1 testi mariani 1-250 - Pontificia Facoltà Teologica «Marianum

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INTRODUZIONE GENERALE
Compilare una Storia della mariologia permane una sfida a
causa di molteplici aspetti sia che la si consideri nell’ambito più vasto
e complesso della «storia della Chiesa» sia in quello più circoscritto
di una «storia della teologia». La sfida non concerne soltanto le problematiche soggiacenti al fare storia nel senso di capire quale “la storia da fare” quando la storiografia è, nella contemporaneità, impegnata a confrontarsi con nuovi problemi che rimettono in discussione la storia stessa, i suoi fondamenti epistemologici, che modificano
o danno rinnovato impulso a settori tra i più tradizionali della ricerca; che sollecitano la considerazione di nuove tematiche da affrontare 1. La sfida concerne anche l’ambito mariologico, sul come intenderlo, sul come ricostruire dinamicamente una vastità di durata con
esperienze, pratiche, conoscenze che hanno influito o sono state sollecitatrici di “un dire di” o di “un dire su e attorno” o di “un vivere
di una presenza” della Madre del Signore, Maria di Nazaret, la santa
Theotokos, con caratterizzazioni sincroniche. Oppure come separare
il mariologico e la sua specificità da una contestualità teologica che
risulta essere ben vasta, si pensi all’ecclesiologia o alla cristologia,
senza essere obbligati per questo a ridurre impropriamente il mariologico ad un’appendice di storie più specifiche del pensiero e delle
pratiche cristiane 2. Clodovis Boff, nella sua articolata e complessa
1
A titolo esemplificativo, cf. A. BURGUIÉRE (ed.), Dizionario di scienze storiche,
Paoline, Milano 1992; Dizionario di storiografia, Bruno Mondadori, Milano 1996, M.
SALVADORI (ed.), Enciclopedia Storica, Zanichelli, Bologna 2000. Inoltre, P. BURKE
(ed.), La storiografia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 1993; ID., Una rivoluzione
storiografica. La scuola delle «Annales» 1929-1989, Laterza, Roma-Bari 1999; P. CORRAO - P. VIOLA, Introduzione agli studi di storia, Donzelli, Roma 2002; J. LE GOFF
(ed.), La nuova storia, Mondadori, Milano 1979; J. LE GOFF - P. NORA (edd.), Fare storia, Einaudi, Torino 1981.
2
Sussiste il problema nelle varie storie della teologia. Cf. in ordine di edizioni:
E. VILANOVA, Storia della teologia cristiana, 3 voll., Borla, Roma 1991-1995 (ed. originale spagnola 1987; 1992); Storia della teologia, 1. E. DAL COVOLO (ed.), Dalle origi-
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Storia della mariologia
opera Mariologia sociale, rileva l’importanza storica della figura di
Maria indicandola come “centrale” pur sottolineando che il centro è
Cristo, nella storia e nel vissuto della Chiesa 3. E oltre i limiti che
l’autore si è imposto nelle sue analisi circoscritte all’Occidente, si
può dire a ragione la stessa cosa per l’Oriente cristiano, compresa la
storia di numerosi secoli delle popolazioni asiatiche che hanno incontrato il cristianesimo e, più recentemente, per gran parte del continente africano e dell’Oceania.
Dei vari autori che hanno rilevato la particolare incidenza storica di Maria, Boff riporta anche il pensiero del sociologo statunitense
Andrew M. Greeley; un dato assertivo orientativo anche ai fini della
nostra riflessione: «Maria è, in Occidente, il simbolo culturale più
potente e popolare degli ultimi duemila anni» 4.
Questo essere “simbolo”, sottolinea efficacemente il “mettere
insieme”, su Maria, di una molteplicità di dati che spaziano dalla
Parola di Dio attestata dalle Scritture o da testi sacri di grandi religioni storiche come l’islam 5, ai documenti delle prime comunità cristiane o dai dati sviluppati e illustrati dalle generazioni successive;
dalla riflessione variegata dei Padri della Chiesa agli scritti degli
autori cristiani, uomini spirituali, teologi e teologhe; dai Concili ecumenici e locali o dai Sinodi al magistero ampiamente inteso, includente le attestazioni dogmatiche; dalla comprensione delle varie confessioni cristiane; dal culto liturgico alle forme di pietà; dall’iconografia alla letteratura e all’arte nelle sue molteplici manifestazioni,
compresa quella cinematografica. Il volto della Vergine che ha alini a Bernardo di Chiaravalle, Dehoniane, Bologna 1995; 2. G. OCCHIPINTI (ed.), Da
Pietro Abelardo a Roberto Bellarmino, Dehoniane, Bologna 1996; 3. R. FISICHELLA
(ed.), Da Vitus Pichler a Henri De Lubac, Bologna 1996; R. OSCULATI, La teologia cristiana nel suo sviluppo storico, I. Primo millennio; II. Secondo millennio, San Paolo,
Cinisello Balsamo 1996-1997; G. LAFONT, Storia teologica della Chiesa. Itinerario e
forme della teologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997.
3
Cf. C. BOFF, Mariologia sociale. Il significato della Vergine per la società, Queriniana, Brescia 2007, p. 13.
4
I grandi misteri della fede. Un catechismo essenziale, Queriniana, Brescia 1978,
p. 1; cit. nel vol. di Boff a p. 13.
5
Mentre sta emergendo un interesse sulla figura di Maria nell’ebraismo (cf. L.
DIEZ MERINO, La Madre de Jesús en los escritos cristólogicos y neotestamentarios de algunos studíos modernos, in «Estudíos Marianos» 47 (1982), pp. 125-265; M. MASINI,
Maria di Nazareth nel conflitto delle interpretazioni, Messaggero, Padova 2005, pp.
207-257), continua l’attenzione alla Vergine Maryam Madre del profeta e messia Gesù
(Issa) nel mondo musulmano. Come attesta Nostra Aetate, 3, i musulmani la onorano
e la invocano devotamente (cf. B. STOWASSER, Mary, in J. DAMMEN MCAULIFFE [ed.],
Encyclopaedia of the Aur’an, Brill, Leiden-Boston 2003, pp. 288-296).
