Riassunti di Istituzioni di Economia Politica Capitolo 1° Le basi dell’Economia L’economia è lo studio del modo in cui le società utilizzano risorse scarse per produrre beni utili, e di come tali beni vengono distribuiti tra i diversi soggetti. L’efficienza è l’assenza di sprechi, ovvero il miglior utilizzo possibile delle risorse economiche al fine di soddisfare i bisogni e i desideri degli individui. Smith è considerato il fondatore della Microeconomia, la branca dell’economia che oggi si occupa del comportamento di singole entità, quali i mercati, le imprese e le famiglie. Keynes è considerato il fondatore della Macroeconomia, branca dell’economia che si occupa dell’andamento complessivo di un sistema economico. In quasi tutti i Paesi democratici sono i mercati a risolvere la maggior parte dei problemi economici, e i sistemi economici sono denominati Economie di Mercato. In un’economia di mercato gli individui e le imprese private prendono le principali decisioni sulla produzione e sul consumo. Il caso estremo di un’economia di mercato in cui lo Stato non riveste quasi nessun ruolo economico è detto del laissez-faire Al contrario in un’economia pianificata lo Stato prende tutte le decisioni relative alla produzione e alla distribuzione. Invece le economie miste comprendono alcuni elementi delle economie di mercato e altri delle economie pianificate. Gli input sono beni o servizi utilizzati dalle imprese nei loro processi produttivi; combinando tra loro gli input in processo di produzione, un’impresa ottiene gli output che sono appunto i diversi beni o servizi utili risultanti dai processi produttivi. Gli input sono anche chiamati fattori di produzione. La frontiera delle possibilità produttive (o FPP) indica le quantità massime di produzione ottenibili da un sistema economico, date la conoscenza tecnologica e la quantità di input di cui si dispone. Come si è detto in precedenza la parola “efficienza” significa che le risorse dell’economia vengono utilizzate al meglio per soddisfare i bisogni e i desideri degli individui; più precisamente il sistema economico produce in modo efficiente quando non potrebbe produrre una quantità maggiore di un bene senza dover ridurre la produzione di un altro bene, in altre parole quando si trova sulla frontiera delle possibilità produttive. 1 Appendice 1 La frontiera delle possibilità produttive, o FPP, rappresenta le quantità massime di una coppia di beni o di servizi che un sistema economico è in grado di produrre con le risorse disponibili, presupponendo che esse siano impiegate al meglio. Curva continua: in quasi tutte le relazioni economiche le variabili possono variare di quantità minime oppure subire notevoli incrementi, per questo motivo le relazioni economiche vengono raffigurate come curve continue. A) Pendenza: rappresenta la variazione subita da una variabile al variare di un’altra; essa è il numero che esprime la relazione esistente tra la variazione di y e la variazione di x. La pendenza delle rette può essere facilmente calcolata come rapporto tra spostamento verticale e orizzontale. In A il valore numerico della pendenza è dato da CD/BC=s/1=s B) Pendenza di un curva: in una curva non lineare, la pendenza varia da un punto all’altro. La pendenza di una curva in un determinato punto è data dalla pendenza della retta tangente la curva in quel punto. Capitolo 2° Il mercato Un mercato è un meccanismo che consente ad acquirenti e venditori di interagire al fine di determinare il prezzo e la quantità di un bene o di un servizio. I prezzi rappresentano i termini in base ai quali gli individui e le imprese scambiano volontariamente beni diversi. Prezzi più elevati tendono a ridurre gli acquisti dei consumatori e ad incoraggiare la produzione; al contrario prezzi più bassi incoraggiano il consumo e frenano la produzione. L’equilibrio di un mercato è il punto in cui la quantità offerta dai venditori è uguale alla quantità richiesta dai compratori. Profitto: differenza tra il valore totale delle vendite e i costi totali. 