Cacciamani – Psicologia per l’insegnamento 1. Teorie classiche dell’apprendimento Queste teorie introducono due problematiche essenziali nella psicologia dell’educazione: o A scuola si intende insegnare comportamenti o abilità mentali? Dibattito tra approccio comportamentista e approccio cognitivista o Quale rapporto esiste tra sviluppo cognitivo e apprendimento? Dibattito tra prospettiva piagetiana e quella vygotskiana Approccio comportamentista Per lungo tempo è stato il punto di riferimento degli psicologi dell’educazione perché studio l’apprendimento Nasce nel 1913 negli USA con Watson che vuole fondare una nuova disciplina: che ha come oggetto di studio il comportamento (vuole prevederlo e controllarlo) che adotta il metodo sperimentale come ogni scienza naturale rifiuta lo studio della mente In questa prospettiva il comportamento è determinato in modo casuale dall’ambiente (che presenta degli stimoli a cui l’individuo risponde) L’apprendimento è considerato il processo di creazione di associazioni stabili tra le risposte degli individui e gli stimoli del loro ambiente. Il compito della psicologia diventa quello di individuare le condizioni che permettono l’apprendimento, rispondendo a tre domande: Come si creano tali associazioni? Come si mantengono? Come si estinguono? Primo comportamentismo: Visione passiva dell’individuo Condizionamento classico (Pavlov, Watson) Neocomportamentismo (anni ’30): visione attiva dell’individuo Condizionamento operante (Skinner) Applicazioni in campo educativo La traduzione in campo educativo più famosa dell’approccio comportamentista è conosciuta come Istruzione Programmata, che si basa su alcuni principi: Piccoli passi (il comportamento è scomposto in unità semplici) Partecipazione attiva (l’allievo deve costruire il suo repertorio di risposte attivamente) Conoscenza dei risultati (feedback immediato) Adattamento del percorso di apprendimento ai ritmi individuali L’insegnante quindi struttura il lavoro in classe in una sequenza di microunità di insegnamento. In ogni unità sono presenti tre elementi: informazione e quesito (l’occasione per emettere il comportamento richiesto) la risposta operativa (comportamento dell’allievo) il feedback (rinforzo del comportamento) Attenzione alla definizione dei comportamenti (misurabilità ed osservabilità) Imitazione di modelli efficaci Limiti: (a) poca attenzione ai contenuti disciplinari e ai metodi didattici specifici; (b) il comportamento da apprendere è separato dal contenuto disciplinare; (c) poca attenzione all’uso del linguaggio e della comunicazione in classe; Il cognitivismo Si sviluppa a partire dagli anni 50 negli USA assumendo una posizione critica verso il comportamentismo Valore scientifico dello studio della mente Metafora del computer Prende il nome di HIP (Human Information Processing – Teoria dell’elaborazione dell’informazione) interesse ai processi mentali Non è un approccio omogeneo schiera di studiosi con in comune l’interesse per i processi cognitivi e che utilizzavano la metafore del computer L’attività di conoscenza è una serie di elaborazioni di informazioni Input sensi attenzione decodifica rappresentazioni mentali output Distinzione tra vari tipi di conoscenze Conoscenze dichiarative (sapere) conoscenze su un oggetto Conoscenze procedurali (saper fare) conoscenze sul modo di usare un oggetto Tematiche di interesse Processi di lettura (decodifica, comprensione) Modelli di calcolo aritmetico Processi di soluzione dei problemi Strategie di memorizzazione e di studio Il tentativo è di stabilire il profilo dell’esperto elaboratore di informazioni (o conoscitore di strategie) Molta attenzione alle differenze individuali: ogni soggetto è caratterizzato da un suo stile cognitivo, da una tendenza a prediligere alcuni modi di elaborare le informazioni piuttosto che altre. Ad esempio: 1. visuale/verbale (se si riconoscono meglio le informazioni presentate con immagini o parole, es. memoria fotografica per volti e non per nomi) 2. globale/analitico (se si presta attenzione ai particolari di una situazione o di un problema o se si cerca una visione di insieme) 3. impulsivo/riflessivo (se si risponde con velocità ad un compito o si prende più tempo) Percorsi differenziati e strategie specifiche in relazione allo stile cognitivo A partire dagli anni 70 comincia a diffondersi l’interesse per la metacognizione (conoscenza del proprio nodo di conoscere – Cornoldi, 1995) Flavell e Wellman (1977) elaborano un modello che prevede 4 tipi di conoscenze metacognitive: quelle che il soggetto possiede su di sé (durante la lettura tendo a distrarmi, seguo meglio se prendo appunti…) quelle riguardanti l’obiettivo del compito (leggo per trovare l’orario del treno o seguo per capire meglio la materia) quelle inerenti al tipo di materiale (so che l’orario del treno è composto da tabelle di numeri, so che la lezione ecc. ecc.) quelle relative alle strategie (so che non devo leggere tutto l’orario ma devo fare attenzione alla città di partenza ed a quella di arrivo) La Brown elabora un altro modello (1978) che distingue tra diversi tipi di processi di controllo metacognitivo che svolgono una funzione di regolazione in corso d’opera dell’attività cognitiva: la previsione (del livello di prestazione che si pensa di poter raggiungere in un dato compito) la pianificazione (abilità di organizzare le azioni che portano ad un obiettivo) il monitoraggio (controllo che l’individuo esercita sull’attività cognitiva in svolgimento) la valutazione (capacità di giudicare l’adeguatezza della strategia utilizzata) A partire dalla metà degli anni 80 una serie di studio evidenzia l’importanza dei fattori affettivi e motivazionali anche nei processi metacognitivi: - stile attributivo (tendenza ad attribuire all’interno o fuori di sé le cause di un fallimento o un successo) - motivazione ad utilizzare un comportamento strategico - autostima Applicazione in campo educativo Tentativo di facilitare l’acquisizione di processi cognitivi adeguati e strategie efficaci per affrontare i compiti scolastici Programmi per migliorare la metacognizione ed aumentare la motivazione