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LE FUNZIONI ESECUTIVE
da Cossu ‘Le funzioni esecutive’ Milano maggio 2011
modif. Boschetto, giugno 2011
• Le
funzioni esecutive ci permettono di
– formulare obiettivi e piani per raggiugerli,
– ricordare gli obiettivi nel tempo (e ripescare dalla MLT le
informazioni significative),
– scegliere e iniziare azioni che ci aiutino a raggiungerli,
– monitorare e aggiustare il nostro comportamento,
(flessibilita’) come necessario finche’ li raggiungiamo o li
falliamo
Aron, 2008
1-
QUESTIONI PRELIMINARI
1.1
localizzazione delle funzioni
1.2
intenzionalita’
2 - LE FUNZIONI ESECUTIVE
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
25 DIA
32 DIA
premesse storiche
attenzione
memoria
funzioni esecutive calde e fredde
impulsivita’
3 - LE FUNZIONI ESECUTIVE NEI DISTURBI DI SPETTRO AUTISTICO
10 DIA
4 - LE BASI PER UN INTERVENTO IN SOGGETTI AUTISTICI ADULTI CON DI
7 DIA
QUALE RELAZIONE FRA INTENZIONE E AZIONE,
FRA PENSIERO E CERVELLO
• LOCALIZZAZIONE
• la localizzazione e l’organizzazione delle funzioni a livello di aree
corticali e’ una chimera
• si tratta di una relazione fra funzioni immateriali e loro localizzazione
• INTENZIONALITA’
• ‘il sistema motorio del cervello esiste per tradurre pensieri
sensazioni ed emozioni nel movimento.
• Al momento i passi iniziali di tale processo sono al di la’ delle
possibilita’ di analisi.
• Non sappiamo ancora come siano costruiti i movimenti volontari, ne’
da dove vengano gli ordini’ Henneman 1984
Teoria frenologica della localizzazione delle funzioni cerebrali sulla
superficie del cervello umano. Gall, Franz Joseph. - 1758 - 1828
I tratti del carattere si sviluppano in aree specifiche del cervello, che si espandono
secondo lo sviluppo e determinano la comparsa di solchi e rilevatezze sulla superficie
del cranio, dai quali e’ possibile determinare il carattere.
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Suddivisione semplificata della superficie
della corteccia cerebrale, Brodman, 1907
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Areas 3, 1 & 2 - Primary Somatosensory Cortex
Area 4 - Primary Motor Cortex
Area 5 - Somatosensory Association Cortex
Area 6 - Premotor cortex (Supplementary motor area)
Area 7 - Somatosensory Association Cortex
Area 8 - Frontal eye fields
Area 9 - Dorsolateral prefrontal cortex
Area 10 - Anterior prefrontal cortex
Area 11 - Orbitofrontal area
Area 12 - Orbitofrontal area
Area 13 e Area 14* - Insular cortex▪
17 - Primary visual cortex (V1)▪
Area 18 - Secondary visual cortex (V2)
Area 19 - Associative visual cortex (V3)
Area 20 - Inferior temporal gyrus
Area 21 - Middle temporal gyrus▪
Area 22 - Superior temporal gyrus, Wernicke's area
Area 23 - Posterior cingulate cortex
Area 24 - Anterior cingulate cortex.
Area 25 - Ventromedial prefontal cortex)[1]
Area 26 - Ectosplenial
Area 27 - Piriform cortex
Area 28 - Entorhinal Cortex
Area 29 Area 30 Area 31 Area 32 Area 33 cingulate cortex
Area 34 - Entorhinal Cortex,
Area 35 - Perirhinal cortex Parahippocampal gyrus
Area 36 - Parahippocampal cortex
Area 37 - Fusiform gyrus▪
Area 38 - Temporopolar
Area 39 - Angular gyrus, Wernicke's area
Area 40 - Supramarginal gyrus Wernicke's area
Areas 41 & 42 - Primary and Auditory Association Cortexv
Area 43 - Primary Gustatory Cortex
Area 44 - pars opercularis, Broca's area
Area 45 - pars triangularis Broca's area
Area 46 - Dorsolateral prefrontal cortex▪
Area 47 - Inferior prefontal gyrus▪
Area 48 - Retrosubicular area
Area 49 - Parasubiculum
Area 52 - Parainsular
,
Penfield, Omunculus corticale, 1951
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• corteccia prefrontale: emozioni e risoluzione di problemi
• corteccia motoria associativa: coordinazione dei movimenti
complessi
• corteccia motoria primaria: inizio movimenti volontari
• corteccia somatosensitiva primaria: riconoscimento
informazioni sensitive
• corteccia sensitiva associativa: elaborazione informazioni
sensitive
• corteccia visiva associativa: elaborazione delle informazioni
visive
• corteccia visiva: riconoscimento di stimoli visivi semplici
• area di Wernicke: comprensione del linguaggio
• corteccia uditiva associativa: elaborazione delle informazioni
uditive
• corteccia uditiva: riconoscimento delle qualita’ dei suoni
(volume, tono)
• corteccia inferotemporale: elaborazioni legate alla memoria
• area di Broca: produzione del linguaggio
• Localizzazione delle funzioni
non significa che una funzione
sia svolta esclusivamente da
una determinata area
• la maggior parte delle funzioni
sono espletate da neuroni di regioni
cerebrali diverse.
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• certe aree hanno una piu’ stretta
relazione con determinate funzioni
rispetto ad altre.
• ogni area e’ deputata a svolgere
principalmente una certa funzione.
