ARRIGO
Lettera al Prof.Catella
Caro professore, ho trovato interessante la lettura e lo studio dei lavori svolti dai miei compagni di quinta. Ho potuto
ammirare i pregi e notare alcuni difetti nella struttura argomentativa e nei temi trattati. Innanzitutto ritengo che il lavoro
riguardante la filosofia del Dr. House sia stato preparato con precisione e ordine argomentativo notevoli. Inoltre io,
grazie alla consultazione di alcuni esempi,sono riuscito a capire meglio molti concetti. Benché sia fatto bene, il lavoro
presenta una mancanza notevole di spiegazioni e di esempi riguardo la logica di House: ho trovato quella parte molto
complessa. Per quanto riguarda il lavoro su Kant,i temi mi sembrano spiegati bene anche se manca una precisa
divisione degli argomenti. Non sono presenti molti collegamenti e spesso ci sono delle slides prive di contenuti
essenziali(per esempio quella su Mendelssohn). Nonostante queste mie critiche, le presentazioni sono state piacevoli da
leggere, soprattutto la parte riguardante la dietetica kantiana. Questo concetto si avvicina molto all’idea di
prevenzione,ma raggruppa sotto di se anche alcune norme per vivere senza preoccupazioni mentali. Fare esercizio
fisico, mangiare sano, bere molto e divertirsi in compagnia sono regole che l’organismo dovrebbe rispettare per
prevenire eventuali malattie . Inoltre per la filosofia kantiana, distrarre la mente è necessario per percepire il meno
possibile il dolore fisico. Infatti la condizione mentale influenza decisamente lo stato del corpo: divertirsi può sanare per
esempio alcune malattie quali la depressione e l’ipocondria. Se molte persone applicassero la dietetica alla loro vita, non
solo si sentirebbero meglio ma perfino i loro rapporti sociali migliorerebbero. Il buon medico ,per Kant , si occupa solo
della salute fisica, la mente deve essere curata da un filosofo. Questo non vuol dire però che non debba interessarsi alla
forza d’animo del malato,ma anzi dovrebbe stimolarlo facendolo sentire a suo agio. A differenza di questo , il Dr.
House non è interessato per niente ai sentimenti del paziente, infatti la sua salvezza è subordinata alla cura della
malattia. Nessun medico contemporaneo dovrebbe analizzare solo il profilo fisico del malato, perché sarebbe un grave
errore sottovalutare la sua psiche. Questo è l’unica grande difetto di house, medico geniale e perfetto ma che tratta con
troppa superficialità i pazienti . D’altronde pero le sue diagnosi sono sempre giuste e azzeccate ,proprio perché House
si fissa sulla malattia e di conseguenza cerca di curare il paziente a tutti i costi, anche trasgredendo le leggi. Il fine
morale delle sue azioni (curare la malattia) lo porta spesso a ricercare illegalmente le possibili cause anamnetiche del
malessere , violando proprietà private e comportandosi quasi come un detective. Anche se è vero che il fine giustifica i
mezzi, l’anarchia di House sarebbe molto difficile da mettere in pratica realmente perché se tutti i medici avessero il
potere di infrangere le leggi per il bene del malato,alcuni più furbi potrebbero fare abuso della loro posizione. In
conclusione quindi solo house è autorizzato a comportarsi in questo modo perché il suo atteggiamento produce un
effetto di stupore sul pubblico che prova piacere nel vedere realizzarsi la super-etica del medico. Nella figura di House,
non emergono solo le caratteristiche peculiari del personaggio televisivo ma anche la logica con cui un qualunque
diagnosta lavora. In collaborazione con la sua equipe, il medico cerca di risalire attraverso l’anamnesi del paziente e i
sintomi al disturbo. Tutti i componenti della squadra propongono ipotesi che vengono man mano smentite da test,
reazioni del paziente a farmaci o da sintomi contraddittori, finché House, escluse quasi tutte le ipotesi, trova la
soluzione tra le rimanenti. Il metodo di ragionamento deduttivo utilizzato da più persone ,che si confrontano, e poi
giustificato da una prova sperimentale (per esempio una biopsia) si rivela estremamente efficace, sicuro e sta secondo
me alla base della professione medica ma anche di molti altri lavori. Meno sicuro è invece il metodo abduttivo che
produce le domande le cui risposte possono diventare possibili ipotesi. Il dilemma di Stacy viene risolto grazie alla
osservazione di House che trova l’ipotesi esatta interrogando i fatti: da per vera la considerazione che abbia lasciato il
crocifisso per sbaglio e poi si interroga sul perché non fosse andata a riprenderlo. La risposta alla domanda potrebbe
generare una nuova ipotesi riguardo la verità dei fatti. Questo modo di procedere stupisce il pubblico ma è molto
impreciso a livello logico.
In conclusione penso che molti temi trattati da Kant possano essere applicati alla vita quotidiana mentre la figura di
House dovrebbe rimanere solo un personaggio televisivo dato il suo comportamento con i pazienti e con la legalità.
Alessandro Arrigo
CAPUTO
LETTERA AL DOTTOR HOUSE
Caro Dottor House,
Seregno, 7 Gennaio 2011
Ho avuto il piacere di vederla per la prima volta in televisione in alcune puntate della serie televisiva “Doctor House,
Medical Division”, e il suo personaggio mi ha colpito perché si distingue dalla norma. Non avrei mai pensato che la
visione di una serie televisiva mi avrebbe portato un giorno a riflettere su di essa.
Le scrivo per esporLe i miei pensieri e le mie riflessioni dopo aver letto un lavoro su di Lei eseguito da un gruppo di
studenti del liceo scientifico Versari di Cesano Maderno che frequento anche io. Ah! dimenticavo di presentarmi, mi
chiamo Alessio e ho 17 anni e frequento la quarta .
Questo studio nasce da un libro “La filosofia del dottor House. Etica, logica, epistemologia di un eroe televisivo” di
Biltris ,nel quale le questioni filosofiche sono implicate in prodotti culturali destinati al consumo di massa (serie
televisiva, che è diventata un fenomeno mediatico di successo). La vedo già sorridere mentre legge la mia lettera nel
suo solito modo ironico. Scrivendole, non posso nasconderle la stima che provo nei suo confronti, infatti anche se agli
occhi di molti lei appare come una persona arrogante, presuntuosa e troppo sicura di se , secondo me dovrebbero
esserci molti più medici come Lei, in grado di risolvere e guarire malattie che ancora nel ventunesimo secolo sono
inguaribili, nonostante tutte le tecnologie esistenti.
Per cominciare, mi sorge spontanea una domanda : lei è più un filosofo o un medico? Visto che non ho la certezza che
lei risponderà a questa lettera, posso azzardare, se mi consente, delle risposte:
Lei è un medico d’eccezione, scontroso con i colleghi, con i pazienti , e anche con i suoi (pochi) amici. Lei è un genio
ossessionato dai suoi puzzle, un dissacratore della morale e un trasgressore della legalità; lei potrebbe essere definito
un anarchico, in quanto non riconosce nessuna autorità. La sua figura esprime una sintesi di genialità e immoralità:
per Lei ogni malattia è una sfida, un nuovo e intrigante puzzle da risolvere con intelligenza, spirito di osservazione e
abilità analitiche. Spero che Lei non si offenda e che non sia un tipo particolarmente permaloso !
Mi affascina il suo ragionamento che procede da una premessa e attraverso l’inferenza, verifica delle connessioni e
delle informazioni, la formulazione delle diagnosi procedono con il metodo deduttivo. E’ un gioco di domande e
risposte tra Lei stesso e la malattia; la malattia (colpevole) lascia dei sintomi (indizi), che hanno bisogno
dell’introduzione di un’ipotesi che li spieghi tramite l’abduzione.
Con le sue deduzioni, Lei assomiglia a un detective, che pone delle domande a se stesso arrivando alla fine alla
diagnosi. E che detective! Lei riesce a risolvere casi clinici a volte quasi impossibili! L’unico rischio è che non c’è la
garanzia che un’abduzione dia una spiegazione giusta, ma una delle sue caratteristiche è portare fino in fondo le sue
idee, anche se sbagliate! Ma raramente Lei sbaglia!!
Lei usa regole deduttive, formula ipotesi affidabili, oppure inventa ipotesi. Dedurre, ipotizzare e rischiare questa è la
sua FILOSOFIA !
Per Lei, non ci sono principi o norme universali che possano orientare le sue decisioni e le sue azioni. Potrei definirlo
un senz’etica, un essere immorale, le cui decisioni sono umanamente folli, nel suo caso si tratta di un etica singolare,
che va al di là dell’ Etica, di un iper-etica che non cede alla tentazione della legge morale.
Lei ubbidisce a una sola affermazione : salva il tuo paziente! Per Lei fare la cosa giusta, significa salvargli la vita. La
possibilità di salvare il paziente è subordinata alla cura della malattia, senza preoccuparsi al limite del paziente stesso
come soggetto. Lei reinventa ogni volta la regola che guida la sua decisione.
Come dice Kant però, caro Dottore, lei deve ricordare che vi è qualcosa di spirituale che va oltre il male fisico, deve
tener conto della complessità psicologica dell’essere umano, che può condizionare la guarigione.
Nel corso degli episodi televisivi, Lei giustifica i suoi comportamenti in relazione a due differenti canoni filosofici:
deontologia e consequenzialismo. La Deontologia è una concezione dell’ etica, secondo la quale la correttezza
dell’azione morale è determinata dalla sua derivazione da un dovere, un principio formale dell’agire, che presenta
l’azione come moralmente necessaria . Il consequenzialismo invece è una concezione dell’etica secondo la quale la
correttezza dell’azione morale è determinata dalla considerazione delle sue conseguenze e l’azione moralmente
corretta è quella che tende a realizzare il risultato migliore.
Il risultato che deriva dalle diapositive e dallo studio della sua filosofia è che Lei assume una posizione
consequenzialista . Un esempio che mi ha particolarmente colpito, è quello del caso clinico di due neonati, i quali
ricoverati per lo stesso sintomo vengono da Lei curati con due metodi diversi tra loro. Questa scelta è condannabile
dal punto di vista etico -morale quando si espone la vita di altri alla morte, ma per Lei è stata sicuramente un successo
perché in ogni caso ha salvato sicuramente una vita .
E’ indiscutibile che nel corso dei secoli, la medicina è progredita grazie, forse a medici, che come Lei hanno
”superato” le barriere dell’etica professionale per prendere delle decisioni spesso rischiose e discutibili.
Per concludere, sicuramente il mestiere del medico, è un mestiere molto difficile in quanto si ha molto spesso in mano
la vita degli altri .
L a saluto con un’ultima domanda : Lei è un personaggio vero o appartiene soltanto alla finzione? In attesa di una sua
improbabile risposta
Un saluto sincero da un suo ammiratore
Alessio
CASTIGLIA LAURA
A 'Blitris'.
Affrontando l'argomento della scienza medica in filosofia, il nostro professore ci ha consigliato la consultazione di due
lavori che lui stesso precedentemente aveva assegnato a delle classi quinte. Uno di questi trattava appunto i contenuti
del vostro libro "La Filosofia del Dottor House"; l'altro si occupa di una delle opere meno conosciute di Kant, il "De
Medicina Corporis".
Con questa lettera vi espongo dunque le mie considerazioni e colgo l'occasione per farvi alcune domande.
Mi sembra logico iniziare parlando del caro Dottor House. Non sono una delle sue più accanite fan, anzi, diciamo pure
che evito di guardare gli episodi. Però devo ammettere che ha un modo decisamente curioso di agire.
Non lavora per vocazione: nel senso, non sembra avere lo "spirito del dottore", del "Voglio fare il medico per salvare la
gente" (frase da cui secondo me traspare un minimo di amore per gli altri) . Ogni caso che richiede il suo intervento
per lui è una sfida, contro se stesso e gli altri, il paziente da persona diventa semplicemente il contenitore della
malattia. Certo non dico che questa debba essere ignorata, non avrebbe senso. Lui agisce come se stesse cercando di
vincere una gara; è determinato (perchè la determinazione ce l'ha, e anche tanta), è schietto e tutto il resto, ma
dovrebbe almeno ricordarsi di più che ha a che fare con un essere vivente. E' anche vero che raggiunge sempre
risultati trionfanti, ma si raggiungono obiettivi anche senza essere egoisti e egocentrici. Voi stessi lo definite un esteta,
il che è giusto se ci soffermiamo sul piano intellettuale, visto che il suo aspetto fisico lascia a desiderare (e non
dovrebbe). D'altra parte, esiste qualcosa di positivo nei suoi modi. L'essere schietto, ad esempio, per un medico è
essenziale, evitando i soliti giri di parole, pur avendo comunque delicatezza nel parlare (che ad House manca).
Passo qui all'uso della teoria consequenzialista e vorrei prendere come esempio l'episodio dell'epidemia infantile: il
dottore somministra due farmaci diversi, sapendo che uno solo dei bambini andrà incontro alla morte; personalmente
non lo avrei mai fatto, e penso che non ci sia medico che applichi questo tipo di procedure. Come fa a non essere
tormentato dal pensiero della perdita di una vita? non sta trattando dei bambini come cavie? Alla fine ottiene quello
che cercava, ma come la penserebbe la coppia di genitori il cui piccolo non ce l'ha fatta? So che House ne resterebbe
indifferente, però per come la vedo io un po' tutti gli uomini sono mossi da un lieve senso di colpa che funziona da
attrito. Piuttosto spenderei più tempo a fare delle ricerche, senza rischi e senza dubbi amletici (e se fossi al posto di
House ne avrei, eccome). Se penserete leggendo che io non sia una persona adatta a fare il medico, tranquilli, non è il
mio scopo nella vita.
Concordo nel fatto che "VERO" non vuol dire "GIUSTIFICATO". La giustifica non porta sempre verità, poiché qualcosa
può essere giustificata e essere falsa, o meglio, inappropriata, ma come voi sostenete, è necessario partire anche da
una sola giustificazione, sempre oggettiva, in campo medico non si dovrebbe dar largo spazio al soggettivismo.
