prof. Polverelli Emanuele
Che cosa è l’Illuminsimo?
Che cosa è
l’Illuminismo?
Premessa
Il nostro scopo, con questo breve scritto, è chiarire che cosa è l’Illuminismo. Esso infatti
non è una scuola filosofica, né un semplice movimento letterario o artistico e neppure un
fenomeno identificabile in maniera lineare. Non è uguale nei più vari paesi in cui esso ha
attecchito e forse, si potrebbe dire, non si riduce neppure agli anni in cui effettivamente fece
parlare di sé. Quindi la domanda è, non solo legittima, ma addirittura necessaria.
Il modo migliore per partire è rifarsi a chi già si pose questa domanda ed elaborò una
celebre risposta. Immanuel Kant nell’opera Risposta alla domanda che cos'è l'Illuminismo?
(1784), così scrive:
«L’ Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve
imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità dì valersi del proprio intelletto senza
la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità se la causa di essa
non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e di
coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere
aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E questo il motto
dell'Illuminismo».
L’espressione coglie il cuore del movimento illuminista mettendone in luce l’aspetto
fondamentale. L’Illuminismo si potrebbe dunque esprimere come un movimento
culturale che induce l’uomo ad un utilizzo spregiudicato e libero della Ragione. Di più
ancora, un movimento che vede in questo uso della ragione una priorità assoluta, giacchè la
Ragione non deve piegarsi a nessuna altra fonte di giudizio o criterio di azione. Nessuna
autorità, a parere degli Illuministi, può sopravanzare quella della propria ragione. Prima però
di approfondire questo aspetto cerchiamo di delineare alcuni elementi che ne esprimano
meglio anche l’aspetto esteriore. Dopo di che torneremo ad interrogarci con reale
spregiudicatezza razionale intorno a questa definizione.
Cosa è, dove e quando si sviluppa l’Illuminismo
Cosa
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Che cosa è l’Illuminsimo?
L’Illuminismo, dicevamo, non è una scuola filosofica, ovvero non è un insieme organico
e coerente di idee e teorie. Piuttosto è uno stile razionale nuovo, che abbraccia le più varie
espressioni dell’uomo. Questo va tenuto ben in conto, altrimenti si cadrebbe nell’equivoco di
focalizzare il movimento in alcune tesi che sostanzialmente non esistono come comuni. Lo
vedremo bene quando analizzeremo la teoria politica degli Illuministi. Pur essendo questo
l’argomento che più ha interessato i philosophes (come si facevano chiamare), troveremo
sostenitori dell’ assolutismo (seppure “illuminato”) accanto a sostenitori della rivoluzione.
Due soluzioni contraddittorie, all’interno dello stesso Illuminismo.
L’Illuminismo è una nuova temperie culturale, in cui alcune idee guida possono anche essere
individuate ma che non possono essere intese nel loro carattere più specifico e assoluto. Su
questo tuttavia torneremo in seguito.
Quando
Rispetto al “quando”, occorre dire che esso abbraccia pressoché l’intero arco del
Settecento, seppure negli ultimi due decenni appaia oramai la nuova temperie romantica che,
gradualmente lo sopravanzerà (a cavallo del nuovo secolo). Così si esprime il Reale-Antiseri:
“Pur non costituendo l'unico movimento culturale dell'epoca, l'Illuminismo è la filosofia
egemone dell'Europa del Settecento.”
Dove
Sempre lo stesso manuale “Esso consiste in un articolato movimento filosofico,
pedagogico e politico che progressivamente cattura i ceti colti e l'attiva borghesia in ascesa
nei vari Paesi d'Europa, dall'Inghilterra alla Francia, dalla Germania all'Italia, in parte anche
in Russia e persino in Portogallo. Innestandosi su tradizioni diverse, l'Illuminismo viene a
configurarsi come non un compatto sistema di dottrine, ma un movimento alla cui base sta la
fiducia nell'umana ragione il cui sviluppo è il progresso dell'umanità, la liberazione dai
vincoli ciechi e assurdi della tradizione, dai ceppi dell'ignoranza, della superstizione, del mito,
dell'oppressione pressione.”