2 La specializzazione consiste nella diversificazione delle attività così da permettere ad ogni individuo di utilizzare al meglio le proprie capacità e risorse. Divisione del lavoro: suddivisione della produzione in numerose fasi o compiti specializzati. Capitalismo: capacità degli individui di possedere e sfruttare il capitale. Concorrenza perfetta: tutti i beni e i servizi hanno un prezzo e vengono scambiati sul mercato; non esistono imprese o consumatori abbastanza grandi da poter influenzare il prezzo di mercato. Concorrenza imperfetta: esistenza sul mercato di un acquirente o di un venditore che può influire sul prezzo di un bene. Esternalità: si ha quando imprese o individui impongono costi o benefici ad altri soggetti al di fuori delle relazioni di mercato. Capitolo 3° Domanda e offerta In un’economia di mercato la quantità acquistata di un bene dipende dal suo prezzo. Mantenendo costante ogni altro elemento, maggiore è il prezzo di un bene, minori saranno le unità di quel bene che i consumatori desiderano acquistare e viceversa. La relazione tra il prezzo di mercato di un bene e la quantità richiesta, con gli altri elementi costanti, è definita curva di domanda. Per il concetto definito all’inizio si dice che la curva di domanda ha inclinazione negativa, in quanto all’aumento del prezzo di un bene corrisponde una riduzione di consumo di quel bene. Effetto di sostituzione: all’aumento del prezzo di un bene il consumatore sostituisce quest’ultimo con un altro bene che lo soddisfa nello stesso modo (burro > margarina). Effetto reddito: all’aumentare del reddito del consumatore e quindi anche al suo potere di acquisto, il consumatore non comprerà più un bene ma un altro più caro che lo soddisfi maggiormente (piccola auto > grande auto).La curva di domanda di mercato si ottiene sommando le quantità di tutti gli individui a ogni livello di prezzo. Un aumento della domanda provoca un spostamento verso destra della curva, una diminuzione al contrario sposta la curva verso sinistra. Se la curva di domanda mette in relazione il prezzo e la quantità domandata, la relazione invece tra prezzo di mercato e quantità offerta viene chiamata curva di offerta. Se la quantità offerta cresce la curva di offerta si sposterà verso destra, se al contrario decresce si sposterà verso sinistra. 3 L’equilibrio di mercato è dato dal prezzo e dalla quantità del bene in corrispondenza del quale la quantità offerta è uguale a quella domandata. Pertanto il punto che denota l’intersezione tra le due curve è definito Punto di Equilibrio. Al di sopra del punto di equilibrio vi sarebbe un eccesso di offerta, al di sotto invece vi sarebbe un eccesso di domanda. Capitolo 4° Domanda e offerta (2a parte) L’elasticità della domanda rispetto al prezzo misura la variazione della quantità domandata di un bene al variare del prezzo; viene anche definita come la variazione percentuale della quantità domandata divisa per la variazione percentuale del prezzo. ED= (∆ ∆Q/((Q1+Q2)/2)/(∆ ∆P/((P1+P2)/2)) Quando la variazione percentuale della quantità domandata è molto ampia si dice che si ha una domanda elastica rispetto al prezzo; nel caso contrario invece si dice che si ha una domanda anelastica rispetto al prezzo; invece nel caso in cui la variazione percentuale della quantità domandata è esattamente uguale alla variazione percentuale del prezzo si ha una domanda elastica unitaria. ( >1%; <1%;). Domanda perfettamente anelastica: la quantità domandata non risponde affatto alle variazioni di prezzo. Domanda perfettamente elastica: la quantità domandata è infinitamente elastica. L’elasticità può essere applicata per chiarire se un aumento di prezzo determinerà un incremento o una riduzione dei ricavi. Il ricavo totale è uguale al prezzo per la quantità (P*Q): 1. Se la domanda è anelastica una diminuzione del prezzo riduce il ricavo totale; 2. Se la domanda è elastica una diminuzione del prezzo aumenta il ricavo totale; 3. Se la domanda è a elasticità unitaria, una diminuzione del prezzo non modifica il ricavo totale; L’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo misura la variazione percentuale della quantità offerta divisa per la variazione percentuale del prezzo. Le definizioni di elasticità dell’offerta rispetto al prezzo sono 4 uguali a quelle dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo; l’unica differenza è che per l’offerta la risposta quantitativa alle variazioni di prezzo è positiva, mentre per la domanda è negativa. EO= variazione percentuale della quantità offerta/variazione percentuale del prezzo Incidenza= impatto economico finale o onere di imposta; essa è determinata dal suo effetto sui prezzi e sulle quantità nell’equilibrio di domanda e offerta. In generale, un’imposta graverà maggiormente sui consumatori o sui produttori a seconda dell’elasticità relativa di domanda e offerta. Un’imposta ricade sui consumatori se la domanda è anelastica rispetto all’offerta e sui produttori se l’offerta è anelastica rispetto alla domanda. Capitolo 5° Domanda e comportamento del consumatore Utilità: (U) misura in cui determinati beni e servizi vengono preferiti dai consumatori. L’incremento dell’utilità per il consumatore si definisce utilità marginale. (UM) Legge dell’utilità