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Introduzione generale
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mentato e alimenta esperienza e immaginario, mente e cuore, fede
ragione, e trova nel visibile parlare di poeti e di iconografi una qualitativa e quantitativa espressione simbolica, è “simbolo” dove si
intreccia teologia, storia della Chiesa, storia di popoli, evoluzioni di
sensibilità e di mentalità, di testi e di contesti, di oralità e di scrittura 6. La lettura e l’interpretazione di questo “simbolo” nella storia
non solo conferma il dettato conciliare quando afferma che «Maria
(…) riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede»
(Lumen gentium, 65), ma dà ragione di un ethos che avvolge direttamente o indirettamente e la coscienza credente e la non credente o
credente in contenuti non cristiani o di altre fedi religiose.
Per questa incidenza profonda di Maria di Nazaret negli atteggiamenti e nei valori, nei vissuti di fede e culturali di generazioni,
non sorprende la dovizia di scritti sulla sua persona e l’abbondanza
di documentazione e letteratura mariologica e mariana di varia natura e di diverso valore, come testimonia, da oltre mezzo secolo, tra
altre possibili riferenze che illustrano la sua presenza nella vita della
Chiesa e in quella di numerosi popoli, la Bibliografia mariana 7. Sorprende, invece, l’assenza di una Storia della mariologia, organica e
strutturata, pur esistendo approcci di lettura parziale di determinati
periodi storici o affreschi sintetici di valore. Stefano De Fiores nell’Introduzione alla preziosa ed egregia Storia culturale della mariologia che ha caratterizzato la pubblicistica mariologica dell’inizio del
6
L’arte è fonte privilegiata per dar ragione del “volto di Maria” specchio di intere generazioni. L’iconografia e l’iconologia sono sempre più sensibili a dar ragione
della sua presenza singolare, cf. ad es. la scelta iconografica e le schede scientifiche di
L. SEBREGONDI, Volti della Vergine, con saggio introduttivo di A. Paolucci, Vallecchi,
Firenze 2007.
7
Cf. Bibliografia mariana, 8 voll., a cura di Giuseppe M. Besutti, O.S.M.: 1.
1948-1950, Marianum, Roma 1959, 96 pp. (n. 982 schede bibliografiche = s.b.).; 2.
1950-1951, Marianum, Roma 1952, 180 pp. (n. 1.227 s.b.); 3. 1952-1957, Marianum,
Roma 1959, xiv, 356 pp. (n. 5.758 s.b.); 4. 1958-1966, Marianum, Roma 1968, xv,
505 pp. (n. 8.922 s.b.); 5. 1967-1972, Marianum, Roma 1974, xvi, 358 pp. (n. 5.241
s.b.); 6. 1973-1977, Marianum, Roma 1980, xxxii, 428 pp. (n. 6.135 s.b.); 7. 19781984, Marianum, Roma 1988, xxxii, 713 pp. (n. 10.592 s.b.); 8. 1985-1989, Marianum, Roma 1993, xx, 828 pp. (n. 11.860 s.b.). Bibliografia mariana, vol. 9, 19901993, a cura di Ermanno M. Toniolo, O.S.M.. Marianum, Roma 1998, xvi, 640 pp.
(n. 7.315 s.b.). Bibliografia mariana, voll. 10-12, a cura di Silvano M. Danieli,
O.S.M., con la collaborazione di Antonio M. Hueso, O.S.M. e Claudio Mazzei: 10.
1994-1998, Marianum, Roma 2005, xxxvii, 584 pp. (n. 4.389 s.b.); 11. 1999-2002,
Marianum, Roma 2006, xxix, 630 pp. (n. 4.856 s.b.); 12. 2003-2005, Marianum,
Roma 2008, 630 pp. (n. 4.620 s.b.).
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Storia della mariologia
nuovo millennio e ha trovato impulso nelle fasi di elaborazione dall’impostazione del presente progetto di storia, constata con pertinenza: «Esistono studi monografici riguardanti i vari periodi della
mariologia, ma non è reperibile una visione d’insieme concernente la
riflessione dei cristiani sulla Madre di Gesù. Né a questo vuoto suppliscono le storie della teologia, anche recentissime, che non riservano spazio adeguato a Maria, anzi spesso la ignorano del tutto. Le
trattazioni mariologiche generali finora esistenti sono incomplete o
prive di impostazione scientifica aggiornata» 8. De Fiorese cita «alcuni testi di riconosciuto valore» a cui si rinvia, che, pur referenziali,
confermano la mancanza di strumenti organici e completi. Tra questi, stimiamo doveroso citare l’ampia collezione dei Testi mariani del
primo millennio 9 e dei Testi mariani del secondo millennio 10, con
le relative puntuali introduzioni circa la presenza di Santa Maria
nelle varie epoche storiche e la documentazione concernente il culto
dei Congressi mariologici-mariani della Pontificia accademia mariana internationalis 11.
8
Maria sintesi di valori. Storia culturale della mariologia, San Paolo, Cinisello
Balsamo 2005, p. 15.
9
Cf. G. GHARIB - E.M. TONIOLO - L. GAMBERO - G. DI NOLA (edd.), Testi mariani
del primo millennio, 4 voll., Città Nuova, Roma 1988-1991: 1. Padri e altri autori greci,
direzione e coordinamento di G. Gharib, 1988, 988 pp.; 2. Padri e altri autori bizantini
(VI-XI secc.), direzione e coordinamento di G. Gharib, 1989, 1094 pp.; 3. Padri e altri
autori latini, direzione e coordinamento di L. Gambero, 1990, 1018 pp.; 4. Padri e altri
autori orientali, direzione e coordinamento di G. Gharib, 1991, 1044 pp.