Le caratteristiche comuni dell’Illuminismo
Vediamo ora quali sono le caratteristiche comuni dell’Illuminismo, presenti in tutte le sue
differenti espressioni (geografiche, culturali, ecc.) Prendendo sempre a prestito alcune
espressioni del Reale Antiseri, possiamo dire che questi sono “i tratti o somiglianze di
famiglia che, dentro alle mutazioni costituite dai differenti paesi in cui si diffonde
l’Illuminismo, ci consentono di parlare dell'Illuminismo in quanto tale”.
1. In primo luogo occorre specificare che l’ Illuminismo è un movimento culturale
improntato sull’idea di progresso. Il carattere progressista dello spirito illuminista
si basa sulla convinzione che la ragione, laddove sia applicata ai vari campi
dell’essere umano, porti miglioramenti e armonia. Dunque la fiducia nelle
possibilità di mutare la condizione umana verso il meglio è infinita. Nessun
problema sussiste laddove si applichi il ragionamento alla realtà. La classica
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(greca) visione della storia, pessimistica e tragicamente legata ad un cieco fato o
destino, era già stata superata dal cristianesimo mediante la proposta della visione
del tempo propria dell’ebraismo, ovvero seguendo l’idea che la storia abbia una
direzione verso la salvezza dell’uomo (Dio, nella forma del ritorno di Cristo).
Dunque la storia era già intesa come cammino ascendente da parte dei cristiani.
Qui, tale visione del tempo e della storia viene ripresa ma laicizzata. La storia
procede verso una meta, ovvero l’assoluta perfezione dell’umanità che essa può
costruire a partire dalla sua stessa ragione. Dunque l’esercizio della ragione è ipso
facto progresso.
2. Tale progresso è fondato dunque sull’uso della ragione. Va specificato però che la
ragione che gli Illuministi valorizzano è la ragione scientifica. Essi cioè non
tengono in conto la ragione filosofica o metafisica, bensì l’applicazione dei
principi della ragione (metodo e logica) all’esperienza. Dunque una ragione di
stampo pragmatico, volta alla risoluzione di problemi, sempre applicata al
contingente, senza che ci si attardi in questioni teoriche. Abbiamo così una
esaltazione della scienza, in quanto questa prometteva notevoli nuovi mezzi
all’uomo nel suo intento di dominare la natura e superare le contingenze
quotidiane. Così si esprime il Reale-Antiseri: “La "Ragione" degli Illuministi si
esplicita come difesa della conoscenza scientifica e della tecnica quali strumenti
della trasformazione del mondo e del miglioramento progressivo delle condizioni
spirituali e materiali dell'umanità.”
3. Se questo è vero, cambia radicalmente il giudizio sulla religione. La religione è
talora negata, talora re-interpretata. Gli Illuministi atei non saranno infatti la
maggioranza. Tra questi nomi di rilievo come Lamettrie, D’Holbach o, con
qualche tentennamento, Diderot. Tuttavia nomi ancor più noti, quali Voltaire o
Rousseau, si espressero in favore di una non negazione di Dio. Lo stesso Kant lo
ritroviamo in questa ultima posizione. Ma come si potrà porre la religione entro la
prospettiva propria dell’Illuminismo? Kant lo chiarirà in un suo scritto. Titolo
anche qui emblematico: “La religione entro i limiti della sola ragione”. Il concetto
è che la religione poteva si essere espressa, purchè quanto in essa si sosteneva
fosse limitato a quanto la ragione umana poteva affermare e chiarire. E’ l’idea di
religione naturale o deismo. Il deismo è quanto detto sopra: una religione
elaborata dalla pura ragione senza che si debba seguire altro che non sia quanto ci
suggerisce al nostra ragione. Le religioni tradizionali sono giudicate alla stregua
di superstizioni. In questo l’Illuminismo è coerente. Essendo le religioni
tradizionali (ebraismo, cristianesimo e Islamismo) rivelate da Dio (vengono
appunto chiamate religioni rivelate o religioni positive) esse ci obbligano a
concepire alcune verità non perché comprensibili ma perché dette da Dio. Queste
verità rivelata sono da accettare in quanto tali, anche se non pienamente
comprensibili dalla ragione (si pensi alla incarnazione di Dio in un uomo).