marginale decrescente: l’utilità marginale, o aggiuntiva, diminuisce se un individuo consuma quantità sempre maggiori di un determinato bene. In altre parole l’utilità tende ad aumenatare con l’aumento del consumo di un bene. Condizione essenziale per ottenere la massima utilità: un consumatore ottiene il massimo soddisfacimento quando l’utilità marginale dell’ultimo euro speso per un bene è esattamente uguale all’utilità marginale dell’ultimo euro speso per qualsiasi altro bene. Beni inferiori: sono quei beni il cui consumo può diminuire all’aumentare del reddito, in quanto possono essere sostituiti con altri beni più apprezzati. Beni sostitutivi: sono quei beni tra di loro sostituibili. Beni complementari: sono quei beni che devono essere consumati insieme (auto e benzina). Appendice 5 Analisi geometrica dell’equilibrio del consumatore 5 Curva di indiffernza: luogo geometrico dei punti (panieri) che l’individuo considera ugualmente buoni. Legge della sostituzione: quanto più un bene è scarso, tanto maggiore è il suo valore relativo di sostituzione; la sua utilità marginale cresce rispetto all’utilità marginale del bene che è diventato abbondante. Vincolo di bilancio: pAqA + pBqB ≤ y dove y rappresenta il reddito del consumatore; in altre parole il vincolo di bilancio o retta di bilancio è rappresentato da tutte le possibili combianzioni di panieri acquistabili dal consumatore dato il suo reddito. Il punto di tangenza tra la retta di bilancio e la curva di indifferenza rappresenta l’equilibrio. Il rapporto tra i prezzi deve essere uguale al rapporto tra le utilità marginali. Una variazione di reddito provoca uno spostamento della curva di indifferenza e della retta di bilancio, unendo il vecchio punto di equilibrio con il nuovo otteniamo una nuova curva chiamata curva di Engel che mostra la variazione del consumo in seguito alle variazioni di reddito. Capitolo 6° Produzion e organizzazione delle imprese Produrre in modo efficiente vuol dire produrre al minor costo possibile, realizzando quindi il massimo del profitto. La funzione di produzione è la relazione tra la quantità massima di output ottenibile e la quantità di input necessaria per ottenerla, ed è definita per un determinato livello di conoscenze tecniche. A partire dalla funzione di produzione di un’impresa è possibile calcolare tre importanti concetti relativi alla produzione: il prodotto totale, il prodotto medio e quello marginale. Il prodotto totale indica la quantità totale di output prodotto per unità fisiche. Il prodotto marginale di input è il prodotto aggiuntivo, o output aggiunto da 1 unità addizionale di quel tipo di input, mentre tutti gli altri input son mantentuti costanti. Il prodotto medio è quello che misura l’output totale diviso per le unità totali di input. Legge dei rendimenti crescenti: aggiungendo quantità addizionali di input e mantenendo costanti tutti gli altri, si otterranno quantità aggiuntive di output sempre minori. Rendimenti in scala: effetti degli incrementi in scala degli input sulla quantità prodotta. Essi riflettono la reazione del prodotto totale quando tutti i fattori aumentano proporzionalmente. • Rendimenti di scala costanti: una variazione di tutti gli input determina una variazione proporzionale dell’output. 6 • Rendimenti di scala decrescenti: un aumento proporzionale di tutti gli input produce un incremento meno che proporzionale dell’output. • Rendimenti di scala crescenti: un aumento di tutti gli input produce un incremento più che proporzionale del livello di output. Produttività: rapporto tra l’output totale e una media ponderata di input. Breve periodo: tempo in cui le imprese possono variare la produzione modificando i fattori variabili, come i materiali e il lavoro, ma non i fattori fissi, come il capitale. Lungo periodo: tempo in cui le imprese hanno le possibilità di variare tutti i fattori incluso il capitale. Progresso tecnologico: miglioramenti dei processi produttivi di beni e servizi, a variazioni di prodotti già esistenti o all’introduzione di nuovi prodotti. Innovazione di processo: miglioramento o introduzione di tecniche produttive. Innovazione di prodotto: introduzione sul mercato di nuovi prodotti. Capitolo 7° Analisi dei costi I costi fissi di un’impresa sono costituiti da elementi quali i canoni da affitto di un fabbrica o di un ufficio etc. Tali costi costi devono essere sostenuti anche se l’impresa non produce alcun output e non variano al variare della quanità di output prodotta. I costi variabili al contrario variano al variare dell’output: essi includono i materiali necessari per la peroduzione. Per definizionei costi variabili, CV, iniziano