Tesi di Laurea – Studio Gabbiano reale

CAP.1 – INTRODUZIONE
La presente tesi è focalizzata sul gabbiano reale (Larus michahellis), che negli
ultimi trent’anni ha conosciuto una notevole espansione numerica e d’areale
colonizzando molti nuovi siti costieri.
Va sottolineato come detto fenomeno di incremento di questa specie opportunista
sia sempre più evidente per impatto negativo sugli ecosistemi (competizione con o
predazione di specie di maggior pregio naturalistico, selezione di essenze vegetali
nitrofile di minor valore ecologico/scientifico a seguito dell’accumulo di guano
nelle colonie riproduttive) e sulle attività antropiche (predazione di pesci di valore
commerciale, problemi igienici dovuti alla frequentazione di discariche a cielo
aperto di rifiuti solidi urbani ed alla nidificazione nei centri abitati).
E’ pertanto più che legittima la preoccupazione per la presenza sul proprio territorio
di coppie nidificanti di L. michahellis (Galli, 2007).
Il presente elaborato si propone quindi di fornire le informazioni utili ad un migliore
approccio alla gestione della specie e delle problematiche ad essa legate, a partire
dalle necessarie conoscenze sulla biologia della specie per arrivare ai possibili
sistemi di allontanamento, deterrenza e controllo.
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1.1 Inquadramento biologico ed ecologico di Larus michahellis
I gabbiani sono uccelli marini che fanno parte della famiglia cosmopolita dei
Laridae, appartenente all’ordine dei Charadriformes. La famiglia comprende circa
45 specie diffuse in tutto il mondo, ma la maggior parte vive nelle zone fredde
dell’emisfero Nord (Fasola, 1988).
In Italia è presente in particolare L. michahellis, che è la specie vicariante del Larus
argentatus nel bacino del Mediterraneo e nel medio Atlantico. La separazione come
specie del gabbiano reale “mediterraneo”, del gabbiano reale nordico e del gabbiano
reale pontico (Larus cachinnans) è stata dimostrata da studi genetici (Olsen e
Larsson, 2004). Il L. michahellis appare complessivamente simile a L. argentatus,
L. cachinnans ed in certi casi a L. fuscus (Brichetti e Fracasso, 2006).
Rispetto al L. argentatus, L. michahellis appare più robusto soprattutto
anteriormente, con capo più squadrato, collo più largo, becco più massiccio,
nettamente ingrossato e incurvato all’apice; mostra un petto più sporgente, mentre
posteriormente è più slanciato (quasi come L. fuscus), con ali più lunghe, con uno
“scalino” meno accentuato tra terziarie e primarie e con queste ultime che sporgono
di più oltre le timoniere. Leggermente più alto sulle zampe, L. michahellis ha un
maggior tratto di tibia visibile oltre le penne. In volo L. michahellis appare meno
agile e più potente dei congeneri di minor dimensioni, con battuta profonda e
traiettoria generalmente rettilinea (Brichetti e Fracasso, 2006).
L. michahellis può essere considerato il laride più diffuso tra quelli che occupano
stabilmente l’area mediterranea (Carrera, 1987). È anche la specie di maggiori
dimensioni: l’individuo adulto raggiunge una lunghezza di 52-58 cm e apertura
alare di 120-140 cm; il peso corporeo è di 1010-1390 grammi nel maschio e di 8101080 grammi nella femmina (Brichetti e Fracasso, 2006).
Sono assenti diversità nel piumaggio tra i sessi. Il piumaggio nell’adulto risulta
candido nelle zone del capo, collo, parti inferiori, groppone e coda, mentre il dorso
e gran parte della superficie superiore dell’ala è di un colore grigio argentato. Le
remiganti primarie presentano l’estremità bianca e nera ben visibile soprattutto
quando l’animale è in volo (Fig.1).
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Fig. 1- L. michahellis che spicca il volo.
L’iride appare gialla, sfumata di grigiastro, l’anello palpebrale risulta rosso scuro o
aranciato. Il becco è robusto e massiccio, leggermente incurvato verso il basso, con
una tacca rossa sulla gonide che appare più intensa durante il periodo riproduttivo e
verso la quale i pulcini dirigono in modo innato la baccata (Tinbergen, 1962). Le
zampe sono anch’esse robuste e di colore giallo brillante (Fig.2).
