La Seconda guerra mondiale. Punti essenziali. 1. Cause (Occhio alla distinzione tra causa e responsabilità). a) Causa principale la volontà aggressiva della Germania, che affonda le radici nella umiliazione subita in seguito del trattato di Versailles. Tale aggressività si mescola con le altre cause↓; b) la fragilità dell’equilibrio internazionale dopo la conferenza di pace di Parigi; c) il fallimento della Società delle Nazioni come organismo superiore, in quanto poco efficiente e concepito ancora in chiave europea, laddove invece l’Europa aveva perso il suo ruolo a favore degli USA, che non avevano aderito alla Società; d) la crisi del ’29. Dopo il tracollo economico, i vari stati nazionali avviarono una politica di chiusura economica e di difesa; e) la nascita degli URSS. (Distinzione tra causa e responsabilità. Non possiamo ritenere il comunismo “responsabile”delle scoppio della guerra, ma ci possiamo permettere di annoverare tra le “cause” la paura del comunismo, che permise a regimi dittatoriali di prendere piede; f) la contrapposizione fra sistemi politico-ideologici: le democrazie liberali, il sistema comunista, il fascismo. Questa contrapposizione rese difficili le possibilità di mediazione e dialogo e conferì ai rapporti fra potenze una forte asprezza ideologica. g) l’idea della guerra, come possibilità di conferma di sé di una nazione, acquisizione di potenza, attendibilità, potere economico, era connaturata ai vari fascismi, fondati sul nazionalismo e sull’idea stessa della violenza come modo di risolvere i loro problemi. L’Italia aggredì l’Etiopia (1935); il Giappone la Manciuria (1931); la Germania condusse una politica sempre più tesa a destabilizzare l’ordine costituito a Versailles. IIl Giappone, che aveva sperimentato la crisi economica dopo il 1929, aggredì la Manciuria nel 1931. Da lì, nel 1937 iniziò l’invasione della Cina, che si concluse con la presa di Pechino. Nel 1933 Hitler, iniziò la sua programmatica sfida alla Società delle Nazioni. Per prima cosa fece uscire la Germania dalla Società, per protesta contro le limitazioni al riarmo tedesco, e, violando il Trattato di Locarno (del 1925), entrò in Renania, accolto trionfalmente. Hitler intendeva impostare i suoi rapporti internazionali sul piano della pura forza. In base alla teoria dello “spazio vitale” i suoi obiettivi erano: l’Europa orientale, i Balcani, e l’Austria. Mussolini, dopo un momento di iniziale fastidio nei confronti delle mire tedesche sui Balcani (il duce partecipò alla conferenza di Stresa nel 1935, in chiave antidedesca) ai quali puntava, si orientò verso una politica di consenso ad Hitler, dopo la guerra di Etiopia e nell’ottobre 1936 fu sottoscritto l’Asse Roma-Berlino (Ciano- von Neurath) che produsse l’intervento delle due nazioni a favore di Franco nella guerra civile spagnola. Un mese dopo, Hitler strinse col Giappone il patto antisovietico. E l’asse fu Roma-Berlino-Tokyo. Nel marzo del 1938 la Germania si annetté l’Austria e le potenze occidentali… mute. Nel settembre del 1938 Hitler mirava alla Cecoslovacchia e all’intera area danubiana, e le potenze occidentali (Italia, Francia e G.B., riunitesi con la Germania alla conferenza di Monaco per dirimere la questione)…mute. Nel marzo del 1939 l’esercito tedesco entrò a Praga. Mussolini lavorò su due fronti: da un lato, per riequilibrare il suo potere all’interno dell’asse, invase l’Albania nell’aprile del 1939; dall’altro si premurò di rafforzare l’alleanza con la Germania, che, pensò, era meglio non avere contro, e quindi il 22 maggio fu firmato l’accordo Ciano-von Ribbentrop, il Patto d’Acciaio, che impegnava i due paesi ad appoggiarsi reciprocamente in caso di un conflitto. Quale che ne fosse la causa. Era la volta della Polonia, su cui Hitler aveva messo gli occhi, rivendicando la città libera di Danzica (un ulteriore schiaffo alla Società delle Nazioni). Decisivo l’atteggiamento di Stalin. Da principio la diplomazia sovietica chiese appoggio a Francia e GB, in funzione antitedesca. Fallito il tentativo Stalin stipulò, il 23 agosto 1939, un patto con la Germania stessa, un patto decennale non aggressivo (il patto Ribbentrop-Molotov). Questo patto garantì a Stalin la Polonia orientale e a Hitler di poter combattere un conflitto imminente solo sul fronte occidentale, essendosi garantito la copertura a oriente. 