da zero quando q è zero e costituisce la componente di CT, costi totali, che cresce all’aumentare della produzione; invece i costi fissi, CF, rimangono sempre fissi. Il costo totale (CT) rappresenta la spesa minima totale necessaria per produrre ciascun livello di output q e aumenta all’aumentare di q. Il costo fisso (CF) rappresenta la spesa totale che deve essere sostenuta anche se non viene prodotto nulla e non è influenzato dalle variazioni della quantità di output. Il costo variabile (CV) rappresenta le spese che variano al variare del livello di output e include tutti i costi diversi dai costi fissi. CT = CF + CV 7 Il costo marginale indica il costo aggiuntivo sostenuto per produrre 1 unità addizionale di output. Il costo medio unitario (CU) è dato dal costo totale diviso per il numero di unità prodotte: Costo medio unitario = CT/q = CU dove CT è il costo totale e q è l’output. Il costo fisso unitario (CFU) viene definito come CF/q. Poiché il costo fisso totale è una costante, dividendo tale costo per una quantità di output crescente si ottiene una curva del costo fisso unitario in costante discesa. Il costo variabile unitario (CVU) è dato dal costo variabile diviso per l’output CVU=CV/q. Le imprese minimizzano i loro costi di produzione; secondo questo tale presupposto l’impresa deve cercare di produrre al minor costo possibile sia che voglia realizzare profitti, sia che punti ad altri obiettivi. Regola del costo minimo: per produrre un dato livello di output al costo minimo, un’impresa deve acquistare i diversi input fino a quando il prodotto marginale per euro speso per ciascun input è uguale. Una conseguenza della regola del costo minimo è la regola della sostituzione. Regola della sostituzione: se il prezzo di un fattore diminuisce e quelli di tutti gli altri fattori rimangono costanti, alle imprese converrà sostituire il fattore divenuto meno caro agli altri fattori. Costo di opportunità: è il valore del bene o servizio a cui si rinuncia. Appendice 7° La funzione di produzione come già si è detto in precedenza, indica la quantità massima di output che può essere prodotta con combinazioni diverse di input. La curva isoquanto che indica tutte le diverse combinazioni che producono un output. La curva isocosto rappresenta tutte le diverse combinazioni dei fattori produttivi, impiegati dall’impresa. Capitolo 8° Offerta e allocazione nei mercati concorrenziali 8 I profitti corrispondono all’utile netto e reddito netto di una società per azioni, e rappresentano la somma che un’impresa può pagare sotto forma di dividendi ai proprietari, o reinvestire in nuovi impianti e attrezzature o impiegare in investimenti finanziari. • In concorrenza perfetta operano molte numerose piccole imprese che offrono prodotti identici e le cui dimensioni sono troppo limitate per influenzare il prezzo di mercato. • Per l’impresa concorrenziale la curva di domanda (dd) è perfettamente concorrenziale. • Il ricavo aggiuntivo derivante dalla vendita di ciascuna unità supplementare è pertanto pari al prezzo di mercato Regola dell’offerta di un’impresa in concorrenza perfetta: l’output che consente il massimo profitto si ha quando il costo marginale è uguale al prezzo. Un’impresa che mira a massimizzare i profitti stabilisce di produrre un livello di output al quale il costo marginale è uguale a zero. Graficamente, questo significa che la curva del costo marginale di un’impresa corrisponde alla sua curva di offerta. Regola di chiusura: quando il prezzo diminuisce a tal punto che i ricavi totali sono minori del costo variabile unitario, l’impresa minimizza le perdite interrompendo l’attività. Il livello critico del prezzo di mercato al quale i ricavi corrispondono esattamente al costo variabile unitario viene definito punto di chiusura. Se i prezzi sono superiori al punto di chiusura, il livello di produzione verrà mantenuto sulla curva del costo marginale in quanto, anche se l’impresa è in perdita, quest’ultima aumenterebbe se venisse interrotta l’attività. Se prezzi sono inferiori al punto di chiusura, l’impresa cesserà di produrre poiché in tal modo perderebbe soltanto i costi fissi. Il punto di pareggio si ha quando il prezzo è uguale al costo medio unitario (CU), mentre il punto di chiusura è quello in cui il prezzo è uguale al costo variabile unitario (CVU). Efficienza allocativa: si ha quando non è possibile riorganizzare la produzione in modo tale da migliorare le condizioni di vita di qualcuno senza peggiorare quelle di altri. In una situazione di efficienza allocativa, il soddisfacimento (o utilità) di un individuo può aumentare soltanto riducendo l’utilità di altri