Fig.2 –Esemplare adulto di L. michahellis
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Il piumaggio del giovane è notevolmente diverso rispetto a quello dell’adulto. Nel
primo anno di età si presenta di colore bruno, più chiaro su dorso e ali, più scuro su
coda e remiganti, con striature sul petto, sul dorso e sul capo. La coda presenta una
barra terminale bruna; il becco è di colore scuro uniforme, le zampe sono rosate con
sfumature bruno grigiastre. Gli immaturi del secondo e terzo anno presentano una
pigmentazione di becco, zampe e piumaggio che tende via via a quella definitiva
(Fig.3), finché al quarto inverno l’individuo acquista l’abito tipico dell’animale
sessualmente maturo (Brichetti e Fracasso, 2006).
Fig.3 – Individui adulti ed immaturi
Il gabbiano reale compie due mute durante l’anno, una parziale in primavera (prenuziale) ed una completa nella tarda estate (post-nuziale). La muta primaverile
comporta il ricambio delle piume del capo e del collo, la muta post-nuziale è più
completa e richiede un notevole dispendio energetico, sia per la quantità di
aminoacidi richiesti per formare la cheratina, sia perché l’omeotermia viene
temporaneamente alterata a causa della mancanza di piume, sia infine perché il volo
risulta più difficoltoso quando sono in muta le penne delle ali e della coda (Carrera,
1987).
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1.1.1 BIOLOGIA RIPRODUTTIVA
L’occupazione dei siti riproduttivi avviene a partire da ottobre e più marcatamente
tra novembre e febbraio, e la nidificazione tra marzo e giugno (Olsen e Larsson,
2004). Il nido è costruito sul terreno, con materiale secco di origine vegetale e/o con
altri materiali, di origine animale (ossa e penne) o artificiale (materiale plastico,
pietre, ecc). Il gabbiano reale sceglie materiali che attirano la sua curiosità (Carrera,
1987; Borgo et al., 1991; Borgo & Spanò, 1994).
Il gabbiano reale nidifica prevalentemente in ambiente costiero, tanto su falesie,
pendii o pianori rocciosi soprattutto di piccole isole, quanto tra le dune o al margine
di lagune e valli da pesca, di solito tra vegetazione bassa e non troppo densa, e
possibilmente al riparo da maree e predatori. Solo occasionalmente nidifica presso
corpi d’acqua profondamente all’interno e localmente in campi coltivati o su edifici
di centri urbani (Brichetti e Fracasso, 2006).
Le uova hanno colore verdastro o bruno chiaro e sono macchiate di marrone scuro
(Fig.4); solitamente ne vengono deposte 2-3, incubate per 25-27 giorni. Se la prima
cova è distrutta i partners possono deporne un’altra di sostituzione. Dopo la
formazione della coppia, è frequente che il maschio nutra la femmina (Fasola,
1988).
Fig. 4-Nido di L. michahellis contenente tre uova
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I piccoli sono semi-precoci: alla nascita sono già coperti di piumino e si disperdono
attorno al nido subito dopo la schiusa delle uova. A 40 giorni d’età i piccoli sono in
grado di volare; una volta emancipati dai genitori, si disperdono in gran parte verso
latitudini più settentrionali, per tornare alle colonie di origine dopo 3-5 anni dalla
nascita quando sono in grado di riprodursi.
La durata media della vita di un adulto è di 10-15 anni (Dinetti, 2007), la
sopravvivenza degli adulti è del 90% e quella dei giovani di un anno del 70-80%.
La longevità massima riscontrata in natura grazie al ritrovamento di un soggetto
inanellato di gabbiano reale nordico è pari a 31 anni e 11 mesi; un gabbiano reale
americano è stato trovato morto dopo 36 anni (Staav, 1998).
