CENTRO PER L`ETA` EVOLUTIVA - Cooperativa Sociale di

THE FARFALLA PROJECT | TEATRO ADOLESCENZA
Corso di recitazione e scrittura drammatica per ragazzi
Il Progetto Adolescenza THE FARFALLA PROJECT è rivolto a giovani viaggiatori in cerca di una
propria autonomia espressiva.
Il The Farfalla Project non è solo un corso di teatro per adolescenti, ma un progetto portato avanti
dall’attrice ed educatrice teatrale Angela Antonini e dalla Cooperativa Sociale di Psicoterapia Medica
all’interno del suo Centro per l’Età Evolutiva e l’adolescenza, nato lo scorso novembre. Un centro
laico, gestito da psicoterapeuti professionisti, capace di offrire un servizio di ascolto e di
orientamento di alta qualità per i ragazzi romani, in un contesto protetto e coperto da segreto
professionale, creando anche occasioni d’ incontro con il gruppo dei pari.
Il progetto teatro rientra nelle attività che la Cooperativa porta avanti da anni con tutte le sue forze,
partendo dal presupposto che percorsi di socializzazione come questo siano di fondamentale
importanza a livello psicofisico per i ragazzi in questa fascia d’età così particolare.
Il corso si propone infatti di avvicinare l’adolescente al linguaggio del teatro e della drammaturgia,
tenendo conto della sua realtà emotiva, del suo linguaggio e della sua fisicità, intendendo il teatro
un luogo di incontro, di conoscenza, di creazione di gruppo.
Il corso ha, tra i vari obiettivi, quello principale di dare ascolto al linguaggio dell’adolescente e di
elaborarlo attraverso gli strumenti del teatro, arrivando ad una rappresentazione condivisa, nei
pensieri e nelle scelte artistiche, da tutta la giovane “compagnia”.
Le potenzialità e le capacità espressive dell’adolescente mettono in campo una comunicazione che
va oltre il linguaggio verbale: l’espressione del volto, la rappresentazione delle emozioni attraverso
il movimento corporeo e le espressioni del volto, la consapevolezza di riuscire a creare un corpo
scenico ovvero un personaggio, giocando con l’immaginazione e la fantasia, fingendosi diverso,
altro, un sé che contiene la possibilità di divenire altro che, per l’adolescente, rappresenta una
possibilità concreta di cambiamento, di evoluzione, di non fissità ma al contrario di continuo
movimento e formazione di sé.
A differenza dei precedenti percorsi laboratori, quest’anno si realizzeranno due performance
durante l’anno, uno spettacolo in cui il gruppo andrà in scena con il testo originale scritto dall’autore
scelto ed un secondo spettacolo in cui si metterà in scena la riscrittura originale, da parte del gruppo,
del medesimo testo così da mettere in risalto le differenze e anche lo sguardo particolare dei ragazzi
su un’opera classica.
La costruzione della drammaturgia (sceneggiatura) sarà una riscrittura originale da parte dei ragazzi,
il frutto del loro incontro e della loro personale sensibilità artistica.
Ogni ragazzo/a potrà scegliere in quale ruolo partecipare alla costruzione dello spettacolo: attore,
tecnico, scenografo, musicista e compositore, drammaturgo/a, aiuto regia, assistente alla regia e
via dicendo.
Durante il corso teatrale la docente Angela Antonini lavorerà a lungo sul concetto di coro, per creare
nel gruppo un affiatamento e un livello di condivisione necessaria in una coralità dove ognuno è
responsabile in prima persona del lavoro dell’altro e lo difende come se fosse il proprio.
Questo approccio al gruppo costituisce un “insegnamento” che va al di là del teatro e della scuola
e che deve necessariamente riguardare la formazione personale di ogni singolo individuo.
Finalità del progetto

Creare un percorso di avvicinamento al teatro per i giovani dagli 11 ai 15 anni e dai 16 ai 25
anni.

Avvicinare i giovani al teatro e incoraggiare lo sviluppo di una sensibilità artistica ed emotiva.

Permettere ed agevolare il massimo sviluppo e la piena formazione dei ragazzi, di
elaborazione delle proprie capacità immaginative, di conoscenza di autori e autrici teatrali
importanti nella storia del pensiero umano (Shakespeare, Pirandello, Beckett ed altri).

Essere in grado di confrontarsi con gli altri in modo costruttivo, eliminare differenze di età e
di cultura, sapersi rappresentare attraverso l’espressione corporea e emotiva, riuscire a
condividere idee e interessi all’interno di in un gruppo.

