Come p ossiamo riassumere quanto detto sinora sul calore e sul lavoro? Calore e lavoro sono due forme di trasferimento di energia. Il lavoro ’ i i W rappresenta l energ a sc amb ata da ff i i i i i i i i corpo tram te mezz meccan c , vale a d re per e etto dello spostamento del punto d appl caz one delle fo z ch iscono su i sso. I c o f ff ’ r e e ag de l al re Q rappresenta l energia scambiata ra un corpo ed un altro per e etto possiede del lavoro o che un corpo possiede della loro differenza di temperatura .iMai si idirà chi e un corpo fe e l à tit del calore . Q e W non sono propr età de corp ma quan in tras rim nto, e in quanto ta i dipendono soprattutto dalle modalità del trasferimento. Cosa s’ intende con il termine motore termico? Con il termine macchina termica o motore termico intendiamo un dispositivo che riceve energia sotto forma di calore e ne restituisce una parte sotto forma di lavoro. Il calore può essere ricevuto dal dispositivo sia attraverso il contatto con una sorgente termica ad elevata temperatura, sia a spese dell’energia interna di qualche sostanza, come durante una reazione chimica. Un esempio di questo secondo caso è la combustione della benzina. Come possiamo trasformare calore in lavoro? Il calore può essere trasformato in lavoro, e quindi essere in grado di spostare il punto di applicazione di una forza, unicamente per effetto dei mutamenti che esso induce nel volume e nella forma delle sostanze a causa della dilatazione termica (Sadi Carnot, Réf lexions sur la puissance motrice du f eu […], 1824). Per tale motivo produrre lavoro a partire dal calore è più facile se si sfruttano le sostanze aeriformi, per le quali il fenomeno della dilatazione termica è in genere maggiore che non nei liquidi o nei solidi . produrre lavoro il motore quindi consuma del calore? LPer a generazione di lavoro non è legata al consumo di calore, che in quanto forma di energia non può in alcun caso essere distrutta, ma al suo passaggio da un corpo caldo ad uno freddo allo scopo di provocare una dilatazione. Se ne deduce che: PER COSTRUIRE UN MOTORE NON È SUFFICIENTE PROCURARSI “D EL CALDO” MA OCCORRE PIUTTOSTO UNA DIFFERENZA DI TEMPERATURA La produzione di lavoro può essere l’unico effetto del funzionamento di un motore? D ato che il lavoro termodinamico di cui stiamo parlando, ottenuto dal trasferimento di calore, è il risultato delle dilatazioni termiche, appare evòidente che una volta prodotto del lavoro il sistema che lo ha gener ato ha variato il suo volume. Questo pu essere formalizzato dicendo che la produzione di lavoro non è l’unico effetto della trasformazione di calore in lavoro. Conseguentemente, se si vuole costruire un motore, si dovrà tenere anche conto di tali effetti di variaziò one di volume. Altrimenti si avrà un motore che funzione una sola volta, produce del lavoro ma poi non pu essere sfruttato di nuovo dato che alla fine del processo esso non si ù ò trova pi nelle condizioni di partenza . Si pensi, ad esempio, al lavoro che si pu produrre riòscaldando un cilindro contenente gas: il riscaldamento fa sollevare il pistone e produce lavoro. Non è per pensabile di dilatare il gas illimitatamente, perché praticamente si dovrebbe disporre di un cilindro di altezza infinita . In termini pratici, quindi, di cosa ha bisogno un motore che sia efficace? O ccorrerà che alla fine del processo di produzione del lavoro si riporti nelle condizioni iniziali il sistema che si è dilatato. Rimediare alle dilatazioni a cui la trasformazione di calore in lavoro ha dato luogo significa compiere del lavoro dall’esterno sul sistema, per comprimerlo nuovamente. Un altro modo per dire la stessa cosa è che il motore termico, per funzionare, deve compiere una trasformazione ciclica . Con il termine di ciclica si intende una trasformazione a conclusione della quale lo stato di arrivo coincide con quello iniziale. A questo punto il motore può ripartire e generare nuovo lavoro. 