Tesi da difendere: L’eutanasia deve essere riconosciuta come diritto umano per i malati terminali. Composizione gruppo Anita Cappella 73820 Lorenza Di Nardo 73598 Tommaso Ciuffetelli Totani 74317 Edoardo Falcone 73331 Melania Aio 73603 Eutanasia: letteralmente dolce morte; azione od omissione che, per sua natura e nelle intenzioni di chi agisce o si astiene dall’agire, procura anticipatamente la morte di un malato terminale allo scopo di alleviarne le sofferenze. In particolare l’eutanasia va definita come l’uccisione di un soggetto consenziente, in grado di esprimere la volontà di morire, o nella forma del suicidio assistito o nella forma dell’eutanasia volontaria in senso stretto, con la richiesta al medico di essere soppresso nel presente o nel futuro. Si parla di eutanasia passiva in quanto è il medico che si astiene dal praticare cure volte a tenere il malato ancora in vita; eutanasia attiva e attiva volontaria consiste nella morte di un paziente causata direttamente dal medico; infine suicidio assistito ovvero l’atto autonomo di porre termine alla propria vita compiuto da un malato terminale in presenza di - e con mezzi forniti da - un medico. Argomentazione 1: Scelta etica del paziente A sostegno della prima argomentazione prendiamo in esempio il caso P. Welby. Piergiorgio Welby era affetto da un gravissimo stato morboso degenerativo, clinicamente diagnosticato quale "distrofia fascioscapolomerale". La sua sopravvivenza era assicurata esclusivamente per mezzo del respiratore automatico sin dall'anno 1997; egli, in considerazione del suo grave e sofferto stato di malattia, in fase irreversibilmente terminale, dopo essere stato debitamente informato, chiedeva al medico dal quale era professionalmente assistito, di non essere ulteriormente sottoposto alle terapie di sostentamento. In particolare, Welby chiedeva che si procedesse al distacco dell'apparecchio di ventilazione, sotto sedazione. Tuttavia, il medico opponeva un rifiuto alla richiesta di Welby, in considerazione degli obblighi ai quali si riteneva astretto. Dopo una lettera al Presidente della Repubblica, Welby si vedeva costretto a rivolgersi alla magistratura, attraverso un ricorso d'urgenza. Dopo un’accurata analisi del caso la corte ha deciso di concedere l’eutanasia al richiedente. Il dott. Mario Riccio si recava presso l'abitazione di Welby il giorno 18 dicembre 2006 per raccogliere la volontà del paziente che confermava, ancora una volta, di voler essere sedato e staccato dal respiratore artificiale. Due giorni dopo il medico, ottenuta la conferma, procedeva prima alla sedazione del paziente e, subito dopo, al distacco del ventilatore automatico. Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby muore. Alla luce dell’accaduto si può concludere che ogni persona capace di intendere e di volere deve avere il diritto, la libertà, di decidere della propria vita. (P1) Piergiorgio Welby era affetto da un gravissimo stato morboso degenerativo, clinicamente diagnosticato quale "distrofia fascioscapolomerale" (P2) sopravvivenza era assicurata esclusivamente per mezzo del respiratore automatico (P3) grave e sofferto stato di malattia in fase irreversibilmente terminale (P4):. Welby chiedeva che si procedesse al distacco dell'apparecchio di ventilazione, sotto sedazione (P5) il medico opponeva un rifiuto alla richiesta di Welby (P6) Welby si vedeva costretto a rivolgersi alla magistratura, attraverso un ricorso d’urgenza (P7) :. Dopo un’accurata analisi del caso la corte ha deciso di concedere l’eutanasia al richiedente (P8) Il dott. Mario Riccio si recava presso l'abitazione di Welby il giorno 18 dicembre 2006 per raccogliere la volontà del paziente che confermava, ancora una volta, di voler essere sedato e staccato dal respiratore artificiale (CI2) :. Il 20 dicembre 2006 Piergiorgio Welby muore. (C):. ogni persona capace di intendere e di volere deve avere il diritto, la libertà, di decidere della propria vita. Argomentazione 2: Italia: Stato