Orso Coppin pianoforte Prokof’ev - Sonata n. 2 op. 14 Beethoven - Sonata n. 8 in do minore op. 13 “Patetica” Schubert - Wanderer Fantasie in do maggiore op. 15 D 760 Liszt - Studio in sol diesis minore S. 141 n. 3 “La campanella” 23 novembre 2017 Riccardo Zangirolami pianoforte Rachmaninov - Preludi op. 23 n. 2, 4 e 5 Liszt - Ballata n. 2 in si minore Brahms - Variazioni su un tema di Paganini op. 35, vol. II Gershwin - Three Preludes Skrjabin - Sonata n. 2 op. 19 Kapustin - Toccatina op. 40 Dopo i concerti si può partecipare alla visita guidata della cripta e delle sale museali di Casa Verdi Biglietti in vendita presso Società del Quartetto in orari di ufficio e, nei giorni di concerto a partire dalle 16.30, a Casa Verdi. Informazioni Beethoven - Sonata in la maggiore op. 2 n. 2 Schubert/Liszt - Gretchen am Spinnrade, Barcarolle, Erlkönig Ravel - Miroirs Società del Quartetto Via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02 795393 [email protected] www.quartettomilano.it Tavola dal Progetto di Camillo Boito per la Casa di Riposo per musicisti “G. Verdi” Il Premio Sergio Dragoni fa parte del progetto “Società del Quartetto: dalle nostre radici, inventiamo il futuro” sostenuto da Con il sostegno di Sponsor istituzionali Con il contributo di Con il contributo e il patrocinio del Comune di Soggetto riconosciuto di rilevanza regionale La Società del Quartetto partecipa a Prossimo concerto: Giovedì 20 aprile 2017, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Orchestra of the Age of Enlightenment Matthew Truscott direttore Isabelle Faust violino Lo stile Sturm und Drang, già annidato nel chiaroscuro dello Stabat mater, è il punto di partenza del concerto dell’Orchestra of the Age of Enlightenment, una delle formazioni più prestigiose dedite al repertorio settecentesco. Solista ospite è la versatile e carismatica violinista tedesca Isabelle Faust, che si divide con disinvoltura tra il mondo barocco e il repertorio classico-romantico. Il fulcro del programma sono due dei 5 Concerti di Mozart per il violino, ricettacolo del suo controverso rapporto con il padre Leopold e con Salisburgo, ma anche laboratorio di alcune tra le più belle invenzioni della sua fantasia musicale. Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 20122 Milano - tel. 02.795.393 www.quartettomilano.it - [email protected]