ad apprendere Due filoni di interventi educativi: interventi che tendono a potenziare le abilità carenti (partendo dall’individuazione delle difficoltà dell’alunno, l’abilità carente viene scomposta in abilità più semplici e di mettono in atto programmi per potenziare tali abilità di base) interventi che tendono, in presenza di una carenza, a sviluppare altre abilità che permettono di raggiungere lo stesso risultato (l’insegnante individua abilità sostitutive che permettono di raggiungere per altre strade lo stesso risultato Nell’ottica metacognitiva un ambiente di apprendimento si caratterizza per tre condizioni: fornire agli studenti compiti e problemi rappresentativi della diversità delle situazioni alle quali dovranno poi applicare le conoscenze fornire agli allievi occasioni per entrare in contatto e poter osservare degli esperti (può consentire di osservare strategie di lavoro efficaci) organizzare situazioni di dialogo nella classe per identificare, analizzare e discutere strategie e processi di soluzione messi in atto dagli allievi (riflessione metacognitiva) La teoria di Piaget Sviluppo cognitivo come forma di adattamento Nello studi dell’intelligenza distingue tra aspetti funzionali e strutturali gli aspetti funzionali descrivono come opera la nostra mente nella sua attività di conoscenza e come si modifica nel suo svilupparsi gli aspetti strutturali sono il risultato del funzionamento della nostra mente, che costruisce strutture cognitive (sequenza di operazioni che servono per organizzare la conoscenza) 2 aspetti funzionali (invarianti funzionali) - tendenza all’organizzazione (la nostra mente si organizza nel tempo, costruisce strutture cognitive che le permettono di agire sempre più efficacemente sulla realtà, dagli schemi alle operazioni) - tendenza all’adattamento (assimilazione e accomodamento) Le strutture cognitive vengono modificate dal soggetto nel corso del suo sviluppo secondo una sequenza non modificabile ed universale Periodo sensomotorio Periodo preoperatorio Periodo operatorio concreto Periodo operatorio formale Applicazioni in campo educativo L’applicazione ai contesti educativi non è univoca (Piaget non si è occupato molto di questo tipo di problema) Un ambiente di apprendimento costruito in prospettiva piagetiana pone attenzione a tre aspetti: la sequenza in cui vengono presentati gli argomenti di studio l’interesse rivolto alle strutture cognitive più che alle prestazioni la metodologia di insegnamento relativamente alla sequenza, la teoria piagetiana è stata spesso interpretata come una teoria che definisce ciò che un bambino è pronto o meno ad imparare l’insegnante in questo senso deve individuare lo stadio di sviluppo raggiunto dall’allievo, attraverso il colloquio, l’osservazione e le prove per poter progettare un intervento efficace deve seguire il ritmo dei cambiamenti dei bambini influenza pure sui contenuti: vengono privilegiati i contenuti legati alle scienze ed alla matematica per fare acquisire i concetti logico-matematici. Solo in tempi più recenti si sono rivalutati altri contenuti_ giudizio morale, aspetti economici e politici, relazioni sociali interesse verso le strutture cognitive sottostanti le prestazioni e i comportamenti la messa in atto di un comportamento adeguato davanti ad una prestazione non presuppone una reale comprensione della situazione metodologia: ruolo fondamentale dell’autoscoperta e dell’apprendimento attivo lo studente manipola oggetti concreti per risolvere problemi o discute con altri compagni ipotesi ed esiti di esperimenti condotti insieme conflitto cognitivo tra dati dell’esperienza e convinzioni del soggetto Approccio socioculturale (Vygotskij) Tre aspetti principali: 1. uso dell’analisi genetica come metodo di studio della mente 2. idea che lo sviluppo psicologico sia legato all’utilizzo di strumenti e segni che mediano (organizzano e danno forma) l’azione del soggetto sulla realtà 3. idea che le funzioni mentali superiori hanno origine nell’interpersonale (1) teoria dello sviluppo cognitivo che riguarda quattro ambiti: - dominio filogenetico (sviluppo della specie) - dominio storico-culturale (sviluppo storico e culturale dell’umanità) - dominio ontogenetico (sviluppo del singolo individuo) - dominio microgenetico (sviluppo del singolo processo psicologico) quando si parla di sviluppo del singolo individuo si deve tenere conto degli altri livelli (2) Ruolo degli strumenti Lo sviluppo consiste in una crescente capacità di dirigere e controllare il comportamento, tale padronanza è resa possibile dall’emergere di nuove forme e funzioni psichiche e dall’uso di segni e strumenti differenza tra funzioni psichiche elementari e naturali (biologiche) e funzioni psichiche superiori e culturali (apprese, si servono dei segni e strumenti) Segno Stimolo Risposta Strumento Soggetto Oggetto differenza tra strumenti e segni - strumenti mediatori rivolti verso l’esterno (per modificare aspetti dell’ambiente) - segni orientati verso l’interno, mezzi ausiliari per organizzare meglio l’attività mentale strumenti e segni sono prodotti di una cultura che dà una forma particolare alle attività e alle interazioni sociali (es. posta elettronica) (3) Legge genetica generale dello sviluppo culturale: ogni funzione psicologica appare due volte nel corso dello sviluppo (interpsicologico intrapsicologico) L’interiorizzazione delle funzioni avviene attraverso l’interazione con la persona più competente (adulto) in quattro fasi: - il bambino risponde alle stimolazioni ambientali in maniera diretta, non mediata da alcun segno - il bambino comincia ad utilizzare un segno esterno che non padroneggia completamente ma che lo svincola dalla risposta immediata allo stimolo - il bambino, ripetendo l’operazione con l’aiuto dell’adulto, diviene consapevole del ruolo del segno come supporto alla sua azione mentale - il bambino non ha più bisogno del supporto dell’adulto né del segno materiale, perché ha interiorizzato la funzione ed è in grado di utilizzarla autonomamente Applicazioni in campo educativo Vygotskij si oppone a Piaget lo sviluppo non ha il primato sull’apprendimento, ma