Sviluppo di un linguaggio corretto ed espressivamente vivace, vicino allo slang
adolescenziale ma anche frutto di uno studio e di una riflessione letteraria personale e
soggettiva.

Sviluppo dell’immaginazione e della sintesi narrativa attraverso la narrazione e l’invenzione
di gruppo di alcune storie a partire da temi scelti all’inizio dell’anno, che poi si
trasformeranno in scrittura: monologhi, scene a due e tre personaggi o coro.

Tra gli obiettivi e le possibilità c’è anche quella di realizzare una pubblicazione indipendente
del testo scritto durante il corso
STRUTTURA DEL CORSO
PRIMA FASE
CREAZIONE DEL GRUPPO e ANALISI DELLE TEMATICHE
1) Partendo da alcuni elementi fondamentali (il respiro, lo sguardo, il movimento) verranno proposti
ai ragazzi alcuni esercizi basilari di pratica scenica: livelli di energia, coordinazione e orientamento
del corpo nello spazio scenico, cerchio magico, le frecce e i colori, le stelle, la doppia sedia, lo studio
sulla camminata, il clown, alcuni elementi di dinamica, pesi del corpo, presenza scenica,
riscaldamento del corpo e della voce.
2) Prima analisi del testo teatrale, nella seconda fase del corso, lavoreremo su una riscrittura del
testo esaminato, insieme al gruppo.
A differenza dei precedenti percorsi quest’anno il laboratorio realizzerà due performance durante
l’anno, uno spettacolo in cui il gruppo andrà in scena con il testo originale e l’altro in cui si metterà
in scena la riscrittura originale del gruppo, del medesimo testo così da mettere in risalto le differenze
e anche lo sguardo particolare dei ragazzi su un’opera classica.
SECONDA FASE
TEMATICHE DEL TESTO – LA SCRITTURA
1) Individuazione delle tematiche fondamentali a partire dai testi letterari di riferimento sul tema
proposto.
2) Scrittura di un diario di bordo del gruppo a cui attingeremo, nella terza fase, per la messa in scena
dello spettacolo.
3) Ricerca di un linguaggio proprio e personale con cui parlare in scena, linguaggio che sia vicino al
loro slang adolescenziale ma che sia il frutto di un processo didattico e di letture fatte durante il
corso.
5) Scrittura di alcune scene a partire dalla proposizione da parte dei ragazzi di una loro immagine
legata al tema di riferimento. Ogni allievo sarà invitato a portare una sua immagine (disegnata,
fotografata, filmata, ecc.) su cui lavoreremo per l’invenzione corale di una storia. Su ciascuna delle
storie inventate dal gruppo si potrà poi in un secondo momento, scrivere un rap, un canto, un coro,
una lettera d'amore, un prologo, un concerto di voci, un epilogo, un sonetto, una videoproiezione
di parole e via dicendo.
TERZA FASE
DISTRIBUZIONE DEI RUOLI E REALIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO
1) Stesura di un testo teatrale che parta da una riflessione linguistica e tematica sul tema proposto
per arrivare ad una sua autonomia, nella forma e nei contenuti.
2) Distribuzione e scelta dei ruoli per la messa in scena dello spettacolo. Ogni ragazzo/a potrà
scegliere in quale ruolo partecipare alla costruzione dello spettacolo: attore, tecnico, scenografo,
musicista e compositore, drammaturgo/a, aiuto regia, assistente alla regia e via dicendo.
3) Ideazione delle scene e costruzione dei vari oggetti di scena con il gruppo;
4) Recitazione a viva voce e al microfono, esercitazioni sull'amplificazione naturale della voce,
dizione, articolazione, e amplificazione con vari effetti di riverbero ed eco.
ANGELA ANTONINI - DOCENTE
(Attrice, docente di recitazione, dramaturg)
Angela Antonini è nata a Firenze nel 1972, vive e lavora a Roma dal 2008. Diplomata alla Scuola di Recitazione
Laboratorio Nove, debutta giovanissima al Teatro Nazionale di Montrèal e nel 2000 ottiene, su selezione,
anche la qualifica di dramaturg ovvero “esperta di nuovi linguaggi della scena contemporanea” presso
DRAMA - Laboratorio Multimediale di Comunicazioni dell’Università di Siena. Si forma con registi e autori di
fama internazionale che hanno introdotto il concetto e la prassi di attore/autore, come lo storico teatrale
Masolino D’Amico, l’attrice Gioia Costa, Keir Douglas Elam ordinario dell’Università di Bologna, il regista
Stanislav Nordey, Maria Grazia Profeti, docente ordinaria di Letteratura Spagnola all’Università di Firenze,
Jens Hillje per la Schaubuhne e Renosto per il Québec. E’ stata diretta fin dall’inizio della sua rapida carriera
dai registi più importanti della scena teatrale europea contemporanea tra cui Martin Crimp, Xavier Durringer,
Micheal Marmarinos, Branko Brezovic, Stefan Otteni, Luca Camilletti, Kinkaleri tra i più significativi e poi
l'incontro fondamentale con il regista e attore Claudio Morganti.
