Conta ancora qualcosa il settore manifatturiero?

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2 dicembre 2015 · Pagina 1
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Conta ancora qualcosa il settore manifatturiero?
L’agricoltura e le attività minerarie, l’edilizia, il
manifatturiero e, ultimo solo in questa lista, il settore dei
servizi: sono queste le quattro attività costitutive di
un’economia.1 Negli Stati Uniti, ad esempio, rappresentano
rispettivamente il 3 %, il 4 %, il 12 % e l’81 % del PIL. La
quota del terziario è smisurata a tal punto che verrebbe da
chiedersi se i dati sulla produzione manifatturiera contino
ancora per il ciclo economico. Il rallentamento globale
dell’attività manifatturiera ha un impatto reale
sull’evoluzione delle economie sviluppate? Costituisce
forse un rischio recessivo?
La deindustrializzazione non è una novità, in realtà si è
avviata negli Stati Uniti già negli anni Cinquanta, l’età
dell’oro per la produzione manifatturiera che all’epoca
concentrava un impiego su tre, mentre nel 2015 siamo a
uno su undici. Questo drastico declino si ritrova nel Grafico
1. Colpisce l’attenzione la gradualità di tale declino,
nonostante i vari cicli che ha attraversato l’economia
statunitense dalla Seconda Guerra Mondiale e i vari fattori
che hanno influenzato il processo: incrementi di
produttività,
automatizzazione
industriale,
nuovi
concorrenti globali come la Cina e la recente
digitalizzazione. Nel corso degli ultimi cinque anni la
tendenza al ribasso si è arrestata, il che suggerisce che la
deindustrializzazione ha perso slancio.
per i maggiori esportatori di prodotti finiti, come ad
esempio Germania, Giappone e Svizzera, tre paesi che
registrano un avanzo della bilancia commerciale. Paesi
come Francia, Stati Uniti e Regno Unito, invece, hanno
una quota che oscilla tra il 10 % e il 12 %, ossia circa la
metà rispetto ai grandi esportatori.
Nonostante la deindustrializzazione e le loro differenze,
tutte queste economie (zona euro, Francia, Germania,
Italia, Giappone, Spagna, Svizzera, Regno Unito e USA)
dimostrano che il settore manifatturiero conta eccome per
la valutazione del ciclo economico. In tutte le economie
considerate, i cicli di produzione e PIL sono sincronizzati
e la loro ampiezza coincide. Le fasi espansive e negative
del PIL sono strettamente collegate ai cicli produttivi,
come illustrato dal Grafico 2.
Source: Bloomberg, ETHENEA
Grafico 2: PIL USA e cicli produttivi
Il Grafico 3 presenta le principali conclusioni della nostra
analisi:

Source: Bloomberg, ETHENEA
Grafico 1: deindustrializzazione negli USA
Se oggi osserviamo il PIL di una serie di economie
sviluppate, la quota del manifatturiero va dal 18 % al 23 %

La prima colonna (quota della produzione nel
PIL) illustra l’importanza del settore
manifatturiero nel PIL. Non sorprende certo che
siano i maggiori esportatori di prodotti finiti,
Germania, Svizzera e Giappone, a riportare i
valori più alti.
La seconda colonna (correlazione tra PIL e settore
manifatturiero) dimostra il forte legame tra PIL e
produzione. Non soltanto la correlazione tra le
due serie è elevata, ma i due indicatori hanno gli
Di solito l’attività economica è ripartita in tre settori, con il secondario che include il manifatturiero e l’edilizia. Ai fini della nostra
analisi il settore secondario è suddiviso in due attività distinte.
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Di solito l’attività economica è ripartita in tre settori, con il secondario che include il manifatturiero e l’edilizia. Ai fini della nostra
analisi il settore secondario è suddiviso in due attività distinte.
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2 dicembre 2015 · Pagina 2
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

stessi punti di svolta ciclici. Il settore
manifatturiero è relativamente contenuto rispetto
all’economia nel suo complesso, ma rimane
ciononostante un rilevante fattore di oscillazione.
La terza colonna (correlazione tra i cicli produttivi
nel paese dato e negli Stati Uniti) indica
fondamentalmente l’esistenza di un ciclo
produttivo globale, seguito più o meno da vicino
da tutte le economie, ad eccezione della Spagna.
Durante le recessioni la correlazione cresce, il che
dimostra che il ciclo produttivo è un canale di
trasmissione potente nei periodi difficili.
La quarta e quinta colonna offrono una stima
dell’effetto di un punto percentuale (pp) di crescita
del settore manifatturiero sulla crescita del PIL
(elasticità) su tutto il campione (colonna 4) e negli
ultimi cinque anni (colonna 5). Queste serie
conducono a due conclusioni chiave:
1. un punto percentuale di crescita del
settore manifatturiero contribuisce per un
quarto fino ad un terzo di punto
percentuale di crescita del PIL.