QUALE RELAZIONE FRA INTENZIONE E AZIONE,
FRA PENSIERO E CERVELLO
• breve rassegna del pensiero filosofico rispetto alla nascita dell’intenzionalita’
• approccio innatista
il neonato è gia’ dotato di una ricca struttura rappresentazionale
che gli consente di interpretare l’esperienza
• le conoscenze stanno nelle memoria - Platone
• le idee vengono da un ente sovrannaturale - Cartesio
• i giudizi e le conoscenze sono a priori - Kant
• approccio empirista (Hume, Locke)
• riafferma la priorita’ dell’esperienza,
l’apprendimento avviene con l’esperienza
• la mente del neonato è una tabula rasa. Lo stato
iniziale del processo di sviluppo è caratterizzato da
una mancanza totale di organizzazione mentale.
– Watson 1919 manifesto del comportamentismo - parte dal
presupposto che ciascuno e’ tabula rasa e quindi
plasmabile
– Skinner esprime il concetto che cio’ che interessa e’ solo
cio’ che entra (stimolo) e cio’ che esce (risposta) senza
occuparsi di cio’ che avviene nella black box
•
approccio costruttivista
• il bno si costruisce le conoscenze attraverso processi,
a partire da quello che c’e’, inizialmente un repertorio
di pattern motori riflessi (Piaget - riflessi innati e
invarianti funzionali)
• L’esperienza è la causa principale dello sviluppo, ma
ciò che si sviluppa non è una copia di quello che il
bambino esperisce, ma una struttura cognitiva
attraverso la quale il bambino può interpretare
l’esperienza.
• ADATTAMENTO guidato da due meccanismi in rapporto fra loro, in equilibrio
dinamico nello sviluppo dell’intelligenza
– ASSIMILAZIONE - processo conservatore che tende a subordinare
l’ambiente esterno agli schemi preesistenti dell’organismo (es
prensione, suzione..)
– ACCOMODAMENTO - processo di modifica degli schemi preesistenti
dell’organismo, da parte dell’ambiente
– GIOCO netto prevalere dell’assimilazione sull’accomodamento che
tende a subordinare l’ambiente esterno agli schemi preesistenti
– IMITAZIONE predomina l’accomodamento perche’ l’uso degli schemi
preesistenti e’ diretto dal modello da imitare
– Assimilazione, schema rigido, porta alla ripetizione - ma lo schema
ripetuto, a seconda dell’oggetto, comporta progressivamente modifiche
dello schema, fino ad una chiara differenziazione, e quindi si avvicina
progressivamente all’accomodamento
– in ottica piagetiana l’esordio delle funzioni esecutive,
coincide con l’emergere della capacita’ di
IMITAZIONE DIFFERITA
(imitazione di modello motorio in assenza di modello - 6 st. 18/24 m)
• finche’ negli anni ‘70 viene dimostrato che proporre un pattern di movimento ad un
neonato (es. tira fuori lingua) attiva un’imitazione (Piaget 8/12m)
Imitation of facial and manual gestures by human neonates.
Science. Meltzoff, A.N., & Moore, M.K. (1977).
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Evolution of Neonatal Imitation.
Gross L, PLoS Biology Vol. 4/9/2006
• approccio della fenomenologia (Edmund Husserl 1859 - 1938)
• l’esperienza e’ intuitiva
• i fenomeni si presentano a noi in un riflesso
fenomenologico, ovvero sempre indissolubilmente
associati al nostro punto di vista
Merleau-Ponty - ‘Fenomenologia della percezione’ 1945
– noi siamo i nostri corpi e la nostra esperienza vissuta di questo corpo
nega la separazione dell’oggetto dal soggetto, della mente dal corpo
– il nostro e’ un ‘mondo interindividuale’
– la conoscenza e’ esperienza condivisa
– il senso del gesto non e’ dato ma viene compreso, decifrato, catturato
da un atto da parte di chi guarda’
– e’ come se le intenzioni di un’altra persona abitassero nel mio corpo’
• approccio razionalista: gli esseri umani decifrano il comportamento
degli altri in termini di stati mentali (intenzioni, credenze, desideri),
rimanda ad un livello classificatorio, monadico
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• NEURONI
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MIRROR, inizio anni ‘90, - Serendipity
– nella corteccia premotoria di una scimmia lo stesso neurone scarica
sia se la scimmia sta compiendo un’atto motorio, sia se la scimmia
osserva un uomo che compie la stessa azione
• nell’uomo il sistema di MN si trova in molte altre aree della corteccia:
–
–
–
–
–
–
–
–
premotoria ventrale, compreso Broca
lobulo parietale inferiore
giro frontale inferiore,
Amigdala
Cingolo anteriore
solco temporale superiore,
ippocampo,
insula
• CATENE
MOTORIE E COMPRENSIONE DELLE INTENZIONI
• meccanismo
adattivo che ricostruisce il programma motorio
di chi ci sta davanti
• permette di capire concretamente, ‘in modo incarnato’,
le intenzioni dell’altro
• significato difensivo del poter anticipare
• meccanismo biologico alla base del comportamento sociale
degli uomini (empatia)
• base per l’apprendimento attraverso l’imitazione
• possibile substrato per lo sviluppo di una cognizione sociale e
di una Teoria della mente
neuroimaging funzionale (Fabbri, Rizzolati, 2008)
– All’interno dei sistemi di network neurali fronto parietali, che di possono
ricondurre alla ampia funzione di integrazione sensomotoria, si riconosce
un sistema MN FRONTOPARIETALE,
– SISTEMA SPECCHIO FRONTALE, motorio, con organizzazione
somatotopica di piede, mano, bocca - attiva schemi motori
corrispondenti a quelli che vediamo
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– SISTEMA SPECCHIO PARIETALE, che si attiva in parti
differenti se assitiamo ad azioni a valenza positiva o ad
azioni a valenza negativa
• studi EMG ed EEG: si attiva mm mimica analoga a quella cui si e’ esposti,
anche per frazioni di tempo di 30 msec
– le reazioni emozionali possono essere evocate inconsapevolmente
– la mm mimica funge da feedback che fornisce un’informazione propiocettiva
e influenza l’esperienza emozionale
Simultaneous Recording of EEG and Facial Muscle Reactions During Spontaneous Emotional
Mimicry Achaibou,(2008)
• Similar Facial Electromyographic Responses to Faces, Voices, and Body Expressions
Magnee,(2007)
• al tempo stesso l’esperienza empatica richiede un’esposizione per tempi
molto piu’ lunghi
• impalcatura neurale delle intenzioni
Fogassi studia le aree postero/inferiori del lobo parietale, ricche di connessioni con l’area premotoria F5, e da qui alla F1.
