Spagna, il lavoro è a Berlino

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LA VOCE
DEL POPOLO
Un salvagente lanciato dalla Germania
Spagna, il lavoro è a Berlino
Josete, 27 anni, sviluppatore di software di Albacete, vive a Berlino da un anno e
due mesi. Laureato in ingegneria informatica e disoccupato come molti, Josete aveva già
pronto un biglietto per Londra. Poi è arrivata
un’offerta dalla Germania. “Sapevo dire solo
‘hallo’, ‘bitte’, ‘danke’, ‘auf wiedersehen»,
ha raccontato. «Sono venuti fino ad Alicante
per farci un colloquio. Dopo 20 giorni mi avevano già offerto un posto come programmatore per 6 mesi, con la possibilità di un contratto indeterminato, un alloggio e un corso di
lingua pagato”, ha spiegato il giovane. Che,
dopo lunghe sofferenze, si dice molto soddisfatto della sua situazione lavorativa.
D’altronde, gli incentivi a lasciare la Spagna per cercare fortuna altrove sono arrivati
anche dalle istituzioni. La Comunidad di Madrid ha messo a disposizione 20mila posti per
corsi gratuiti di lingua tedesca a favore dei disoccupati madrileni. Secondo il consigliere
per l’Educazione e il lavoro Lucía Figar, era
stata la stessa Germania a suggerire l’idea, rivelando che nella zona di Hesse si cercavano
250mila persone. Non sorprende dunque che
perfino Seat, ex società automobilistica iberica oggi di proprietà del gruppo Volkswagen,
abbia deciso di investire in un sistema di formazione professionale duale e ritagliato perciò su misura per quanti intendano intraprendere un’esperienza professionale all’ombra
del Bundestag.
VOLKSWAGEN La scuola di apprendistato di Seat, prossima a essere lanciata, dovrebbe contare tre cicli formativi basati sulla teoria, con alcune ore riservate alla lingua
tedesca, e sulla pratica diretta. Ma non solo
nei vecchi stabilimenti di Barcellona. Molti apprendisti sono, infatti, destinati a essere trasferiti nelle fabbriche tedesche di Volkswagen con la possibilità di un contratto lavorativo, un aiuto economico per l’alloggio
e perfino un biglietto per tornare a casa ogni
tre mesi.
A tutti gli spagnoli che non possono godere di una simile opportunità hanno invece
pensato Andreas Bersch e Alfredo Tarre: da
Berlino hanno creato il blog trabajo-ya.net
per assistere e aiutare i giovani disoccupati di
tutta la Spagna. “Diamo una mano nella ricerca di possibili offerte e aiutiamo gli spagnoli
appena arrivati, o in fase di trasferimento, a
familiarizzare con la Germani”», ha spiegato
Alfredo Tarre. I nuovi emigranti, almeno, possono contare su una spalla amica.
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Auf wiedersehen España. La Germania
chiama a raccolta i disoccupati spagnoli. Le
offerte di lavoro, le richieste di professionisti
e gli incentivi per favorire la mobilità lavorativa promossi da Berlino sono diventati un salvagente per i senza lavoro iberici, dalla Galizia all’Andalusia. Nel 2012, il numero degli
spagnoli migrati in Germania è aumentato del
12 p.c. Un tasso di crescita persino più alto di
quello che caratterizza i greci, la cui presenza
nella Repubblica federale è cresciuta del 10,1
p.c. soltanto nonostante il passato quinquennio di recessione. In entrambi i casi si tratta
di una percentuale doppia, o quasi, rispetto a
quella degli altri Paesi dell’eurozona. D’altronde le due nazioni hanno il più alto tasso
di disoccupazione dell’Europa a 17: quasi un
cittadino su quattro non ha un impiego. Peggio va se si considerano solo i giovani: uno su
due è senza lavoro. In Germania, invece la disoccupazione è ferma al 6,6 p.c., il livello più
basso dalla storica riunificazione. C’è dunque
posto per ingegneri, medici, insegnanti e operatori del turismo. Non a caso, l’ufficio di collocamento tedesco a giugno ha registrato il +6
p.c. di ingressi dal Sud Europa: 28 mila persone in più della norma.
CORSI DI LINGUA In Spagna la prospettiva di un lavoro assicurato in Germania
ha inciso in positivo sul totale degli iscritti ai
corsi di lingua: nel 2011 il Goethe Institut di
Madrid ha battuto ogni record. “In primavera avevamo registrato un aumento del 20 p.c.,
poi del 25 p.c. e adesso, un anno dopo, abbiamo raggiunto il 35 p.c. di iscritti in più, ma le
cifre continuano a salire. Segno di una tendenza che si sta consolidando”, ha detto Manfred
Ewel, direttore accademico dell’Istituto tedesco a Madrid, trattenendo a stento lo stupore.
La scuola ha dovuto attrezzarsi: dieci nuovi professori madrelingua e un corso speciale
dal titolo suggestivo, Il mio colloquio di lavoro in Germania, nel quale si impara a stilare il
curriculum perfetto, a scrivere una buona lettera di presentazione e a sostenere un colloquio secondo lo stile e gli schemi teutonici.
Ma non c’è solamente il Goethe: le lezioni registrano il tutto esaurito in moltissime scuole
di lingua sparse per la Spagna. In quella di Valencia, per esempio, il numero di studenti interessati al tedesco ha superato perfino quello di
chi predilige l’inglese. Tanto che l’ambasciata
tedesca è stata costretta a pubblicare un avviso sulla sua pagina web: “Qui non si offrono
corsi di lingua”.
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economia
& finanza
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VII
• n.
IL PUNTO
di Christiana Babić
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281 • Giovedì, 27 sette
Coesione sociale e crescita
Il tetto dei 300.000 disoccupati è stato sfondato. E il peggio non è passato. La tendenza rimarrà negativa almeno fino al 2014. Lo ammette il ministro Mrsić, che esclude nuovi indebitamenti da farsi per comperare la pace sociale. Ne deriva una conclusione sola: lo stato metterà mano nel settore di sua competenza e cercherà di ridurre il
numero di dipendenti del settore pubblico. Lo strumento che intende adottare: in primis il pensionamento. Per farlo bisognerà cambiare qualche regola, magari cancellare la possibilità di lavorare fino ai 65 anni anche se i requisiti per il ritiro in quiescenza sono stati raggiunti prima. A tutto vantaggio del pareggio di Bilancio (forse) a tutto
danno del tenore e della qualità della vita.
Ma dalla crisi bisogna uscire e gli esperti dicono che esauriti gli spazi a disposizione per l’aumento delle imposte inteso come lo strumento principale di adeguamento
fiscale seguono la riforma della spesa sociale. Tradotto in discorso quotidiano significa che una volta raggiunti i limiti soglia della pressione fiscale aggregata la priorità
si sposta dalle tasse ai tagli di spesa. Ed ecco che le attenzioni vanno tutte alla riforma
del sistema pensionistico e a quello del mercato del lavoro. Nemmeno questo però basta. Può portare al tanto auspicato pareggio. Non alla crescita. Per quest’ultima ci vogliono ben altri ingredienti. Per dare impulso alla crescita è necessario infatti rimuovere gli ostacoli alla concorrenza, quali certe normative e procedure legali, gli assetti
proprietari e la protezione delle posizioni di rendita. Una maggiore concorrenza permette non solo di promuovere innovazione e produttività, ma aumenta anche le scelte
a sostegno dei consumatori, fa calare i prezzi e migliora la competitività. Al contempo
va sostenuta la mobilità intergenerazionale perché le società nelle quali si ritiene di
poter avanzare nella scala sociale grazie ad abilità, talento e sforzi personali, piuttosto
che grazie alle opportunità risultanti dal proprio ambiente socioeconomico, avranno
più probabilità di raggiungere un buon livello di coesione sociale e quindi di mobilità.
Magari si può cominciare dalla scuola assicurando lo sviluppo di un quadro di valutazione globale, migliorando la qualità dell’insegnamento, sostenendo l’innovazione
nel sistema d’istruzione, migliorando il sistema di istruzione e formazione professionale così come le prestazioni e il rapporto costo-efficacia delle università. A tutto vantaggio della crescita e della produttività.
2 economia&finanza
Giovedì, 27 settembre 2012
Dal primo gennaio 2013, Francoforte avrà la supervisione degli istituti di credito
La Bce ora è una superbanca
Potrà concedere o ritirare la licenza e imporre sanzioni agli istituti che non rispetteranno le regole
Il primo mattone dell’Unione
bancaria è stato posato. La Banca
centrale europea (Bce) vigilerà
su tutte le banche dell’Eurozona.
Dal primo gennaio 2013 Francoforte avrà piena supervisione di
qualsiasi istituto di credito europeo. Per il momento questa è solo
una proposta della Commissione
europea, ma già promette rivoluzione. Permettere a Mario Draghi
di monitorare il sistema creditizio
da Lisbona a Berlino, da Parigi a
Roma, significa riscrivere le regole del gioco. Togliere sovranità
ai singoli Stati membri in nome
del progetto di unione bancaria
è la nuova partita da affrontare.
Non a caso la Cancelliera Angela
Merkel ha subito avanzato un depotenziamento dell’idea lanciata
da Bruxelles. Per gli economisti
è solo un ulteriore passo obbligato nella storia che porta alla definizione degli Stati Uniti d’Europa.