2. Nonostante la deindustrializzazione,
l’effetto della produzione sul PIL
sostanzialmente non è cambiato. Per il
Regno Unito, addirittura, l’effetto è più
pronunciato attualmente che in passato.
La sesta colonna fornisce una stima della crescita
del PIL in caso di attività manifatturiera debole.
Senza il contributo positivo del settore
manifatturiero, la crescita del PIL dovrebbe
raggiungere in media lo 0,9 % in Germania e il 2 %
negli Stati Uniti: ciò significa che in caso di
contrazione dell’attività produttiva la crescita del
PIL USA è più robusta rispetto a quella tedesca.
In base ai risultati, continuiamo a considerare gli sviluppi nel
settore manifatturiero un indicatore faro per la crescita del
PIL, poiché permettono di individuare i punti di svolta in un
ciclo economico. Gli indicatori anticipatori dell’industria,
come i noti indici Pmi, offrono informazioni puntuali e di
qualità sullo stato di un ciclo economico. La debole ripresa
osservata in seguito alla Crisi Finanziaria Globale può
dunque essere parzialmente spiegata dalla ripresa modesta nel
settore manifatturiero, che ha avuto come conseguenza una
scarsità di investimenti. Specularmente, un’accelerazione
1 September
2014potrebbe
• Page 2 materializzarsi soltanto se
sostenibile
della crescita
il ciclo produttivo riprende slancio. Non dimentichiamo che
la Germania e la zona euro nel suo complesso sono più
sensibili ai cicli produttivi rispetto all’economia statunitense.
Resta da capire perché l’attività manifatturiera stia ancora
influenzando il ciclo economico in maniera così rilevante.
Non ci risulta che sia stata sviluppata alcuna ricerca su questo
tema. La mancanza di dati è parzialmente responsabile per le
difficoltà nel valutare l’impatto di agricoltura e attività
minerarie, costruzione, manifatturiero e servizi sul ciclo
economico. Storicamente la produzione industriale, che
racchiude il settore manifatturiero e l’edilizia, è stata
monitorata attentamente, essendo più semplice da misurare
rispetto ai servizi. Inoltre, nel periodo della guerra fredda, la
capacità industriale di un’economia era anche il sinonimo
della potenza militare del paese. Di conseguenza, tutti i paesi
Elasticity of
Correlation
Full sample manufacturing
between
elasticity of
production
Implied GDP
Correlation
manufacturing manufacturing
growth on
growth when
Share of
between GDP cycles in the
production
GDP in the
manufacturing Sample
manufacturing
and
given country
growth on
last
production is
start
within GDP
manufacturing
and the US
GDP
5 years
flat
date
Eurozone
16.3%
0.87
0.66
0.31
0.26
1.1%
1996
France
10.0%
0.80
0.52
0.26
0.22
1.7%
1981
Germany
22.5%
0.88
0.69
0.34
0.35
0.9%
1992
Italy
15.6%
0.88
0.66
0.33
0.28
0.7%
1997
Japan
18.4%
0.86
0.43
0.24
0.24
0.8%
1995
Spain
13.2%
0.69
0.17
0.29
0.16
2.2%
1996
Switzerland
19.8%
0.90
0.51
0.30
0.33
1.2%
2005
UK
10.3%
0.77
0.67
0.39
0.45
2.0%
1956
USA
12.0%
0.88
1.00
0.36
0.29
2.0%
1948
Source: ETHENEA
Grafico 3: attività manifatturiera e ciclo economico
2 dicembre 2015 · Pagina 3
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sviluppati hanno statistiche relative alla produzione
industriale mentre non ne hanno per i servizi.
Il fatto che l’attività manifatturiera si riveli quasi una
cartina di tornasole del ciclo economico è dovuto a
diversi fattori. In primo luogo, le attività manifatturiere
sono ben più importanti di quanto suggerito dalle
statistiche. Per decenni il rapido progresso tecnologico
ha spinto i lavoratori dall’industria verso il settore
terziario. La manifattura tuttavia non ha cessato di
crescere, con la necessità di nuove abilità che rendessero
possibile il progresso tecnologico. La domanda di
ingegneri, ricercatori, programmatori di software, tra le
altre figure al servizio dell’industria, cresce rapidamente.
Poiché al settore industriale forniscono servizi, sono
classificati come impiegati del settore terziario. Per farla
breve, esistono servizi forniti direttamente e
specificamente alle attività di base del settore
manifatturiero che non sono dovutamente considerati
dalle statistiche.
Inoltre, il PIL non misura l’attività economica allo stesso
modo in cui lo fa la produzione industriale, poiché
misura soltanto il valore aggiunto. Prendiamo l’esempio
di una fabbrica di automobili: le statistiche di
produzione industriale indicano il numero di auto
prodotte in un anno, ad esempio, mentre il PIL riporta il
valore aggiunto di queste auto, che corrisponde al valore
delle stesse meno il valore dei beni intermedi usati nella
produzione. Il PIL è dunque equivalente alla produzione
lorda meno i fattori produttivi intermedi. La differenza è
sostanziale: secondo il Bureau of Economic Analysis1, il
PIL USA ha raggiunto 17,3 bilioni di USD in termini
reali nel 2014, mentre la produzione lorda era quasi il
doppio, con 31 bilioni. In termini di PIL, il settore
manifatturiero rappresenta soltanto il 12 %, mentre sulla
produzione lorda è una fetta del 20 %.
