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PARLAMENTO EUROPEO
2009 - 2014
Documento di seduta
A7-0245/2013
28.6.2013
RELAZIONE
sul genericidio: le donne scomparse?
(2012/2273(INI))
Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
Relatore: Antigoni Papadopoulou
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Unita nella diversità
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PR_INI
INDICE
Pagina
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO ...................................... 3
MOTIVAZIONE ...................................................................................................................... 13
PARERE DI MINORANZA .................................................................................................... 16
PARERE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO ..................................................... 17
ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE ............................................... 21
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PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sul genericidio: le donne scomparse?
(2012/2273(INI))
Il Parlamento europeo,
– visti l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea (TUE), che esalta valori comuni a tutti gli
Stati membri come il pluralismo, la non discriminazione, la tolleranza, la giustizia, la
solidarietà e la parità tra uomini e donne, e l'articolo 8 del trattato sul funzionamento
dell'Unione europea (TFUE), che sancisce il principio dell'integrazione della dimensione
di genere affermando che nelle sue azioni l'Unione mira ad eliminare le ineguaglianze,
nonché a promuovere la parità, tra uomini e donne,
– visto l'articolo 19 del TFUE, che fa riferimento alla lotta contro le discriminazioni fondate
sul sesso,
– visto l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 18 dicembre 1979 sull'eliminazione di ogni
forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW),
– viste la dichiarazione di Pechino e la piattaforma d'azione adottata alla quarta Conferenza
mondiale sulle donne il 15 settembre 19951, e le relative risoluzioni del 18 maggio 2000,
del 10 marzo 2005 (Pechino + 10)2, e del 25 febbraio 2010 (Pechino + 15)3,
– visti gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM), adottati al Vertice del Millennio delle
Nazioni Unite nel settembre 2000, e in particolare quello riguardante la promozione della
parità di genere e l'emancipazione femminile quale condizione preliminare per superare la
fame, la povertà e la malattia e raggiungere l'uguaglianza a tutti i livelli di istruzione e in
tutti gli ambiti lavorativi, il controllo paritario delle risorse e la pari rappresentanza nella
vita pubblica e politica,
– visto il Patto europeo per la parità di genere (2011-2020), adottato dal Consiglio europeo
nel marzo 2011,
– visto il consenso europeo in materia di sviluppo,
– vista la Convenzione europea sui diritti umani e la biomedicina,
– visti gli orientamenti dell'Unione europea per favorire l'osservanza del diritto
internazionale umanitario (IHL), gli orientamenti in materia di pena di morte, tortura e
altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, nonché in materia di difensori dei
diritti umani, dialoghi sui diritti umani con i paesi terzi, promozione e tutela dei diritti del
1
GU C 59 del 23.2.2001, pag. 258.
GU C 320 E del 15.12.2005, pag. 247.
3
GU C 348 E del 21.12.2010, pag. 11.
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minore, violenze contro le donne e le ragazze e lotta contro ogni forma di discriminazione
nei loro confronti,
– viste le conclusioni del Consiglio del 2 dicembre 1998, in virtù delle quali la valutazione
annuale dell'attuazione della piattaforma d'azione di Pechino si baserà su indicatori e
parametri di riferimento quantitativi e qualitativi,
– viste le conclusioni del Consiglio del 2 e 3 giugno 2005, in cui gli Stati membri e la
Commissione sono invitati a rafforzare i meccanismi istituzionali di promozione della
parità di genere e a istituire un quadro di valutazione per l'attuazione della piattaforma
d'azione di Pechino per un monitoraggio più coerente e sistematico dei progressi compiuti,
– viste le conclusioni del Consiglio del 5 e 6 dicembre 2007 sulla revisione dell'attuazione
della piattaforma d'azione di Pechino da parte delle istituzioni dell'Unione europea e degli
Stati membri, nonché la relazione della Presidenza portoghese ad esse allegata che
approva gli indicatori sulle donne e la povertà,
– vista la "Strategia della Commissione per la parità tra donne e uomini: 2010-2015",
presentata il 21 settembre 2010, e il relativo documento di lavoro dei servizi della
Commissione sulle azioni dirette ad attuare la strategia,
– visto il documento di lavoro dei servizi della Commissione relativo al piano d'azione
dell'UE sulla parità tra uomini e donne e l'emancipazione femminile nello sviluppo (20102015),
– vista la dichiarazione comune del 4 febbraio 2005 dei ministri dell'UE per le pari
opportunità nel quadro della revisione decennale della piattaforma d'azione di Pechino,
nella quale essi ribadiscono, tra l'altro, il fermo sostegno e l'impegno a favore di una piena
ed efficace attuazione della dichiarazione e della piattaforma d'azione di Pechino,
– viste le conclusioni adottate il 15 marzo 2013 dalla 57a sessione della commissione sullo
status delle donne delle Nazioni Unite che per la prima volta in un testo internazionale
riconosce specificatamente il fenomeno dell'omicidio basato sul genere o "femminicidio",
– vista la dichiarazione interistituzionale del 2011 sulla prevenzione della selezione
prenatale in funzione del genere presentata dall'Ufficio dell'Alto commissario delle
Nazioni Unite per i diritti dell'uomo (OHCHR), dal Fondo delle Nazioni Unite per la
popolazione (UNFPA), dal Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF), da UN
Women e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS),
– visti la dichiarazione e il programma di azione della Conferenza internazionale del Cairo
del 1994 sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD), le principali azioni dirette ad attuarli
nonché la risoluzione n. 65/234 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul seguito
della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo oltre il 2014 (dicembre
2010),
– vista la sua risoluzione del 13 marzo 2008 sulla parità di genere e l'emancipazione
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femminile nella cooperazione allo sviluppo1, e segnatamente il paragrafo 37,
– vista la sua risoluzione del 16 dicembre 2010 sulla relazione annuale sui diritti umani nel
mondo nel 2009 e sulla politica dell'Unione europea in materia2, in particolare il paragrafo
76 che sottolinea la necessità di eliminare tutte le forme di discriminazione e di violenza
contro le donne e le ragazze, compreso l'aborto selettivo in base al sesso,
– vista la sua risoluzione del 13 dicembre 2012 sulla relazione annuale sui diritti umani e la
democrazia nel mondo nel 2011 e sulla politica dell'Unione europea in materia3,
– vista la sua risoluzione dell'11 ottobre 2007 sugli assassinii di donne (femminicidi) in
Messico e America Centrale e sul ruolo dell'Unione europea nella lotta contro questo
fenomeno4,
– visto l'articolo 48 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il
parere della commissione per lo sviluppo (A7-0245/2013),
A. considerando che il "genericidio" è un termine neutro che indica l'uccisione di massa
sistematica, deliberata e selettiva rispetto al genere di persone appartenenti a un
determinato sesso, che risulta essere un problema crescente ma non sufficientemente
denunciato in vari paesi, con conseguenze letali; che tale relazione esamina le cause, le
attuali tendenze, conseguenze e modi di combattere le pratiche di selezione prenatale in
funzione del genere, che assumono anche la forma di infanticidio e violenza mediante la
selezione del sesso (altri termini, quali "femmicidio/femminicidio" per i quali esiste già
una relazione speciale del Parlamento5, sono stati utilizzati per riferirsi all'uccisione di
donne e ragazze quali espressione estrema della discriminazione e della violenza contro le
donne);
B. considerando che, nonostante le recenti leggi contro le pratiche di selezione del sesso, le
ragazze sono in modo sproporzionato oggetto di una crudele discriminazione sessuale, che
spesso si estende fino a comprendere i feti non ancora nati, di cui si sia determinato il
sesso femminile, che vengono abortiti, abbandonati o uccisi per nessun'altra ragione se
1
Testi approvati, P6_TA(2008)0103.