Viene proposta a una scimmia
– una nocciolina, che prende e mangia o
– un oggetto non commestibile, che ha imparato a mettere in un altro contenitore .
• La prima parte dell’azione e’ uguale, ma se lo scopo dell’azione e’ diverso
(mangiare vs buttare via), gia’ la programmazione del primo movimento sara’
guidato da neuroni diversi.
• gli atti motori sono guidati dallo scopo dell’azione
– studio sulla prensione di noccioline da parte di scimmie con l’utilizzo di
pinze normali e di pinze invertite, che richiedono un movimento opposto
– anche se i movimenti sono opposti in entrambi i casi scarica lo stesso
neurone: lo scopo dell’atto motorio e’ lo stesso
– lo SCOPO dell’azione governa in modo sovraordinato la neuroanatomia
funzionale del movimento
– Movimento - spostamento di un segmento nello
spazio (Comparetti)
– Atto motorio - sequenza ordinata di singoli
movimenti (es. grasping)
– Azione - e’ l’atto motorio con uno scopo
– Un soggetto autistico puo’ avere capacita’ di movimento straordinaria,
ma le sue azioni sono magari molto deficitarie
LO SPAZIO DELL’AZIONE E’
SPAZIO FUNZIONALE
SPAZIO PERIPERSONALE 2009 Fogassi
una mano prende un oggetto all’interno e all’esterno del raggio d’azione del macaco:
MN in F5,
26 % rispondeva se l’azione avveniva nello spazio extrapersonale della scimmia;
27 % mostrava invece una selettività per lo spazio peripersonale
47 % rispondeva alla presentazione della scena motoria indipendentemente dalla posizione
• mantenendo invariate le distanze, si interpone tra i due un pannello trasparente i neuroni
che hanno reagito in precedenza non rispondono più alla vista del gesto.
MN METRICI
Popolazione di MN spazialmente selettivi che codifica lo spazio peri ed
extrapersonale seguendo un formato puramente metrico
MN OPERAZIONALI
Popolazione di MN che codificano lo spazio in termini operazionali, a seconda della
possibilità, per il macaco, di compiere a sua volta il gesto osservato.
• Rizzolatti ipotizza che nella costruzione sensomotoria dello spazio
lo spazio sia inteso non come una categoria unitaria, ma discreta e frammentaria,
costituendosi nella interazione con gli oggetti, e
modellandosi attorno ad una entita’ soggettiva - il corpo come misura di tutto-.
CENTRAL PATTERNS GENERATORS
generatori centrali di pattern motori
• anche il sistema motorio ha una sua struttura gerarchica e la componente piu’
bassa del sistema motorio e’ costituita dai CPG
• CPG e’ un sistema neuronale che genera patterns motori intrinseci di attivita’
ritmica, indipendentemente dagli input sensoriali o centrali (es. governano la
deglutizione, la respirazione ed anche la deambulazione,)
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TRASFORMAZIONI VISUO/MOTORIE
• nel vedere un oggetto (es una tazza) oltre ad essere decifrato come oggetto
conosciuto, viene frammentato in tutte le porzioni visive che permettono un’azione
sull’oggetto (es. manico, bordo, base) a livello parietale posteriore.
• La regione parietale informa le aree premotorie su tutte le possibilita’ di
movimento sull’oggetto.
• C’e’ costantemente una cascata di programmi motori potenziali, la
grandissima parte dei quali non viene agito. Si tratta di un circuito automatico.
ANCHE LA PERCEZIONE VISIVA E’ RICOSTRUZIONE
• lo stimolo visivo, dalle aree occipitali, viene proiettato
–
–
1 VIA DORSALE, del DOVE a livello parietale (permette la trasformazione visuomotoria:
una tazza con una certa forma rende possibili alcuni programmi motori potenziali)
2 VIA VENTRALE, del COSA a livello temporale (attiva la memoria semantica)
• lo SCOPO dell’azione governa in modo sovraordinato
la neuroanatomia funzionale del movimento
• lo spazio dell’azione e’ uno SPAZIO FUNZIONALE
• sia lo spazio peripersonale
• sia lo spazio in rapporto agli oggetti
• l’informazione visiva (trasformazioni visuomotorie - MN) attiva
una quantita’ di SCHEMI MOTORI POTENZIALI ed un
malfunzionamento a livello frontale puo’ non permettere di inibirli
(perseveranza, dipendenza dal campo)
• la RISONANZA MOTORIA ED EMOZIONALE che rimanda
all’impossibilita’ di conoscere l’altro come oggetto esterno a noi,
ed alla dimensione imprescindibile dell’intersoggettivita’
Wired to Be Social: The Ontogeny of Human Interaction.
U. Castiello, V. Gallese et al.. Public Library of Science One, Vol. 5 No. 10, October 7, 2010.
• studio di cinematica intrauterina in gemelli di 14 settimane che documenta la
modulazione precocissima delle risposte motorie nell’interazione.
• I movimenti sono molto diversi se il feto ha di fronte la parete uterina
(movimenti + ampi e bruschi) piuttosto che il fratello (movimenti + lenti e
controllati) o se tocca se stesso - inoltre tocca piu’ spesso il fratello di se’.