In secondo luogo, la spesa per investimenti (capex)
dell’industria manifatturiera ha un impatto forte sulla
componente di investimento del PIL. Questa
componente minuscola e volatile è uno dei volani del
ciclo economico. Sul legame tra gli investimenti e il
ciclo economico non manca la letteratura che sostiene la
tesi per cui l’investimento è un fattore decisivo per
l’espansione o la recessione dell’economia. Una delle
ragioni spesso menzionate per la ripresa debole postcrisi finanziaria globale è proprio la mancanza di
investimenti. Le banche centrali, dal canto loro, fissano
condizioni di politica monetaria e abbassano i tassi di
interesse nei periodi di ribasso, con l’obiettivo di rendere
più attraenti i costi di investimento per le industrie e
rilanciare così il ciclo dell’investimento e del credito.
In terzo luogo, l’impatto del settore dei servizi sul ciclo
economico non è proporzionale alla sua grandezza. Un
motivo potrebbe essere dato dal fatto che il terziario è un
gruppo ampio e diversificato, che comprende attività che
spaziano dai trasporti all’istruzione, dalla sanità al tempo
libero fino ai servizi finanziari, e l’elenco non è
esaustivo. A causa di questa loro diversità, i cicli sono
meno rilevanti sul settore nel suo insieme, proprio come
accade in un portafoglio ben diversificato. Mentre alcuni
di questi servizi sono legati direttamente o
indirettamente alle industrie manifatturiere, altri, come
l’istruzione e la sanità, seguono cicli propri che non sono
necessariamente sincronizzati ai cicli produttivi.
L’impatto del settore manifatturiero sui cicli economici
delle economie sviluppate non sembra essere stato
indebolito da decenni di deindustrializzazione. La
ripresa globalmente debole del settore dopo l’ultima
grande crisi può spiegare in parte la debole crescita del
PIL e l’assenza di un nuovo ciclo d’investimento. Ne
concludiamo che le economie sviluppate restano
sensibili al ciclo produttivo e in questo ambito la Cina ha
un ruolo non da poco. Le dimensioni non sono l’unica
cosa che conta.
Yves Longchamp, CFA
Head of Research
ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG
Correlation
Full
between
elas
Correlation
manufacturing manu
Share importanti
of
between
GDP cycles
prod
2 Il Bureau of Economic Analysis (BEA) è un’agenzia del Ministero del Commercio statunitense che fornisce
statistiche economiche,
tra cui in
il the
manufacturing
and
given country
gro
PIL degli Stati Uniti. Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Bureau_of_Economic_Analysis
within GDP
manufacturing
and the US
G
Nota: Nell’investire in un fondo esiste il rischio di minusvalenze e perdite valutarie, proprio come quando si investe in titoli e in altri beni comparabili. Ne consegue che i prezzi delle quote di fondi e
Eurozone
16.3%
0.87vincolanti per l’acquisizione
0.66di
0
l’ammontare dei proventi oscillano e non possono essere garantiti. I costi degli investimenti in fondi condizionano
l’effettiva performance
degli stessi. Le uniche condizioni
quote sono costituite dalla documentazione di vendita prevista dalla legge. Tutte le informazioni qui riportate
servono unicamente a descrivere
il prodotto, non rappresentano
France
10.0%
0.80alcuna consulenza in materia
0.52di
0
investimenti e non comportano alcuna proposta di contratti di consulenza, di accesso alle informazioni o per la vendita/l’acquisto di titoli. Il contenuto è stato approfondito, raccolto e verificato
Germany
22.5%
0.88
0.69
0
accuratamente. Si declina ogni responsabilità per la correttezza, la completezza o l’esattezza dello stesso. Munsbach, 02.12.2015.
Italy
15.6%
0.88
0.66
0
2 Il Bureau of Economic Analysis (BEA) è un’agenzia del Ministero del Commercio
Japan
statunitense che fornisce
18.4%importanti statistiche
0.86economiche, tra 0.43
cui il
0
PIL degli Stati Uniti. Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Bureau_of_Economic_Analysis
Spain
13.2%
0.69
0.17
0
NB: Investing in an investment fund, as with any investment in securities and similar assets, involves a risk of a decrease in price/value. The implication of this is that share prices and the amount of returns
Switzerland
19.8%
0.90 for share purchasing.
0.51All
0
would decrease, and therefore cannot be guaranteed. Costs of investment affect the actual returns on investment.
The legally stipulated
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or information or a solicitation
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10.3%
0.67
0
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USA
12.0%
0.88
1.00
0
Munsbach, 2 December 2015.
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