LA VOCE DEL POPOLO Un salvagente lanciato dalla Germania Spagna, il lavoro è a Berlino Josete, 27 anni, sviluppatore di software di Albacete, vive a Berlino da un anno e due mesi. Laureato in ingegneria informatica e disoccupato come molti, Josete aveva già pronto un biglietto per Londra. Poi è arrivata un’offerta dalla Germania. “Sapevo dire solo ‘hallo’, ‘bitte’, ‘danke’, ‘auf wiedersehen», ha raccontato. «Sono venuti fino ad Alicante per farci un colloquio. Dopo 20 giorni mi avevano già offerto un posto come programmatore per 6 mesi, con la possibilità di un contratto indeterminato, un alloggio e un corso di lingua pagato”, ha spiegato il giovane. Che, dopo lunghe sofferenze, si dice molto soddisfatto della sua situazione lavorativa. D’altronde, gli incentivi a lasciare la Spagna per cercare fortuna altrove sono arrivati anche dalle istituzioni. La Comunidad di Madrid ha messo a disposizione 20mila posti per corsi gratuiti di lingua tedesca a favore dei disoccupati madrileni. Secondo il consigliere per l’Educazione e il lavoro Lucía Figar, era stata la stessa Germania a suggerire l’idea, rivelando che nella zona di Hesse si cercavano 250mila persone. Non sorprende dunque che perfino Seat, ex società automobilistica iberica oggi di proprietà del gruppo Volkswagen, abbia deciso di investire in un sistema di formazione professionale duale e ritagliato perciò su misura per quanti intendano intraprendere un’esperienza professionale all’ombra del Bundestag. VOLKSWAGEN La scuola di apprendistato di Seat, prossima a essere lanciata, dovrebbe contare tre cicli formativi basati sulla teoria, con alcune ore riservate alla lingua tedesca, e sulla pratica diretta. Ma non solo nei vecchi stabilimenti di Barcellona. Molti apprendisti sono, infatti, destinati a essere trasferiti nelle fabbriche tedesche di Volkswagen con la possibilità di un contratto lavorativo, un aiuto economico per l’alloggio e perfino un biglietto per tornare a casa ogni tre mesi. A tutti gli spagnoli che non possono godere di una simile opportunità hanno invece pensato Andreas Bersch e Alfredo Tarre: da Berlino hanno creato il blog trabajo-ya.net per assistere e aiutare i giovani disoccupati di tutta la Spagna. “Diamo una mano nella ricerca di possibili offerte e aiutiamo gli spagnoli appena arrivati, o in fase di trasferimento, a familiarizzare con la Germani”», ha spiegato Alfredo Tarre. I nuovi emigranti, almeno, possono contare su una spalla amica. c vo /la .hr dit w.e ww Auf wiedersehen España. La Germania chiama a raccolta i disoccupati spagnoli. Le offerte di lavoro, le richieste di professionisti e gli incentivi per favorire la mobilità lavorativa promossi da Berlino sono diventati un salvagente per i senza lavoro iberici, dalla Galizia all’Andalusia. Nel 2012, il numero degli spagnoli migrati in Germania è aumentato del 12 p.c. Un tasso di crescita persino più alto di quello che caratterizza i greci, la cui presenza nella Repubblica federale è cresciuta del 10,1 p.c. soltanto nonostante il passato quinquennio di recessione. In entrambi i casi si tratta di una percentuale doppia, o quasi, rispetto a quella degli altri Paesi dell’eurozona. D’altronde le due nazioni hanno il più alto tasso di disoccupazione dell’Europa a 17: quasi un cittadino su quattro non ha un impiego. Peggio va se si considerano solo i giovani: uno su due è senza lavoro. In Germania, invece la disoccupazione è ferma al 6,6 p.c., il livello più basso dalla storica riunificazione. C’è dunque posto per ingegneri, medici, insegnanti e operatori del turismo. Non a caso, l’ufficio di collocamento tedesco a giugno ha registrato il +6 p.c. di ingressi dal Sud Europa: 28 mila persone in più della norma. CORSI DI LINGUA In Spagna la prospettiva di un lavoro assicurato in Germania ha inciso in positivo sul totale degli iscritti ai corsi di lingua: nel 2011 il Goethe Institut di Madrid ha battuto ogni record. “In primavera avevamo registrato un aumento del 20 p.c., poi del 25 p.c. e adesso, un anno dopo, abbiamo raggiunto il 35 p.c. di iscritti in più, ma le cifre continuano a salire. Segno di una tendenza che si sta consolidando”, ha detto Manfred Ewel, direttore accademico dell’Istituto tedesco a Madrid, trattenendo a stento lo stupore. La scuola ha dovuto attrezzarsi: dieci nuovi professori madrelingua e un corso speciale dal titolo suggestivo, Il mio colloquio di lavoro in Germania, nel quale si impara a stilare il curriculum perfetto, a scrivere una buona lettera di presentazione e a sostenere un colloquio secondo lo stile e gli schemi teutonici. Ma non c’è solamente il Goethe: le lezioni registrano il tutto esaurito in moltissime scuole di lingua sparse per la Spagna. In quella di Valencia, per esempio, il numero di studenti interessati al tedesco ha superato perfino quello di chi predilige l’inglese. Tanto che l’ambasciata tedesca è stata costretta a pubblicare un avviso sulla sua pagina web: “Qui non si offrono corsi di lingua”. e economia & finanza An no VII • n. IL PUNTO di Christiana Babić 2 201 e r mb 281 • Giovedì, 27 sette Coesione sociale e crescita Il tetto dei 300.000 disoccupati è stato sfondato. E il peggio non è passato. La tendenza rimarrà negativa almeno fino al 2014. Lo ammette il ministro Mrsić, che esclude nuovi indebitamenti da farsi per comperare la pace sociale. Ne deriva una conclusione sola: lo stato metterà mano nel settore di sua competenza e cercherà di ridurre il numero di dipendenti del settore pubblico. Lo strumento che intende adottare: in primis il pensionamento. Per farlo bisognerà cambiare qualche regola, magari cancellare la possibilità di lavorare fino ai 65 anni anche se i requisiti per il ritiro in quiescenza sono stati raggiunti prima. A tutto vantaggio del pareggio di Bilancio (forse) a tutto danno del tenore e della qualità della vita. Ma dalla crisi bisogna uscire e gli esperti dicono che esauriti gli spazi a disposizione per l’aumento delle imposte inteso come lo strumento principale di adeguamento fiscale seguono la riforma della spesa sociale. Tradotto in discorso quotidiano significa che una volta raggiunti i limiti soglia della pressione fiscale aggregata la priorità si sposta dalle tasse ai tagli di spesa. Ed ecco che le attenzioni vanno tutte alla riforma del sistema pensionistico e a quello del mercato del lavoro. Nemmeno questo però basta. Può portare al tanto auspicato pareggio. Non alla crescita. Per quest’ultima ci vogliono ben altri ingredienti. Per dare impulso alla crescita è necessario infatti rimuovere gli ostacoli alla concorrenza, quali certe normative e procedure legali, gli assetti proprietari e la protezione delle posizioni di rendita. Una maggiore concorrenza permette non solo di promuovere innovazione e produttività, ma aumenta anche le scelte a sostegno dei consumatori, fa calare i prezzi e migliora la competitività. Al contempo va sostenuta la mobilità intergenerazionale perché le società nelle quali si ritiene di poter avanzare nella scala sociale grazie ad abilità, talento e sforzi personali, piuttosto che grazie alle opportunità risultanti dal proprio ambiente socioeconomico, avranno più probabilità di raggiungere un buon livello di coesione sociale e quindi di mobilità. Magari si può cominciare dalla scuola assicurando lo sviluppo di un quadro di valutazione globale, migliorando la qualità dell’insegnamento, sostenendo l’innovazione nel sistema d’istruzione, migliorando il sistema di istruzione e formazione professionale così come le prestazioni e il rapporto costo-efficacia delle università. A tutto vantaggio della crescita e della produttività. 2 economia&finanza Giovedì, 27 settembre 2012 Dal primo gennaio 2013, Francoforte avrà la supervisione degli istituti di credito La Bce ora è una superbanca Potrà concedere o ritirare la licenza e imporre sanzioni agli istituti che non rispetteranno le regole Il primo mattone dell’Unione bancaria è stato posato. La Banca centrale europea (Bce) vigilerà su tutte le banche dell’Eurozona. Dal primo gennaio 2013 Francoforte avrà piena supervisione di qualsiasi istituto di credito europeo. Per il momento questa è solo una proposta della Commissione europea, ma già promette rivoluzione. Permettere a Mario Draghi di monitorare il sistema creditizio da Lisbona a Berlino, da Parigi a Roma, significa riscrivere le regole del gioco. Togliere sovranità ai singoli Stati membri in nome del progetto di unione bancaria è la nuova partita da affrontare. Non a caso la Cancelliera Angela Merkel ha subito avanzato un depotenziamento dell’idea lanciata da Bruxelles. Per gli economisti è solo un ulteriore passo obbligato nella storia che porta alla definizione degli Stati Uniti d’Europa. La Banca centrale europea sarà responsabile per la stabilità finanziaria delle banche dei Paesi della zona Euro, mentre l’Autorità bancaria europea dovrà mettere a punto un regolamento che garantisca l’integrità del mercato unico e assicuri coerenza nella supervisione delle banche di