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LE FUNZIONI ESECUTIVE
• Le funzioni esecutive ci permettono di
– formulare obiettivi e piani per raggiugerli,
– ricordare gli obiettivi nel tempo (e ripescare dalla MLT le
informazioni significative),
– scegliere e iniziare azioni che ci aiutino a raggiungerli,
– monitorare e aggiustare il nostro comportamento,
(flessibilita’) come necessario finche’ li raggiungiamo o li
falliamo
Aron, 2008
Executive
• in inglese, rimanda a funzioni elevate, di supervisione, ‘manageriali’,
• mentre esecutivo, in italiano, rimanda a funzioni basse, delegate
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• Le funzioni esecutive sono processi necessari per mettere in atto
comportamenti orientati verso un obiettivo e sono basate sul
funzionamento della corteccia prefrontale
• Al di la della diagnosi, la specifica organizzazione delle funzioni esecutive
diventa determinante nell’impostare un percorso riabilitativo
Analisi clinica delle alterazioni del comportamento:
• approccio tassonomico - livello descrittivo (cio’ che
manca, cio’ che non funziona) - nella stessa diagnosi
rientrano soggetti del tutto diversi
• approccio funzionalista - (che cosa c’e’, come
funziona), base imprescindibile per un intervento
LE FUNZIONI ESECUTIVE
• abilita’ a inibire le risposte automatiche
• abilita’ a spostare l’attenzione
• abilita’ a mantenere il controllo emotivo
• abilita’ a iniziare un compito
• memoria di lavoro
• abilita’ a formulare ipotesi
• abilita’ a pianificare
• abilita’ a organizzare il contesto
• abilita’ a monitorare, rilevare errori, correggere
• flessibilita’ cognitiva
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Norman e Shallice ‘00 propongono 5 condizioni in cui un comportamento
routinario non e’ sufficiente per una buona performance:
1 - pianificazione e decision making
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2 - correzione e risoluzione di problemi
3 - situazioni in cui le risposte non sono automatizzate o in
cui sono richieste nuove sequenze di azioni
4 - situazioni pericolose o tecnicamente difficili
5 - situazioni che richiedono l’utilizzo di uno sforzo mentale
intenso, anche abituale, o il resistere a tentazioni.
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• meta’ ‘800 Phineas Gage, minatore del Vermont, subisce un incidente, un tubo di ferro
entra nel suo cranio in sede frontale:
• perde conoscenza per un tempo brevissimo,
• quasi non sente dolore, rimane vigile
• ritorna al lavoro in pochi giorni
- le conseguenze del danno:
–
–
–
–
–
–
–
–
–
diventa altra persona,
instabile,
manca di rispetto,
volgare,
insofferente a regole o consigli se andavano contro i suoi
desideri,
si comportava come un bambino, ma con le passioni
animali di un giovane uomo
diminuita o distrutta la capacita’ di capire e seguire
norme sociali
non ha interessi particolari, e non lo interessa piu’ cio’
che prima lo interessava;
diviene un vagabondo, antipatico
Egas Moniz 1875-1955
– ha introdotto la tecnica angiografica e la lobectomia frontale:
• la prima tecnica prevedeva l’iniezione di alcool nei lobi frontali
• in seguito leucotomia parieto/pre-frontale, con dissezione delle fibre
talamo/frontali con un filo retrattile, il leucotomo
– in soggetti schizofrenici, gravemente aggressivi - con
trasformazione radicale del carattere
– interrotta con l’avvento delle fenotiazine
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FILOGENESI CORTECCIA FRONTALE
(homo sapiens 29%, scimpanzee 12%, gatto 3%)
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• La corteccia prefrontale si e’ espansa con l’evoluzione di mammiferi e primati
e una ampia corteccia prefrontale e’ tipica dell’uomo e dei primati
(delfini, balene, volume cerebrale grande ma con ipersviluppo parietale)
• Sistema
frontale, filogeneticamente tardivo, a lentissimo sviluppo
• la densita’ di materia grigia va incontro a una curva di sviluppo a U rovesciata
durante l’adolescenza.
– all’inizio dell’adolescenza si ha un nuovo periodo di sinaptogenesi, cioe’ di
proliferazione di nuove sinapsi, dopo quello che caratterizza i primissimi anni di
vita. Cio’ comporta un aumento della sostanza grigia, che va incontro ad un picco
di densita’, raggiunto il quale si ha un plateau.
– Ad un certo momento, specifico per ogni area corticale, inizia il processo di
pruning sinaptico, cioe’ lo sfoltimento delle sinapsi scarsamente utilizzate.
• i lobi frontali raggiungono il loro picco di crescita a 12 anni per i maschi e 11
anni per le femmine
• La ridefinizione dei circuiti, attraverso la perdita di materia grigia, continua,
nel lobo frontale, anche nella terza decade di vita, e la corteccia
prefrontale dorsolaterale e’ l’ultima area corticale a raggiungere lo
spessore definitivo (2006).
