50 anni di storia LAUDATO SI’ UN’ENCICLICA DA VIVERE Luciano Valle - Direttore Scientifico Centro di Etica Ambientale Bergamo Mercoledì 21/11/2015 Sala Polivalente del CDT - Largo Barale 11 - Cuneo Con questa Enciclica Francesco si rivolge a 7 miliardi di persone, figli e fratelli, invitandoli a una mobilitazione corale unica. Svegliati umanità! Senti il suono della campana – sto parafrasando Hemingway in “Per chi suona la campana”, lo senti il suono della campana? Il suono della campana parla a ognuno di noi e dice a ognuno di noi: “Vuoi prendere coscienza? Vuoi uscire dalle gabbie delle piccole e grandi grettezze dell’ottusità? La senti la campana? ”. E non è la campana della paura. Un grande filosofo ebreo Hans Yonas quando alla fine degli anni ’80 lavora su questi temi – è pessimista sull’uomo – dice che l’umanità si muove solo per paura. E’ vero e il summit di Parigi va in quella direzione e anche l’Enciclica tiene conto di questo e Papa Francesco incontra Obama e ha fatto di fretta e furia a chiudere l’Enciclica perché sia pronta per il summit di Parigi. Ognuno di voi nella sua finezza legga attentamente l’Enciclica, legga l’introduzione e le due preghiere e capirà che la parte più bella, profonda e viva dell’Enciclica non tocca noi in quanto strumentalmente chiamati dalla paura. In questi giorni hanno fatto una conferenza a Milano, Banca Intesa non l’Associazione Pro Natura, e il Corriere della Sera che non è il giornale degli ambientalisti ha riportato un quarto di pagina dell’intervento di uno scienziato che ha precisato che “l’umanità ha trent’anni di tempo”. C’eravamo preoccupati quando a Bergamo avevamo fatto venire uno dei più grandi scienziati Jorgen Randers che aveva detto che verso il 2052 - era il titolo del suo libro - l’umanità perderà la bellezza! A EXPO il celebrato padiglione dell’Inghilterra è dedicato alle api; io sono andato due volte per cercare di capire e di vedere ma era nella logica di Jorgen Randers: le api sono li per ricordare all’umanità che un tempo ci sono state le api: ascoltate il loro ronzio artificiale perché tanto il loro ronzio reale non lo sentiamo più! Il summit di Parigi va nella direzione della paura, tante mobilitazioni sono nella direzione della paura e anche l’Enciclica si muove in una parte in questa direzione perché chiama alla mobilitazione totale, perché chiama alla resistenza. Ma l’Enciclica è anche qualcosa in più e non mi stanco di ripeterlo: non leggetela come Enciclica di denuncia sociale, di critica ecologica c’è di meglio! Basta che leggiate il libro di Jorgen Randers e ve ne rendete conto. E allora ecco perché io sostengo come altri che l’Enciclica è un documento unico nella storia del Cristianesimo perché è la prima volta che si rivolge al mondo: è il messaggio di Cristo che completa tutto, non soltanto l’Antico Testamento ma completa il ventaglio di possibilità di Logos che si era sparso nell’umanità. Quel messaggio di Cristo dopo duemila anni ha trovato la sua collocazione, una traduzione non sul piano empirico che ti dà le linee e le ricette per come affrontare le sfide ma sul piano più generale, ossia 1 sul senso della presenza del cristiano nel mondo che poi è la domanda che ci fanno i bambini: cosa ci facciamo noi nel mondo? Qual è il nostro ruolo nel mondo? L’Enciclica risponde a questa umanità stanca, credenti e non credenti, perché tu non sei soltanto mente e corpo, tu sei anima e spirito: l’ascolto è la tua parte di anima, l’ascolto è la tua parte di spirito come ci ha insegnato Platone 350 anni fa a.C.. La ascoltiamo la nostra parte anima, la nostra parte spirito? Il Vangelo lo porta a compimento ma già la filosofia, le culture orientali avevano rivelato queste riflessioni. La parte anima e spirito ci dicono che la parte migliore di noi è un’altra, che dobbiamo rifare l’uomo, che dobbiamo fare conversione infatti la parola dell’Enciclica è conversione a cui si aggiunge ecologica, quindi si parla di conversione ecologica, e se dice quindi conversione non è la conversione dal peccato, in genere il peccato era il peccato sessuale, ma il peccato è non aver ascoltato la voce dello Spirito Santo in noi, della Trinità in noi che ci dice siate fatti a immagine e somiglianza di Dio e la prima parte dell’Enciclica e le due preghiere finali ci ricordano che noi siamo in cammino e siamo in cammino partendo dalle antiche e gloriose ed eterne domande “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?” (paragrafo 160) A sedici anni i giovani sono nella parte più ricca, produttiva e attiva della vita umana: ogni giovane a sedici anni è l’Epifania dello splendore della grazia e quando incontro un giovane di sedici anni gli faccio Socrate: “Chi sei? Da dove vieni? Cos’è il bene, cos’è il male? Quali sono i valori? Qual è il senso della tua vita?”