Testi approvati, P7_TA(2010)0489.
3
Testi approvati, P7_TA(2012)0503.
4
Testi approvati, P6_TA(2007)0431.
5
Nell'ottobre 2007, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sugli assassinii di donne
(femminicidio) in Messico e in America centrale e il ruolo dell'Unione europea (UE) nella lotta
contro tale fenomeno. Il Parlamento ha ribadito la sua condanna del femminicidio nella recente
relazione annuale sui diritti umani approvata nel dicembre 2010. Il femminicidio è altresì
menzionato negli Orientamenti dell'UE sulla violenza contro le donne, approvati dal Consiglio
dell'UE nel dicembre 2008. Nell'aprile 2009, la Presidenza dell'UE ha rilasciato una dichiarazione
accogliendo con favore l'avvio del processo all'IACHR (Commissione interamericana per i diritti
umani) e, nel luglio 2010, l'Alto rappresentante dell'UE Catherine Ashton ha emesso una
dichiarazione a nome dell'UE esprimendo la sua inquietudine sul femminicidio in America latina,
condannando "tutte le forme di violenza di genere e il crimine ripugnante del femminicidio", e
accogliendo con favore la sentenza dell'IACHR.
2
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non quella di essere femmine;
C. considerando che, secondo le stime, nel 1990, più di 100 milioni di donne risultavano
demograficamente "scomparse" dalla popolazione mondiale a causa del genericidio1; che,
secondo stime recenti, questo numero è salito a quasi 200 milioni di donne "scomparse"
dalla popolazione mondiale2;
D. considerando che il genericidio è un problema di portata globale che non interessa
solamente l'Asia e l'Europa, ma anche il Nord America, l'Africa e l'America latina; che si
commette un genericidio ogni volta in cui una donna incinta, di propria volontà o in
seguito a pressioni, decide di non partorire un feto femminile perché le femmine sono
considerate un peso per la società;
E. considerando che in Asia, e specialmente in Cina, India e Vietnam, il rapporto numerico
tra i sessi è particolarmente distorto; che nel 2012 in Cina sono nati 113 maschi ogni 100
femmine e, in India e Vietnam, 112 maschi ogni 100 femmine3;
F. considerando che in Europa il rapporto numerico tra i sessi è particolarmente distorto in
alcuni paesi, dato che nel 2012 sono nati 112 maschi ogni 100 femmine in Albania,
Armenia, Azerbaijan e Georgia4;
G. considerando che la pratica del genericidio è più spesso profondamente radicata in culture
caratterizzate da una "preferenza per il figlio maschio", dalla disuguaglianza di genere, da
una discriminazione persistente e da stereotipi contro le figlie femmine e in alcuni casi in
paesi che applicano politiche statali coercitive;
H. considerando che le idee sulla "preferenza per il figlio maschio" sono profondamente
radicate e costituiscono una parte di tradizioni consolidate nel tempo che riguardano
questioni quali la successione ereditaria, il fatto che i genitori facciano affidamento sui
figli maschi per ottenere sostegno economico e sicurezza, la continuità del nome e della
discendenza della famiglia e il desiderio di sfuggire al costo tradizionalmente elevato della
dote delle figlie al fine di evitare difficoltà economiche;
I. considerando che l'inadeguatezza dei sistemi e dei regimi di sicurezza sociale e delle
opzioni assicurative per le famiglie in alcuni paesi può ingannevolmente condurre a una
"preferenza per il figlio maschio" e a pratiche di selezione del sesso;
J. considerando che le pratiche di selezione del sesso alterano l'equilibrio di genere delle
società, provocano una distorsione nel rapporto numerico tra i sessi e hanno ripercussioni
economiche e sociali; che lo squilibrio di genere in termini di "uomini in eccesso"
1
Amartya Sen, More Than 100 Million Women Are Missing, The New York Review of Books, vol.