l’apprendimento può precedere lo sviluppo Zona di sviluppo prossimale Scaffolding: processo attraverso il quale vengono forniti aiuto e guida necessari per risolvere problemi che vanno oltre le capacità di chi apprende Il livello di supporto deve decrescere progressivamente (fading) Importanza dell’interazione sociale sull’apprendimento Apprendistato cognitivo le abilità devono essere praticate nel loro contesto naturale d’uso Due differenze con l’apprendistato classico: - l’obiettivo è trasmettere abilità cognitive e metacognitive attraverso l’esecuzione di compiti e la risoluzione di problemi (l’apprendistato classico si riferisce all’acquisizione di comportamenti e abilità manuali) - si preoccupa di mettere in condizione chi apprende di riutilizzare la conoscenza acquisita in contesti nuovi la conoscenza è situata nei contesti in cui la elaboriamo, non può essere appresa se staccata artificiosamente da essi nei contesti reali il rapporto tra simboli che usiamo per rappresentare le conoscenze, gli oggetti e i significati che essi rappresentano viene mantenuto la conoscenza è distribuita tra le persone e negli strumenti che le persone utilizzano nello svolgimento delle attività all’interno di un contesto di apprendimento la competenza (expertise) relativa ad un determinato oggetto di studio si può considerare distribuita tra persone diverse (insegnanti e studenti), differenti fonti di informazione, strumenti tecnologici e interlocutori anche esterni alla scuola ciascuno può sviluppare e approfondire le proprie conoscenze interagendo con soggetti più esperti o riferendosi a fonti informative diverse, dentro e fuori la classe ridefinizione del ruolo dell’insegnante diventa simile al coordinatore di un laboratorio di ricerca: guida il lavoro, lo monitora, sostiene le attività degli studenti, favorisce lo svolgimento di ragionamenti collettivi su problemi reali anche mediante tecnologie diverse Cap. 2. Le teorie più recenti sull’apprendimento Jerome Bruner Comincia negli anni 40 negli USA Anni 50-60 interesse per lo sviluppo cognitivo e per l’educazione Cerca di integrare l’approccio di Piaget con quello di Vygotskij Ipotizza l’esistenza di tre sistemi di rappresentazione della conoscenza: - sistema attivo di rappresentazione (la conoscenza è organizzata in sequenze di azioni si impara attraverso la pratica) - sistema iconico di rappresentazione (la conoscenza è presentata attraverso immagini si apprende osservando o vedendo fare gli altri) sistema simbolico di rappresentazione (la conoscenza è presentata mediante simboli è centrata sul pensiero e sul linguaggio) questa suddivisione ricalca la successione stadiale di Piaget tali sistemi di rappresentazione sono strettamente legati e interdipendenti non esiste una relazione gerarchica tra le forme di pensiero (al contrario di Piaget) Attribuisce un ruolo molto importante alla CULTURA - la cultura favorisce il passaggio da un sistema di conoscenza all’altro (soprattutto grazie ai contesti di esperienza e alle possibilità di interazione sociale con adulti e coetanei, attraverso cui i bambini capiscono il significato dei simboli e i modi in cui vengono utilizzati gli strumenti) - la cultura modella il pensiero attraverso i sistemi simbolici e gli strumenti che mette a disposizione (es. linguaggio scritto) - gli strumenti sono “amplificatori” culturali del sistema sensoriale e motorio dell’individuo (vengono utilizzati come protesi che aumentano il potere di azione dell’uomo sulla realtà) il processo di crescita dell’individuo prevede l’interiorizzazione dei modi di agire, di immaginare e di usare i simboli che esistono nella sua cultura, veicolati da strumenti che rappresentano degli amplificatori dei suoi poteri Applicazioni in campo educativo È stato un punto di riferimento per la psicologia dell’educazione e la pedagogia italiana (stesura dei programmi della scuola media del 1979 e della elementare del 1985) La scuola deve insegnare a pensare: le diverse discipline non sono un insieme di informazioni che gli insegnanti devono trasmettere e gli studenti memorizzare, ma linguaggi per leggere la realtà, strumenti per agire su di essa e idee fondamentali che ne costituiscono il nucleo centrale e sono allo stesso tempo abbastanza semplici da poter essere apprese da studenti più giovani, se esemplificate (es. regolo per le procedure di calcolo) L’insegnante deve partire dal presupposto che di ogni capacità o conoscenza esiste una versione adeguata che può essere impartita ad ogni età L’insegnante deve portare lo studente a pensare per proprio conto attraverso le categorie tipiche di una disciplina l’attività didattica non deve essere incentrata solo sulle conoscenze disciplinari, ma soprattutto sulle procedure che permettono di produrre le conoscenze (metodo sperimentale per le scienze, ricostruzione della storia, ecc.) Nel 1997 Bruner introduce 4 criteri fondamentali per costruire ambienti in cui l’apprendimento sia significativo: - la capacità di azione (agency) – il soggetto deve assumere il controllo della propria attività mentale - la riflessione – per apprendere occorre dare un senso personale a quello che si impara, l’apprendimento deve riferito a contesti reali (situato) - la collaborazione – le risorse del percorso conoscitivo vanno condivise fra tutti i membri impegnati nell’insegnamento e nell’apprendimento (l’attività cognitiva è distribuita tra più persone) - la cultura – la conoscenza viene costruita, negoziata, sistematizzata in un prodotto comune, uno stile di vita e di pensiero che diviene condiviso (la cultura) è molto importante adottare un approccio per problemi che guidi lo studente verso la costruzione di conoscenza in quel particolare ambito del sapere 2. Gardner e le intelligenze multiple Riprende il discorso di Bruner e concentra l’attenzione sui sistemi simbolici (insiemi di simboli che usiamo in ogni ambito di sapere nella nostra cultura notazione musicale, linguaggio di programmazione, ecc.) Critica all’approccio psicometrico allo studio dell’intelligenza l’intelligenza viene considerata una facoltà unitaria che può essere misurata attraverso test, che