L’areale riproduttivo è prevalentemente circoscritto a gran parte delle coste del
Mediterraneo ed a quelle meridionali del Mar Nero, ma recentemente si è esteso
anche a quelle atlantiche tra il Marocco e la Bretagna (Brichetti e Fracasso, 2006),
dove risulta essere ancora in espansione, oltre a piccoli nuclei per ora isolati in
Europa centrale. Si riproduce quasi sempre in colonie, di solito non molto addensate
e che possono raggiungere le diverse centinaia di coppie, occasionalmente anche
isolatamente, non raramente mescolandosi ad altri uccelli acquatici (soprattutto
Sterna hirundo), sebbene nelle colonie maggiori vengano esclusi almeno gli altri
laridi. Durante tutto l’anno L. michahellis è in genere spiccatamente gregario e solo
occasionalmente solitario.
Il gregarismo dà ottimi risultati per la sopravvivenza della specie: innanzitutto la
simultanea presenza di molte coppie facilita l’individuazione di possibili pericoli e
la messa in atto di meccanismi di allarme e di difesa (come il mobbing). Inoltre i
predatori tendono a prelevare uova o pulcini da nidi posti alla periferia della
colonia, dove i loro attacchi hanno maggior successo. Questo assicura protezione al
centro in cui sono solitamente presenti individui con esperienza e meglio adattati, ai
quali è così assicurato un maggior successo riproduttivo. Anche la sincronizzazione
delle deposizioni assicura un più basso tasso di mortalità infantile (Carrera, 1987).
L’apprendimento da parte dei piccoli risulta inoltre facilitato grazie alla
comunicazione rapida e semplice permessa dalla vita di gruppo (De Benedetti &
Barbieri, 1986). Tuttavia, in alcuni casi, si sono verificati episodi di aggressività
intraspecifica, quando la densità di popolazione è alta e la distanza fra i nidi ridotta
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(Benussi et al., 1994): gli stessi gabbiani possono nutrirsi della uova ed addirittura
dei piccoli di un nido incustodito (Tinbergen & Falkus, 1976).
Il sistema di accoppiamento è di tipo monogamo e la cura della prole è a carico di
entrambi i partners (Fig.5). L. michahellis è una specie in larga parte sedentaria,
anche se non mancano notevoli movimenti estivo-autunnali verso l’entroterra e le
coste dell’Europa centrale ed occidentale; qui in parte svernano anche se i
contingenti più numerosi trascorrono l’inverno entro il Mediterraneo.
Fig.5 – Coppia di L. michahellis con pulli sulla falesia antistante l’Isola di Bergeggi
1.1.2 HABITAT E ALIMENTAZIONE
Il gabbiano reale è una tra le specie di laridi più adattabili, in grado di affrancarsi
notevolmente dall’ambiente marino, inoltrandosi nell’entroterra, risalendo i fiumi e
sfruttando gli ambienti urbani e quelli antropizzati e degradati (in particolare le
discariche di rifiuti solidi urbani, ed i campi coltivati e lavorati). Le doti di grande
volatore ne consentono un’ampia mobilità (Fig.6), e ciò permette di utilizzare
risorse ubicate fino a 18-25 km dalla colonia (fino a circa 100 km per le colonie
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dell’arcipelago toscano, come dimostrato da ricerche svolte tramite l’osservazione
di individui contrassegnati con anelli colorati), e di compiere, in ogni stagione
dell’anno, decine di km al giorno tra i siti di riposo e quelli di alimentazione
(Dinetti, 2007).
Fig.6-Mappa dell’area di studio che indica le distanze percorse da L. michahellis
Il regime alimentare del gabbiano reale è molto vario, risultato di un
comportamento spiccatamente opportunista, anche se prevalentemente di tipo
animale e comprendente soprattutto pesci, uova, nidiacei e anche giovani d’uccelli,
micro mammiferi, invertebrati acquatici o terrestri, oltre a qualsiasi tipo di resto
organico di origine naturale ma più di recente in gran parte antropica (Brichetti e
Fracasso, 2006).
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1.1.3 DISTRIBUZIONE E CONSISTENZA
Il gabbiano reale è una specie ad ampia distribuzione, presente nell’Europa
meridionale e orientale, dove nidifica soprattutto nelle aree costiere. La stima
complessiva è di 150.000-200.000 coppie secondo Olsen e Larsson (2004), mentre
secondo i dati di BirdLife International (2004) è di 310.000-580.000 coppie. Le
differenze sono dovute alla diversa nomenclatura di riferimento, ed all’area
geografica considerata (in BirdLife International la tassonomia è Larus cachinnans
e viene inclusa anche la Russia).