37, n. 20, (20 dicembre, 1990), disponibile al seguente indirizzo:
http://www.nybooks.com/articles/3408
2
Scheda informativa delle Nazioni Unite: International Women's Day 2007, disponibile al seguente
indirizzo http://www.un.org/events/women/iwd/2007/factsfigures.shtml
3
Mappa mondiale del rapporto numerico tra i sessi alla nascita,
http://en.worldstat.info/World/List_of_countries_by_Sex_ratio_at_birth
4
http://en.worldstat.info/World/List_of_countries_by_Sex_ratio_at_birth
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influisce sulla stabilità sociale a lungo termine, provocando un aumento complessivo a
livello di criminalità, frustrazione, violenza, tratta, schiavitù sessuale, sfruttamento,
prostituzione e stupri;
K. considerando che una cultura patriarcale in cui persiste la "preferenza per il figlio maschio"
non solo mantiene gli stereotipi, le carenze di democrazia e le disuguaglianze di genere
ma provoca discriminazioni contro le donne e, pertanto, impedisce loro di beneficiare
pienamente della parità di trattamento e di pari opportunità in tutti gli ambiti della vita;
L. considerando che la presenza di pratiche di selezione del sesso, tassi più elevati di
mortalità tra le bambine nella prima infanzia e percentuali inferiori di iscrizione scolastica
tra le femmine rispetto ai maschi possono indicare che in alcune società prevale una
cultura di "preferenza per il figlio maschio"; che è importante studiare e stabilire se tali
fenomeni siano associati a ulteriori carenze di democrazia a discapito delle bambine, come
un peggioramento del loro accesso all'alimentazione, all'istruzione, alle cure sanitarie, ai
servizi igienici, all'acqua potabile, all'assistenza medica e sociale, al fine di individuare
modalità efficaci per evitare che ciò avvenga;
M. considerando che il deficit demografico di individui femmine in molti paesi non può
essere risolto a causa della mancanza di dati statistici attendibili per il monitoraggio delle
nascite e dei decessi;
N. considerando che l'emancipazione delle donne contribuirà alla promozione del
cambiamento comportamentale e sociale necessario per sradicare le pratiche di selezione
del sesso nel lungo termine;
O. considerando che, per sradicare la pratica della selezione del sesso, è necessario un
processo complesso che implica una serie di approcci e metodi interconnessi, compresa
una formazione specialistica per il personale sanitario in materia di consulenza e di
prevenzione delle pratiche di selezione del sesso nell'UE e a livello mondiale;
P. considerando che le azioni di sostegno, le misure politiche e le buone pratiche come la
campagna "Care for Girls" in Cina (che mira a sensibilizzare sul valore delle ragazze), e il
sistema "Balika Samriddhi Yojana" in India (che fornisce incentivi economici per
l'istruzione delle ragazze provenienti da famiglie povere), sono essenziali per cambiare le
tendenze comportamentali nei confronti delle ragazze e delle donne;
Q. considerando che l'esempio positivo della Corea del Sud è davvero notevole perché il
paese è riuscito a invertire un rapporto numerico tra i sessi altamente distorto di 114 nati
maschi ogni 100 nate femmine nel 1994 a un rapporto di 107 maschi ogni 100 femmine
nel 20101;
1. ribadisce che il genericidio continua a costituire un reato e una grave violazione dei diritti
dell'uomo, che richiede mezzi efficaci per combattere e eliminare tutte le cause
fondamentali che portano alla cultura patriarcale;
1
UNFPA, Report of the International Workshop on Skewed Sex Ratios at Birth: Addressing the Issue
and the Way Forward, ottobre 2011.
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2. sottolinea l'obbligo che grava su tutti gli Stati e su tutti i governi di promuovere e di
proteggere i diritti umani e di prevenire le discriminazioni come fondamento dell'azione
tesa a eliminare tutti i tipi di violenza contro le donne;
3. invita i governi a elaborare e ad attuare misure atte a promuovere un cambiamento
profondo della mentalità e degli atteggiamenti verso le donne in modo da contrastare le
credenze e i comportamenti nefasti che perpetuano la violenza contro le donne;
4. invita i governi a qualificare specificatamente il femminicidio o il genericidio come
crimine e pertanto a elaborare e applicare misure legislative affinché i casi di
femminicidio siano oggetto di inchiesta, gli aggressori siano giudicati e sia garantito alle
donne sopravvissute un accesso agevole ai servizi sanitari e di sostegno a lungo termine;
5. sottolinea che, ai sensi della convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la
lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica e ai sensi della
dichiarazione e della piattaforma d'azione di Pechino, le pressioni sulle donne da parte
della famiglia o della società per spingerle a sottoporsi ad aborti selettivi sono considerate
una forma di violenza fisica e psicologica;
6. sottolinea che l'eliminazione delle pratiche di selezione del sesso è un processo complesso
che richiede l'adozione di una serie di approcci e metodi collegati tra di loro, dallo studio
delle cause primarie e dei fattori socioeconomici caratteristici dei paesi in cui esiste la
preferenza per i figli maschi e per il sesso maschile, alla creazione di campagne a favore
dei diritti e della condizione delle ragazze e delle donne, all'introduzione di leggi e
regolamenti; ritiene, più in generale, che l'unico modo sostenibile per impedire l'ulteriore
diffusione delle pratiche di selezione del sesso sia di promuovere la parità del valore dei
sessi in tutte le società;
7. evidenzia la necessità di promuovere un'accurata indagine scientifica e uno studio delle
cause alla base delle pratiche di selezione del sesso al fine di promuovere una ricerca sulle
usanze e le tradizioni tipiche di un paese che possono condurre alla selezione del sesso e
sulle conseguenze sociali a lungo termine di questa pratica, e invita la Commissione ad
attivarsi in tal senso;
8. chiede un'analisi dettagliata dei motivi finanziari ed economici di base che contribuiscono
alle pratiche di selezione del sesso; esorta inoltre i governi a esaminare attivamente gli
oneri che gravano sulle famiglie e che possono condurre al fenomeno dell'aumento degli
individui di sesso maschile;
9. sottolinea l'importanza di elaborare una normativa contro la selezione del sesso, che
dovrebbe includere pacchetti di protezione sociale per le donne, un migliore monitoraggio
dell'attuazione della normativa esistente e una maggiore attenzione alle cause
socioeconomiche alla base del fenomeno, così da affrontare il problema in modo
sostenibile e olistico, difendendo l'uguaglianza di genere e incoraggiando la
partecipazione attiva da parte della società civile;
10. esorta i governi a colmare le carenze democratiche e legislative, a combattere gli ostacoli
che ancora creano discriminazioni contro le bambine, a garantire diritti di successione alle
donne, ad applicare leggi nazionali che garantiscano l'uguaglianza tra donne e uomini