attribuiscono punteggi di quoziente intellettivo (QI) e permettono quindi di confrontare tra loro gli individui Anche Piaget vedeva l’intelligenza come una funzione generale: universale nel modo di svilupparsi e unitaria nei vari ambiti di conoscenza Questi aspetti sono stati sottoposti a critiche da diversi ricercatori anche lo stesso Piaget (decalage) Gardner formula una definizione di intelligenza intesa come “capacità di risolvere problemi o creare prodotti che sono apprezzati all’interno di uno o più contesti culturali” Egli arriva a sostenere che gli esseri umani dispongono di otto intelligenze: - linguistica - logico-matematica - scientifico-naturalistica - rappresentazione spaziale - pensiero musicale - corporeo-cinestesica (uso del corpo) - comprensione degli altri individui - comprensione di noi stessi L’uomo realizza le proprie migliori prestazioni quando utilizza il sistema di simboli e le procedure a lui più congeniali A differenziare gli individui sono le particolari caratteristiche di queste intelligenze e i modi in cui esse vengono chiamate in causa e combinate tra loro per portare a termine i vari compiti È importante distinguere tra le intelligenze e i domini di conoscenza cui si applicano, per i quali sembra esserci una dinamica di interazione Alcune intelligenze possono avere tra loro confini sfumati Le intelligenze compaiono in età precoce (già a quattro anni i bambini presentano dei profili particolari) Applicazioni in campo educativo Gardner critica l’istituzione scolastica che privilegia generalmente modalità di insegnamento e di valutazione di tipo linguistico e, in misura minore, di tipo logico-matematico Egli propone due idee: - apprendistato (Rogoff, 1990) che utilizza come modalità educative l’osservazione e l’imitazione un soggetto che vuole acquisire una competenza osserva, imita e viene guidato da un esperto nel realizzare una certa attività - museo del bambino ambiente di apprendimento stimolante per chi studia perché contiene “pezzi reali” della nostra cultura G. propone di creare a scuola degli ambienti con materiali realmente usati da chi svolge un’attività professionale In Italia il pensiero di G. ha trovato spazio nella stesura degli Orientamenti per la scuola materna del 1991 La scuola ha la necessità di riconoscere e valorizzare le diverse intelligenze degli alunni in 3 modi: - garantendo una pluralità di offerta formativa che abbracci tutti i campi della nostra cultura - utilizzando anche all’interno di un insegnamento di una stessa disciplina una molteplicità di approcci - focalizzando l’attenzione, in campo educativo, sul rispetto e sulla valorizzazione delle differenze, riconoscendo ad esempio che i bambini non appartengono al mondo occidentale hanno sviluppato forme di intelligenza diverse da quelle predominanti nella nostra cultura, per il fatto di avere sperimentato nei loro paesi di origine codici linguistici differenti 3. Community of Learners (Brown, Campione 1990) Influenza dell’approccio socioculturale - ruolo della cultura e degli strumenti - le attività umane devono essere esaminate nei contesti di vita Brown e Campione propongono la costruzione di un ambiente di apprendimento, la COMUNITA’ DEGLI APPRENDISTI Metafora dell’apprendimento cognitivo: la classe, partendo da problemi reali (neanche l’insegnante ha risposte a priori) mette in atto dei processi di elaborazione volti a costruire soluzioni in modo che ogni studente possa diventare un esperto I principi base di una COL sono: - comunità di pratiche (la comunità concorre a determinare il percorso di sviluppo della conoscenza comune ruoli intercambiabili di allievo, insegnante, ricercatore) - struttura dialogica (le COL sono comunità discorsive gruppi di discussione per favorire decisioni sul percorso di conoscenza da intraprendere gli obiettivi dell’apprendimento sono consapevoli per tutti e intenzionali) negoziazione, appropriazione delle idee altrui - contestualizzazione (problemi reali di conoscenza riferiti ai loro contesti) - zone multiple di sviluppo prossimale (il percorso di apprendimento non è definito a priori dall’insegnante ma negoziato dalla comunità vari percorsi di sviluppo) - legittimazione delle differenze (le differenze individuali sono una risorsa da mettere in gioco nella comunità ognuno può trovare il suo ruolo e spazio di partecipazione) - metacognizione (l’attività di un COL prevede spazi di riflessione sull’attività svolta per prendere consapevolezza delle strategie utilizzate e introdurre modalità per ottimizzarle) Applicazioni in campo educativo Assunto della conoscenza distribuita nel contesto sono presenti diversi attori-partner, differenti strumenti e fonti di informazione Coinvolgimento di esperti esterni alla scuola a disposizione di alunni ed insegnanti per rispondere a domande, dare chiarimenti e supportare gli studenti nelle Gli studenti devono svolgere attività differenziate: analizzare fonti diverse (libri, cd rom, siti web, quotidiani e riviste, video), fare esperimenti, produrre materiali utilizzando diversi media, spiegare e commentare i propri lavori, fare da consulenti e supervisori del lavoro altrui Dimensione collaborativa (anche a distanza PC) Gli insegnanti hanno un ruolo strategico organizzano le attività della classe, favoriscono l’individuazione degli oggetti di indagine e mantengono il lavoro sugli argomenti e sugli obiettivi individuati Hanno anche una funzione di modeling riguardo alle diverse tecniche utilizzate (insegnamento reciproco, gruppi a mosaico, utilizzo di vari media…) si offrono come modello per mostrare lo svolgimento delle attività) Hanno una funzione di scaffolding nel processo di costruzione delle conoscenze non sostituendo gli studenti e rendendoli sempre più autonomi […] Knowledge building community Knowledge building pedagogy (Scardamalia e Bereiter, 1992) pedagogia della costruzione della conoscenza: la scuola può organizzarsi come una comunità scientifica che costruisce conoscenza La comunità costruisce conoscenza e l’individuo, condividendone le pratiche, diviene un esperto Non condividono la visione del progresso scientifico come un