Dopo anni di formazione per la didattica teatrale, di esperienza professionale in merito alla formazione degli
adolescenti e di coordinamento con il progetto per ragazzi BT CONNECTION del Royal National Theatre di
Londra, con Teatro della Limonaia e il Liceo Scientifico Enriquez Agnoletti, con Teatro Vittoria e Teatro dei
Conciatori di Roma, Angela Antonini continua il suo lavoro di ricerca sulla formazione teatrale
dell’adolescente in collaborazione con la Cooperativa Sociale di Psicoterapia Medica all’interno del suo
Centro per l’Età Evolutiva e l’adolescenza. Tra le sue esperienze professionali in merito alla formazione
giovanile ha insegnato dizione, recitazione e analisi del testo alle scuole medie e superiori per il Comune di
Firenze, Sesto Fiorentino e Roma, portando in scena più volte i ragazzi al Festival di Letteratura di Mantova,
al Teatro della Tosse di Genova e al Teatro Vittoria - Teatro Stabile d’Innovazione di Roma.
L’attrice ha recitato per il National Theater di Londra, Teatro Turco di Skopie, Festival Eurokaz di Zagabria,
Mess Festival di Sarajevo, Kampnagel Festival di Amburgo, Festival di Tolosa; è stata Ophelia, Ariel, Giulietta,
Titania, Cleopatra negli allestimenti shakespeariani della Compagnia Morgana B con cui realizza nel 2011,
assieme a Paola Traverso, un singolare adattamento in forma di monologo della commedia filosofica di
Giordano Bruno, Il Candelaio presentato da molte università europee a partire dalla Sorbona di Parigi.
Dopo aver partecipato nel 2012 al Festival della Scienza di Genova con una conferenza spettacolo ideata e
realizzata con il CNR-ISPF Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno di Napoli e essere
stato invitato dalla prestigiosa manifestazione shakespeariana Congresso Internazionale SHAKESPEARE 450
lo spettacolo e le autrici vengono invitate ad un’intervista con il pubblico e con i partecipanti al Congresso
presso l’Università La Sorbona di Parigi nel 2014.
Lo spettacolo continua ancora oggi a circuitare tra gli Auditorium e i Teatri d’ Europa come Parigi, Basilea
prossimamente Berlino, Londra e forse prossimamente anche a Buenos Aires.
ALCUNI ESEMPI DI SCRITTURA REALIZZATA DAI RAGAZZI
VIOLA, UNA RAGAZZA DAL CUORE PURO (Lorenza, 13 anni)
Allora sabato matina me connetto no? Je scrivo, niente, je rescrivo niente, je dico aohhh!!
Lo chiamo me risponne er fradello “Demetrio è uscito”! Seeee’ e io so’ deficiente!
Domenica so uscida co’ Lisandro e ho fatto er danno, me ce so baciada, che poi dopo due ore me
fa na scenada, me scrive su facebook …Voglio solo te, sei la mia cucciola…
Aooooo, je dico!!! Lisandro continua, “te giuro che non te farò soffrire “me scrive e io je responno
“Seeee, tu no ma io si”!!!! Demetrio comunque non è sempre così, no!
Ogni tanto me dice cose der tipo: “Non te ne andare più, bambina, se tu resti co’ me saremo solo
io e te sotto questo cielo blu, baby” oppure l’artro giorno, no, me arriva un bijetto da na’ amica
mia, firmato Dido che sta per Demetrio, no? Ce stava na poesia pe’ me! Si!! Pe’ me aho! Solo pe’
me! “I tuoi occhi sono miei, sono da pretendere, non ti ho mai detto cosa sei, mi fai solo
splendere”! E poi che je dici a uno così! Eh? Che lo pianti e te ne vai? Seeeee...ndo vai!
L’incertezza di un amore come questo che mi fa volare in un mondo diverso, ecco che vojo io daaa
vida mia. A Deme’, vorrei gridare forte al mondo che ogni singolo giorno io lo passerei co’ te! E’
pe’ te sta strofa che canto, dicono che sei come gli altri ma loro non ti conoscono, pensano che
riescano a distrarmi ma non possono! Io mica li ascolto quegli come Shakespeare che dicono che
l’amore nostro è solo un’illusione perché se anche fosse vero...che cos’è un’illusione…non me pare
poi così male! Che je l’hanno mai detto a Shakespeare, a Mr Scuoti Spada na cosa dorce così?