Per chiudere l'argomento Dottor House, dico che l'inventare ipotesi e talvolta anche i sintomi è leggermente assurdo:
Si tratta di un lavoro in cui non penso ci sia tempo per le invenzioni, dato che quello è compito dei ricercatori e degli
scienziati (vedi appunto Galileo Galilei). Ci sono o no dei limiti? Non ci si dovrebbe attenere alle conoscenze? House fa
il tipico ragionamento " A mali estremi, estremi rimedi", quando invece potrebbe convincere i suoi collaboratori a
parole...
House crede nell'esercizio della mente come cura?
Secondo le parole di Kant, non c'è miglior medico del filosofo. Infatti è vero che il fattore mentale in qualche modo
influisce sul male presente, in meglio o in peggio, dipende poi dal soggetto (sono sempre mie supposizioni): quante
volte alcuni problemi corporei vengono attribuiti allo stress o ad eccessive preoccupazioni! Certo non si parla di casi
estremi, eh, sono argomenti che sostengono la testi in questione. Oltre alle cause fisiche e palesi, visibili ad occhio
nudo, è necessario dunque guardare anche nella mente del paziente. Mente sana, corpo sano. L'ipocondriaco non
segue questo motto, ovvio, però è l'esempio perfetto per spiegare il legame tra mente e corpo: questo individuo è
così convinto di essere malato che riesce perfino a sentirne i sintomi. Altro che esercizio della mente per curarlo!
La questione delle ore di sonno, che a quanto ho capito fa parte della "Ratio Vitae", ci viene continuamente ripetuta
anche oggi, come anche le regole alimentari, e quindi significa che, poiché l'esercizio della mente è aperto a tutti,
tutt'ora si potrebbe seguire e, lo ripeto, sono convinta che giovi.
Parlando con una amica circa il motto prima citato, ho capito che secondo lei non per forza la mente sana deve avere
un corpo sano. Io sono convinta invece che le due cose siano strettamente connesse. La mente, seppur sana, non può
"perdere colpi" a causa dello stato corporeo? Se uno dei due non è sano, di conseguenza disturba anche un minimo
l'altro. E al corpo sano non servirebbe una mente non sana (che tenderebbe comunque a migliorare).
Il punto focale è che tutto poi è basato su un giusto equilibrio tra le varie pratiche di buona salute. Di solito quando si
pensa al filosofo si richiamano idee di fatica e di esercizio continuo, invece le distrazioni sono ritenute fondamentali,
come anche i divertimenti. Forse il non pensare quando si mangia è eccessivo, la dieta mentale può essere fatta in
molte altre occasioni, no? Un altro punto che ribadisce la tesi "mente legata al corpo": come vi è la dieta per il corpo,
vi è anche per la mente.
Seppur è intelligente, acuto, e tutto quello che si vuole, credo che ad House non farebbe male un po' di dieta mentale,
di distrazioni. Non per cambiare la sua personalità, ormai è quella che è, ma almeno per rilassarsi un po'...
Con questo consiglio concludo la mia lettera, sperando di non avervi annoiato. Penso che quando avrò del tempo
proverò a leggere il vostro libro, male sicuramente non mi farà.
Grazie ancora per l'attenzione e, dato che siete studenti (a quanto dice il prof), buoni studi.
Un mai medico, Laura Castiglia.
CHILA’
Caro professore,
sinceramente non ho pensato a un destinatario in particolare per questa lettera perché, più che
muovere delle obiezioni a quelle che sono le tesi espresse dagli autori delle opere che ci ha
sottoposto, alla fine sono certa di perdermi in quelle riflessioni personali che scaturiscono dalla
stessa attività di scrittura, che rappresenta per me l’occasione di esprimermi nella maniera migliore,
perché significa libertà di dire, di sostenere, argomentare e concludere un pensiero senza essere
interrotti o contraddetti.
Mi sembra di aver capito dal materiale messo a disposizione che nell’opera di Kant è posta
sostanzialmente una divisione, circoscritta da dei limiti da non oltrepassare, tra l’attitudine del
medico che si dedica alla cura della mente del paziente, tramite la cura del corpo, servendosi di
rimedi farmacologici e chirurgici, e quella del filosofo, che contribuisce alla cura del corpo del
malato tramite il regime della mente. Una divisione tra ciò che sembra apparentemente il rimedio
più concreto e quello più astratto ma che in realtà sappiamo avere un certo peso anche oggi in
quello che è il processo di cura del paziente che, se sostenuto e stimolato alla guarigione anche sotto
questo aspetto, mostra, se non veri e propri segni di guarigione, comunque una predisposizione che
non può far altro che giovare alla sua condizione di serenità. Precisiamo però che la serenità è per lo
più uno stato mentale, anche Kant sosteneva che un
individuo può quindi essere solo
apparentemente sano: può sentirsi sano senza esserlo, ma ciò non basta a perseguire il desiderio
dell’uomo di condurre una lunga vita. Il regime mentale perciò rappresenta una via di fuga solo per
quelle malattie cosiddette immaginarie come l’ipocondria, vere e proprie malattie della mente, che
in quanto tali possono essere curate in definitiva unicamente così; ma purtroppo quelle malattie
davvero ingiuste, quelle che distruggono la serenità anche di chi deve assistere al loro decorso,
quelle che ti fanno arrovellare le budella di fronte alla constatazione dell’impotenza di qualsiasi
metodo di cura, sono quelle che non si sconfiggono, e difficilmente si accettano.
Tutt’oggi l’ammirevole tentativo di quei clown doctors, che tentano di rendere meno spiacevole la
permanenza di un bambino malato di cancro in questa vita che non è stata così generosa con lui,
non è sufficiente a garantirne la guarigione: la distrazione dalle malattie non è una via di salvezza o
un modo per sfuggire a una sorte cattiva che sgradevolmente forse si diverte a giocare con le vite
umane.
Anche ammettendo che funzioni sfido chiunque a far accettare a una donna malata di cancro il fatto
che potrebbe morire in tre settimane dopo aver avvertito un innocuo dolore al piede, a farle vivere
serenamente le sue ultime ore di vita che passerà tra cicli di terapie che le faranno perdere i capelli e
le faranno buttar fuori anche l’anima.
Forse a questo punto stiamo sbagliando fin dall’inizio: il desiderio dell’uomo non dovrebbe essere
quello di vivere una vita lunga, perché se fosse così, mi dispiace ma nessun regime mentale
funziona nei casi citati sopra; forse l’uomo dovrebbe semplicemente accettare che è di passaggio in
questa vita: un passaggio che non sa quanto durerà e allora a questo punto dovrebbe solo desiderare
di viverlo al meglio e non affidarsi ad estenuanti cure mediche che prolungherebbero solo la sua
sofferenza quando ormai sembra non esserci più nulla da fare.
Sa in questo senso adesso capisco la scelta di mio zio. Tutti in famiglia criticano la scelta di un
uomo che non si è voluto sottoporre alle adeguate cure mediche, non ha voluto fare tutti quegli
esami diagnostici che gli avrebbero permesso di conoscere la causa del suo malessere. Ora capisco:
mio zio è probabilmente già contento della vita che ha condotto (e ci vuole un bel coraggio a non
allarmarsi quando le radiografie mostrano una macchia grande quasi mezzo polmone). Ha
semplicemente scelto di condurre una vita felice, piuttosto che lunga, e, quando mi parla, ho
davvero l’impressione che l’abbia fatto e che abbia accettato l’idea che, prima o poi, la vita finisce
con la consapevolezza di averla vissuta come voleva lui. Forse è questo il processo mentale che
ancora tanta gente non è riuscita a fare, la filosofia che ancora molti non hanno imparato a seguire e
forse neanche io quando mi rendo conto che non è proprio così che vorrei vivere e nonostante ciò
mi ostino a fare, dire, pensare ciò che è giusto per quello che gli altri da me si aspettano.
Quello di una vita lunga è il desiderio che sta alla base anche della filosofia che giustifica il
comportamento di House, che, seguendo una sua iper-etica personale che eccede qualsiasi limite,
non guarda più a quello che il paziente desidera perché ha come scopo prefissato quello di salvarne
la vita perché quella è la cosa giusta che un medico deve fare per soddisfare quello che globalmente
è il desiderio umano, che non concepisce eccezioni. Sono sicura che Dott. House mio zio, volente o
nolente, lo avrebbe salvato ma probabilmente non avrebbe fatto la sua felicità.
Secondo questa accezione posso giustificare la concezione che vede la filosofia come un metodo
finalizzato al benessere dell’individuo, inteso come la sua felicità, che però può divergere e quindi
non essere necessariamente legata alla sua condizione di salute fisica.
Detto questo credo di aver concluso. Spero di non averla annoiata professore.
Cordiali saluti.
Roberta Chilà
CURCIO
TRA DIETETICHE E DIAGNOSI:RIFLESSIONI SULLA MEDICINA E I SUOI PERSONAGGI.
Caro dottor Gregory House,
Premetto che non l’ho mai seguita in televisione. Non si arrabbi, non è nulla di personale, ma è semplicemente che
fosse per me la televisione potrebbe anche non esistere. Volevo parlare un po’ di lei, della sua personalità bizzarra e
magari anche discutere di un “tormentatore di gioventù dei liceali” come Kant e di un suo librettino molto curioso su
cose che interessano sia a me che a lei:la medicina, seppur affrontata da vari punti di vista.
Inizierei con il discutere della sua personalità. Sicuramente è molto particolare e fuori dal comune, tuttavia può
godere del mio totale appoggio per quanto riguarda la sua iper-etica (così viene chiamata da molti), ad esempio per la
critica che le rivolgono in molti di essere molto freddo con i pazienti, anzi di non voler avere nessun tipo di rapporto
con loro. Di solito il medico è tenuto ad avere un certo comportamento con il paziente, cioè ad avere” symphateia”
per il paziente, come afferma la fonte che riporterò qui:
“È molto interessante notare come anche il concetto di simpatia (dal greco συμπάθεια sympatheia, composta da συν
e πάσχω, letteralmente “patire insieme”) abbia influenzato in passato l’arte della cura:per i greci avere simpatia per
qualcuno significava avere “la qualità o lo stato dell’essere colpiti dalla situazione di un altro con un sentimento che è
simile a quello dell’altro o che gli corrisponde” ed era fondamentale per permettere al guaritore di avvicinarsi al
malato e stabilire un contatto sincero.
Anche in questo caso però, solo nel XVIII secolo John Gregory (1724-1773), medico e filosofo scozzese ed uno dei padri
fondatori dell’etica occidentale, parlò della necessità da parte del medico di avvicinarsi con il cuore al malato per
condividerne le sensazioni e gli umori.
Per Gregory, un medico era davvero bravo quando sapeva unire alla capacità professionale quella sensibilità di
concedersi al paziente per instaurare con lui un rapporto di simpatia e condivisione, indice non di debolezza e scarsa
fermezza, ma di coraggio e magnanimità.
Sempre W. T. Reich ci insegna che la virtù che motivava i guaritori della Grecia classica era la filotecnia (dal greco
φιλοτεχνία philotecnia, cioè “amore per l’arte”): amore che comprendeva non solo l’apprezzamento per i buoni
risultati che una corretta applicazione della conoscenza medica poteva portare, ma anche un senso di pietà e
benevola rassegnazione che scaturiva dal riconoscimento dei limiti del sapere e della natura umana
Tuttavia è particolarmente illuminante a questo riguardo la sua frase “preferisci un dottore che ti tiene per mano mentre
muori oppure un dottore che ti ignora mentre migliori?”. A dirla tutta quando l’ho letta mi è venuta la pelle d’oca,
perché ha sprigionato delle immagini molto forti nella mia mente. E dopotutto non si può che darle ragione: lei è un
medico, non un pazient-sitter (esiste il dogsitter, magari c’è anche il pazient-sitter), il suo lavoro consiste nel fare di
tutto per guarirli, non intrattenerli e risultare loro simpatico. Per cui secondo me, certamente non fa piacere essere curati
da un medico che ci “sta sulle palle”, ma non possiamo aver nulla contro di lei, perché il suo lavoro consiste nel farci
guarire, non nel farci sorridere. Chiarito questo punto, possiamo continuare ad analizzare il suo personaggio. Non porta
mai il camice. Lei starà sicuramente pensando che dicendo ciò io stia prendendo in considerazione il suo aspetto
estetico. Ebbene no, sto riflettendo sempre sul suo modo di pensare. Il fatto di non portare il camice è sicuramente una
trasgressione ad una regola abbastanza comune, ed è lampante il fatto che lei se ne freghi delle regole. Quindi
affermando questo io sto provando che il suo modo di agire è indipendente da ciò che andrebbe fatto, da ciò che è
subordinato da un dovere o da una morale (nel caso specifico, le norme sanitarie la costringebbero a portare il camice).
In altre parole sto dimostrando partendo da qualcosa di banale che se lei non tiene conto di regole quotidiane e chiare,
figurariamoci se terrà conto di un codice che non è altrettanto chiaro: il codice deontologico. Infatti lei non agisce mai
secondo la morale comune o quello che consegue dalla sua professione, secondo quello che è considerato un bene per
tutti, ma secondo una logica consequenzialista, che considera solo ciò che è meglio fare per raggiungere il suo obiettivo.
Un esempio molto palese è il caso dei neonati. Qualsiasi uomo non se la sarebbe sentita di far andare uno dei due
neonati incontro a morte certa, seppur salvando uno dei due. Lei invece, ha solamente fatto un bilancio di quanto
avrebbe conseguito adottando questa tecnica, e ha deciso di agire in questo modo. Il tutto completamente svincolato da
una morale, ma secondo me in qualità di medico è DEL TUTTO LECITO.
Quindi in fin dei conti lei è fuori dal comune sì, ma non perché si pone al di fuori dalle regole ecc ecc, ma perché è
forse l’unica persona che si pone cinicamente davanti al proprio obiettivo e cerca solo di conseguirlo, nient’altro.
Magari tutti ragionassero così…..