. Ti hanno insegnato che il senso della tua vita è quello di essere più bravo a scuola o portare a casa i voti più belli? E poi nella vita avere un posto di prestigio, di fare carriera? Questo non è cristianesimo, è un’altra roba, è la modernità! E non c’ è bisogno di guardare il Vangelo ma Einstein: il più grande scienziato di tutti i tempi ha scritto delle riflessioni sui giovani di una bellezza e profondità unica anche perché era un ribelle. Quando scappa dalla Germania e viene a Pavia che i suoi genitori avevano una fabbrica e li passa un anno della sua vita senza studiare, lo passa contemplando il cielo, le stelle camminando nei boschi. Allora partiamo da qui! L’Enciclica è un poderoso e gigantesco e unico progetto di ricostruzione e di rinascita dell’essere umano che parla a ognuno di noi e dice a ognuno di noi: guardati dentro e pensa un’ po’ all’appello che viene: qual è il valore più grande? Don Francesco ha detto la contemplazione, ossia il silenzio, quindi è un concetto nuovo di tempo. 1) Vogliamo partire da una gerarchia di valori? Quando incontro gli insegnanti, agli insegnanti dico “Il primo valore più importante è portare i giovani al silenzio e alla contemplazione, all’ascolto, alla parola!”. Partiamo da qui, dalla riconversione dell’uomo, conversione ecologica vuol dire questo! Cambia dentro, cambia modo di pensare, di vivere il tempo. Non correre, non guardare i risultati ma incantati e se tu non ti incanti – sto citando Francesco d’Assisi – Tommaso da Celano scrive nella prima biografia di Francesco “Francesco sapeva vedere e guardare dentro il mistero delle cose in un modo unico perciò li chiamava fratelli e sorelle”, seguite la deduzione logica? Devo sapere contemplare! Giovanni Paolo II ripete più o meno lo stesso ragionamento senza citare Francesco d’Assisi. Se io so contemplare la bellezza della creazione, come posso dire, adesso ne faccio quello che voglio? Nel paragrafo 221 l’Enciclica cita Luca 12,6, - quando Gesù parla degli uccelli - e il Papa commenta “Ma se allora ci interessiamo di questa piccola creatura come possiamo farle del male?”. Se io vedo e mi incanto a vedere il volo delle rondini o il volo delle api, come posso pensare che le api spariscano? Se spariscono le api c’è anche un danno economico, certo questo elemento c’è e per questo Obama ha tirato fuori 160 miliardi di dollari per ripopolare di api che negli Stati Uniti sono scese al 50 %. Ma io giovane devo vedere l’incanto del ronzio delle api, la bellezza del volo delle api, della bellezza di un 2 ronzio in cui tu ti incanti e esci dal tempo: ecstasis! e diventi così puro che vuoi denunciarlo. Questa è contemplazione e purezza dello sguardo. Matteo dice “Guardate i gigli del campo, gli uccelli dell’aria, non mietono, non tessono”, neanche Salomone più sapiente, si avvicina alla loro gloria quindi dice “Guardateli, contemplateli, ammirateli!” è in questa direzione che va l’Enciclica. Io la chiamo - non è una parola mia ma di Dostojski - “la direzione della bellezza”, la bellezza salva il mondo! Ognuno di voi ha fatto questa esperienza, almeno una volta vi sarà capitato di contemplare la luna, le stelle, a sentire il vento che arriva, a vedere il cambio della stagione, a incantarsi in una serata di nebbia a seconda dei gusti o delle preferenze ognuno di noi si sarà perso e se si è perso quando è rientrato si è sentito, più puro, più pulito, più vicino al mistero delle cose di cui parlava Francesco d’Assisi. Il progetto dell’Enciclica è che i due testimoni della futura umanità sono i futuri poveri: il povero umano cioè i due miliardi di poveri e quell’altro povero che è la terra. Sono loro che guideranno il futuro dell’umanità, aiutati dalla grazia e aiutati da noi nella conversione ecologica che camminiamo insieme mettendo al centro questi poveri. Ma ricordiamoci che non c’è solo la povertà sociale: lo stipendio di 1.000 – 1.200 euro al mese oggi segnano un livello di quasi povertà. Parlo di povertà che è la pulizia dentro, è l’umiltà, è l’accontentarti delle piccole cose, è un godere delle piccole cose, è ringraziare, è carestia di queste piccole cose e non sgomitare per avere di più perché la contemplazione del cielo stellato ti da qualcosa che 10.000 euro al mese non ti danno, questa è la povertà francescana, evangelica. Francesco è questo; se vogliamo farlo diventare un’altra cosa facciamolo pure ma tutta la sofferenza di Francesco negli ultimi 4 anni dal 22 al 26 va in quella direzione perché ha paura, teme e vede di non essere stato capito fino in fondo in questa sua esigenza di un uomo nuovo, di una conversione radicale. Il Cantico delle Creature lo capisco in quella luce lì! Beata sora acqua, beato foco, la beatitudine, il sole, le stelle ma tutto è beato perché piccolo come sono, povero come sono, apro lo sguardo e tutto ciò che mi circonda lo abbraccio con comunione fraterna diceva don Francesco. 