* OCST Corso di formazione 12 maggio 2014 Prof. Dr. Markus Krienke Cattedra “Antonio Rosmini” Facoltà di Teologia di Lugano [email protected] * [email protected] --www.antoniorosmini.org 2 * “Nella presente questione, lo scandalo maggiore è questo: supporre una classe sociale nemica naturalmente dell'altra; quasi che la natura abbia fatto i ricchi e i proletari per battagliare tra loro un duello implacabile; cosa tanto contraria alla ragione e alla verità. In vece è verissimo che, come nel corpo umano le varie membra si accordano insieme e formano quell'armonico temperamento che si chiama simmetria, così la natura volle che nel civile consorzio armonizzassero tra loro quelle due classi, e ne risultasse l'equilibrio. L'una ha bisogno assoluto dell'altra: né il capitale può stare senza il lavoro, né il lavoro senza il capitale” (n° 15) * [email protected] --www.antoniorosmini.org 3 * “Ben diversa è la cosa se con la personalità si considera la necessità: due cose logicamente distinte, ma realmente inseparabili. Infatti, conservarsi in vita è dovere, a cui nessuno può mancare senza colpa. Di qui nasce, come necessaria conseguenza, il diritto di procurarsi i mezzi di sostentamento, che nella povera gente sí riducono al salario del proprio lavoro. L'operaio e il padrone allora formino pure di comune consenso il patto e nominatamente la quantità della mercede; vi entra però sempre un elemento di giustizia naturale, anteriore e superiore alla libera volontà dei contraenti, ed è che il quantitativo della mercede non deve essere inferiore al sostentamento dell'operaio, frugale si intende, e di retti costumi” (Rerum novarum, n° 34) * [email protected] --www.antoniorosmini.org 4 * “crescendo il reddito, giustizia ed equità esigono, come si è già visto, che venga pure elevata, nei limiti acconsentiti dal bene comune, la rimunerazione del lavoro. Ciò permette più facilmente ai lavoratori di risparmiare e perciò di costituirsi un patrimonio. Non si comprende dunque come possa essere contestato il carattere naturale di un diritto che trova la sua prevalente fonte e il suo perenne alimento nella fecondità del lavoro; che costituisce un mezzo idoneo alla affermazione della persona umana e all’esercizio della responsabilità in tutti i campi; un elemento di consistenza e serenità per la vita familiare e di pacifico e ordinato sviluppo nella convivenza” (n° 99) * [email protected] --www.antoniorosmini.org 5 * “l’uomo deve lavorare per riguardo al prossimo, specialmente per riguardo alla propria famiglia, ma anche alla società, alla quale appartiene, alla nazione, della quale è figlio o figlia, all’intera famiglia umana, di cui è membro, essendo erede del lavoro di generazioni e insieme co-artefice del futuro di coloro che verranno dopo di lui nel succedersi della storia. Tutto ciò costituisce l’obbligo morale del lavoro” (n° 16) * [email protected] --www.antoniorosmini.org 6 * Aristotele: il lavoro vive nella sfera della costrizione e della subordinazione (poiesis), l’agire in quella della libertà (praxis) * Schiavo = “strumento animato”; ma se la tecnica si potesse assumere direttamente la strumentalità, allora non ci sarebbe più bisogno degli schiavi. * Oggi però il pericolo è il contrario: la pervasività del modello dell’operare tecnico-poietico sembra colonizzare tutte le forme di vita e i modi nei quali il vivere si esprime * Recuperare il senso della “praxis” * [email protected] --www.antoniorosmini.org 7 * Il lavoro è diventato un aspetto centrale della società * L’economia come spazio autonomo emancipato sia rispetto alla dimensione sociale che a quella politica o religiosomorale: la pretesa di essere preminente * Poiché il lavoro produttivo costituisce il motore di questa “grande trasformazione”, ciò costringe la stessa “praxis” all’interno della struttura logico-concettuale del produrre * “La società fornisce un rimedio a questi tre svantaggi (a considerarlo di per sé l’uomo non è fornito né di armi, né di forza, né di altre capacità naturali). Con l’unione delle forze il nostro potere si accresce; … * [email protected] --www.antoniorosmini.org 8 … con la divisione dei compiti le nostre capacità aumentano, e con l’aiuto reciproco siamo meno esposti al caso e alle disgrazie. E’ proprio in questo supplemento di forza, capacità e sicurezza che risiedono i vantaggi della società” (T. Hobbes). * T. Hobbes: “Il lavoro è un bene: ed invero è il moto della vita”. * Il lavoro sociale è l’attività caratterizzante l’uomo rispetto agli animali. La scarsità è il postulato di base; il lavoro moltiplica i beni al di là dei puri limiti della necessità. * Rovesciamento di Aristotele: il lavoro è il fondamento del valore della stessa natura. [email protected] --www.antoniorosmini.org 9 * “Il prezzo reale di ogni cosa, ciò che ogni cosa costa realmente a chi ha bisogno di procurarsela, è la pena e il disturbo di procurarsela. Il valore reale di ogni cosa per chi se l’è procurata e ha bisogno di collocarla o di scambiarla con qualche altra è la pena e il disturbo che essa può risparmiargli imponendoli ad altri. Il lavoro è il primo prezzo, l’originaria moneta d’acquisto con cui si pagano tutte le cose”. * Marx: “ciò che viene chiamato sacrificio del riposo, può anche esser chiamato sacrificio della pigrizia, dell’illibertà, dell’infelicità; ossia negazione di una condizione negativa […] ma il lavoro è certamente anche qualcos’altro […]. Esso è attività positiva, creativa”. * [email protected] --www.antoniorosmini.org 10 * F. Balbo: “La prima cosa che invece si può affermare è che nulla di ciò di cui ha bisogno l’uomo esiste adatto all’uomo. Quindi tutto può essere visto come lavoro, anche se il lavoro non esaurisce le caratteristiche dell’attività umana, ossia anche se il lavoro non è tutto. Nulla di umano è dato senza lavoro. Il cosmo, esterno ed interno (psiche, memoria, immaginazione ecc.) è materia prima. L’uomo deve lavorare, e non è uomo se non lavora” * [email protected] --www.antoniorosmini.org 11 * [email protected] --www.antoniorosmini.org 12 * “Quella solidarietà che deriva dalla lettera e dallo spirito del Vangelo, non ha bisogno di un nemico per essere forte e per potersi sviluppare. Essa si rivolge a tutti e non contro qualcuno. La base e la fonte della solidarietà è ciò che veramente importa ad ognuno nella sua vita […]. A tutti noi importa che la verità significhi sempre la verità e la giustizia sempre la giustizia. Si deve fare ordine nella casa. Proprio ciò che è da fare, unisce gli uomini e li chiama all’azione. Questo li unisce in un modo più profondo e più duraturo che non la paura nei confronti dei nemici. Noi vogliamo che sia il nostro dovere umano più essenziale ciò che ci unisce” * [email protected] --www.antoniorosmini.org 13 * “Il lavoro ha come sua caratteristica che, prima di tutto, esso unisce gli uomini, ed in ciò consiste la sua forza sociale: la forza di costruire una comunità. In definitiva, in questa comunità devono in qualche modo unirsi tanto coloro che lavorano, quanto coloro che dispongono dei mezzi di produzione, o che ne sono i proprietari. Alla luce di questa fondamentale struttura di ogni lavoro – alla luce del fatto che, in definitiva, in ogni sistema sociale il «lavoro» e il «capitale» sono le indispensabili componenti del processo di produzione – l’unione degli uomini per assicurarsi i diritti che loro spettano, nata dalle necessità del lavoro, rimane un fattore costruttivo di ordine sociale e di solidarietà, da cui non è possibile prescindere”. * [email protected] --www.antoniorosmini.org 14 * LE 3: “il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale”. * L’umanizzazione del lavoro come chiave per l’umanizzazione della società, cioè per la soluzione della “questione sociale”. * [email protected] --www.antoniorosmini.org 15 * La dignità della persona: “Come persona, l’uomo è quindi soggetto del lavoro […] il fondamento per determinare il valore del lavoro umano non sia prima di tutto il genere di lavoro che si compie, ma il fatto che colui che lo esegue è una persona” (LE 6) * Essa è fondata nella dimensione trascendente * “il lavoro non cessa di essere un bene, sicché l’uomo si sviluppa mediante l’amore per il lavoro” (LE 11) * Senso oggettivo e soggettivo del lavoro (LE 5–6) * La differenza culturale cristiana * Il lavoro come obbligo, religioso e morale, e quindi anche come fonte di diritti soggettivi * [email protected] --www.antoniorosmini.org 16 * Il pericolo capitalistico (inversione dell’ordine dignità–mezzo: il “lavoro umano è soltanto uno strumento di produzione e che il capitale e il fondamento, il coefficiente e lo scopo della produzione”; LE 8) può verificarsi ovunque, cioè il: * “trattare il lavoro come una ‘merce sui generis’, o come una anonima ‘forza’ necessaria alla produzione (si parla addirittura di ‘forza-lavoro’)” (LE 7) * in una civiltà unilateralmente materialistica (importanza solo per il senso oggettivo e non per quello soggettivo del lavoro), e perciò Giovanni Paolo II denuncia ugualmente il pericolo del capitalismo come quello del collettivismo * [email protected] --www.antoniorosmini.org 17 * “il reale conflitto, che esisteva tra il mondo del lavoro ed il mondo del capitale, si è trasformato nella lotta programmata di classe, condotta con metodi non solo ideologici, ma addirittura, e prima di tutto, politici” (LE 11). * Giovanni Paolo II ricorda invece “un principio sempre insegnato dalla Chiesa. Questo è il principio della priorità del «lavoro» nei confronti del «capitale»” (LE 12). * [email protected] --www.antoniorosmini.org 18 * Come “reazione contro la degradazione dell’uomo come soggetto del lavoro” * Una “solidarietà che non deve mai essere chiusura al dialogo e alla collaborazione con gli altri” * Estendere a tutti i ceti che subiscono “un’effettiva ‘proletarizzazione’” * “Per realizzare la giustizia sociale nelle varie parti del mondo, nei vari Paesi e nei rapporti tra di loro, sono necessari sempre nuovi movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e di solidarietà con gli uomini del lavoro. Tale solidarietà deve essere sempre presente là dove lo richiedono la degradazione sociale del soggetto del lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori e le crescenti fasce di miseria e addirittura di fame” * I poveri come il “risultato della violazione della dignità del lavoro umano” * [email protected] --www.antoniorosmini.org 19 * “Si può parlare di socializzazione solo quando sia assicurata la soggettività della società, cioè quando ognuno, in base al proprio lavoro, abbia il pieno titolo di considerarsi al tempo stesso il «comproprietario» del grande banco di lavoro, al quale s’impegna insieme con tutti. E una via verso tale traguardo potrebbe essere quella di associare, per quanto è possibile, il lavoro alla proprietà del capitale e di dar vita a una ricca gamma di corpi intermedi a finalità economiche, sociali, culturali: corpi che godano di una effettiva autonomia nei confronti dei pubblici poteri, che perseguano i loro specifici obiettivi in rapporti di leale collaborazione vicendevole, subordinatamente alle esigenze del bene comune, e che presentino forma e sostanza di una viva comunità, cioè che in essi i rispettivi membri siano considerati e trattati come persone e stimolati a prendere parte attiva alla loro vita”. * [email protected] --www.antoniorosmini.org 20 * Il compito pubblico dei sindacati: “una prudente sollecitudine per il bene comune” (LE 20). * Il loro “impegno di carattere istruttivo, educativo e di promozione dell’auto-educazione” (LE 20). * Educazione dei lavoratori alla coscienza sociale (CDSC 307). * [email protected] --www.antoniorosmini.org 21 * Il lavoro dei sindacati è “politico” nel senso che è un agire pubblico, che mira a conseguenze politiche * Il lavoro dei sindacati, però, non è “politico”, nel senso di un partito, di un interesse particolare, della “lotta politica” (LE 20) * Il loro ambito è nella società civile (CV 64) * Non viene gestita “dall’alto” ma si organizza a livello della società e combatte per l’uomo in quanto tale * Sarebbe “illecito” (QA 80), di politicizzare questo impegno, di organizzarla a livello statale * [email protected] --www.antoniorosmini.org 22 * LE 20: “I giusti sforzi per assicurare i diritti dei lavoratori, che sono uniti dalla stessa professione, devono sempre tener conto delle limitazioni che impone la situazione economica generale del paese. Le richieste sindacali non possono trasformarsi in una specie di «egoismo» di gruppo o di classe”. [email protected] --www.antoniorosmini.org 23 * Il sindacato cristiano si basa sul principio della dignità dell’uomo, della sua difesa, e del riconoscimento dei suoi diritti. La sua prima intenzione non è quella di dividere ma