L’amore mio si che me dice cose bbelle, l’artra sera per esempio, me guarda dritto neji occhi e me
fa “E facciamola finida bambina con questi inutili giochetti” e me bacia pe un quarto d’ora! Io
sospiro: A Deme’…Deme’…. sei bello da far male!
I mari della mente (Lorenza, 13 anni)
La mente delle donne è un mare azzurro che può essere calmo o tempestoso. A volte è un mare di
lacrime che scivola sulla spiaggia del pensiero. Le onde in tempesta sono il cambiamento e la
sabbia calda rappresenta il momento della decisione. A volte è un mare di sole, o di luna, punto di
luce sinonimo di speranza. A volte è un mare di nebbia che si dirada. Se si riesce a fare chiarezza
nel proprio cuore, le onde si trasformano in delfini d’acqua che, cantando, ti portano a riva.
La roccia sospesa (Marina, 9 anni)
Non si sapeva esattamente come la grande roccia sospesa si fosse formata. Qualcuno diceva che
essa stessa era viva e che poteva trasformarsi in un mostro orrendo; altri che la roccia fosse
formata da tanti uccelli e che, con un battito di mani, sarebbero potuti volare via e tutto sarebbe
scomparso. I più razionali dicevano che era semplicemente una roccia di sale, nata
dall’evaporazione dell’acqua marina… Ciò che era certo è che nel castello viveva una piccola corte
raccolta attorno ad una piccola principessa. Un giorno, approfittando di un’onda di sabbia, un
piccolo principe, in sella al suo unicorno, liberò la principessa. Per una qualche maledizione, però,
appena gli abitanti del castello si tuffarono in mare, si trasformarono in sirene, uomini con le
branchie, pesci dalla testa umana e pesci-roccia. Il principe divenne un’aragosta e la principessa un
pesciolino. Uno scienziato/pescatore li catturò e li mise in un piccolo acquario. Credendo di essere
giunti alla fine della loro vita, i due si scambiarono un piccolo bacio d’addio ma, a quel punto, la
maledizione si spezzò restituendogli forma umana.
AZZURRA (tratto dal Sogno di una notte di mezza estate ovvero nel sogno si può restare liberi
e sapere tutto in una notte, testo e spettacolo di THE FARFALLA PROJECT)
Ehi, mi sentite?! Mi sentite? Ho fatto un sogno stranissimo e ho proprio bisogno di raccontarlo a qualcuno.
C’era una volta una ragazzina alle prese con le moltiplicazioni.
Le operazioni erano così tante e il suo cervello si abituò talmente a moltiplicare che, un giorno, senza volerlo,
cominciò a moltiplicare anche il mondo circostante.
La finestra diventò tante finestre, una dentro l’altra… così pure la porta, il comignolo, persino le nuvole e il
sole.
Sul prato che circondava casa sua spuntarono tanti mondi diversi, come fosse una piantagione di zucche.
Nessun mondo era davvero uguale all’altro, c’era sempre una piccolissima virgola a differenziarli,
proprio come i sentimenti umani. La ragazzina, attratta da tanto infinito, cercò di precipitarsi fuori, varcando
una porta qualsiasi.
Si ritrovò in un mondo dove tutte le sensazioni sembravano amplificarsi: il caldo era caldissimo e il soffio del
vento era come un lungo volo. (…)
UNA RAGAZZA SENZA NOME (Domiziana, 18 ANNI)
Parigi! 1885. In una casa di un medico famoso e benestante, sua moglie sta partorendo.
È una bella bambina, ma il papà non c’è perché è in viaggio per lavoro in America.
La madre decise di non darle un nome finché suo marito non fosse tornato ma, chissà perché, il dottore non
tornò più.
La bambina diventò una ragazza e, da sempre, è chiamata Senza Nome.
Io sono Senza Nome e, non sapendo come chiamare me stessa, non sono capace neanche di dare un nome ai
sentimenti.
Com’è che dite voi quando vi sentite così vicini ai vostri desideri, tanto da avere paura che tutto possa finire
da un momento all’altro?
E che significa, invece, sentirsi come davanti ad una montagna altissima, guardarla dal basso e credere che sia
impossibile da scalare? Quand’è che metto il muso?
Quand’è che faccio un falso sorriso? Perché si chiede “scusa”?
E perché a volte sentiamo di voler stare sempre vicini alla stessa persona, vediamo solo lei, ci manca l’aria
quando se ne va? Come si chiama tutto questo?