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davanti alla legge in tutti i settori della vita e a offrire l'emancipazione economica,
scolastica e politica alle ragazze e alle donne;
11. invita la Commissione a sostenere e incoraggiare tutti i tipi di iniziative dirette a
sensibilizzare sul tema delle discriminazioni basate sul genere, compreso il genericidio, e
a individuare modi efficaci per combatterlo, offrendo consulenza, assistenza, politiche e
finanziamenti adeguati nell'ambito delle sue relazioni esterne, degli aiuti umanitari e
dell'integrazione della dimensione di genere;
12. mette in evidenza che la mancata responsabilizzazione delle donne e delle ragazze,
unitamente all'assenza di sforzi volti a modificare le norme e le strutture sociali, ha gravi
ripercussioni a livello giuridico, sanitario e dei diritti umani e conseguenze potenzialmente
gravi a più lungo termine, che danneggiano le società coinvolte;
13. sottolinea che, secondo diversi studi, lo squilibrio di genere potrebbe portare all'aumento
della tratta con finalità di matrimonio o sfruttamento sessuale; violenza contro le donne;
matrimoni tra minori, precoci e forzati; HIV/AIDS e altre malattie sessualmente
trasmissibili (MST); sottolinea che lo squilibrio di genere minaccia quindi la sicurezza e la
stabilità della società e chiede, pertanto, analisi approfondite delle eventuali conseguenze
in termini di salute, economia e sicurezza di questo vertiginoso aumento del numero di
individui di sesso maschile;
14. sostiene le riforme pertinenti, il monitoraggio continuo e l'attuazione efficace della
legislazione sulla parità di genere e contro la discriminazione, specialmente nei paesi a
medio e a basso reddito e in transizione;
15. invita la Commissione ad impegnarsi attivamente per prevenire la selezione del sesso
basata su pregiudizi di genere, non imponendo limitazioni sull'accesso ai sevizi e alle
tecnologie per la salute riproduttiva ma promuovendone un uso responsabile, a introdurre
e rafforzare gli orientamenti, a fornire una formazione specializzata al personale medico
per fornire consulenza ed evitare le pratiche di selezione del sesso, con la sola eccezione
dei casi giustificati di malattie genetiche collegate al sesso, e a impedire l'uso e la
promozione di strumenti tecnologici per la selezione del sesso e/o per scopo di lucro;
16. sottolinea che la legislazione diretta a gestire o limitare la selezione del sesso deve tutelare
il diritto delle donne ad accedere alle tecnologie e ai servizi per la salute riproduttiva e
sessuale senza autorizzazione del coniuge, che tale legislazione deve essere effettivamente
messa in atto e che devono essere comminate sanzioni adeguate contro chi infrange la
legge;
17. auspica una collaborazione e una cooperazione più strette tra i governi e la comunità
medica e chiede orientamenti rigorosi sull'autoregolamentazione degli ambulatori e degli
ospedali, quale misura attiva per evitare la selezione del sesso come attività commerciale
finalizzata al profitto economico;
18. chiede alla Commissione e agli Stati membri di identificare gli ambulatori in Europa che
conducono aborti selettivi, di presentare le statistiche su tale pratica e di elaborare un
elenco delle migliori pratiche per prevenirli;
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19. riconosce che garantire e promuovere i diritti delle donne e delle ragazze, offrendo loro
pari opportunità, specialmente nell'istruzione e nell'occupazione, è essenziale per
contrastare il sessismo e assicurare la costruzione di una società in cui il principio di parità
di genere sia una realtà; mette in evidenza che il miglioramento dei livelli di istruzione,
delle opportunità lavorative e di servizi integrati di assistenza sanitaria, compresi quelli
relativi alla salute sessuale e riproduttiva per le donne, svolte un ruolo di vitale importanza
nello sforzo di eliminare le pratiche di selezione del sesso, dall'aborto all'infanticidio, e
per ottenere una crescita economica complessiva nei paesi in via di sviluppo e ridurre la
povertà; sottolinea che la responsabilizzazione delle donne e il coinvolgimento degli
uomini sono decisivi nella lotta alla disuguaglianza di genere e nella promozione di
cambiamenti comportamentali e sociali necessari per eliminare le pratiche di selezione del
sesso nel lungo periodo;
20. invita pertanto la Commissione a incoraggiare un ambiente educativo e sociale in cui
entrambi i sessi siano rispettati e trattati equamente e in cui entrambi i sessi siano
riconosciuti per le loro capacità e potenzialità, senza stereotipi e discriminazioni,
rafforzando al contempo l'integrazione della dimensione di genere, le pari opportunità e un
partenariato equo;
21. invita la Commissione e sollecita le organizzazioni internazionali pertinenti a sostenere
programmi d'istruzione per l'emancipazione delle donne, che consentano loro di
sviluppare la stima di sé, acquisire competenze, prendere decisioni e assumersi la
responsabilità della propria vita, della propria salute e della propria occupazione e che
consentano loro di avere una vita economicamente indipendente;
22. invita la Commissione, il SEAE e i governi dei paesi terzi a elaborare campagne di
sensibilizzazione e di informazione atte a promuovere il principio di parità tra uomini e
donne e a sensibilizzare al rispetto reciproco dei diritti umani di ciascuna persona della
coppia, soprattutto in materia di accesso al diritto di proprietà, al diritto al lavoro,
all'assistenza sanitaria appropriata, alla giustizia e all'istruzione;
23. rammenta gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) e sottolinea che l'accesso
all'istruzione e all'assistenza sanitaria, compresi i diritti e la salute sessuale e riproduttiva,
sono diritti umani fondamentali; sottolinea la necessità di inserire un riferimento speciale
e specifico al genericidio e alla problematica della selezione del sesso nei dialoghi e nelle
relazioni sugli OSM e in altri forum internazionali di condivisione dell'esperienza;
24. evidenzia che la capacità delle donne di esercitare i propri diritti passa inconfutabilmente
dalla loro capacità di prendere decisioni in maniera individuale e indipendente dai coniugi
pertanto è essenziale garantire alle donne l'accesso all'istruzione, al lavoro, all'assistenza
sanitaria, al conto bancario senza l'autorizzazione o il consenso altrui;
25. invita i governi dei paesi partner a ridurre i costi legati all'assistenza sanitaria per la cura
dei minori, in particolare delle bambine, che spesso muoiono a causa della cattiva o
inadeguata assistenza ricevuta;
26. invita i governi a migliorare l'accesso delle donne all'assistenza sanitaria, in particolare
prenatale e materna, all'istruzione, all'agricoltura, al credito e ai microprestiti, alle
opportunità economiche e alla proprietà;
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27. invita a porre un accento particolare sulla creazione delle condizioni per la mutualità nei