10
Cf. Testi mariani del secondo millennio, 8 voll., Città Nuova, Roma 1996-2008:
1. Autori orientali: secoli XI-XX, a cura di G. Gharib, E.M. Toniolo, 2008, 1004 pp.;
2. Autori dell’area russa: secoli XI-XX, a cura di T. Spidlik, G. Guaita, M. Campatelli, 2000, 644 pp.; 3. Autori medievali: secoli XI-XII, a cura di L. Gambero, 1996, 555
pp.; 4. Autori medievali dell’occidente: secoli XIII-XV, a cura di L. Gambero, 1996,
707 pp.; 5. Autori moderni dell’occidente: secoli XVI-XVII, a cura di S. De Fiores, L.
Gambero, 2003, 988 pp.; 6. Autori moderni dell’occidente: secoli XVIII-XIX, a cura
di S. De Fiores, L. Gambero, 2005, 848 pp.; 8. Poesia e prosa letteraria, a cura di F.
Castelli, 2002, 1182 pp.
11
PONTIFICIA ACADEMIA MARIANA INTERNATIONALIS, De primordiis cultus mariani,
Acta congressus mariologici-mariani internationalis in Lusitania anno 1967 celebrati,
6 voll. PAMI, Romae 1970; De cultu mariano saeculis VI-XI, Acta Congressus mariologici-mariani internationalis in Croatia anno 1971 celebrati, 5 voll., PAMI, Romae
1972; De cultu mariano saeculis XII-XV, Acta congressus mariologici-mariani internationali Romae anno 1975 celebrati, 6 voll., PAMI, Romae 1979-1981; De cultu mariano saeculo XVI, Acta congressus mariologici-mariani internationalis Caesaraugustae
anno 1979 celebrati, 7 voll., PAMI, Romae 1985-1986; De cultu mariano saeculis
XVII-XVIII, Acta congressus mariologici-mariani internationalis in republica melitensi anno 1983 celebrati, 7 voll., PAMI, Romae 1987; De cultu mariano saeculis XIXXX, Acta congressus mariologici-mariani internationalis in sanctuario mariano Kevelaer anno 1987 celebrati, 7 voll., PAMI, Romae 1988-1989; De cultu mariano saeculo
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Introduzione generale
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Anche questa assenza di modelli di opere di storia mariologica
ha caratterizzato e motivato la sfida per programmarla e attuarla:
non la facilita sebbene conforti la fiducia che un’opera prima, pur
con tutti i suoi pregi e i suoi limiti, ha il merito di essere stata realizzata in vista di un sempre possibile e progressivo perfezionamento e
arricchimento.
TRADITIO E PROGRESSIO
In molti studiosi e cultori della mariologia, era avvertita la necessità di avere una Storia della mariologia. L’idea di redigerla è sorta dall’esperienza e dalla riflessione propria dei docenti della Pontificia
facoltà teologica “Marianum” ed è stata accolta con vivo interesse dalla
casa editrice Città Nuova. Il progetto è stato sostanzialmente messo a
punto dal 6 aprile 2000 al 10 maggio 2001 con la collaborazione di un
gruppo di esperti internazionali e con una rete di consultazioni estesa
a storici e teologi.
La “sfida” è stata portata avanti fino al febbraio 2005, in qualità di direttore generale, dall’illustre mariologo e liturgista, il prof.
Ignacio M. Calabuig Adán osm, preside della facoltà. La prematura
morte del prof. Calabuig e alterne vicende tipiche delle opere in collaborazione hanno causato temporanei arresti e rallentamenti dei
lavori suoi tempi previsti, che tuttavia hanno permesso di puntualizzare aspetti del progetto nell’intento di non parcellizzare troppo i
contributi. La programmazione, sostanzialmente prevista, è stata
portata avanti dal prof. Silvano M. Maggiani osm, successore a preside del prof. Calabuig, e dai direttori dei tre volumi, già scelti e nominati dall’inizio dei lavori:
I volume: Enrico Dal Covolo sdb; Aristide M. Serra osm;
II volume: Emanuele Boaga O. carm; Luigi Gambero sm;
III volume: Stefano De Fiores smm; Fabrizio M. Bosin osm.
XX a Concilio Vaticano II usque ad nostros dies, Acta congressus mariologici-mariani
internationalis in civitate Onubensi (Huelva-Hispania) anno 1992 celebrati, 6 voll.,
PAMI, Città del Vaticano 1998-1999: De cultu mariano saeculo XX. Maria, Mater
Domini, in mysterio salutis quod ab Orientis et Occidentis Ecclesiis in Spiritu Sancto
hodie celebratur, Acta congressus mariologici-mariani internationalis in sanctuario
mariano Czestochoviensi anno 1996 celebrati, 5 voll., PAMI, Città del Vaticano 2000.
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Nella fase progettuale e nella sua attuazione sono stati sempre
presenti alcuni aspetti e intendimenti previ ai criteri e alle caratteristiche che fondano i tre volumi. Innanzitutto che cosa si intende per
“mariologia”. La precisazione non è di poco conto. Infatti l’uso del
termine è compreso in senso non strettamente tecnico e originario,
bensì semanticamente esteso.
Propriamente parlando, il termine «mariologia» è stato coniato
dal siciliano Placido Nigido, nato a Mineo (CT) nel 1570(?) e morto
a Palermo verso il 1640 12. Nigido, sotto il nome del fratello Nicola,
pubblica, a Palermo, la sua opera principale Summae sacrae mariologiae pars prima, apud I.A. De Franciscis, Panhormi 1602 (pp. 259
corredata di indice), con il dichiarato intento di trattare come nuova
materia, pur riferita alla teologia, tutto ciò che riguarda la beata Vergine; nuova materia, distinta e separata, per raccogliere tutto ciò che
è stato detto, assai ampiamente, su di lei.