tutti i 27 stati membri dell’Ue, inclusi quelli al di fuori dell’Eurozona. Tradotto in parole semplici, Draghi potrà concedere o ritirare la licenza e imporre sanzioni alle 6mila banche europee sotto controllo, se non rispetteranno le indicazioni impartite. Attribuire a Francoforte la vigilanza su tutte le banche dell’Eurozona non sarà però facile perché significa per gli Stati membri del club della moneta fare un passo indietro sul terreno della sovranità creditizia. Non a caso ha già smussato gli angoli della proposta la Cancelliera Merkel, cercando di rassicurare i partiti tedeschi che, da sempre, hanno voce in capitolo sulla governance delle banche regionali, quelle Landesbank ancora lontane dalla privatizzazione, nonché le famose casse di risparmio, le Sparkassen. Lì lo spauracchio di dover perdere le numerose tutele pubbliche che furono messe in discussione dall’Antitrust europeo allora guidato da Mario Monti fa, infatti, tremare i polsi ai piani alti di parecchi istituti. Senza quelle sovvenzioni - è il ragionamento - il gioco diventerebbe nuovamente duro di questi tempi in Germania. Eppure come osserva Raffaele Lener, partner dello studio legale Freshfields, in fin dei conti “il controllo di un organo di vigilanza è un prezzo ragionevole da pagare per l’utilizzo del fondo Salva stati per ricapitalizzare le banche spagnole, ma soprattutto è un altro passo in avanti nel cammino verso un organo regolatore unico europeo”. Che “questa soluzione non sarebbe per altro che un primo passaggio verso un’ulteriore maggiore integrazione a livello bancario europeo, trasformando la Bce da elemento risolutore di questa crisi a baluardo della stabilità futura”, lo riconosce anche Donatella Principe, responsabile dell’Institutional Business di Schroders Italia. La definisce “una posizione condivisibile, se si considera che difficilmente la crisi delle banche europee potrà esser risolta senza la garanzia europea e un fondo comu- La Bce sarà responsabile per la stabilità finanziaria delle banche dei Paesi della zona Euro ne d’intervento a sostegno degli istituti in crisi”. Adesso il negoziato si sposta al Parlamento europeo. Entro fine anno Bruxelles disegnerà altri due pilastri dell’unione bancaria, appunto il sistema di garanzia europeo per i depositi bancari e lo schema unico per la gestione dell’eventuale fallimento di un istituto bancario. La sfida è già accesa, sotto il cielo di Berlino. Il Paese nordamericano cerca 20mila ingegneri, architetti, medici, avvocati Lavoro, la nuova mecca è il Canada La leggenda vuole che bastino tre mesi per trovare lavoro una volta approdati in Canada. Il Paese, di dimensioni sconfinate per solo 34 milioni di abitanti circa, è oggi una delle mete ambite da chi vuole andare a vivere all’estero e fare carriera, o semplicemente per trovare un’occupazione. Francesi in primis. Basti pensare che ogni anno nella “Belle Province”, ossia il Québec, arrivano dalla Francia 4mila immigrati. Ma il numero di francesi in cerca di lavoro che mettono piede in Canada sale a 10mila se si considerano anche coloro che attraversano l’oceano Atlantico con permessi di studio e di residenza. In tutto, il Paese nordamericano vanta 250mila immigranti permanenti e altrettanti visti temporanei. LE PROFESSIONI Ma quali sono le professionalità ricercate? Soprattutto ingegneri, architetti, tecnici in materia di costruzioni, ma anche avvocati, medici, infermieri. Un piano governativo, annunciato nel 2011, prevede di creare 20mila posti di lavoro ogni anno nei prossimi 25 anni nei settori dei trasporti, nel turismo, ma anche nell’industria energetica e alimentare. Sul sito www.cic.gc.ca (citi- Il Canada vanta 250mila immigranti permanenti e altrettanti visti temporanei zenship and immigration Canada) ci sono passo passo tutte le tappe dell’iter di trasferimento, dalla domanda di lavoro al permesso di studio, in inglese e francese. PIL IN CRESCITA L’economia corre in Canada. Il Paese ha registrato nel secondo trimestre del 2012 un Pil in crescita del 2,5 p.c. rispetto allo stesso periodo del 2011 e in aumento dello 0,5 p.c. rispetto al trimestre precedente. In lieve decrescita da inizio anno è, invece, il tasso di disoccupazione, che ad ago- sto 2012 si è attestato a quota 7,3 p.c. Emigrati sì, ma di lusso, con una formazione universitaria. Per avere delle chance di successo bisogna essere pronti a sostenere un esame ai raggi X su titoli di studio, conoscenza delle lingue e soprattutto rientrare nei profili ricercati. Chi ha già compiuto il passo dice che è importante all’inizio accontentarsi del lavoro che si trova. E poi cambiare e ancora cambiare. Perché qui l’evoluzione professionale può essere fulminea. A Mayfair, Knightsbridge e Belgravia L’investimento perfetto? Un appartamento a Londra Per chi è sempre stato convinto che, soprattutto in tempi di crisi, investire nell’immobiliare fosse il modo migliore per proteggere i propri capitali, entrare in possesso di un appartamento a Londra è oggi diventato un must. A patto che l’acquisto riguardi alloggi situati in uno di quei quartieri in cui la crisi non arriverà mai. Mayfair, Knightsbridge e Belgravia tanto per intenderci. Vale a dire le aree del centro prese di mira dai ricchissimi di tutto il mondo, convinti di non potersi permettere di non avere un “punto d’appoggio” nella capitale finanziaria d’Europa. Stiamo parlando di un’esplosione di ristrutturazioni e acquisti che vale poco meno di cinquanta miliardi di euro, alimentato dalla domanda apparentemente inesauribile di tycoon europei, arabi, russi, indiani e asiatici, che non hanno voglia di aspettare la “fine” della crisi per continuare a far crescere il proprio capitale con investimenti sicuri e redditizi. Tant’è che mentre a livello nazionale l’immobiliare è un settore che sta soffrendo molto, con un tasso di crescita prossimo allo zero, come del resto succede in molte altre nazioni del Vecchio Continente, il comparto degli appartamenti di lusso ha registrato una fortissima espansione, che ha sfiorato il 70 p.c. solo nel 2011. Impegnando i costruttori a fare in modo che entro il 2021 potranno essere disponibili sul mercato niente meno che 15.500 nuove abitazioni. Molte delle quali sono già state vendute. Se tutti i progetti iniziati verranno effettivamente completati, le nuove abitazioni londinesi copriranno un’area equivalente ai 2,5 chilometri quadrati del Parco Olimpico di Stratford, il cui valore di mercato è stato stimato in 38 miliardi di sterline (circa 47 miliardi di euro). Questo improvviso assalto agli appartamenti londinesi ha fatto sì che la nicchia del lusso locale, che include il 5 p.c. degli alloggi più costosi, sia arrivata a superare i prezzi di New York, Parigi e Hong Kong. Per colpa o merito, dipende dai punti di vista, di un aumento del 49 p.c. del loro valore di mercato. Un incremento che naturalmente ha fatto crescere ulteriormente il flusso di capitali in entrata. Trasformando quindi gli investimenti nel settore da “sicuri” a “sicuri e redditizi”. Al punto da spingere gli immobiliaristi ad acquistare spazi precedentemente adibiti ad attività commerciali per riconvertirli ampliando ancora di più l’offerta per gli amanti del lusso. Un parcheggio multipiano di Mayfair, ad esempio, dovrebbe essere trasformato in una residenza con 24 appartamenti, con un attico di più di 1.700 metri quadrati. In una fase in cui gli investimenti sicuri sono sempre di meno e i ricchi interessati ad acquistare un alloggio a Londra sempre di più, un settore così promettente ha iniziato a essere preso di mira anche da compagnie di assicurazioni e fondi di investimento. Nella speranza di poter così far fruttare i risparmi loro affidati. economia&finanza 3 Giovedì, 27 settembre 2012 MERCATI I rischi dopo le importanti prese di profitto generalizzate Dopo l’euforia l’avversione al rischio P otrebbe tornare l’avversione al rischio? È questo il quesito che ora si pongono gli analisti. La giustificazione a questa domanda è supportata da alcune motivazioni piuttosto valide. Nei primi tre giorni della scorsa settimana si è potuto assistere a importanti prese di profitto generalizzate, successive ai rally spinti dalle Banche centrali delle settimane scorse. Nel dettaglio: dall’adozione del nuovo piano di quantitative easing da parte della Federal Reserve, dall’implementazione di nuove operazioni di acquisto di bond dei Paesi in difficoltà da parte della BCE e dall’aumento degli stimoli monetari da parte della BoJ, che è da tempo sotto l’effetto della cosiddetta trappola della liquidità. FORTI SALITE Gli effetti sui mercati, dopo le forti salite, si sono affievoliti e i mercati hanno assistito alle prime prese di profitto che, però, non sono state in grado di portare a rotture definitive né sui cambi, né sugli indici azionari (con i mercati dei Paesi periferici europei comunque in difficoltà), né sulle commodities. In altre parole, ne è derivato un quadro tecnico piut- tosto tirato sui cambi, sull’azionario