ATTENZIONE
ATTENZIONE
Modello di Manly e Robertson (‘99)
- Attenzione selettiva: seleziona gli stimoli importanti e ignora le
informazioni irrilevanti o interferenti;
protegge dal sovraccarico di informazioni,
permette comportamenti coerenti e
flessibili in relazione agli eventi
(migliora da 6 a 12 anni parietale posteriore dx)
- Attenzione mantenuta: mantenersi vigili per un periodo prolungato
di tempo
(migliora fino a 11 anni aree frontali dx e parietali)
- Controllo esecutivo: gestire stimoli conflittuali o cambiare
rapidamente il proprio set cognitivo
(migliora molto fra 6 e 8 aa, poi fino a 12 anni
giro cingolato anteriore)
Modello di Posner e Petersen, 1990
Esistono 3 network dell’attenzione
1 - PAS Sistema Attenzionale Posteriore
– Orientamento dell’attenzione verso sorgenti di
stimolazione appartenenti a diverse sensorialita’. Dirige
l’attenzione verso porzioni d’interesse dello spazio
circostante
2. - AAS Sistema Attenzionale Anteriore
– Detezione focale degli stimoli, attivo in compiti
percettivi e motori, nella rilevazione dello stimolo
appropriato per l’esecuzione di un determinato compito e
nella programmazione dell’azione
3. - Sistema di
Vigilanza
• 1 PAS Sistema Attenzionale Posteriore - shifting attentivo
- orientamento attenzione
- ricerca visiva
• disancoraggio: corteccia
parietale posteriore
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• shifting: collicolo superiore
• ancoraggio: pulvinar
– un danno parietale soprattutto a dx porta eminiattenzione, ‘neglect’
– L’ emisfero dx elabora gli stimoli a bassa frequenza spaziale, il sn ad alta frequenza
• 2 AAS Sistema Attenzionale Anteriore - detezione focale stimoli
corteccia prefrontale mediale:
-corteccia cingolata anteriore,
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- area supplementare motoria
Giro del cingolo: attenzione divisa
• permette di rilevare piu’ elementi contemporaneamente
• di monitorare i diversi attributi dello stimolo.
• e’ un sistema di memoria di lavoro e di controllo esecutivo.
• Un danno a questo sistema comporta una disorganizzazione della
programmazione motoria
• 3 Sistema di Vigilanza: input noradrenergico fornito alla
corteccia dal locus ceruleus (mantiene modulato il tono
dell’attenzione)
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• Ungerleider & Mishkin (1982) distinguono due vie visive (e relative alle
caratteristiche percettive degli oggetti (via ventrale).
– via DORSALE del DOVE - elaborazione delle informazioni spaziali
(posizione, movimento, trasformazioni e relazioni spaziali)
– Via VENTRALE del COSA - processa le caratteristiche percettive dell’oggetto
(colore, dimensione, forma, consistenza, dettagli visivi)
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MEMORIA
• MBT trattiene le informazioni pochi secondi
al massimo per alcuni minuti
• MLT conserva le informazioni per giorni o anche tutta la vita
– Memoria dichiarativa (o esplicita), riguarda le informazioni
comunicabili, che vengono richiamate consciamente.
– Memoria procedurale (o implicita), riguarda le informazioni
relative a comportamenti automatici.
episodica, riguarda le informazioni
specifiche a un contesto particolare,
come un momento e un luogo
(autobiografica tipo di memoria episodica)
semantica, riguarda idee e affermazioni
indipendenti da uno specifico episodio
procedurale riguarda soprattutto le abilita’
motorie e fonetiche, che vengono apprese
con l’esercizio e utilizzate senza controllo
attentivo volontario
– Memoria dichiarativa (o esplicita),
diencefalo, lobo temporale mediale (ippocampo)
– Memoria procedurale (o implicita),
striato, amigdala, cervelletto
WORKING MEMORY - WM
• processo
cognitivo, dalla capacità limitata,
che permette di mantenere accessibili in
MBT le informazioni necessarie al compito
e contemporaneamente elaborare
quelle o altre informazioni.
Prove ad elevato impegno WM
DLPFC
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Baddeley, A.D. (2000). The episodic buffer: a new component of working memory?
• Loop
Fonologico trattamento dell'informazione fonetica e fonologica. costituito
da due sotto componenti: un magazzino fonologico a breve termine, cioe’ una
memoria uditiva a rapido decadimento, ed un sistema di ripetizione articolatoria,
che evita il declino di una particolare traccia.
•Taccuino visuo-spaziale Memoria di lavoro visuo-spaziale, intesa sia come
capacita’ di mantenimento ed elaborazione di informazioni visuo-spaziali, che
come capacita’ di generare immagini mentali
• Buffer episodico Baddeley 2000. sistema di memoria separato che utilizza una
codifica di tipo multimodale. Mantiene le informazioni e le combina in
rappresentazioni unitarie, significative e coerenti, come scene ed episodi.
• WM entra in gioco da subito nelle funzioni esecutive:
– nel formulare piani ed obiettivi,
– nel recupero di informazioni rilevanti da memorie specifiche
– nel ricordare nel tempo l’obiettivo
• per compiti nuovi, prima che diventino automatici, si attivano diverse aree corticali:
circuito PARIETO - PREFRONTALE - CINGOLO
- Corteccia prefrontale DL
(controllo WM, estrazione informazioni significative)
- parietale posteriore, giro angolare
(cross-modale, controllo attentivo,
manipolazione di rappresentazioni)
- Giro
del cingolo anteriore
(obiettivo/controllo errori decisionali/inizio)
- Talamo
• se l’attivita’ diviene ormai automatica si attiva maggiormente il nucleo striato
‘Le funzioni corticali superiori nell’uomo’, 1967
Analizza le disfunzioni esecutive (memoria, linguaggio) e le implicazioni
sociali nelle disfunzioni frontali
applica il metodo statistico alla neuropsicologia
Lurja, 1902-1977
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• lesioni
dorso-laterali
– comportamenti perseverativi, (incapacita’ ad iniziare
l’azione, ma una volta iniziato il comportamento,
incapacita’ di cambiarlo o interromperlo)
– comportamento campo/dipendente (es. se vede un
bicchiere ci beve, se vede un cappotto lo mette, fino
all’ecoprassia)
– rigidita’ mentale (fino all’impossibilita’ di spostare
l’attenzione).
– compromissione della memoria di lavoro
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• lesioni
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ventro-mediali e orbito-frontali:
– disinibizione emozionale e comportamentale
– l’affetto e’ raramente neutro, oscillando fra euforia ed
angoscia,
– controllo degli impulsi, da scarso a assente, (aggressivi, urla),
– incapacita’ di dilazionare gratificazioni
•
FE CALDE, legate all’elaborazione delle emozioni (nodo
affettivo, problem solving sociale).