1 Allora dobbiamo far compiere al sistema esattamente gli stessi passi a ritroso? Non è pensabile portare indietro il sistema ripercorrendo esattamente gli stessi passi che esso ha fatto per produrre lavoro. Difatti, nel caso ottimale di assenza di dissipazioni, esso richiederebbe, per essere compresso, lo stesso lavoro che ha fornito per espandersi. Si pensi alla espansione isoterma di un gas perfetto: produce lavoro W = nRT ln Vfin . Per ricomprimere lo stesso gas isotermicamente, alla medesima Vin temperatura, esso richiede che dall’esterno venga compiuto esattamente lo stesso lavoro prodotto .Questo è l’ esempio di un motore davvero pessimo, il quale consuma tutto quello che produce . La soluzione è quella di riportare il sistema allo stato di partenza seguendo un percorso differente da quello seguito all’andata . il percorso di compressione? IlCome critesiriosceglie è quello di rendere minimo il quantitativo di lavoro necessario per la compressione. In particolare, se il sistema è un gas perfetto e questo viene prima raffreddato, il processo di compressione richiede un lavoro minore di quello di espansione. Nel caso di trasformazioni reversibili, infatti, il lavoro è rappresentato dall’area sottesa1 dalle curve di trasformazione nel piano P, V . Qualunque sia la trasformazione seguita, sappiamo che più bassa è la temperatura, più la linea che rappresenta la trasformazione si trova in basso verso l’asse dei volumi (si ricordi che le linee a temperatura costante sono iperboli equilatere) e quindi minore sarà l’area sottesa e cioè il lavoro . quindi sottrarre del calore al sistema prima di ricomprimerlo? IOccorre n realtà il sistema può cedere calore in due momenti: sia quando si raffredda sia quando, raggiunta una temperatura più bassa, viene ricompresso . Ora, una delle due trasformazioni può certamente essere adiabatica, possiamo ad esempio raffreddare il gas senza che ceda calore, semplicemente lasciandolo espandere. Ma se durante la successiva compressione non vogliamo compiere un lavoro pari a quello che il gas ci ha dato in espansione, l’altro processo coinvolto deve necessariamente comportare cessione dicalore. La necessità di raffreddare i motori è del tutto generale e non riguarda solamente l’espansione di un recipiente cilindrico ideale che contenga del gas perfetto : si pensi al radiatore delle automobili o anche ai grandi bacini idrici in prossimità dei quali sono costruite le centrali termonucleari . Avendo quindi messo a fuoco la necessità di raffreddare il sistema che compie lavoro, abbiamo trovato un secondo motivo per cui la conversione di calore in lavoro richiede del freddo oltre che del caldo : UN MOTORE CHE SIA DI QUALCHE U TILITÀ PRA TICA DEVE COMPIERE U N CICL O AL TERM INE DEL QUALE IL BILA NCIO DEL LAV ORO DEVE ESSERE POSITIV O, DEVE CIOÈ PRODURRE PIÙ LAVORO IN ESPANSIONE DI QUANTO NE RICHIEDA POI DURANTE LA COMPRESSIONE . Come si rappresenta un motore nel piano P, V? Tratta ndosi di un ciclo, esso sarà costituito da una linea a. chius Vi saranno in generale delle sorgenti dalle quali il motore assorbe calore e sorgenti verso le quali lo cede . Se indichiamo con Tmax la temperatura della più calda delle sorgenti e con Tmin la più fredda di esse, alcuni esempi di cicli operanti fra tali temperature estreme sono dati in figura. A cosa corrisponde nel piano PV il lavoro di un ciclo? Come si è visto in precedenza, il lavoro termodinamico om i c p uto durante le trasformazioni reversibili è ottenibile approssimando le trasformazioni in questione p Tmax Tmin Fig. 1.1 Motori nel piano di Clapeyron V 1 Si noti che questa identificazione del lavoro con l’area sottesa nel piano di Clapeyron perde di significato nel caso di trasformazioni irreversibili 2 . lt con una serie di isobare ed isocòre a somma delle aree dei rettangolini di base L ∆V ed a ezza P l’ ll l l l rappresenta area sottesa da e curve, e ta e area è i avoro W Essa andrà presa con il segno positivo oppure negativo a seconda del fatto che il volume aumenti o diminuisca, cioè a seconda del fatto che la trasformazione proceda da sinistra verso destra nel piano ( W > 0) l l ll t f t oppure da destra verso sinistra ( W < 0 ) Poiché in qua unque cic o vi sarà una