La Summa di mariologia di Nigido si caratterizza anche rispetto
ai commenti sulla terza parte della Summa Theologica di san Tommaso del 1584-1585 del teologo gesuita F. Suárez (1548-1617), confluiti nel 1592 nell’opera Commentariorum ac disputationum in tertiam partem divi Thomae, tomus secundus, Mysteria vitae Christi,
ideata e curata per trattare più copiosamente di Maria rispetto all’uso
della scolastica 13. Nigido viene considerato il fondatore del moderno
trattato mariologico, non solo per la novità del titolo dato alla nuova
disciplina, ma anche per le caratteristiche nuove, dal punto di vista
epistemologico, proprie di un trattato “autonomo” nello scibile della
teologia. Nei tre volumi della Storia, dell’ideazione nigidiana, permane la preoccupazione di radunare per l’utilità comune una documentazione mariologica più ampia possibile che, tuttavia, della “mariologia” non si rivolge soltanto alle documentazioni della trattatistica
sistematica o scolasticamente illustrativa. Non è quindi storia di un
pensiero mariologico che dagli albori del XVII secolo è stato sistematizzato, sviluppato e ampliato fino ai nostri giorni, bensì storia della
presenza della persona e della missione di Maria di Nazaret, la Madre
del Signore, non solo nella riflessione teologica ma nella vita e nella
cultura delle chiese nelle varie epoche e civiltà.
12
Cf. S. DE FIORES, Placido Nigido, primo mariologo, nelle fonti inedite dell’Archivium romanum Societatis Jesu, in «Marianum» 68 (2006), pp. 207-237.
13
Cf. ID., L’inedito De Deipara et Christo ut eius Filius, primo trattato sulla Beata
Vergine Maria di Francisco Suárez, in «Gregorianum» 86 (2005), pp. 463-495.
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Un secondo intendimento si fonda sulla consapevolezza che la
Madre del Signore proprio perché non è un dato, una presenza periferica del mistero cristiano, un dato marginale della fede e del cammino di fede e della teologia, permette di seguire il lungo processo della
traditio cristiana con i suoi arricchimenti, sviluppi, arresti, luci e
ombre. È un fare memoria che mette in atto una reinterpretazione di
atteggiamenti, valori, dati per rispondere alle nostre variabili esigenze di conoscenza. Nuove sono le domande che la vita e il dibattito di
senso della fede fanno nascere nei popoli oltre l’occidente europeo;
nuove le prospettive maturate da competenze al femminile e dalla
presenza di donne teologhe nella riflessione sulla fede; nuove le istanze che maturano nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso tali da
esigere nuovi atteggiamenti. La memoria storica consolida la traditio,
ma, pur con risultati molteplici, apre alla progressio, in vista anche di
una conoscenza che incida sul senso della comprensione dei valori, sul
rinnovo delle pratiche, sulle scelte operative intra ed extra ecclesiali.
In questa ottica, proprio perché l’idea di scrivere una storia è
nata in un ambito di ricerca accademica e di studio, è stato costantemente presente l’insegnamento della mariologia come disciplina teologica in vista del beneficio che la didattica e l’apprendimento mariologico ne avrebbero ricevuto ai fini di una maturazione dinamica e
aumento di conoscenza della Vergine nel contesto del mistero di Cristo e della Chiesa e nelle culture.
CRITERI E CARATTERISTICHE
Se è vero che una Storia della mariologia deve contribuire anche
allo studio mariologico e mariano, il progresso e gli approfondimenti epistemologici e metodologici che questo studio ha registrato prima
e soprattutto dopo l’evento del Concilio Vaticano II 14, hanno indubbiamente qualificato l’orizzonte dei criteri guida per fare una storia
della mariologia, per orientare e delineare le sue caratteristiche, per
porre quelle domande di fondo che pur soggettivizzando il fare storia, siano tali da non relativizzare una “oggettività” del passato. Con14
Tra i numerosi contributi, cf. una selezione di relazioni tenute nei Simposi
internazionali mariologici organizzati ogni due anni dalla Pontificia facoltà teologica
“Marianum” dal 1976 al 2007. B. DE BOISSIEU - Ph. BORDEYNE - S. MAGGIANI (edd.),
Marie, l’église et la théologie, Desclée, Paris 2007, bibl. scelta pp. 357-366.
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tinuo è stato il confronto con quelle testimonianze, quelle fonti in
nostro possesso che significano e costituiscono il tramite basilare
della nostra conoscenza di una realtà in sé non più percepibile, ma
per molti aspetti comunicabile e interpretabile.
Un primo orientamento è suggerito dal riconosciuto intrinseco
legame che la Madre di Gesù ha con la Storia della salvezza, tanto
che alcuni teologi ritengono la figura della Vergine «chiave del mistero cristiano», «icona del Mistero», «microstoria della salvezza»,
«modello rivelatore».
Il riferimento costitutivo a Cristo di Maria di Nazaret, rinvia il
raccontare e l’interpretare di come di lei si è raccontato e vissuto, alle
fonti della rivelazione attestata nelle Scritture e alla crescente comprensione della relativa Tradizione, «tanto delle cose quanto delle
parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali
le meditano in cuor loro (cf. Lc 2, 19 e 51), sia con l’esperienza data
da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità» (Dei Verbum, 8).
Un secondo orientamento, consequenziale al primo, si fonda
sulla consapevolezza di dover considerare il “detto” su Maria e il vissuto che a lei si riferisce, nella contestualità del mistero di Cristo e
della Chiesa, cosicché il fare storia mariologica non sia un ripiegamento a-temporale e disincarnato sulla figura di Maria, ma una lettura interpretativa calata nelle varie epoche e nei singoli momenti
storici in cui maturano e si esplicitano, ad opera degli autori, i contenuti mariologici e più ampiamente le forme e le pratiche della pietà
mariana. Senza tralasciare sia le concezioni antropologiche soggiacenti, sia gli schemi rappresentativi, sia il sistema dei valori e dei
significati, a cui si fa riferimento.
L’approccio culturale è approccio necessario e disincantato.
Necessario perché facilita la comprensione di quanto Maria e la sua
immagine sia riconducibile alla invariabilità dei contenuti di fede e
quanto sia frutto di una elaborazione teologica influenzata da tempi
e contesti di variabili culturali. Disincantato, perché non teme, oltre
la fede e le pratiche della fede in atto, di componenti o aspetti compositi di arcaicità culturale, di influenza espressiva non pertinente,
non esclusi aspetti fantasiosi.