Adesso possiamo cominciare a discutere del nostro Kant. Del suo libricino “De medicina corporis” non ho potuto
leggere altro che delle slides di powerpoint, ma è stato comunque costruttivo. Soprattutto perché vengono trattati due
rapporti interessanti: il rapporto mente/corpo e il rapporto filosofia/medicina.
Partiamo parlando del rapporto mente/corpo. Trovo estremamente meraviglioso che tempo fa Kant abbia già abbozzato
l’idea che la mente possa avere effetti rilevanti sul corpo. Idea che viene confermata, come ben sappiamo noi due
appassionati di medicina, dai farmaci che sortiscono il così chiamato “Effetto Placebo”, ovvero farmaci che non hanno
nessuna valenza dal punto di vista medico (in parole povere, non fanno nulla, non hanno nessun principio attivo.. sono
fasulli), ma che venendo assunti dal paziente, convincono questi che porteranno ad un miglioramento (si dà per scontato
che il paziente non sa che i farmaci sono placebici). Risulta molto evidente qui che la mente, aspettandosi un
miglioramento dovuto all’assunzione di un farmaco, incida positivamente sul corpo, portando realmente al
miglioramento voluto.
Ed è proprio da qui che parte la riflessione sul rapporto filosofia/medicina. Qual è il dovere del filosofo? Quale quello
del medico? Dottore, si calmi, non starà mica pensando che Kant gli voleva fregare il mestiere. Kant afferma che hanno
due ruoli diversi, anzi mi permetterei di definirli complementari: il filosofo si occupa di aiutare la mente a mantenersi
sana, in modo che possa giovare al corpo con un procedimento simile a quello sopraccitato, mentre il medico si occupa
di curare il corpo, e un corpo sano permette di mantenere una mente altrettanto sana. Lei cosa ne pensa?
Secondo me, Kant ha avuto una grande intuizione a pensare che la mente abbia grandi effetti sul corpo, ma questa
divisione tra filosofo che cura la mente e medico che cura il corpo sta poco in piedi. O almeno, per come la intendo io.
Un filosofo non è uno psichiatra, non guarisce una mente afflitta da malattie, ma Kant parla di distrarre la mente,
distogliere l’attenzione. E a mio parere sono cose che una persona può benissimo far da sé, non c’è NESSUN bisogno di
NESSUN filosofo. Il rapporto piuttosto, come ho potuto ben osservare a scuola, sta nelle radici di questa branca della
scienza, quando non ci si accontentava più di spiegare i malanni con delle giustificazioni che stavano più in cielo che in
terra. E allora si unì la ragione (che caratterizza la filosofia) al bisogno di sapere una causa reale, uniforme alla natura,
di un malessere, e così nacque la medicina. Ma il ruolo del medico è quello, e il filosofo non ne ha nessuno dal punto di
vista della cura del corpo e della mente, anche perché secondo me i “trastulli”, come li chiama Kant, più che liberare la
mente e distoglierla dai dolori, la infetta portando a ragionare troppo e a trascurare il corpo in modo eccessivo (questo
porterà a sopportare meglio il dolore, ma a lungo andare si perderà la cura del corpo).
Ultima e mozzafiato intuizione di Kant è la dietetica. Qui ha proprio centrato il punto: l’alimentazione e lo stile di vita
hanno un ruolo fondamentale nel mantenersi in salute. Poi qualsiasi siano l’alimentazione e il lifestyle consigliati da
Kant non importa, non era mica un dietologo.
Curcio Antonino
GALEAZZI
Salve prof,
guardi la versione definitiva non esiste, la lettera che le ho mandato
funge di per sè da compito, l'avevo infatti scritta già da qualche
giorno e ho aspettato proprio l'ultimo momento a inviargliela affinchè
reggesse il gioco: mi è sembrato infatti un modo simpatico per
svolgere la lettera. Penso che la struttura del saggio breve ci sia,
nella lettera sostengo due tesi entrambe argomentate con i materiali
che ho letto, più una terza tesi finale con opinioni personali che
funge da conclusione. Sò anche che l'argomento non e proprio
rispettato, dato che parlo di etica, ma non di medicina, tuttavia non
mi è venuto in mente nulla di brillante su quest'ultimo argomento
tanto da svolgere un saggio breve. Se però lei mi dice che così com'è
il compito non va bene, io sono dispostissimo a correggerlo, però non
vorrei risultare ancora sleale nei confronti dei miei compagni che
invece hanno consegnato il lavoro per tempo.
Mi faccia sapere.
Buona serata a lei e alla professoressa Sivelli.
Andrea
Il 15/01/11, [email protected]<[email protected]> ha scritto:
>
> caro andrea,
> quello che tu ipotizzi (dicendo: .... sembrano dei metodi per razionalizzare
> la vita dell'uomo entro regole e leggi ben precise, così da preservarne la
> salute e, in un senso più filosofico, permettere all'uomo le condizione
> necessarie al conseguimento della felicità......) è , fatte le debite
> precisazioni che faremo a tempo dovuto, sostanzialmente vivcino al vero.
> Kant guarda tutto attraverso la determinazione tipicamente illumuinistica di
> mettere la ragione (anche se per lui il signbificato di questo termini è un
> po' particolare..) al centro di tutto.
>
> Quindi sostieni pure liberamnente la tua tesi, risistema il tutto e
> rispediscimi la versione definitiva.
>
> ciao buona domenica
> m.catella
>
> ----Messaggio originale---> Da: [email protected]
> Data: 13/01/2011 18.52
> A: "[email protected]"<[email protected]>
> Ogg: Re: invio kant e house a tutti
>
>
> Buonasera Professor Catella,
> mi spiace avvertirla a così breve distanza dalla data di consegna del
> compito, ma ho alcuni problemi nell'interpretazione dei materiali su cui
> lavorare la lettera, mi riferisco in particolare alle diapositive su Kant.
> E' infatti di vitale importanza per la tesi che vorrei sostenere avere dei
> chiarimenti sul pensiero generale di Kant e poi più in particolare su alcuni
> concetti specifici. Da quel che ho capito Kant è un filosofo estremamente
> razionale; melo fa pensare innanzitutto il fatto che sia un illuminista e,
> in secondo luogo, lo deduco da alcuni aspetti riscontrati nelle diapositive
> e nelle lettere. Non ho ancora studiato l'Illuminismo, ma chiacchierando con
> il professore di arte, mi ha rivelato che questo periodo storico si
> caratterizza come emulazione del Rinascimento. Ne deduco quindi, dato
> inoltre che il periodo subito precedente all'Illuminismo, il Barocco, si
> distinse per un orientamento artistico verso il concetto di follia e quindi
> per una esplosione di creatività, priva di canoni e elisioni imposte da un
> pensiero razionale, che l'Illuminismo manifesti un ritorno alla ragione,
> cioè a un re-studio della realtà attraverso l'uso di una logica ferrea, tipo
> quello rinascimentale. Kant, da filosofo illuminista, non può che assumere
> queste caratteristiche. Ancora, sembra paradossale, ma, nei suoi lunghi
> insulti alla filosofia, Matilde Ronzoni si è fatta sfuggire qualcosa di
> intelligente: “Non condivido invece la tua scelta di parlare di medicina e
> di cure basandoti sulla tua esperienza personale; hai sempre queste manie di
> protagonismo che non approvo, una volta tanto cerca di non intrometterti! > riferito a Immanuel Kant - Inoltre trovo giusto il fatto che tu affermi che,
> nonostante la filosofia costituisca una base per la medicina, il filosofo ha
> dei compiti e il medico ne ha altri (una volta tanto non hai avuto la
> presunzione di poter essere anche un medico!!)” - riferito sempre a Immanuel
> Kant. Tali affermazioni fanno pensare a Kant come un filosofo con un
> interesse maniacale a ogni aspetto del reale, una sorta di novello
> Aristotele, altro filosofo famoso per la sua inflessibile convinzione nella
> ragione come mezzo di indagine della natura. Ma arriviamo al punto.
> Nelle diapositive si fa più volte riferimento a concetti quali la dietetica
> e la ratio vitae. Questi concetti non fanno altro che confermare quanto
> sostenuto sopra, in quanto sembrano dei metodi per razionalizzare la vita
> dell'uomo entro regole e leggi ben precise, così da preservarne la salute e,
> in un senso più filosofico, permettere all'uomo le condizione necessarie al
> conseguimento della felicità. Tuttavia, dato che le diapositive non lasciano
> trapelare esplicitamente tutto ciò, traggo tutte queste conclusioni
> intuitivamente e rimango per cui in una sorta di dubbio che non mi lascia
> proseguire nel lavoro. Infatti, se tutto ciò fosse corretto, anche per
> semplice esperienza personale, non potrei fare altro che esprimermi contro
> una estrema razionalizzazione della vita dell'uomo e spiegare gli
> inevitabili fallimenti che ne derivano da una applicazione “stroppiata” di
> leggi e regole a una realtà che leggi e regole, proprio perché formulate
> dall'uomo, non necessariamente ha. Ho invece decisamente più simpatie per
> una condotta di vita più “Houseniana”. Il Dottor House è un anarchico, un
> personaggio che di leggi e regole non sa cosa farsene, che ha in mente
> esclusivamente il proprio obbiettivo e non ha problemi ad attuare qualsiasi
> mezzo per raggiungerlo, tanto meno si preoccupa di modificare il proprio
> progetto per rispettare norme morali: il suo scopo è salvare le persone,
> salvare senza scrupoli! Si comporta in modo praticamente opposto a un medico
> che segue un'etica razionale: invece di seguire norme studiate e già
> “collaudate” per cercare il disturbo al paziente e successivamente guarirlo,
> House è creativo, crea nuovi metodi, nuovi modi di procedere, nuovi modi di
> agire in base al caso e alle condizioni del paziente, in un certo senso in
> base all'occasione che gli capita. Non tenta di uniformare i casi, ma tiene
> conto della singolarità di ogni paziente e della singolarità di ogni
> malattia: è come se denunciasse l'impossibilità da parte dell'uomo di
> normalizzare la realtà. Il Dottor House sostiene quindi un'etica opposta a
> quella kantiniana: è decisamente meno razionale e più istintivo.
> A dirle la verità non sono neanche per una condotta di vita basata puramente
> sull'istinto, non credo che questa capacità dell'uomo abbia già di per sé
> tutte le proprietà atte alla sopravvivenza e al conseguimento della
> felicità; sono invece più per una sorta di compromesso fra razionalità e
> istintività. Già Kant molto probabilmente non è solo razionale, anzi
> immagino che tenga ben presente di quanto sostenuto durante i secoli a lui
> appena precedenti, cioè che l'uomo potrebbe non avere pieno controllo sulla
> realtà e che quindi una inscrizione della molteplicità degli aspetti
> dell'universo entro precisi schemi potrebbe essere inutile e sbagliata.
> Suppongo per lo più ciò da alcune slides, in particolare quelle in cui si
> enuncia che una perfetto stato di salute sta nell'equilibrio fra mente e
> corpo e in quelle in cui si rivela esplicitamente che Kant accetti i limiti
> della mente umana. Questo mi fa pensare a Immanuel Kant come un filosofo si
> razionale, ma che accetti anche gli aspetti irrazionali dell'universo, o
> meglio quelli che all'uomo è impossibile indagare, e che con essi stringa un
> compromesso così da raggiungere un punto costante di equilibrio, un
> equilibrio eterno al quale l'uomo debba adeguarsi. Se realmente Kant pensava
> ciò, questo è sicuramente il concetto più in linea con il mio pensiero,
> anche se la mia idea di compromesso non necessariamente coincide con un
> punto di equilibrio, è più un compromesso mutevole che meglio rispecchia gli
> aspetti del reale e che non trova equilibrio all'interno dell'uomo, ma
> nell'idea intera di universo.
> Mi dispiace metterle fretta professore, capisco perfettamente di aver
> calcolato male i tempi e di essermi ridotto all'ultimo momento, ma se mi sa
> confermare o smentire quanto detto sopra al più presto mi sarà di notevole
> aiuto e potrò concludere il lavoro per tempo.
> Aspetto una sua risposta.
> Distinti Saluti, Andrea Galeazzi.
>
>
> PS: Copi il lavoro su worl, sono 68 righe. Se a bisogno le invio l'originale
> io. :)
>
GASPAROTTO
Caro Kant,
tu dici ‘mens sana in corpore sano’.
Sicuramente un individuo così fortunato da avere una mente sana in un corpo sano non può che sentirsi felice,
tuttavia ci sono molte eccezioni: a volte persone con una salute perfetta hanno problemi psichici e altre volte persone
malate fisicamente sono dotate di grande intelletto e persino di ottimismo, e proprio su quest’ultimo punto ho
qualche riflessione da fare. La malattia - malattia grave, non un semplice raffreddore – può tirar fuori quanto di più
sorprendente c’è nell’essere umano: essa ammonisce le persone malate, svela loro la fragilità della vita e così esse si
rendono conto di quanto questa sia preziosa; così decidono di approfittarne al massimo e cercano di fare più cose
possibile, senza sprecare un secondo. Così si rendono conto anche delle priorità: magari noi continuiamo a rimandare
cose impegnative, come scrivere una lettera ad un amico che non si sente da molto tempo, perché si pensa che si avrà
più tempo più avanti; spesso si finisce col non farlo mai purtroppo. Quando invece si sa o anche solo si teme di non
avere più molto tempo, allora, se si tiene davvero a quel vecchio amico, gli si scriverà il più presto possibile. Secondo
lo stesso principio – quello delle priorità – viene data meno importanza alle sciocchezze: se si ritrova la macchina
graffiata o si rovina un paio di scarpe, non dico che si debba esserne contenti, ma sicuramente si sarà meno
imbestialiti di una qualunque persona comune. Questo avviene perché ci si rende conto della fragilità delle cose
materiali, corpo umano compreso, e si conferisce più importanza alle cose incorruttibili. Con questo non voglio dire
che la malattia sia qualcosa di positivo, tuttavia è sicuramente un buon input per cambiare visione della vita.