progressivo avvicinamento alla verità il progresso è un continuo miglioramento delle conoscenze attualmente esistenti, che falsificano le teorie del passato (Popper, 1962) Popper (1972) parla di: Mondo 1 – realtà fisica Mondo 2 – conoscenza come insieme di rappresentazioni che esistono nella mente dei singoli individui Mondo 3 – conoscenza come sistema di idee condiviso tra diverse persone, esistente e manipolabile nella comunità sociale (conoscenza contenuta in ogni cultura) Conoscenza come oggetto sociale e culturale (mondo 3) Questi principi sono alla base della KBC cambiamento della scuola da struttura che promuove apprendimento ad organizzazione che produce conoscenza I tentativi di introdurre nella scuola le modalità di apprendimento che riproducono il modello della ricerca scientifica (apprendimento per scoperta) rimangono spesso focalizzati sul singolo individuo e sulle modalità di acquisizione del sapere (Mondo 2) e non riescono a modificare il funzionamento della classe in termini di comunità scientifica La KBC mira invece a sviluppare conoscenza a livello di Mondo 3, dando priorità all’indagine condotta dalla classe-comunità su problemi reali La classe impegnata sulla produzione di idee che abbiano un valore per la comunità ogni studente non deve concentrarsi sulle proprie prestazioni ma sulla cooperazione Principi guida: - comprensione di gruppo (responsabilità condivisa di favorire l’avanzamento di tutti nella comprensione del problema) - avanzamenti simmetrici della conoscenza (ogni partecipante che risolve un problema, nel momento in cui mette a disposizione di tutti la conoscenza da lui costruita contribuisce all’avanzamento della conoscenza degli altri) - apprendimento opportunistico, distribuito (insegnamento e apprendimento sono intercambiabili perché ogni partecipante è coinvolto in entrambi i processi) Riflessione sull’individuo (knowledge builder): - attivazione epistemica (attiva responsabilità nel processo di costruzione della conoscenza per raggiungere gli obiettivi della comunità) - discorso centrato sulla conoscenza (i partecipanti si impegnano in discussioni che hanno come risultato il progressivo miglioramento delle idee) - indagine guidata dalla comprensione (i partecipanti si impegnano in un processo di indagine orientato alla comprensione di problemi piuttosto che alla memorizzazione di informazioni o all’esecuzione meccanica di compiti) - autentiche risorse di conoscenza (i partecipanti si confrontano con risorse informative reali) - raffinamento di teorie (le prime teorie che gli studenti elaborano su un problema vengono sostituite da nuove teorie sempre più efficaci) - complessità e coerenza (la costruzione di spiegazioni coerenti è un compito centrale) - progressione verso livelli superiori (l’apprendimento non ha un punto di arrivo ma si configura come un continuo processo di miglioramento delle idee) - contributi al dominio di conoscenza (impegno a lavorare ai confini della conoscenza del campo di indagine e non ai confini della propria individuale comprensione) questo modo di agire rende l’individuo capace di agire come un ESPERTO, figura che ha tre caratteristiche: - è in grado di integrare in modo coerente la conoscenza che costruisce (il non esperto invece possiede pezzi isolati di conoscenza) - è capace di utilizzare la sua conoscenza traducendole in procedure concrete (saper fare) - opera al limite delle proprie conoscenze (continua tensione al superamento di tale limite) Applicazioni in campo educativo L’attività della classe si configura come un’indagine che parte da un problema significativo per l’esperienza degli studenti La classe si suddivide spesso in gruppi di ricerca che effettuano simulazioni o esperimenti riguardo i problemi studiati In seguito, vengono formulate ipotesi che sono discusse e sottoposte a falsificazione A questo punto l’indagine può prevedere: - sessioni di reciprocal teaching (gli studenti esaminano insieme il materiale bibliografico, si pongono domande sui testi e cercano di formulare risposte) - immissione di dati in una banca-dati comune a cui gli studenti hanno accesso tramite una rete di pc - periodici incontri del gruppo-classe con lo scopo di fare il punto sull’organizzazione dell’indagine, scambiarsi informazioni sul problema studiato, individuare questioni irrisolte e decidere direzioni future della ricerca Ruolo dell’insegnante è un costruttore di conoscenza non controlla “da fuori” il processo di apprendimento predefinendo gli obiettivi da raggiungere a priori e prescrivendo metodologie di lavoro, ma è implicato “dentro” il processo di ricerca 3. Motivazione ad apprendere È una delle sfide più importanti per gli insegnanti Cosa significa motivazione allo studio (o ad apprendere)? Distinzione tra motivazione intrinseca ed estrinseca Motivazione intrinseca disponibilità di una persona a impegnarsi in un’attività di apprendimento per il gusto di farlo, indipendentemente da un riconoscimento esterno Motivazione estrinseca caratterizza le situazioni in cui le persone si impegnano in determinate attività non per un reale interesse ma per fini strumentali (es. premio) Approccio comportamentista alla motivazione ad apprendere Per lungo tempo è stato l’approccio principale in questo ambito Concetto centrale RINFORZO è sufficiente produrre soddisfazione nello studente attraverso uno stimolo rinforzante positivo per garantire un comportamento di studio motivato (m. estrinseca) Il limite di questo approccio è quello di ancorare in modo eccessivo lo studio al rinforzo esterno come fanno gli studenti a cogliere l’importanza e l’utilità dello studio in sé se lo percepiscono soltanto come attività strumentale rivolta al conseguimento di un premio (senza legami col contenuto da imparare) Ford (1996) sostiene che dare una ricompensa diminuisce la motivazione intrinseca, in particolare quando crea un conflitto di obiettivi: - se la ricompensa è vista come un tentativo di controllare il comportamento - se la ricompensa distrae l’attenzione dall’obiettivo principale per cui dovrebbe impegnarsi (se la mia ricompensa dipende dai voti che prendo a scuola, mi interessa