di unire. * Pertanto, si oppone a qualsiasi antropologia materialistica. * Il suo orientamento non è la contrapposizione alla “classe” dei capitalisti/industriali/imprenditori, ma la base è l’universalità dell’essere umano, e perciò mira all’accordo, non alla lotta. * Lo sciopero, perciò, non è “strumento” dell’azione, ma ultima ratio; rimane comunque sempre un diritto assicurato. * Lo sguardo va sull’uomo in quanto tale, non è ristretto semplicemente al mercato; il lavoro non viene considerato unicamente all’interno di una teoria sul mercato e sul capitale, ma viene considerato nel suo valore umano. * [email protected] --www.antoniorosmini.org 24 * Non mira al sovvertimento dell’ordinamento politico- economico, ma alla sua giusta organizzazione, secondo la dignità della persona. * Essa si esprime a livello sociale soprattutto nella “proprietà privata” (la coscienza del lavoratore di lavorare “in proprio”) e nella “famiglia”, questi due fattori determinano l’idea della “giusta remunerazione”. * La solidarizzazione, in chiave cristiana, non è esclusiva, ma inclusiva. * Il principio non è lo “Stato perfetto” ma l’antiperfettismo politico (Rosmini), insieme alla perfettibilità morale della persona e la sua responsabilità individuale. * In questo senso, i sindacati sono “un esponente della lotta per la giustizia sociale” (LE 20). [email protected] --www.antoniorosmini.org 25 * Positivo * Creativo * Educativo * Meritorio * [email protected] --www.antoniorosmini.org 26 * [email protected] --www.antoniorosmini.org 27 * “Il contesto socio-economico odierno, caratterizzato da processi di globalizzazione economico-finanziaria sempre più rapidi, spinge i sindacati a rinnovarsi. Oggi i sindacati sono chiamati ad agire in forme nuove” (CDSC 308). * “L’insieme dei cambiamenti sociali ed economici fa sì che le organizzazioni sindacali sperimentino maggiori difficoltà a svolgere il loro compito di rappresentanza degli interessi dei lavoratori, anche per il fatto che i Governi, per ragioni di utilità economica, limitano spesso le libertà sindacali o la capacità negoziale dei sindacati stessi” (CV 25). * [email protected] --www.antoniorosmini.org 28 * Il rapporto lavoratore – consumatore (CV 64) * “Il contesto globale in cui si svolge il lavoro richiede anche che le organizzazioni sindacali nazionali, prevalentemente chiuse nella difesa degli interessi dei propri iscritti, volgano lo sguardo anche verso i non iscritti e, in particolare, verso i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo, dove i diritti sociali vengono spesso violati” (CV 64) * LE 24-27: una spiritualità del lavoro [email protected] --www.antoniorosmini.org 29 * Prima conseguenza etica, secondo LE 19, la “giusta remunerazione”: “Non c’è nel contesto attuale un altro modo più importante per realizzare la giustizia nei rapporti lavoratore-datore di lavoro, di quello costituito appunto dalla remunerazione del lavoro. […] il rapporto tra il datore di lavoro […] e il lavoratore si risolve in base al salario, cioè mediante la giusta remunerazione del lavoro che è stato eseguito” * Anche nei riguardi della famiglia * [email protected] --www.antoniorosmini.org 30 * “Chi non sa infatti che la troppa tenuità e la soverchia altezza dei salari è stata la cagione per la quale gli operai non potessero aver lavorato? Il quale inconveniente, riscontratosi specialmente nei tempi del Nostro Pontificato in danno di molti, gettò gli operai nella miseria e nelle tentazioni, mandò in rovina la prosperità delle città e mise in pericolo la pace e la tranquillità di tutto il mondo. È contrario dunque alla giustizia sociale che, per badare al proprio vantaggio senza aver riguardo al bene comune, il salario degli operai venga troppo abbassato o troppo innalzato; e la medesima giustizia richiede che, nel consenso delle menti e delle volontà, per quanto è possibile, il salario venga temperato in maniera che a quanti più è possibile, sia dato di prestare l'opera loro e percepire i frutti convenienti per il sostentamento della vita” (Quadragesimo anno, n°75) [email protected] --www.antoniorosmini.org 31 * OCST Corso di formazione 12 maggio 2014 Prof. Dr. Markus Krienke Cattedra “Antonio Rosmini” Facoltà di Teologia di Lugano [email protected]