Comunque non voglio negare totalmente la tua affermazione: prendersi cura del proprio corpo è molto importante
dal punto di vista psicologico: fare sport ad esempio è un’attività molto appagante sia per sfogarsi dallo stress che per
migliorare il proprio fisico. Questo contribuisce non solo alla salute fisica prevenendo molte malattie, ma con un
corpo più in forma è più facile piacersi, quindi sentirsi a proprio agio, quindi avere più fiducia in sé stessi, condizione
necessaria se si vuole raggiungere lo stato tanto ambito di FELICITA’, una delle maggiori preoccupazioni di voi filosofi.
Allo sport si affianca l’alimentazione: come hai detto tu stesso, anche essa contribuisce al medesimo scopo.
Comunque torniamo alla medicina vera e propria: essa si occupa di trovare soluzione ai vari disfunzionamenti del
corpo. Dai tuoi tempi, Kant, sono cambiate moltissime cose: grazie al progresso si conoscono le ragioni scientifiche di
molte malattie e spesso ci sono cure e rimedi per rimettere l’individuo in sesto. Questo progresso è mandato avanti
non solo da medici veri e propri, che lavorano a stretto contatto con i pazienti, ma anche dai ricercatori che, lavorando
in laboratorio, spesso sono poco o per niente in contatto con i pazienti. C’è da dire che oggi si spiegano molte più cose
di una volta, ma allo stesso tempo la ricerca non finisce mai: non esistono cure per tutto, né si conoscono le cause di
ogni malattia, specialmente quelle più rare o più recenti.
Ora probabilmente tu penserai che i medici veri e propri, quelli cioè che sono a contatto con le persone, trattino i
malati con un certo riguardo e non come semplici oggetti di studio o lavoro, nonostante l’idea della corrispondenza tra
malessere fisico e mentale sia prevalentemente abbandonata. Invece ce n’è uno in particolare, il Dr. House, che è la
persona più fredda, distaccata e insensibile che potesse ritrovarsi con questa professione. Eppure moltissima gente si
rivolge a lui perché è un geniaccio: trova sempre la diagnosi corretta risolvendo così i casi più difficili. È come se la sua
bravura compensasse la sua freddezza, o viceversa; d’altronde è abbastanza probabile che se non fosse nemmeno
dannatamente abile nel suo mestiere, non avrebbe proprio la possibilità di essere medico. Non si fa scrupoli per
tentare di confermare le sue azzardate diagnosi e non segue nessuna regola morale o legge..
Purtroppo neanch’io sono in grado di dare un giudizio ben fermo su di lui: sicuramente è meglio un medico scontroso
che ti salva la vita di uno gentile incapace di trovare la soluzione. Tuttavia si tratta di una serie televisiva e mi pare
assai inverosimile che ogni volta House finisca con l’avere ragione, col trovare la diagnosi e la cura corrette; non posso
affermare questo con certezza perché non seguo gli episodi da parecchio tempo, ma mi sembra che alla fine i pazienti
avessero sempre una cura certa. Nella vita reale invece ci sono ancora un’infinità di malattie senza cura.
Ritornando al mio giudizio su House, sono d’accordo sul suo scavare nel passato, irrompere illegalmente in casa altrui
(mi pare di ricordare un episodio in cui avveniva questo), perché non viene messa in pericolo nessuna vita, ma non so
ancora se sono d’accordo sulle procedure rischiose, troppo rischiose, che spesso mette in atto per confermare una sua
idea. Come già detto, nella serie finisce sempre tutto bene, ma nella realtà probabilmente avrebbe già ucciso
tantissime persone coi suoi esperimenti. Sicuramente è straordinariamente bravo, ma non per questo può credersi un
dio: nella realtà non sarebbe riuscito a salvare tutti i suoi pazienti, ne avrebbe uccisi molti e questo è l’esatto contrario
del suo stesso scopo.
Io voglio diventare ostetrica e sicuramente avrò più tatto di House. In questo ambito in particolare è importante avere
un comportamento che non urti le pazienti: avere un figlio o una figlia è una trasformazione così grande che, anche
quando si è pronti e lo si è voluto e cercato davvero, non si può non esserne sconvolti; anzi sarebbe più preoccupante
se non fosse così. Quella delle neomamme è una situazione particolarmente delicata: anche quando non ci sono
particolari problemi il baby blues non risparmia nessuna. È sicuramente colpa degli ormoni e dell’incredibile
stanchezza, ma anche dei dubbi e delle paure che assaliscono la donna; anche se lei era prontissima a mettere al
mondo una nuova vita e si è documentata al massimo su pannolini, biberon o poppate e quant’altro, nel momento in
cui si ritrova fra le braccia la sua creaturina non può che sentirsi responsabile di un impegno troppo grande: è il
riferimento più importante per il suo neonato e ha paura di non riuscire a fare abbastanza per lui o lei. Se poi ci sono
anche altri fattori negativi come la mancanza di qualcuno per aiutare – dal papà, alla nonna o altri parenti, agli amici –
o se la gravidanza non era poi tanto desiderata o se ci sono problemi di salute per una delle due persone – mamma e
neonato – la depressione rischia aggravarsi e di non essere solo una rapidissima parentesi. È per questo che le
ostetriche hanno il dovere, oltre che di seguire i corsi pre parto, il parto, il post parto e insegnare alla mamma le cose
principali qualora ne avesse bisogno, anche di rassicurare la persona e di fornirle tutto l’aiuto di cui essa ha bisogno.
Quest’estate mi è capitato di andare a trovare una cugina alla lontana in un reparto ospedaliero in cui erano presenti
donne con gravidanze patologiche; ho anche incontrato un’ostetrica. Mia cugina ha confermato la mia impressione:
sono persone molto dolci e davvero gentili, infatti non si preoccupano solo di fare ecografie ed esami vari, ma anche di
sapere come stanno moralmente le pazienti, di parlare con loro, di rassicurarle e di molte altre cose: ad esempio a mia
cugina – e sicuramente ad altre – hanno insegnato a ricamare durante la loro pausa pranzo, perché avesse un
passatempo durante le lunghe giornate in ospedale lontano da casa e famiglia; inoltre l’ostetrica che ho incontrato,
mentre monitorava, è stata disponibilissima a spiegarmi che percorso di studi si segue in Francia rispetto ad altri paesi
e che compiti ha esattamente l’ostetrica, oltre che a rispondere a diverse mie curiosità tutt’altro che importanti.
Sicuramente non è facile essere sempre sorridenti in ambienti del genere, soprattutto in questi grandi ospedali dove ci
sono i casi patologici che a volte non contemplano un lieto fine: per mia cugina è finito tutto bene e la bimba, anche se
nata a sette mesi, ora è in perfetta salute, ma un’altra ragazza che era lì non è stata altrettanto fortunata. Nonostante
tutto questo sono sicura di voler svolgere comunque questa professione perché venire a contatto con la nascita della
vita è sicuramente una delle cose più emozionanti che possano esistere. Anche se dovrò fare i turni di notte. Anche se
purtroppo dovrò assistere, spero il più raramente possibili, ad episodi tristi perché, anche se la mortalità causata dal
parto è diminuita incredibilmente rispetto al passato, purtroppo è ancora presente. E so che nonostante tutto questo
dovrò sempre essere sorridente al lavoro. Credo proprio che anche tutti gli altri medici dovrebbero imparare a essere
più gentili e disponibili perché le persone ricoverate sono spesso molto fragili e hanno bisogno di conforto e questo
può sicuramente aiutarle nell’affrontare meglio la loro patologia; così dicendo sto riconfermando le tue parole: è bene
che la mente sia molto ‘sana’ per affrontare la malattia al meglio. Quindi per concludere con ottimismo vorrei dirti che
oggi delle statistiche mostrano come la determinazione dei pazienti e la loro voglia di vivere incidano molto
positivamente sui trapianti, impedendo il rigetto degli organi nuovi; oppure condizioni di neonati migliorano
inspiegabilmente se messi a stretto contatto con un gemello (questo avviene spesso nei parti plurigemellari quando i
bambini nascono molto prematuri). Per questi fenomeni ancora non ci sono spiegazioni, e forse è meglio così perché
mi piace credere, a differenza di House, che ci sia qualcosa in più, e non solo qualcosa di materiale come un farmaco o
un’iniezione per far migliorare un paziente.
GATTI
Lettera al Dott. House
Egregio Dottor Gregory House,
So che è molto occupato essendo un medico di fama mondiale, ma volevo porle alcune domande
che mi sono sorte leggendo un libro su di lei (ebbene si hanno scritto un libro su un intrattabile
bastardo come lei), per esempio mi interesserebbe sapere: come riesce a trascurare quasi
completamente i concetti morali e etici, spesso anche mettendo in pericolo la vita stessa del
paziente, nel solo interesse di arrivare alla diagnosi? Un’altra domanda che mi incuriosisce
moltissimo è: che cosa ne pensa lei della filosofia? Il pensiero dello studente medio riguardo a
questa disciplina e’ spesso negativo, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa un medico famoso come
lei. Parallelamente al suo libro il mio professore di filosofia, Marino Catella, a cui lei House fa un
baffo, sta facendo leggere a me e al resto della classe il De Medicina Corporis di Kant. In questo
trattato di medicina sono presenti molte leggi mediche che sono in contraddizione col suo metodo
di lavoro e volevo proporgliene alcune. Le faccio un esempio: Immanuel Kant dice che la
vaccinazione, che lei sa meglio di me consiste nell’iniettare una piccola parte della malattia nel
corpo del paziente, è contro morale poiché in questo modo si rischia di far male al paziente. Lei
cosa ne pensa? Secondo me è profondamente errato questo pensiero poiché alla fine dei conti lo si
fa per salvare la vita al paziente e di conseguenza l’azione del medico e’ moralmente corretta.
Seguendo la serie televisiva ispirata a lei uno dei suoi atteggiamenti che emergono più spesso è
quello di non rispettare le leggi, o meglio, ignorarle del tutto. Lei mette prima di tutto la vita del
suo paziente e per salvarlo fa di tutto, anche infrangere le leggi come ho detto prima. A mio parere
dunque dietro al suo atteggiamento da duro, menefreghista e anarchico si nasconde un medico
migliore di qualunque altro, ovvero quello che pur di avere salva la vita del suo cliente e’ disposto
ad andare oltre la legge. A riguardo volevo congratularmi con lei per una frase che ha detto (si
starà chiedendo come faccio a saperlo) ovvero “Dimmi cosa preferisci: un dottore che ti tiene la
mano mentre muori o uno che t’ignora mentre migliori?” una citazione che secondo me
rappresenta perfettamente la figura del medico vero e proprio, il medico che ha come solo
obbiettivo guarire il paziente e che non è minimamente influenzato da quello che esso possa
pensare di lui. Infatti un’altra cosa molto interessante che ho notato del suo comportamento (la
seguo da molti anni ormai) è che lei non ha quasi mai un rapporto diretto con il suo
cliente/paziente ma fa fare tutto al suo team di medici specializzati. Ci ho ragionato un po’ su
questo suo comportamento e sono arrivato alla conclusione (probabilmente sbagliata, mi dirà lei
nella risposta [dubito seriamente che mi risponderà, immagino che cestinerà l’e mail non appena
arriverà nella sua casella di posta conoscendo il suo comportamento]) che a lei più che conoscere il
paziente o interessarsi alle sue condizioni, interessa scoprire la malattia che ha, senza tutte quelle
parole vuote, prive di qualsiasi significato e quindi inutili. Lei vede ogni singolo caso come una
sfida, una sfida che non può perdere a nessuna condizione; e di fatti questo raramente avviene.
Altro aspetto insolito che emerge di lei e’ il comportamento che tiene con i suoi colleghi. Li
maltratta, li prende in giro e spesso li inganna ma nonostante ciò sono quelli con cui confida e di
cui anche si innamora (eeeeeeeeeeeeeh). Ho fatto qualche osservazione sul suo metodo di lavoro
spero non le sia dispiaciuto (ovviamente le è dispiaciuto, anzi probabilmente ha appena aperto il
cassetto dove tiene la sua pallina da tennis e la starà stritolando pensando che sia la mia testa),
comunque ora vorrei darle qualche consiglio che ho preso dal libro che le ho citato prima di Kant.
Le evito la critica riguardo al Valium visto che sarebbe scontata. Dal De Medicina Corporis viene
fuori che lei e’ affetto dalla malattia mentale dell’ ipocondria ovvero la malattia del cattivo umore.
Come cura e’ indicata la distrazione della mente e mi permetto di consigliarle un libro perfetto per
questo: il De Tranquillitate Animi di Seneca. Un ultimo consiglio che le voglio dare è quello di
seguire il principio della dietetica. Diciamocelo, tra i farmaci, la sua gamba e il suo lavoro non si
può dire che lei fa una vita sana. La dietetica (oggi dietologia) consiste in un insieme di norme che
regolano una corretta nutrizione(probabilmente lo sa già) e le sto dicendo questo perchè molto
spesso sul luogo di lavoro si ha una dieta scorretta. Per finire questa lettera voglio dire che la stimo
moltissimo (anche lei Immanuel Kant) perché e’ riuscito ad affascinare milioni di persone col suo
personaggio controverso me incluso.
Gabriele Gatti 4 cs.
P.S. Caro Kant se mai riuscirò a diventare un famoso regista prometto di fare una serie televisiva su
di lei.
MARIANI LEO
Mens sana in corpore sano
Illustrissimo signor Kant
Ho terminato proprio in questi giorni la lettura della sua opera “De medicina corporis” e devo confessarle
che ho trovato molto interessante il modo in cui ha sviluppato la teoria, già ben nota agli antichi,
sull’importanza che una mente sana stia in un corpo sano.
Questa interdipendenza tra componente materiale e componente spirituale dell’essere umano si
traduce, come lei pone in evidenza, nella necessità di una stretta e imprescindibile collaborazione tra
medicina e filosofia, dove la prima, prendendosi cura del corpo con rimedi farmacologici e chirurgici,
riesce a sanare anche la mente malata, mentre la seconda, occupandosi della mente, è in grado di aiutare
il corpo tormentato e di mantenere in buona salute l’organismo.