In alcuni paesi come la Francia si è verificato un forte incremento, soprattutto negli
anni ’70-’80 del secolo scorso (Pons, 2005).
La stima della popolazione nidificante in Italia, che era di 24.000-27.000 coppie
all’epoca del Progetto Atlante Italiano (1983-86) (Meschini e Frugis, 1993), oggi è
di 40.000-50.000 coppie (BirdLife International, 2004 ; Olsen e Larsson, 2004). I
dati più aggiornati parlano di una popolazione stimata in 45.000-60.000 coppie, con
trend di incremento ed espansione territoriale con colonizzazione di nuovo habitat,
fluttuazione e decremento locale (Brichetti e Fracasso, 2006). La distribuzione delle
colonie interessa le valli e le lagune dell’alto Adriatico, e qualche decina di coppie
nidifica anche presso il Lago di Garda, il Lago di Como ed il Lago d’Iseo, oltre che
sul Po tra le province di Pavia e Alessandria. L. michahellis nidifica in alcune
località della Liguria, tra cui l’Area Marina Protetta di Bergeggi mentre in Toscana
occupa tutte le isole dell’arcipelago ed alcuni siti costieri. Nel 1983 vennero stimate
8160 coppie nidificanti, pari al 25% della popolazione italiana, mentre attualmente
la consistenza è quasi raddoppiata e pare essersi attestata a 15.000-16.000 coppie
(Arcamone & Leone, 2001, 2002). L’areale italiano si completa con le coste laziali
e le isole pontine, le coste campane fino al Cilento e Ischia, la costa di Maratea, le
coste garganiche, la Sicilia comprese le isole minori, le coste della Sardegna
(Brichetti e Fracasso, 2006).
Nel nostro Paese le popolazioni sono in parte sedentarie, ma al termine del periodo
riproduttivo sino all’inizio dell’inverno si assiste a fenomeni di dispersione di entità
variabile e alla comparsa di individui svernanti, provenienti da altri Paesi del nord
Europa. In Italia la prima nidificazione urbana è stata scoperta a Roma nel 1971
(Pratesi, 1975), e in seguito tali eventi si sono progressivamente estesi ad altre città.
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Importante sottolineare l’appartenenza della colonia di Bergeggi ad una più ampia
metapopolazione tosco-ligure-provenzale per la quale sono noti spostamenti
migratori verso l’Europa centrale anche in alcune migliaia di chilometri (Andreotti
et al., 2004). Questo fatto, unitamente alle strategie trofiche opportunistiche ed alla
adattabilità della specie ne rendono difficile un controllo numerico basato su
strategie d’intervanto locali, benché accuratamente pianificate.
1.2 Problematiche relative a Larus michahellis
Negli anni ’80, vedere un gabbiano reale, anche per mare, era un fatto
estremamente raro e motivo di felicità. Attualmente in Italia il gabbiano reale può
essere considerato una specie “problematica emergente”, sebbene altrove il
“problema gabbiani” non sia recente: nel 1939 in Olanda e nel 1950 negli Stati
Uniti vennero intrapresi programmi per ridurre le popolazioni del gabbiano reale ad
un livello tale da non provocare interferenze con le attività umane (Dinetti, 2007).
Da qualche anno in Italia sono in forte aumento le nidificazioni in ambiente urbano,
dove la specie utilizza i tetti di palazzi e capannoni (Dinetti, 2007).
Bergeggi è Riserva Naturale Regionale, Sito d’Interesse Comunitario (SIC) terrestre
e marino ed Area Marina Protetta. I SIC hanno tra gli scopi istitutivi anche la tutela
degli uccelli.
La geomorfologia della costa del Comune di Bergeggi (falesie carbonatiche
strapiombanti e isola prospiciente) e l’abbondanza di pesci che caratterizza il mare
circostante sono elementi fondamentali per ospitare colonie di uccelli marini
nidificanti.