La Banca centrale europea
sarà responsabile per la stabilità
finanziaria delle banche dei Paesi
della zona Euro, mentre l’Autorità bancaria europea dovrà mettere a punto un regolamento che
garantisca l’integrità del mercato unico e assicuri coerenza nella
supervisione delle banche di tutti
i 27 stati membri dell’Ue, inclusi quelli al di fuori dell’Eurozona. Tradotto in parole semplici,
Draghi potrà concedere o ritirare la licenza e imporre sanzioni
alle 6mila banche europee sotto
controllo, se non rispetteranno le
indicazioni impartite. Attribuire
a Francoforte la vigilanza su tutte le banche dell’Eurozona non
sarà però facile perché significa
per gli Stati membri del club della moneta fare un passo indietro
sul terreno della sovranità creditizia. Non a caso ha già smussato gli angoli della proposta la
Cancelliera Merkel, cercando di
rassicurare i partiti tedeschi che,
da sempre, hanno voce in capitolo sulla governance delle banche regionali, quelle Landesbank
ancora lontane dalla privatizzazione, nonché le famose casse
di risparmio, le Sparkassen. Lì
lo spauracchio di dover perdere le numerose tutele pubbliche
che furono messe in discussione
dall’Antitrust europeo allora guidato da Mario Monti fa, infatti,
tremare i polsi ai piani alti di parecchi istituti. Senza quelle sovvenzioni - è il ragionamento - il
gioco diventerebbe nuovamente
duro di questi tempi in Germania. Eppure come osserva Raffaele Lener, partner dello studio legale Freshfields, in fin dei conti
“il controllo di un organo di vigilanza è un prezzo ragionevole
da pagare per l’utilizzo del fondo Salva stati per ricapitalizzare
le banche spagnole, ma soprattutto è un altro passo in avanti nel
cammino verso un organo regolatore unico europeo”.
Che “questa soluzione non
sarebbe per altro che un primo
passaggio verso un’ulteriore
maggiore integrazione a livello
bancario europeo, trasformando
la Bce da elemento risolutore di
questa crisi a baluardo della stabilità futura”, lo riconosce anche
Donatella Principe, responsabile dell’Institutional Business di
Schroders Italia. La definisce
“una posizione condivisibile, se
si considera che difficilmente la
crisi delle banche europee potrà esser risolta senza la garanzia europea e un fondo comu-
La Bce sarà responsabile per la stabilità finanziaria delle banche dei Paesi della zona Euro
ne d’intervento a sostegno degli
istituti in crisi”.
Adesso il negoziato si sposta al Parlamento europeo. Entro fine anno Bruxelles disegnerà altri due pilastri dell’unione
bancaria, appunto il sistema di
garanzia europeo per i depositi bancari e lo schema unico per
la gestione dell’eventuale fallimento di un istituto bancario. La
sfida è già accesa, sotto il cielo
di Berlino.
Il Paese nordamericano cerca 20mila ingegneri, architetti, medici, avvocati
Lavoro, la nuova mecca è il Canada
La leggenda vuole che bastino tre mesi per trovare lavoro
una volta approdati in Canada.
Il Paese, di dimensioni sconfinate per solo 34 milioni di abitanti
circa, è oggi una delle mete ambite da chi vuole andare a vivere
all’estero e fare carriera, o semplicemente per trovare un’occupazione. Francesi in primis. Basti pensare che ogni anno nella
“Belle Province”, ossia il Québec, arrivano dalla Francia 4mila
immigrati. Ma il numero di francesi in cerca di lavoro che mettono piede in Canada sale a 10mila
se si considerano anche coloro
che attraversano l’oceano Atlantico con permessi di studio e di
residenza. In tutto, il Paese nordamericano vanta 250mila immigranti permanenti e altrettanti visti temporanei.
LE PROFESSIONI Ma quali sono le professionalità ricercate? Soprattutto ingegneri, architetti, tecnici in materia di costruzioni,
ma anche avvocati, medici, infermieri. Un piano governativo, annunciato nel 2011, prevede di creare 20mila posti di lavoro ogni anno
nei prossimi 25 anni nei settori dei
trasporti, nel turismo, ma anche
nell’industria energetica e alimentare. Sul sito www.cic.gc.ca (citi-
Il Canada vanta 250mila immigranti permanenti
e altrettanti visti temporanei
zenship and immigration Canada)
ci sono passo passo tutte le tappe dell’iter di trasferimento, dalla
domanda di lavoro al permesso di
studio, in inglese e francese.
PIL IN CRESCITA L’economia corre in Canada. Il Paese ha registrato nel secondo trimestre del 2012 un Pil in crescita del 2,5 p.c. rispetto allo stesso periodo del 2011 e in aumento
dello 0,5 p.c. rispetto al trimestre
precedente. In lieve decrescita
da inizio anno è, invece, il tasso
di disoccupazione, che ad ago-
sto 2012 si è attestato a quota 7,3
p.c. Emigrati sì, ma di lusso, con
una formazione universitaria. Per
avere delle chance di successo
bisogna essere pronti a sostenere
un esame ai raggi X su titoli di
studio, conoscenza delle lingue
e soprattutto rientrare nei profili ricercati. Chi ha già compiuto il passo dice che è importante
all’inizio accontentarsi del lavoro
che si trova. E poi cambiare e ancora cambiare. Perché qui l’evoluzione professionale può essere
fulminea.
A Mayfair, Knightsbridge e Belgravia
L’investimento perfetto?
Un appartamento a Londra
Per chi è sempre stato convinto che, soprattutto in tempi
di crisi, investire nell’immobiliare fosse il modo migliore per
proteggere i propri capitali, entrare in possesso di un appartamento a Londra è oggi diventato un must. A patto che l’acquisto riguardi alloggi situati in
uno di quei quartieri in cui la
crisi non arriverà mai. Mayfair,
Knightsbridge e Belgravia tanto
per intenderci.
Vale a dire le aree del centro
prese di mira dai ricchissimi di
tutto il mondo, convinti di non
potersi permettere di non avere un “punto d’appoggio” nella capitale finanziaria d’Europa.
Stiamo parlando di un’esplosione di ristrutturazioni e acquisti
che vale poco meno di cinquanta miliardi di euro, alimentato
dalla domanda apparentemente
inesauribile di tycoon europei,
arabi, russi, indiani e asiatici,
che non hanno voglia di aspettare la “fine” della crisi per continuare a far crescere il proprio
capitale con investimenti sicuri
e redditizi. Tant’è che mentre a
livello nazionale l’immobiliare è un settore che sta soffrendo molto, con un tasso di crescita prossimo allo zero, come del
resto succede in molte altre nazioni del Vecchio Continente, il
comparto degli appartamenti di
lusso ha registrato una fortissima espansione, che ha sfiorato il 70 p.c. solo nel 2011. Impegnando i costruttori a fare in
modo che entro il 2021 potranno essere disponibili sul mercato niente meno che 15.500 nuove abitazioni. Molte delle quali
sono già state vendute.
Se tutti i progetti iniziati verranno effettivamente completati,
le nuove abitazioni londinesi copriranno un’area equivalente ai
2,5 chilometri quadrati del Parco Olimpico di Stratford, il cui
valore di mercato è stato stimato in 38 miliardi di sterline (circa 47 miliardi di euro). Questo
improvviso assalto agli appartamenti londinesi ha fatto sì che la
nicchia del lusso locale, che include il 5 p.c. degli alloggi più
costosi, sia arrivata a superare
i prezzi di New York, Parigi e
Hong Kong. Per colpa o merito, dipende dai punti di vista, di
un aumento del 49 p.c. del loro
valore di mercato. Un incremento che naturalmente ha fatto crescere ulteriormente il flusso di
capitali in entrata. Trasformando
quindi gli investimenti nel settore da “sicuri” a “sicuri e redditizi”. Al punto da spingere gli immobiliaristi ad acquistare spazi
precedentemente adibiti ad attività commerciali per riconvertirli ampliando ancora di più l’offerta per gli amanti del lusso. Un
parcheggio multipiano di Mayfair, ad esempio, dovrebbe essere trasformato in una residenza con 24 appartamenti, con un
attico di più di 1.700 metri quadrati.
In una fase in cui gli investimenti sicuri sono sempre di
meno e i ricchi interessati ad acquistare un alloggio a Londra
sempre di più, un settore così
promettente ha iniziato a essere
preso di mira anche da compagnie di assicurazioni e fondi di
investimento. Nella speranza di
poter così far fruttare i risparmi
loro affidati.
economia&finanza 3
Giovedì, 27 settembre 2012
MERCATI I rischi dopo le importanti prese di profitto generalizzate
Dopo l’euforia l’avversione al rischio
P
otrebbe tornare l’avversione
al rischio? È questo il quesito che ora si pongono gli
analisti. La giustificazione a questa
domanda è supportata da alcune
motivazioni piuttosto valide. Nei
primi tre giorni della scorsa settimana si è potuto assistere a importanti prese di profitto generalizzate, successive ai rally spinti dalle Banche centrali delle settimane
scorse. Nel dettaglio: dall’adozione del nuovo piano di quantitative easing da parte della Federal
Reserve, dall’implementazione di
nuove operazioni di acquisto di
bond dei Paesi in difficoltà da parte della BCE e dall’aumento degli stimoli monetari da parte della BoJ, che è da tempo sotto l’effetto della cosiddetta trappola della
liquidità.
