Riappropriarsi della Democrazia - Don Bosco Torino

A TUTTO CAMPO
Riappropriarsi
della Democrazia
LORENZO BORTOLIN
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Intervista a mons. Mario Toso, segretario
del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax.
Eccellenza, come è nata l’idea di
scrivere un libro su questo tema?
Sono stato sollecitato soprattutto
dalla constatazione che la gente comune, chiamata a compiere grandi
sacrifici per superare l’attuale crisi,
è sempre più lontana dai centri decisionali ed è “costretta” ad eseguire
ordini che provengono dal di fuori
della propria nazione, ad obbedire
a direttive a cui essa, tramite i propri rappresentanti, non contribuisce
a formulare o a condizionare se non
in maniera quasi irrisoria. In passato, specie negli anni dopo la seconda
guerra mondiale, i cattolici, assieme
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MARIA AUSILIATRICE N. 2
ad altre forze della società, aventi
orientamenti ideologici diversi, lavorarono per ricostruire il Paese e
avviarsi decisamente verso uno Stato
sociale e democratico, partecipativo.
Oggi, in un contesto di post-democrazia, ossia una democrazia caratterizzata dalla prevalenza di oligarchie e da populismi assistenzialistici,
non è meno necessario che i cattolici
diano il loro qualificato apporto affinché il disegno di una democrazia
che include tutti e non lascia fuori i più deboli non vada perduto e
sia realizzato su vasta scala, a livello
mondiale.
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tiche e la gente comune. Come hanno dimostrato anche i recenti episodi
di corruzione nella Capitale, la politica spesso è divenuta uno strumento di lotta per un potere asservito a
interessi individuali e settoriali, uno
strumento di conquista di posti e
spazi più che di gestione di processi.
Quali sono le cause dell’attuale
crisi della democrazia?
Sono molteplici. Ne elenco solo
alcune. Anzitutto gli attuali popoli
democratici, in forza della globalizzazione, sono stati in parte spogliati
della loro sovranità. In secondo luogo si è prodotto di fatto il primato
dell’economia e della finanza sulla
politica. Al centro è stato posto la
ricerca del potere, il dio denaro e
non le persone, e con ciò stesso si
sono persi di vista il bene comune
e la solidarietà. La globalizzazione
non adeguatamente orientata verso
il bene comune, se da una parte ha
ridotto la povertà di alcuni, dall’altra
ha accentuato o prodotto la povertà di altri; ha accresciuto le diseguaglianze, anche all’interno degli stessi
Paesi ricchi. In terzo luogo, si è creata – in concomitanza alla crisi dei
partiti, dapprima “partiti personali”
ed ora “società di affari” –, una progressiva separazione tra le élite poli-
Quindi, il problema non riguarda soltanto l’Italia...
In effetti la democrazia è in crisi
nei vari Continenti. Papa Francesco,
nei suoi discorsi al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa, nello scorso novembre, ha evidenziato
che la democrazia sta andando alla
deriva non solo per inadeguatezza
strutturale o perché è posta sotto
la pressione di interessi multinazionali non universali, ma soprattutto
perché sta perdendo il riferimento a
quei parametri antropologici ed etici
che orientano il funzionamento delle
regole procedurali e stanno a fondamento dello Stato di diritto.
Quali sono le soluzioni per riappropriarsi della democrazia?
Dalla democrazia nominale, oligarchica ed assistenziale occorre
uscire quanto prima allargandone la
base sociale, andando oltre i formalismi, valorizzando le esperienze di solidarietà che crescono dal basso. La
rivitalizzazione della democrazia ha,
però, una precondizione: essere, sentirsi e farsi incessantemente popolo,
sperimentando, giorno dopo giorno, la cultura dell’incontro in una
pluriforme armonia, sulla base del
dinamismo di una comune ricerca
della verità, del bene, del bello e di
Dio, che sfocia nell’esperienza della fraternità, della prossimità e della
comunione. Si diviene popolo, os-
IL VESCOVO SALESIANO
MONS. MARIO
TOSO, GIÀ RETTORE
DELL’UNIVERSITÀ
PONTIFICIA SALESIANA DI
ROMA, SEGRETARIO DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLA IUSTITIA ET
PAX, NOMINATO
VESCOVO DI FAENZA
IL 19 GENNAIO 2015.
HA PUBBLICATO UN
LIBRO SULLA CRISI DELLA
DEMOCRAZIA, INTESA
SIA COME DEFICIT
DI RENDIMENTO DEI
SISTEMI DEMOCRATICI,
SIA COME SFIDUCIA
DEI CITTADINI NEI
CONFRONTI DELLE
ISTITUZIONI E DELLE
ÉLITES POLITICHE
DEMOCRATICHE. GLI
ABBIAMO RIVOLTO
ALCUNE DOMANDE.
MARZO-APRILE 2015
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A TUTTO CAMPO
sia unità morale in cui le differenze sono armonizzate all’interno di
un progetto comune, riscoprendo
la propria vocazione al bene comune, praticando il dialogo sociale fra
soggetti diversi, su più piani: con gli
Stati, con le società – ivi compreso il dialogo con le culture e con le
scienze – e con gli uomini di buona
volontà. Nell’esortazione apostolica
Evangelii Gaudium papa Francesco,
per progredire nella costruzione di
un popolo in pace, giustizia e fraternità, indica quattro principi essenziali, derivati dai grandi postulati della Dottrina sociale della Chiesa:
a) il tempo è superiore allo spazio;
b) l’unità prevale sul conflitto; c) la
realtà è più importante dell’idea; d)
il tutto è superiore alla parte.
Come è possibile avviare concretamente queste iniziative, quando gli interessi contrari sono così
intrecciati e potenti?
Occorre, fra l’altro, prendere coscienza della posta in gioco, ricompattare nuovi movimenti sociali,
capaci di esprimere nuove rappresentanze; riformare radicalmente i
partiti in senso democratico
e partecipativo, formare
nuove generazioni di
cittadini e di politici,
facendo sì che coltivino la mistica del
bene comune.
Riapproparsi della democrazia
Mario Toso
Libreria Editrice Vaticana, 2014
pagine 62, euro 6,00
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Se i popoli non
si riappropriano
della democrazia,
quali sono i rischi?
Innanzitutto il rischio
della perdita della libertà, della autonomia di decisione e di iniziativa, del diritto di espressione e
di partecipazione alle decisioni che
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concernono il bene comune. C’è,
poi, il pericolo della narcotizzazione
o manipolazione delle coscienze e,
quindi, della sottomissione alla dittatura di un pensiero unico totalitario
e totalizzante.
Un’ultima domanda: la democrazia sembra non essere
“esportabile” in Stati che per
storia o religione non hanno mai
conosciuto un confronto su questo tema. Lei che cosa ne pensa?
Credo proprio che non sia esportabile e non si possa imporre con
la forza. Sarebbe non solo coartare l’autodeterminazione ma anche
piantare un albero su un terreno che
non ne alimenta le radici. La democrazia deve nascere dal basso, a partire dalle coscienze dei cittadini di un
Paese, dalla diffusione di determinati stili di vita, improntati non solo
alla tolleranza di chi la pensa diversamente, ma al rispetto delle idee e
della religione altrui.