2. La guerra. Atto primo. Il 1° settembre 1939 Hitler inizia l’invasione della Polonia. Il 3 settembre Francia e GB dichiarano guerra alla Germania. In poche settimane le truppe tedesche entrano a Varsavia (27 settembre), Stalin aggredisce la parte orientale della Polonia. A. La tattica tedesca: il Blitzkrieg. La guerra lampo. La strategia base dell’esercito tedesco era quella di effettuare uno sfondamento nel fronte nemico usando la combinazione Artiglieria-Carri-Aviazione. I movimenti a largo raggio e rapidi di truppe meccanizzate (fanti che si spostavano su camion) non lasciavano all’avversario il tempo di organizzare una difesa stabile. La filosofia del Blitzkrieg era basata sull’uso massiccio dei carri armati, Panzer, i cui primi esemplari erano già comparsi durante la prima guerra mondiale, ma le cui possibilità strategiche non erano ancora state comprese e sfruttate interamente. I carri armati avevano il compito di sfondare le linee nemiche, puntando verso i centri logistici, mentre la fanteria motorizzata avrebbe assicurato la protezione ai fianchi e alle retrovie della punta corazzata. Questa azione era anticipata e seguita dai mezzi di attacco aereo, con i “bombardieri in picchiata” (famosi gli Stukas tedeschi o Junkers 87). Quella dello sfondamento in profondità, con i bombardamenti aerei e i carri armati (le panzer divisionen) che proteggevano l’avanzata dei fanti, era l’unica strategia possibile per la Germania che, inferiore come potenziale economico, non poteva permettersi una guerra di logoramento. B. I fronti. = L’ URSS occupa la Bessarabia e la Finlandia. Lungo conflitto (dicembre1939-marzo1940) alla fine del quale Stalin può fregiarsi di un cuscinetto di protezione ai confini con la Germania.. Nord = Primavera 1940. Hitler aggredisce Danimarca e Norvegia. Danimarca, conquistata. Norvegia, governo collaborazionista di Vidkun Quisling. Ovest = [dopo il periodo della Finta guerra, per i tedeschi Sitzkrieg “guerra seduta”(il periodo tra il 27 settembre 1939 e l’aprile 1940), che vide gli eserciti tedesco e Franco britannico fronteggiarsi immobili lungo la linea Maginot (confine franco-tedesco tra Belgio e Svizzera)] il 10 maggio 1940 inizia la vera offensiva ad occidente. I tedeschi aggirano la linea Maginot, costruita negli anni 20, invadendo Belgio e Pesi Bassi, sfondando la difesa francese sulle Ardenne e puntando all’Atlantico (la Manica) e a Parigi. I soldati franco-britannici fuggono via Manica in GB, imbarcandosi a Dunquerque. Il 14 giugno Parigi è occupata militarmente. Il 22 giugno fu concluso un armistizio di resa francese, mentre al sud della Francia si formò il governo collaborazionista di Vichy. G.B. = Contro la GB era dura. I tedeschi utilizzarono sia la guerra sul mare (con gli U-Boote sottomarini) che quella aerea. I bombardieri tedeschi della Luftvaffe rasero al suolo le città di Birmingham e, soprattutto, Coventry. L’aviazione delle due nazioni si affrontò per mesi (da luglio a settembre), ma la Corona inglese godeva di più efficienti mezzi tecnici, sia sul mare che nell’aria. La Royal air force soprattutto disponeva dei radar. La progettata invasione dell’Inghilterra (operazione Leone Marino) non fu mai attuata. Per evitare che la flotta francese cadesse in mano tedesca la GB l’affondò al largo di Orano (dove è ambientata la Peste di Camus), in