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La stessa Esortazione apostolica Marialis cultus (2 febbraio
1994) di papa Paolo VI indirizza efficacemente all’approccio culturale per comprendere la figura e la missione di Maria anche per superare quelle difficoltà di comprensione dovute a trasmissioni letterarie o popolari segnate da categorie e raffigurazioni troppo condizionate dalla cultura in cui sono emerse. In essa si afferma che «La
Chiesa, quando considera la lunga storia della pietà mariana, si rallegra constatando la continuità del fatto culturale, ma non si lega agli
schemi rappresentativi delle varie epoche culturali né alle particolari
concezioni antropologiche che stanno alla loro base, e comprende
come talune espressioni di culto, perfettamente valide in se stesse,
siano meno adatte a uomini che appartengono ad epoche e civiltà
diverse» (n. 36).
Alla luce di questi orientamenti si comprendono i consequenziali criteri che emergono dall’organicità dei contributi dei volumi. Se
Maria è comprensibile come luogo in cui il «nexus mysteriorum» si
evidenzia peculiarmente e se a questo concorrono molteplici e vari
fattori culturali, soltanto col dare ampi orizzonti, anche geograficamente intesi, alla raccolta e descrizione e interpretazione del “teologare” su Maria, è possibile offrire una visione di comprensione plausibile. Così si transita dall’Oriente all’Occidente, con particolare
attenzione all’occidente europeo; dai luoghi segnati dalla presenza
della Chiesa cattolica a quelli della Chiesa ortodossa, della Comunione anglicana e della Riforma; ai vari continenti dove è possibile mettere insieme fonti e documentazione pertinenti.
Il transitare geografico, edotti dall’approfondimento dello studio
sulle mentalità che si sviluppano in quei luoghi, ha impegnato a rapportarsi in modo appropriato alla storia della chiesa, alla storia della
politica e degli stati, anche se, non sempre i risultati acquisiti sono di
spessore o esaurienti.
La lettura spazio-temporale impegna o coinvolge anche quelle
discipline che concorrono a configurare una riflessione teologica,
non soltanto basata sulla reperibilità delle fonti classiche del teologare. Da qui risulta necessario ricorrere alla teologia liturgica e alla
storia della liturgia e della pietà, ma anche alla spiritualità propria
dei movimenti spirituali che qualificano più luoghi e più epoche,
alla letteratura, all’iconografia a all’arte nelle sue manifestazioni
più diverse.
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Storia della mariologia
La Storia della mariologia è opera interdisciplinare che ha voluto correre il rischio della frammentazione e della parcellizzazione dei
saperi. D’altra parte la compresenza di diversi livelli nella realtà spazio-temporale obbliga a tenere dialetticamente la lettura dinamica e
quella sincronica, una storia quantitativa e quella qualitativa, una
macro-storia e una micro-storia pur intese in senso lato.
PERIODIZZAZIONE E PARADIGMA CULTURALE
Per pensare il passato e interpretarlo ci siamo dati degli strumenti concettuali, oltre la realtà empirica, allo scopo di sostituire, alle
relazioni puramente cronologiche, delle relazioni più complesse e
significative per attribuire un senso e una coerenza alla successione
di fatti ed eventi che caratterizzano il dire mariologico; senso e coerenza alle relazioni cronologiche e causali dell’emergere regolare di
prospettive interpretative su Maria nella varietà di autori specifici
proposti dalle testimonianze e dalle pratiche documentate nella loro
diacronia. L’orientamento culturale, sopra segnalato, ha fatto privilegiare il concetto di modello o paradigma, valorizzato da T.S. Kuhn
nella sua lettura della realtà scientifica, e ritenuto operativo per i
nostri scopi. Egli descrive il paradigma come «una costellazione
generale di convinzioni, valori, modi di procedere, che vengono condivisi dai membri di una determinata comunità» 15. Il modello culturale o paradigma aiuta a semplificare la realtà, a meglio rilevare il
generale, il ricorrente, ciò che è tipico, anche se corre il pericolo di
prestare attenzioni alle specificità che non sono generalizzabili e
quindi cadere nell’appiattimento dei dati mariologici-mariani che si
presentano variegati e complessi. Colto il pericolo di una lettura che
sottolinei le omogeneità in modo eccessivo, il modello favorisce la
declinazione delle forme assunte dalla mariologia tramite l’esercizio
del dato epistemologico e la sua capacità di fare emergere contenuti
in relazione alla fede e la pietas, nonché al culto ufficiale.
L’attenzione ai modelli, e quindi al culturale, ha indirizzato la
definizione di caratteristiche essenziali in una lunga durata identifi-
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La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1978. La prima ed.
originale in inglese è del 1969. L’autore ha precisato alcuni concetti in un Postscript
– 1969, apparso nella seconda ed. del 1974, incluso nell’ed. italiana.
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Introduzione generale
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candone un “inizio” e una “fine”. La periodizzazione che emerge va
oltre i grandi quadri interpretativi quali l’“antichità”, il “medioevo”,
l’“età moderna” e la “contemporanea”. Li considera, ovviamente,
nella loro operazionabilità esemplificativa che favorisce la conoscenza tramite coordinate di base.
Tuttavia è arduo avallare una periodizzazione basata unicamente sulle svolte politiche o su eventi ecclesiali e/o ecclesiastici
per i fenomeni appartenenti alla sfera delle mentalità e delle pratiche che costitutivamente attraversano epoche e culture. Ed è
opportuno ricordare che singoli eventi possono essere degli indicatori di un mutamento globale in senso “simbolico”, che comporta
fratture o discontinuità complesse, non facili da essere ben definite. Per la Storia della mariologia la periodizzazione scelta ha un
evento inaugurale obbligato che coincide con le comunità cristiane degli inizi e prosegue con il riferirsi a periodi in cui l’emergere
di determinati modelli assume una sua forza simbolica stimata
rilevante nel produrre nuovi processi di pensiero o di pratiche
oppure rappresenta un primo manifestarsi di fenomeni che nella
lunga durata fanno sentire i loro effetti, è produrranno a loro volta
paradigmi particolari.
