RICERCA Diabete e tumori L’insulina, chiave di volta che collega malattie lontane Analizzando i fattori che facilitano la crescita tumorale i ricercatori hanno scoperto che l’insulina (e livelli elevati di zucchero nel sangue) mantengono un ambiente favorevole al cancro a cura di AGNESE CODIGNOLA uando, nel 1923, il premio Nobel per la medicina fu assegnato a Frederick Banting e a Charles Best per la scoperta dell’insulina e delle sue funzioni, nessuno avrebbe potuto immaginare che quasi un secolo dopo l’ormone avrebbe vissuto una sorta di seconda giovinezza e sarebbe stato associato a una malattia apparentemente così lontana dal diabete: il cancro. Eppure ormai da qualche anno l’insulina e i suoi squilibri – primo tra tutti il diabete – ha assunto un ruolo sempre più centrale nell’analisi dei fattori che predispongono ai tumori e nel sostentamento alla proliferazione incontrollata, in un processo molto complicato che i ricercatori stanno iniziando solo ora a comprendere nel suo insieme. Q IL NEMICO È L’INFIAMMAZIONE Le prime indicazioni sono state di tipo epidemiologico: ci si è accorti che l’incidenza di molti tumori era più alta della media nelle persone con diabete di tipo II, soprattutto se associato all’obesità (condizione nella quale i valori di insulina sono di solito alti) e che chi, tra i diabetici, si ammalava di tumore, aveva una prognosi peggiore rispetto ad altre persone simili per età, sesso e tipo di cancro, ma senza diabete. Altri indizi, poi, arrivavano dai laboratori, perché si era capito che non era possibile far crescere le cellule tumorali in vitro senza aggiungere alle soluzioni di coltura l’insulina e altri fattori a lei collegati come l’Insulin-like Growth 16 | FONDAMENTALE | APRILE 2012 Factor 1 o IGF-1. Diversi gruppi di ricerca hanno quindi deciso che era giunto il momento di vederci più chiaro, e hanno iniziato così a considerare l’insulina sotto una luce diversa. “Il messaggio fondamentale è che oggi si è capito che diabete, tumori e anche malattie cardiovascolari possono avere delle cause in comune insite nello stile di vita moderno, con tutte le sue distorsioni” spiega Riccardo Vigneri, docente di endocrinologia e direttore della Scuola di specializzazione in endocrinologia dell’Università di Catania, autore di diversi studi sull’argomento, finanziati da AIRC. “Vita sedentaria, alimentazione scorretta, scarsa attività fisica e fumo sono tutti fattori che influenzano il rischio di sviluppare malattie cronico-degenerative, con meccanismi che prevedono per alcuni passaggi fondamentali comuni. Il principale è forse l’infiammazione, che si instaura per tutte queste cause e che aumenta sensibilmente tutti gli indici di rischio. Per quanto riguarda poi i rapporti tra tumori e diabete, nello specifico, la situazione inizia a essere più chiara, anche se restano molti punti da spiegare”. IN VITRO E IN VIVO Il fatto che il rischio oncologico sia più elevato nei diabetici potrebbe avere diverse cause. Chiarisce ancora Vigneri: “I dati ottenuti da studi in vitro suggeriscono che l’insulina, di per sé, sia un fattore che alimenta la proliferazione delle cellule cancerose: se da qualche parte nell’organi- In questo articolo: diabete insulina fattori di rischio smo c’è un tumore anche piccolo, silente, che cresce poco, ma inizia a essere immerso in un microambiente ricco di insulina, può accadere che la sua natura cambi e che esso inizi a crescere ed essere sostenuto nella sua proliferazione, trasformandosi in qualcosa di più pericoloso”. Questo, tra l’altro, spiegherebbe alcuni dati molto discussi nella comunità scientifica secondo i quali alcune forme di insulina a rilascio ritardato per diabetici sembrerebbero associate a un ulteriore aumento del rischio oncologico nelle s p e rimentazioni in vitro. “È giusto dirlo perché a questi studi è stato dato molto risalto sulla stampa, ma è bene non confondere le cose” sottolinea con forza Vigneri. “Tutte le linee guida affermano che è indispensabile curare bene il diabete e che in