Algeria. Est C. L’Italia. La “non belligeranza” e la “guerra parallela”. Dopo aver dichiarato, in un primo tempo, l’impossibilità di un intervento prima del 1943, Mussolini, credendo che il conflitto volgesse ormai al termine in favore di Hitler, decise di giocarsi, al tavolo delle spartizioni “alcune migliaia di morti italiane” che aveva messo in previsione e, contro il parere degli stati maggiori (in primis Badoglio) e del sovrano, il 10 giugno decise di attaccare l’ormai agonizzante Francia (un comportamento maramaldesco che equivaleva ad uccidere un uomo morto) dichiarando guerra agli alleati. Egli intendeva portare avanti una guerra “per conto suo”, parallela, con azioni totalmente autonome che ipotecassero un ampliamento dell’influenza italiana sui Balcani e nel Mediterraneo. A conferma di “recapito della notizia di guerra”, la GB rispose bombardando la città di Genova. Conscio dell’impreparazione bellica italiana, ma deciso ad entrare in guerra a fianco del Führer, per motivi di prestigio personale e di convenienza strategica, Mussolini non tenne conto del fatto che la pugnalata alla schiena inferta alla Francia avrebbe provocato, a livello di opinione pubblica mondiale, un ulteriore indebolimento del suo prestigio del e della popolarità italiana, considerata ormai totalmente allineata alla Germania. Inoltre l’imprevisto insuccesso dell’azione militare, che franò miseramente sull’impervio terreno delle alpi, dimostrò tutta l’arretratezza tattica, la scarsità organizzativa e soprattutto la mediocrità morale dell’Italia. Nonostante l’esito favorevole della “battaglia delle Alpi Occidentali”, svanirono subito, dopo i colloqui Hitler-Mussolini di Monaco, i grandiosi progetti del Duce di spartizione della Francia (Corsica e linea del Rodano) e di acquisizione dell’Impero coloniale africano francese. Ma andiamo per ordine. D. Fronte greco-balcanico. Il 27 settembre del 1940 le potenze dell’Asse sottoscrissero, a Berlino, il patto tripartito (il cosiddetto Asse Roma-Berlino-Tokio) che, a guerra conclusa vittoriosamente, prevedeva che alla Germania sarebbe andato il controllo sull’Europa continentale, all’Italia quello sul Mediterraneo e al Giappone quello sull’Asia orientale. Il 29 ottobre l’Italia attaccò la Grecia, senza avvertire la Germania. “Spezzeremo le reni alla Grecia”. Il pronostico si rivelò vero in parte. La Grecia oppose strenua resistenza e gli italiani dovettero ripiegare in Albania. Soltanto l’intervento tedesco ebbe ragione della resistenza Greco-britannica e solo i 6 aprile 1941 la Grecia si arrese all’Asse (che nel frattempo si era allargato alla Romania, Ungheria e Bulgaria). E. Fronte mediterraneo. Gli italiani condussero la loro illusione di Guerra parallela contro la flotta inglese nel mediteraneo con esito alterno. F. Fronte africano. L’Italia attaccò la Somalia britannica e l’Egitto ma fu bastonata dagli inglesi; anzi, nell’Africa orientale, le truppe britanniche liberarono nell’aprile del 1941 Addis Abeba, dove ritornò Hailé Selassié. Fine dell’impero italiano in Africa! Sul fronte libico invece l’Afrikakorpfs, le truppe corazzate tedesche guidate dal generale Erwin Rommel (la volpe), aiutate dagli italiani, mantennero il controllo sull’Egitto e sul canale di Suez. È in quest’occasione che Rimmel disse “il soldato tedesco ha stupito il mondo ma il soldato italiano ha stupito il soldato tedesco”! Atto secondo. Nella seconda metà del 1941 tre fatti capovolgono le sorti della guerra: 1) L’attacco tedesco all’URSS (Operazione Barbarossa). 2) L’entrata in guerra degli USA. 3) L’intesa Sovietico-Anglo-Americana (che rafforzò i movimenti di Resistenza). 