Il modello culturale “iniziatore” e il “solidificarsi” del successivo
hanno suggerito, in uno sforzo di comprensione didattica e quindi a
favore di una conoscenza storica, di racchiudere sotto tre costellazioni generali dinamiche culturali da alcuni chiamate anche “macroparadigma” a loro volta composte da culture specifiche individuate
come sottoculture o “mesoparadigma” e infine “microparadigmi” che
per la loro varia indiziarietà contribuiscono a incidere e a qualificare
le culture globalmente intese. Il materiale raccolto, come si può evincere di varia natura e di più autori, è stato strutturato e composto in
tre contenitori, i tre volumi di cui di compone l’opera completa della
Storia della mariologia.
1. Dal modello biblico al modello letterario.
È il molteplice materiale documentaristico e interpretativo del
primo volume, che spazia geograficamente dal Medioriente ai paesi
di antichissima cristianità orientale e occidentale europea e con una
periodizzazione che copre dalle origini cristiane fino al XV secolo e
coinvolge modelli biblici e i loro sviluppi; modelli di riferenzialità
patristica e dei contenuti dei grandi Concili ecumenici fino alla plu-
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Storia della mariologia
ralità dei modelli medievali e di quelli costitutivi dello sviluppo culturale riferibile alle arti.
2. Dal modello letterario europeo al modello manualistico.
È la narrazione ermeneutica del secondo volume, geograficamente circoscritta all’occidente europeo con una periodizzazione che
s’innerva dal tardo medioevo al rinascimento, all’epoca barocca,
all’illuminismo, al romanticismo, fino alla metà del XX secolo e illustra i contenuti emergenti dalla ricca letteratura volgare e latina alla
letteratura teologica dei riformatori; dai contenuti teologici post-tridentini alla nascita dei trattati mariologici; dai movimenti spirituali
alle nuove forme di devozione e pietà mariana.
3. Dal modello neo-ortodosso al modello africano.
Il terzo volume spazia geograficamente dall’occidente europeo e
nordamericano alla Grecia e all’oriente slavo per aprirsi alle terre
latino-americane, all’Asia e all’Africa. È un volume che copre il
periodo conciliare del Vaticano II per giungere alle soglie del XXI
secolo, e offre una lettura della ricchezza mariologica del cosiddetto
secolo breve qualificato dalla dottrina del capitolo VIII della Lumen
gentium e dai successivi sviluppi, dalla riforma liturgica che ha rinnovato il fare memoria della Madre di Dio, del pregare in comunione con Lei, del sentirla madre e sorella nel cammino di fede e nell’intercessione presso il Figlio.
L’affresco storico-culturale che emerge nella sua poliedricità
appare un caleidoscopio che nei diversi paradigmi e nei numerosi
modelli attesta l’indissolubile legame della Madre con il Figlio, ma
anche la singolare “indissolubilità” con epoche e culture diverse
lasciando nella storia della religione e delle stesse culture tracce indelebili di diversa natura, diverso valore e spessore che nel processo di
globalizzazione della post-modernità diventeranno sempre più evidenti poiché non lasciano indifferenti le generazioni multietniche e
multiculturali che ne ricercheranno il “perché” venendone a contatto.
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Direttore generale
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INTRODUZIONE AL PRIMO VOLUME
Lo status nascendi della mariologia si inserisce nel paradigma
circoscrivibile alla Parola di Dio attestata dalle Scritture e al mondo
da esse coinvolto in un crescente sviluppo, composto da testi e documenti che ampliano il senso e la comprensione delle stesse Scritture
e animano molteplici esperienze di vita spirituale.
Il processo culturale è tale che matura in modelli letterari specifici e singolari in cui prevale, pur non esclusiva, la funzione poetica
della parola.
La referenzialità primaria, preminente e identitaria è la centralità del Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, il Cristo Signore sia nel
modello storico-salvifico proprio del quadriforme evangelo e degli
scritti neotestamentari con la loro caratterizzazione di “annuncio”,
sia nella narratività popolare, agiografica e apologetica della letteratura protocristiana pseudoepigrafica, detta comunemente “apocrifa”, che accompagna la diffusione del messaggio cristiano fino al
VII secolo. Testi apocrifi che ispireranno e impregneranno con il
loro raccontare e le loro immagini i testi liturgici soprattutto dell’Oriente crestiano e, nella lunga durata, ispireranno pittori artisti
e poeti.
Il modello storico-salvifico incentrato su Gesù Cristo, proprio
perché narrazione storico-salvifica racconta progressivamente della
«donna» da cui egli è nato (Gal 4, 4), donna vergine (Lc 1, 27b);
piena di grazia (Lc 1, 28); promessa sposa di Giueseppe (Mt 1, 18);
Lc 1, 27); la Madre del Signore (Lc 1, 43), di Gesù (Gv 2, 1; At 1,
14); donna e madre (Gv 19, 25-27; Ap 12, 1-6). Racconta di una persona singolare che ha trovato grazia presso Dio (Lc 1, 30.48); che per
opera dello Spirito Santo, da lei accolto, nasce il Figlio dell’Altissimo, il Figlio di Dio (Lc 1, 32. 35); persona che accompagna dagli
inizi il cammino dei discepoli (At 1, 14) a lei affidati dal Figlio nella
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Storia della mariologia
sua glorificazione in Croce e a loro affidata come Madre, e così compresa (Gv 19, 26-27) in una loro progressiva consapevolezza.
Questo primo volume della Storia della mariologia insiste volutamente sul modello biblico-narrativo nella sua intertestamentarietà legata all’area culturale mediorientale del bacino mediterraneo.
Esso segna cronologicamente tutte le trasformazioni verso il secondo
secolo dell’era cristiana con l’impronta della cultura antico-testamentaria di cui riflette contenuti e immagini anche per quanto riguarda
Maria di Nazaret.
Una simile attenzione è data al modello apocrifo narrativo per
l’incidenza che ha avuto, suo tramite, la teologizzazione di Maria e
per le tracce da essa lasciate anche nei Padri. Gli apocrifi attestano
una prima condensazione teologica nel proclamare la santità di
Maria e difendere la sua verginità. Da alcuni testi, tra i più antichi,
come il Protovangelo di Giacomo ricaviamo delle “spie indiziarie”
circa lo sviluppo del culto alla Madre di Gesù.