laico Secondo l’art. 7, co. 1, Cost. «lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani» e l’art. 8, co. 1, Cost. «tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge». Numerosi politici si sono espressi riguardo l’inserimento della legge sull’eutanasia, in quanto quest’ultimi sostengono la tesi dello Stato indipendente da ogni influenza religiosa. Nella società contemporanea, multiculturale e multi-religiosa, la laicità dello Stato, con riferimento ai temi della secolarizzazione, della neutralità rispetto alla questione delle “verità religiose”, della separazione tra la sfera politica e quella religiosa e del riconoscimento come diritti delle libertà di religione e verso la religione, costituisce il punto di riferimento fondamentale per evitare fenomeni di fondamentalismo e integralismo religioso e per ottenere il risultato di una civile convivenza fra tutti, a prescindere dalle diverse connotazioni di ciascuno: religiose, etiche, razziali, linguistiche, etniche, politiche, di sesso, di orientamento sessuale od altro. Emma Bonino «Io ho sempre pensato la laicità dello stato non come un imposizione a nessuno, ma come un insieme di regole che consentono a tutti credenti o non credenti di fare le proprie scelte […] libertà non è sinonimo di felicità ma di scelta e le scelte sono spesso dolorose ed ognuno di noi ha la responsabilità dolorosa di scegliere della propria vita. Scegliere. Questo ci rende persone, distinguendoci da tutti gli altri esseri viventi». In relazione all’eutanasia questo discorso confuta la posizione di chi rifiuta la pratica in questione perché legato a motivazioni religiose. Le leggi dunque devono prescindere da ogni influenza di carattere religioso. (P1) Secondo l’art. 7, co. 1, Cost. «lo Stato e la Chiesa Cattolica sono indipendenti e sovrani (P2) Numerosi politici si sono espressi riguardo l’inserimento della legge sull’eutanasia (P3) separazione tra la sfera politica e quella religiosa costituisce il punto di riferimento fondamentale per evitare fenomeni di fondamentalismo e integralismo religioso (CI):. ottenere il risultato di una civile convivenza fra tutti (P4) laicità dello stato non come un imposizione a nessuno (P5) libertà non è sinonimo di felicità ma di scelta (P6) le scelte sono spesso dolorose (P7) ognuno di noi ha la responsabilità dolorosa di scegliere della propria vita (CI2):. Questo ci rende persone (P8) questo discorso confuta la posizione di chi rifiuta l’eutanasia (C):. Le leggi dunque devono prescindere da ogni influenza di carattere religioso Argomentazione 3: Qualità della vita del malato e dei parenti Il dolore e la sofferenza che si sperimentano durante una malattia possono risultare incomprensibili ed insostenibili. Al di là del dolore fisico, può risultare insostenibile per un individuo far fronte alla sofferenza psichica conseguente alla perdita della propria indipendenza. Per questo la società civile non dovrebbe forzare nessuno a sopportare questa condizione. Inoltre se si parla di qualità della vita, sicuramente non sarà delle migliori, oltre a quella del malato, la vita delle persone care che gli sono attorno e lo accudiscono. Anche da un punto di vista psicologico non deve essere per nulla facile vedere una persona cara spegnersi piano piano logorata dalla malattia, per questo molti familiari vorrebbero vedersi riconosciuta l’eutanasia non tanto per il bene loro, ma quanto per il malato che smette di soffrire anticipando una fine che sarebbe stata la stessa ma più dolorosa. Rispetto all’argomento trattato, vi sono degli accenni in ambito politico: on. Marietta Tidei (PD): L'attuale vuoto normativo si traduce nella sofferenza dei pazienti e delle loro famiglie, una sofferenza che noi abbiamo il dovere di scongiurare: mi auguro che il Parlamento si occupi quanto prima di questo tema". Una legge che regoli i diritti relativi al fine vita è un atto dovuto: chi ha trascorso una vita dignitosa ha il pieno diritto di morire altrettanto dignitosamente. On. Romina