78-80 Corrette.indd

annuncio pubblicitario
La creatività poetica
di Roberto steve Gobesso
Come si possono conciliare due filosofie
opposte come la nostra occidentale
e quella estremo orientale?
In realtà ho provato, grazie
all’esperienza, che non è poi cosí
difficile innestare una nuova cultura
su una cultura già esistente, anche
quando le due possono sembrare
diametralmente opposte.
Diverso è se si cerca di assimilare
una tradizione quando non
se ne possiede una ben radicata.
Approfondendo ho imparato che
le antiche civiltà si somigliano molto
tra loro. In realtà la Dottrina è una.
Non è tanto un problema di
contrapposizione oriente/occidente,
quanto, a ben vedere,
la differenza fra pensiero moderno
e pensiero tradizionale.
Anni e anni a inseguire un istante di poesia
I PROTAGONISTI
Alexia Rizzi incontra Roberto steve Gobesso
78
GRAPHICUS
settembre 2006
“Nessun bersaglio è di fronte,
nessun arco è teso, la freccia lascia la corda,
può non colpire ma non può mancare!”.
Praticare a lungo, in modo costante
e diligente il tiro con l’arco, la via del tè
L
a grafica editoriale è una delle
attività a cui ti sei maggiormente
dedicato, qual è il progetto
che piú ti rappresenta e che ti ha
dato la sensazione di padroneggiare
completamente la tecnica?
La copertina di Limes su
“Gli imperi del mare” è senza dubbio
- non solo a detta mia la migliore copertina dei 13 anni
di questa pubblicazione
dedicata alla geopolitica.
È la dimostrazione che la grafica
e della calligrafia orientale, permette di affinare
il movimento, il ritmo e il modo di vivere
il quotidiano fino a rasentare la perfezione.
Una volta padroneggiata la tecnica le cose
nascono da sole e senz’alcuno sforzo.
editoriale può accarezzare la poesia.
Una linea divide a metà il formato
come un orizzonte ribaltato che separa
cielo e terra e, al centro,
un oblò che contiene il mare
buca la pagina.
Questa copertina è “idea pura”,
consegnata nella maniera più semplice
ed elementare possibile, per questo
è efficace, per questo colpisce e per
questo resta nella memoria come
un’icona. Per sempre.
È nata da sola, senza intenzione,
senza sforzo, in un battito.
È come se per anni e anni ti esercitassi
a colpire il bersaglio con una freccia
e poi all’improvviso, senza pensarci,
senza prendere la mira, senza neppure
sentire il desiderio o la necessità
di tirare e di fare centro, la freccia
arriva lì, da sola, pulita, senza sforzo,
al centro, in maniera così naturale e
perfetta che sei tu stesso, per primo,
a provare meraviglia.
Ti alleni sulla tecnica e poi,
alla fine, fai centro... senza saperlo.
Quindi per ottenere il meglio
in un progetto serve l’allenamento?
Non c’è solo questo. C’è anche la
tensione continua fra due ideali
contrapposti: il bisogno di arricchire
e l’istinto a ridurre, a semplificare.
Il primo per documentare,
il secondo per didascalizzare.
È proprio il percorso costante sul
crinale fra emozione ed energia a dar
vita a una copertina, a un’immagine,
a un segno, a un progetto.
La copertina che hai realizzato per
questo numero di Graphicus è, in parte,
un tributo all’oriente. Quando hai scelto
di dedicarti alla scrittura e in generale
alla cultura estremo orientale?
Ho cominciato ad apprezzare queste
culture grazie a mia moglie Paola
quando, nell’88, si trovò a dover
realizzare un servizio fotografico
in Giappone. Da lì è iniziato un iter
partendo dalla pratica del rito del tè
che mi ha permesso di riscoprire
il valore del tempo e del ritmo.
Viviamo in un’epoca che ci concede
tutto tranne la calma: la cultura
giapponese capovolge il nostro concetto
di estetica e di spazio/tempo.