individui. Per raggiungere l’efficienza non basta produrre la giusta combinazione di beni, è anche necessario che tali beni vengano distribuiti tra i consumatori in modo tale da massimizzare il loro soddisfacimento. La rendita del consumatore è l’eccesso di valore o utilità di un bene per il consumatore sul prezzo pagato per acquistarlo. Spesso un mercato che opera correttamente produce rendite maggiori poiché i consumatori ricevono più dei costi di produzioni sostenuti. L’eccesso totale do soddisfacimento del consumatore sui 9 costi di produzione rappresenta i benefici prodotti dagli scambi , cioè l’eccesso di utilità o soddisfacimento totale generato da un sistema economico sui costi di produzione. Benefici prodotti dagli scambi: corrispondono alla rendita del consumatore più l’eccesso sul costo dei ricavi del produttore. Il ruolo essenziale del costo marginale in un’economia di mercato è il seguente: solo se i prezzi sono uguali ai costi marginali il sistema economico produce il massimo livello di output e ottiene il massimo soddisfacimento dalle proprie scarse risorse di terra, lavoro e capitale. Appendice 8° Rendita economica pura: si ha nel caso in cui l’offerta è fissa, ma il pagamento è maggiore; se ad esempio aumento lo stipendio ai giocatori, questi di certo non miglioreranno le loro prestazioni pertanto la quota che prenderanno in più è definita rendita economica pura. Capitolo 9° Concorrenza imperfetta e problema del monopolio Un mercato perfettamente concorrenziale è caratterizzato da imprese troppo piccole per poter influire sul prezzo di mercato. Nel caso invece in cui un’impresa è in grado di influire in modo significativo sul prezzo di mercato del proprio output, si dice che opera in condizioni di concorrenza imperfetta. Monopolio: un unico venditore ha il totale controllo di un’industria, e non esistono altre capaci di produrre un bene sostitutivo. Oligopolio: significa “pochi venditori” Concorrenza monopolistica: molti venditori offrono prodotti differenziati, si differenzia dalla concorrenza perfetta per il fatto che i prodotti venduti dalle varie imprese non sono identici (un esempio di concorrenza monopolistica è il mercato della benzina al dettaglio). Le barriere all’ingresso: sono fattori che ostacolano l’ingresso di nuove imprese nell’industria: quando sono elevate, è probabile che un’industria sia caratterizzata da poche imprese e da un livello di concorrenza limitato. Restrizioni legali: brevetti, dazi doganali…, applicati solitamente dallo Stato. 10 Per ottenere il ricavo totale corrispondente a ciascun livello di vendita, è sufficiente moltiplicare il prezzo per la quantità. Ricavo marginale (RM): è l’incremento del ricavo totale derivante dalla vendita di un’unità aggiuntiva. Il ricavo marginale può essere sia positivo che negativo. Se il ricavo marginale è negativo, significa che, per vendere unità aggiuntive, l’impresa deve diminuire il prezzo delle unità precedenti di un ammontare tale che i ricavi totali diminuiscono. Il ricavo marginale è positivo quando la domanda è elastica, zero quando la domanda è a elasticità unitaria e negativo quando la domanda è anelastica. Il profitto totale è dato dalla differenza tra il ricavo totale e il costo totale: tra RT e CT. PT = RT-CT = (P*q) – CT per massimizzare i profitti l’impresa deve individuare il prezzo e la quantità di equilibrio, P* e q*, c e corrispondono al massimo profitto, o massima differenza Il massimo profitto si ha quando l’output si trova al livello in cui il ricavo marginale dell’impresa è uguale al suo costo marginale. Il prezzo e la quantità di massimo profitto di un monopolista si hanno quando il ricavo marginale è uguale al costo marginale: RM = CM al livello di P* e q* di massimo profitto. L’impresa massimizza i profitti solo quando RM = CM, poiché modificando il livello di output non è possibile produrre profitti aggiuntivi. Il punto di massimo profitto so ha al livello di output in cui CM è uguale a RM, che corrisponde al punto di intersezione E. Per un’impresa che opera in concorrenza imperfetta RM è minore di P, ma la situazione è diversa nel caso di un’impresa perfettamente concorrenziale. In concorrenza perfetta il prezzo è uguale al ricavo unitario e quest’ultimo è uguale al ricavo marginale (P = RM = RU). La curva dd e la curva RM di un’impresa in concorrenza perfetta sono linee orizzontali coincidenti. Regola di massimizzazione dei profitti in concorrenza perfetta: dato che un’impresa in concorrenza perfetta può vendere la quantità desiderata al prezzo di mercato, P = MR nel punto di massimo profitto. Capitolo 10° 11 L’università, condivisa www.docsity.com