La scarsità di sentieri e la ridotta presenza dell’uomo (l’isola è disabitata e
l’ingresso è precluso da 2 cancelli nell’unico punto di approdo poiché è privata),
sembrerebbero farne il luogo ideale per la nidificazione del cormorano, delle berte
marine e delle diverse specie di gabbiano. Purtroppo però, L. michahellis ha
precluso la presenza sull’isola e sulla falesia di altre specie che avrebbero arricchito
l’avifauna. Il comportamento opportunista, il gregarismo e la formidabile capacità
di adattamento sono tutte qualità che rendono il gabbiano reale un ottimo
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colonizzatore e che gli danno un vantaggio in termini di competizione
interspecifica.
È comprovato che la presenza di questo laride causi numerose problematiche,
alcune delle quali riscontrate anche a Bergeggi. È di seguito riportato un elenco che
le riassume:
-
Il comportamento aggressivo dei gabbiani reali non consente agli altri
uccelli marini di reimpossessarsi delle scogliere bergeggine per la
nidificazione.
-
L’abbondante guano prodotto tende ad alterare l’assetto vegetazionale
della flora: il raro endemismo savonese della campanula di Savona
(Campanula sabatia), è scomparso, a favore di piante infestanti nitrofile,
come le ortiche, le ferule, ecc.
-
Il gabbiano reale, quando presente in alta concentrazione, è avvertito
come un fastidio dall’uomo poiché imbratta il bucato steso, le autovetture,
gli edifici e manifesta atteggiamenti aggressivi durante la cova delle uova
e lo svezzamento dei pulli nei confronti di chi si avvicina.
-
Le vocalizzazioni del gabbiano reale sono emesse quasi incessantemente;
nelle ore notturne e alle prime luci dell’alba disturbano il sonno dei
cittadini. Inoltre le manifestazioni acustiche diventano intense a partire dal
mese di febbraio fino allo sviluppo dei nidiacei (Pons, 2005).
-
Interazioni (prelievo di rifiuti) presso la discarica ECOSAVONA S.r.l. di
Vado Ligure. Rinveniamo infatti sull’Isola di Bergeggi una notevole
quantità di rifiuti provenienti dalla discarica.
-
Potenziali rischi sanitari per esseri umani e animali domestici, in
particolare dove molti gabbiani frequentano riserve idriche ad uso potabile
(Spaans et al., 1990).
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CAP.2 – AREA DI STUDIO
2.1 Comune di Bergeggi e zone limitrofe
Il Comune di Bergeggi, con i suoi 1.200 abitanti, è uno dei più piccoli comuni
della Riviera Ligure di ponente. In pochi anni, il comune ha raggiunto
prestigiosi riconoscimenti quali la Riserva Naturale Regionale (1985), l’Area
Marina Protetta (2007) ed i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) dei fondali
Noli – Bergeggi, dell’Isola di Bergeggi - Punta Predani, di cui il comune è
l’Ente gestore, e il SIC Rocca dei Corvi – Mao – Mortou, gestito dalla Provincia
di Savona.
2.1.1 AREA MARINA PROTETTA ISOLA DI BERGEGGI
L'Area Marina Protetta (AMP) "Isola di Bergeggi" è stata istituita nel 2007 dal
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con Decreto
Ministeriale del 7 maggio 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana n. 206 del 5 settembre 2007.
La sua istituzione persegue la protezione ambientale dell'area interessata e si
prefigge: “la tutela e la valorizzazione delle caratteristiche naturali, chimiche,
fisiche e della biodiversità marina e costiera, anche attraverso interventi di
recupero ambientale; la promozione dell'educazione ambientale e la diffusione
delle conoscenze degli ambienti marini e costieri dell'Area Marina Protetta,
anche attraverso la realizzazione di programmi didattici e divulgativi; la
realizzazione di programmi di studio, monitoraggio e ricerca scientifica nei
settori delle scienze naturali e della tutela ambientale, al fine di assicurare la
conoscenza sistematica dell'area; la promozione dello sviluppo sostenibile
dell'area, con particolare riguardo alla valorizzazione delle attività
tradizionali, delle culture locali, del turismo ecocompatibile e alla fruizione da
parte delle categorie socialmente sensibili” (Decreto Istitutivo, art.3).
Il Regolamento di Esecuzione ed Organizzazione dell'AMP disciplina le attività
consentite all'interno dell'area.