Mura (PD): La politica e le istituzioni non possono rimanere sorde davanti a questi appelli. E' del tutto inaccettabile che si vieti in Italia ciò che è invece consentito in Paesi, come la Svizzera, dove tanti italiani decidono di porre fine alla propria vita con dignità e senza ulteriori sofferenze; non si possono costringere i cittadini italiani che si trovano in condizioni irreversibili (malati terminali), a realizzare la loro volontà se non col rifiuto di acqua e cibo e, dunque, con una lenta morte per sete e fame; è inaccettabile. sen. Sergio Lo Giudice (PD): Un compleanno in cui c'è molto poco da festeggiare: le firme di quei 65.000 italiani che hanno sottoscritto l'iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia riposano alla Camera dei Deputati da oramai un anno. Mentre il Parlamento latita sul tema, l'eutanasia clandestina, il suicidio violento o l'emigrazione sono le uniche alternative per chi desidera decidere come e quando più opportunamente spegnersi. (P1) Il dolore e la sofferenza che si sperimentano durante una malattia possono risultare incomprensibili ed insostenibili (P2) . Al di là del dolore fisico, può risultare insostenibile per un individuo far fronte alla sofferenza psichica conseguente alla perdita della propria indipendenza (CI) Per questo la società civile non dovrebbe forzare nessuno a sopportare questa condizione (P3) si parla di qualità della vita delle persone care che gli sono attorno e lo accudiscono (P4) L'attuale vuoto normativo si traduce nella sofferenza dei pazienti e delle loro famiglie (P5) Una legge che regoli i diritti relativi al fine vita è un atto dovuto: chi ha trascorso una vita dignitosa ha il pieno diritto di morire altrettanto dignitosamente (P6) E' del tutto inaccettabile che si vieti in Italia ciò che è invece consentito in Paesi, come la Svizzera, dove tanti italiani decidono di porre fine alla propria vita con dignità e senza ulteriori sofferenze (P7) non si possono costringere i cittadini italiani che si trovano in condizioni irreversibili (malati terminali), a realizzare la loro volontà se non col rifiuto di acqua e cibo e, dunque, con una lenta morte per sete e fame (CI2) :. è inaccettabile (P8) le firme di quei 65.000 italiani che hanno sottoscritto l'iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia riposano alla Camera dei Deputati da oramai un anno (C) :. l'eutanasia clandestina, il suicidio violento o l'emigrazione sono le uniche alternative per chi desidera decidere come e quando più opportunamente spegnersi Argomentazione 4: La dignità Definizione da vocabolario: “condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e ch’egli deve a sé stesso”. Dunque, la dignità è grandezza ed eccellenza, è una qualità per la quale si gode di speciale valore o stima ed il corpo umano, partecipe della dignità della persona, deve essere, in conseguenza, trattato e curato con rispetto. Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione italiana che all’art. 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, nonché dall’art. 1 della Legge Istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale che precisa: “La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana”. La perdita della salute, cioè lo “stato di malattia”, porta l’individuo ad affidarsi, inevitabilmente e con atto di fiducia, alle persone preposte a fornire cure capaci di guarire o alleviare sofferenze e non certo provocarle. Questo fa si che la nostra vita possa ricadere nelle mani di coloro che ci amano e che per noi possono scegliere come nel caso di Eluana Englaro, il cui il padre ha scelto di staccare la spina e far cessare le sofferenze subite fino ad allora. (P1) condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e ch’egli deve a sé stesso (P2) la dignità è grandezza ed eccellenza, è una qualità per la quale si gode di speciale valore o stima ed il corpo umano (P3) la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (P4) La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana (P5) La perdita della salute, cioè lo “stato di malattia”, porta l’individuo ad affidarsi, inevitabilmente e con atto di fiducia, alle persone preposte a fornire cure capaci di guarire o alleviare sofferenze e non certo provocarle (C):. Permettere che la nostra vita possa ricadere nelle mani di coloro che ci amano e che per noi possono scegliere. Argomentazione 5: Legalizzazione dell’eutanasia Paesi come Belgio e Olanda sono stati i primi a legalizzare l’eutanasia. Nel 2010 un sondaggio provò che i morti di eutanasia fossero giovani malati di tumore maligno e in quasi tutti i casi è stata segnalata una grande sofferenza a livello fisico. Grazie ad un decreto del 2003 il malato ha la possibilità di scrivere una dichiarazione anticipata di fronte a testimoni allo scopo di prenderne in considerazione la volontà esplicita; tuttavia il medico può fare obiezione di coscienza. Dieci anni dopo l’adozione di questa normativa il partito socialista belga richiese un approccio di estensione della legge ai casi riguardanti minori o persone in progressiva perdita dello stato di coscienza. In Olanda la preoccupazione nei confronti dei pazienti che soffrono di dolori intollerabili, senza alcuna speranza di miglioramento e che desiderano porre termine alla loro vita, hanno indotto i legislatori olandesi a disciplinare la materia con una legge che è stata redatta con la massima scrupolosità. Nei Paesi Bassi, per eutanasia, si intende: quando un medico pone fine alla vita di un paziente su richiesta di quest’ultimo. In questo concetto ricade anche l’aiuto di un medico nei casi di suicidio assistito. Se un paziente esprime esplicitamente questa volontà, l’eutanasia può rappresentare la fine dignitosa di un percorso di malattia durante il quale sono state messe in atto tutte le forme possibili di cure (palliative).La legge sull’eutanasia (detta ufficialmente: legge di controllo per la cessazione della vita su richiesta o di aiuto nel suicidio assistito) è in vigore dal 1 Aprile 2000 e sancisce l’impunibilità del medico a patto che rispetti tutte le condizioni di accuratezza che la legge prescrive: •Deve trattarsi di una richiesta consapevole, incondizionata e ben ponderata del paziente; •Deve trattarsi di una sofferenza insopportabile, senza alcuna speranza di miglioramento per il paziente; •Il medico ed il paziente devono giungere alla convinzione che per la situazione in cui il paziente si trova non vi è alcun’altra soluzione; •Deve essere consultato almeno un altro medico esterno e non coinvolto con il caso; •Il termine della vita o l’assistenza al suicidio devono essere posti in essere in maniera scrupolosa dal punto di vista medico. Una richiesta tesa a porre fine alla propria vita può essere fatta sia oralmente che per iscritto. L’associazione olandese per la cessazione volontaria della vita (NVVE) fornisce una formulario prestampato per richiedere l’eutanasia. Nessun medico è obbligato a dar seguito ad una richiesta di eutanasia. (P1) Paesi come Belgio e Olanda sono stati i primi a legalizzare l’eutanasia. (P2) un sondaggio provò che i morti di eutanasia fossero giovani malati di tumore maligno e in quasi tutti i casi è stata segnalata una grande sofferenza a livello fisico (P3) il malato ha la possibilità di scrivere una dichiarazione anticipata di fronte a testimoni allo scopo di prenderne in considerazione la volontà esplicita (P4) il medico può fare obiezione di coscienza (P5) partito socialista belga richiese un approccio di estensione della legge ai casi riguardanti minori o persone in progressiva perdita dello stato di coscienza (P6) In Olanda la preoccupazione nei confronti dei pazienti che soffrono di dolori intollerabili, senza alcuna speranza di miglioramento e che desiderano porre termine alla loro vita, hanno indotto i legislatori olandesi a disciplinare la materia con una legge che è stata redatta con la massima scrupolosità (C):. l’eutanasia può rappresentare la fine