Quindi, pur essendo molto importante che medici e filosofi non oltrepassino i limiti che le rispettive
discipline impongono loro, è indispensabile che, se da una parte il medico, pur analizzando le cause
fisiche della malattia, deve comunque tener conto della complessità psicologica dell’essere umano, dal
canto suo il filosofo deve occuparsi di quanto vi è di spirituale nel male che affligge il corpo.
Ma come praticamente possiamo raggiungere questo equilibrio, questo stato di benessere di mente e
corpo, e mantenerlo? Come lei ben spiega, trovandomi pienamente d’accordo, lo strumento più
importante che ci può garantire una vita lunga e in salute è la dietetica.
Con “dietetica” lei non intende semplicemente un particolare regime alimentare ma anche e soprattutto
uno stile di vita in cui tra fatica e comodità vi deve essere un giusto equilibrio: non compiere eccessivi
sforzi quando si è malati ma nemmeno curarsi troppo quando si è in salute.
L’eccesso infatti, in entrambi i casi, può recare gravi danni non solo al corpo ma anche alla mente.
Questo stile di vita misurato ed equilibrato è valido ancora ai miei giorni, nel ventunesimo secolo, e viene
più volte consigliato e ribadito dagli esperti che ben sanno come l’alimentazione e le abitudini di vita
possono influenzare, positivamente o negativamente, la salute e il benessere fisico-mentale della nostra
persona.
A riprova di quanto da lei sostenuto in proposito viene citata la morte di Mendelssohn, da lei attribuita
alla particolare condotta di vita del filosofo tedesco. Da questa sua considerazione si evince l’importanza
della ratio vitae, vera e propria dieta dell’animo finalizzata a ristabilire e a garantire il benessere del
corpo fisico.
D’altra parte, l’importanza che lei attribuisce al dover considerare l’uomo nella sua totalità e complessità,
come sintesi, unione inscindibile di anima e corpo, deriva, a mia personale opinione, dal fatto che lei
stesso, in gioventù, abbia sofferto di ipocondria, tipica malattia da lei definita “malattia immaginaria del
cattivo umore”. L’ipocondria è proprio il caso particolare in cui il buon medico non può certamente
limitarsi a controllare la salute dell’organismo ma deve altresì prendere in considerazione la mente del
paziente il quale, da solo, non sarebbe in grado di dominare i propri sentimenti morbosi.
In conclusione, sarà felice di sapere che le sue idee riguardo il rapporto indissolubile tra mente e corpo
per quanto concerne la salute dell’una e dell’altro hanno precorso i tempi, trovando conferma ed e
norme diffusione agli inizi del ventesimo secolo. Questo grazie all’opera di Sigmund Freud, primo medico
ad intuire e provare come molte malattie considerate sino a quel momento di carattere esclusivamente
fisico abbiano in realtà un’origine psicologica. Nascerà così una nuova branca della medicina: la
psichiatria, destinata in futuro a curare molte malattie cosiddette psicosomatiche.
In virtù del carattere indiscutibilmente innovativo del suo pensiero, le esprimo la mia più sincera
ammirazione.
Masato Davide, IV cs
Compito di filosofia “Lettera a…”
Caro professore,
scrivo a lei questa lettera perché non mi è venuto in mente nessun destinatario fantasioso a cui indirizzarla; non per
questo deve sentirsi una sorta di “ultima spiaggia” oppure una riserva. Anzi le dirò che scriverla a lei mi risulta più
facile che scriverla a qualcun altro, forse perché la conosco e quindi mi da più l’idea di una lettera vera. Mentre
pensavo a cosa scrivere mi è nato un dubbio sullo scopo di questo compito; lei da queste nostre lettere potrebbe voler
vedere se innanzitutto abbiamo letto le presentazioni di PowerPoint, poi magari se le abbiamo capite e magari
vorrebbe anche sapere la nostra opinione. Dato che non mi sembrava il caso di concentrarmi solo su una di queste
parti, come per esempio esporre il mio pensiero e fare un compito solo sull’esposizione della tesi e sulla confutazione
dei lavori da leggere, cercherò di far rientrare tutte queste parti in un’unica lettera. Escluderei innanzitutto la
possibilità di fare un paragone tra il pensiero di House e quello di Kant perché a mio parere trattano di cose troppo
diverse per essere comparate e passerei ad una sommaria esposizione dei due lavori. La figura del Dottor House,
anche come pensiero, è sicuramente la più moderna a mio parere, cosa abbastanza ovvia da dire visto che come
personaggio è davvero moderno; il dottor Gregory House, tralasciando i particolari della vita privata che servono a
rendere il personaggio più interessante da un punto di vista televisivo (come per esempio la tossicodipendenza o
qualche storiella d’amore), è primario del reparto di medicina diagnostica, in altre parole trova la cura per le malattie
“irrisolvibili”. Come persona è intrattabile, è superbo, menefreghista e attaccato al proprio lavoro. Con “attaccato al
proprio lavoro” non si intende stakanovista o che ha paura di perderlo, ma nel senso che vuole, e molte volte riesce,
ad essere il migliore nel proprio campo. La sua carriera è gestita dall’imperativo “cura il paziente” e quindi, come un
computer, cercherà di raggiungere il proprio obbiettivo senza badare ad eventuali ostacoli, senza altre priorità. Questi
“ostacoli” sono le leggi morali, l’etica, che House non rispetterà perché non appartenente a lui; Blitris la chiama IPERETICA, una serie di regole morali che non fanno parte di quelle comuni perché riconducibili sempre ad una sola,”cura il
paziente”. House penserà solo alla salute della persona che deve curare e non alla persona stessa. Cioè gli importerà
della malattia, di conoscerla, cosa indispensabile per raggiungere l’obbiettivo prestabilito, e non di colui che la ospita.
Ovviamente il dottor House non sta mica a spiegare il suo modo di pensare ad ogni persona, cioè “Salva il tuo paziente
a tutti i costi, anche a costo di ucciderlo.”, e per questo non sarà molto amato, perché è un trasgressore delle leggi
morali, sul lavoro letto viene definito un anarchico, uno senza regole quindi. A mio parere definirlo in questo modo mi
pare un po’ esagerato, perché alla fine lui la sua Regola ce l’ha, non corrisponde a quella delle altre persone però c’è
comunque, chiamarlo anarchico solo perché non rispetta le leggi etiche vorrebbe dire chiamare anarchico un ladro
perché ruba mentre altri moralmente parlando sentono di non poterlo fare. Ma ovviamente l’anarchia come concetto
è di per sé abbastanza confuso, e definirlo sarebbe contradditorio quindi, dato che non è certamente questa la
“sede”in cui parlarne, passo avanti. Comunque l’etica di House è basata, come già detto più volte, sulla regola di
salvare a qualunque costo; parola chiave è consequenzialismo: è giusto moralmente ciò che produce i risultati migliori,
dove questi risultati sono quelli che rispettano la Regola. Un po’ di tempo fa ho letto un libro sulla tortura che poneva
un interessante quesito, cioè se una persona contraria alla tortura, quindi a favore dei diritti umani eccetera, la
applicherebbe su un possibile terrorista che ha piazzato delle bombe in un palazzo al fine di farsi dire la loro posizione.
Senza estorcere le informazioni molte persone morirebbero ma facendolo verrebbe violata la legge morale di non
torturare nessuno al fine di ottenere ciò che si desidera. Nella presentazione di PowerPoint è citata una frase molto
simile che mi ha fatto ricordare appunto questo libro, “Dimmi cosa preferisci: un dottore che ti tiene la mano mentre
muori o uno che ti ignora mentre migliori?”, applicandolo all’esempio di prima verrebbe “Preferisci restare fedele alle
tue leggi morali o infrangerle e salvare delle vite umane?”. House con la sua filosofia avrebbe sicuramente scelto la
seconda opzione.
Passando al lavoro su Kant leggendolo, riguardo al suo modo di pensare, mi è venuto in mente l’edonismo umanista
che abbiamo fatto in italiano. Non credo abbiano molto in comune però l’idea di uomo che presentava il filosofo
somigliava molto a quello edonista. Kant basa il suo discorso, essendo filosofo, sulla medicina applicata alla mente: il
dottore pensa al benessere fisico mentre il filosofo al bene psicologico del paziente. Infatti la salute è molto
influenzata dalla mentalità e dalla condotta di vita, dalla ratio vitae. L’uomo per essere sano deve avere mente sana in
un corpo sano. Kant stabilisce una specie di manuale da seguire, un manuale di dietetica, al fine di vivere a lungo e in
salute. Infatti questi sono i desideri principali dell’uomo e per raggiungere questi obbiettivi ci sono delle regole da
seguire, e proprio leggendo questa parte mi venne in mente l’edonismo umanista. Per esempio non bisogna affaticare
troppo il corpo ma neanche farlo preda delle comodità poiché indeboliscono e velocizzano l’invecchiare, bisogna
avere una dieta equilibrata e riassumendo bisogna evitare gli eccessi, sia riguardanti il troppo sia il troppo poco.
Sostiene anche però che sia necessario il diletto per far svagare la mente altrimenti il peso dei pensieri diventerebbe
opprimente. Analoga a questa era l’idea di comportamento da tenere secondo gli edonisti umanisti; era un
movimento nato nelle corti e che quindi contemplava sicuramente l’esercizio dell’intelletto, ma in più avevano molta
importanza i piaceri terreni. Era un piacere intellettuale che sapeva sfruttare in modo moderato le felicità della carne,
senza ricadere, come diceva Kant, né nel troppo né nel troppo poco. Anche il filosofo aveva, secondo me, una
concezione piuttosto umanista del potere della mente; gli umanisti credevano pienamente nella forza della ragione e
nelle capacità dell’uomo, Kant credeva addirittura che alcune malattie fossero curabili tramite la mente, senza nulla
togliere ovviamente alla medicina “normale”.
Spero di aver capito lo scopo di questo compito,il mio dubbio era sul come mai fossero stati scelti due lavori che
trattano certo dello stesso argomento ma su due differenti fronti, il primo analizza la figura del Dottor House mentre
l’altro è un manuale sul “vivere bene”. Perché se invece questi due estratti sono stati scelti apposta perché avevano
qualcosa in comune vuol dire che uno dei due non l’ho capito molto. Mi risulta difficile trovare delle analogie tra
questi lavori, eccetto l’ambito della medicina ovviamente, perché il primo è troppo specifico, solo sulla figura di House
e sulla sua etica, mentre il secondo forse troppo generico. Se Kant (in questa presentazione) avesse parlato del
rapporto tra morale comune e obbiettivo da raggiungere allora avrei potuto instaurare un paragone, però credo non
sia così. Dico credo perché potrei sempre non aver capito io delle cose. Ai posteri l’ardua sentenza. La saluto e la
ringrazio, e ricambio, per gli auguri fatti nella mail che ci ha mandato.
Cordialmente,
Davide Masato
MERCANTI
Egregio Dottor House,
forse non sa che alcuni studenti hanno scritto un libro su di lei, scritto da un gruppo che si fa chiamare
Blitris. Questo libro è molto interessante e s’intitola: La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed
epistemologia di un eroe televisivo. Questo spiega filosoficamente quello che lei è ed interpreta nel suo
telefilm di successo.
Senz’ altro tutti i suoi spettatori si saranno accorti di quanto lei sia egocentrico, irriverente e intrattabile ma
anche intuitivo e geniale, queste caratteristiche formano quello che è lei oggi.
Mi sono posto alcune domande circa il suo comportamento e il suo carattere, anche utilizzando un termine
di paragone che ho trovato in un libro di Immanuel Kant, De Medicina Corporis.
Sono rimasto molto colpito dopo l’attenta analisi svolto su di lei, grazie anche alla lettura del suddetto libro.
Insomma quello che a lei interessa prima di tutto è salvare il paziente, senza che niente e nessuno
interferisca, compresi i suoi superiori, le persone vicino a lei. Certo è che a lei non importa il modo in cui si
arriva alla guarigione del paziente, ma l’importante è che si arrivi al termine della malattia salvando il
paziente, curandolo.
Lei segue il canone filosofico del consequenzialismo, ovvero che lei è una persona che non si cura di ciò che
fa e come dice il proverbio “il fine giustifica i mezzi”.
Perché lei è così anarchico nei confronti delle altre persone? Perché abbatte i suoi pazienti trattandoli
male?
Kant nel suo libro De Medicina Corporis ci dice che bisogna assicurarsi che in un paziente la mente sana sia
in un corpo sano; se la mente dei suoi pazienti fosse sana, la guarigione sarebbe molto più rapida (secondo
Kant). Lei non è un filosofo, perciò non è un ruolo che le tange, però se lei influisse positivamente sulla
mente dei suoi pazienti trattandoli con rispetto, senz’ altro la guarigione degli stessi sarebbe molto più
rapida e sicura. La conclusione del libro spiega di come il medico non si deve occupare della psiche dei
propri pazienti ma ne deve tener conto durante la terapia e il trattamento, quindi non deve essere
menefreghista.
Il filosofo parla anche di limiti che una persona non dovrebbe superare. Lei si è mai posto dei limiti
invalicabili? Per curare le persone lei si è spinto qualche volte oltre un certo punto, ad esempio quando
salvò uno dei due gemelli somministrando due cure differenti, di cui una sola avrebbe funzionato, e quindi
mandando uno dei due bambini incontro a morte certa.
La mia paura è che questa pratica molto rischiosa prima o poi fallirà e qualcuno morirà a causa della sua
superiorità nei confronti dei limiti! Ma questa è un’ altra storia.
Lei sa sempre tutto ciò che gli altri ignorano. Si avvale di una verità di tipo realista e non epistemico. Per
verità non epistemica si intende una concezione della questa che la svincola dalle capacità conoscitive e
dalle credenze di un soggetto. In questo senso,una concezione non epistemica della verità è anche realista.
Anche se la diagnosi sembrasse strampalata e senza senso lei azzarda sempre e comunque un tentativo,
spesso si evidenzia nel suo comportamento che tuttavia cerca sempre delle motivazioni che giustifichino le
sue tesi.