e sulle commodities. Questo, per quanto non di per sé sufficiente, porta gli analisti a dedurre che il mercato potrebbe andare ora a caccia di supporti e ritracciare in maniera considerevole, andando a spingere il pulsante “risk off”. QUADRO MACROECONOMICO Una considerazione, questa, suffragata da un quadro macroeconomico che vede un’ulteriore contrazione dell’attività manifatturiera in Cina (ancora sotto la soglia psicologica di 50) – ulteriore segno di debolezza dell’economia del gigante asiatico –, il calo delle esportazioni giapponesi, il ritorno sul piatto della questione greca per quello che concerne l’Eurozona (tema solo accantonato ma non certo dimenticato), e i timori sempre più fondati sul famoso “fiscal Cliff” (la combinazione di aumento delle tasse e tagli alla spesa) negli Stati Uniti. L’euforia che perciò si è creata con il fiume di liquidità annunciato dagli istituti centrali, potrebbe essersi esaurita per lasciare spazio a nuovi timori legati alle tante questioni irrisolte che il mercato potrebbe subito andare a scon- tare nei prezzi. A cornice di tutto ciò si inseriscono le tensioni dal fronte geopolitico, con la recrudescenza di fenomeni terroristici legati all’annoso conflitto Occidente/integralismo islamico, che potrebbe generare volatilità sui mercati e possibili acquisti di dollari tipici in occasioni di tensioni diplomatiche internazionali. Sembra ora essere la soglia di 1,30 il punto di riferimento per il cambio, che gravita attorno a questo primo supporto nonché livello psicologico. PERICOLO RIENTRATO Comunque, il pericolo che l’avversione al rischio, che sembrava potesse partire già giovedì scorso, è rientrato, confermando che si è trattato di prese di profitto in quanto i mercati hanno mostrato nuovi movimenti rialzisti, che stanno complicando il livello di analisi delle price action attuali. I metodi secondo cui occorre lavorare in un momento del genere – si legge in un’analisi Fxcm –, potrebbero essere i breakout di punti che in precedenza (nei tre o quattro giorni scorsi, a dipendere dai casi), hanno determinato la partenza di movimenti importanti, a rialzo o a ribasso (sempre a dipendere dai casi), mantenendo sempre gli stop loss in macchina. Nel mo- mento in cui ci si avvicina a livelli importanti dal punto di vista del medio periodo, assume un’importanza molto alta l’indicatore Speculative Sentiment Index (un contrarian), che mostra come i diversi trader retail sono posizionati a mercato e che sta suggerendo nuove perdite di forza del dollaro americano, che guardando un Fxcm DJ Dollar Index è molto vicino al livello di supporto di 9,800, livello che se rotto potrebbe aprire la strada verso 9,750. EurUsd. Ma la moneta unica – così ancora le analisi –, sembra stia mettendo in atto delle prove di risalita piuttosto interessanti. IN BREVE DA BRUXELLES UE, prospettive negative per l’occupazione BRUXELLES – Le prospettive per l’andamento dell’occupazione nell’UE nei prossimi mesi restano negative, soprattutto per il settore industriale in diversi Paesi tra cui l’Italia. È quanto emerge dall’ultimo rapporto mensile sul lavoro della Commissione UE. I manager ad agosto si sono detti “abbastanza pessimisti” riguardo i trend occupazionali nel comparto “in 14 Stati membri, e in particolare in Spagna, Grecia e Italia”. Anche nel settore edilizio si prevede un calo dell’occupazione in 20 Paesi UE su 27 così come nel settore dei servizi, dove dalla primavera si registra un calo marcato delle aspettative e si prevedono ulteriori cali occupazionali in 19 Stati nei mesi a venire. Sul fronte della disoccupazione giovanile, invece, in base ai dati Eurostat resi noti ad agosto si delinea una “stabilizzazione” del problema, sebbene a “livelli elevati” (il tasso UE è al 22,5 p.c.). Negli ultimi tre mesi sino a luglio, infatti, si legge nel rapporto, questo “ha smesso di crescere in alcuni Stati membri”, sebbene sia salito in altri. A livello occupazionale restano comunque “differenze profonde” all’interno dell’UE, dove a luglio è stata toccata la cifra record di 25,254 milioni di disoccupati. Flessibilità e controlli per i fondi europei BRUXELLES – Procedure più semplici per accedere alle sovvenzioni UE e maggiori controlli sui soldi spesi: sono questi due punti chiave di una relazione approvata la settimana scorsa a Bruxelles dalla commissione Bilancio del Parlamento europeo. In base alle nuove regole, le domande di accesso alle risorse comunitarie saranno accessibili online. I vincitori della sovvenzione dovranno essere informati entro sei mesi dalla scadenza del bando e il contratto dovrà essere firmato nei successivi tre mesi. “Le università, le associazioni e le autorità regionali riceveranno grandi benefici da queste nuove regole”, ha spiegato la relatrice tedesca del gruppo popolare Ingeborg Grassle. Gli eurodeputati chiedono inoltre alle autorità nazionali di rafforzare i controlli sui fondi europei spesi nei rispettivi Paesi. “Le risorse saranno erogate soltanto in cambio di controlli severi”, ha aggiunto la Grassle. Il voto della plenaria di Strasburgo sulle nuove norme è atteso per ottobre. Indipendenza e più poteri all’Eurostat BRUXELLES – La Commissione UE ha chiesto un nuovo rafforzamento dei poteri di Eurostat, l’Ufficio europeo di statistica, per aumentarne ulteriormente l’indipendenza e l’affidabilità. La proposta, adottata da Bruxelles, incorpora nel regolamento di Eurostat le norme di qualità che sono attese dai Paesi UE. L’iniziativa fa seguito alle gravi manipolazioni dei dati statistici verificatisi in Grecia all’inizio della crisi. Questi sono infatti alla base delle decisioni di politica e governance economica. Nella proposta legislativa adottata da Bruxelles, si prevede che il direttore di Eurostat sia recrutato tramite “procedure chiare” basate “solo su criteri professionali”. Questo dovrà “agire in piena autonomia” e decidere “come, quando e quali statistiche europee debbano essere prodotte” e le modalità della loro disseminazione. Dovrà inoltre essere garantito un “migliore coordinamento” tra Eurostat e i servizi della Commissione UE. Per questo Eurostat sarà anche “responsabile” del monitoraggio e della valutazione dei dati raccolti. L’Ufficio statistico UE avrà quindi anche il potere di compiere indagini in caso di sospette manipolazioni dei dati. Il nuovo testo rispecchia l’altra proposta di riforma del regolamento sugli istituti di statistica nazionali presentato dalla Commissione ad aprile e attualmente in discussione a Parlamento e Consiglio UE. Insomma, tutto purché si eviti un nuovo caso di frode come è successo in Grecia. “L’UE sta facendo progressi verso la costituzione di un sistema statistico di livello mondiale, che sarà la base di una migliore governance economica e di politiche rigorose”, ha assicurato il commissario UE Algirdas Semeta. UE-Cina, impegno per le città sostenibili BRUXELLES – I sindaci di tutta l’Unione europea e della Cina continuano a impegnarsi per promuovere le città sostenibili. È stato sottoscritto a Bruxelles un accordo che dà il via ad una nuova fase della cooperazione avviata nel quadro di un’iniziativa congiunta per la promozione delle città sostenibili. Il nuovo impegno è stato firmato al termine del primo Forum dei sindaci UE-Cina svoltosi presso il Comitato delle regioni (CdR), permettendo ai partecipanti – sindaci europei e cinesi, responsabili politici locali, urbanisti, imprenditori e Ong – di scambiare le proprie esperienze al fine di sviluppare un approccio più sostenibile e integrato alla gestione delle città. Il Presidente del CdR, Ramón Luis Valcárcel Siso, ha appoggiato l’iniziativa sostenendo che la collaborazione avviata sottolinea l’importanza cruciale della “crescita sostenibile sul piano ambientale”. Basti pensare che attualmente il 75 p.c. dell’intera popolazione UE e il 60 p.c. della popolazione cinese vivono nelle città. E queste percentuali sono destinate a crescere di un terzo entro il 2050. 