paesi in via di sviluppo, tra l'altro attraverso la creazione di fondi pensionistici, per ridurre
gli oneri economici a carico delle famiglie e delle persone, riducendo così la loro
dipendenza e preferenza per i figli maschi;
28. osserva che le pratiche di selezione del sesso sono ancora presenti anche in regioni ricche
con una popolazione alfabetizzata;
29. incoraggia lo sviluppo di meccanismi di sostegno per le donne e le famiglie in grado di
fornire ad altre donne informazioni e consulenza sui pericoli e i danni causati dalle
pratiche di selezione del sesso e di fornire consulenza per sostenere le donne che
subiscono pressioni per eliminare i feti femmine;
30. incoraggia la società civile e le agenzie governative ad agire congiuntamente per
promuovere campagne di informazione e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle
conseguenze negative delle pratiche di selezione del sesso per la madre;
31. invita la Commissione a fornire sostegno tecnico e finanziario ad attività innovative e
programmi di istruzione volti a stimolare il dibattito e la comprensione del valore paritario
di maschi e femmine, che utilizzino tutti i media e le reti sociali disponibili, per rivolgersi
e coinvolgere i giovani, i capi religiosi e spirituali, gli insegnanti, i vertici delle comunità e
altre personalità influenti, in un impegno diretto a modificare le percezioni culturali della
parità di genere in una determinata società e a sottolineare le necessità di un
comportamento non discriminatorio;
32. chiede all'UE di introdurre una forte componente di genere e di porre enfasi sulla
responsabilizzazione delle donne in tutti partenariati e i dialoghi con i paesi in via di
sviluppo, come richiesto nel Consenso europeo in materia di sviluppo; ritiene inoltre che
occorra integrare la prospettiva di genere in tutte le fasi del sostegno di bilancio, ad
esempio incoraggiando il dialogo con le associazioni femminili dei paesi in via di
sviluppo e introducendo indicatori disaggregati per genere;
33. invita le autorità dei paesi interessati a migliorare il monitoraggio e la raccolta di dati
statistici sui rapporti numerici tra i sessi, e a intervenire per correggere eventuali squilibri;
chiede, a tale proposito, una più stretta collaborazione fra l'UE, le agenzie delle Nazioni
Unite e gli altri partner internazionali e i governi dei paesi partner;
34. invita la Commissione e tutte le parti interessate ad adottare le misure legislative o di altro
tipo necessarie a garantire che l'esecuzione di aborti forzati e di interventi chirurgici di
selezione del sesso per porre fine alla gravidanza senza il consenso preliminare e
informato o la comprensione della procedura da parte della donna interessata costituisca
reato;
35. invita i governi e tutte le parti interessate pertinenti a garantire che la legislazione in
materia di selezione del genere sia effettivamente attuata e che siano imposte sanzioni
adeguate a chi viola la legge;
36. invita la Commissione a rafforzare la cooperazione con altre organizzazioni e organismi
internazionali come le Nazioni Unite, l'OMS, l'UNICEF, l'OHCHR, l'UNFPA e UN
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Women per affrontare il problema delle pratiche di selezione del sesso e combatterne le
cause alla radice in tutti i paesi, e a fare rete con i governi, i parlamenti, le diverse parti
interessate, i media, le organizzazioni non governative, le organizzazioni delle donne e
altri organi delle comunità per sensibilizzare maggiormente sul genericidio e sulle
modalità per impedirlo;
37. invita la Commissione e il SEAE a collaborare con le suddette organizzazioni
internazionali per affrontare il problema delle pratiche di selezione del sesso e
combatterne le cause alla radice in tutti i paesi, e instaurare contatti con i governi, i
parlamenti, le diverse parti interessate, i media, le organizzazioni non governative, le
organizzazioni delle donne e altri organi delle comunità per sensibilizzare maggiormente
sul genericidio e sulle modalità per impedirlo;
38. invita la Commissione e il SEAE, quando discutono sui pacchetti di aiuto umanitario, a
includere il genericidio tra le priorità da affrontare con i paesi terzi interessati,
ingiungendo loro di impegnarsi per far in modo che l'eliminazione del genericidio sia una
priorità, per aumentare la sensibilizzazione sul problema e fare pressioni al fine di
prevenirlo;
39. invita l'UE e i suoi partner a migliorare, tramite la cooperazione allo sviluppo, il
monitoraggio e la raccolta dei dati relativi al rapporto numerico tra i sessi alla nascita, e ad
adottare tempestive misure per gestire gli eventuali squilibri; sottolinea che negli accordi
internazionali sugli scambi commerciali e sulla cooperazione devono anche essere incluse
clausole sui diritti umani che vertano sulle discriminazioni di genere;
40. invita l'Unione europea a garantire un approccio basato sui diritti che comprenda tutti i
diritti umani e a rivolgere una speciale attenzione all'emancipazione e alla promozione, al
rispetto e alla realizzazione dei diritti delle donne e delle bambine, compresi i loro diritti
sessuali e riproduttivi e la parità di genere come presupposti per contrastare il genericidio,
tra le questioni chiave dell'agenda politica dello sviluppo post 2015;
41. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla
Commissione nonché ai governi degli Stati membri.
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MOTIVAZIONE
La parola "genericidio" è una parola neutra che si riferisce all'uccisione deliberata di persone
di un determinato genere per il fatto di essere di quel genere.
Stime recenti del rapporto numerico tra i sessi indicano un aumento del numero di donne
scomparse dalla popolazione mondiale pari a circa 200 milioni. Il dato rappresenta un
incremento enorme dal 1990, quando il numero era di 100 milioni. Le ragazze subiscono
ancora spietate discriminazioni, come la predeterminazione del sesso del nascituro, l'aborto,
l'abbandono o l'uccisione delle bambine neonate per nessun'altra ragione se non il loro genere.
La selezione del genere può avvenire prima che sia accertata la gravidanza, durante la stessa,
mediante l'individuazione prenatale del sesso e l'aborto selettivo, o a seguito del parto, con
l'infanticidio o l'abbandono. La selezione del genere viene talvolta utilizzata dalle famiglie per
scopi di bilanciamento familiare, ma avviene molto più spesso come preferenza sistematica
per i maschi perché in alcune culture le figlie femmine sono considerate un peso.
Il genericidio è un problema di portata globale che non interessa solamente l'Asia e l'Europa,
ma si può osservare anche in Nord America, Africa e America latina. I paesi in cui si
verificano queste pratiche spesso tendono ad avere rapporti numerici più elevati tra maschi e
femmine alla nascita rispetto al dato biologicamente nella norma di 106 maschi ogni 102
femmine. In Cina, per esempio, nel 2011 sono nati 113 maschi ogni 100 femmine, mentre in
India il dato era di 112 maschi ogni 100 femmine.