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Il Decreto Istitutivo, per salvaguardare la biodiversità dell’AMP, ha suddiviso
l’area in tre zone: Zona A, Zona B e Zona C (Fig.7).
Fig. 7- Mappa area di studio. Area rossa: AMP, zona A; area gialla: AMP, zona
B; area azzurra: AMP, zona C.
La zona A (Riserva Integrale) comprende il tratto di mare antistante la costa sud
dell’Isola di Bergeggi. Qui sono consentite le attività di soccorso, sorveglianza e
servizio, la ricerca scientifica autorizzata, le immersioni subacquee guidate
autorizzate.
La zona B (Riserva Generale) comprende il tratto di mare circostante l’Isola di
Bergeggi e il tratto di mare antistante la costa davanti a Punta Predani. Tale
zona è caratterizzata da vincoli meno restrittivi: oltre a quanto consentito nella
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zona A è concessa la balneazione e sono regolamentati la navigazione a vela, a
remi e alle imbarcazioni a motore, fatta eccezione per le moto d'acqua, a
velocità non superiore a cinque nodi, l'ormeggio in zone autorizzate, la pesca
artigianale, la pesca ricreativa, l'accesso alla Grotta di Bergeggi.
La zona C (Riserva Parziale) comprende il residuo tratto di mare all'interno del
perimetro dell’AMP. Sono consentite ulteriori attività quali: la navigazione, ad
eccezione delle moto d'acqua, a velocità non superiore a dieci nodi, l'ancoraggio
in zone autorizzate.
La costa, varia ed articolata, presenta stratificazioni e fessurazioni
inframmezzate da strutture carsiche e rivela alcune delle spiagge più incantevoli
della Liguria quali: la spiaggia di Punta Predani (piccolissima ma dall’acqua
cristallina laddove la roccia incontra il mare) e la spiaggia del Lido delle Sirene.
Si ritrovano numerose falesie come quella di Punta delle Grotte dove si apre la
famosa Grotta Marina, la falesia di Punta del Maiolo che termina con profonde
spaccature e infine la falesia di Punta Predani la quale, attraversata da sistemi di
fratture penetranti e da spessi e numerosi piegamenti, degrada in mare per poi
riaffiorare per ben due volte vicino alla costa.
L’isola, una volta congiunta alla terraferma da un istmo poi coperto da una
sommersione quaternaria, è costituita da dolomie e calcari dolomitici, che
presentano la stessa struttura e direzione di quelli della vicina costa. Il substrato
predominante è rappresentato da una pietraia a elementi grossolani, misti a
pietrisco molto abbondante e fine. Il suolo ha uno spessore costante e sottile e
non è raro che affiori la roccia sottostante. Il calcare dell’isola, generalmente
compatto, risulta arenaceo nella parte superiore; nel versante occidentale
predomina la pelagosite. Anche l’isolotto di Bergeggi, innanzi a Punta del
Maiolo, è delineato da alcune falesie, che passano dall’essere ripide a est
all’essere declive a ovest, circondate inoltre da piattaforme abrasive non solo
sommerse.
A Bergeggi non esiste stazione metereologica e da quanto perviene dalla
stazione costiera di rilevamento più vicina, quella di Savona, la località rientra
nella zona a clima mediterraneo umido (Borgo et al., 1991).
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2.1.2 RISERVA NATURALE REGIONALE DI BERGEGGI
Istituita nel 1985 con la Legge Regionale (L.R.) n. 10 del 27.02.85 e successive
LL.RR. n. 12 del 22.02.1995 e n. 32 del 21.04.1995, la Riserva comprende
l'Isola di Bergeggi e il tratto di costa ad essa prospiciente (superficie 8 ha (0,8
kmq) circa).
L'Isola di Bergeggi è un piccolo cono di roccia calcarea di circa 0,02 Kmq (2 ha
circa) che si erge a circa 260 m dalla terra ferma e che conserva notevoli
testimonianze storiche e archeologiche.
La costa prospiciente è un alternarsi di insenature, brevi promontori e falesie a
strapiombo in cui l'azione del mare ha prodotto grotte di notevole interesse
naturalistico-archeologico.
La principale cavità carsica della costa è la Grotta Marina che costituisce un
ambiente di grande valore naturalistico oltre che per la spettacolarità dei
fenomeni carsici, anche per la varietà di popolamenti biologici presenti.
