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Commentary, 22 dicembre 2015
COMMERCI GLOBALI:
IL NUOVO RISIKO DI CANALI E FERROVIE
MARIO DEAGLIO
U
n tempo la geografia era la meno innovativa
delle discipline scientifiche. Montagne,
ghiacciai, mari non cambiavano mai. L’uomo
aveva colonizzato il pianeta ma non ne aveva sostanzialmente mutato l’aspetto. Si potevano approfondire le
conoscenze, con l’aiuto di fisica, chimica e quant’altro,
ma era ben difficile dire qualcosa di nuovo.
©ISPI2015
Poi i ghiacciai hanno cominciato a ritirarsi, le agglomerazioni urbane ad allargarsi. Si sono costruiti strade e
ponti, ferrovie e canali e i geografi sono tornati a lavorare davvero. Anche perché oggi geografia fa rima con
economia e strategia, con antropologia, climatologia e
demografia. Attraverso la geografia, e soprattutto la
geografia economica, passa un nuovo tentativo di sintesi
delle scienze umane.
Proviamo a fare una breve rassegna dei cambiamenti in
atto che riguardano i trasporti, e in particolare la quantità senza precedenti di merci che si muove da un capo
all’altro di un mondo globalizzato e che è destinata ad
aumentare sensibilmente in futuro. Cominciamo, fuori
conto, con una variazione “naturale”: forse, grazie
al global warming, si sta aprendo il “passaggio a
Nord-Est”, la rotta che dai porti del Mare dell’Europa
settentrionale gira attorno alle penisole artiche dalla
Siberia e permette così di raggiungere l’Asia sudorientale con un percorso che è poco più di un terzo di quello
classico attraverso Gibilterra, il canale di Suez, lo stretto
di Malacca. Agibile, per ora, in maniera saltuaria (è
percorsa solo d’estate da qualche decina/centinaia di
navi all’anno) ma potrebbe essere di importanza capitale in futuro.
La rivoluzione principale riguarda le ferrovie, di gran
lunga preferibili alle strade per il trasporto delle merci.
La più importante è la Nuova Transiberiana che congiunge la città cinese di Chongqing alla città tedesca di
Duisburg e consente, teoricamente in una settimana, il
trasferimento di merci tra i due terminali (in pratica il
tempo quasi raddoppia per i controlli doganali di diversi
stati). Altri progetti ferroviari (tra i quali un collegamento ad alta velocità tra Pechino e Mosca) sono allo
studio. Il finanziamento potrebbe arrivare in gran parte
dalla Asian Infrastructure Investment Bank - costituita,
per iniziativa cinese, nell’autunno 2014, alla quale
hanno aderito molti paesi, tra cui l’Italia - che a regime
dovrebbe disporre di un capitale sociale di 100 miliardi
di dollari.
Mario Deaglio, Università di Torino ed editorialista economico de La Stampa..
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Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI.
Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo.
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La Cina sta investendo anche in una futura ferrovia
transcontinentale sudamericana che dal Brasile dovrebbe portare in Colombia, Perù e Cile. Il progetto (50
miliardi di franchi svizzeri, i cinesi cercano di esprimersi in dollari il meno possibile) è stato annunciato
durante una visita in Brasile compiuta nel maggio 2015
dal primo ministro cinese. Progetti come questo ribaltano la struttura sudamericana dei trasporti, risalente
all’epoca coloniale, che privilegiava gli spostamenti via
mare e che non aveva mai collegato via terra le due coste dell’America Meridionale se non con piccole strade
e piccole ferrovie, scarsamente agibili, attraverso le
Ande.
collegare Pacifico e Atlantico evitando il canale di Panama. Il raddoppio di questo canale, finanziato largamente dagli Stati Uniti, sta avvenendo anche con la
partecipazione di imprese italiane. L’Egitto, dal canto
suo, ha appena inaugurato un ampliamento del canale di
Suez. Ed è allo studio un canale che attraversi la penisola di Malacca
Si configura, in definitiva, una vera e propria “guerra
dei canali e delle ferrovie” per “incanalare” verso certe
rotte l’enorme mole aggiuntiva di commercio mondiale
che ci si attende con il sensibile aumento della produzione e del consumo in molti paesi emergenti (alla quale
si potrebbe aggiungere una “guerra europea dei gasdotti”). In questa “guerra” solo la strategia cinese appare
chiara: la cosiddetta “via della seta” si estende ormai a
tutto il mondo con rami che si intrecciano, un po’ come
facevano gli inglesi ai tempi dell’Impero Britannico,
quando, per sicurezza, costruivano linee di trasporto e di
comunicazioni telegrafiche tra loro parallele. In questo
quadro di cambiamento, l’Europa appare in ritardo e
piuttosto introspettiva (rete ferroviaria ad Alta Velocità,
canale sotto la Manica). Anche questo è un segno dei
tempi che cambiano.
©ISPI2015
Iniziative ferroviarie cinesi stanno prendendo corpo
anche nell’Africa orientale. Secondo una recente intesa,
una linea ferroviaria collegherà Uganda, Ruanda, Burundi e Sudan meridionale, sostituendo e sensibilmente
migliorando una precedente linea costruita dagli inglesi
nell’era coloniale. La Exim Bank of China dovrebbe
coprire gran parte del costo. Come il progetto sudamericano, questa linea dovrebbe essere dedicata principalmente al trasporto di merci, ossia delle materie prime
africane verso l’Asia. Altri sviluppi ferroviari a opera
dei cinesi sono in esecuzione in Colombia, allo scopo di
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