Per un rapporto di sintesi

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Per un rapporto di sintesi:
riflessioni e suggerimenti
Mara Benetti e Victoria Goddard
La ricerca 'Genere e informatica – l'indagine adulti e l'indagine studenti', il rapporto teorico
'Donne e Informatica' e il rapporto di antropologia visiva 'Donne e nuove tecnologie Aspetti della formazione in Europa' coincidono nell'affermare l'esistenza di un forte effetto
lordo negativo del genere sull'uso del computer. Per esempio, la ricerca sull'Italia rivela
che tra gli adulti il 73.83% dei maschi usa il computer regolarmente contro il 46.86% delle
donne, mentre lo scarto tra i due sessi aumenta considerevolmente quando se ne
considera l'uso occasionale (maschi 26.17%; femmine 53.14%).
Le tre ricerche sottolineano inoltre l'importanza del contesto sociale nel determinare
questo divario. L'intervento della macchina influenza ed è influenzato dai processi sociali
(vedi Mantovani 1995, Grint & Gill 1995, Cockburn 1992). Benston sostiene che un gran
numero di artefatti – fra cui il computer – tendono ad essere caratterizzati come
appartenenti all'uno o all'altro genere (Benston 1988). Questo ci porta a concludere che
non si tratta di una fobia manifestata dalle donne verso un oggetto tecnologico specifico,
ma piuttosto di una reazione, una 'reticenza' (Turkle, 1988), nei riguardi della cultura del
computer in quanto dominata da valori prevalentemente maschili.
Sebbene la percentuale delle donne che non usano il computer non vari sostanzialmente
da quella degli uomini e sebbene non lo usino per le stesse ragioni, c'è tuttavia una
grande divergenza quando si considera invece l'atteggiamento di questo gruppo verso un
possibile uso del computer in futuro. In contrasto con una disposizione positiva
manifestata dalla maggioranza degli uomini, le donne esprimono infatti un rifiuto
categorico verso le nuove tecnologie, adducendo come spiegazione la mancanza
d'interesse e di fiducia nelle loro capacità. Le tre ricerche di questo progetto si sono
naturalmente focalizzate sulle condizioni e atteggiamenti di quelle donne che non si
negano all'uso del computer. Soprattutto la ricerca di antropologia visiva ha privilegiato
situazioni in cui le donne sono determinate ad acquisire nuove abilità tecnologiche.
Cultura del computer
La cultura del computer è caratterizzata da tutta una serie di aspetti – a partire dal design
del software e dal processo di apprendimento fino al fattore dell'accesso alla macchina –
che privilegiano i maschi.
Per quanto riguarda l'accesso, la ricerca antropologica visiva rivela che la maggior parte
delle intervistate nei tre paesi non possiede un computer. Dal canto loro, i sociologi
mettono in evidenza il fatto che poco più della metà delle donne intervistate in Italia
dichiara di avere un computer in casa, ma che soltanto il 24% lo considera proprietà
personale. Le percentuali relative ai maschi sono decisamente superiori: due terzi degli
uomini hanno il computer in casa e per il 42% si tratta di un computer personale.
Questi dati sono importanti in quanto dimostrano l'esistenza di una correlazione fra
l'essere proprietari di un computer e la frequenza d'uso. Infatti, secondo le statistiche
elaborate in Italia, fra gli utenti regolari il computer viene utilizzato soprattutto a casa
propria e, in conformità appunto ai dati esposti qui sopra, gli uomini sono il 59.5% di
questa categoria, contro il 46.7% delle donne. Inoltre, il 13.2% degli uomini contro il 6%
soltanto delle donne usa il computer a casa di amici: ancora una volta i dati suggeriscono
che il computer viene integrato con maggior successo nella socialità maschile che in
quella femminile.
Il fattore accesso e i dati relativi a esso si collegano direttamente alla questione delle
relazioni di genere nell'ambito della famiglia e al modo in cui queste relazioni determinano
la frequenza e le modalità d'uso del computer da parte di ciascun sesso.
Ad esempio, verso la metà degli anni ‘80 nel Regno Unito, una delle variabili più importanti
nel determinare il possesso di un computer era la presenza in famiglia di un figlio maschio
dagli 11 ai 14 anni. Soltanto il 14% delle bambine che avevano un computer a casa lo
aveva ricevuto come regalo scelto esclusivamente per loro (Kirkup 1992). In Italia, come
dimostra l'indagine tra gli studenti il 47% dei maschi contro il 20% delle femmine dichiara
di possedere un computer personalmente.