FORTI SALITE Gli effetti
sui mercati, dopo le forti salite, si
sono affievoliti e i mercati hanno
assistito alle prime prese di profitto
che, però, non sono state in grado
di portare a rotture definitive né sui
cambi, né sugli indici azionari (con
i mercati dei Paesi periferici europei comunque in difficoltà), né sulle commodities. In altre parole, ne
è derivato un quadro tecnico piut-
tosto tirato sui cambi, sull’azionario e sulle commodities. Questo,
per quanto non di per sé sufficiente, porta gli analisti a dedurre che
il mercato potrebbe andare ora a
caccia di supporti e ritracciare in
maniera considerevole, andando a
spingere il pulsante “risk off”.
QUADRO MACROECONOMICO Una considerazione, questa, suffragata da un quadro macroeconomico che vede un’ulteriore contrazione dell’attività manifatturiera in Cina (ancora sotto la
soglia psicologica di 50) – ulteriore
segno di debolezza dell’economia
del gigante asiatico –, il calo delle esportazioni giapponesi, il ritorno sul piatto della questione greca
per quello che concerne l’Eurozona (tema solo accantonato ma non
certo dimenticato), e i timori sempre più fondati sul famoso “fiscal
Cliff” (la combinazione di aumento delle tasse e tagli alla spesa) negli Stati Uniti.
L’euforia che perciò si è creata
con il fiume di liquidità annunciato dagli istituti centrali, potrebbe
essersi esaurita per lasciare spazio a nuovi timori legati alle tante questioni irrisolte che il mercato potrebbe subito andare a scon-
tare nei prezzi. A cornice di tutto ciò si inseriscono le tensioni
dal fronte geopolitico, con la recrudescenza di fenomeni terroristici legati all’annoso conflitto
Occidente/integralismo islamico, che potrebbe generare volatilità sui mercati e possibili acquisti di dollari tipici in occasioni di
tensioni diplomatiche internazionali. Sembra ora essere la soglia
di 1,30 il punto di riferimento per
il cambio, che gravita attorno a
questo primo supporto nonché livello psicologico.
PERICOLO RIENTRATO
Comunque, il pericolo che l’avversione al rischio, che sembrava
potesse partire già giovedì scorso, è rientrato, confermando che
si è trattato di prese di profitto in
quanto i mercati hanno mostrato nuovi movimenti rialzisti, che
stanno complicando il livello di
analisi delle price action attuali. I
metodi secondo cui occorre lavorare in un momento del genere –
si legge in un’analisi Fxcm –, potrebbero essere i breakout di punti
che in precedenza (nei tre o quattro giorni scorsi, a dipendere dai
casi), hanno determinato la partenza di movimenti importanti, a rialzo o a ribasso (sempre a dipendere dai casi), mantenendo sempre
gli stop loss in macchina. Nel mo-
mento in cui ci si avvicina a livelli importanti dal punto di vista del
medio periodo, assume un’importanza molto alta l’indicatore Speculative Sentiment Index (un contrarian), che mostra come i diversi trader retail sono posizionati a
mercato e che sta suggerendo nuove perdite di forza del dollaro americano, che guardando un Fxcm DJ
Dollar Index è molto vicino al livello di supporto di 9,800, livello
che se rotto potrebbe aprire la strada verso 9,750. EurUsd. Ma la moneta unica – così ancora le analisi –, sembra stia mettendo in atto
delle prove di risalita piuttosto interessanti.
IN BREVE DA BRUXELLES
UE, prospettive negative
per l’occupazione
BRUXELLES – Le prospettive per l’andamento
dell’occupazione nell’UE nei prossimi mesi restano negative, soprattutto per il settore industriale in diversi Paesi tra
cui l’Italia. È quanto emerge dall’ultimo rapporto mensile
sul lavoro della Commissione UE. I manager ad agosto si
sono detti “abbastanza pessimisti” riguardo i trend occupazionali nel comparto “in 14 Stati membri, e in particolare
in Spagna, Grecia e Italia”.
Anche nel settore edilizio si prevede un calo dell’occupazione in 20 Paesi UE su 27 così come nel settore dei servizi, dove dalla primavera si registra un calo marcato delle aspettative e si prevedono ulteriori cali occupazionali in
19 Stati nei mesi a venire. Sul fronte della disoccupazione
giovanile, invece, in base ai dati Eurostat resi noti ad agosto si delinea una “stabilizzazione” del problema, sebbene
a “livelli elevati” (il tasso UE è al 22,5 p.c.). Negli ultimi
tre mesi sino a luglio, infatti, si legge nel rapporto, questo
“ha smesso di crescere in alcuni Stati membri”, sebbene
sia salito in altri. A livello occupazionale restano comunque “differenze profonde” all’interno dell’UE, dove a luglio è stata toccata la cifra record di 25,254 milioni di disoccupati.
Flessibilità e controlli
per i fondi europei
BRUXELLES – Procedure più semplici per accedere alle sovvenzioni UE e maggiori controlli sui soldi spesi: sono questi due punti chiave di una relazione approvata
la settimana scorsa a Bruxelles dalla commissione Bilancio del Parlamento europeo. In base alle nuove regole, le
domande di accesso alle risorse comunitarie saranno accessibili online. I vincitori della sovvenzione dovranno essere informati entro sei mesi dalla scadenza del bando e il
contratto dovrà essere firmato nei successivi tre mesi. “Le
università, le associazioni e le autorità regionali riceveranno grandi benefici da queste nuove regole”, ha spiegato la
relatrice tedesca del gruppo popolare Ingeborg Grassle. Gli
eurodeputati chiedono inoltre alle autorità nazionali di rafforzare i controlli sui fondi europei spesi nei rispettivi Paesi. “Le risorse saranno erogate soltanto in cambio di controlli severi”, ha aggiunto la Grassle. Il voto della plenaria
di Strasburgo sulle nuove norme è atteso per ottobre.
Indipendenza
e più poteri all’Eurostat
BRUXELLES – La Commissione UE ha chiesto un
nuovo rafforzamento dei poteri di Eurostat, l’Ufficio europeo di statistica, per aumentarne ulteriormente l’indipendenza e l’affidabilità. La proposta, adottata da Bruxelles,
incorpora nel regolamento di Eurostat le norme di qualità
che sono attese dai Paesi UE. L’iniziativa fa seguito alle
gravi manipolazioni dei dati statistici verificatisi in Grecia
all’inizio della crisi. Questi sono infatti alla base delle decisioni di politica e governance economica. Nella proposta legislativa adottata da Bruxelles, si prevede che il direttore di Eurostat sia recrutato tramite “procedure chiare”
basate “solo su criteri professionali”. Questo dovrà “agire in piena autonomia” e decidere “come, quando e quali
statistiche europee debbano essere prodotte” e le modalità
della loro disseminazione. Dovrà inoltre essere garantito
un “migliore coordinamento” tra Eurostat e i servizi della Commissione UE. Per questo Eurostat sarà anche “responsabile” del monitoraggio e della valutazione dei dati
raccolti. L’Ufficio statistico UE avrà quindi anche il potere
di compiere indagini in caso di sospette manipolazioni dei
dati. Il nuovo testo rispecchia l’altra proposta di riforma
del regolamento sugli istituti di statistica nazionali presentato dalla Commissione ad aprile e attualmente in discussione a Parlamento e Consiglio UE. Insomma, tutto purché
si eviti un nuovo caso di frode come è successo in Grecia.
“L’UE sta facendo progressi verso la costituzione di un sistema statistico di livello mondiale, che sarà la base di una
migliore governance economica e di politiche rigorose”,
ha assicurato il commissario UE Algirdas Semeta.
UE-Cina, impegno
per le città sostenibili
BRUXELLES – I sindaci di tutta l’Unione europea e
della Cina continuano a impegnarsi per promuovere le città
sostenibili. È stato sottoscritto a Bruxelles un accordo che
dà il via ad una nuova fase della cooperazione avviata nel
quadro di un’iniziativa congiunta per la promozione delle
città sostenibili. Il nuovo impegno è stato firmato al termine del primo Forum dei sindaci UE-Cina svoltosi presso il
Comitato delle regioni (CdR), permettendo ai partecipanti
– sindaci europei e cinesi, responsabili politici locali, urbanisti, imprenditori e Ong – di scambiare le proprie esperienze al fine di sviluppare un approccio più sostenibile e
integrato alla gestione delle città. Il Presidente del CdR,
Ramón Luis Valcárcel Siso, ha appoggiato l’iniziativa sostenendo che la collaborazione avviata sottolinea l’importanza cruciale della “crescita sostenibile sul piano ambientale”. Basti pensare che attualmente il 75 p.c. dell’intera
popolazione UE e il 60 p.c. della popolazione cinese vivono nelle città. E queste percentuali sono destinate a crescere di un terzo entro il 2050.
4 economia&finanza
Giovedì, 27 settembre 2012
ATTUALITÀ In vigore la norma con l’obbligo dell’indicazione del solo principio attivo
Stangata sui farmaci di marca, lar
di Marco Grilli
L
a spending review fa sentire i suoi effetti anche sul
Servizio sanitario nazionale (SSN). Lo scorso Ferragosto ha
segnato una vera rivoluzione nel
mercato dei farmaci, essendo entrata in vigore la norma che obbliga i medici di famiglia ad indicare
nelle ricette dei medicinali a carico
del Servizio sanitario nazionale solamente il nome del principio attivo – ossia della sostanza terapeutica – e non più quello del prodotto
commerciale. Per esempio, non si
scriverà più Aulin, ma Nimesulide.
Tale provvedimento mira a favorire i risparmi dei consumatori ed a
diffondere il consumo dei farmaci equivalenti (prima chiamati generici, denominazione poco felice
abbandonata con la legge 149 del
2005, perché suggeriva, erroneamente, l’idea di farmaci non specifici).