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La corteccia orbitofrontale grazie
alle connessioni con strutture sottocorticali
(amigdala,nucleus accumbens, striato
ventrale) permette
- elaborazione automatica ed
emozionale degli stimoli,
- definendone la valenza emotiva
(rinforzo o di punizione)
- organizzando eventuali risposte
fisiologiche autonomiche
• FE FREDDE (nodo cognitivo regolatore). Le altre porzioni della
corteccia prefrontale prmettono un’elaborazione cognitiva, controllata e
cosciente delle informazioni, piu’ facilmente chiamate in causa da problemi
astratti
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porzione dorsolaterale corteccia prefrontale
consente di manipolare informazioni
verbali o visuospaziali (ventrolaterale le mantiene in memoria)
porzione inferiore corteccia prefrontale
consente l’inibizione
della risposta comportamentale
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giro frontale superiore selezione e flessibilita’
del compito (task switching)
IMPULSIVITA’
• comportamenti messi in atto rapidamente,
con poca pianificazione e con
scarsa valutazione delle conseguenze
• difficolta’ di inibire risposte motorie
• difficolta’ di utilizzare informazioni disponibili per valutare le
possibili conseguenze
• difficolta’differire una gratificazione immediata in favore di una
gratificazione maggiore ma temporalmente piu’ distante
IMPULSIVITA’
dal punto di vista neuropsicologico si distinguono disturbi a carico di due processi
neurocognitivi ben distinti che possono portare, a differenti forme di impulsivita’.
• capacita’
di inibizione di risposte comportamentali
L’inibizione della risposta e’ una funzione esecutiva dipendente dalla corteccia
prefrontale inferiore (ventrolaterale), la cui curva di sviluppo si conclude verso i
14/15 anni. Si valuta con compiti Go-NoGo e di Stop al segnale. Il numero di errori nelle
condizioni di NoGo e il Tempo di Reazione al Segnale di Stop sono utilizzati come indice del
controllo inibitorio.
• capacita’
di integrare le contingenze
di ricompensa/ punizione nella scelta tra una o piu’ opzioni.
orbitofrontale
corteccia
e sue connessioni con strutture sottocorticali del lobo
limbico, quali l’amigdala ed il nucleo striato. Valutata da compiti decisionali ambigui o in
condizioni di rischio, per estrarre la propensione individuale al rischio e la capacita’ di
adattare le proprie scelte sulla base delle modifiche delle contingenze ricompensa/punizione
IMPULSIVITA’
• Riposo:
– Nucleo pallido blocca efferenze talamiche
verso corteccia - non si attiva la corteccia
motoria primaria
• Esecuzione di un’azione:
– efferenze corticali attivano lo striato che
inibisce il blocco del pallido sul talamo
• Soppressione dell’azione:
– la corteccia prefrontale (supervisiore
dell’azione) attraverso il nucleo subtalamico
riattiva l’inibizione del pallido sul talamo
si blocca l’azione
• disturbi funzionali della corteccia prefrontale
rendono molto difficile interrompere
un’azione iniziata: ripetitivita’, sterotipie
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LE FUNZIONI ESECUTIVE NEI DISTURBI DI SPETTRO AUTISTICO
• nell’autismo
la rigidita’ e perseverazione indicano quanto sia
particolarmente compromessa la FLESSIBILITA’ COGNITIVA
– Molti comportamenti dei soggetti autistici possono essere spiegati con
deficit delle FE, e l’incapacita’ di pianificare e correggere il proprio
comportamento, potrebbe spiegare i comportamenti altamente ripetitivi,
rigidi ed invarianti
• Attenzione
• Incapacita’ di cogliere il tutto senza rimanere ancorati al
particolare
• Iperselettivita’
• Incapacita’ di ridirezionare in maniera flessibile l’attenzione
• Controllo motorio
• Impulsivita’
• incapacita’ di inibire le risposte inappropriate
• perseverazione
• Motivazione
•
AUTISMO, MODELLI INTERPRETATIVI
• Teoria socio-affettiva (Hobbes ‘93, Dawson ‘98, Trevarthen ‘01)
incapacita’ innata di interagire emozionalmente con l’altro
• Teoria della mente
(Premack ‘79, anni ‘80 e ‘90 Baron Cohen, Frith, Cohen e Volkmar)
incapacita’ di attribuire all’altro intenzioni, desideri, sentimenti, credenze,
rimanendo in una condizione di cecita’ mentale
• Deficit della coerenza centrale
(Happe’ ‘96)
l’informazione sensoriale rimane frammentata,focalizzata sui dettagli
• Teoria delle Funzioni esecutive
–
–
(Robbins ‘93)
disfunzione corteccia prefrontale
implicate in ogni tipo di problem solving, anche sociale
es. comprensione di desideri, emozioni, intenzioni altrui problemi nell’auto-organizzazione di ogni comportamento che non sia
abituale - da qui rigidita’, routinarieta’, interessi ristretti
• La
teoria delle funzioni esecutive individua nell’autismo un deficit
cognitivo di natura generale,
non limitato all’elaborazione degli stimoli sociali (Teoria della Mente)
– Praticamente tutti gli studi hanno trovato differenze significative tra i
soggetti autistici e i controlli in almeno una misura delle funzioni
esecutive. In particolare compromessa la memoria di lavoro
– Modalita’ attentiva iperselettiva, (Baron-Cohen ‘87)
– disorganizzazione dei processi di attenzione selettiva (Ciesielsky ‘95)
– Incapacita’ di processare simultaneamente piu’ stimoli con attenzione
monomodale ai dettagli (Carlsson ‘98).