4 economia&finanza Giovedì, 27 settembre 2012 ATTUALITÀ In vigore la norma con l’obbligo dell’indicazione del solo principio attivo Stangata sui farmaci di marca, lar di Marco Grilli L a spending review fa sentire i suoi effetti anche sul Servizio sanitario nazionale (SSN). Lo scorso Ferragosto ha segnato una vera rivoluzione nel mercato dei farmaci, essendo entrata in vigore la norma che obbliga i medici di famiglia ad indicare nelle ricette dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale solamente il nome del principio attivo – ossia della sostanza terapeutica – e non più quello del prodotto commerciale. Per esempio, non si scriverà più Aulin, ma Nimesulide. Tale provvedimento mira a favorire i risparmi dei consumatori ed a diffondere il consumo dei farmaci equivalenti (prima chiamati generici, denominazione poco felice abbandonata con la legge 149 del 2005, perché suggeriva, erroneamente, l’idea di farmaci non specifici). LIBERALIZZAZIONI In Italia l’incidenza di tali medicinali, nonostante l’adozione di provvedimenti quali il decreto sulle liberalizzazioni del gennaio 2012 – che confermava l’obbligo per il medico di indicare nelle ricette il farmaco equivalente “se di minor prez- zo” rispetto al medicinale di marca – non è mai stata rilevante, basti pensare che la loro vendita è ferma al 17,5 p.c. del totale dei medicinali, un dato nettamente inferiore al 65 p.c. della Germania ed all’85 p.c. del Regno Unito. Generalmente, nei mercati farmaceutici dei principali Paesi europei i farmaci equivalenti rappresentano circa il 50 p.c. delle unità vendute. La norma riguardante le ricette rosse –quelle che servono a ritirare in farmacia i medicinali di fascia A a carico del Servizio sanitario nazionale – mira quindi a colmare questo ritardo del Belpaese, garan- Farmindustria e sindacati scrivono a Monti «Rivedere le misure penalizzanti» “Farmindustria e le Organizzazioni Sindacali FILCTEM CGIL, FEMCA CISL, UILCEM hanno siglato nei giorni scorsi il contratto di settore, insieme con Federchimica, con una trattativa svolta in tempi brevissimi, a conferma della qualità delle relazioni industriali esistenti da sempre nel farmaceutico. Lo hanno fatto con senso di responsabilità e consapevoli della complessità della grave situazione del Paese”, ma l’industria farmaceutica ha bisogno “di certezza e di stabilità delle regole per continuare ad investire e a operare in Italia”. Lo hanno scritto, in una lettera inviata al presidente del Consiglio, Mario Monti, Farmindustria e le Organizzazioni Sindacali del comparto farmaceutica dopo la firma dell’accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro chimico-farmaceutico. TRE PROVVEDIMENTI “Proprio quello che le è stato continuamente negato negli ultimi sei mesi – si legge nella missiva – con tre diversi provvedimenti, introdotti con decretazione d’urgenza, che hanno stravolto da un momento all’altro aree vitali per la sua attività e tagliato ancora una volta pesantemente la spesa farmaceutica pubblica”. Per Farmindustria e sindacati “non è più possibile prevedere occupazione, sviluppo e gli investimenti ed è ora di sapere se l’Italia voglia scommettere su questo settore hi tech o voglia ritenere di perderlo come è accaduto con altri comparti fondamentali nei decenni scorsi”. “Se, come auspichiamo, il governo intende fare leva anche sull’industria farmaceutica per la crescita e per evitare il declino – concludono –, allora è necessario che si intervenga con urgenza, anche nell’interesse dei lavoratori e delle imprese, per modificare il quadro gravissimo determinato da alcune recenti norme”. È necessario in particolare, aggiungono, “rivedere la misura sulla prescrizione con principio attivo che premia i gene- rici prodotti prevalentemente all’estero e penalizza i farmaci con marchio prodotti in Italia, provocando significativi spostamenti di fatturato con gravi effetti su investimenti e occupazione, senza alcun risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale. Chiediamo anche di modificare quelle sia sulla revisione del prontuario da realizzare con criteri puramente economicistici, sia sull’estensione dell’uso off label dei medicinali che colpisce ulteriormente ricerca e innovazione”. UN’INDUSTRIA VIVA Dunque, prosegue la lettera, “non c’è più tempo se si vuole evitare il rischio di disinvestimenti e delocalizzazioni di un’industria ancora viva e vitale che occupa 65.000 addetti altamente qualificati, esporta il 61 p.c. della produzione annua pari a 25 miliardi di euro, investe nel Paese 2,4 miliardi all’anno. Sono valori, a cominciare dalla professionalità elevata, che vanno tutelati con urgenza per non perdere, come accaduto per altri settori, una capacità produttiva – apprezzata a livello internazionale – che non sarebbe più recuperabile”. L’industria e le Organizzazioni Sindacali “hanno fatto la loro parte responsabilmente. VALORE TRAINANTE Ora chiedono che il governo riconosca con convinzione il valore trainante dell’industria farmaceutica su cui puntare per l’economia e la crescita, in questo momento di crisi, con interventi che ridiano certezza e stabilità, elementi fondamentali per garantire in Italia un vero e proprio patrimonio industriale e professionale, che altrimenti potrebbe essere perduto presto. Con le conseguenze del caso”. “Ci appelliamo – concludono – quindi a lei, gentile presidente, alla sua autorevolezza e competenza perché sia garantito un quadro davvero capace di confermare gli attuali investimenti delle imprese nazionali e multinazionali e di attrarne di nuovi”. I costi per l’SSN aumentano del 30 p.c. Risparmi e agevolazioni per i cittadini La distribuzione diretta dei farmaci da parte di Asl e ospedali costa al Servizio sanitario (tra personale e gestione delle varie fasi operative) circa il 30 p.c. in più rispetto alla distribuzione in farmacia. È quanto emerge dalla ricerca “Distribuzione dei farmaci: un caso di spending review. Le potenzialità di miglioramento di una logica di rete”, realizzata dalla Fondazione Cref (Centro ricerche economia e formazione) e presentata nei giorni scorsi al Senato insieme a Federfarma. L’indagine ha puntato a stimare i costi effettivi della distribuzione diretta dei medicinali da parte delle strutture pubbliche, esaminando i dati forniti da una Asl della Regione Friuli Venezia Giulia per il 2010. Analizzando tutte le strutture della Asl coinvolte nella distribuzione diretta (farmacia ospedaliera, distretto, dipartimento, dipendenze...) e le attività svolte da ogni struttura è stato possibile quantificare i costi di personale e di gestione delle varie fasi operative (acquisto, distribuzione, amministrazione, gestione magazzino). Questi costi, si legge nell’indagine, sono risultati essere pari a circa il 30 p.c. della spesa sostenuta dalla Asl per l’acquisto dei farmaci. Mediamente il costo della distribuzione di una singola confezione è stato di 20 euro (da aggiungere al costo di acquisto della confezione stessa). La ricerca, ha spiegato Andrea Garlatti, ordinario di economia aziendale all’Università di Udine, è nata dalla “collaborazione tra farmacie e Asl per analizzare in modo trasparente e accurato cosa succede davvero nella distribuzione del farmaco” e “ha fatto emergere grossi margini di miglioramento”, “smontando” la premessa da cui è nata la via della distribuzione diretta, che era proprio quella di consentire risparmi. Questa ricerca, ha commentato il presidente di Federfarma, Annarosa Racca, “fa emergere con assoluta chiarezza come la distribuzione diretta dei farmaci abbia dei costi aggiuntivi rispetto al puro e semplice costo di acquisto” fino ad ora “sottovalutati. La loro quantificazione permette, invece, di valutare l’effettivo impatto economico della distruzione diretta e di dimostrare come la distribuzione dei farmaci attraverso le farmacie costituisca per le Regioni e per il Servizio sanitario nazionale un’opportunità di risparmio e razionalizzazione e avvantaggi i cittadini grazie a un più agevole accesso al farmaco”. tendo al contempo risparmi per i consumatori, quanto mai necessari in questo tempo di crisi che vede aumentare vertiginosamente i costi dei beni e dei servizi essenziali. ECCEZIONI Restano comunque delle significative eccezioni nel provvedimento fortemente voluto dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Nelle disposizioni contenute nel comma 11 bis del decreto legge n.95/2012 si ribadisce, innanzitutto, “che le nuove previsioni normative riguardano le prescrizioni effettuate su ricetta dell’SSN per pazienti trattati per la prima volta per una patologia cronica o per un nuovo episodio di patologia non cronica”. In tal modo, il ministero ha evitato di introdurre una norma che risultasse in contraddizione con la tesi, “tuttora controversa e già oggetto di ampio dibattito – specifica lo stesso ministero – secondo cui non sarebbe esente da possibili inconvenienti il passaggio, nel corso di una terapia già iniziata, dall’impiego di un medicinale a quello di un altro medicinale, seppur di uguale composizione”. DIRITTO DI SCELTA Le nuove ricette tutelano anche il diritto di scelta dei cittadini, liberi di continuare ad acquistare i prodotti di marca rispetto a quelli equivalenti, a patto di pagare la differenza tra il costo del farmaco e la quota di rimborso fissata dall’SSN. I prezzi della quasi totalità degli equivalenti rientrano invece in questa quota, così che non costano nulla ai pazienti che li ritirano in farmacia. La norma entrata in vigore lascia al medico la facoltà di aggiungere all’indicazione del principio attivo, sempre obbligatoria, quella di un farmaco specifico a base di quel principio attivo. “Questa semplice aggiunta dell’indicazione di uno specifico medicinale, tuttavia, non è vincolante per il farmacista, che dovrà, invece, attenersi alle richiamate norme del decreto-legge n. 1/2012. Egli, quindi, consegnerà il medicinale specificato dal medico soltanto se questo ha il prezzo più basso fra i prezzi dei medicinali in