LIBERALIZZAZIONI
In
Italia l’incidenza di tali medicinali,
nonostante l’adozione di provvedimenti quali il decreto sulle liberalizzazioni del gennaio 2012 – che
confermava l’obbligo per il medico di indicare nelle ricette il farmaco equivalente “se di minor prez-
zo” rispetto al medicinale di marca – non è mai stata rilevante, basti
pensare che la loro vendita è ferma al 17,5 p.c. del totale dei medicinali, un dato nettamente inferiore al 65 p.c. della Germania ed
all’85 p.c. del Regno Unito. Generalmente, nei mercati farmaceutici dei principali Paesi europei i
farmaci equivalenti rappresentano
circa il 50 p.c. delle unità vendute. La norma riguardante le ricette
rosse –quelle che servono a ritirare
in farmacia i medicinali di fascia A
a carico del Servizio sanitario nazionale – mira quindi a colmare
questo ritardo del Belpaese, garan-
Farmindustria e sindacati scrivono a Monti
«Rivedere le misure penalizzanti»
“Farmindustria e le Organizzazioni Sindacali
FILCTEM CGIL, FEMCA CISL, UILCEM hanno
siglato nei giorni scorsi il contratto di settore, insieme con Federchimica, con una trattativa svolta in
tempi brevissimi, a conferma della qualità delle relazioni industriali esistenti da sempre nel farmaceutico. Lo hanno fatto con senso di responsabilità e
consapevoli della complessità della grave situazione del Paese”, ma l’industria farmaceutica ha bisogno “di certezza e di stabilità delle regole per continuare ad investire e a operare in Italia”. Lo hanno
scritto, in una lettera inviata al presidente del Consiglio, Mario Monti, Farmindustria e le Organizzazioni Sindacali del comparto farmaceutica dopo la
firma dell’accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro chimico-farmaceutico.
TRE PROVVEDIMENTI “Proprio quello che
le è stato continuamente negato negli ultimi sei
mesi – si legge nella missiva – con tre diversi provvedimenti, introdotti con decretazione d’urgenza,
che hanno stravolto da un momento all’altro aree
vitali per la sua attività e tagliato ancora una volta pesantemente la spesa farmaceutica pubblica”.
Per Farmindustria e sindacati “non è più possibile
prevedere occupazione, sviluppo e gli investimenti ed è ora di sapere se l’Italia voglia scommettere
su questo settore hi tech o voglia ritenere di perderlo come è accaduto con altri comparti fondamentali
nei decenni scorsi”. “Se, come auspichiamo, il governo intende fare leva anche sull’industria farmaceutica per la crescita e per evitare il declino – concludono –, allora è necessario che si intervenga con
urgenza, anche nell’interesse dei lavoratori e delle
imprese, per modificare il quadro gravissimo determinato da alcune recenti norme”. È necessario in
particolare, aggiungono, “rivedere la misura sulla
prescrizione con principio attivo che premia i gene-
rici prodotti prevalentemente all’estero e penalizza
i farmaci con marchio prodotti in Italia, provocando significativi spostamenti di fatturato con gravi
effetti su investimenti e occupazione, senza alcun
risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale. Chiediamo anche di modificare quelle sia sulla revisione
del prontuario da realizzare con criteri puramente
economicistici, sia sull’estensione dell’uso off label
dei medicinali che colpisce ulteriormente ricerca e
innovazione”.
UN’INDUSTRIA VIVA Dunque, prosegue la
lettera, “non c’è più tempo se si vuole evitare il rischio di disinvestimenti e delocalizzazioni di un’industria ancora viva e vitale che occupa 65.000 addetti altamente qualificati, esporta il 61 p.c. della
produzione annua pari a 25 miliardi di euro, investe nel Paese 2,4 miliardi all’anno. Sono valori, a
cominciare dalla professionalità elevata, che vanno
tutelati con urgenza per non perdere, come accaduto per altri settori, una capacità produttiva – apprezzata a livello internazionale – che non sarebbe più
recuperabile”. L’industria e le Organizzazioni Sindacali “hanno fatto la loro parte responsabilmente.
VALORE TRAINANTE Ora chiedono che il
governo riconosca con convinzione il valore trainante dell’industria farmaceutica su cui puntare
per l’economia e la crescita, in questo momento di
crisi, con interventi che ridiano certezza e stabilità, elementi fondamentali per garantire in Italia un
vero e proprio patrimonio industriale e professionale, che altrimenti potrebbe essere perduto presto. Con le conseguenze del caso”. “Ci appelliamo
– concludono – quindi a lei, gentile presidente, alla
sua autorevolezza e competenza perché sia garantito un quadro davvero capace di confermare gli attuali investimenti delle imprese nazionali e multinazionali e di attrarne di nuovi”.
I costi per l’SSN aumentano del 30 p.c.
Risparmi e agevolazioni per i cittadini
La distribuzione diretta dei farmaci da parte di
Asl e ospedali costa al Servizio sanitario (tra personale e gestione delle varie fasi operative) circa il 30
p.c. in più rispetto alla distribuzione in farmacia. È
quanto emerge dalla ricerca “Distribuzione dei farmaci: un caso di spending review. Le potenzialità di
miglioramento di una logica di rete”, realizzata dalla Fondazione Cref (Centro ricerche economia e formazione) e presentata nei giorni scorsi al Senato insieme a Federfarma.
L’indagine ha puntato a stimare i costi effettivi della distribuzione diretta dei medicinali da parte delle strutture pubbliche, esaminando i dati forniti
da una Asl della Regione Friuli Venezia Giulia per il
2010. Analizzando tutte le strutture della Asl coinvolte nella distribuzione diretta (farmacia ospedaliera, distretto, dipartimento, dipendenze...) e le attività
svolte da ogni struttura è stato possibile quantificare
i costi di personale e di gestione delle varie fasi operative (acquisto, distribuzione, amministrazione, gestione magazzino). Questi costi, si legge nell’indagine, sono risultati essere pari a circa il 30 p.c. della
spesa sostenuta dalla Asl per l’acquisto dei farmaci.
Mediamente il costo della distribuzione di una singola confezione è stato di 20 euro (da aggiungere al
costo di acquisto della confezione stessa).
La ricerca, ha spiegato Andrea Garlatti, ordinario di economia aziendale all’Università di Udine, è
nata dalla “collaborazione tra farmacie e Asl per analizzare in modo trasparente e accurato cosa succede
davvero nella distribuzione del farmaco” e “ha fatto
emergere grossi margini di miglioramento”, “smontando” la premessa da cui è nata la via della distribuzione diretta, che era proprio quella di consentire
risparmi. Questa ricerca, ha commentato il presidente di Federfarma, Annarosa Racca, “fa emergere con
assoluta chiarezza come la distribuzione diretta dei
farmaci abbia dei costi aggiuntivi rispetto al puro e
semplice costo di acquisto” fino ad ora “sottovalutati. La loro quantificazione permette, invece, di valutare l’effettivo impatto economico della distruzione
diretta e di dimostrare come la distribuzione dei farmaci attraverso le farmacie costituisca per le Regioni
e per il Servizio sanitario nazionale un’opportunità
di risparmio e razionalizzazione e avvantaggi i cittadini grazie a un più agevole accesso al farmaco”.
tendo al contempo risparmi per i
consumatori, quanto mai necessari in questo tempo di crisi che vede
aumentare vertiginosamente i costi
dei beni e dei servizi essenziali.
ECCEZIONI Restano comunque delle significative eccezioni nel provvedimento fortemente
voluto dal ministro della Salute,
Renato Balduzzi. Nelle disposizioni contenute nel comma 11 bis
del decreto legge n.95/2012 si ribadisce, innanzitutto, “che le nuove previsioni normative riguardano le prescrizioni effettuate su ricetta dell’SSN per pazienti trattati
per la prima volta per una patologia cronica o per un nuovo episodio di patologia non cronica”. In
tal modo, il ministero ha evitato di
introdurre una norma che risultasse
in contraddizione con la tesi, “tuttora controversa e già oggetto di
ampio dibattito – specifica lo stesso ministero – secondo cui non sarebbe esente da possibili inconvenienti il passaggio, nel corso di una
terapia già iniziata, dall’impiego di
un medicinale a quello di un altro
medicinale, seppur di uguale composizione”.
DIRITTO DI SCELTA Le
nuove ricette tutelano anche il diritto di scelta dei cittadini, liberi di
continuare ad acquistare i prodotti di marca rispetto a quelli equivalenti, a patto di pagare la differenza
tra il costo del farmaco e la quota di
rimborso fissata dall’SSN. I prezzi della quasi totalità degli equivalenti rientrano invece in questa
quota, così che non costano nulla
ai pazienti che li ritirano in farmacia. La norma entrata in vigore lascia al medico la facoltà di aggiungere all’indicazione del principio
attivo, sempre obbligatoria, quella
di un farmaco specifico a base di
quel principio attivo. “Questa semplice aggiunta dell’indicazione di
uno specifico medicinale, tuttavia,
non è vincolante per il farmacista,
che dovrà, invece, attenersi alle richiamate norme del decreto-legge
n. 1/2012. Egli, quindi, consegnerà
il medicinale specificato dal medico soltanto se questo ha il prezzo
più basso fra i prezzi dei medicinali in commercio di uguale composizione”, sottolinea il ministero
della Salute. Un’altra possibilità
per il medico è quella di aggiungere nella ricetta il nome di un farma-
co, dichiarando e motivando le ragioni della sua “non sostituibilità”.