– rassegna di Pennington e Ozonoff (1996) compromissione prevalente
della Memoria di lavoro verbale
– Incapacita’ a pianificare e a ricostruire il passato (Klein ‘99)
– Comprensione semantica dell’azione, con associazione rigida fra
oggetto e semantica: le forbici sono sempre per tagliare, il bicchiere
sempre per bere, indipendentemente da come sia l’atto motorio che
viene osservato (Boria ‘09)
• Incapacita’
a processare informazioni emozionali e sociali
(Dawson ‘05)
• Alterazioni neurofunzionali in compiti di riconoscimento di volti
• Studi di eye-tracking (Dalton ‘05)
Iperattivazione amigdala durante fissazione occhi
DEFICIT MOTORI NEI DSA
• assenza posture anticipatorie in bni Autistici (Kanner ‘43)
• Pattern anormali di fissazione visiva (O’Connor ‘67).
• difficolta’ di anticipazione, pianificazione motoria, organizzazione
del movimento, adattamento in risposta a feedback ambientali,
coordinazione di elementi separati in una sequenza finalizzata
(Ozonoff ‘91, Hughes ‘96)
• Deficit di inibizione selettiva nelle risposte (Ciesielki ‘95)
• deficit motilita’ spontanea nel neonato possibile precursore di DA
(Teitelbam ‘04)
• deficit dei movimenti oculari lenti di inseguimento (Sweeney ‘04)
• difficolta’ nel prevedere le perturbazioni che l’ambiente avra’ sul
movimento - e nell’anticipare le conseguenze di questo sull’ambiente
(Nayate ‘05)
• nei bni autistici, il movimento appare indistinguibile da quello di un
coetaneo, ma analizzando l’attivazione neuronale la struttura e’ molto
diversa. L’intenzione guida l’azione.
• Imitazione del gesto: meccanismo potenzialmente automatico,
deve essere inibito, attraverso il pallido, dalla corteccia prefrontale
• nei DSA difficolta’ nell’imitare sequenze di movimenti delle mani
o facciali (Rogers ‘94), confermata in decine di studi, in particolare se
la sequenza e’ non significativa o arbitraria - anche nell’imitare
singole azioni
• HFA imitazione di gesti con oggetti performances uguali ai
normotipici, ma nella pantomima a partire da immagini (es
bicchiere) performances molto scadenti, anche se riconoscono
perfettamente l’oggetto.
• l’incapacita’ a pianificare potrebbe conseguire ai deficit imitativi
dato che anche questa potrebbe essere appresa da modello
• autismo disfunzione MN - deficit imitativi precoci - attribuzione di
stati mentali (Carr,’03, Dapretto, ‘06, Schulte-Ruther, ‘07, Iacoboni ‘08)
The mirror neuron system and the consequences of its dysfunction Iacoboni e Dapretto ‘06
studio fMRI su bambini che devono
osservare e imitare emozioni
– In entrambi i compiti i bni con autismo presentano minor attivazione del
sistema frontale di MN (pars opercolaris, giro frontale inferiore) e tale
ipoattivazione e’ strettamente correlata alla severita’ del disturbo secondo
ADOS ed ADI
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– in entrambi i compiti, di osservazione
e di imitazione di emozioni, nei normotipi
si attiva il sistema gia’ descritto nell’adulto,
prevalente nell’emisfero destro, che
coinvolge la corteccia motoria e premotoria
con il MNS frontale (pars opercolaris dell’IFG),
nucleo striato, sistema limbico (insula, amigdala)
il cervelletto: il significato dell’emozione
osservata o imitata viene sentito e capito
– bambini con ASD non mostravano attivita’
nel MNS frontale (pars opercolaris dell’IFG),
inoltre ipoattivazione del sistema limbico:
l’imitazione di emozioni richiede maggior
sforzo attentivo visivo e motorio
(incrementata attivita’ nelle aree di
associazione visiva): probabilmente il significato
dell’emozione non e’ ben sperimentato dall’interno
• Sistema MN fronto parietale e imitazione
• input visivo verso MNS parte dal STS
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• a livello di MNS parietale le informazioni riguardano la
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descrizione motoria dell’azione
• da qui al MNS frontale, piu’ coinvolto nella ricostruzione
dello scopo dell’azione
• le frecce nere, in uscita copie efferenti dei comandi motori imitativi, rinviati
al STS per un matching con l’azione osservata
• Deficit/disfunzione anche parziale del sistema MN potrebbe
determinare deficit nell’imitazione e quindi
nell’intersoggettivita’
• Scarsa modulazione MN (scarso controllo prefrontale)
forse in causa nell’ecolalia, ecoprassia, stereotipie e
comportamenti rigidi e ripetitivi
LE BASI PER UN INTERVENTO IN SOGGETTI AUTISTICI ADULTI CON DI
RIABILITAZIONE NEUROPSICOLOGICA DEI DISTURBI DELLE FE
• l’intervento riabilitativo diviene anche nell’adulto, se:
– risulta funzionale all’impalcatura neurofunzionale di partenza
– a partire quindi da un profilo neuropsicologico
– considera le caratteristiche personali (tolleranza alla
frustrazione, disponibilita’, motivazione)
– individua la funzione target, e quelle correlate
– si basa sulle competenze parziali, deficitarie e con funzionamento
differente (SCOMPOSIZIONE FUNZIONALE )
– considera e attiva le supplenze funzionali: spesso gli obiettivi di
un intervento consistono nel ‘rendere accessibile una
funzione’, piuttosto che cercare di ‘normalizzarla’
(SUPPLENZA FUNZIONALE)
– si appoggia quindi sulle funzioni cognitive preesistenti ed elicita le
funzioni cognitive in sviluppo
– Viene portato avanto con coerenza, continuita’ e generalizzazione
TRAINING PER FUNZIONI ESECUTIVE
Goal Managment Training (Levine 1996) STOP ! Definire il problema, Elencare i
passaggi, Apprendere i passaggi, Controllare
Problem Solving Training (Von Cramon 1992) Esercizi selezione e combinazione