Questo, per tutto quanto abbiamo detto sopra, è per gli Illuministi intollerabile.
Chi segue una verità senza comprenderla nella sua intima chiarezza, si comporta
non da uomo, non da essere razionale. Dunque la religione positiva è di per sé
assai lesiva per l’umanità, è peggiore di una banale superstizione. Ma il deismo,
che cosa afferma? Gli Illuministi chiarificano che sono tre le principali dottrine
del deismo:
 Dio esiste (infatti occorre porre una causa da cui tutte le cose
provengono)
 Dio ordina e provvede alla natura (occorre spiegare l’armonia presente
in natura)
 Dio premia i virtuosi e punisce i malvagi (senza questa posizione
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sarebbe inspiegabile l’intera vita morale, venendosi a creare una
contraddizione tra chi è degno di essere felice, -poiché virtuoso-, e chi
lo è effettivamente, -spesso purtroppo chi è moralmente spregiudicato).
4. L’Illuminismo, sulla base delle considerazioni sopra espresse, esprime l’idea di
una tolleranza religiosa ed etica. Etica e religione sono fattori personali, interiori,
mentre solo la ragione ha valenza sociale (di progresso sociale). Pertanto tutte le
religioni vanno tollerate, essendo sostanzialmente tutte indifferenti. Esse sono
anche valide nella misura in cui orientano l’uomo verso i valori eterni e
indiscutibili della ragione (dio, l’ordine cosmico, ecc.). Condizione è che non
pretendano di essere vere (solo la ragione lo è) e non pretendano di avere rilevanza
sociale (condizionare la vita della società). Si noti che questa tolleranza religiosa,
effettivamente importante al tempo, poiché si veniva da un secolo (il Seicento)
denso di guerre di religione), si basa in realtà su una intolleranza nei confronti di
tutte le religioni positive, considerate alla stregua di mere superstizioni. Nasce
l’idea della religione come un fatto privato e indifferente per la società.
5. L’Illuminismo difende i diritti naturali dell’uomo come inalienabili. L’uomo ha
il diritto alla libertà di pensiero, di parola e di azione; ha il diritto di proprietà e di
lavoro; ha il diritto di difendersi. Questi, alcuni dei diritti che già locke in maniera
inequivocabile aveva espresso e codificato, prendendo poi a fondamento per
elaborare la sua visione politica. Qui emerge assai chiaramente la dipendenza delle
riflessioni illuministe dall’esperienza politica inglese del Seicento (le rivoluzioni).
In questo contesto occorre dire che accomuna tutti gli Illuministi una tenace lotta
contro i residui feudali presenti ancora all’epoca, contro tutte le irrazionalità
presenti nel tessuto sociale, -le consuetudini non più giustificate-, contro i privilegi
dei nobili e del clero. Questa forse una delle parti più interessanti e nobili
dell’Illuminismo. Sulle idee politiche dell’Illuminismo, occorrerà rifarsi al
manuale e alle lezioni apposite.
Ma la ragione illuminista è razionale (ragionevole)?
Come si nota ci sono aspetti dell’Illuminismo che paiono di grande valore e di portata
attualissima e assai condivisibili. L’uso spregiudicato della ragione è un richiamo importante
che i philosophes seppero fare alla loro epoca e che oggi giunge ancora denso di fascino.
Tuttavia è lecito chiedersi se la posizione di fondo dell’Illuminismo sia razionale. E’ corretto,
stando all’uso della ragione spregiudicata che essi stessi propongono, pensare che l’uomo
debba utilizzare, per condurre in modo positivo la propria vita, solo e solamente la ragione? E
cosa è la ragione umana? Come si relaziona con la realtà?
Prima di rispondere a queste domande, occorre che mettiamo in luce le premesse che sono
sottese a tale tematica. Ovvero occorre che chiariamo a quali condizioni tale problematica sia
orientabile verso la soluzione illuminista.