solo sapere che voto mi daranno) - se la ricompensa altera il significato psicologico del compito spingendo la persona a svalutare gli obiettivi principali per i quali si dovrebbe impegnare proprio nell’attività (“se sono ricompensato per studiare vuol dire che il compito di per sé non vale niente”) quindi l’utilizzo di questo approccio è a rischio Approccio cognitivista Due contributi alla riflessione sulla motivazione Teoria dell’autodeterminazione di Deci e Ryan (1985) Un comportamento è motivato non solo se volto a realizzare un obiettivo, ma anche in quanto risponde a bisogni fondamentali di un individuo La motivazione è orientata da tre bisogni fondamentali della persona: - bisogno di autonomia (tensione ad orientare le proprie azioni verso obiettivi autodeterminati e secondo modalità scelte personalmente) - bisogno di competenza (tendenza ad acquisire conoscenze e abilità in un dato ambito) - bisogno di legame affettivo con gli altri (di essere coinvolto in una relazione sociale es. lavoro di gruppo) la possibilità di soddisfare questi bisogni porta la persona a percepirsi come agente efficace, in grado di fare e decidere autonomamente e a sentirsi padrone delle proprie azioni e del proprio sviluppo motivazione di tipo intrinseco: è una fonte di energia rivolta ad apprendere ed a crescere in maniera positiva, come tendenza naturale che non ha bisogno di essere indotta quanto piuttosto di avere un ambiente che le consenta di emergere è una tendenza innata ad esplorare il proprio mondo interno ed esterno e si manifesta come curiosità e interesse un concetto centrale è quello di interesse come disposizione dell’individuo che si manifesta davanti ad attività o situazioni che si presentano come nuove, piacevoli, stimolanti Secondo Deci l’interesse è disposizionale,cioè differenziato da individuo a individuo secondo tre elementi: - capacità individuali (ognuno tende a preferire le attività nelle quali è più competente o percepisce di avere più risorse) - fattori ambientali (sfidano il bisogno di competenza del soggetto, inteso come esigenza di padroneggiare la realtà e stabiliscono i vincoli entro cui si può esplicare un’attività piuttosto che un’altra) - contesto sociale (influenza le preferenze se soddisfa i bisogni fondamentali in un determinato ambito) Deci e Ryan riconoscono che la motivazione estrinseca non ha necessariamente una connotazione negativa se la ricompensa viene percepita come feedback informativo sulla propria capacità di eseguire un compito, la ricompensa stimola il senso di competenza e autodeterminazione e aumenta l’interesse per il compito se è percepita come una forma di controllo esterno, l’interesse diminuisce Indicazioni per l’insegnante: - ruolo dell’interesse (degli interessi degli studenti nella motivazione l’insegnante si deve sintonizzare) - incontro tra interessi e attività scolastiche (gli studenti possono concorrere a definire - promozione di conoscenze e abilità - è importante tener conto del bisogno di relazione nell’attività costruendo contesti di lavoro in classe in cui tale bisogno trovi risposta Teoria dei sistemi motivazionale di Ford (1992, 1996) Quando studiamo lo sviluppo di un comportamento competente distinguiamo tre aspetti: - componenti relative alla motivazione (direzione motivazionale) che riguardano il decidere cosa fare in una situazione - componenti relative alle abilità di una persona (risorse operative), che riguardano l’esecuzione delle decisioni assunte - componenti relative all’ambiente, che riguardano sia la disponibilità delle risorse materiali, tecniche ed informative, sia un clima emozionale positivo ins figura i processi motivazionali non comprendono le funzioni di attenzione, percettive, di elaborazione e memorizzazione, e le abilità di problem solving la motivazione è data dalla combinazione di tre elementi: - obiettivi personali di un soggetto (stabiliscono la direzione verso cui una persona intende muoversi) processi di attivazione delle emozioni (che sostengono o inibiscono la messa in atto di azioni per realizzare gli obiettivi personali) previsioni rispetto alle modalità di successo (in base alle risorse personali o ambientali disponibili) i processi motivazionali sono orientati al futuro, poiché attraverso di essi le persone immaginano o prevedono eventi e risultati per loro importanti, preparandosi ad agire o a reagire per costruire uno scenario desiderato o evitarne uno indesiderato Ford suggerisce di immaginare gli obiettivi personali come il comandante di una nave che stabilisce quale destinazione raggiungere, mentre emozioni e percezioni di efficacia sono come consulenti che aiutano a decidere l’opportunità di realizzare il viaggio indicando i fattori che potrebbero aumentare o no le possibilità di successo In questa prospettiva, l’insegnante per favorire la messa in atto di comportamenti motivati deve: - esplicitare gli obiettivi dell’attività che propone in classe (così gli studenti ne possono essere consapevoli e possono identificare i risultati che l’insegnante chiede loro di realizzare l’assenza di tale esplicitazione non mette lo studente in grado di decidere se lavorare su quell’obiettivo, né gli permette di attivare efficacemente le proprie risorse operative) - assicurarsi che l’obiettivo su cui si sta lavorando comporti l’attivazione di emozioni positive per gli studenti tra le emozioni che hanno una funzione di regolazione del comportamento Ford ne individua 4 gruppi fondamentali (a) soddisfazione-piacere-gioia, (b) abbattimento-scoraggiamento-depressione, (c) curiosità-interesse-entusiasmo, (d) disinteresse-noia-apatia - favorire un’efficace percezione delle risorse che il soggetto possiede (abilità personali) o che l’ambiente (scolastico ed extra) mette a sua disposizione per lavorare su un obiettivo la funzione di questa percezione è aiutare nella scelta degli obiettivi da perseguire e di stabilire quanto tempo e quanto sforzo occorra per raggiungere il risultato Approccio socioculturale Mentre la prospettiva cognitivista si focalizza sull’individuo e sui processi che avvengono all’interno della sua mente, in questo approccio