VIAGGIO NELLA MENTE DI UN UOMO

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VIAGGIO NELLA MENTE DI UN UOMO
Nel Museo della Mente abbiamo fatto un percorso di come la mente umana tende ad escludere. Appena entrati ci siamo
trovati davanti ad un muro nel quale si vedevano una serie di corpi che si lanciano contro la superficie di un muro
trasparente e la impattano violentemente. Questa azione sottolinea la gravità della violenza subita. Abbiamo visto la
stanza di Ames dove si vedeva il cambio di statura delle persone e ci hanno spiegato che noi guardiamo le cose a volte
diverse da come sono. La mente umana trasforma sempre quello che vedono gli occhi. Essa interpreta e non guarda. La
mente non è il cervello cioè lo strumento attraverso il quale noi agiamo come esseri umani; essa in realtà è un ''non
luogo''. Tutti mettono nella propria vita l'esperienza che a sua volta la condiziona . UN esempio è che noi vediamo la luna
a volte vicina e a volte lontana perché in quel momento noi abbiamo voluto vederla così. Quindi quest'esperienza ci
insegna che vediamo la luna più grande rispetto a qualcos'altro. La mente umana guarda secondo l'esperienza e
l’interesse. Più cose impariamo e più ci facciamo delle domande. In seguito abbiamo visto diversi modi del sentire, ci
hanno parlato dell’identità dove di conseguenza se io perdo la memoria perdo l’identità; si perde quindi l’attività
funzionale della mente e perdi la conoscenza di te stesso. Poi abbiamo visto il luogo dei ritratti nel quale i pazienti
entrando nel manicomio venivano fotografati con il nome riportato accanto su una lavagnetta. Abbiamo visto il tavolo che
diventa una specie di emettitore sonoro nel quale i pazienti udivano le voci con la testa tra le mani ed infine abbiamo
sentito delle testimonianze di infermieri che lavoravano nel manicomio e anche dei pazienti. Tra i quali vi era Alberto
Paolini che fu abbandonato dalla nascita e vissuto in un orfanotrofio. La mancanza affettiva porta ad un piccolo ritardo
cognitivo ed è per questo motivo che all’età di 7 anni è stato rinchiuso in manicomio ed è restato per 60 anni. Quando il
manicomio chiuse a causa della Legge Basaglia lui è stato l’ultimo ad andarsene.
Brisilda Teshaj 3sb
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