È stato spesso definito come anarchico che va contro tutto e tutti, ma anche lei ha bisogno di alcune
giustificazioni per iniziare la cura del paziente, perché se così non fosse significherebbe che lei si basa sulla
sua sensazione, anche se non sempre una verità giustificata è vera.
Queste giustificazioni che lei riesce a dare ovviamente non nascono dal nulla, ma da deduzione che lei fa
giusto?
Le analisi di Blistris hanno mostrato che lei si avvale dell’ abduzione per dedurre correttamente le diagnosi
dei pazienti, questo metodo non è affatto sicuro però introduce nuove ipotesi e idee, non solo questo
metodo la caratterizza ma anche il fatto che lei fa molte domande.
Inizialmente ero molto scettico su questo libro e sul suo personaggio, ora invece mi sono ricreduto poiché
dietro a cotanto cinismo si rivela una persona molto intelligente, che utilizza la logica come cardine della
propria professione.
Il libro di Kant invece mi è servito come termine paragone con il suo libro, ho confrontato il suo essere
medico con l’ essere filosofo legato alla medicina, e si capisce che come ruoli sono così lontani ma allo
stesso tempo così legati. Il filosofo si interessa della ragione dei pazienti, il medico si occupa del corpo
ovvero della parte “materiale” della faccenda. Il dottore tuttavia deve tenere conto della psiche del
paziente, quindi non deve calpestarla come se fosse un rullo compressore, senza emozioni e penso che
questo sia controproducente nei confronti del paziente, tuttavia la stimo molto per quello e per quello che
riesce a fare.
Lei è un grande medico, continui così sulle ali della sua filosofia!
Arrivederci
Riccardo Mercanti
MINACAPILLI
Dottor Gregory House,
premetto che non ho mai seguito la sua serie televisiva e che l’ho conosciuto quando ho letto una
presentazione svolta da un gruppo di alunni di quinta liceo del libro “La filosofia del dottor House”. Devo
dire che l’ho trovata molto interessante e curiosa anche se ci sono alcune sue opinioni e modi di fare che
non condivido. Mi ha colpito molto il fatto che il suo unico scopo nel lavoro è quello di salvare la vita al
paziente e per far ciò si dice che non segua un’etica. Ma secondo me un’etica c’è: o meglio, se si considera
col termine etica (come hanno fatto i ragazzi che hanno svolto la presentazione che ho letto) “la serie di
leggi universali che regolano la decisione dei soggetti per garantire il bene comune” allora si può dire che lei
è un senz’etica. Ma se col termine etica si considera ciò che è buono e ciò che è giusto, lei un’etica ce l’ha:
fare ciò che è buono, significa salvare la vita al paziente; in questo senso possiamo dire che lei ha un’etica.
Inoltre per arrivare al suo obiettivo lei non si cura di niente, né di norme né di regole, c’è un disinteresse
verso tutto questo, lei ignora tutto questo e quindi rispecchia evidentemente la figura dell’anarchico. Non si
cura neanche del limite del paziente stesso, farebbe soffrire un paziente senza porsi alcuno scrupolo perché
il suo scopo non è curare il malato ma la malattia. Vorrei oltre a ciò riflettere su questa sua affermazione:
“Dimmi cosa preferisci: un dottore che ti tiene la mano mentre muori o uno che ti ignora mentre migliori?”.
Tutti saremmo portati a prediligere la seconda opzione in quanto è decisamente meglio essere curati da un
dottore a cui non importa niente del paziente come persona, che ti ignora e che ti tratta male (come è
solito fare lei) ma che alla fine ti guarisce piuttosto che essere curati da un dottore gentile e cortese ma che
non riesce a guarirti. Ma perché, dottore, assume questo comportamento col paziente?Lei è un medico
molto esperto e competente, perché è così poco umano?Non sarebbe meglio se oltre a essere un buon
medico fosse anche una persona gentile e affabile?Secondo me lei si comporta in questo modo perché non
gliene importa niente del paziente come tale, le interessa solo ed esclusivamente della malattia, lei è cinico
e freddo. E’ come se ogni malattia rappresentasse una sfida e il suo unico scopo fosse quella di vincerla
riuscendo a guarire il paziente. Questo atteggiamento non lo condivido: non metto in dubbio che lei alla
fine riesca a curare i pazienti ma dovrebbe sforzarsi di essere più umano. Apprezzo il suo modo di fare
prettamente consequenzialista, che emerge da molti suoi comportamenti tra cui quelli citati nelle slides che
ho letto, e apprezzo anche il suo modo di porsi di fronte alla sindrome lavorando su di essa come un
investigatore che prende in considerazione tutte le piste che lo potrebbero condurre all’assassino
scartandole mano a mano fino a trovare quella giusta. Ma non apprezzo il fatto che lei sia totalmente
indifferente nei confronti del paziente. Secondo me dovrebbe uscire da questa mentalità io-sfida; riconosco
la sua bravura ma dico anche che un medico dovrebbe cercare di rendere la permanenza del paziente in
ospedale migliore mettendo quest’ultimo a proprio agio. Almeno io, quando mi sono trovato nella veste di
paziente in ospedale, ho sempre apprezzato che il dottore mi considerasse perché in qualche modo ciò
rassicura il paziente, lo fa sentire più annoverato e non abbandonato a se stesso! D’altra parte la sua indole
anticonformista e anarchica si rispecchia nel comportamento che assume di fronte ai diversi casi e penso
che l’interpretazione che ho dato a quest’altra sua frase (inserita in una slide dai ragazzi di quinta) aiuti a
capirlo meglio. La frase è la seguente: “Solo un idiota si mette tra Achab e la sua balena”. Come sappiamo
essa si riferisce al celebre romanzo di Melville intitolato “Moby Dick” in cui troviamo un capitano di nome
Achab nutrito da profondo odio e vendetta nei confronti di una balena con la quale in passato ebbe un
brutto incidente. Tuttavia vi è un parallelismo tra Achab e la sua balena e lei e il suo paziente. Niente al
mondo riuscirebbe a distogliere l’accanito capitano dal suo obiettivo. Così, quando si tratta di agire, di
prendere una decisione, lei non si cura di leggi, principi o norme ma fa di testa sua. Inutile intromettersi per
farle cambiare idea, potremmo dire: “Solo un idiota si mette tra House e il suo paziente”. Non cambia il suo
atteggiamento anche a costo di andare contro la morale (cosa che non la turba minimamente). Con poche
speranze mi aspetto una risposta augurandole di proseguire la sua brillante carriera ancora per lungo
tempo. La presentazione svolta dai ragazzi di quinta l’ho trovata molto interessante ed ora sono più
invogliato a guardare la sua serie televisiva.
Distinti saluti.
Minacapilli Vincenzo
MORNATA
Illustre dottor Gregory House,
Io non sono un fan della serie tv che ti hanno
dedicato, ma ho letto una recensione, fatta dai miei coetanei , su un libro che parla della tua filosofia e , quindi , del tuo
modo di pensare , riguardo la scienza medica. Ho confrontato , poi , il tuo pensiero con quello del filosofo tedesco
Immanuel Kant (scrittore del DE MEDICINA CORPORIS) e ho trovato una serie di contrasti , che riguardano
soprattutto l’etica e la morale: secondo Kant , il medico non deve superare i confini dell’etica e deve stare entro certi
limiti , non intraprendendo un percorso contrario alla natura delle cose. Tu , invece , non rispetti i principi dell’etica
(anche perché il tuo scopo primario è quello di sconfiggere la malattia , mentre la vita del paziente è un obiettivo
secondario) , perché tu vai al di là dell’etica , cioè che non cedi alla tentazione della legge morale, poiché la risoluzione
dei casi clinici più complessi è per te quasi un’ossessione. Tu ignori le regole che ti costringono a prendere una
decisione e fai quasi sempre tutto di testa tua e , quindi , sei etichettato come un anarchico e come un immorale , ma il
tuo scopo è sempre quello di salvare il paziente (nonostante tu faccia a volte dei ragionamenti che possno essere
considerati folli) , anche se ciò è subordinato alla cura della malattia , poiché tu tendi a non preoccuparti dei limiti del
paziente stesso. Questo tuo pensiero è totalmente opposto agli ideali di Kant , sostenitore del fatto che il paziente debba
essere trattato in maniera rispettosa e non come uno strumento per scoprire la cura delle patologie. Io , su questo punto ,
sono d’accordo con Kant , anche perché tu , agendo in questa maniera , puoi indurre il paziente a desiderare la morte
come scappatoia , quando invece lo scopo della medicina è quello di allungare la vita all’uomo sia fisicamente che
mentalmente. Per te , invece , l’azione che deve essere considerata giusta è quella che ottiene i migliori risultai possibili,
senza tener conto della moralità . Sarebbe come convalidare in parte la teoria che il fine giustifica i mezzi , che , a prima
vista , può sembrare un’idea corretta perché alla fine si ottiene sempre qualcosa di utile , ma è impossibile trascurare i
valori etici , perché senza etica e senza morale saremmo solo macchine. Io , anche se sono convinto che tu sia un grande
medico , non condivido questo modo di pensare freddo e cinico che si riflette anche nei tuoi rapporti con le altre
persone : pazienti , colleghi , amici ecc…. Tu , infatti, ti comporti da scontroso con le altre persone , e le tratti come se
fossero oggetti e questo lo fai anche con chi ti sta più vicino , rendendoti , in parte , insopportabile , perché tu vuoi
costringere gli altri a pensare e a ragionare come te , ma ,in parte , comico , a causa della tua insistenza nell’ottenere ciò
che vuoi , anche a costo di infrangere le regole. A proposito delle regole , io ho già deto che tu le ignori , ma volevo
aggiungere una cosa riguardo a questo : è vero che le regole non sono oracoli , ma almeno quelle che riguardano il
comportamento umano devono essere rispettate ( e non solo tu non le rispetti , ma ne parli come se fossero semplici
dettagli ). Una cosa che mi colpisce di te è il fatto che tu riesca a trovare una giustificazione per dare credibilità e
ragione alle tue teorie : tu sei consapevole che la diagnosi , per quanto possa essere precisa , non è mai veritiera e
quindi tu “crei” un nuovo sintomo che il paziente non ha per fare in modo che la diagnosi sia effettivamente corretta ,
facendo in modo che si generi una giustificazione per le tue azioni e un modo per iniziare un nuovo tipo di cura che
dovrebbe essere benevola al paziente. In questo modo il tuo ragionamento si basa su tentativi , che fai per sconfiggere la
malattia o la malformazione , in modo che si possa arrivare alla conclusione , tenendo conto che anche gli errori fanno
parte di questo metodo. Il tuo ragionamento si può vedere come una sorta di sfida tra te e la malattia : la malattia lascia
dei sintomi , che hanno bisogno di essere spiegati , mentre tu ti poni delle domande alle quali ipotizzi una risposta ,
arrivando alla fine ad una risposta che però non è sempre giusta . Questo tuo modo di ragionare , secondo la mia
modesta opinione , per quanto possa essere efficace , è estremamente rischioso per il paziente , perché in un campo
come quello della medicina un errore può portare alla fatalità ( ci sarà pure il detto “Chi non risica non rosica” ma in
questo caso il rischio è troppo alto). Io sono del parere che un uomo non possa fare dei ragionamenti che coinvolgono la
vita di tante persone , basandosi solamente sulle supposizioni o ipotesi , poiché la vita non deve essere condizionata
dagli errori di qualcuno. Per quanto tu sia geniale ed esperto , dovresti porre dei limiti alla tua persona e cercare di
accettare anche le cosa che non ti vanno a genio. Io non so se tu , nel corso della tua vita , abbia letto un testo del
filosofo Immanuel Kant , intitolato “ De medicina corporis”. Le idee spiegate in questo libro sono totalmente differenti
dalle tue e si potrebbe dire che tu sia l’opposto di ciò che vuole Kant : per quanto riguarda l’etica io ho già detto quale è
la differenza tra il tuo pensiero e quello di Kant ( e francamente è una differenza abissale ) , ma io volevo
principalmente soffermarmi sul rapporto tra medicina e filosofia . Kant sosteneva che i filosofi dovessero aiutare il
malato tramite il regime della mente che mantiene in buona salute l’organismo e che i medici dovessero aiutare la
mente malata attraverso la cura del corpo. Ciò comporta che il paziente debba , in tutti i modi , prevenire le malattie ,
evitando di fare sforzi esagerati o di correre rischi inutili . Da te io avrei voluto sapere un’ opinione a riguardo , ma
purtroppo non posso venirtelo a chiedere di persona ( e , confesso , la cosa un po’ mi dispiace ) , però , da quel poco che
so sulla tua personalità ( ti avevo già detto che non guardo molto la tua serie televisiva ) , riesco a dedurre quali possano
essere i tuoi pensieri a riguardo. Ho l’impressione che tu non vada per niente d’accordo a questo pensiero e che tu pensi
che la medicina non debba essere condizionato dalla filosofia e da qualche altra scienza morale. Poi Kant sostiene che il
paziente non deve essere trattato male perché ciò può indurlo alla sofferenza fino al punto di chiedere la morte ( il
paziente deve essere libero da ogni sofferenza ) , mentre tu porti il paziente ad un’esperienza vicino alla morte , perché
a te importa poco la vita del paziente , poiché il tuo scopo primario è quello di sconfiggere la malattia ( questo concetto
l’ho già accennato prima , ma volevo riscriverlo perché è il motivo principale per il quale io non sono d’accordo col tuo
pensiero ). Tu e Kant siete due menti che si conciliano come i tifosi del Genoa con quelli della Sampdoria ( cito il
Genoa solo per il mio professore) ed è quasi come mettere a confornto il Paradiso con l’Inferno. In conclusione io ti
dico solamente di migliorare un po’ quel tuo caratteraccio , non tanto per i rapporti con gli altri , ma per quanto
riguardati l’etica , la morale e il trattamento dei pazienti.
UN ULTIMA COSA: QUAND’è CHE FINIRà LA SERIE E , SOPRATTUTTO COME FINIRà? TE LO CHIEDO
PERCHé INTANTO NON LA GUARDERò ( MI FA SCHIFO ) ahahahahahahahahah
MORO ALESS
La genialità di House (... o del suo sceneggiatore?)