commercio di uguale composizione”, sottolinea il ministero della Salute. Un’altra possibilità per il medico è quella di aggiungere nella ricetta il nome di un farma- co, dichiarando e motivando le ragioni della sua “non sostituibilità”. “Soltanto quando è presente tale motivazione la ricetta contenente la clausola di non sostituibilità potrà ritenersi conforme alla previsione normativa e potrà legittimare, pertanto, la consegna all’assistito del medicinale indicato dal medico, previa corresponsione da parte del cliente della eventuale differenza fra il prezzo del medicinale e il prezzo di rimborso stabilito, per i medicinali di quella composizione, dall’Agenzia italiana del farmaco”, precisa il ministero della Salute. EFFETTI TERAPEUTICI Ma cosa sono questi equivalenti e perché sono più convenienti? Si tratta di medicinali non più coperti da brevetto o da certificato di protezione complementare, ossia semplicemente di copie dei medicinali di riferimento, quelli di “marca”, presenti sul mercato già da molti anni. Nella definizione ufficiale, il farmaco equivalente è considerato “un medicinale che ha la stessa composizione qualitativa e quantitativa di sostanze attive e la stessa forma farmaceutica del medicinale di riferimento nonché una bioequivalenza con il medicinale di riferimento dimostrata da studi appropriati di biodefinibilità”. Essere bioequivalente rispetto alla specialità medica registrata significa avere lo stesso principio attivo presente nella medesima dose, la stessa forma farmaceutica, la medesima via di somministrazione e le stesse indicazioni terapeutiche. La bioequivalenza è quindi un principio fondamentale poiché attesta che i due medicinali hanno lo stesso comportamento terapeutico qualitativo e quantitativo. Numerosi parametri, quali l’efficacia terapeutica, la potenza dell’azione, la durata dell’effetto, gli effetti collaterali e la loro incidenza, risultano così identici. Gli equivalenti, che possono essere sia da banco che prescrivibili, sono farmaci efficaci e sicuri come il medicinale di riferimento –nonostante lo scetticismo di molti cittadini, specialmente anziani, “affezionatisi” ai prodotti utilizzati da sempre –, ma risultano più convenienti perché rispetto a quest’ultimi non hanno dovuto sostenere i costi della ricerca. economia&finanza 5 Giovedì, 27 settembre 2012 nelle ricette mediche go agli «equivalenti» DIFFERENZA DI PREZZO La legge stabilisce che il medicinale equivalente deve avere un prezzo inferiore del 20 p.c. rispetto a quello della specialità di riferimento. Il motivo è semplice: il prezzo di un medicinale brevettato tiene conto dei costi sostenuti dall’azienda farmaceutica per scoprire e sintetizzare il nuovo principio attivo. L’azienda brevetta il principio attivo e acquisisce così il diritto a commercializzarlo in esclusiva per il periodo ritenuto necessario affinché recuperi i costi dell’investimento per la messa a punto del nuovo medicinale. Scaduto il brevetto sul principio attivo, i medicinali che lo contengono possono essere prodotti e venduti anche da altre aziende farmaceutiche. In questo caso, poiché non ci sono spese di ricerca da recuperare, il prezzo del medicinale deve essere più basso. La stessa procedura per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio risulta più breve e semplice, richiedendo solo le prove di bioequivalenza alla specialità medicinale di riferimento. CONTROLLI Tutti i medicinali venduti in Italia, siano essi originatori o equivalenti, sono comunque approvati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), sebbene i produttori di farmaci equivalenti non debbano ripetere gli studi di sicurezza ed efficacia, già condotti dal produttore della specialità medica di riferimento. Va inoltre sottolineato che i numerosi controlli di qualità cui sono sottoposti i medicinali da parte dell’Aifa, sono gli stessi sia per i farmaci di riferimento che per gli equivalenti. Le associazioni dei consumatori hanno espresso soddisfazione per la nuova norma, da tempo invocata, calcolando potenziali risparmi per i cittadini pari a 6-700 milioni di euro annui. Il provvedimento è stato accolto con entusiasmo anche dal presidente di Assogenerici, Giorgio Foresti, dettosi particolarmente lieto per il fatto che, d’ora in avanti, l’industria eserciterà molto meno potere sui medici. Inoltre, sempre secondo Foresti, l’aumento della vendita dei farmaci equivalenti non solo contribuirà in pro- iezione futura ad un’ulteriore riduzione della spesa per l’SSN, ma spingerà anche i produttori di farmaci di marca ad abbassare i prezzi dei loro medicinali. “Come ha ben detto il ministro Balduzzi, in questo modo la pratica prescrittiva italiana si avvicina a quella europea e nordamericana, con il giusto risalto dato al principio attivo, lo stesso risalto che gli è dato nei libri di testo su cui si formano i medici. Mi sembra che venga sancito una volta per tutte che è il principio attivo a curare, non la marca. Come mi sembra che siano smentite le paure di esser espropriati di competenze, tesi questa espressa da una parte dei medici: è possibile chiedere loro la non sostituibilità del medicinale a fronte di una motivazione. Un meccanismo che ricalca quello attuato con le note Aifa, per esempio”, ha dichiarato Foresti. Fin qui le lodi. REAZIONI NEGATIVE Non sono mancate però le reazioni negative alla nuova norma. Su tutte quelle di Farmindustria, che per bocca del suo presidente, Massimo Scaccabarozzi, ha parlato di un fatto vergognoso e di un attacco all’industria farmaceutica. “Ha vinto la demagogia e l’ideologia antindustriale e saremmo costretti, a questo punto e per effetto di tali norme, a chiudere le nostre aziende”, le parole fortemente critiche di Scaccabarozzi. Preoccupazioni sono state espresse anche dalla Federazione italiana medici medicina generale (Fimmg), che ha dichiarato lo stato di agitazione, sottolineando che il provvedimento non produce alcun risparmio per le Stato, minando al contempo la professionalità dei medici. “Non ci sono strumenti che permettano a noi e ai cittadini di conoscere la reale sostituibilità tra farmaci equivalenti”, sostiene il vice-segretario della Fimmg, Silvestro Scotti. Nonostante le critiche, su sollecitazione delle associazioni dei consumatori, l’Aifa ha promosso iniziative tese a sensibilizzare la popolazione e gli operatori sanitari sul ruolo prezioso rivestito dai farmaci equivalenti. “Aifa ha inteso riaffermare la stessa efficacia e sicurezza tra i farmaci equivalenti e i cosiddetti farmaci di marca (o griffati), perché gli equivalenti contribuiscono al mantenimento della sostenibilità del sistema consentendo, da un lato, al Servizio Sanitario Nazionale di liberare risorse indispensabili per garantire una sempre maggiore disponibilità di farmaci innovativi, dall’altro, al cittadino di risparmiare di propria tasca all’atto dell’acquisto dei medicinali”, si legge nel comunicato stampa. Nelle scorse settimane l’Aifa ha pubblicato sul proprio sito istituzionale, in “Primo piano”, un documento dedicato ai medicinali equivalenti che riflette le posizioni dell’Agenzia sull’argomento e spiega ai cittadini, con termini chiari ed un’apposita sezione di domande e risposte, i vantaggi derivanti da un maggior impiego di questi medicinali. La stessa Agenzia, sotto indirizzo del ministero della Salute, sta lavorando all’aggiornamento degli elenchi dei farmaci per principio attivo. Le prossime vendite in farmacia testimonieranno il grado di affezione agli equivalenti da parte degli italiani. 6 economia&finanza Giovedì, 27 settembre 2012 INIZIATIVE LoppianoLab, expo-laboratorio Economia Comunione Politica ed economia, spazio ai giovani U n laboratorio per l’Italia aperto al contributo di esperti e cittadini. È LoppianoLab, la Expo dell’Economia di Comunione svoltasi la scorsa settimana nel Polo Lionello Bonfanti a Incisa Valdarno (Fi), struttura nata a fianco della cittadella internazionale del movimento dei “Focolari”. In programma c’erano 15 laboratori tematici su disoccupazione e lavoro, emergenza educativa e legalità, Europa e intercultura, ambiente e sanità. Una Expo di 50 aziende; una Convention nazionale che ha rilanciato la sfida dell’Economia di comunione e numerosi eventi culturali. “LoppianoLab 2012 è un luogo dove incontrarsi, progettare, innovare – ha detto Danilo Virdis, direttore generale del Gruppo editoriale ‘Citta’ Nuova’, uno dei quattro promotori dell’evento –. Siamo convinti che solo un unico cantiere civile e culturale possa rigenerare l’Italia e l’Europa, possa contribuire a vincere con i giovani la scommessa del futuro, perché punta su competenza, lavoro, innovazione. I protagonisti sono proprio tutti: giovani attenti alla partecipazione e cittadini, imprenditori e lavoratori, intellettuali e artisti, politici e giornalisti. In un dialogo davvero partecipato vogliamo guardare all’Italia e all’Europa per coglierne potenzialità e esigenze, raccogliendo le sfide e i segnali nati dalla