la motivazione viene studiata ponendo l’accento sulle interazioni dell’individuo con le altre persone e con il contesto in generale Nel cognitivismo la dimensione sociale è uno tra i tanti strumenti di lavoro, a disposizione dell’insegnante per aumentare la motivazione ad apprendere Nell’approccio socioculturale, invece, l’apprendimento viene considerato per sua natura un’attività sociale non ci può essere apprendimento senza interazione con un partner che concorre a costruire la conoscenza Wigfield et al. (1998), Ajello (1999) analizzano il contesto scolastico per vedere come l’organizzazione della classe e le pratiche di istruzione influenzano la motivazione Gli Autori distinguono tra Aspetti di tipo organizzativo riguardanti la classe - clima della classe e della scuola - la definizione degli obiettivi - le pratiche di raggruppamento degli alunni in base alle abilità Aspetti legati alle pratiche dell’insegnante - pratiche valutative dell’insegnante - controllo dell’insegnante sulla classe supporto dell’insegnante agli alunni Riguardo il clima della classe, diverse ricerche hanno messo in luce che: - la soddisfazione degli studenti e la crescita della scuola sono massimizzati solo se al calore e al sostegno dell’insegnante si accompagnano un’efficiente organizzazione e la strutturazione di lezioni ben centrate sugli argomenti e chiare negli obiettivi in altre parole, per avere un buon clima non è sufficiente una buona relazione tra insegnanti ed alunni ma occorre anche una buona organizzazione delle attività - il clima della scuola nel suo complesso cambia in relazione a quanto gli insegnanti si sentono professionalmente efficaci e alle loro aspettative sui risultati che gli studenti possono ottenere tanto più gli insegnanti si sentono capaci e hanno aspettative di buone prestazioni da parte degli studenti, tanto più sono motivati nell’insegnamento e gli studenti nell’apprendimento Riguardo la strutturazione degli obiettivi della classe, Ames (1984) distingue tre tipi: - strutture individualizzate (quando ogni studente è valutato in base alla sua prestazione personale e la sua valutazione non ha nessuna relazione con la prestazione degli altri) - strutture competitive (tutti gli studenti devono raggiungere un unico obiettivo, ma di fatto solo pochi possono raggiungerlo la prestazione di ogni studente viene misurata in relazione a quella degli altri vincenti e perdenti) - strutture cooperative (in cui i membri del gruppo condividono successi e fallimenti e la valutazione si basa sulla prestazione complessiva del gruppo obiettivo comune) nelle strutture competitive gli studenti si focalizzano di più sull’autovalutazione delle proprie abilità in genere, le differenze nelle abilità sono amplificate: le abilità dei vincenti sono supportate e potenziate mentre quelle dei perdenti sono frustrate nelle strutture individualistiche viene maggiormente sviluppato un orientamento motivazionale rivolto verso obiettivi di padronanza lo studente si preoccupa principalmente di migliorare le proprie abilità (confronto con se stesso) e di dimostrare di essere più capace degli altri nelle strutture cooperative viene enfatizzato lo sforzo condiviso e l’interdipendenza tra gli studenti piuttosto che la percezione di abilità personali la prestazione del gruppo diventa l’oggetto dell’orientamento motivazionale e la percezione delle abilità diventa meno cruciale (es. cooperative learning) Riguardo le pratiche di raggruppamento degli alunni in base alle abilità spesso vengono realizzate dagli insegnanti partendo dal presupposto che gli studenti saranno motivati ad imparare se il materiale o l’attività verranno adeguati al loro livello di competenza (alte abilità vs. basse abilità) ciò conduce a risultati paradossali perché varie ricerche dimostrano che gli studenti collocati nei gruppi con alte abilità ottengono delle buone prestazioni, mentre quelli collocati nei gruppi con basse abilità non migliorano Riguardo le pratiche dell’insegnante, è importante prendere in considerazione quelle connesse alla valutazione, al controllo delle attività degli studenti e al supporto fornito La valutazione dell’insegnante può offrire agli alunni importanti informazioni sulla propria prestazione è importante il modo e la forma in cui tale informazione viene data (pubblica o privata; con o senza motivazioni). Quando la valutazione è legata alle differenze di competenza o usata come strategia di controllo della classe la motivazione intrinseca viene ridotta Un punto cruciale del controllo dell’insegnante sugli studenti riguarda l’uso delle ricompense per motivare gli studenti e le loro modalità di somministrazione le ricompense possono assumere varie forme (es. concrete o simboliche) e possono diventare controproducenti per la motivazione intrinseca se assumono per gli studenti il significato di strumenti di controllo in mano all’insegnante, se li distraggono dall’obiettivo interno dell’attività o se alterano il significato psicologico del compito Secondo diversi autori esistono tre diverse tipologie di scenari relazionali tra studenti ed insegnanti: - vicinanza (l’insegnante supporta gli studenti e ne favorisce il coinvolgimento scolastico) - dipendenza (cattivo adattamento a scuola da parte degli strumenti e motivazione meno positiva) - conflitto (è correlato negativamente con la motivazione) Proposte di applicazione didattica di Mc Combs e Pope (1996) che si ispirano alle teorie di matrice cognitivista e socioculturale Cambiamento della visione dell’apprendimento da trasmissione di conoscenze a processo attivo di costruzione di conoscenze significative per gli studenti Per motivare gli studenti si devono seguire alcuni principi: - gli alunni sono motivati dalle situazioni o dalle attività che li stimolano a coinvolgersi personalmente e attivamente nel loro apprendimento - la motivazione degli alunni viene stimolata se essi percepiscono che le attività e i compiti scolastici sono legati a esigenze, interessi, obiettivi personali - la motivazione ad apprendere può essere stimolata in ambienti psicologicamente sicuri, protetti, supportivi e caratterizzati da