par e de a ras ormazione durante la quale il sistema si espande, ed una parte in cui si ricomprime, si capisce che il lavoro complessivo in un cic lo è alla fine dato solo dall’area racchiusa entro il cic lo stesso . . . P ESPANSIONE W>0 P LAVORO DEL P CICLO COMPRESSIONE W<0 V V V Fig. 1.2: Lavoro in un ciclo Come possiamo calcolare il lavoro compiuto in un qualunque ciclo? Si fa uso del primo princ ipio della termodinamic a. Dato che lo stato finale è uguale a quello iniziale la variazione di energia interna in un c ic lo è zero, essendo l’energia interna una funzione di stato . Se quindi ll i l i l i lt ∆U = 0 avremo che a a f ne de c c o r su erà Q = W . Il c lore complessiv mente sc mbi to s rà l somm di a a a a a a a quello entr nte, ssorbito d lle sorgenti c lde, e di , a a a QC a P quello uscente, ceduto lle sorgenti redde e risult ESPANSIONE: , QF a f .N a QC > 0 entrante che: W = QC + QF = QC − | QF | vendo esplic it to il segno del c lore ceduto, sicur mente a a a a neg tivo a . QC QC QF QF Come si interpreta questo risultato? ò e e e letta così: oiché La formula W = QC − | QF | pu ss r p devo raffreddare il sistem a er oterlo ri ortare allo stato p p p iniziale non t tto il calore a o ito ie e t a fo ato , u QC ss rb v n r s rm in lavoro. Una arte di esso che ra resenta il lavoro fatto er , QF , p pp p raffreddare e ricom rimere il sistema, va nec essariamente p c ed to alle sorgenti a tem erat ra fredda con le q ali il u p u u motore deve essere in contatto, e q indi non viene u trasformato in lavoro. COMPRESSIONE: QF < 0 uscente V Fig. 1.3: Calore in un ciclo Questo dà informazioni anche sull’efficienza del motore? Quel che si può concludere è che il motore sarà tanto migliore quanto più tt t QF sarà piccolo. Infa i quan o ù t t t ccolo t nto ù g nde l o one d che pi QF è pi a pi ra è a p rzi i QC viene rasforma a in lavoro. Per quan ific are la bont d n oto e nt od ce n et o, detto end ento, che nd c ol t ente con l lette à iu m r si i r u u param r r im si i i a s i am a ra 3 g ec r a eta: η . Il rendim ento e r e er e e q e e q le er e le sp im num icam nt uanto si è app na d tto, cioè ua p c ntua di η l re rb ca o asso ito e e r r l r vi n t asfo mata in avo o . Da un punto di vista formale abbiamo allora che : η= lavoro prodotto = calore assorbito Q − | QF | |Q | W = C = 1− F QC QC QC . Esiste il motore perfetto? Un motore ideale trasformerebbe tutto il c alore assorbito in lavoro . Il suo rendimento sarebbe η = 1 . Ma mo v sto che non poss mo f e meno d cede e c o e so ente f edd u nd nessun moto e abbia i ia ar a i r al r alla rg r a. Q i i r ò pu esse e de e o c sono due poss tà pe un d spos t vo che p oduc vo o p t e d c o e r i al . All ra i ibili r i i i r a la r a ar ir al al r sf utt ndo d t z one d un f u do r a la ila a i i l i . moto e r , S e S e esso t pe ché ne su te e e uno st to f n e r ri l r bb a i al ra sfo m tutto c o e n vo o r a il al r i la r o non s t tt d un all ra i ra a i d ve so d ue o n z e i r a q ll i i ial . nvece o st to f n e co nc de con ue o n z e o d spos t vo è un moto e pe ché h comp uto un i l a i al i i q ll i i ial all ra il i i i r r a i c c o tutt v un p te de c o e su t nut f n de t sfo m z one n vo o n u nto ceduto zz t i l , a ia a ar l al r ri l a i ili a a ai i i lla ra r a i i la r i q a ò so ente f edd e ne pu concude e che : alla rg r a. S r PER I MOTORI REALI RISULTA SEMPRE η <1 2. Il secondo principio della termodinamica La conclusione cui si è giunti sulle caratteristiche dei motori venne essere espressa in questo modo dal fisico b ritannico William Thompson (poi Lord Kelvin, 1824 –1907) : SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA NELLA FORMA DI KELVIN: NON ESISTE LA MACCHINA TERMICA IDEALE, QUELLA CIOÈ CHE TRASFORMA TUTTO IL CALORE ASSORBITO DA UNA SOLA SORGENTE IN LAVORO l l l anto esposto ne paragrafo precendente non è a s a dimostrazione ma so o qu u , l l l l l l na serie di ragionamenti vo ti a faci itarne a comprensione . I fatto che i motore idea e non esista è na u u l ll l ll l l l egge de a fisica e come ta e fr