crisi”. «ITALIA/EUROPA» Punto di raccordo e sintesi degli appuntamenti dell’intera quattro giorni è stato il laboratorio “Italia Europa. Un unico cantiere tra giovani, lavoro e innovazione”, nel corso del quale sono stati illustrati proposte e piste che puntano ad arricchire quell’universo culturale, politico, civile, economico ed educativo che può contribuire a rigenerare il tessuto sociale italiano. PENSARE AI POVERI Un passo avanti lungo il percorso avviato anni fa. Oggi, nel mondo, operano 842 aziende aderenti all’Economia di Comunione, che distribuiscono 1,2 milioni di utili ai poveri. È quanto emerge dalla Convention italiana dell’Economia di Comunione, svoltasi a LoppianoLab. Quello fiorentino è uno dei sei poli economici presenti nel mondo. “Ogni anno – ha det- to spiega Luigino Bruni, docente di economia politica all’Università Milano Bicocca e coordinatore del progetto Edc – le aziende dell’Economia di Comunione distribuiscono ai poveri 1,2-1,3 milioni di euro di utili. Ma è solo la punta di un iceberg perché ci sono altre iniziative, come le 2mila borse di studio assegnate, 40-50 programmi di sviluppo, l’Università Sophia”. Gli imprenditori che aderiscono alla Economia di Comunione formulano strategie, obiettivi e piani aziendali, tenendo conto dei criteri tipici di una corretta gestione e coinvolgendo in questa at- Attivo nel Polo «Bonfanti» Un incubatore per imprese «responsabili» Un incubatore di imprese che impostano il loro business sulla “reciprocità e sulla sostenibilità”. È quello attivo da un anno e mezzo nel Polo “Bonfanti”, struttura dell’Economia di Comunione nata a Incisa Valdarno (Fi), a fianco della cittadella dei Focolari. Il punto sull’incubatore, che ha davanti ancora un anno e mezzo di attività, è stato fatto nel corso di LoppianoLab, la expo dell’EdC. A Loppiano ha sede uno dei 13 incubatori riconosciuti e sostenuti dalla Regione Toscana e ha puntato la propria specificità proprio sulla possibilità di coniugare economia e reciprocità. Tra il gennaio 2011 e il giugno 2012, l’incubatore ha attivato 192 pre-contatti, eseguito 79 attività di scouting e redatto 52 bu- siness plan. Negli spazi messi a disposizione (1.500 metri quadri) sono attualmente ospitate per la fase di start up tre aziende: lo studio di architetti Ikare; la Marco Allegrini Enertech che si occupa di Energia ecosostenibile e a basso costo; il Consorzio stabile risorse, attivo nell’edilizia eco-compatibile. “Sono numeri importanti – ha detto il direttore dell’incubatore Amilcare Vito Pesce – che dimostrano che la reciprocità e la condivisione rappresentano anche un valore economico”. Il prossimo bando regionale per gli incubatori arriverà nel 2014, ma l’EdC sta studiando anche la possibilità di avviare sperimentazioni, al di là del progetto dell’incubatore, per il sostegno alle start up. Lo rivela l’Osservatorio Abi-Censis «Le donne reagiscono meglio alla crisi» Le donne italiane hanno dimostrato di saper reagire meglio alla crisi in corso. Nei primi due trimestri del 2012: -1,3 p.c. l’occupazione maschile, +1,3 p.c. quella femminile. È quanto emerge dal secondo numero dell’Osservatorio Abi-Censis sulla società italiana. L’Italia può contare sulle donne per guardare con maggiore ottimismo al domani e lavorare a una ricetta per il Paese. Donne tenaci e intraprendenti: il 16 p.c. delle lavoratrici sono autonome (contro una media europea del 10 p.c.), il 3,6 p.c. imprenditrici con personale alle loro dipendenze. Donne capaci di adattarsi, ma anche di intraprendere, sul cui apporto bisognerà fare sempre più affidamento per vincere le sfide che il Paese ha di fronte, a partire dalla ripresa economica. L’occupazione femminile sembra resistere meglio di quella maschile. Se nel 2011 l’occupazione maschile è tornata al livello del 2004, le donne hanno visto aumentare la propria partecipazione al lavoro di 566.000 unità. Una tendenza che sembra confermata anche nell’anno che sta per concludersi, considerato che nei primi due trimestri del 2012, a fronte di un’ulteriore contrazione dell’occupazione maschile dell’1,3 p.c., quella femminile registra un aumento del 1,3 p.c. La disoccupazione femminile è passata così in 8 anni dal 10,5 p.c. del 2004 al 9,6 p.c. del 2011, mentre quella maschile è aumentata dal 6,4 p.c. al 7,6 p.c. Non va sottovalutato come le donne continuino a presentare, almeno sotto il profilo contrattuale, una condizione di rischio maggiore rispetto ai colleghi maschi: nel 2011 risultano occupate con contratti atipici il 14,5 p.c. di esse (contro il 10 p.c. degli uomini), per lo più con contratti a termine (12 p.c.) e in parte di collaborazione a progetto o occasionale (2,5 p.c.). La crescita sostenuta della partecipazione delle donne al lavoro è stata stimolata anche dal massiccio ricorso a forme di flessibilità contrattuale: avrebbe quindi potuto rendere per molti versi questa componente più esposta ai rischi di perdite sul fronte occupazionale, o quanto meno disincentivare molto di più la disponibilità a presentarsi sul mercato. tività i membri dell’impresa. Essi prendono decisioni di investimento con prudenza, ma con particolare attenzione alla creazione di nuove attività e posti di lavoro produttivi. L’impresa è gestita in modo da promuovere l’aumento dei profitti, che devono essere destinati in tre parti uguali alla crescita dell’impresa; all’aiuto di persone in difficoltà economica; alla diffusione della “cultura del dare”. «UN AEREO PESANTE» Ma a 21 anni dal lancio del progetto, l’Economia di Comunione deve “decollare” definitivamente e per far questo punta sui giovani. È questo il messaggio emerso dalla Convention italiana dell’EdC. Il progetto dell’Economia di Comunione fu lanciato da Chiara Lubich il 29 maggio 1991: la fondatrice dei Focolari fu impressionata, atterrando a San Paolo del Brasile, dalla visione delle baraccopoli che circondavano i grattacieli del centro. “A 21 anni dalla nascita – ha sottolineato Bruni – la priorità resta quella dei poveri e della diseguaglianza, la ragione principale per cui l’EdC è nata. Sono passati 21 anni – ha concluso Bruni –, l’EdC è già decollata, ma bisogna che si ‘alzi’ definitivamente. Noi siamo come quegli aerei grandi e pesanti che alla partenza sembra che ci mettano un po’ a decollare. Noi siamo un aereo grande, complesso, ma che deve continuare il decollo in modo molto forte”. Per dare una spinta all’Economia di Comunione 2.0, ha detto Bruni, il movimento punta sui giovani, con 20 summer school fatte in giro per il mondo. “E paradossalmente – ha fatto notare – la crisi può dare un impulso forte perché viviamo in una fase di scarsità di capitali finanziari, ma di grande disponibili- tà di giovani. Abbiamo anche molta fiducia nel ruolo che può svolgere l’associazione degli imprenditori EdC”. POLITICHE DI CRESCITA Sono stati proprio i ragazzi di LoppianoLab a chiedere quale possa essere lo spazio per loro. “Questo è un tema cruciale – ha detto l’economista Stefano Zamagni –, che però in Italia non viene affrontato. In Italia non si è mai fatto, come è invece avvenuto in Europa, il passaggio dal modello di democrazia competitiva al modello di democrazia deliberativa. È possibile che io cittadino debba manifestare la mia accondiscendenza o contrarietà una volta ogni 5 anni andando a votare? Ma nei 5 anni quanto male si può fare? Con la democrazia deliberativa i cittadini associati sono chiamati a esprimersi, in diversi modi, anche nel tempo tra le elezioni”. OLTRE I CONFINI Ampio spazio è stato dedicato anche al tema dell’Unione europea. “Al punto in cui siamo – è stato detto –, o si torna indietro o si va avanti che vuol dire dare più strumenti all’Unione europea per fare politiche di crescita e procedere sul cammino dell’Unione politica”. La giornalista Tiziana Ferrario ha invitato i ragazzi a cercare il loro spazio, evitando però di cadere nel “tranello” del nuovismo: “Nel mio campo, ad esempio, non si deve dire mandiamo i vecchi giornalisti a casa e facciamo entrare i giovani. Se in un giornale mandiamo a casa le grandi firme quel giornale avrà problemi. Giornalisti ‘anziani’ e giovani devono lavorare insieme”. E poi i ragazzi possono “buttare lo sguardo oltre” perché fuori dall’Italia “c’è un mondo che ha bisogno dei ragazzi italiani.” economia&finanza 7 Giovedì, 27 settembre 2012 WORKSHOP Un seminario a Trieste per conoscere le politiche e le regole di appalto Le opportunità nel Public Procurement R afforzare le competenze del sistema associativo confindustriale e delle imprese italiane sulle attività di public procurement realizzate dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) nell’ambito della fornitura di beni, lavori e servizi e presentare le regole di appalto adottate dalla BERS, nei settori ambiente, energia, infrastrutture e trasporti, manifattura, agricoltura. Questi gli obiettivi del Seminario “Le opportunità nel Public Procurement della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo” organizzato da