Ancora una volta questi dati, che si riferiscono alla fascia più giovane degli utenti, reiterano
la connessione tra l'uso occasionale del computer e la mancanza di possibilità (vedi
indagini tra gli studenti).
Inoltre, pur avendo il computer a casa, non tutti hanno la stessa disponibilità di tempo
libero per usarlo. Per esempio, lo studio di antropologia visiva indica un problema di
mancanza di tempo fra le donne adulte che seguono i corsi d'informatica. Questo è un
problema a cui accenna anche il rapporto teorico.
Il divario tra donne e uomini
La ricerca sociologica italiana vuole esplorare le differenze generazionali, per cui dedica
una seconda parte della ricerca alla popolazione di giovani studenti. Questa ricerca
dimostra una discrepanza notevole fra le giovani donne che studiano e le donne adulte. I
dati dimostrano inoltre che il divario fra ragazzi e ragazze è minore di quello tra gli adulti.
Ciò coincide con il materiale prodotto da ricerche condotte altrove e discusse nel rapporto
teorico e sembra indicare che la scuola rappresenta un luogo importante in cui le donne
hanno l'opportunità di usare il computer e di sviluppare le loro capacità in proposito.
Tuttavia, la ricerca italiana e quelle condotte nel Regno Unito e negli Stati Uniti rivelano
che il divario tra i due sessi, benché meno accentuato, non scompare tra le nuove
generazioni. Ci sembra significativo quanto è stato rilevato dal rapporto dei sociologi in
Italia riguardo l'età in cui il soggetto inizia a usare il computer. 'La tabella delle medie
mostra (...) che in media i maschi hanno dichiarato di aver iniziato a 10 anni, e le femmine
a 12'.
Avendo analizzato ulteriormente i dati, il rapporto conclude che 'in media le donne hanno
cominciato a usare il computer con poco più di un anno di ritardo rispetto ai maschi'
(indagine studenti).
Inoltre, le ragazze fanno un uso meno regolare del computer e dichiarano di avere un
maggior senso di sfiducia nelle loro capacità. Nel caso italiano i ragazzi tendono ad
autovalorizzarsi secondo criteri di eccellenza più delle ragazze.
Questi dati sono compatibili con una ricerca condotta negli Stati Uniti che ha seguito un
gruppo di studenti - selezionati per il loro buon rendimento scolastico nelle materie
scientifiche - nei loro studi universitari. Nel tempo è stato riscontrato un calo di autostima
tra le ragazze a dispetto di risultati leggermente superiori a quelli dei ragazzi (Leveson
1998).
A che cosa attribuire questo calo di autostima? Almeno in parte all'esperienza di
formazione a cui sono state esposte queste studentesse. Una delle componenti principali
di questa esperienza sembra, inoltre, essere costituita dal ruolo degli insegnanti – di
entrambi i generi – i quali, inconsapevolmente, tendono a privilegiare gli studenti maschi
(Cottrell 1998). Un altro fattore determinante è la mancanza di esempi positivi per le
donne, e un corpo insegnante nei dipartimenti di scienze che è costituito per la maggior
parte da uomini. Questo è identificato dai formatori intervistati durante la ricerca di
antropologia visiva come un problema cruciale, in quanto influenza non solo
l'insegnamento ma anche il campo della programmazione.
"In Inghilterra 80% dei programmatori sono uomini e 20% donne e in genere a livelli bassi
e non alti. 30% delle donne sono intimidite dalla programmazione, perché si dice che
bisogna avere una mente logica per seguire le istruzioni. Ma tutti noi siamo dotati di una
mente logica, per cui le donne sono inibite soltanto dai loro problemi." (Coordinatrice corsi
donne del Lewisham College)
La situazione si prefigura come un problema a lungo termine e per di più con la possibilità
di degenerare. A livello universitario si sono infatti riscontrate in Gran Bretagna e negli
Stati Uniti una diminuzione nel numero di laureate in informatica e una percentuale molto
bassa d' insegnanti e di professioniste ad alto livello nel campo delle nuove tecnologie.
Questo comporta la riproduzione di una cultura del computer sempre più maschile.
Il rapporto teorico, come pure i commenti sulle statistiche fatte in Italia, puntano sul ruolo
dei giochi come modalità di apprendimento e come 'attività privilegiata attraverso cui si
può formare la relazione individuale con il computer'.
Un formatore del corso Internet al CEP di Milano dice:
"La componente gioco è fondamentale (…) per tutti i livelli, (…) per qualunque cosa."