Lo sviluppo dell’annuncio cristiano in vaste aree culturali del
Mediterraneo segnate da un ethos proprio della classicità antica in
fase trasformativa e di indebolimento dà vita ad un nuovo paradigma da noi chiamato gnostico-sapienziale.
Dall’area culturale ellenistica a quella latina, dall’area siriaca
alla copta il paradigma storico salvifico di cui i Padri delle rispettive
aree sono i fedeli e costanti sostenitori e divulgatori nei loro scritti,
si confronta con gli atteggiamenti e i valori di varia natura perseguiti da scuole filosofiche (stoiche, pitagoriche, neoplatoniche) e da
generi letterari assai diversificati tra loro.
L’annuncio della salvezza donata a tutti da Cristo e accolta come
salvezza e redenzione, in processi di acculturazione, transculturazione e di inculturazione, si confronta con una sapienza ideale frutto di
un cammino ascetico che introduce ad una conoscenza (gnosi) di
tutto ciò che di segreto contiene la salvezza, conoscenza per pochi che
conduce solo pochi eletti alla visione di Dio. In questo confronto i
Padri ribadiscono l’incarnazione del Verbo, discesa salvifica che
porta ad una ascesa in cui la storia e la “carne” sono assunte in tutto
il loro spessore. In questa contestualità Maria è compresa come collaboratrice attiva nell’opera salvifica del Figlio, nuova Eva. Alla luce
del Cristo ricapitolatore Maria, la Vergine obbediente, «divenne
causa di salvezza per sé e per il genere umano».
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Introduzione al primo volume
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Il parallelo Eva-Maria, “in-ventato” da Giustino († 165ca) e
approfondito in luce soteriologica da Ireneo († 202), feconda a più
riprese il pensiero patristico d’Oriente e d’Occidente. Maria nella sua
verginità e nella sua maternità, e soprattutto per la sua fede, è donna
protagonista e nello stesso tempo “garanzia” della discesa di Dio
nella carne per salvare l’uomo tramite la carne e lo Spirito.
Il modello gnostico-sapienziale racchiuso globalmente in una
diacronia che dal II secolo si estende fino al VII secolo compreso,
si interseca con eventi conciliari: chiari i frutti di un intenso processo di inculturazione del pensiero cristiano, che nella loro relativa
sincronicità caratterizzano e qualificano il paradigma più vasto.
I grandi concili di Nicea (325), di Efeso (431), di Calcedonia
(451), il concilio Lateranense (649) non propriamente ecumenico e
il Niceno II (787), l’ultimo dei grandi concili dell’ecumene motivato
dalla crisi iconoclasta, pur incentrati nell’attestare la fede cristologica e soteriologica e difenderla, significano la ricezione degli essenziali riferimenti dei simboli di fede, preannunciano, stabiliscono e confermano in riferimento a Cristo, Verbo di Dio incarnato, unità
intrinseca di natura umana e divina, la legittimità dello scambio
degli attributi (communicatio idiomatum) in riferimento a Maria,
cosicché giustamente e veramente la Vergine è chiamata Theotokos,
Madre di Dio. Le tensioni conciliari, soprattutto nel concilio efesino,
nascevano dalla volontà di non annullare nell’atto di fede nell’unica
persona del Verbo né la natura umana di Cristo (monofisismo) né
quella divina (nestorianesimo).
E ciò che è singolare trascendendo radicalmente il pensiero greco
sia quello del sistema platonico che di quello stoico.
Il titolo Theotokos, presente nella formulazione del Sub tuum
praesidium del III secolo di area egiziana, segno del supplice rivolgersi orante a Maria, feconderà lo sviluppo cultuale tramite traduzioni di
vari sentimenti e atteggiamenti che dalla venerazione vanno all’ammirazione che si scioglie in preghiera fiduciosa e nell’imitazione.
In questo sviluppo, che intride la poesia e l’iconografia, si manifestano dal II secolo eccessi stigmatizzati dai Padri. Si può ricordare
in chiave minimalista l’antidicomarianismo, corrente avversaria e
disprezzatrice della Vergine, e il collidirianismo, in chiave massimalista, corrente fautrice di una quasi divinizzazione di Maria alla stregua di una dea. Sia l’una che l’altra corrente, con minore o maggiore
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intensità, con altri accenti latenti o espliciti ritorneranno nelle epoche successive della storia della mariologia. Tuttavia, dalla testimonianza dei contributi del volume, il costante ritorno al paradigma
storico-salvifico e la sua operatività nella patristica è chiave di volta
per comprendere la ricchezza per la fede e per le sue manifestazioni
di un equilibrato dire Maria e partecipare della sua presenza nella
vita della Chiesa delle culture mediterranee.
Nel prosieguo dell’interpretazione, un ampio spazio è necessario
che sia dedicato alle culture che diedero vita, oltre l’ellenismo, al
paradigma medievale, frutto di una civiltà compiuta in se stessa, animata da un profondo senso del soprannaturale coinvolgente non solo
l’uomo ma il mondo universo. Civiltà che conosce trasformazioni
epocali come la fine dell’impero romano occidentale; la diffusione
dell’impero romano-germanico che favorisce la diffusione del cristianesimo e si adopera perché sia accettato anche forzatamente; l’istituzionalizzarsi del feudalesimo; la nascita, in ambito italiano, dei
Comuni.
Come si può evincere da questa veloce descrizione la periodizzazione della costellazione medievale copre idealmente una durata di
circa mille anni dall’alto medioevo (secc. V-X) al basso medioevo
(secc. XI-XV). Per la mariologia la documentazione da vagliare è
amplissima; a giusta ragione si può affermare che Santa Maria, la sua
figura, la sua presenza intride la vita del singolo e della società, del
costume e delle istituzioni, le pratiche civili e quelle religiose, le
scienze e le arti. Il medioevo è caratterizzato da un ethos mariologico-mariano di cui è ben difficile darne ragione esaurientemente,
anche perché l’inculturazione mariologica è stata, nella sua diacronia, particolarmente dinamica.