alcuni casi le insuline a rilascio ritardato funzionano meglio di quelle tradizionali. Il fatto che ci siano dei sospetti è oggetto di diversi studi ma il rischio derivante dalle complicanze del diabete resta comunque molto più elevato e immediato, e va combattuto c o n tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione incluse, se necessario, le insuline a lento rilascio". UN CIRCOLO VIZIOSO L’azione di stimolo alla crescita delle cellule dovuta all’insulina non è l’unica che lega diabete e cancro. Spiega ancora l’esperto: “Quando si instaura un diabete, tutto l’organismo ne risente ed è dimostrato che l’iperglicemia altera il sistema immunitario, indebolendo le sue capacità di reazione di fronte a un tumore in crescita”. Vi sono poi delle specificità d’organo: è noto che tra i diabetici c’è un tasso di tumori epatici che è fino a tre volte quello del resto della popolazione, e di tumori del pancreas che è doppio. Nel caso del fegato, tuttavia, si tratta anche di conseguenze indirette della malattia. Sottolinea Vigneri: “Chi ha un diabete è più esposto al virus dell’epatite che, come è noto, può avviare la cirrosi e quindi il tumore. In più chi ha il diabete è spesso obeso e l’obesità provoca la steatosi epatica, anch’essa primo passo verso la cirrosi e poi una degenerazione in senso tumorale. Le malattie tipiche del benessere sono insomma collegate tra di loro, e poiché sono causate dallo stile di vita non bisogna mai dimenticare la prevenzione, che si attua conducendo una vita attiva, evitando abitudini pessime quali il fumo, tenendo sotto controllo il peso e adottando una dieta equilibrata. E, se ci si ammala, non bisogna mai trascurare il controllo scrupoloso della glicemia, che si ottiene con uno stile di vita adeguato e con le giuste terapie”. Diabete, tumori e malattie cardiovascolari hanno basi comuni LA METFORMINA È UN VECCHIO ANTIDIABETICO UN FARMACO PREVENTIVO stato uno dei primi antidiabetici orali a essere introdotto in clinica, e per questo è da tempo fuori brevetto, costa pochissimo ed è molto conosciuto, essendo stato utilizzato da milioni di pazienti in tutto il mondo per molti anni. La metformina potrebbe però diventare presto qualcosa di molto di più: una molecola che previene il cancro. Anche in questo caso, le prime osservazioni sono state epidemiologiche: si è cioè osservato, su grandi numeri di pazienti, che coloro che la assumevano avevano un abbassamento piuttosto netto del rischio di sviluppare un tumore. Ci si è chiesti quindi il motivo di tutto ciò, e lo si è individuato in un’azione specifica che questo farmaco – ma non altri – esercita contro una proteina molto importante per il cancro, chiamata chinasi AMP, che regola il dispendio energetico della cellula, e senza la quale la proliferazione (che richiede moltissima energia) non può procedere. Recentemente, poi, uno studio pubblicato su Cancer Prevention Research dai ricercatori della McGill University di Montreal ha indicato un’ulteriore azione: quella di inibitore della produzione di radicali liberi, molecole molto reattive e dannose per il DNA che si generano sempre durante l'infiammazione tipica del diabete e del cancro. Dal punto di vista clinico, quindi, la metformina assolve a più funzioni contemporaneamente: fa diminuire le cellule maligne, previene il diabete e le malattie cardiovascolari a esso collegate, fa calare il grasso addominale (fattore di rischio per le stesse malattie del cuore e dei vasi) e il colesterolo cosiddetto cattivo, e abbassa l'infiammazione generalizzata tipica della sindrome metabolica, anticamera del diabete. Il tutto a costi molto più bassi rispetto a quelli delle terapie più innovative. Ecco perché sono già in corso sperimentazioni cliniche del farmaco come agente preventivo anche in non diabetici o come cura per il cancro, in aggiunta alla chemioterapia. È presto per dire se diventerà una molecola importante per la prevenzione farmacologica del cancro, ma i presupposti autorizzano a esplorare fino in fondo questa ipotesi. È