rapporti umani positivi L’insegnante per strutturare un ambiente motivante deve: - favorire da parte degli alunni la consapevolezza del proprio funzionamento psicologico e il miglioramento del proprio senso di autoefficacia - aiutare gli alunni a valorizzare se stessi, il processo di apprendimento e le specifiche attività scolastiche - creare opportunità di autodeterminazione - incoraggiare l’assunzione di rischi in ambito scolastico per evitare le situazioni negative in cui potrebbe incorrere l’esperienza scolastica - creare un clima positivo di sostegno personale e sociale in tutti gli alunni siano apprezzati per quello che sono. Per ciascuna di queste aree, gli autori individuano obiettivi e strategie di intervento Prima area (capire funzionamento psicologico e migliorare il senso di autoefficacia) Obiettivi: aiutare gli studenti a capire le relazioni tra sentimenti-emozioni e pensieri e la possibilità di controllare le prime attraverso i secondi Strategie: viene proposto di invitare gli studenti a lavorare sul “ciclo del pensiero” (v. fig.) È un circuito vizioso che a volte si crea e si autoalimenta attraverso sequenze di pensieri o emozioni tradotti in azioni dallo studente, interagenti con le azioni degli insegnanti che rinforzano l’idea che lo studente ha di se stesso o del lavoro scolastico es., quando lo studente pensa che il compito è troppo difficile, reagisce con rabbia e ostilità verso il docente e mette in atto comportamenti distruttivi o aggressivi, ottenendo un fallimento o un rimprovero che conferma la sua sensazione di essere incapace di affrontare quel compito La possibilità di modificare tali circoli viziosi può contribuire a migliorare l’autostima e il senso di sicurezza Ciclo del pensiero 1. Pensiero (es. questo compito è troppo difficile per me) 4. Risultato (fallimento o rimprovero) 2. Sentimenti e Emozioni (es. rabbia, ostilità) 3. Comportamento (es. azioni distruttive o aggressive) Seconda area (aiutare gli alunni a valorizzare se stessi e l’apprendimento) Obiettivi: aiutare gli studenti a esprimere i propri interessi, definire gli obiettivi personali, individuare relazioni tra obiettivi didattici e personali Strategie: ricorso all’utilizzo di discussioni collettive, di questionari e di colloqui individuali volti ad individuare gli interessi degli alunni È importante aiutare gli alunni a porsi degli obiettivi personali sulla base dei propri interessi (es., mi piace la musica allora voglio imparare a suonare uno strumento) Una possibile strategia è definita goal-setting (definizione dell’obiettivo) e consiste in: - definire chiaramente un proprio obiettivo sulla base di un interesse - elencare alcuni passi da compiere per raggiungerlo - pensare ai problemi che potrebbero sorgere - pensare a soluzioni a tali problemi - stabilire un termine di tempo entro cui raggiungere l’obiettivo - valutare i propri progressi - premiarsi per i propri risultati Il passo successivo è mettere in relazione obiettivi e interessi personali con l’apprendimento e gli obiettivi didattici negoziazione per arrivare a definire gli obiettivi di un progetto didattico che contemperi le esigenze degli insegnanti e degli studenti Terza area (creare opportunità per l’autodeterminazione) Obiettivi: necessità di ripensare i ruoli dell’insegnante e degli studenti per promuovere l’autonomia di questi ultimi l’insegnante è un facilitatore di un processo di costruzione delle conoscenze, una guida nell’utilizzo di strumenti di ricerca, analisi e organizzazione delle informazioni, un progettista del percorso mettendo a punto piani di azione per connettere obiettivi, interessi e contenuti Strategie: costruzione di diversi ambienti di apprendimento con aree di lavoro individuali e di gruppo; stimolare l’assunzione di responsabilità dell’alunno nella definizione degli obiettivi in modo tale da farlo diventare un esperto Quarta area (incoraggiare l’assunzione di rischi) Obiettivi: importanza di prevedere l’assunzione di rischio a livello scolastico, come capacità di raccogliere la sfida davanti a problemi di conoscenza complessi e impegnativi Strategie: riconoscere di non possedere le risposte a tutte le domande e a tutti gli argomenti; fare scegliere agli studenti i sistemi di incentivazione. Quinta area (creare un clima positivo per l’apprendimento) Obiettivi: importanza della creazione di un clima positivo di sostegno reciproco in cui gli alunni siano apprezzati e stimati individualmente in modo sincero in un ambiente sicuro e positivo i sentimenti di paura e di incertezza e il senso personale di non efficacia che stanno alla base dei comportamenti demotivati si riducono Strategie: identificare tra le proprie caratteristiche quelle che possono favorire l’instaurarsi di un clima positivo in classe; utilizzare procedure per valutare il clima in classe attraverso categorie descrittive (ambiente sicuro, regole di relazione chiare, processi decisionali in collaborazione, alte aspettative, assunzioni di responsabilità) 4. L’organizzazione del gruppo classe L’organizzazione delle attività in classe (modalità di conduzione del gruppo, clima della classe, senso di appartenenza al gruppo) è molto importante per gli insegnanti Ci sono diverse modalità di organizzazione che nascono da prospettive differenti Comportamentismo: economia simbolica (token economy) Il sistema più efficace per mantenere la motivazione è l’organizzazione delle relazioni tra le azioni degli studenti e le relative conseguenze che incentivino i comportamenti da incentivare. I rinforzi organizzati dall’insegnante possono fare da ponte tra il comportamento di studio da incentivare e i suoi rinforzatori naturali (es. un bambino molto piccolo che impara a leggere) Il compito della scuola è quello di organizzare le connessioni tra i comportamenti di studio e i loro rinforzatori naturali, utilizzando come tramite rinforzatori artificiali. Un esempio è la TOKEN ECONOMY introduce una negoziazione tra studenti e insegnante per la messa a punto di un contratto educativo, in cui si stabiliscono gli obiettivi su cui si andrà a lavorare e le regole per svolgere le attività ad essi orientate