Cari “Blitris”,
mi chiamo Alessandro e ho deciso di contattarvi per commentare il libro da voi scritto, La filosofia del
dottor House. Sono un fan della serie televisiva americana, che tanto successo ha riscosso anche nel nostro
paese: immaginate quindi la mia sorpresa nell’apprendere che qualcuno aveva deciso di pubblicare
un’analisi del telefilm dal punto di vista filosofico! Fare filosofia su qualcosa di così tangibile e vicino alla
gente mi è sembrata una scelta davvero innovativa e molto apprezzabile. Tra l’altro, avete a mio parere
scelto il personaggio perfetto per questo tipo di lavoro: un uomo geniale e al contempo anarchico,
dissacratore e misantropo, che affascina per la sua impertinenza e la sua passione per le sfide impossibili.
Un dottore, che, come già Kant aveva osservato nel suo De medicina corporis, si può accomunare al filosofo
nel suo tentativo di guarire una malattia, sebbene con modalità diverse: se infatti il filosofo e la filosofia si
occupano di quanto di spirituale vi è nel male fisico, il medico, dal canto suo, pur indagando la malattia da
una prospettiva differente, ovvero analizzandone le cause “materiali”, deve tenere conto della complessità
psicologica dell'essere umano.
Innanzitutto, volevo complimentarmi con voi per la calzante analisi del profilo di House: dalla sua
apparente assenza di morale, o meglio, iper-etica, come l’avete definita, alla lucidità con cui egli decide di
sfidare la logica comune, ignorando leggi e regolamenti con l’unico scopo di salvare la vita del paziente, di
svelare la misteriosa malattia che lo tormenta, costi quello che costi. In particolare, ho trovato interessante
la parte relativa alla metodologia consequenzialista, inevitabilmente adottata dal medico per raggiungere il
miglior risultato possibile.
A questo proposito, ritengo curiosi e geniali i collegamenti rilevati tra House e Sherlock Holmes: entrambi
sovversivi e originali, geniali e irriverenti, sono consapevoli, come afferma il famoso investigatore privato
nato dalla penna di Sir Doyle, che il loro “mestiere è quello di sapere le cose che gli altri non sanno”. Per
arrivare a svelare i diversi casi in cui si trovano coinvolti (una malattia per House, un delitto per Holmes)
essi adoperano i medesimi procedimenti logici, partendo da un processo di abduzione, da cui scaturiranno
molte diverse ipotesi, per poi arrivare a dedurre le soluzioni più verosimili. “Non c'è alcun ramo delle
scienze investigative così poco praticato, eppure tanto importante, qual è l’arte d'interpretare le orme”
afferma il noto detective londinese, e dello stesso parere sembra lo specialista americano quando, con
perizia e puntigliosità, investiga alla ricerca di elementi che possano concorrere a ideare una diagnosi
corretta. Altra somiglianza tra i due, da voi colta e a mio avviso molto interessante, è quella relativa alla
dipendenza da droghe, il vicodin e la morfina per House e la cocaina per Holmes, tematica che ricorrerà
spesso nella serie tv. Un aspetto che però non ho trovato citato nel libro e mi permetto di segnalarvi,
perchè lo ritengo un importante punto in comune tra i due, è l’amore per la musica (House si distingue per
la sua abilità al piano, Holmes è invece un apprezzabile violinista): non solo passione condivisa, ma anche
sottofondo a una riflessione autonoma, intima e silenziosa che li porterà a risolvere brillantemente i casi.
Un altro vostro paragone che ho apprezzato è quello tra House e il capitano Achab, anche se oltre alla
“fissazione” che condividono (il primo per la diagnosi, il secondo per la famosa balena), vorrei sottolineare
anche una menomazione fisica che li tormenta entrambi: il dottore infatti è claudicante in seguito a un
infarto del quadricipite femorale, mentre il protagonista di Moby Dick ha una gamba di legno.
Come vi ho già ampiamente dimostrato, ho apprezzato molto la lettura del vostro libro; tuttavia, ho notato
anche qualche aspetto sul quale mi trovo in disaccordo e qualche carenza, che penso possa essere per voi
utile sapere, così da valutare per un’eventuale seconda edizione la possibilità di integrarla.
Tanto per cominciare, a proposito dell’etica di House, ritengo che si possa giustificare spesso il suo
atteggiamento misantropo e arrogante con la sua consapevolezza che, in quanto storpio, drogato e tuttavia
geniale, risulterà sempre inattaccabile. Del resto, questo denota a parer mio una forma di forte
infantilismo: si comporta da anarchico per attirare l’attenzione su di sé e perché sa di poterselo permettere,
data la complicità e l’attrazione con il suo diretto responsabile (la dottoressa Cuddy). Inoltre questo
atteggiamento potrebbe essere visto come una forma di difesa: allontanando tutti da sé egli quasi trova
una scusa per crogiolarsi nella sua solitudine ed evitare qualunque confronto col prossimo.
Un altro aspetto che nel libro non è stato trattato è l’ateismo di House, se vogliamo anche comprensibile
data la sua assoluta malizia e assenza di ingenuità, la sua costante ricerca di causa-effetto; questo ateismo,
tuttavia, in House a volte sembra scaturire nella sua propensione a elevarsi lui stesso a livello di un dio:
oltre ad avere in mano la vita del paziente, egli fa solo ciò che vuole, non segue regole né accetta consigli,
ordini o regole dettate dalla ragione comune.
Mi piace fare nuovamente riferimento a Kant, che a questo proposito sottolineerebbe l’importanza che
medici o filosofi non intraprendano un percorso contrario alla natura delle cose. A entrambi infatti sono
imposti dei limiti ben definiti, che è bene non valicare. Certo, secondo il filosofo, la dietetica (cioè l’arte di
prolungare la vita umana e prevenire le malattie) si oppone alla terapeutica (cioè l’arte di guarirle): suo
compito è infatti dominare i sentimenti morbosi e ricercare un atteggiamento (alimentare, sociale e
mentale) più idoneo all'individuo, considerate le sue caratteristiche fisiologiche o patologiche, così da
assicurare il miglior stato di salute possibile.
House, invece, a mio avviso non si pone alcun dubbio in merito, ma sembra interessarsi esclusivamente al
lato fisico della questione, senza analisi e introspezioni psicologiche. Egli immagina il corpo umano come un
meccanismo che, inceppatosi, può risanarsi solo grazie a una corretta diagnosi; non reputa che la malattia
possa essere curata con la volontà, ma con una terapia mirata.
Per Kant non è sufficiente ammettere di essere sano per esserlo davvero, poiché vivere, inteso come solo
poter mangiare, dormire e camminare, rappresenta una sorta di impotenza, un vivere a un livello minore.
House, invece, sembra voler a tutti i costi rinunciare a una vita di piaceri, di armonia e serenità, in favore di
un atteggiamento da misantropo. Chiuso e aggressivo, sarcastico e pungente, gode del suo “vegetare” a
questo mondo e non pare intenzionato a cercare un antidoto al proprio dolore. Certo, rimane da chiedersi
se questo sia una reazione istintiva di un uomo ferito: visto che di show televisivo si tratta, questo
atteggiamento di ribelle ostinato non potrebbe essere considerato una “maschera” dovuta semplicemente
a esigenze di sceneggiatura? Se House, oltre che geniale, fosse stato anche un medico cordiale ed
eticamente rispettoso e rispettabile, non sarebbe sembrato un po’ noioso? Avrebbe comunque riscosso
successo?
E, a proposito del successo della serie, un’ultima osservazione che nel libro non ho riscontrato e vorrei
segnalarvi: il dottor House ha stregato il pubblico per le prime tre serie, lasciando tutti i telespettatori
coinvolti e affascinati. Tuttavia, poco alla volta, la gente si è un po’ stancata di questo personaggio. Forse
sarebbe interessante per voi analizzare anche le cause di questo declino di audience. Da personaggio
innovativo, che tanto si distaccava dai classici dottori-eroi, dal fisico prestante, sempre disponibili e pronti a
sacrificarsi per i propri pazienti, egli è diventato l’emblema della rivincita della mente sul corpo. Ma a lungo
andare la prevedibilità della storia, le solite battute sarcastiche, la trama sempre uguale a sé hanno
annoiato il pubblico: sarebbe quindi interessante che gli sceneggiatori rivoluzionassero un po’ il
personaggio, magari riabbassando l’iper-etica di House a un livello magari meno elevato, ma altrettanto
meno prevedibile...
Detto ciò, mi complimento comunque ancora per la vostra idea originale e mi auguro che il mio intervento
possa essere stato per voi di qualche interesse.
Cordiali saluti
Alessandro
Orlando Elisa
4CS
“ la filosofia e la medicina: due arti che non arriveranno mai al loro perfetto compimento”
Caro professore,
sono una sua studentessa che ha cercato di capire qual è la filosofia del Dott. House nel mondo affettivo e del lavoro:
ho notato subito che le filosofie in questi due campi per lui coincidono,dopo tutto il suo lavoro è anche quello di stare
a contatto con delle persone, non solo pazienti , ma anche amici e colleghi.
Nei suoi episodi questa è la prima cosa che emerge,infatti è molto scontroso e aggressivo con tutti coloro che la
circondano.
Perché ha questo atteggiamento,qual è la sua filosofia?
Questa è una domanda che penso si siano posti tutti nel momento in cui hanno seguito alcune delle sue puntate,però,
non potendo leggere nella mente altrui, le scrivo quel’è la mia personale riposta a questo quesito.
Penso che la sua filosofia è quella di non lasciarsi andare ai sentimenti che comprometterebbero il suo lavoro di
dottore poiché molte volte per andare in fondo ad un caso e curare una malattia bisogna essere coraggiosi e far
soffrire momentaneamente il paziente; non tutti però ne sono capaci e questi cercherebbero di non far soffrire la
persona anche se magari in alcuni casi è necessario.
Tutto questo accade per via dei sentimenti e della pietà che abbiamo che ha volte si rende controproducente.
Per confermare la mia tesi ho una prova: in un episodio un uomo poteva essere salvato solo grazie al trapianto di una
parte di fegato e la sua donatrice era la sua amata; House però scopre che l’uomo non era più innamorato di questa
donna e che quindi, se si fosse venuto ha sapere, il trapianto non ci sarebbe stato e probabilmente l’uomo non ce
l’avrebbe fatta a sopravvivere.
In questo caso House non dice niente poiché se avesse avuto pietà della donna lo avrebbe detto, ma ,allo stesso
tempo, l’uomo sarebbe morto e così non bada al ‘codice morale’ e ai sentimenti e pensa solo a far guarire l’uomo.
A differenza di molte persone, penso che comunque il suo comportamento sia corretto,forse un po’ troppo dato che
lui stesso sta male a causa della sua gamba, ma piuttosto che trovare una soluzione decisiva per guarirla continua a
prendere delle pasticche da cui è ormai dipendente.
Questo significa che si cura molto di più dei suoi pazienti e delle loro malattie che della sua salute quindi non è
proprio egocentrico, come alcuni lo definiscono.
Detto questo però,bisogna andare nei dettagli che riguardano la sua filosofia: nelle slides che ci ha dato da leggere ci
sono state due parti a cui mi sono interessata particolarmente, cioè quella sull’etica e quella sul consequenzialismo.
Sono d’accordo sul fatto di considerare l’etica di House una iper-etica infatti lui non segue nessuna legge morale ma
riesce comunque a salvare il paziente anche se a volte prima deve farlo soffrire: lui non è che non rispetta le regole,le
ignora e basta.
Anche riguardo al consequenzialismo sono d’accordo.
Sinceramente era un aspetto che non avevo mai considerato fino in fondo ma vale la pena spendere delle parole
anche su questo.
Il Dott. House cerca sempre di arrivare al miglior risultato possibile come ,per esempio, nell’episodio citato
precedentemente e facendo questo, nonostante il fatto che lui non rispetta le leggi morali,riesce comunque a fare
un’azione moralmente corretta, la più corretta ,oserei dire, per la salute del paziente.
In conclusione penso che ,dopo tutto, la filosofia utilizzata dal Dott. House è molto efficiente anche se magari non ha
un rapporto amichevole né con i pazienti né con gli amici e che ,nonostante questo suo caratteraccio, tutti noi
vorremmo essere curati da una persona come lui.
Se con il Dott. House ho parlato più della filosofia che riguarda il suo atteggiamento verso i pazienti e il modo di
curarli, con Kant si parla invece del vero e proprio rapporto tra filosofia e medicina.
Questo rapporto ,infatti, è molto importante dato che una malattia può essere causata sia grazie a medicinali e cure
mediche sia attraverso l’esercizio della mente che si può rivelare molto utile.
Perché dico questo?
Perché alcune malattie sono proprio “create” dalla mente,cioè le immaginiamo, e se riusciamo a distrarci e quindi a
procurarci del diletto esse “scompaiono”.
Un esempio di malattia curabile attraverso la distrazione è l’ipocondria: anche Kant fu afflitto da questo male da
giovane.
Diverso è invece il vaiolo, e con questo si apre un altro discorso: nei tempi in cui il vaiolo era presente, le persone
venivano vaccinate,veniva cioè iniettato nel corpo stesso il virus in piccole quantità in modo che il corpo creasse degli
anticorpi per affrontare questa malattia.
In questo caso si può dire che si va contro all’etica poiché si può quasi parlare di una forma di “suicidio”; alla fine tra
Kant e il Dott. House l’etica non viene proprio rispettata,anche se in modi diversi.
Ultimo punto sulla filosofia di Kant: la dietetica.
Con questa si vuol cercare di allungare la vita umana E prevenire le malattie, ma per allungare la vita è necessario che
le malattie non vengano contratte anche se nel momento della morte ‘naturale’ è come se ci fosse comunque una
malattia.
In conclusione si può dire che un essere umano (animali compresi) finirà sempre per ammalarsi, anche se per una
volta sola cioè al momento della morte; d’altronde è questo il ciclo…si nasce,si vive e si muore,necessariamente.