“Soltanto quando è presente tale
motivazione la ricetta contenente
la clausola di non sostituibilità potrà ritenersi conforme alla previsione normativa e potrà legittimare,
pertanto, la consegna all’assistito
del medicinale indicato dal medico, previa corresponsione da parte
del cliente della eventuale differenza fra il prezzo del medicinale e il
prezzo di rimborso stabilito, per i
medicinali di quella composizione,
dall’Agenzia italiana del farmaco”,
precisa il ministero della Salute.
EFFETTI TERAPEUTICI
Ma cosa sono questi equivalenti e perché sono più convenienti?
Si tratta di medicinali non più coperti da brevetto o da certificato di
protezione complementare, ossia
semplicemente di copie dei medicinali di riferimento, quelli di
“marca”, presenti sul mercato già
da molti anni. Nella definizione
ufficiale, il farmaco equivalente
è considerato “un medicinale che
ha la stessa composizione qualitativa e quantitativa di sostanze attive e la stessa forma farmaceutica
del medicinale di riferimento nonché una bioequivalenza con il medicinale di riferimento dimostrata
da studi appropriati di biodefinibilità”. Essere bioequivalente rispetto alla specialità medica registrata
significa avere lo stesso principio
attivo presente nella medesima
dose, la stessa forma farmaceutica, la medesima via di somministrazione e le stesse indicazioni
terapeutiche. La bioequivalenza è
quindi un principio fondamentale
poiché attesta che i due medicinali hanno lo stesso comportamento
terapeutico qualitativo e quantitativo. Numerosi parametri, quali
l’efficacia terapeutica, la potenza
dell’azione, la durata dell’effetto,
gli effetti collaterali e la loro incidenza, risultano così identici.
Gli equivalenti, che possono essere sia da banco che prescrivibili, sono farmaci efficaci e sicuri
come il medicinale di riferimento
–nonostante lo scetticismo di molti cittadini, specialmente anziani, “affezionatisi” ai prodotti utilizzati da sempre –, ma risultano
più convenienti perché rispetto a
quest’ultimi non hanno dovuto sostenere i costi della ricerca.
economia&finanza 5
Giovedì, 27 settembre 2012
nelle ricette mediche
go agli «equivalenti»
DIFFERENZA DI PREZZO
La legge stabilisce che il medicinale equivalente deve avere un prezzo inferiore del 20 p.c. rispetto a
quello della specialità di riferimento. Il motivo è semplice: il prezzo
di un medicinale brevettato tiene
conto dei costi sostenuti dall’azienda farmaceutica per scoprire e sintetizzare il nuovo principio attivo.
L’azienda brevetta il principio attivo e acquisisce così il diritto a
commercializzarlo in esclusiva per
il periodo ritenuto necessario affinché recuperi i costi dell’investimento per la messa a punto del
nuovo medicinale. Scaduto il brevetto sul principio attivo, i medicinali che lo contengono possono essere prodotti e venduti anche da altre aziende farmaceutiche. In questo caso, poiché non ci sono spese
di ricerca da recuperare, il prezzo
del medicinale deve essere più basso. La stessa procedura per ottenere l’autorizzazione all’immissione
in commercio risulta più breve e
semplice, richiedendo solo le prove di bioequivalenza alla specialità
medicinale di riferimento.
CONTROLLI Tutti i medicinali venduti in Italia, siano essi
originatori o equivalenti, sono comunque approvati dall’Agenzia
italiana del farmaco (Aifa), sebbene i produttori di farmaci equivalenti non debbano ripetere gli studi
di sicurezza ed efficacia, già condotti dal produttore della specialità medica di riferimento. Va inoltre sottolineato che i numerosi controlli di qualità cui sono sottoposti i
medicinali da parte dell’Aifa, sono
gli stessi sia per i farmaci di riferimento che per gli equivalenti. Le
associazioni dei consumatori hanno espresso soddisfazione per la
nuova norma, da tempo invocata, calcolando potenziali risparmi
per i cittadini pari a 6-700 milioni di euro annui. Il provvedimento
è stato accolto con entusiasmo anche dal presidente di Assogenerici,
Giorgio Foresti, dettosi particolarmente lieto per il fatto che, d’ora in
avanti, l’industria eserciterà molto meno potere sui medici. Inoltre,
sempre secondo Foresti, l’aumento della vendita dei farmaci equivalenti non solo contribuirà in pro-
iezione futura ad un’ulteriore riduzione della spesa per l’SSN, ma
spingerà anche i produttori di farmaci di marca ad abbassare i prezzi
dei loro medicinali. “Come ha ben
detto il ministro Balduzzi, in questo modo la pratica prescrittiva italiana si avvicina a quella europea e
nordamericana, con il giusto risalto dato al principio attivo, lo stesso
risalto che gli è dato nei libri di testo su cui si formano i medici. Mi
sembra che venga sancito una volta per tutte che è il principio attivo
a curare, non la marca. Come mi
sembra che siano smentite le paure di esser espropriati di competenze, tesi questa espressa da una parte dei medici: è possibile chiedere
loro la non sostituibilità del medicinale a fronte di una motivazione.
Un meccanismo che ricalca quello
attuato con le note Aifa, per esempio”, ha dichiarato Foresti. Fin qui
le lodi.
REAZIONI NEGATIVE Non
sono mancate però le reazioni negative alla nuova norma. Su tutte quelle di Farmindustria, che per
bocca del suo presidente, Massimo
Scaccabarozzi, ha parlato di un fatto vergognoso e di un attacco all’industria farmaceutica. “Ha vinto la
demagogia e l’ideologia antindustriale e saremmo costretti, a questo
punto e per effetto di tali norme, a
chiudere le nostre aziende”, le parole fortemente critiche di Scaccabarozzi. Preoccupazioni sono state
espresse anche dalla Federazione
italiana medici medicina generale
(Fimmg), che ha dichiarato lo stato di agitazione, sottolineando che
il provvedimento non produce alcun risparmio per le Stato, minando al contempo la professionalità
dei medici. “Non ci sono strumenti che permettano a noi e ai cittadini di conoscere la reale sostituibilità
tra farmaci equivalenti”, sostiene il
vice-segretario della Fimmg, Silvestro Scotti. Nonostante le critiche,
su sollecitazione delle associazioni
dei consumatori, l’Aifa ha promosso iniziative tese a sensibilizzare la
popolazione e gli operatori sanitari
sul ruolo prezioso rivestito dai farmaci equivalenti. “Aifa ha inteso
riaffermare la stessa efficacia e sicurezza tra i farmaci equivalenti e i
cosiddetti farmaci di marca (o griffati), perché gli equivalenti contribuiscono al mantenimento della sostenibilità del sistema consentendo, da un lato, al Servizio Sanitario
Nazionale di liberare risorse indispensabili per garantire una sempre
maggiore disponibilità di farmaci
innovativi, dall’altro, al cittadino di
risparmiare di propria tasca all’atto dell’acquisto dei medicinali”, si
legge nel comunicato stampa. Nelle scorse settimane l’Aifa ha pubblicato sul proprio sito istituzionale, in “Primo piano”, un documento
dedicato ai medicinali equivalenti
che riflette le posizioni dell’Agenzia sull’argomento e spiega ai cittadini, con termini chiari ed un’apposita sezione di domande e risposte,
i vantaggi derivanti da un maggior
impiego di questi medicinali. La
stessa Agenzia, sotto indirizzo del
ministero della Salute, sta lavorando all’aggiornamento degli elenchi
dei farmaci per principio attivo. Le
prossime vendite in farmacia testimonieranno il grado di affezione
agli equivalenti da parte degli italiani.
6 economia&finanza
Giovedì, 27 settembre 2012
INIZIATIVE LoppianoLab, expo-laboratorio Economia Comunione
Politica ed economia, spazio ai giovani
U
n laboratorio per l’Italia aperto al contributo di
esperti e cittadini. È LoppianoLab, la Expo dell’Economia
di Comunione svoltasi la scorsa
settimana nel Polo Lionello Bonfanti a Incisa Valdarno (Fi), struttura nata a fianco della cittadella
internazionale del movimento dei
“Focolari”. In programma c’erano 15 laboratori tematici su disoccupazione e lavoro, emergenza
educativa e legalità, Europa e intercultura, ambiente e sanità. Una
Expo di 50 aziende; una Convention nazionale che ha rilanciato la
sfida dell’Economia di comunione
e numerosi eventi culturali.
“LoppianoLab 2012 è un luogo
dove incontrarsi, progettare, innovare – ha detto Danilo Virdis, direttore generale del Gruppo editoriale ‘Citta’ Nuova’, uno dei quattro promotori dell’evento –. Siamo
convinti che solo un unico cantiere
civile e culturale possa rigenerare
l’Italia e l’Europa, possa contribuire a vincere con i giovani la scommessa del futuro, perché punta su
competenza, lavoro, innovazione.
I protagonisti sono proprio tutti:
giovani attenti alla partecipazione
e cittadini, imprenditori e lavoratori, intellettuali e artisti, politici
e giornalisti. In un dialogo davvero partecipato vogliamo guardare
all’Italia e all’Europa per coglierne potenzialità e esigenze, raccogliendo le sfide e i segnali nati
dalla crisi”.