Confindustria, dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e dall’Ufficio per il Fondo dell’Iniziativa Centro Europea (InCE) presso la BERS, in cooperazione con il Ministero degli Affari Esteri, Confindustria Trieste e Camera di Commercio di Trieste. Il seminario, in lingua inglese con servizio di traduzione simultanea, si è svolto il 25 e 26 settembre presso la Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Trieste. VALORE ECONOMICO Conoscere le politiche e le regole di appalto che orientano il public procurement – termine che definisce l’intero processo di approvvigionamento di beni e servizi da parte di un ente pubblico e comprende tutti i rapporti economici, finanziari e giuridici intercorrenti tra un’amministrazione pubblica e un soggetto fornitore, pubblico o privato, finalizzato alla vendita da parte di quest’ultimo di beni, servizi e opere all’ente pubblico – può diventare una leva importante per la creazione di valore economico, anche e soprattutto nell’attuale contesto di crisi. In quest’ottica il seminario si è rivolto a im- prese appaltatrici, di fornitura, manifatturiere, industriali e associazioni interessate a lavorare con la BERS ed i suoi clienti, nell’ambito di gare d’appalto per progetti finanziati dalla banca. Durante i lavori, sono stati presentati gli elementi necessari a cogliere le opportunità del public procurement in ambito BERS nonché i principali problemi riscontrati durante la realizzazione di progetti reali. ECONOMIE DI MERCATO “La missione della BERS è stata sin dall’inizio quella di sostenere lo sviluppo di economie di mercato nei Paesi in cui opera, nonché quella di sviluppare le opportunità d’affari in tutti i suoi Paesi membri, inclusa l’Italia. La maggior parte dei progetti pubblici che la Banca finanzia, prevede regole di procurement stabilite dalla Banca stessa in linea con le regole di tutte le banche multilaterali di sviluppo. L’esperienza ci ha mostrato che, mentre il settore privato, che usufruisce di regole di procurement speciali, normalmente è tecnicamente più capace ed economicamente più competitivo nel realizzare progetti, spesso ha bisogno di sostegno e guida per cogliere appieno le opportunità e comprendere le regole che governano i processi di public procurement. Spesso le offerte vengono escluse in quanto l’offerente non ha semplicemente seguito tutte le procedure, e alcuni dei casi che sono stati presentati in occasione del seminario del 25 e 26 settembre ne sono la dimostrazione. Ritengo pertanto che la Banca possa aiutare le aziende attraverso seminari come questo. Ritengo necessaria la promozione di queste opportunità in Italia, vista l’intensa e proficua collaborazione in essere con questo importante istituto finanziario internazionale, anche grazie al Fondo InCE presso la BERS, finanziato interamente dall’Italia e amministrato dal ministero degli Affari Esteri” ha sottolineato Guido Paolucci, Programme Manager del Fondo InCE presso la BERS. UN’OCCASIONE PER LE PMI “Questo seminario può svolgere un ruolo chiave per le aziende italiane” ha affermato Erich Cossutta, membro di Confindustria Trieste e presidente di Confindustria Serbia. “È un’occasione anche per le PMI di informarsi e formarsi sulle proce- dure della BERS per poter in seguito accedere a nuove opportunità di business all’estero in tutte le aree in cui la BERS opera. A questa prima iniziativa, intendiamo pertanto farne seguire al più presto altre”. “Prendere parte a bandi di approvvigionamento internazionali, è senz’altro un’importante oppor- tunità di sviluppo per le imprese del nostro territorio” ha concluso Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Trieste “Pertanto sono particolarmente soddisfatto che si tenga qui a Trieste un seminario concreto su come fare e come non fare per lavorare con la BERS e i suoi clienti”. La scheda dell’InCE L’Iniziativa Centro Europea (InCE) è stata istituita nel 1989 come primo Forum di cooperazione regionale tra i Pesi dell’Europa centrale e orientale. Oggi l’InCE conta 18 Paesi membri, di cui 9 sono membri dell’ Unione europea (Austria, Bulgaria, Italia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria), 6 sono inclusi nelle future prospettive di allargamento (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia) e tre sono inclusi nella politica europea di vicinato (Bielorussia, Moldova e Ucraina). La missione principale dell’InCE è quella di sostenere l’integrazione europea dei suoi Paesi membri e soprattutto il loro avvicinamento a standard comunitari attraverso il rafforzamento della cooperazione regionale. Il Fondo InCE presso la BERS è stato istituito nel 1992 dal governo italiano che ha stanziato fin’ora 36.5 milioni di euro e finanzia principalmente assistenze tecniche collegate ad investimenti BERS nella regione dell’InCE (finanziamenti a fondo perduto per studi di fattibilità). Dal 1992 ad oggi, il Fondo ha finanziato oltre 20 milioni di euro in studi che hanno contribuito a mobilitare oltre 4 miliardi di euro di investimenti internazionali dell’area InCE. Il Fondo è amministrato dall’Ufficio per il Fondo InCE presso la BERS in stretto coordinamento con il ministero degli Affari Esteri italiano. I dati della BERS Invito a presentare il curriculum Accordo QBell-Cominter:al via 180 assunzioni Ancora un importante risultato ottenuto da QBell spa di Remanzacco con la definizione e l’autorizzazione di un nuovo distributore per l’Italia, Cominter Spa di Vigevano. “Questo importante accordo – ha detto il presidente del gruppo, Giuliano Macripò – ha permesso di concretizzare un nuovo ordine, con consegne programmate per l’ultimo quarter del 2012, di circa 125mila TV e pari a circa 14 milioni di euro. Per noi quest’ordine è in assoluto il più importante e il più grosso che abbiamo mai gestito e ancora più se si considera che è relativo ad un solo cliente”. Questo nuovo ordine porterà ad un picco produttivo, che verrà distribuito su 3 turni, e assunzioni di personale per circa 180 unità. “Con l’occasione – sottolinea Macripò – si invita, chiunque abbia necessità o interesse a collaborare con il nostro gruppo a presentare il proprio curriculum. Il personale richiesto dovrà essere impiegato sulle linee di assemblaggio. Tutto questo è reso possibile da una fiducia reciproca scaturita da collaborazioni di rilevo. Crediamo che questo possa essere un vanto per la regione Friuli e per l’economia italiana”. “L’importanza dell’operazione – ha concluso il presidente di QBell – è stata sostenuta anche da parte di alcune banche e in particolare da Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia che, in pochi giorni, è riuscita, nonostante la pausa estiva, a gestire tutta la parte documentale di trasferimento dei crediti verso le nostre fabbriche in Cina. Con Veneto Banca, invece, abbiamo gestito tutte le operazione di cambio e protezione sul dollaro tramite l’opzione Knock In Forward Europeo-Import per circa 5,5 milioni di euro”. La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) è un’istituzione finanziaria internazionale che opera in 29 Paesi, dall’Europa centrale all’Asia centrale. La Banca sta estendendo il suo mandato ai Paesi nel sud ed est del Mediterraneo che stanno riformando il loro assetto politico ed economico, in particolare in Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia, dove la Banca ha già iniziato progetti di cooperazione tecnica finanziati da Paesi donatori in vista dell’approvazione da parte dei suoi azionisti del lancio di investimenti nella regione. La BERS promuove lo sviluppo delle economie di mercato e delle democrazie per perseguire questi obiettivi investe princi- palmente nel settore privato, ma opera altresì a supporto del settore pubblico sostenendo la privatizzazione, la ristrutturazione delle imprese pubbliche e il miglioramento dei servizi. Opportunità in ambito BERS nell’ambito delle consulenze e gare d’appalto: la BERS consente ad individui ed a società di tutti i Paesi (inclusi quelli non membri BERS) di competere per assicurarsi la fornitura di servizi di consulenze, di lavori, di beni e di servizi nell’ambito di progetti finanziati dalla Banca stessa. In questo contesto, gli individui, le società di consulenza e le imprese italiane possono partecipare alle gare che la BERS ed i suoi clienti bandiscono per l’offerta di dette forniture e servizi. 