Indipendentemente dalle cure del Dott. House o dalle ragioni di Kant.
SAMPERI
Il giusto ragionamento Filosofico salva le vite.
Carissimo Dottor Gragory House,
Ha ancora male alla gamba? In questo ultimo mese, e quindi anche durante le vacanze natalizie, mi è stato
chiesto cortesemente di mandare una lettera a chi mi pare, parlando delle slides riguardanti la filosofia
riguardante il suo personaggio, e visto che lei è il diretto interessato e probabilmente non è a conoscenza di
queste bellissime slides, ho deciso di mandarla a lei.
Iniziamo. Allora durante queste vacanze di natale ho avuto il grande onore di leggere queste slides, e il mio
stato d’animo era probabilmente come il suo quando aprirai questa lettera “ Ma chi è sto qua? Ma che me
ne frega…”, e come prima reazione era di chiudere immediatamente power point dopo la prima slides
intitolata” La Filosofia di Dottor House,” ma visto che non mi posso permettere un quattro in filosofia sono
andato avanti con le diapositive. Ecco la seconda diapositiva si apriva con una domanda :”Perché
FILOSOFEGGIARE su una fiction televisiva”; ebbene io oltre a non aver mai sentito in vita mai la parola
FILOSOFEGGIARE la risposta l’avevo pronta e le opzioni erano due: chi ha scritto queste diapositive o non
aveva nulla da fare oppure Gli è stato imposto. Le risposte pero sono state ancora più divertenti: la prima “
perché tutto è degno di essere toccato da un ragionamento filosofico”, ebbene, sinceramente ,signor house
le devo dire che, da quanto ho notato dalla serie televisiva, io e lei abbiamo una cosa in comune Ogni cosa
deve avere uno scopo pratico e quindi già una risposta del genere mi ha fatto sorridere, è banale dire che
ogni cosa è degna bensì deve avere uno scopo pratico se no è solo una perdita di tempo. Comunque
procedendo nella piacevolissima lettura delle diapositive mi è stata illustrata la tua figura geniale,
estroversa, anarchica, scontrosa e chi più ne ha e più ne metta; davvero tutti questo aggettivi mi hanno
stupito non so se è geniale la mente del regista del film che ha disegnato la tua figura o ricca di fantasia la
mente di chi ha scritto le diapositive, non credevo che un personaggio della televisione potesse essere
dotato di una personalità o meglio di una psicologia cosi estesa e ricca di significati. A ogni modo le slides
andando avanti si inoltrano sempre di più parlando della sua Iper-Etica e le cose che dicevano mi hanno
davvero colpito molto, soprattutto l’etica che sono riusciti a estrapolare dalla fiction. Inoltre mi ha colpito la
sua iper etica in sé, lei è in grado di fare lo scontroso quasi l’anarchico riuscendo però a dare
un’impressione di una persona quasi eroica e ricca di carisma. Inoltre a mio parere penso davvero che lei
faccia bene a ignorare le regole per raggiungere uno scopo superiore e giusto, non è un invito all’anarchia
ma penso che molto spesso nella società ci sono regole che in qualche maniera frenano a volte il bene
comune e ci vorrebbe più gente come lei che abbia il coraggio di infrangerle per raggiungere un bene
superiore. Inoltre di lei mi piace anche il fatto che ha un obbiettivo e fa di tutto per conseguirlo “ salvare il
paziente” , sarà anche scontroso ma per lo meno non è falso come molti dottori, lei fa davvero il possibile e
molto di più per salvare la vita al paziente.
Dopo aver parlato della sua etica e del suo rapportarsi anarchico con le leggi, le slides parlano della sua
maniera di ragionare, ecco questa parte l’ho dovuta leggere almeno una ventina di volte prima di capire
anche solo parte del loro significato, soprattutto la teoria epistemica e non, a mio parere, e ben conscio di
non aver capito bene tutt’ora il significato di Epistemico, penso che sia eccessivo parlare di una netta
definizione di ragionamento epistemico e non, almeno da quanto ho visto nella fiction non mi pare cosi
netta la distinzione, lei è vero preferisce una diagnosi che si basa sulla realtà dei fatti ma adotta a volte
anche un modello antirealista che poi smentisce ma che la aiuta a trovare la giusta diagnosi.
Per quanto riguarda invece la giustificazione della diagnosi non ho nulla da dire, davvero lodevole, molte
persone si fermerebbero a fare un lavoro perfetto senza sapere davvero se funzionerà o se in pratica è
corretto lei invece è in grado di mettersi in discussione ogni volta ricercando una giustificazione oggettiva
per ogni sua azione. Le slides infine, terminano con un ultimo grande discorso sulla deduzione e
l’abduzione, sinceramente quest’ultima non credo di averla mai usata e forse mai capirò realmente cosa
voglia dire il termine, a mio parere le diapositive sono un pò troppo confuse e i diversi casi più che chiarire
le idee al lettore, in qualche maniera rendono la comprensione del concetto più difficile da estrapolare. La
diapositiva che però mi ha messo in crisi è stato il Caso di Stacy , non riesco a capire la connessione con
l’abduzione ma soprattutto con la deduzione e i casi precedenti, per quanto mi sforzi non sono stato in
grando di capire con che procedimento logico House è riuscito ad arrivare alla conclusione” Stacy ha
lasciato il crocifisso a casa”. A ogni modo credo che l’abduzione sia più legata a un mondo ipotetico e
troppo rischioso come procedimento per scrivere una diagnosi.
Dopo aver analizzato pezzo per pezzo gli argomenti trattati nelle diapositive mi rendo conto della grande
abilità che hanno avuto i fautori di queste diapositive a estrapolare la filosofia di un personaggio fittizio e
alla grande utilità che un ragionamento logico può avere anche nella medicina e di quante vite può salvere,
anche se continuo a chiedermi a che scopo filosofeggiare su una figura inventata o su un cartone animato;
forse per dare un insegnamento? Un modello di approcciarsi alla vita? Sinceramente io questo messaggio
morale non l’ho ancora colto ; se lei ci riesce mi scriva al più presto.
Il tuo fan
Michele Samperi
SCAFFIDI
Carissimo kant,
come stai? è passata la brutta influenza che ti ha rovinato le vacanze natalizie?? Se ti rincuora anche io mi sono
ammalata , pensa, nemmeno sono potuta andare in montagna a sciare con i miei amici, ma in compenso mi ritrovo
qua davanti al pc a scriverti una lettera. Molto meglio no?!
Volevo informarti del fatto che mi sono immersa qualche giorno fa nella lettura di diapositive create da ragazzi della
mia scuola relative al tuo libro, “de medicina corporis”, e devo dire che hanno suscitato in me molto interesse,
soprattutto perché la medicina, in particolare la psicologia, mi piace molto e credo che affronterò proprio questa
materia all’università!
Ho apprezzato molto di ciò che è stato scritto relativamente a questo libro e credo proprio che, appena avrò un po’ di
tempo, mi diletterò a leggere l’intero volume.
Tu poni giustamente a confronto medici e filosofi, sottolineando la loro diversa funzione, ed è giusto ciò che dici
perché è vero che essi hanno dei compiti ben diversi tra loro.
I medici devono guarire la mente malata attraverso la cura del corpo, al contrario, i filosofi devono curare il corpo
tramite il regime della mente.
Quindi, mentre il medico, attraverso medicinali o interventi, cura il corpo per far sì che anche la mente sia sana, il
filosofo si occupa della mente affinché l’organismo resti in buona salute.
Perciò essi, pur agendo su parti differenti, si propongono entrambi la guarigione dell’intero organismo , comprendente
mente e corpo, legati giustamente tra loro.
Ma affermi anche che essi, medici e filosofi, non devono oltrepassare i loro confini, presi da un eccesso di operosità,
bensì devono avere dei limiti, poiché ognuno ha il proprio dovere e deve limitarsi ad esso, quindi egli deve essere
coerente alla propria materia e limitarsi a interessarsi a questa: un medico non può essere filosofo come un filosofo
non può essere medico, occupandosi di parti del corpo differenti e avendo dunque una conoscenza diversa.
Mi tornano in mente le parole del mio prof riguardo al principio di uniformità introdotto da Ippocrate secondo il quale
tutto ciò che accade nella natura è conforme alla natura stessa.
Ciò significa che se io mi propongo di spiegare un fenomeno, questa spiegazione non può essere posta fuori
dall’ambito che scelgo di esplorare, dunque deve essere coerente al fenomeno che sto osservando e perciò all’interno
del contesto della natura stessa della quale il fenomeno fa parte.
Mi sembra più che giusto come pensiero! Se uno pratica una professione, si deve limitare a riuscire bene in quella,
non è necessario che si occupi di altro!
Ma passiamo ora al termine principale dell’intero libro: la dietetica, che dici essere l’arte di prolungare la vita umana e
prevenire le malattie, facendo riferimento ai due desideri dell’uomo, cioè vivere a lungo e essere sani.
Per far sì che l’uomo viva a lungo deve essere sano, quindi possiamo considerare il primo punto come conseguenza del
secondo: se godo di buona salute allora posso vivere a lungo.
Infatti leggendolo da un differente punto di vista, se noi siamo ammalati e siamo ricoverati in ospedale per lungo
tempo, avremo il desiderio di morire per dare fine alla lunga sofferenza che ci ha accompagnati, se invece siamo sani e
in pace con noi stessi non avremo alcun motivo per desiderare la morte, perché siamo contenti di quello che la vita ci
sta offrendo.
E’ per questo che la vita lunga si ottiene solo con la buona salute; o meglio, secondo me è possibile vivere a lungo
anche se non in perfetta salute, come accade per altro alla gran parte degli uomini, ma non penso che questo modo di
vivere generi in loro una tale felicità da far apprezzare loro la vita.
Quello che voglio dire è che la vita è qualcosa di prezioso, ma spesso ci riserva anche dei lati oscuri, per esempio la
malattia appunto. Questa infatti è in grado di provocare molti mali che non sempre possono essere guariti e questo
mal di vivere suscita nell’uomo malato la volontà di abbandonare sé stesso, di lasciare quella vita che gli ha dato
dispiaceri.
Per questo motivo sono d’accordo con te; forse personalmente sto interpretando questo pensiero in maniera un po’
differente, ma in fondo è vero. Anche se non sei realmente morto il fatto di essere gravemente malato ti fa vedere la
vita con occhi diversi, anzi è come se avessi gli occhi bendati e non potessi più vedere tutte le meravigliose cose che la
vita ti offre.
E’ un po’ triste da pensare, ma forse è proprio vero che solo essendo sano hai la sicurezza di vivere a lungo,vivere
secondo me inteso non tanto materialmente quanto moralmente.
Durante la lettura mi sono soffermata poi sul termine ipocondria, di cui a dir la verità non conoscevo il significato, e
ho scoperto appunto che si tratta di una malattia immaginaria del cattivo umore, curabile attraverso le distrazioni
della mente.
Dunque non è necessario solamente un medico in grado di controllare la salute del paziente , ma anche un filosofo
capace di controllarne i sentimenti patologici, di cui il medico si occuperebbe relativamente, in quanto legati al
cervello. Beh si, effettivamente trovo che sia una malattia legata maggiormente alla nostra mente, per questo credo
che il sussidio di un filosofo potrebbe essere benefico o comunque utile.
Sembra che il filosofo si occupi della materia dell’attuale psicologo,il quale si preoccupa di capire la psiche di una
persona, tutto ciò che la turba e che la rende in questo stato, proponendosi di agire in modo tale da guarire codesto
individuo.
Penso che possa esserci un’analogia tra lo psicologo attuale e il filosofo, limitatamente al fatto che entrambi si
occupano della mente di una persona e cercano di curarla per garantire una salute generale.
E che dici a proposito della prevenzione? Ah si, ora ricordo! Mi pare che sostenessi che per esempio le malattie del
naso possono essere curate o con l’inspirare l’aria dal naso sdraiati a letto oppure con un’operazione dell’animo, cioè
distogliendo l’attenzione.
Ma magari fosse per tutte le malattie così semplice! Aimè non tutte possono essere curate con la semplice volontà ,
ma ci vogliono terapie (sempre che ci siano) molto più complesse.
E poi come fai a essere certo che basti distogliere l’attenzione per far passare un cattivo raffreddore? Dovrei provare!
Magari funziona e domani sarò di nuovo in forma!
Spero per te che la tua osservazione sia giusta caro Kant!
Ma tornando a noi, oggi il significato di dietetica non è più identico. Essa infatti è una branca della scienza della
nutrizione che studia gli effetti degli alimenti sui processi metabolici dell’organismo e ricerca inoltre le razioni
alimentari più opportune per l’individuo, tenendo conto delle sue caratteristiche fisiologiche o patologiche, al fine di
assicurare un miglior stato di salute; risulta in parte diversa ma sotto alcuni aspetti simile alla tua teoria, secondo la
quale è necessaria una dieta, non solo relativa al cibo, ma anche relativa al pensiero,alla riflessione che provoca,
secondo te, dei danni all’organismo intero. Oggi quindi, come già detto, la dietetica si interessa principalmente di
questioni riguardanti il cibo, ma ha la stessa finalità di quella della tua epoca, ovvero di mantenere il corpo in una
discreta condizione di salute per far sì che esso possa vivere più a lungo.
E sì caro Kant, mi hai fatto riflettere a lungo, e ti dirò di più, sono ben contenta di aver letto questo documento su di
te; credo proprio che girerò tra gli scaffali della biblioteca alla ricerca di qualche tuo libro, magari ce n’è qualcuno
che attirerà la mia attenzione!
Prima d’ora non avevo mai pensato al fatto che filosofia e medicina potessero avere un legame, ma ora ho la certezza
di aver sbagliato. Anzi, credo proprio che la psicologia abbia molti punti in comune con la filosofia….chissà che la
studierò con più interesse!
Grazie Kant, sei stato moolto utile! Sono in debito con te..
Magari se ti va qualche giorno ti offro un caffè, che ne dici??
Un grosso abbraccio,
Sara.