2) Comunque in questa comunione fraterna è evidente che vado a ripensare al rapporto tra noi e il mondo cioè alla Creazione - siamo qui al secondo punto che è centrale per l’Enciclica, il capitolo 2 il Vangelo della Creazione. La riflessione nuova che stiamo facendo a dire il vero è partita negli anni 60 grazie al Concilio Vaticano II, è stato fatta anche da qualche nostro profeta, penso a Pierre Teilhard de Chardin , a Tomas Merton, a Romano Guardini maestro del Papa e di tutto il mondo. Purtroppo non sono stati ascoltati a sufficienza. Ebbene oggi la nuova sapienza ecologica ci insegna che tutto nella creazione si lega, tutto è fraternizzato attraverso lo Spirito Santo, attraverso l’abbraccio della Trinità, non solo tutto è fraternizzato ma ogni realtà, anche il più piccolo seme e il più piccolo e minuscolo granello di sabbia è abitato dalla sapienza, dall’homos, dallo spirito santo, dalla presenza di Cristo. E poi amici dove collochiamo la Risurrezione? Paolo, Corinzi, Efesini, Filippesi Paolo dice “in Cristo sono stati create tutte le cose, in Cristo tutte le cose sono redente”. Tutto è redento e tutto partecipa alla gloria di Cristo risorto, Cristo risorto consegna al Padre con l’aiuto dello spirito tutta la creazione; noi siamo in cammino ma siamo in cammino nei tempi inaugurati dalla risurrezione di Cristo e ci stringiamo tutti attorno perché tutti camminiamo abbracciati e non vogliamo perdere nessuno, non vogliamo perdere nessun chicco di grano, nessun granello di sabbia. Noi i fratelli maggiori, noi fatti a immagine e somiglianza di Dio, adesso abbiamo capito cosa vuol dire essere fatti a immagine e somiglianza di Dio, siamo i pastori dell’essere, siamo i custodi dell’essere, siamo i custodi della bellezza della creazione ma non di un già stato, ma di una bellezza e di una creazione in divenire, in arricchimento perché la Risurrezione inaugura una nuova fase del divenire ossia inaugura la nuova e ultima fase della creazione quindi quando parliamo di creazione non 3 dobbiamo pensare solo alla creazione originale , a quella della Genesi, dobbiamo pensare che la creazione con la Resurrezione di Cristo trova un aneddoto potentissimo al suo perfezionamento. Noi esseri umani, noi cristiani viviamo nella fase delle Resurrezione che va verso il ritorno di Cristo quindi la nostra responsabilità cresce ancora. Ogni essere della creazione che perdiamo è un peccato come dicono gli ortodossi, i fratelli ortodossi sono molto citati e amati da papa Francesco ci insegnano che per noi il peccato è fare male alla creazione non soltanto agli esseri umani: se io devo accompagnare la creazione nel suo percorso, la devo consegnare nel modo più possibile integra, ancora più perfetta, ancora più arricchita. Allora ci rendiamo conto del compito che noi abbiamo all’interno di questa visione? Tutelare la bellezza, perfezionare la bellezza, cogliere la grazia, con l’aiuto della Trinità di quella Trinità che citando Bonaventura - l’Enciclica mette, pone al centro perché la Trinità è presente in ognuno di noi e in tutta la creazione: allora quando io vedo un fiore o ascolto l’allodola, quando guardo il sassolino penso che è presente l’impronta trinitaria, bellezza come senso di vita. Usiamo la parola che l’Enciclica non usa in maniera esplicita, la parola filosofica, l’ontologia fonda l’etica, lo diceva già Giovanni Paolo II “Se io so contemplare il talento della creazione allora tratto tutte le creature come fratello e sorella”. Per cui l’Enciclica non vedetela come l’irruzione improvvisa della Grazia in un deserto. C’è questo arricchimento eccezionale, questa unicità, ma alle spalle presuppone un lavoro che parte da Giovanni Paolo II, che si arricchisce con Benedetto XVI e si completa con Papa Francesco. L’etica è un’etica del custodire e del perfezionare, dell’arricchimento e i nostri giovani che ci chiedono “Qual è il nostro compito nel mondo”, è un compito bellissimo quello di tutelare la bellezza e perfezionare la bellezza, la bellezza tra noi esseri umani, la bellezza spirituale, mentale, culturale ma anche la bellezza della creazione ovvero del mondo. Nel momento più difficile della storia umana abbiamo finalmente chiaro qual è il senso della nostra presenza nel mondo; finalmente ci siamo arrivati, è diventato Francesco d’Assisi la nostra guida, di credenti e non credenti, Francesco d’Assisi è il paradigma della futura umanità. (trascrizione non rivista dal relatore) 4