Di fronte ad una pluralità di modelli culturali contenuti nel
macroparadigma, la scelta da compiere si è indirizzata a considerare
quei tipi epistemologici (microparadigmi) stimati emergenti, soggettivamente ritenuti caratterizzanti, che permettono di tessere un ordito narrativo capace di far emergere l’essenziale dello sviluppo della
mariologia.
Schematicamente, in ordine successivo, si illustra il modello
monastico; quindi il modello poetico-mistico al femminile; la transizionalità della pietà mariana nei vari modelli con attenzione a
microparadigmi come la predicazione; il modello teologico tardo-
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Introduzione al primo volume
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medievale, con attenzione a microparadigmi come quello mistico
renano-fiammingo al maschile o al movimento della devotio
moderna. Infine è considerato il modello della teologia e della pietà
orientale dei secoli XIV-XV.
Attraverso la lettura di questi modelli, la figura di Santa Maria
è considerata nell’ethos ammirativo e sapienziale laudativo degli
spazi monastici: per mezzo di Maria a Cristo, mediante la Madre al
Figlio, mediante la Misericordiosa al Misericorde. Maria, nella sua
esperienzialità, è considerata “filosofia dei cristiani”, in lei si trova la
sapienza che porta a Cristo. Sapienza del cuore che si scioglie in fiducia orante e affettuosa alla Madre di Gesù. Ella è la Domina, termine e semantica analogica mutuati dal sistema medievale, chiamata
«mediatrice». La consapevolezza dei Padri di riferirsi a Maria con la
Chiesa e nella Chiesa, trova tramite la cultura medievale una trasformazione di comprensione: Maria è collocata tra Cristo e la Chiesa;
tramite lei, andiamo a Cristo, senza per questo assimilare in lei, come
accadrà in epoche successive, le funzioni dello stesso Cristo. Nella
maternità spirituale Maria non perde nulla della sua creaturalità né
Cristo della sua centralità.
Sia nell’alto medioevo, nelle cosiddette scuole carolinge, sia in
ambito monastico e nelle scuole delle nuove università, sia nella
riflessione più razionale della scolastica, Maria, che oltre nella diffusa pietà personale, sarà venerata con nuove forme liturgiche, nel
giorno del sabato, ad esempio, e nel dedicare a lei chiese in numero
sempre crescente, è vista nella luce del Cristo e a lei relazionata. La
relazionalità al Salvatore e al Redentore è sottolineata anche quando
la Vergine Maria è compresa nel suo immacolato concepimento e
nella sua assunzione. Solo più tardi sorgerà un’iconografia che la isolerà per celebrare questi misteri.
E, finalmente, nel genere letterario del Mariale e dei Miracula
mariani, l’ethos medievale di un’umanità debole ed esposta ad ogni
esercizio della forza umana, è vincolato assieme alla fiducia verso la
Regina del Cielo “potente” ma in relazione al Figlio Gesù.
Nel trascorrere e nel susseguirsi dei modelli, si sono conosciuti
fenomeni legati a concezioni ereticali come il nuovo adozionismo
dell’VIII secolo, le discussioni sulla verginità nel parto del IX secolo, e nel progredire verso il tardo medioevo sono emerse opinioni esagerate, amplificazioni della presenza di Maria frutto di ignoranza,
stigmatizzate e criticate. È singolare che mentre si consuma nell’irri-
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Storia della mariologia
gidimento il dramma della rottura dell’unità tra la Chiesa d’Oriente
e la Chiesa d’Occidente, l’Occidente si arricchisce dell’apporto alla
mariologia nell’esperienza delle mistiche e dei mistici e l’Oriente,
dopo il periodo considerato aureo, dell’VIII secolo, conosce una
nuova intensa riflessione teologica su Maria ad opera di eminenti
teologi. Gli uni e le altre sono attuale riferenza di approfondimento
nel rinnovato cammino ecumenico delle Chiese e delle comunità cristiane.
SILVANO M. MAGGIANI, OSM
Direttore generale
INDICE
INTRODUZIONE GENERALE (Silumu M . Muggzitni) pag .
STORIADELLA MARIOLOGIA:CLIO DI TEOLOGJA. STOW
5
ECULmRE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
TR,~ ~ 1 P~PROG~RECSIO
1 0
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
>>
5
9
CRJT!~RI
E C. ARrZ'iTERISTICE . . . . . . . . . . . . . . . . >>
PEI~ODIZZAZ~ONE
E PAKADIGMA C1JI.TU W E . . . . . . . . >>
11
14
INTRODUZIONE ,4L VOLUME (Silurino hl. M~ggrai~r)
SIGLEE ARBREWAZIONX . . . . . . . . . . . . . . . . . . >>
17
. >>
1 . MODELLO BIBLICO NAFWiTIVO
1.1. TESTI MANANI DI PACILO. W C O . MATT E 0 E LUCA 1. 36-55 (Albrrto Valenfi~i). . . .
PAOLO
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1 . ~ N d t c r lda donnn), (Gal4. 4-7) . . . . . . . . . . .
mco ..........................
1. La rnnd~ee ifPRfe/lidi Geszi (Mc 3. 31-35 e par.) .
2 . Murcu 6. I-6a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
MATTE~
1-2
. . . . .
. . . . . . . . . . . . . .
l . Il capitolo primo . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.1.La genealogia (1. 1-17). . . . . . . . . . . . .
1.2. L'annuncio a Gii~seppe( 1 . 18-251 . . . . . .
2 . Il c u o e c d o . . . . . . . . . . . . . . . . .
IL MAGNIFCAT(Lc 1 . 46-551 . . . . . . . . . . . . . . .
1. Celehrrzzione dz' Dto e della ruu salvezza . . . . . .
2 . I l Dio dei P d r i . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3 . Il Dio di Geszi Cristo . . . . . . . . . . . . . . . .
4 . II Dio dez povcri. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5 . 11 "fiu e non f l ~ ~ 0 della
r f l ~ sah~ezza. . . . . . . . .
23