(Video)
Il 74,5% dei maschi usa i giochi spesso, il 25,1% talvolta, contro il 60% delle donne che li
usa spesso e il 35% talvolta. Inoltre, i maschi usano i Cd-Rom e Internet a scopo ludico
più frequentemente delle femmine.
Le varie analisi sui video-giochi elaborate in altri paesi confermano il fatto che i più assidui
partecipanti in questa cultura sono i bambini e i giovani adulti maschi, e che il tipo di
software prodotto e reso disponibile sul mercato riflette gli interessi e le preferenze di
questo gruppo.
Il carattere maschile della cultura del computer è rinforzato anche dal modo informale in
cui gli utenti imparano a usarlo. Sono soprattutto le donne, addirittura con un'incidenza
maggiore tra le più giovani, a imparare con l' ‘aiuto di qualcuno' e in media c'è una forte
prevalenza di aiuti da parte di uomini – colleghi o amici – sia tra gli uomini che tra le
donne. Secondo l'indagine tra gli studenti il 61% delle ragazze contro il 44% dei ragazzi
dichiara di aver ricevuto aiuto dai corsi scolastici obbligatori. Invece, soltanto il 48% delle
ragazze dichiara di aver ricevuto aiuto da amici maschi, contro il 68% dei ragazzi. Ciò
indica l'importanza della scuola e il potenziale del suo ruolo futuro nella formazione
informatica delle ragazze. Vista la centralità della rete sociale dei maschi nella diffusione di
informazioni e abilità tecnologiche rispetto a quella della rete sociale delle ragazze – il
27% impara da amiche – ci sembra importante sviluppare contesti di apprendimento a
livello formale, in cui si riesca a incoraggiare la partecipazione femminile, anche fra le
donne adulte.
La situazione sopraelencata mette in rilievo la necessità di approfondire la ricerca a livello
scolastico allo scopo di evidenziare le differenze che esistono tra maschi e femmine nella
frequenza e le modalità d'uso del computer. Sarebbe interessante, inoltre, condurre uno
studio comparativo per determinare se il ritardo del primo approccio con il computer
riscontrato tra maschi e femmine in Italia è osservabile in altri paesi.
Per trasformare l'attuale cultura del computer è indispensabile la formazione di un numero
maggiore di donne per occupare i quadri professionali e organizzativi nell'ambito
dell'informatica, cioè insegnanti e formatrici a tutti i livelli, programmatrici e disegnatrici di
software educativi e ludici. Sarebbe pertanto importante investigare le ragioni
dell'apparente diminuzione delle donne che si iscrivono ai corsi d'informatica e anche della
bassa percentuale di donne che diventano docenti d'informatica o professioniste ad alto
livello. Negli Stati Uniti, per esempio, questa diminuzione contrasta con un graduale
aumento di studentesse nelle altre scienze, in particolare in matematica e fisica.
Nel frattempo, questa ricerca ci offre l'opportunità di dare alcuni suggerimenti:
Incoraggiare il primo contatto con il computer a un'età precoce, e allo stesso tempo
democratizzare il contesto dell'apprendimento. A questo fine si consiglia di dedicare dei
periodi specifici della giornata scolastica a gruppi di studenti diversi, così da evitare la
monopolizzazione dell'uso dei terminali da parte degli studenti più sicuri di se stessi e delle
loro abilità.
Integrare l'uso delle nuove tecnologie in tutti gli aspetti del programma scolastico così da
evidenziare l'utilità e il potenziale di questa tecnologia.
Incoraggiare l'uso del computer nel fare i compiti e quindi in orari diversi da quelli scolastici
allo scopo di 'imporre' la legittimazione dell'uso domestico del computer da parte delle
ragazze.
Nel caso in cui non ci sia un computer in casa, democratizzarne l'accesso fuori dall'orario
delle lezioni, in una varietà di luoghi diversi, ad esempio in biblioteche pubbliche, in centri
sociali, negli uffici delle Poste e dei Telegrafi ecc. (cfr. esperienza francese).
Sviluppare un tipo di software educativo e ludico – o che, possibilmente, combini i due
elementi –, che soddisfi le esigenze e le preferenze di un pubblico più ampio ed
eterogeneo, con l'inclusione di donne, uomini, giovani e adulti.
Rendere coscienti di tali problematiche, a tutti i livelli d'insegnamento – scuola, università,
centri per adulti, istituti –, i formatori e le formatrici allo scopo di renderli sensibili alle
esigenze e ai problemi specifici delle loro studentesse.