1) Nonostante il patto di non aggressione Ribbentrop-Molotov, stipulato tra Stalin e Hitler il 23 agosto del 1939, la Germania aveva, furbescamente, preventivato da tempo l’operazione contro i sovietici. L’Est europeo costituiva il bacino naturale per la conquista dello “spazio Vitale” tedesco. Oltre che Slavi, ossia inferiori, i popoli russi erano anche Bolscevichi (il massimo dsell’orrido per un nazista!) Grano, Petrolio e Risorse umane, fornite dall’URSS, erano indispensabili a Hitler per continuare il conflitto. Il 22 giugno 1941 un immenso esercito invase la Russia. I suoi obiettivi erano a nord Leningrado, al centro Mosca e a sud le fertili pianure dell’Ucraina e della Bielorussia. Nonostante le previsioni di Hitler la guerra si rivelò faticosa e terribile per i tedeschi. All’inizio l’Armata Rossa non resse l’impatto, ma all’arrivo dell’inverno le cose cambiarono. La guerriglia partigiana russa, il rigido inverno e la tattica della “terra bruciata”, già usata contro Napoleone, permisero ai russi di rispondere per le rime ai tedeschi. La resistenza russa si rivelò fondamentale. L’avanzata tedesca verso sud, verso le ricche regioni petrolifere del Caucaso, venne fermata a Stalingrado. Durante l’autunno del 1942 e l’inverno del 1943 la città si difese strenuamente e riuscì a fermare l’avanzata dell’Asse. L’Armir, l’armata italiana inviata da Mussolini, venne distrutta. Un’incredibile mobilitazione industriale (contadini, donne ed adolescenti hanno concorso allo sforzo economico: tutto ciò che restava dell’apparato industriale veniva trasferito oltre la catena degli Urali), il sentimento patriottico, fomentato e propagandato da Stalin, e l’efferato comportamento delle truppe tedesche, sono i motivi dell’incredibile controffensiva sovietica che si concluderà con la conquista di Berlino. 2) Intanto qualcosa era successo nel Pacifico. Il 7 dicembre 1941 l’aviazione giapponese attaccò la flotta statunitense nella rada di Pearl Harbor, nelle Hawaii. I giapponesi dopo le aggressioni alla Manciuria ed alla Cina si erano ringalluzziti ed intendevano affermare la loro egemonia su tutto il pacifico. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna dichiararono subito guerra al Giappone. In tutta risposta Roma e Berlino dichiararono guerra agli USA (alèè). Gli USA entravano in guerra ed erano molto arrabbiati! Il loro intervento fu fatale ai tedeschi. Prima mossa americana: L’Africa settentrionale. In Egitto, la battaglia di El Alamein, nell’ottobre del 1942, si conclude con la sconfitta del generale tedesco Rommel da parte del generale inglese Montgomery; gli inglesi iniziano a respingere le truppe italo-tedesche verso occidente. Gli americani intanto sbarcano in Marocco, Algeria Tunisia. La guerra dell’Asse, presa tra due fuochi, in Africa terminava in una sconfitta (il comando italiano in Libia: Italo Balbo, Italo Gariboldi, Francesco Graziani). 3) Nel gennaio del 1943 a Casablanca, in Marocco, USA, GB e URSS si allearono: obiettivo la resa senza condizioni della Germania, che li ha proprio scocciati. Nel Febbraio del 1943 la battaglia di Stalingrado, assediata dal luglio del !942 dai tedeschi, si conclude con la sconfitta tedesca. Questo l’inizio della svolta. Il primo atto della fine di Hitler. Il 10 luglio 1943 gli Alleati, che avevano vinto sul fronte africano, sbarcano in Sicilia. Mussolini non era in grado di fronteggiare la situazione, che stava precipitando. Fallite le imprese militari, precarie le condizioni economiche (che portarono agli scioperi del marzo 1943), i bombardamenti alleati. Negli ambienti monarchici e presso gli stessi gerarchi fascisti, maturò il progetto di destituire Mussolini. Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del fascismo, su iniziativa del re e con l’appoggio di elementi fedeli alla corona come Galeazzo Ciano e Dino Grandi, decise di destituire Mussolini e di arrestarlo. Il duce sarà portato prima sull’isola di Ponza e da qui in Sardegna, sull’isola della Maddalena, prigioniero a villa Webber, dove fallisce un tentativo di liberazione da parte tedesca. Dopo 18 giorni di isolamento, il duce fu trasferito sul Gran Sasso. Il re affidò il governo al maresciallo Badoglio il quale, l’8 settembre 1943, annunciò dai microfoni dell’EIAR l’armistizio, firmato nella cittadina siciliana di Cassibile, con gli alleati anglo-americani che erano sbarcati ormai anche in Calabria e a Salerno. Il 12 settembre alcuni paracadutisti tedeschi al comando del capitano Otto Skorzeny, un ufficiale di 35 anni, “specialista” in azioni di commando, liberarono Mussolini su incarico di Hitler e lo fecero fuggire. Lo condussero, su un piccolo velivolo, prima a Monaco e poi a Rastemburg, nella “tana del Lupo” (dove fallì l’attentato di Von Stauffenberg, “operazione Valkiria”) il quartier generale di Hitler, ai confini con la Polonia, dove i due si incontrarono. Da qui Mussolini riparò a Salò dove venne fondata la RSI, uno stato fantoccio manovrato dai tedeschi. Qui comincia per l’Italia la guerra di liberazione o “Resistenza”. 6 giugno 1944. Lo sbarco in Normandia. Il cosiddetto D-Day, fu deciso dagli alleati francoanglo-sovietici in seguito alla conferenza di Teheran, nome in codice Eureka, (dicembre 1943), e segna gli sgoccioli della guerra in Europa. Il generale Dwight Eisenhower condusse le operazioni che portarono alla liberazione del Belgio e di quasi tutta la Francia. Il 19 agosto i soldati di de Gaulle riconquistarono Parigi. Roma fu liberata nel giugno del 1944. L’avanzata degli alleati si arrestò lungo la linea gotica, una linea fortificata con legname e cemento armato costruita dai tedeschi e dai militari italiani dopo lo sbarco inglese in Sicilia, per impedire l’avanzata degli alleati in pianura padana. Valicava l’Appennino tosco-emiliano e andava da Apuania, poco sotto la Spezia, a Pesaro. La Germania era circondata. Da est avanzavano i sovietici e da sud e da ovest le forze aeree alleate bombardavano a tappeto distruggendo le città tedesche. Gli eventi si susseguono freneticamente. Nella primavera del 1945 gli Alleati passarono il Reno e l’Armata Rossa entrò in Vienna, in aprile occupa Berlino, distrutta dai bombardamenti. Il 25 aprile del 1945 le truppe anglo-sovieticoamericane si incontrarono sul fiume Elba. Il 28 aprile, in Italia Mussolini viene catturato dai partigiani a Dongo, sul lago di Como, e fucilato sul posto. Mentre le truppe sovietiche martellavano i ruderi di Berlino, difesa da ragazzini, vecchi e da quello che rimaneva delle grandi armate del reich, Hitler, nascosto da giorni 20 metri sottoterra, nel bunker sotto la cancelleria, insieme alla compagna Eva Braun ed alcuni fedeli, si toglieva la vita il 30 aprile del 1945, consegnando il suo nome al tribunale della storia. Nel pacifico intanto le sorti del conflitto volgevano a favore degli U.S.A, grazie alla sua potente capacità industriale, con la quale il Giappone non poteva competere. La guerra si combattè con scontri aeronavali e sbarchi marines nelle isole. Le filippine furono riconquistate nonostante le leggendarie imprese dei Kamikaze giapponesi, che si lanciavano sulle navi americane con il proprio aereo.. nel marzo 1945 tokio fu distrutta dalle bombe e la volontà di risparmiare tempo e vite americane fece decidere l’allora presidente Truman (successo a Roosvelt) per l’impiego della bomba atomica, che il 6 agosto 1945 venne sganciata su Hiroshima e poco dopo su Nagasaki. Il 2 settembre 1945 fu firmata la resa del Giappone. 