«ITALIA/EUROPA» Punto
di raccordo e sintesi degli appuntamenti dell’intera quattro giorni
è stato il laboratorio “Italia Europa. Un unico cantiere tra giovani,
lavoro e innovazione”, nel corso
del quale sono stati illustrati proposte e piste che puntano ad arricchire quell’universo culturale, politico, civile, economico ed educativo che può contribuire a rigenerare il tessuto sociale italiano.
PENSARE AI POVERI Un
passo avanti lungo il percorso
avviato anni fa. Oggi, nel mondo, operano 842 aziende aderenti
all’Economia di Comunione, che
distribuiscono 1,2 milioni di utili ai poveri. È quanto emerge dalla Convention italiana dell’Economia di Comunione, svoltasi a
LoppianoLab. Quello fiorentino è
uno dei sei poli economici presenti nel mondo. “Ogni anno – ha det-
to spiega Luigino Bruni, docente
di economia politica all’Università Milano Bicocca e coordinatore del progetto Edc – le aziende
dell’Economia di Comunione distribuiscono ai poveri 1,2-1,3 milioni di euro di utili. Ma è solo la
punta di un iceberg perché ci sono
altre iniziative, come le 2mila borse di studio assegnate, 40-50 programmi di sviluppo, l’Università
Sophia”. Gli imprenditori che aderiscono alla Economia di Comunione formulano strategie, obiettivi e piani aziendali, tenendo conto
dei criteri tipici di una corretta gestione e coinvolgendo in questa at-
Attivo nel Polo «Bonfanti»
Un incubatore per imprese «responsabili»
Un incubatore di imprese che impostano il loro
business sulla “reciprocità e sulla sostenibilità”. È
quello attivo da un anno e mezzo nel Polo “Bonfanti”, struttura dell’Economia di Comunione nata
a Incisa Valdarno (Fi), a fianco della cittadella dei
Focolari. Il punto sull’incubatore, che ha davanti
ancora un anno e mezzo di attività, è stato fatto nel
corso di LoppianoLab, la expo dell’EdC. A Loppiano ha sede uno dei 13 incubatori riconosciuti e sostenuti dalla Regione Toscana e ha puntato la propria specificità proprio sulla possibilità di coniugare economia e reciprocità. Tra il gennaio 2011 e il
giugno 2012, l’incubatore ha attivato 192 pre-contatti, eseguito 79 attività di scouting e redatto 52 bu-
siness plan. Negli spazi messi a disposizione (1.500
metri quadri) sono attualmente ospitate per la fase
di start up tre aziende: lo studio di architetti Ikare; la
Marco Allegrini Enertech che si occupa di Energia
ecosostenibile e a basso costo; il Consorzio stabile
risorse, attivo nell’edilizia eco-compatibile. “Sono
numeri importanti – ha detto il direttore dell’incubatore Amilcare Vito Pesce – che dimostrano che la
reciprocità e la condivisione rappresentano anche
un valore economico”. Il prossimo bando regionale per gli incubatori arriverà nel 2014, ma l’EdC sta
studiando anche la possibilità di avviare sperimentazioni, al di là del progetto dell’incubatore, per il
sostegno alle start up.
Lo rivela l’Osservatorio Abi-Censis
«Le donne reagiscono meglio alla crisi»
Le donne italiane hanno dimostrato di saper reagire meglio alla crisi in corso. Nei primi due trimestri del 2012: -1,3 p.c. l’occupazione maschile, +1,3
p.c. quella femminile. È quanto emerge dal secondo
numero dell’Osservatorio Abi-Censis sulla società
italiana. L’Italia può contare sulle donne per guardare con maggiore ottimismo al domani e lavorare a una ricetta per il Paese. Donne tenaci e intraprendenti: il 16 p.c. delle lavoratrici sono autonome
(contro una media europea del 10 p.c.), il 3,6 p.c.
imprenditrici con personale alle loro dipendenze.
Donne capaci di adattarsi, ma anche di intraprendere, sul cui apporto bisognerà fare sempre più affidamento per vincere le sfide che il Paese ha di fronte,
a partire dalla ripresa economica.
L’occupazione femminile sembra resistere meglio di quella maschile. Se nel 2011 l’occupazione maschile è tornata al livello del 2004, le donne
hanno visto aumentare la propria partecipazione al
lavoro di 566.000 unità. Una tendenza che sembra
confermata anche nell’anno che sta per concludersi,
considerato che nei primi due trimestri del 2012, a
fronte di un’ulteriore contrazione dell’occupazione
maschile dell’1,3 p.c., quella femminile registra un
aumento del 1,3 p.c. La disoccupazione femminile
è passata così in 8 anni dal 10,5 p.c. del 2004 al 9,6
p.c. del 2011, mentre quella maschile è aumentata
dal 6,4 p.c. al 7,6 p.c. Non va sottovalutato come le
donne continuino a presentare, almeno sotto il profilo contrattuale, una condizione di rischio maggiore rispetto ai colleghi maschi: nel 2011 risultano occupate con contratti atipici il 14,5 p.c. di esse (contro il 10 p.c. degli uomini), per lo più con contratti a
termine (12 p.c.) e in parte di collaborazione a progetto o occasionale (2,5 p.c.). La crescita sostenuta della partecipazione delle donne al lavoro è stata stimolata anche dal massiccio ricorso a forme di
flessibilità contrattuale: avrebbe quindi potuto rendere per molti versi questa componente più esposta
ai rischi di perdite sul fronte occupazionale, o quanto meno disincentivare molto di più la disponibilità
a presentarsi sul mercato.
tività i membri dell’impresa. Essi
prendono decisioni di investimento con prudenza, ma con particolare attenzione alla creazione di nuove attività e posti di lavoro produttivi. L’impresa è gestita in modo da
promuovere l’aumento dei profitti,
che devono essere destinati in tre
parti uguali alla crescita dell’impresa; all’aiuto di persone in difficoltà economica; alla diffusione
della “cultura del dare”.
«UN AEREO PESANTE»
Ma a 21 anni dal lancio del progetto, l’Economia di Comunione
deve “decollare” definitivamente
e per far questo punta sui giovani.
È questo il messaggio emerso dalla Convention italiana dell’EdC. Il
progetto dell’Economia di Comunione fu lanciato da Chiara Lubich
il 29 maggio 1991: la fondatrice
dei Focolari fu impressionata, atterrando a San Paolo del Brasile,
dalla visione delle baraccopoli che
circondavano i grattacieli del centro. “A 21 anni dalla nascita – ha
sottolineato Bruni – la priorità resta quella dei poveri e della diseguaglianza, la ragione principale
per cui l’EdC è nata. Sono passati 21 anni – ha concluso Bruni –,
l’EdC è già decollata, ma bisogna
che si ‘alzi’ definitivamente. Noi
siamo come quegli aerei grandi e
pesanti che alla partenza sembra
che ci mettano un po’ a decollare.
Noi siamo un aereo grande, complesso, ma che deve continuare il
decollo in modo molto forte”. Per
dare una spinta all’Economia di
Comunione 2.0, ha detto Bruni, il
movimento punta sui giovani, con
20 summer school fatte in giro per
il mondo. “E paradossalmente – ha
fatto notare – la crisi può dare un
impulso forte perché viviamo in
una fase di scarsità di capitali finanziari, ma di grande disponibili-
tà di giovani. Abbiamo anche molta fiducia nel ruolo che può svolgere l’associazione degli imprenditori EdC”.
POLITICHE DI CRESCITA
Sono stati proprio i ragazzi di LoppianoLab a chiedere quale possa
essere lo spazio per loro. “Questo
è un tema cruciale – ha detto l’economista Stefano Zamagni –, che
però in Italia non viene affrontato.
In Italia non si è mai fatto, come è
invece avvenuto in Europa, il passaggio dal modello di democrazia competitiva al modello di democrazia deliberativa. È possibile
che io cittadino debba manifestare
la mia accondiscendenza o contrarietà una volta ogni 5 anni andando a votare? Ma nei 5 anni quanto
male si può fare? Con la democrazia deliberativa i cittadini associati
sono chiamati a esprimersi, in diversi modi, anche nel tempo tra le
elezioni”.
OLTRE I CONFINI Ampio spazio è stato dedicato anche
al tema dell’Unione europea. “Al
punto in cui siamo – è stato detto
–, o si torna indietro o si va avanti che vuol dire dare più strumenti all’Unione europea per fare politiche di crescita e procedere sul
cammino dell’Unione politica”.
La giornalista Tiziana Ferrario ha
invitato i ragazzi a cercare il loro
spazio, evitando però di cadere nel
“tranello” del nuovismo: “Nel mio
campo, ad esempio, non si deve
dire mandiamo i vecchi giornalisti
a casa e facciamo entrare i giovani. Se in un giornale mandiamo a
casa le grandi firme quel giornale
avrà problemi. Giornalisti ‘anziani’ e giovani devono lavorare insieme”. E poi i ragazzi possono
“buttare lo sguardo oltre” perché
fuori dall’Italia “c’è un mondo che
ha bisogno dei ragazzi italiani.”
economia&finanza 7
Giovedì, 27 settembre 2012
WORKSHOP Un seminario a Trieste per conoscere le politiche e le regole di appalto
Le opportunità nel Public Procurement
R
afforzare le competenze del
sistema associativo confindustriale e delle imprese italiane sulle attività di public procurement realizzate dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) nell’ambito della
fornitura di beni, lavori e servizi e
presentare le regole di appalto adottate dalla BERS, nei settori ambiente, energia, infrastrutture e trasporti,
manifattura, agricoltura. Questi gli
obiettivi del Seminario “Le opportunità nel Public Procurement della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo” organizzato da
Confindustria, dalla Banca Europea
per la Ricostruzione e lo Sviluppo
e dall’Ufficio per il Fondo dell’Iniziativa Centro Europea (InCE) presso la BERS, in cooperazione con il
Ministero degli Affari Esteri, Confindustria Trieste e Camera di Commercio di Trieste.