Ciononostante, è importante mantenere una certa cautela sul numero di aborti e pratiche di
selezione del genere prima della nascita, poiché il rapporto numerico tra i sessi alla nascita
può risentire di una serie di altri fattori. È possibile che le nascite delle femmine non siano
registrate e che non vi siano informazioni nemmeno sulle femmine uccise subito dopo il parto
o date in adozione. Benché sia utilizzato il termine "SRB" (rapporto numerico tra i sessi alla
nascita), nella maggior parte dei paesi non sono disponibili dati attendibili sulla registrazione
delle nascite, per cui si usa in via sostitutiva il rapporto numerico tra i sessi nell'infanzia (0-4
anni o 0-6 anni). Tale rapporto può risentire anche di un conteggio selettivo sotto
rappresentativo delle femmine nei censimenti e di pratiche discriminatorie in relazione
all'alimentazione e all'assistenza sanitaria che causano un aumento della mortalità post-natale
delle femmine.
La causa principale
La principale motivazione alla base di questo fenomeno è una preferenza molto radicata per il
figlio maschio, che trova radici in esperienze culturali ed economiche ed è accentuata dalla
diminuzione della fertilità e da pressioni per avere famiglie meno numerose. In alcune culture
prevale la percezione che un figlio maschio possa fornire sostegno economico ai genitori
anziani, poiché in alcune tradizioni l'eredità passa ai figli maschi. Questa percezione è più
intensa in paesi in cui non esistono sistemi di sicurezza e di previdenza sociale. Inoltre, il fatto
che un figlio trasmetta il cognome della famiglia è considerato un segno di rispetto per la
discendenza della famiglia.
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Una cultura in cui la preferenza per il figlio maschio permane nel tempo contribuisce a
rafforzare la continuazione delle disuguaglianze di genere e degli stereotipi contro le donne,
impedendo loro in molti paesi di beneficiare pienamente della parità di trattamento nelle
opportunità occupazionali e/o istruttive. Le ragazze devono affrontare diverse carenze di
democrazia in ragione del loro accesso iniquo al cibo, all'istruzione, all'assistenza sanitaria e
all'uso delle risorse sanitarie di base come i servizi igienici, l'acqua potabile, le cure mediche e
l'assistenza sociale. Tutte queste carenze compromettono la salute e il benessere attuali e
futuri delle ragazze e possono comportare un tasso di mortalità più elevato nelle donne
rispetto agli uomini.
Una legislazione adeguata e la sua attuazione pratica sono passi fondamentali per disciplinare
la selezione del genere e le pratiche di selezione del genere. Il compito diventa ancora più
difficile da monitorare a causa degli operatori sanitari e dei fornitori di apparecchiature
mediche che traggono profitto da tali procedure.
Le conseguenze del genericidio
Una popolazione con un rapporto numerico distorto tra maschi e femmine ha diverse
conseguenze. Essa infatti comporta una popolazione a prevalenza maschile e ciò ha
ripercussioni sul piano economico e sociale. Per gli uomini diventa più difficile trovare una
moglie, pertanto hanno luogo matrimoni forzati, prostituzione e traffico di esseri umani per
finalità di matrimonio o sfruttamento sessuale, da cui scaturiscono violazione dei diritti
dell'uomo e disordini sociali. Il trattamento preferenziale dei maschi e la pressione sulle donne
a partorire un maschio determinano anche un alto tasso di suicidio in alcuni dei paesi
interessati dal problema.
Lotta al genericidio
La prevenzione della selezione del sesso basata su pregiudizi di genere richiede impegno
notevole e sforzi continui e congiunti da parte della Commissione, dei governi, della società
civile, delle agenzie internazionali e di tutti coloro che operano nell'interesse della parità di
genere. Un rapporto numerico squilibrato tra i sessi è una manifestazione inaccettabile della
discriminazione delle donne e delle ragazze e una violazione dei diritti dell'uomo. Il
genericidio continuerà a essere un reato e una grave violazione dei diritti dell'uomo a meno
che tutte le cause fondamentali che portano alla preferenza per il figlio maschio non siano
affrontate e sradicate efficacemente.
In primo luogo, occorre eseguire quanto prima un'attenta analisi scientifica delle cause
essenziali. È fondamentale sostenere la raccolta di dati statistici attendibili sui rapporti tra i
sessi alla nascita, sulla mortalità infantile e sulle pratiche riconosciute di selezione del genere
a livello micro, sub-nazionale e nazionale; occorre partire da coorti di piccole dimensioni,
come i piccoli villaggi rurali, e promuovere analisi qualitative e quantitative per affrontare le
cause e le conseguenze a livelli sub-nazionali. Questi dati servono a fornire una solida base di
dati per lo sviluppo e l'attuazione di una politica accuratamente pianificata e coordinata.
In secondo luogo, occorre promuovere un uso responsabile delle tecnologie pertinenti
attraverso le associazioni dei professionisti della sanità introducendo e potenziando gli
orientamenti nonché fornendo una formazione più specializzata al personale medico, per
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prevenire le pratiche di selezione del genere che avvengono negli istituti sanitari. Inoltre,
sarebbe opportuno richiedere il possesso di una licenza medica nonché la registrazione delle
apparecchiature e degli ambulatori e del loro utilizzo, predisponendo procedure per l'esame
dei dati registrati. La determinazione del sesso e le pratiche di selezione del genere sono fonte
di guadagno per medici e fornitori di determinate apparecchiature mediche connesse alle
suddette attività; pertanto la pubblicità di servizi di selezione del genere dovrebbe essere
vietata e dovrebbero essere intraprese azioni dirette a prevenire la selezione del genere come
attività commerciale finalizzata al profitto economico.
In terzo luogo, è necessario attuare misure di sostegno per le ragazze e le donne, per
promuovere la creazione di un ambiente educativo e sociale in cui donne e uomini, ragazze e
ragazzi, siano trattati allo stesso modo e in cui le risorse educative promuovano immagini non
stereotipate delle donne e degli uomini, rafforzando così le opportunità delle donne per un
partenariato pieno ed equo nella società. La Commissione e tutte le organizzazioni
internazionali interessate devono sostenere programmi di istruzione formale e informale. Ciò
significa sostenere e permettere alle donne di sviluppare la stima di sé, acquisire conoscenze,
prendere decisioni e farsi carico della responsabilità della propria salute. Inoltre, deve esservi
rispetto reciproco tra i sessi in questioni riguardanti la sessualità e la fertilità ma occorre anche
educare gli uomini all'importanza della salute delle donne.