Questa filosofia mi ha permesso
di riavvicinarmi a una dimensione
piú umana della vita quotidiana.
Molte delle attività che svolgo
mi hanno insegnato a gestire lo spazio
e il tempo. Mi hanno dato la certezza
che lo spazio e il tempo sono concetti
relativi, non assoluti... prova a pensare
ciò che rappresentano 100 metri,
in rapporto a 9 secondi e 8 decimi,
per un atleta e per uno di noi...
È lo stesso procedimento che viene
adottato quando si progetta
il marchio per un committente:
scegli e componi alcuni segni
che infine formano quella sintesi grafica
che è il marchio stesso.
Questa filosofia ti è servita piú
nella vita o nel lavoro?
Quel che più mi piace di ciò che
faccio è che per me non è mai stato
un lavoro nel senso comune del
termine. Ultimamente, mi sono anche
trovato a sorridere mentre ottimizzavo
l’accostamento fra due lettere
nel titolo di un libro.
Mi piace pensare che l’esperienza
personale sia un tutt’uno
con la propria attività.
Qual è il valore del ritorno alle origini
per un uomo e un designer
del terzo millennio?
Dieci anni fa molti grafici miei coetanei
hanno iniziato a orientarsi al web per
stare al passo con i tempi, io ho deciso
invece di muovermi nella direzione
opposta, di tornare alle origini,
alle basi, lavorando sulla manualità
per affinare il tratto e il segno.
Per me è stato importantissimo.
I caratteri giapponesi hanno 2000 anni
e sono perfetti. Gli ideogrammi sono
composti da pochi tratti fondamentali:
quando tracci un ideogramma con
il pennello ti rendi conto dell’armonia
che si forma con il ritmo dei pieni
e dei vuoti e di come siano stati
progettati in maniera eccellente.
79
GRAPHICUS
settembre 2006
Roberto steve Gobesso
Diplomato all’Isia di Urbino, Roberto steve
Gobesso vive e lavora a Roma ed è socio
professionista dell’Aiap. Dal 2001 al 2005 è
stato docente e coordinatore allo Ied di Roma.
Fotografo, designer e direttore artistico si
occupa con lo Studio Ghirotti Gobesso di
servizi per la comunicazione visiva, progettazione
editoriale, cartografia storica, infografica e
forme di scrittura estremo orientali. Dopo
una ricca esperienza come fotografo nel 1980
inizia l’attività di grafico prima nello studio di
Piergiorgio Maoloni poi in proprio, realizzando
progetti editoriali con Fratelli Palombi, Giunti,
per il mensile Archelogia Viva, Laterza, Curcio,
Manifestolibri e CasadeiLibri. Nel 1992 firma
il progetto del periodico Limes - Rivista italiana
di geopolitica del Gruppo Editoriale L’Espresso
e nel 1997 del mensile Americana per Editalia.
Nel 2000 disegna il settimanale di calcio e cultura
Rigore. Pratica discipline tradizionali giapponesi,
Chadô e Shodô, ed ha partecipato,
con le sue opere calligrafiche, a mostre
collettive in Italia, Svizzera e Corea del Sud.
www.ghirottigobesso.com
80
GRAPHICUS
settembre 2006
La carta
Per la copertina di questo numero
abbiamo scelto Cottage di Fedrigoni,
una carta disponibile in tre tonalità
naturali, morbida al tatto e da
una marcatura impressa a feltro
su entrambi i lati. Ricca di classe
e di stile grazie alla presenza di
cotone nell’impasto Cottage ha un
tessuto cartaceo unico, tenace,
fatto di materiali naturali totalmente
rinnovabili, che permane nel tempo
e che si adatta alle lavorazioni
tradizionali più estreme della stampa
e della cartotecnica. Un’articolazione
di 6 grammature – dai 90 ai 320
g./m2 - rendono Cottage utilizzabile
in molteplici impieghi quali editoria,
carte dal lettere e coordinati
d’immagine, inserti, copertine,
packaging.
www.fedrigonicartiere.com
Scarica