tto de a sperimentazione ripet ta secondo i metodo ga i eiano . Come t tte , u u u l l ll l l l l e eggi de a fisica basterebbe anche n so o caso in c i essa non va esse per fa sificar a . u u Trattandosi di un principio, Quali legami ha il secondo principio con i fenomeni del quotidiano? l l l ll l na form azione a ternativa de secondo principio de a termodinamica dov ta a fisico pr ssiano u u , u u R dolph Cla si s (1822 -1888) . Invece dei prob lemi connessi con la realizzazione di na macchina termica u u u u , l l l l C a si s prende in considerazione n fenomeno nat ra e senza a c na apparente re azione con anto u u u u u qu l l l l l esposto fino ad ora : i verso di scorrimento de ca ore . Come si osserva otidianamente i ri ascio qu , ll l spontaneo di energia per effetto de a differenza di temperat ra ha na so a direzione : procede infatti da u u , , l l l l corpi a temperat ra s periore verso corpi a temperat ra inferiore . I p nto s a e rif ettere è che sebbene u u u u u qu , l l l l l sarebbe perfettamente compatibi e con i primo principio n f sso spontaneo di ca ore da bassa verso a ta , u u l temperat ra non ha mai ogo : u u Esiste IL CALORE FLUISCE SPONTANEAMENTE SOLO DA CORPI A TEMPERATURA SUPERIORE VERSO CORPI A TEMPERATURA INFERIORE 4 Si può realizzare uno spostamento di calore contro la direzione naturale? Si può, ma occorre una macchina frigorifera, una macchina, cioè, che consumando energia trasferisce calore da oggetti freddi verso oggetti caldi. Proprio come il frigorifero di casa: trasferisce calore dal cibo freddo (a bassa temperatura) all’ambiente (a temperatura più alta) rendendo il cibo ancora più freddo. Tutto questo, beninteso, consumando energia. Infatti i frigoriferi hanno un spina connessa alla rete elettrica e se questa si stacca il trasferimento di calore dal freddo al caldo cessa. Vale a dire che il trasferimento di calore da bassa ad alta temperatura non avviene spontaneamente ma occorre compiere lavoro dall’esterno. Queste considerazioni vennero riassunte da Clausius nel modo che segue: SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA FORMULATO DA CLAUSIUS: NON ESISTE LA MACCHINA FRIGORIFERA IDEALE, CIOÈ NON È POSSIBILE EFFETTUARE UNA TRASFORMAZIONE IL CUI UNICO RISULTATO SIA QUELLO DI TRASFERIRE CALORE DA UNA SORGENTE A TEMPERATURA INFERIORE AD UNA SORGENTE A TEMPERATURA PIÙ ALTA Ma allora come si spiega l’esistenza del frigorifero? L’enunciato di Clausius del secondo principio sostiene semplicemente che un frigorifero non funziona senza attaccare la spina. Ovviamente il frigorifero trasferisce calore da bassa ad alta temperatura, ma non è questo l’unico effetto della sua azione: il lavoro compiuto dall’esterno sul sistema comporta tutta una serie di modificazioni ambientali, quelle che ha prodotto la centrale elettrica che ci fornisce l’energia necessaria affinché il frigo funzioni. Il principio di Clausius esprime la stessa legge fisica di quello formualto da Kelvin? La formulazione di Clausius è perfettamente equivalente a TC quella di Kelvin e viceversa. Dimostriamo dapprima che se si può violare l’enunciato di Calusius allora si viola QF QC anche quello di Kelvin. In figura 2.1 è schematizzato un motore termico A che assorbe calore QC da una sorgente B a temperatura calda TC e cede calore QF ad una sorgente A a temperatura fredda TF . Esso produrrà un lavoro W W = QC - |QF| QF QF TF che, come si è dedotto dal primo principio, sarà pari alla differenza fra il calore ricevuto e quello ceduto: W = QC − QF . Se ora disponessimo di una macchina B che violasse il postulato di Clausius potremmo usarla per riportare QF dalla sorgente fredda a quella calda senza che sia necessario alcun apporto di lavoro dall’esterno. La sorgente fredda sarebbe allora inutile: essa riceverebbe QF e poi cederebbe di nuovo QF , ed è come se non Fig. 2.1: Macchina anti-Kelvin TC Q avesse preso parte al processo. In conclusione la macchina combinata A+B assorbirebbe calore solo dalla sorgente a TC e W produrrebbe il lavoroW = QC − QF , violando così il postulato di E se si violasse il