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La Sicilia nella storia: Greci
Inviato da Paolo Sanzeri
Nel 735 a.C., provenienti dalla Calcidica, i Greci sbarcarono sotto Taormina fondando Naxos: fu l’inizio della
colonizzazione. C’è chi sostiene che erano arrivati prima a Zancle, l’odierna Messina, nel 756 a.C.; ma
comunque si irradiarono con notevole acume strategico-geografico. Da immigrati e conquistatori divennero
“siciliani”: fondarono Siracusa (733 a.C.), Gela (688 a.C.) e poi Akragas (581 a.C.), insediandosi in
promontori peninsulari con grandi porti naturali di spiagge sabbiose e fiumi navigabili in prossimità della foce (Naxos,
Megera Iblaea, Siracusa, Zancle-Messina, Gela, Selinunte, Eraclea Minoa). I luoghi prescelti sia dai Fenici che dai Greci
per gli insediamenti stabili erano quasi sempre già abitati almeno dall’età del ferro, siti che permettevano una
navigazione sotto costa da un sito all’altro nell’arco di una sola giornata già a partire dai primi arrivi di età
minoico-micemea che precedettero i Fenici e gli stessi Greci (corinzi, rodii, euboici). Ma lo spirito
dell’insediamento stabile delle due culture era diverso: i fenici fondavano solo empori per i loro commerci con gli
indigeni con i quali intrattenevano pacifici rapporti; i greci cercavano fertili territori agricoli da conquistare per rifornire di
derrate alimentari le città di provenienza, ubicate in aree montuose adeguate alla pastorizia e prive di sufficienti terreni
coltivabili. La necessità di incrementare il rifornimento delle derrate agricole permetterà una organizzazione capillare ai fini
agricoli dell’agro della chora, mediante la realizzazione di piccole fattorie che formeranno un sistema che, tra
distruzioni e ricostruzioni, attraverserà pressoché indenne l’età romana, la bizantina, l’islamica e la
medievale (casali). Iniziarono le lotte per l’egemonia. Il processo di ellenizzazione della Sicilia accelerò le ambizioni
delle popolazioni le quali, in un più armonico rapporto con il territorio, edificarono imperiture testimonianze del loro modo
di essere, teatri e templi. Nasceranno così i complessi templari, le acropoli, che a Selinunte dominano la città, il mare e la
campagna e che dominavano anche le città di Siracusa, Himera, Gela e tutte le altre città a volte non greche, per finire con
il massimo dei sistemi connotanti la “più bella città dei viventi”, la greca Akragas (Agrigento), dove la città è
costruita su un alto pianoro circondato da un orlo di alte rupi che la sovrastano e la difendevano lungo i lati nord, est e
sud, rupi naturali dove in fila indiana sono posti i templi delle divinità tutelari della sua potenza e della sua leggendaria
prosperità.Tali città divennero potenze mediterranee che non potevano non entrare
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