informazioni Esercizi pensiero divergente Esercizi ragionamento induttivo e
deduttivo Esercizi pianificazione azioni
Modello a 3 unita’ di Lurija (Laatsch 1988) Attenzione ; selezione, orientamento,
mantenimento Memoria : memoria di lavoro e uso di strategie Processi Esecutivi :
strategie, controllo impulsivia’, consapevolezza
Training con utilizzo PASAT (Marlowe 2000) Esercizi somma ultimi due numeri
presentati C
TRAINING PER ATTENZIONE
Pay Attention (Sohlberg e Matteer 1987) Esercizi di attenzione sostenuta,
selettiva, alternata e divisa (visiva e uditiva)
Captain’s Log Cognitive Training Software Esercizi di rinforzo delle abilita’
attentive : discriminazione di ritmi, suoni, colori, vigilanza, scanning visivo,
controllo delle risposte
Un intervento di sostegno alle FE non puo’ prescindere da un profilo
neuropsicologico, ma in particolare in soggetti adulti con DSA e
grave DI questo puo’ essere realizzato nell’aiuto ad acquisire le
autonomie di vita quotidiana, secondo i principi di:
• scomporre il compito in sottocomponenti piu’ semplici
• fornire aiuti visivi che
– diano prevedibilita’,
– possano permettere di anticipare imprevisti e pianificare
alternative
– sostengano la WM nell’esecuzione del compito
• inserire la nuova competenza in contesto routinario
• fornire il necessario sostegno funzionale per un tempo
prolungato, con generalizzazione dei contesti e con
coerenza nelle modalita’
• diminuire progressivamente gli aiuti, supervisionare
• sostenere la disponibilita’ attentiva e motivazionale
FORNIRE PREVEDIBILITA’
AIUTARE A RICOSTRUIRE SEQUENZE
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TOKEN ECONOMY
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Grazie per l’attenzione !!
RIPETITIVITA’ NELL’AUTISMO
• diminuisce significativamente in presenza di proposte che attirano l’attenzione
• Tecniche di rinforzo per non produrre il comportamento per un periodo di
tempo
- DRO rinforzo differenziale di altri comportamenti
- DRI rinforzo di comportamenti incompatibili l’azione
Efficacia buona/moderata nel ridurre stereotipie motorie o verbali
• Graded Change per gestire nell’autismo stereotipie o distruttivita’ con oggetti,
forniti in taglie sempre piu’ piccole i comportamenti (Hemsley et al., 1978 ; Howlin &
Rutter, 1987)
• Insegnare attivita’ alternative equivalenti funzionali (Durand ‘91)
• Fornire prompts visivi durante lo svolgimento del compito riduce
significativamente le stereotipie motorie (Mac Duff ‘93, Pierce ‘94)
SISTEMA PARIETALE
• Raccoglie varie tipologie di afferenze e le mette in relazione (es.,
fornisce i parametri motori a un’informazione visiva)
• le funzioni delle differenti popolazioni neuronali
• VOCABOLARIO MOTORIO, come una sorta di deposito di schemi motori
(es. Popolazione di neuroni F5 che si attivano nel grasping orale e
manuale) neuroni molto specializzati -all’interno della stessa area si
ritrovano neuroni specializzati per funzioni molto diverse
• il sistema motorio nel suo organizzarsi punta a due obiettivi: rapidita’ e
precisione
• esistono livelli di altissima specializzazione per singole popolazioni
neuronali, che sono reciprocamente orchestrati nei vari pattern motori,
ma questa ‘melodia cinetica -Lurja’ viene costruita nel tempo
• Linguaggio come organizzatore raffinatissimo del pensiero, piu’
che come strumento comunicativo - ogni parola non e’
semplicemente etichetta di significato, piuttosto un groviglio di
livelli (fonologico, morfologico, etichettatura sintattica,
semantico)
•
Hollander ‘98 ha ipotizzato l’esistenza di uno
spettro impulsivo-compulsivo,
un continuum clinico con estremi:
• DOC in cui le difficolta’ di inibizione si associano ad
– una tendenza alla sovrastima del pericolo
– e all’evitamento del rischio
• DCI in cui le difficolta’ di inibizione si associano ad
– una ridotta percezione della pericolosita’
– e ad una elevata ricerca del pericolo.
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•Frederic Still,1868-1941 pediatra Great Ormond Street,
•1902 Lancet ‘ alcune condizioni cliniche anormali nei bambini’ descrive bambini iperattivi,
aggressivi, resistenti alla disciplina, iperemotivi, crudeli e disonesti, che ricercano
gratificazione immediata come qualita’ cardinale con bassa tolleranza alla frustrazione
cercando di approfondire deficit e anormalita’ del controllo morale dei bambini • in realta’ e’ la prima descrizione clinica completa dell’ADHD, con inoltre il tentativo di
capirne il funzionamento
• ‘il controllo morale significa il controllo dell’azione in conformita’ con l’idea del bene
comune’ -
• Still ipotizza che un difetto nel controllo morale potrebbe
conseguire a
– 1 Difetto nella volonta’ inibitoria (inibitory volition) punto
chiave di partenza, a cui conseguono 2 e 3.
– 2 Difetto nella coscienza morale
– 3 Deficit della relazione cognitiva con l’ambiente
(incapacita’ di valutare il contesto)
Quic k Time™ and a
dec ompres s or
are needed to s ee this pic ture.
• Leonardo Bianchi 1848-1927 neurologo,
• 1890 a Napoli fonde le cattedre universitarie di psichiatria e
neurologia patologica
• 1920 ‘la meccanica del cervello e la funzione dei lobi frontali’
analisi sistematica delle conseguenze dei danni frontali nei
pazienti
• descrive lesioni parietali in persone molto diverse (macellaio
che sa fare solo conti, prete che legge sempre breviario,
professore, contadino analfabeta) con conseguenze molto
diverse dato che la storia di ciascuno plasma il cervello
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