8 economia&finanza Giovedì, 27 settembre 2012 ACCORDO Nasce un punto di riferimento e d’incontro per le imprese Ice e Simest, nuove sinergie D ue istituzioni tradizionalmente al servizio dell’internazionalizzazione del Sistema Italia lavoreranno insieme costituendo un punto di riferimento sinergico per le imprese italiane che vogliono affrontare i mercati internazionali. È quanto stabilito nell’accordo siglato a Roma con il quale SIMEST trasferirà il proprio ufficio di Milano presso la sede milanese dell’ICEAgenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizza- L’ANALISI DELLA Vivacità in Borsa di Anto Augustinović La scorsa settimana nella gran parte dei mercati azionari il sentiment è stato altalenante, ma la maggior parte degli indici ha chiuso in negativo. Nonostante nel periodo considerato siano stati pubblicati dati macroeconomici positivi, quali la ripresa del mercato immobiliare negli USA, o comunque migliori rispetto alle previsioni, ad esempio quelli relativi alle Pmi attive nell’eurozona, sembra che gli investitori abbiano puntato gli occhi sulle difficoltà riscontrate nell’individuazione di una soluzione alla crisi del debito, ovvero sulla divergenza di opinioni tra alcuni Stati rispetto alla velocità con la quale adottare le nuove misure. Per quanto riguarda gli indici europei il francese CAC e il britannico FTSE hanno perso più dell’1 p.c., l’italiano FTSE MIB è sceso di quasi 4 p.c., mentre il tedesco DAX ha guadagnato mezzo punto percentuale. Lievissima la flessione in negativo degli americani Dow Jones e S&P 500, nonché del giapponese Nikkei. Gli scambi sulla Borsa di Zagabria hanno ripreso vivacità e così il volume medio giornaliero ammontava a più di 10 milioni di kune. L’indice Crobex ha perso a livello settimanale lo 0,84 p.c. collocandosi a 1,702 boda, mentre l’indice specializzato Crobex 10 si è rafforzato dello 0,79 p.c. passando a 945,24 punti. Le azioni privilegiate della Adris e della Telecom croata (HT) si sono rivelati i titoli più richiesti. Hanno fatto registrare scambi per circa 5,5 milioni di kune a fronte di un lieve calo del prezzo. Il volume di scambi del titolo dell’INA ha superato i 5 milioni di kune, inoltre a fronte di un aumento del 5,8 p.c. si è rivelata il titolo vincente della settimana. Buone anche le performance dei titoli della Podravka e della Končar Elettroindustria, cha hanno guadagnato circa il 6 p.c. D’altra parte le perdite maggiori sono state registrate dall’Ingra, le cui azioni hanno perso più del 10 p.c.. La settimana è stata negativa anche per la Dioki (-6,4 p.c.), l’Istituto IGH (-6,3 p.c.) e l’Holding Valamar Adria (-4,8 p.c.). MERCATO DEI CAMBI La kuna rimane forte di Ivan Slamić Il mercato nazionale continua a essere all’insegna della kuna forte. Infatti, la scorsa settimana, il cambio EUR/HRK ha subito un’ulteriore flessione chiudendo a quota 7,370. Il motivo va ricercato nel significativo ammontare di euro che le società statali hanno cambiato in kune. Raggiunto il livello di 7,370 è intervenuta la Banca centrale immettendo nuove quantità di kune in circolazione. L’HNB ha acquistato all’asta dalle banche d’affari 58 milioni di euro a un cambio medio di 7,4062. Così facendo ha inviato un chiaro messaggio su quanto un ulteriore abbassamento del cambio EUR/HRK non sia il benvenuto. L’ultima flessione del cambio EUR/HRK ha sorpreso non poco gli operatori visto che la stagione turistica è oramai alle spalle, che una determinata quantità di kune è stata rimessa in circolazione e che i tassi d’interesse sul mercato interbancario registrano un calo. Dopo l’intervento dell’HNB il cambio EUR/ HRK è di poco inferiore alla soglia di 7,400. La settimana scorsa si è svolta l’asta p/t del ministero delle Finanze, che ha emesso titoli per circa 50 milioni di euro, un importo pressoché uguale agli obblighi in scadenza per cui tale emissione non ha avuto effetti sul cambio. Sul mercato internazionale la scorsa settimana è trascorsa abbastanza tranquilla. La valuta europea si è indebolita rispetto alle altre principali valute per effetto della prudenza dimostrata dagli investitori a seguito delle nuove voci inerenti a una possibile richiesta di aiuto economico da parte di Madrid. Per quanto riguarda i dati macroeconomici la settimana si è rivelata abbastanza povera. Va detto che nella Comunità europea si registra un ulteriore calo del settore dei servizi che rappresenta i 2/3 del Pil dell’eurozona, mentre il settore reale ha iniziato a cresce. Entrambi gli indici si mantengono sotto quota 50, ovvero sotto la soglia tra la contrazione e l’espansione. A livello settimanale il cambio EUR/USD è sceso passando da 1,3170 a 1,292. Il cambio USD/HRK è invece cresciuto e attualmente servono circa 5,700 kune per un USD. Il valore del franco svizzero si è mantenuto invariato, nonostante il cambio del franco sia fortemente dipendente dai movimenti nell’eurozona. Il cambio EUR/CHF oscilla attorno a 1,210, mentre quello CHF/HRK è sui livelli di 6,110. Dopo la BCE e la FED anche la BoJ è intervenuta acquistando obbligazioni statali per ulteriori 10 trilioni di yen, con l’obiettivo di ridurre i vialore dello yen e sostenere così le esportazioni. zione delle imprese italiane. “È un deciso passo in avanti in direzione di quel Sistema Italia che consentirà alle imprese del Nord di trovare nello stesso luogo, la nostra sede di Milano, uno sportello per i servizi e i finanziamenti all’internazionalizzazione – ha commentato il presidente dell’Agenzia ICE, Riccardo Monti. Questa intesa – ha proseguito Monti – va considerata all’interno di un più ampio programma di razionalizzazione di tutte le strutture di supporto all’internazionalizzazione, programma che sta vedendo la sistematica integrazione all’interno di una vera e propria ‘Casa Italia’ di tutti i pezzi del sistema istituzionale”. Strategica la scelta della sede milanese dell’Agenzia ICE che grazie alla presenza del personale SIMEST, potrà rappresentare un supporto fondamentale per l’importante realtà economica del Nord Italia e in particolare della Lombardia, principale Regione esportatrice del Paese: oltre 60mila il numero degli operatori con l’estero, 104 miliardi di euro il valore delle merci esportate, con un incremento pari al 10,8 p.c. registrato nel corso del 2011 rispetto all’anno precedente. “La nostra presenza presso gli Uffici dell’Agenzia ICE di Milano – ha aggiunto Massimo D’Aiuto, amministratore delegato di SIMEST – consentirà una maggiore sinergia a tutto vantaggio delle imprese lombarde che sosteniamo e affianchiamo con i nostri strumenti e servizi di assistenza specialistica. Siamo certi, infatti, che la collaborazione con la nuova Agenzia ICE sarà sempre più proficua e che potrà dare maggiore impulso allo sviluppo dei progetti di internazionalizzazione delle aziende del territorio.” A testimonianza della volontà di accelerare il rilancio dei servizi a sostegno delle imprese che si vogliono radicare sui mercati esteri, la nuova sede di SIMEST presso l’Ufficio di Milano dell’Agenzia ICE sarà operativa entro il prossimo mese di ottobre. A Udine il 4 e 5 dicembre Eco-energy, si guarda a Est Informest Consulting organizza l’evento Italian eco-energy initiative in East Europe, con la finalità di promuovere le collaborazioni commerciali in Paesi ad elevato potenziale di crescita e di opportunità nei settori ambiente ed energia rinnovabile. Nell’ambito della sua attività, Informest Consulting ha sviluppato i contatti con le società di progettazione e con le municipalità estere e raccoglie costantemente le informazioni su bandi, progetti in corso, progetti approvati e finanziati dai fondi europei e sulle richieste di forniture che ne derivano. In tale contesto si propone Italian eco-energy, evento internazionale che ha l’obiettivo di incanalare e proporre le richieste provenienti dai Paesi dell’Est; l’evento è dedicato ad un numero ristretto e selezionato di aziende italiane che incontreranno e valuteranno le proposte delle aziende estere provenienti dai Paesi dell’Europa Centro-Orientale (Romania, Polonia, Bulgaria, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria). In tali Paesi, i settori delle energie rinnovabili ed ambiente sono in forte crescita, sostenuti dai fondi strutturali europei e dalla necessità di allinearsi alla legislazione della Comunità europea in materia di energia e ambiente. L’evento si realizzerà nei giorni 4-5 dicembre 2012 a Udine, è attesa la partecipazione di fino a 100 aziende italiane dei settori target e di circa 50 operatori provenienti da 7 Paesi dell’Europa Centro-Orientale. Saranno organizzati complessivamente circa 1.000 incontri B2B e 7 workshop tematici per presentare le opportunità dei Paesi esteri. A disposizione dei partecipanti ci sarà inoltre un desk della Banca Mondiale al quale si potranno ottenere informazioni anche in merito ai contributi europei nonché alla consulenza bancaria e assicurativa. I settori coinvolti sono: energie rinnovabili: solare incluso fotovoltaico, eolico, biomassa, biocombustibili, geotermico; efficienza energetica e cogenerazione per usi industriali e pubblici; trattamento acque e rifiuti solidi. L’evento si rivolge a: aziende di produzione, distribuzione, tecnologia, impiantistica; main contractors; studi di progettazione; studi di ingegneria e gestione lavori. Anno VII / n. 281 del 27 settembre 2012 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: ECONOMIA & FINANZA [email protected] Redattore esecutivo: Christiana Babić / Impaginazione: Teo Superina Collaboratori: Krsto Babić, Mauro Bernes e Marco Grilli - Foto: Ivor Hreljanović e archivio