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Strumentazione
Il termociclatore è lo strumento appositamente sviluppato per la
PCR; permette di amplificare il DNA proveniente da una molteplicità
di fonti e, tramite un display installato, è possibile selezionare uno dei
protocolli PCR preprogrammati oppure impostarne uno ad hoc variando le temperature di annealing, di extension e il numero di cicli.
I requisiti più comuni di un termociclatore sono:
• carrello predisposto per 50 provette da 0,2 ml;
• coperchio termico con chiusura magnetica;
• un display LCD luminoso con informazioni in tempo reale sui programmi.
L’apparecchiatura per l’elettroforesi del DNA è costituita da 2
vaschette orizzontali, contenenti il tampone di corsa in comunicazione tra loro, alle cui estremità sono collegati il polo negativo e
positivo per generare una differenza di potenziale.
Requisiti e dotazioni della vaschetta:
• vassoio o lettino per far solidificare il gel, in plexiglass termoresistente, dimensioni 7  14 cm;
• due pettini, a 8 e a 16 denti, che consentono la formazione di
pozzetti entro cui caricare i campioni;
• coperchio con cavi e spinotti di argento-nickel per il raccordo
con l’alimentatore. Tutte le apparecchiature in commercio sono
progettate per la facilità d’uso e la sicurezza dell’operatore.
La cella elettroforetica verticale per proteine utilizza gel di poliacrilammide di dimensioni 80 100/120 mm. È un sistema rapido e altamente efficiente, disponibile per la corsa di 1 o 2 gel contemporaneamente. La cella è costruita in materiale acrilico molto resistente e dotato
di coperchio di sicurezza. La conduzione del campo elettrico avviene
attraverso un filo di platino di spessore 0,35 mm.
La dotazione deve comprendere:
• vaschetta elettroforetica;
• 2 pettini per il caricamento di 6-15 campioni;
• 2 coppie di vetri standard per gel 8 10 cm;
• 2 set di spaziatori;
• gel-caster per sorreggere i vetri durante la polimerizzazione del gel;
• una coppia di cavi.
Copyright © 2012 Zanichelli Editore SpA, Bologna
Questo file è una estensione online del corso C. Grazioli, C. Gritti, P. Plevani, G. Viale - Studenti in laboratorio
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L’apparecchio per il trasferimento delle proteine su membrana PVDF (western blotting) è costituito da una vasca
contenente una griglia estraibile e apribile; nella griglia
vanno inserite spugnette imbevute di tampone, carta da
filtro e il gel di acrilammide contenente le proteine sopra
al quale si deve posizionare la membrana in PVDF. La
griglia opportunamente richiusa va inserita negli appositi
spazi nella vasca che deve essere chiusa con il coperchio
munito di elettrodi per il collegamento all’alimentatore.
L’alimentatore fornisce un flusso di corrente continua agli
elettrodi applicati alla cella elettroforetica.
Requisiti:
• display digitale per tensione e intensità di corrente (fino a
300 V e 400 mA);
• possibilità di regolazione continua della tensione e della
corrente di uscita;
• possibilità di utilizzare l’apparecchio come sorgente di
tensione costante con limitazione della corrente, oppure
come sorgente di corrente costante con limitazione della
tensione.
L’alimentatore per eseguire l’elettroforesi del DNA deve erogare 100 volt, per l’elettroforesi di proteine 200
volt, per il western blotting 400 mA.
Le micropipette sono sistemi di dispensazione in grado di erogare volumi di liquido con caratteristiche di elevata precisione
e accuratezza. Le micropipette sono molto precise e vanno maneggiate con delicatezza; hanno capacità che vanno da 2 a 1000
µl; si usano con punte monouso standard. Sono costituite da un
corpo centrale generalmente in materiale plastico al cui interno
scorre un pistone dotato di guarnizioni a perfetta tenuta, e da un
portapuntale. Molti modelli sono dotati di un sistema automatico per l’espulsione del puntale che ne consente l’eliminazione
senza rischi per l’operatore.
Le micropipette a volume variabile possono dispensare volumi
di liquido all’interno di un range di dosaggio ben definito mediante la regolazione della corsa del pistone; tale regolazione
avviene grazie a un’apposita ghiera che viene fatta ruotare fino
a raggiungere il volume desiderato.
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La bilancia di precisione rappresenta uno strumento indispensabile in
ogni laboratorio di biologia e chimica per la pesata di componenti per
la preparazione di soluzioni. La bilancia ottimale per il laboratorio ha
portata di 2100 g e risoluzione di 0,01 g ed è dotata di indicatore di livello frontale che consente di controllare che la bilancia sia in piano
prima di utilizzarla. La piattaforma di pesatura di solito è in acciaio
inossidabile rimovibile.
L’agitatore magnetico viene utilizzato solitamente per mescolare efficacemente e senza l’ausilio di aste, un solvente e uno o più soluti, mediante la rotazione di una ancoretta magnetica sul fondo di un contenitore sul quale agisce un campo magnetico.
Requisiti:
• regolazione elettronica della velocità fino a 1200 rpm;
• piastra costruita in materiale resistente agli agenti chimici;
• sistema di riscaldamento della piastra (opzionale).
La minicentrifuga è un’apparecchiatura da laboratorio utilizzata generalmente per separare parti di liquidi con diversi pesi specifici o densità
mediante forza centrifuga. Ne esistono di dimensioni molto ridotte, 15
cm di larghezza, ottimali per eseguire tutti i cicli standard di laboratorio, fra cui la purificazione di acidi nucleici e l’estrazione di plasmidi.
I requisiti richiesti per le attività di laboratorio illustrate nel testo sono:
• velocità di rotazione fino a 15 000 rpm;
• rotori facilmente intercambiabili, sterilizzabili in autoclave, resistenti
alla corrosione;
• adattatori per provette da 1,5 ml e provette da 0,2 ml;
• alloggiamenti per 12-16 provette da 1,5 ml.
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Il vortex o agitatore a vibrazione si utilizza per la miscelazione di soluzioni in provette mediante un movimento circolare e oscillante.
Solitamente è dotato di duplice modalità di funzionamento, manuale e
continuo con possibilità di regolare il numero di giri da 50 a 2400 rpm.
È consigliabile un apparecchio con struttura in lega di alluminio e verniciatura epossidica poggiante su piedini a ventosa a elevata resistenza
L’agitatore con piastra a oscillazione rotatoria orbitale si utilizza
per reazioni di microflocculazione, colture di cellule, decolorazione
membrane, elettroforesi ecc.
Requisiti:
• regolazione elettronica stabilizzata della velocità, da 50 a 250
oscillazioni al minuto;
• modalità di funzionamento in continuo o prefissato da 1 a 14 ore;
• piano di lavoro in materiale antiscivolo sul quale si possa appoggiare un cestello per alloggiare e fissare beute e becher di varie dimensioni.
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