Il seminario, in lingua inglese
con servizio di traduzione simultanea, si è svolto il 25 e 26 settembre
presso la Camera di Commercio,
Industria e Artigianato di Trieste.
VALORE
ECONOMICO
Conoscere le politiche e le regole
di appalto che orientano il public
procurement – termine che definisce l’intero processo di approvvigionamento di beni e servizi da
parte di un ente pubblico e comprende tutti i rapporti economici,
finanziari e giuridici intercorrenti
tra un’amministrazione pubblica
e un soggetto fornitore, pubblico
o privato, finalizzato alla vendita
da parte di quest’ultimo di beni,
servizi e opere all’ente pubblico –
può diventare una leva importante
per la creazione di valore economico, anche e soprattutto nell’attuale contesto di crisi. In quest’ottica il seminario si è rivolto a im-
prese appaltatrici, di fornitura,
manifatturiere, industriali e associazioni interessate a lavorare con
la BERS ed i suoi clienti, nell’ambito di gare d’appalto per progetti
finanziati dalla banca.
Durante i lavori, sono stati
presentati gli elementi necessari
a cogliere le opportunità del public procurement in ambito BERS
nonché i principali problemi riscontrati durante la realizzazione
di progetti reali.
ECONOMIE DI MERCATO “La missione della BERS è
stata sin dall’inizio quella di sostenere lo sviluppo di economie
di mercato nei Paesi in cui opera,
nonché quella di sviluppare le opportunità d’affari in tutti i suoi Paesi membri, inclusa l’Italia. La maggior parte dei progetti pubblici che
la Banca finanzia, prevede regole
di procurement stabilite dalla Banca stessa in linea con le regole di
tutte le banche multilaterali di sviluppo. L’esperienza ci ha mostrato
che, mentre il settore privato, che
usufruisce di regole di procurement speciali, normalmente è tecnicamente più capace ed economicamente più competitivo nel realizzare progetti, spesso ha bisogno di
sostegno e guida per cogliere appieno le opportunità e comprendere le regole che governano i processi di public procurement. Spesso le
offerte vengono escluse in quanto
l’offerente non ha semplicemente
seguito tutte le procedure, e alcuni dei casi che sono stati presentati
in occasione del seminario del 25 e
26 settembre ne sono la dimostrazione. Ritengo pertanto che la Banca possa aiutare le aziende attraverso seminari come questo. Ritengo
necessaria la promozione di queste
opportunità in Italia, vista l’intensa
e proficua collaborazione in essere con questo importante istituto finanziario internazionale, anche grazie al Fondo InCE presso la BERS,
finanziato interamente dall’Italia
e amministrato dal ministero degli
Affari Esteri” ha sottolineato Guido
Paolucci, Programme Manager del
Fondo InCE presso la BERS.
UN’OCCASIONE PER LE
PMI “Questo seminario può
svolgere un ruolo chiave per le
aziende italiane” ha affermato
Erich Cossutta, membro di Confindustria Trieste e presidente di
Confindustria Serbia. “È un’occasione anche per le PMI di informarsi e formarsi sulle proce-
dure della BERS per poter in seguito accedere a nuove opportunità di business all’estero in tutte
le aree in cui la BERS opera. A
questa prima iniziativa, intendiamo pertanto farne seguire al più
presto altre”.
“Prendere parte a bandi di approvvigionamento internazionali,
è senz’altro un’importante oppor-
tunità di sviluppo per le imprese
del nostro territorio” ha concluso
Antonio Paoletti, presidente della
Camera di Commercio, Industria
e Artigianato di Trieste “Pertanto
sono particolarmente soddisfatto
che si tenga qui a Trieste un seminario concreto su come fare e
come non fare per lavorare con la
BERS e i suoi clienti”.
La scheda dell’InCE
L’Iniziativa Centro Europea (InCE) è stata istituita nel 1989
come primo Forum di cooperazione regionale tra i Pesi dell’Europa centrale e orientale. Oggi l’InCE conta 18 Paesi membri, di cui 9
sono membri dell’ Unione europea (Austria, Bulgaria, Italia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria), 6
sono inclusi nelle future prospettive di allargamento (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia) e tre
sono inclusi nella politica europea di vicinato (Bielorussia, Moldova e Ucraina). La missione principale dell’InCE è quella di sostenere l’integrazione europea dei suoi Paesi membri e soprattutto il
loro avvicinamento a standard comunitari attraverso il rafforzamento della cooperazione regionale.
Il Fondo InCE presso la BERS è stato istituito nel 1992 dal governo italiano che ha stanziato fin’ora 36.5 milioni di euro e finanzia
principalmente assistenze tecniche collegate ad investimenti BERS
nella regione dell’InCE (finanziamenti a fondo perduto per studi di
fattibilità). Dal 1992 ad oggi, il Fondo ha finanziato oltre 20 milioni
di euro in studi che hanno contribuito a mobilitare oltre 4 miliardi
di euro di investimenti
internazionali dell’area InCE. Il Fondo è amministrato dall’Ufficio per il Fondo InCE presso la BERS in stretto coordinamento con
il ministero degli Affari Esteri italiano.
I dati della BERS
Invito a presentare il curriculum
Accordo QBell-Cominter:al via 180 assunzioni
Ancora un importante risultato ottenuto da QBell
spa di Remanzacco con la definizione e l’autorizzazione di un nuovo distributore per l’Italia, Cominter Spa di Vigevano. “Questo importante accordo –
ha detto il presidente del gruppo, Giuliano Macripò – ha permesso di concretizzare un nuovo ordine,
con consegne programmate per l’ultimo quarter del
2012, di circa 125mila TV e pari a circa 14 milioni
di euro. Per noi quest’ordine è in assoluto il più importante e il più grosso che abbiamo mai gestito e
ancora più se si considera che è relativo ad un solo
cliente”. Questo nuovo ordine porterà ad un picco
produttivo, che verrà distribuito su 3 turni, e assunzioni di personale per circa 180 unità. “Con l’occasione – sottolinea Macripò – si invita, chiunque abbia necessità o interesse a collaborare con il nostro
gruppo a presentare il proprio curriculum. Il personale richiesto dovrà essere impiegato sulle linee di
assemblaggio. Tutto questo è reso possibile da una
fiducia reciproca scaturita da collaborazioni di rilevo. Crediamo che questo possa essere un vanto per
la regione Friuli e per l’economia italiana”. “L’importanza dell’operazione – ha concluso il presidente
di QBell – è stata sostenuta anche da parte di alcune banche e in particolare da Cassa di Risparmio del
Friuli Venezia Giulia che, in pochi giorni, è riuscita,
nonostante la pausa estiva, a gestire tutta la parte documentale di trasferimento dei crediti verso le nostre
fabbriche in Cina. Con Veneto Banca, invece, abbiamo gestito tutte le operazione di cambio e protezione sul dollaro tramite l’opzione Knock In Forward
Europeo-Import per circa 5,5 milioni di euro”.
La Banca Europea per la
Ricostruzione e lo Sviluppo
(BERS) è un’istituzione finanziaria internazionale che opera
in 29 Paesi, dall’Europa centrale all’Asia centrale. La Banca
sta estendendo il suo mandato ai
Paesi nel sud ed est del Mediterraneo che stanno riformando il
loro assetto politico ed economico, in particolare in Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia, dove
la Banca ha già iniziato progetti di cooperazione tecnica finanziati da Paesi donatori in vista
dell’approvazione da parte dei
suoi azionisti del lancio di investimenti nella regione.
La BERS promuove lo sviluppo delle economie di mercato
e delle democrazie per perseguire questi obiettivi investe princi-
palmente nel settore privato, ma
opera altresì a supporto del settore pubblico sostenendo la privatizzazione, la ristrutturazione
delle imprese pubbliche e il miglioramento dei servizi.
Opportunità in ambito BERS
nell’ambito delle consulenze e
gare d’appalto: la BERS consente ad individui ed a società
di tutti i Paesi (inclusi quelli non
membri BERS) di competere per
assicurarsi la fornitura di servizi
di consulenze, di lavori, di beni e
di servizi nell’ambito di progetti
finanziati dalla Banca stessa. In
questo contesto, gli individui, le
società di consulenza e le imprese italiane possono partecipare
alle gare che la BERS ed i suoi
clienti bandiscono per l’offerta
di dette forniture e servizi.