Passando ora al settore adulti, ci sembra importante:
Riconoscere l'importanza dei corsi e dei programmi di studio formali per l'apprendimento
delle nuove tecnologie.
Riconoscere che ci sono differenze fra le stesse donne, fra i loro bisogni e le loro abilità, e
pertanto che è necessario offrire una varietà di corsi, di metodi e di insegnanti.
Diventa quindi importante incoraggiare l'uso di metodologie diverse. Ad esempio, una
delle formatrici del Lewisham College enfatizza l'utilità di far lavorare le corsiste in piccoli
gruppi:
"They get into a little group of three and you give them a list (…) a little prompt list; they'll
actually start discussing things and then you bring back to the group and then they
suddenly find that everybody else is scared and worried." (Video)
Un'altra formatrice del Lewisham College sembra aver messo in atto una metodologia che
rispecchia uno dei punti sollevati dalle teoriche femministe (S.Turkle 1988, Dale Spender,
1995,). Dichiara:
"Posso arrivare a prendere un computer e a romperlo dicendo: 'Questa cosa non è altro
che un ferrovecchio, si può sempre sostituirlo.’ (…) Non abbiate paura, rompete le cose se
necessario."
Organizzare corsi per sole donne allo scopo di dare la possibilità a queste di esprimere le
proprie potenzialità in un ambiente sicuro. Ci sono inoltre fattori culturali e religiosi che
possono indurre le donne a privilegiare questo tipo di corso.
Organizzare corsi misti per quelle donne che sembrano preferirli soprattutto a livelli più
avanzati. Una formatrice del Vauxhall Centre con esperienza in entrambi i tipi di corso
dichiara:
"I found it really, really difficult teaching the all women’s group and I don't think it worked
as well as this mixed group." (Video)
La sua testimonianza è confermata da una delle studentesse dello stesso centro:
"In the mixed group there's a much bigger cross-section of people (…). In the women's
only group perhaps we didn't push ourselves or approach it in the same way." (Video)
Rendere i corsi flessibili quanto a orario e frequenza così da permettere alle donne di
conciliare lo studio e i loro obblighi domestici e di lavoro.
Sviluppare forme decentrate d'insegnamento, come nel caso del SARAPP in Francia per
zone rurali o sistemi innovativi come quello del MITTU per zone urbane. Quest'ultimo
consiste nel dislocare la tecnologia per mezzo di un bus che viene parcheggiato in zone
popolari di Londra allo scopo di attrarre un pubblico di mobilità e mezzi limitati.
Per finire, dal punto di vista strettamente economico, ci sembra importante ridurre i costi di
accesso al computer e ai servizi disponibili.
È già stato messo in evidenza come le donne non siano state sostituite dalle nuove
tecnologie nel mondo del lavoro. Tuttavia, è anche evidente che le donne occupano le
fasce più basse della forza lavoro. Il nostro studio indica l'importanza di implementare una
maggiore democratizzazione ai vari livelli del mondo del lavoro, sia dal punto di vista della
divisione del lavoro, sia da quello della valorizzazione delle mansioni e abilità
normalmente attribuite alle donne, sia dal punto di vista salariale.
Ci troviamo a vivere un momento storico particolarmente ricco di possibilità e di spunti per
grandi trasformazioni future. Nelle parole del Professor Mario Morcellini, Università degli
Studi di Roma 'La Sapienza':
"Riflettendo sui mutamenti più radicali introdotti da Internet occorre sfidare un po' la
retorica e dire che siamo di fronte a una rivoluzione che non sarà inferiore a quella
provocata dalla lettura e dalla scoperta della scrittura - con due profonde differenze
rispetto al passato: che nei secoli passati i mutamenti non arrivavano nel momento in cui i
soggetti avevano non dico piena, ma forte consapevolezza, diffusa o avanzata
consapevolezza dei mutamenti in atto. Oggi noi stiamo vivendo una rivoluzione, ripeto,
paragonabile a quella gutenberghiana con la differenza però che ce ne stiamo
accorgendo. È una differenza sconvolgente. È la prima volta che una rivoluzione avviene
nella piena consapevolezza che stiamo nelle sabbie mobili, cioè che c'è la rivoluzione. E
questo consente a una società umana di prendere le misure ai cambiamenti, di
socializzarli, di viverli il meno possibile come stress e come mutamento, e invece di viverli
come metamorfosi, e cioè come cambiamento graduale e in qualche misura governabile."
(Da: Navigatori in @ffari, RAI, Dicembre 1999).
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