In quarto luogo, gli Stati devono elaborare e promuovere leggi di attuazione e quadri politici
che mirino a risolvere le cause di base delle disuguaglianze che portano alla selezione del
genere. Occorrono politiche nei settori del diritto di successione, della dote e della protezione
finanziaria e sociale per gli anziani, garantendo al contempo che le leggi e le politiche
riflettano un impegno a favore dei diritti umani e della parità di genere. In particolare, lo
sviluppo di un sistema pensionistico di anzianità che permetta alle coppie di avere dei
risparmi per la pensione oltre ad altre misure e strutture di sostegno adeguate contribuirà alla
riduzione della dipendenza dei genitori dai figli maschi e della loro preferenza per essi. Le
misure legislative devono garantire che l'esecuzione di aborti forzati e interventi chirurgici di
selezione del genere per porre fine alla gravidanza senza il consenso preliminare e informato
o l'autorizzazione della procedura da parte della donna interessata sarà considerata reato. È
fondamentale garantire che la legislazione in materia di selezione del genere sia
effettivamente attuata e che siano imposte sanzioni adeguate a chi commette violazioni.
In quinto luogo, la Commissione deve sostenere le attività di protezione e di sensibilizzazione
che stimolano la discussione e il dibattito nei social network e nella società civile in generale.
Ciò rafforzerà e allargherà il consenso sul concetto di pari valore delle ragazze e dei ragazzi.
Infine, è fondamentale che la Commissione e le delegazioni dell'UE inseriscano il genericidio
tra le priorità del dialogo politico con i paesi terzi interessati, e che lo considerino un punto
essenziale dell'agenda politica dello sviluppo post 2015.
In questa lotta contro il genericidio, è significativo e incoraggiante il fatto che la Corea del
Sud sia diretta verso la normalità, nonostante avesse un rapporto numerico tra i sessi distorto
quanto quello della Cina. È stato possibile raggiungere questo risultato grazie a un
cambiamento culturale. L'istruzione femminile, i processi antidiscriminazione e le sentenze
sulla parità di diritti hanno reso la preferenza per il figlio maschio obsoleta e superflua.
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PARERE DI MINORANZA
espresso a norma dell'articolo 52, paragrafo 3 del regolamento
Anna ZÁBORSKÁ
Il genericidio significa l'aborto selettivo in funzione del sesso basato sul sesso del feto.
Sostengo che il genericidio costituisca una questione preoccupante a livello mondiale,
ovunque le donne in stato di gravidanza, intenzionalmente o sotto pressione, decidano di non
dare alla luce feti di sesso femminile. Il genericidio comporta costi finanziari e sociali per la
società (squilibrio demografico, cure mediche post-aborto, trattamento della sindrome postaborto, maggior rischio di cancro al seno e tasso di suicidio più elevato tra le donne). Di
conseguenza, l'accesso delle donne alle cure sanitarie, in particolare prenatali e materne, deve
essere migliorato. Occorre salvaguardare il diritto umano fondamentale all'obiezione di
coscienza da parte del personale medico e delle istituzioni, con la responsabilità dello Stato
che garantisce che le pazienti possano accedere tempestivamente a cure mediche legittime, in
particolare nel caso dell’assistenza sanitaria prenatale e materna di emergenza. Esorto la
Commissione e il SEAE a rispettare pienamente le riserve relative ai diritti in materia di salute
sessuale e riproduttiva espresse dagli Stati nei trattati, nelle convenzioni e nei programmi
internazionali. La Convenzione delle Nazioni Uniti sui diritti dell'infanzia stabilisce che tutti i
minori, indipendentemente dal sesso, hanno diritto a una protezione legale appropriata prima
e dopo la nascita, e la sentenza C-34/10 della CGE sostiene che qualsiasi ovulo umano, dalla
fase di fecondazione, costituisce un embrione umano e che un embrione umano costituisce
uno stadio preciso delle sviluppo del corpo umano.
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4.6.2013
PARERE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO
destinato alla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere
sul genericidio: le donne scomparse?
(2012/2273(INI))
Relatore per parere: Corina Creţu
SUGGERIMENTI
La commissione per lo sviluppo invita la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza
di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i
seguenti suggerimenti:
1. osserva con estrema preoccupazione lo squilibrio numerico tra i sessi esistente in varie
parti del mondo, in particolare in Cina e in India, dove la preferenza per i figli maschi e il
conseguente genericidio hanno portato alla scomparsa di quasi 200 milioni di donne1;
2. sottolinea che l'eliminazione delle pratiche di selezione del sesso è un processo complesso
che richiede l'adozione di una serie di approcci e metodi collegati tra di loro, dallo studio
delle cause primarie e dei fattori socioeconomici caratteristici dei paesi in cui esiste la
preferenza per i figli maschi e per il sesso maschile, alla creazione di campagne a favore
dei diritti e della condizione delle ragazze e delle donne, all'introduzione di leggi e
regolamenti; ritiene, più in generale, che l'unico modo sostenibile per impedire l'ulteriore
diffusione delle pratiche di selezione del sesso sia di promuovere la parità del valore dei
sessi in tutte le società;
3. ricorda che la promozione dell'uguaglianza di genere e la responsabilizzazione delle donne
sono uno degli Obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) e sottolinea che l'aborto
selettivo in base al sesso rappresenta una minaccia al raggiungimento di questo obiettivo;
4. sottolinea che, secondo diversi studi, lo squilibrio di genere potrebbe portare all'aumento
della tratta di esseri umani con finalità di matrimonio o sfruttamento sessuale, della
violenza contro le donne, dei matrimoni tra minori, precoci e forzati, nonché
1
Scheda informativa delle Nazioni Unite: International Women's Day 2007, disponibile al seguente
indirizzo http://www.un.org/events/women/iwd/2007/factsfigures.shtml
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dell'HIV/AIDS e di altre malattie sessualmente trasmissibili (MST), minacciando così la
sicurezza e la stabilità della società; chiede quindi un attento esame delle possibili