Una premessa. Occorre specificare che il vero carattere originale degli Illuministi si trovi in
questa assolutizzazione del valore della ragione dell’uomo. Infatti il generico richiamo all’uso
spregiudicato della ragione, era più volte apparso nella storia. Non è dunque cosa propria dei
soli Illuministi. Basti pensare a Socrate e a tutti i filosofi greci. Oppure alla stessa tanto
vituperata storia medievale. Il Medio Evo, secondo il maggiore storico della filosofia
medievale, Etienne Gilson, è una lenta e inesorabile vittoria del razionalismo filosofico.
S.Agostino ritiene che si debba desiderare di capire per arrivare a credere. Il credere, a sua
volta, è condizione per una comprensione più profonda. Dunque il capire, il giungere ad una
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luce intellettiva è fattore presente in maniera forte in Agostino. S.Anselmo ritiene che una
volta posta la fede, si debba (non solo si possa) cercare di comprendere con la ragione quanto
si ama e si crede. S.Tommaso chiarirà che la ragione ha una sua dimensione sicuramente
valida e che questa sia necessaria e mai messa in discussione dalla fede. Non è dunque
nell’uso spregiudicato della ragione la vera originalità dell’Illuminismo. La vera originalità
degli Illluministi sta nel fatto che essi ritengono che solo la ragione debba essere considerata
la guida della vita dell’uomo e che essa sia sicuramente foriera di progresso e benessere.
Perché sostengono questo? Perché sostengono una tesi che neppure i filosofi arrivarono a
sostenere (i greci erano ben consapevoli che la ragione non doveva essere assolutizzata, tant’è
che chiamarono questa disciplina “tensione al sapere” – filo-sophia - e non “sapere” –sophia-)
?
L’unica condizione che permette di considerare vera l’affermazione Illuminista (“la ragione
deve essere l’unico ed esclusivo tuo riferimento”) è che la ragione sia capace di afferrare la
realtà nella sua totalità, ne possieda i segreti più intimi e sia perfettamente adeguata ad essa.
LA condizione è che la ragione possa afferrare le leggi più profonde del reale. Se invece la
ragione è sorpresa dalla realtà, è in situazione di valido orientamento ma non esaustivo, allora
la pretesa illuminista è assai poco razionale. Possiamo esprimere questo con uno schema.
RAGIONE
>
REALTA’
allora l’Illuminismo ha ragione
RAGIONE
<
REALTA’
allora l’Illuminismo è contro la ragione.
Nel secondo caso infatti non c’è fondamento razionale alla fiducia che esso comporta nei
confronti della ragione. Non che venga a meno il senso e il valore della ragione, ma non potrà
essere affermato come assoluto, salvo cadere in un atteggiamento irrazionalistico e fideistico
(una fede senza ragioni nella ragione).
L’Illuminismo non si cimenterà in questo che è un problema fondamentale. Gli Illuministi (i
philosophes) infatti non saranno grandi filosofi. Lo abbiamo detto all’inizio. Essi amano poco
le questioni metafgisiche e profonde. Si limitano ad applicare la ragione ai problemi
dell’esistere. Cosa importante. Tuttavia se si vuole giustificare tale fiducia nella ragione,
occorre riflettere in senso metafisico. Se non si vuole, risulta difficile però pensare a che
questo movimento sia così orientato alla “luce”. Come può infatti chi intende illuminare tutto
con la ragione, non desiderare di illuminare il punto sorgivo della sua riflessione?
L’Illuminismo dunque, lo stesso secolo dei lumi, fondato su di una oscurità? I filosofi che si
cimenteranno col problema sollevato dall’illuminismo saranno dapprima Kant e poi gli
idealisti. Questi ultimi saranno coloro che proveranno ad affermare il valore assoluto e
superiore allo stesso reale della ragione umana, con conseguenze tuttavia assai complesse e
discutibili.
Il dubbio che intendiamo sollevare è dunque se l’ostentato uso spregiudicato della ragione da
parte degli illuministi sia davvero così spregiudicato, oppure se, come riteniamo, l’uso
tradizionale della ragione, secondo cui essa si configura come uno strumento valido e
prezioso, ma non assoluto, sia in realtà assai più razionale di questa inversione di tendenza.
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