3. Il rapporto tra le popolazioni e la guerra. Cinquanta milioni di vittime, tra militari e civili; città distrutte; intere popolazioni devastate e deportate. Risorse economiche prosciugate. Questo il bilancio. Dal punto di vista psicologico, la cosa più terribile è che la familiarità con la morte diviene esperienza quotidiana, tanto da anestetizzare il comune senso di compassione. Alla metà del 1942 la Germania possedeva un impero di 2 milioni e mezzo di Km quadrati tra stati direttamente annessi al reich, come l’Austria e la Boemia; stati collaborazionisti come la Norvegia di Quisling, il governo francese di Vichy, la Croazia degli Ustascia , alleati come l’Italia o serbatoi di risorse e manodopera come l’Unione sovietica e i Balcani. Sterminio e saccheggio furono i due poli del dominio tedesco, in ottemperanza al culto della razza che sottintendeva alla delirante ideologia della svastica. L’istituzione nel 1943 del servizio di lavoro obbligatorio costrinse 7 milioni di lavoratori europei, soprattutto russi, ad una condizione di schiavitù. L’istituzione dei lager, campi di concentramento o di sterminio, è il simbolo della volontà nazista di “pulizia razziale” organizzati tra il 1933 e il 1939; nei quali furono concentrati prigionieri politici, zingari, omosessuali, “asociali” e, a partire dalla notte dei cristalli (del novembre 1938), soprattutto ebrei, da tutta l’Europa, soprattutto russi.. A. L’Olocausto. La soluzione al problema ebraico, obiettivo fissato da Hitler sin dall’inizio, come base fondamentale del suo programma, passò varie fasi. 1. Dapprima fu attuata la deportazione della popolazione “inferiore” in Russia, oltre gli urali. 2. Poi fu deciso per la chiusura degli ebrei in ghetti enormi come quello di Varsavia, per una morte silenziosa per malattia e per fame. 3. Infine si decise per la “soluzione finale” lo sterminio volontario e scientifico. Dapprima con le fucilazioni di massa, in Russia, dove erano stati inviati gli squadroni della morte Einsatzgruppen (SS integrati da volontari ucraini e bielorussi), dopo il 1941 con il preciso scopo di eliminare comunisti ed ebrei. In seguito, data la lentezza del procedimento e l’abbrutimento che provocava nei soldati si decise per le camere a gas. Nel campo di sterminio di Aushwitz, che fu il più “efficiente” campo di morte organizzato dal terrore nazista, morirono tra il 1942 e il 1944 un milione di persone, soprattutto ebrei, ma anche zingari, omosessuali e prigionieri politici e militari. B. I movimenti di Resistenza. Oltre all’entrata in guerra degli USA, la disfatta dell’esercito tedesco fu determinata anche dallo sviluppo, tra il 1943 e il 1944, dei movimenti di resistenza nazionali. La resistenza europea, contraria tanto all’occupazione quanto agli eventuali governi collaborazionisti, come quello di Vichy, operò con vere azioni di guerriglia di supporto agli alleati, con atti di sabotaggio e con la propaganda. In Yugoslavia e in Italia realizzò veri e propri eserciti di liberazione nazionale. Il primo a svilupparsi, e tra i più efficaci, fu quello francese, coordinato dal generale Charles de Gaulle, che, dall’emittente Radio Londra, il 18 maggio 1940, all’indomani dell’occupazione tedesca del suolo francese, esortò i francesi a Resistere. Come sottosegretario alla difesa, de Gaulle, contrario all’armistizio, si era imbarcato per Londra da dove organizzerà sia il movimento di resistenza francese territoriale, il maquis (la macchia), sia l’ esercito di resistenza nelle colonie detto France libre. In Germania mancò la forza per un vero atto di resistenza popolare, poche le voci dissenzienti il gruppo dirigente politico godeva di ampio consenso e la barbarie del genocidio fu attuata con la collaborazione attiva di centinaia di migliaia di soldati, poliziotti, funzionari nell’indifferenza e nel terribile silenzio di un intero paese. Le poche voci dissonanti, preti di entrambe le chiese, furono deboli e timide; la “Rosa bianca”, e il fallito tentativo di von Stauffenberg di uccidere il Furer, nella tana del lupo, il 20 luglio 1944, quando ormai le sorti della Germania erano segnate, furono fallimentari. Le resistenze in Polonia e in Grecia furono minate dai conflitti e dalle divisioni interne ai comitati di liberazione