dignitosa di un percorso di malattia durante il quale sono state messe in atto tutte le forme possibili di cure Contro argomentazione 1 La chiesa si oppone all’eutanasia in quanto nei fondamenti della religione, ovvero i 10 comandamenti, si cita la tutela della vita con il comandamento “non uccidere”. Questo si lega al discorso di uno stato che non può veramente esimersi dal tenere conto del sentimento religioso prevalente sul suo territorio, nonostante si dichiari estremamente laico. Ciò perché ogni Stato, con maggiore o minore sollecitudine, tende ad adeguare le proprie norme al senso del giusto che emerge dalla società civile. Ma il senso del giusto di ciascuno non può non risentire dei valori morali che tradizionalmente vengono trasmessi anche attraverso la cultura religiosa della famiglia o dell’ambiente in cui si vive. In questo modo la religione, ufficialmente esclusa dalla sfera politica, vi rientra in modo indiretto ma ugualmente determinante. (P1) La chiesa si oppone all’eutanasia in quanto nei fondamenti della religione, si cita la tutela della vita con il comandamento “non uccidere” (P2) uno stato che non può veramente esimersi dal tenere conto del sentimento religioso prevalente sul suo territorio, nonostante si dichiari estremamente laico (P3) Ma il senso del giusto di ciascuno non può non risentire dei valori morali che tradizionalmente vengono trasmessi anche attraverso la cultura religiosa della famiglia o dell’ambiente in cui si vive (C):. In questo modo la religione, ufficialmente esclusa dalla sfera politica, vi rientra in modo indiretto ma ugualmente determinante. DIAGRAMMA: L’eutanasia deve essere riconosciuta come diritto umano per i malati terminali. SAGGIO: EUTANASIA: LA DOLCE MORTE Immagina di essere al ristorante e di aver ordinato un’insalata, solo che il cameriere ti dice che non puoi averla e che, invece, devi mangiare la minestra. Come ti sentiresti? La scelta tra la minestra e l’insalata è abbastanza innocua, ma dimostra una caratteristica tipica della natura umana: non ci piace che ci vengano imposte decisioni che siamo in grado di prendere da soli. Osteggiamo la costrizione. Anche quando affrontiamo decisioni più serie, quelle con conseguenze morali, è importante poter scegliere per noi stessi. Dio ci ha dato il libero arbitrio e rispetterà sempre la nostra libertà di fare delle scelte. La scelta è un fondamentale principio democratico. L'idea che il cittadino sia libero nelle sue opinioni e nel suo voto presuppone che egli sia anche sovrano in una sfera privata, dove i suoi valori di coscienza sono insindacabili; in riferimento all’eutanasia dunque, ognuno di noi, deve poter scegliere di vivere, o morire nel momento in cui non si ha più la possibilità di condurre un’esistenza dignitosa. Credo che ogni persona abbia un posto nella vita in cui vuole stare, se la vita stessa ti impedisce di esserci in maniera dignitosa si deve avere il diritto di decidere di non stare. Un esempio che supporta questa tesi può essere quello del grande regista e scrittore Mario Monicelli che ha passato una vita dietro una macchina da presa e a 95 anni malato di cancro ha deciso di suicidarsi buttandosi dalla finestra perché evidentemente non poteva più vivere come e dove avrebbe voluto. Questa è una sfida culturale. Contro un`idea, di matrice religiosa cattolica, che pensa alla malattia come male e alla sofferenza come una punizione da espiare. E’ una sfida politica, per rivendicare il diritto costituzionale alla cura, contro le istituzioni sorde e indifferenti al dato di fatto che per un malato terminale l`interruzione di terapie inutili è cura, e che la scelta di una persona di sottrarsi a un accanimento terapeutico è un diritto. FONTI: http://www.mdc-­‐net.org/it/downloads-­‐pdf/italiano/seminario-­‐di-­‐studio/29-­‐l-­‐sandrin/file.html http://online.scuola.zanichelli.it/respublica-­‐files/edizione-­‐ essenziale/domande/ResPublica_Domande_CapC2-­‐02.pdf http://www.treccani.it/enciclopedia/eutanasia/