8 economia&finanza
Giovedì, 27 settembre 2012
ACCORDO Nasce un punto di riferimento e d’incontro per le imprese
Ice e Simest, nuove sinergie
D
ue istituzioni tradizionalmente al servizio dell’internazionalizzazione del
Sistema Italia lavoreranno insieme costituendo un punto di riferimento sinergico per le imprese
italiane che vogliono affrontare i
mercati internazionali. È quanto stabilito nell’accordo siglato a
Roma con il quale SIMEST trasferirà il proprio ufficio di Milano
presso la sede milanese dell’ICEAgenzia per la promozione
all’estero e l’internazionalizza-
L’ANALISI DELLA
Vivacità in Borsa
di Anto Augustinović
La scorsa settimana nella gran parte dei
mercati azionari il sentiment è stato altalenante, ma la maggior parte degli indici ha
chiuso in negativo. Nonostante nel periodo considerato siano stati pubblicati dati macroeconomici positivi,
quali la ripresa del mercato immobiliare negli USA, o comunque
migliori rispetto alle previsioni, ad esempio quelli relativi alle Pmi
attive nell’eurozona, sembra che gli investitori abbiano puntato gli occhi sulle difficoltà riscontrate nell’individuazione di una
soluzione alla crisi del debito, ovvero sulla divergenza di opinioni
tra alcuni Stati rispetto alla velocità con la quale adottare le nuove misure. Per quanto riguarda gli indici europei il francese CAC
e il britannico FTSE hanno perso più dell’1 p.c., l’italiano FTSE
MIB è sceso di quasi 4 p.c., mentre il tedesco DAX ha guadagnato
mezzo punto percentuale. Lievissima la flessione in negativo degli
americani Dow Jones e S&P 500, nonché del giapponese Nikkei.
Gli scambi sulla Borsa di Zagabria hanno ripreso vivacità e
così il volume medio giornaliero ammontava a più di 10 milioni
di kune. L’indice Crobex ha perso a livello settimanale lo 0,84 p.c.
collocandosi a 1,702 boda, mentre l’indice specializzato Crobex
10 si è rafforzato dello 0,79 p.c. passando a 945,24 punti. Le azioni privilegiate della Adris e della Telecom croata (HT) si sono rivelati i titoli più richiesti. Hanno fatto registrare scambi per circa
5,5 milioni di kune a fronte di un lieve calo del prezzo. Il volume
di scambi del titolo dell’INA ha superato i 5 milioni di kune, inoltre a fronte di un aumento del 5,8 p.c. si è rivelata il titolo vincente della settimana. Buone anche le performance dei titoli della
Podravka e della Končar Elettroindustria, cha hanno guadagnato
circa il 6 p.c. D’altra parte le perdite maggiori sono state registrate
dall’Ingra, le cui azioni hanno perso più del 10 p.c.. La settimana
è stata negativa anche per la Dioki (-6,4 p.c.), l’Istituto IGH (-6,3
p.c.) e l’Holding Valamar Adria (-4,8 p.c.).
MERCATO DEI CAMBI
La kuna rimane forte
di Ivan Slamić
Il mercato nazionale continua a essere all’insegna della kuna forte. Infatti, la scorsa settimana, il cambio EUR/HRK ha subito un’ulteriore flessione chiudendo a quota 7,370. Il motivo
va ricercato nel significativo ammontare di euro
che le società statali hanno cambiato in kune. Raggiunto il livello di
7,370 è intervenuta la Banca centrale immettendo nuove quantità di
kune in circolazione. L’HNB ha acquistato all’asta dalle banche d’affari 58 milioni di euro a un cambio medio di 7,4062. Così facendo ha
inviato un chiaro messaggio su quanto un ulteriore abbassamento del
cambio EUR/HRK non sia il benvenuto. L’ultima flessione del cambio
EUR/HRK ha sorpreso non poco gli operatori visto che la stagione turistica è oramai alle spalle, che una determinata quantità di kune è stata
rimessa in circolazione e che i tassi d’interesse sul mercato interbancario registrano un calo. Dopo l’intervento dell’HNB il cambio EUR/
HRK è di poco inferiore alla soglia di 7,400. La settimana scorsa si è
svolta l’asta p/t del ministero delle Finanze, che ha emesso titoli per circa 50 milioni di euro, un importo pressoché uguale agli obblighi in scadenza per cui tale emissione non ha avuto effetti sul cambio.
Sul mercato internazionale la scorsa settimana è trascorsa abbastanza tranquilla. La valuta europea si è indebolita rispetto alle altre
principali valute per effetto della prudenza dimostrata dagli investitori a
seguito delle nuove voci inerenti a una possibile richiesta di aiuto economico da parte di Madrid. Per quanto riguarda i dati macroeconomici la settimana si è rivelata abbastanza povera. Va detto che nella Comunità europea si registra un ulteriore calo del settore dei servizi che rappresenta i 2/3 del Pil dell’eurozona, mentre il settore reale ha iniziato a
cresce. Entrambi gli indici si mantengono sotto quota 50, ovvero sotto la
soglia tra la contrazione e l’espansione. A livello settimanale il cambio
EUR/USD è sceso passando da 1,3170 a 1,292. Il cambio USD/HRK è
invece cresciuto e attualmente servono circa 5,700 kune per un USD. Il
valore del franco svizzero si è mantenuto invariato, nonostante il cambio del franco sia fortemente dipendente dai movimenti nell’eurozona.
Il cambio EUR/CHF oscilla attorno a 1,210, mentre quello CHF/HRK
è sui livelli di 6,110. Dopo la BCE e la FED anche la BoJ è intervenuta acquistando obbligazioni statali per ulteriori 10 trilioni di yen, con
l’obiettivo di ridurre i vialore dello yen e sostenere così le esportazioni.
zione delle imprese italiane. “È un
deciso passo in avanti in direzione
di quel Sistema Italia che consentirà alle imprese del Nord di trovare nello stesso luogo, la nostra
sede di Milano, uno sportello per
i servizi e i finanziamenti all’internazionalizzazione – ha commentato il presidente dell’Agenzia ICE,
Riccardo Monti. Questa intesa –
ha proseguito Monti – va considerata all’interno di un più ampio
programma di razionalizzazione di
tutte le strutture di supporto all’internazionalizzazione, programma
che sta vedendo la sistematica integrazione all’interno di una vera e
propria ‘Casa Italia’ di tutti i pezzi
del sistema istituzionale”.
Strategica la scelta della sede
milanese dell’Agenzia ICE che
grazie alla presenza del personale
SIMEST, potrà rappresentare un
supporto fondamentale per l’importante realtà economica del Nord
Italia e in particolare della Lombardia, principale Regione esportatrice del Paese: oltre 60mila il numero degli operatori con l’estero,
104 miliardi di euro il valore delle merci esportate, con un incremento pari al 10,8 p.c. registrato
nel corso del 2011 rispetto all’anno precedente. “La nostra presenza presso gli Uffici dell’Agenzia
ICE di Milano – ha aggiunto Massimo D’Aiuto, amministratore delegato di SIMEST – consentirà una
maggiore sinergia a tutto vantaggio delle imprese lombarde che sosteniamo e affianchiamo con i nostri strumenti e servizi di assistenza
specialistica. Siamo certi, infatti,
che la collaborazione con la nuova
Agenzia ICE sarà sempre più proficua e che potrà dare maggiore impulso allo sviluppo dei progetti di
internazionalizzazione delle aziende del territorio.”
A testimonianza della volontà
di accelerare il rilancio dei servizi
a sostegno delle imprese che si vogliono radicare sui mercati esteri,
la nuova sede di SIMEST presso
l’Ufficio di Milano dell’Agenzia
ICE sarà operativa entro il prossimo mese di ottobre.
A Udine il 4 e 5 dicembre
Eco-energy, si guarda a Est
Informest Consulting organizza l’evento Italian
eco-energy initiative in East Europe, con la finalità
di promuovere le collaborazioni commerciali in Paesi ad elevato potenziale di crescita e di opportunità
nei settori ambiente ed energia rinnovabile. Nell’ambito della sua attività, Informest Consulting ha sviluppato i contatti con le società di progettazione e
con le municipalità estere e raccoglie costantemente
le informazioni su bandi, progetti in corso, progetti approvati e finanziati dai fondi europei e sulle richieste di forniture che ne derivano. In tale contesto
si propone Italian eco-energy, evento internazionale
che ha l’obiettivo di incanalare e proporre le richieste provenienti dai Paesi dell’Est; l’evento è dedicato ad un numero ristretto e selezionato di aziende
italiane che incontreranno e valuteranno le proposte
delle aziende estere provenienti dai Paesi dell’Europa Centro-Orientale (Romania, Polonia, Bulgaria,
Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria). In tali
Paesi, i settori delle energie rinnovabili ed ambiente
sono in forte crescita, sostenuti dai fondi strutturali europei e dalla necessità di allinearsi alla legislazione della Comunità europea in materia di energia
e ambiente. L’evento si realizzerà nei giorni 4-5 dicembre 2012 a Udine, è attesa la partecipazione di
fino a 100 aziende italiane dei settori target e di circa 50 operatori provenienti da 7 Paesi dell’Europa
Centro-Orientale. Saranno organizzati complessivamente circa 1.000 incontri B2B e 7 workshop tematici per presentare le opportunità dei Paesi esteri. A
disposizione dei partecipanti ci sarà inoltre un desk
della Banca Mondiale al quale si potranno ottenere
informazioni anche in merito ai contributi europei
nonché alla consulenza bancaria e assicurativa.
I settori coinvolti sono: energie rinnovabili: solare
incluso fotovoltaico, eolico, biomassa, biocombustibili, geotermico; efficienza energetica e cogenerazione per usi industriali e pubblici; trattamento acque e
rifiuti solidi. L’evento si rivolge a: aziende di produzione, distribuzione, tecnologia, impiantistica; main
contractors; studi di progettazione; studi di ingegneria
e gestione lavori.
Anno VII / n. 281 del 27 settembre 2012
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: ECONOMIA & FINANZA [email protected]
Redattore esecutivo: Christiana Babić / Impaginazione: Teo Superina
Collaboratori: Krsto Babić, Mauro Bernes e Marco Grilli - Foto: Ivor Hreljanović e archivio
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