divisi tra gruppi comunisti e anticomunisti, preoccupati di una svolta rivoluzionaria sociale. In Yugoslavia, altrettanto compromessa dalla divisione tra partigiani filomonarghici e comunisti, la resistenza guidata dal maresciallo Tito Broz, detto Tito, però riuscì a sconfiggere senza aiuti esterni l’esercito tedesco. La Resistenza italiana. La destituzione di Mussolini ad opera del re e delle gerarchie del regime intendeva evitare che la Corona e l’intero stato italiano venissero travolti dal crollo del fascismo. Allo stesso obiettivo rispondeva, ufficialmente, anche la fuga di Vittorio Emanuele, suo figlio Umberto II e Badoglio a Brindisi, lasciando tutto il centro Italia nelle mani dei tedeschi di Rommel che erano dilagati in Lazio. Roma, il 14 agosto del 1943, fu dichiarata “città aperta”, ossia “aperta all’occupazione da parte del nemico”. I 45 giorni che seguirono all’arresto di Mussolini, fino alla firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, sono noti come i 45 giorni del governo Badoglio e porteranno allo scoperto quelle forze politiche soppresse dalla legge di Pubblica sicurezza del novembre 1926. All’indomani dell’8 settembre a Roma si organizzarono le forze di resistenza del Comitato di Liberazione Nazionale, sotto la guida del socialista Ivanoe Bonomi. Il Partito Liberale, il Partito Socialista, il Psiup, il Partito d’azione (erede del movimento Giustizia e Libertà fondato a Parigi nel 1929 da Carlo Rosselli), la Democrazia Cristiana fondata nel 1942 da Alcide de Gasperi e il partito comunista. Uniti dall’obbiettivo comune. Il desiderio di libertà. Tre guerre furono quelle di resistenza. 1. una guerra di liberazione patriottica. 2. una guerra civile tra partigiani e repubblichini di Salò. 3. una guerra di classe che legava l’obiettivo della guerra al nazifascismo alla rivoluzione sociale. Il movimento di liberazione nazionale era eterogeneo. Borghesi, militari, studenti, operai, comunisti e cattolici apportarono alla lotta le loro diverse motivazioni ed esperienze. Molti giovani decisero di allearsi con i partigiani, soprattutto al nord, per sfuggire all’arruolamento nell’esercito della Repubblica di Salò. Gli italiani furono chiamati a decidere da che parte stare: “fedeli alla parola data” come disse Badoglio, ossia dalla parte dei tedeschi (quando invece trattava segretamente con gli alleati), oppure dalla parte della “montagna”? In montagna, infatti si organizzarono le prime formazioni partigiane. Dis-omogenee, come abbiamo detto, ma unite dalla comune ispirazione di autonomia e libertà (libertà dal nemico e di scelta, dopo gli anni dell’indottrinamento). L’Italia era divisa in due: al sud il Regno d’Italia (oltre la linea Gustav, all’epoca la linea del fronte fissata a Cassino) governata dal sovrano da Salerno; al centro-Nord l’occupazione tedesca e la Repubblica di Salò di Mussolini. La vera e propria guerra di liberazione ebbe luogo soprattutto al nord, ma sporadici episodi di ribellione si possono ricordare al sud, come a Napoli e a Roma, dove per rappresaglia contro un’azione di guerriglia i tedeschi massacrarono 335 italiani (fosse Ardeatine). Roma fu liberata dagli alleati il 14 giugno del 1944. Interi reparti dell’esercito regolare italiano combatterono a fianco degli alleati dopo che il Regno del sud aveva dichiarato guerra alla Germania. Gli alleati non riconobbero la legittimità dei gruppi armati resistenti, il CNL, mentre appoggiavano Badoglio. Nel 1944, Palmiro Togliatti, il segretario del partito comunista convinse a Salerno il suo partito e le altre formazioni del CNL ad allearsi con Badoglio. L’obiettivo principale adesso non era la Repubblica, ma la liberazione del paese. Con la svolta di Salerno, la questione istituzionale venne accantonata e Vittorio Emanuele accettò di trasferire i poteri al figlio Umberto. Al Nord