conseguenze in termini di salute, economia e sicurezza di questo vertiginoso aumento del
numero di individui di sesso maschile;
5. invita i governi dei paesi partner a ridurre i costi legati all'assistenza sanitaria per la cura
dei minori, in particolare delle bambine, che spesso muoiono a causa della cattiva o
inadeguata assistenza ricevuta;
6. mette in evidenza che la mancata responsabilizzazione delle donne e delle ragazze,
unitamente all'assenza di sforzi volti a modificare le norme e le strutture sociali, ha
importanti ripercussioni a livello giuridico, sanitario e dei diritti umani e conseguenze
potenzialmente gravi a più lungo termine, che danneggiano le società coinvolte;
7. chiede all'UE di introdurre una forte componente di genere e di porre enfasi sulla
responsabilizzazione delle donne in tutti partenariati e i dialoghi con i paesi in via di
sviluppo, come indicato nel Consenso europeo in materia di sviluppo; ritiene inoltre che
occorra integrare la prospettiva di genere in tutte le fasi della procedura di bilancio, ad
esempio incoraggiando il dialogo con le associazioni femminili dei paesi in via di
sviluppo e introducendo indicatori disaggregati per genere; mette in evidenza che il
miglioramento dei livelli di istruzione, delle opportunità lavorative e di servizi integrati di
assistenza sanitaria, compresi quelli relativi alla salute sessuale e riproduttiva per le
donne, è di vitale importanza per tentare di eliminare le pratiche di selezione del sesso,
dall'aborto all'infanticidio, e per ottenere una crescita economica complessiva nei paesi in
via di sviluppo e ridurre la povertà; sottolinea che la responsabilizzazione delle donne e il
coinvolgimento degli uomini sono decisivi nella lotta alla disuguaglianza di genere e nella
promozione di cambiamenti comportamentali e sociali necessari per eliminare le pratiche
di selezione del sesso nel lungo periodo;
8. mette in rilievo che gli sforzi per limitare la selezione in base al sesso non devono
ostacolare o limitare il diritto delle donne di accedere ai servizi e alle tecnologie relativi
alla salute sessuale e riproduttiva legittimi;
9. sottolinea l'importanza di proporre una normativa contro la selezione del sesso, che
dovrebbe includere pacchetti di protezione sociale per le donne, un migliore monitoraggio
dell'attuazione della normativa esistente e una maggiore attenzione alle cause
socioeconomiche alla base del fenomeno, così da affrontare il problema in modo
sostenibile e olistico, difendendo l'uguaglianza di genere e incoraggiando la
partecipazione attiva della società civile;
10. invita l'UE e i suoi partner a migliorare, tramite la cooperazione allo sviluppo, il
monitoraggio e la raccolta dei dati relativi al numero di neonati di sesso maschile e di
sesso femminile, e ad adottare tempestive misure per gestire gli eventuali squilibri; chiede,
a tale proposito, una più stretta collaborazione fra l'UE, le agenzie dell'ONU e gli altri
partner internazionali e i governi dei paesi partner;
11. evidenzia che qualsiasi sforzo giuridico o politico volto a gestire o limitare la selezione
del sesso deve anche tutelare il diritto delle donne di accedere ai servizi e alle tecnologie
relativi alla salute sessuale e riproduttiva, senza che sia necessaria l'autorizzazione del
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coniuge;
12. invita i governi dei paesi partner a contrastare il genericidio, attraverso l'istituzione di
politiche realistiche di promozione delle donne e del loro ruolo nella società civile e
incoraggiando l'istruzione femminile, e a combattere la discriminazione delle donne, in
particolare in ambito lavorativo;
13. invita i governi dei paesi partner a cooperare a livello internazionale nella lotta alla frode,
alla corruzione e alla tratta delle donne;
14. chiede un'analisi dettagliata dei motivi finanziari ed economici di base che contribuiscono
alle pratiche di selezione del sesso; esorta inoltre i governi a esaminare attivamente gli
oneri che possono gravare sulle famiglie e che conducono quindi al fenomeno
dell'aumento degli individui di sesso maschile;
15. invita l'UE, le organizzazioni internazionali, i governi nazionali e le altre parti interessate
a collaborare al fine di garantire l'accesso a una protezione sociale inclusiva, soprattutto
sotto forma di assicurazione pensionistica, malattia o dei raccolti per coloro che vivono
nei paesi in via di sviluppo, allo scopo di offrire una maggiore tutela economica a tutti gli
individui e di ridurre la preferenza nei confronti di quelli di sesso maschile;
16. esorta i paesi che beneficiano degli aiuti allo sviluppo, in particolare quegli stati in cui il
genericidio rappresenta un problema rilevante, a impegnarsi per la sua eliminazione.
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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione
28.5.2013
Esito della votazione finale
+:
–:
0:
Membri titolari presenti al momento
della votazione finale
Thijs Berman, Corina Creţu, Véronique De Keyser, Charles Goerens,
Mikael Gustafsson, Eva Joly, Filip Kaczmarek, Miguel Angel Martínez
Martínez, Gay Mitchell, Bill Newton Dunn, Andreas Pitsillides,
Maurice Ponga, Jean Roatta, Alf Svensson, Keith Taylor, Ivo Vajgl,
Anna Záborská, Iva Zanicchi
Supplenti presenti al momento della
votazione finale
Kriton Arsenis, Philippe Boulland, Emer Costello, Isabella Lövin
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21
0
1
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ESITO DELLA VOTAZIONE FINALE IN COMMISSIONE
Approvazione
19.6.2013
Esito della votazione finale
+:
–:
0:
Membri titolari presenti al momento
della votazione finale
Regina Bastos, Edit Bauer, Marije Cornelissen, Edite Estrela, Iratxe
García Pérez, Zita Gurmai, Mikael Gustafsson, Mary Honeyball, Lívia
Járóka, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou,
Astrid Lulling, Elisabeth Morin-Chartier, Norica Nicolai, Angelika
Niebler, Siiri Oviir, Raül Romeva i Rueda, Britta Thomsen, Marina
Yannakoudakis, Anna Záborská, Inês Cristina Zuber
Supplenti presenti al momento della
votazione finale
Mariya Gabriel, Katarína Neveďalová, Antigoni Papadopoulou, Eleni
Theocharous
Supplenti (art. 187, par. 2) presenti al
momento della votazione finale
Jill Evans, Anna Hedh
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11
1
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