postulato di Kelvin, violeremmo Clausius ? Se, viceversa disponessimo all’inizio di una macchina che violasse il postulato di Kelvin, indicata con la lettera B nella figura 2.2, la potremmo utilizzare per estrarre calore Q da una sorgente a temperatura TF e convertirlo integralmente in lavoro W . Dato che A B Kelvin. Q TF Fig. 2.2: Macchina anti-Clausius non esistono limiti alla conversione di lavoro in calore, potremmo 5 prendere una macchina qualunque A che ritrasformi in calore il lavoro W in maniera da poterlo poi agevolmente trasferire ad una sorgente a temperatura TC > TF . Per esempio potremmo prendere come macchina A un dispositivo simile a quello di Joule che metta in agitazione delle pale dentro ad un certo quantitativo di acqua ad una opportuna temperatura. In conclusione la macchina combinata A+B assorbirebbe calore da una sorgente fredda TF e lo trasferirebbe ad una sorgente calda TC senza nessun altro effetto, violando così il postulato di Clausius. Si è dimostrato quindi che se non esiste il motore ideale non esiste nemmeno il frigorifero senza spina, e, viceversa, che se non esiste il frigorifero ideale non esiste nemmeno il motore ideale. Quali conseguenze ha avuto il secondo principio nello sviluppo della civiltà? Il secondo principio della termodinamica rappresenta l’ostacolo più grande con il quale la civiltà umana ha dovuto confrontarsi. Solo spostamento ordinato su scala macroscopica di miliardi di molecole produce lavoro meccanico, mentre il calore è l’effetto dello spostamento caotico delle molecole stesse. La trasformazione di calore in lavoro è essenziale per il progredire dell’intelligenza e delle strutture organizzate socialmente. Probabilmente l’invenzione del motore a vapore, avvenuta verso al fine del XVIII secolo, rappresentò il passo in avanti più importante in assoluto della civiltà umana: grazie ad esso l’uomo si affrancò dalla schiavitù dell’utilizzare la propria forza muscolare o quella animale e dalle bizzarrie della natura. Ma il fatto che vi siano dei vincoli a tale conversione, in particolare la necessità di utilizzare almeno due sorgenti a temperatura differente rende tutto il processo complicato. Sarebbe semplice produrre energia elettrica (e quindi lavoro meccanico) se ad esempio si potesse estrarre calore dal terreno. Riscalderemmo le nostre case diminuendo la temperatura dell’enorme massa della crosta terrestre di così poco che nemmeno se ne potrebbe rivelare l’effetto. Oppure se si potesse alimentare una nave risucchiando calore dal mare e trasformandolo in lavoro. O ancora far correre un’auto o far volare un aereo assorbendo calore dall’aria. Ma in tutti queste ipotesi fantastiche il terreno, il mare e l’aria rappresentano quella che nella nostra schematizzazione sarebbe la sorgente calda. Nella pratica comune, invece, questi enormi bacini di calore si utilizzano come sorgenti refrigeranti: ad essi i motori – anche quello delle auto - cedono calore per raffreddarsi. Per estrarre calore dall’oceano necessiteremmo di un altro oceano a temperatura più bassa nel quale scaricarlo: per produrre lavoro, ricordiamolo, occorre disporre di una differenza di temperatura. Può compiere lavoro un motore alla quale non si fornisca energia? Una macchina deve compiere dei cicli ed in ogni ciclo deve essere ∆U = 0 . In conseguenza avremo che W = Q e quindi se Q = 0 non possiamo sperare di ricavare del lavoro da un tale meccanismo. Nel corso dei secoli molti sono stati i tentativi di realizzare un motore che lavorasse senza somministrazione di energia (ad esempio tramite un combustibile) ed i fallimenti puntualmente registrati sono una delle conferme della validità del primo principio della termodinamica, che va sotto il nome di impossibilità del moto perpetuo di prima specie. Può compiere lavoro un motore che estragga calore da un’unica sorgente? No in quanto un simile dispositivo violerebbe il secondo principio della termodinamica. Una nave alimentata da un motore che estrae la sua energia dal solo oceano darebbe vita a quello che viene definito moto perpetuo di seconda specie. 6