intanto Mussolini, istituì un processo ai “traditori del 25 luglio” e chiese tra l’altro la testa del genero, Galeazzo Ciano, che aveva partecipato alla “congiura”. Repressioni, fucilazioni, punizioni per le renitenze alla leva furono portate avanti dalla Guardia Nazionale di Mussolini fiancheggiando i Tedeschi, che deteneva no di fatto il potere al Nord. La guerra di resistenza si protrasse dal 1943 al 1945. All’inizio si trattava di bande, piuttosto disorganizzate che agivano con azioni di guerriglia, i Gap (gruppi armati partigiani), ma nella primavera del 1944 si passò a forme di inquadramento rigoroso. Le formazioni più combattive erano quelle comuniste (Brigate Garibaldi) e azioniste (Brigate Giustizia e Libertà). Intanto la linea del fronte si era spostata più a nord con la presa alleata della Toscana e l’Appennino tosco emiliano fu teatro di azioni partigiane e rappresaglie tedesche (la strage di Marzabotto, dove le SS di Reder sterminò tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 1836 persone). Gli alleati dicevamo si rifiutarono di riconoscere il CNLN AI (dell’Alta Italia), in quanto temevano che nei territori liberati potessero instaurarsi forme di governo alternative e lesive dei tradizionali ordini sociali, e subordinarono gli aiuti militari alla restituzione finale delle armi a guerra conclusa (“protocolli di Roma”) e la richiesta di proseguire la guerriglia soltanto con azioni difensive (proclama del generale Alexander). L’invito fu respinto e i partigiani iniziarono un’offensiva nei confronti di Kesserling, isolati politicamente e materialmente senza aiuti. Il 24 aprile 1945, mentre le forze alleate sfondavano la linea gotica, i partigiani, spostatisi nelle campagne per reagire al duro inverno del 1944, accelerarono la disfatta dei tedeschi. Tra il 24 e il 25 Aprile, sotto la guida di Sandro Pertini, Emilio Sereni e Leo Valiani le maggiori città del Nord vennero liberate. Mussolini catturato a Dongo sul lago di Como mentre cercava di fuggire venne fucilato per odine del Comitato di Liberazione. Verso la Repubblica. Subito dopo la liberazione, i partiti antifascisti, alleati nel CNL durante la Resistenza, governarono l’Italia per due anni avendo temporaneamente accantonate le divergenze ideologiche e politiche. Da un lato il PCI e il PSI e dall’altro la DC, erede del Partito Popolare di don Sturzo, fondata e diretta da Alcide De Gasperi. Il primo governo dell’Italia Libera fu presieduto dall’Azionista (del Partito d’Azione) Ferruccio Parri, che per il suo indiscusso prestigio e il suo equilibrio, fu scelto a rappresentare il punto d’unione tra i partiti della Sinistra e quelli Liberale e Democratico Cristiano. La sua linea politica fu guidata da riforme in campo economico, con l’obiettivo di epurare i centri dirigenziali, statali ed industriali, dai personaggi maggiormente compromessi col passato regime. Ostacolato nella sua linea di riforme dagli alleati, sospettosi di un governo che accettava nelle proprie fila anche forze di sinistra, Parri fu costretto a dimettersi neppure dopo 5 mesi dalla sua elezione. Gli fece seguito De Gasperi che affidò il ministero della giustizia a Togliatti. Più moderato rispetto a Parri, De Gasperi tollerò la presenza delle forze di sinistra al governo come una necessità temporanea in attesa della inevitabile risoluzione della questione istituzionale. Il 2 Giugno 1946 gli italiani, a mezzo di un referendum, vennero chiamati a decidere fra la Repubblica e la Monarchia. In quella occasione si svolsero le prime elezioni libere dopo il ventennio fascista e per la prima volta a suffragio universale: furono ammesse al voto anche le donne. Prevalse la Repubblica con il 54% di suffragi. La Repubblica Italiana era nata. Da FARE capitoli 19; 23; 26 (FINO AL PARAGRAFO 5 ESCLUSO). Comprese le parti azzurre, rosa e gialle!!!!