Vorrei che qualcuno mi desse un nome. Semplicemente guardandomi. Vorrei che, incontrando i miei occhi,
capisse a quale nome io fossi destinata.
Estratti dal testo: METAMORFOSI di The Farfalla Project
LA RAGAZZA DI PORCELLANA (Ilaria, 13 anni)
Erano anni che non vedevo …che non vedevo questa mia immagine.
Persino davanti allo specchio preferivo mettere la maschera.
Adesso mi sento frastornata.
Per mesi ho cercato l’acqua e il suo fantomatico guardiano, la magia dell’albero dorato, qualcuno o qualcosa
che abbattesse il muro che divideva me dai miei sentimenti.
Avevo, tra mille indecisioni, pensato di dare una svolta alla mia vita,
senza rimorsi e senza nessuna voglia di rimanere com’ero.
Ero così fredda prima che non riuscivo a far trasparire una sola emozione,
a far comparire nel mio volto, una sola espressione.
Non lo determinavo io, ma quel mio carattere chiuso rigido, imperterrito e quella maschera…
quella maschera che io definivo della “metamorfosi”.
Non potevo mai toglierla, ero troppo debole, mi dava sicurezza.
Questo è il motivo per il quale mi sono messa in viaggio.
Un viaggio verso l’ignoto sì, ma non ho nessun rimorso dal momento che... Eccomi qui!
Si rivolge al pubblico.
E voi signori? Ce l’avete una maschera da togliere quando parlate con me? (PAUSA)
Sicuri? (PAUSA) Voglio sapere chi sono veramente IO, e non più La Ragazza di Porcellana.
BIG BANG (Anna, 16 anni)
13,6 miliardi di anni fa un’esplosione, chiamata Big Bang, provocò la nascita dell’universo;
tutta la materia, concentrata in un unico piccolo punto, iniziò a espandersi, espandersi sempre di più,
fino a creare stelle e pianeti. Un infinito universo contenuto in un microscopico spazio.
13, 6 miliardi di anni fa, in un universo forse parallelo al nostro, o forse coincidente o forse ancora
perpendicolare, regnava il buio. Non un semplice buio dalle colorazioni buie,
dove tutto sembrava immerso nel buio ma un buio dove si riusciva a vedere tutto senza vedere niente;
paradossale, vero?
Al centro della scena, anche se di centro non si può parlare visto che lo spazio non possedeva confini,
vi era una valigia grande quanto la capocchia di uno spillo.
Tuttavia, nonostante le sue minute dimensioni, si riuscivano a osservare tutti i dettagli che la componevano,
dal colore marrone al lucchetto dorato.
Galleggiava elegantemente nello spazio, come cullata da onde e invisibili, fino a quando un tremore
l’attraversò. Iniziò a muoversi su stessa sempre più velocemente, sempre più bruscamente, come se dovesse
scoppiare da un momento all’altro, infrangendosi in mille pezzettini.
Uno scoppio rumoroso squarciò lo spazio dove, fino a un momento prima, vi era completo silenzio.
Ma la valigia non si ruppe, si aprì solamente.
Durante l’apertura del coperchio, una luce calda e abbagliante si fece strada nel buio dello spazio,
illuminando la valigia, come se fosse sotto i riflettori di un teatro.
A poco a poco, timidamente, senza spingere, fuoriuscirono innumerevoli, se non infiniti, oggetti;
vi erano guanti, scarpe dalla forma allungata, simili a quelle di un sultano nel nostro mondo,
trucchi dai colori più sgargianti, note musicali, strumenti,
numeri che presero un posto diventando pianeti.
Non erano però come i nostri pianeti, né nella forma ovviamente, ma nemmeno nelle caratteristiche.
Innanzitutto brillavano di luce propria, come se sprizzassero energia da tutti i pori, se si può parlare di pori.
Inoltre non seguivano un’orbita precisa, ma danzavano nello spazio, si rincorrevano e giocavano tra loro.
Lo spazio, prima completamente buio, era pieno di lucine colorate,
come macchie di colore su un foglio nero. Ma nemmeno quest’ultime erano statiche, in quel cosmo
movimentato, tutto sembrava muoversi a ritmo di musica sconosciuta.
Una musica creata da un silenzio assordante, ma piacevole, da risate di bambini, da rulli di tamburo e scrosci
di applausi.
Perché effettivamente, visto esternamente è solo un pagliaccio dalla faccia dipinta e dall’aria buffa,
ma visto internamente, è un universo infinito contenuto in uno spazio microscopico, che si ricrea
continuamente.