L'isola e la costa si presentano coperte da specie vegetali pioniere tipiche di
substrati calcarei e da specie arbustive della gariga e della macchia
mediterranea, tra le quali spicca l'Euphorbia dendroides (Sito Internet AMP).
La Campanula sabatia (esclusiva della Liguria occidentale), che era presente in
alcune stazioni sia sull’isola sia sulla costa prospiciente, non è stata più trovata
nel monitoraggio del 2015 (dati AMP).
2.1.3 SITI DI INTERESSE COMUNITARIO (SIC)
I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) sono zone di alto valore ambientale,
individuate sul territorio dalla Regione Liguria con la Legge Regionale (L.R.)
28/2009 e la Delibera Giunta Regionale (D.G.R.) 15/07/2009, secondo i criteri
proposti dalla Direttiva Habitat dell'Unione Europea (Direttiva 92/43 CEE).
A Bergeggi sono stati istituiti un SIC marino (SIC Fondali Noli-Bergeggi;
IT1323271), un SIC costiero (SIC Isola di Bergeggi-Punta Predani; IT1323202)
e un SIC terrestre (SIC Rocca dei Corvi – Mao – Mortou; IT1323203).
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SIC Fondali Noli-Bergeggi
Classificato in 4 subsiti, è caratterizzato da praterie di Posidonia oceanica e da
tratti rocciosi con formazioni a coralligeno. Il subsito più meridionale, antistante
Noli, comprende una prateria di P. oceanica di circa 40 ha (0,4 kmq), che nella
sua parte settentrionale, al confine con Spotorno, si allarga e si avvicina a riva.
Gli altri 2 subsiti comprendono una prateria di P. oceanica che si estende tra
Spotorno e Bergeggi, con una superficie di 80 ha (0,8 kmq). La prateria è
frammentata e presenta vari segni di regressione, probabilmente a causa degli
impatti dovuti al rimaneggiamento della linea di costa nel corso del secolo
scorso.
Nel 2012, su proposta dell’AMP, è stato ampliato il subsito più a levante. La
nuova area, che si estende parallelamente alla linea di costa, oltre l’isola, e
raggiunge il confine con il comune di Spotorno, comprende oggi siti di corallo
rosso (Corallium rubrum), confermati durante un lavoro di ricerca nel 2012.
Dal 2011 l’ente gestore è il Comune di Bergeggi (L.R. n.° 28/2009), (Sito
Internet AMP).
SIC Isola Bergeggi-Punta Predani
E’ un’area costituita da 2 subsiti: uno insulare ed uno costiero, direttamente
antistante.
Sono presenti importanti aspetti di erosione carsica e marina (grotte con reperti
che testimoniano passati bradisismi) su substrato dolomitico.
L'isolotto di Bergeggi presenta una costa rocciosa medio-alta, mentre la zona di
Punta Predani ha un fondovalle solcato da un piccolo rio.
Tra gli habitat presenti, i frammenti di macchia mediterranea con Euphorbia
dendroides e le porzioni estremamente ridotte con Anthyllis barba-jovis, sono
quelli di maggior valore scientifico.
Sulle rupi, soggette agli spruzzi delle onde, non mancano comunità alofitiche.
L'ente gestore del SIC Isola Bergeggi-Punta Predani è il Comune di Bergeggi
(L.R. n.° 28/2009), (Sito Internet AMP).
SIC Rocca dei Corvi – Mao – Mortou
SIC terrestre, situato in parte sulle alture del Comune di Bergeggi e in parte nel
Comune di Spotorno.
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E’ importante per i contrasti floristici e vegetazionali legati alle differenze dei
substrati geologici (tra i quali appaiono fortemente condizionanti i calcari
dolomitici) e delle esposizioni che permettono a breve distanza dal mare e a
quote basse la presenza di frammenti di lande a calluna e di faggeta.
In buono stato di conservazione sono alcuni aspetti di macchia mediterranea e di
sughereta. Le praterie xerofile, localmente ricche di orchidee e i residui di
foreste riparie sono tra gli habitat d'interesse prioritario.
Il sito ha notevole importanza per varietà di habitat, alcuni dei quali
rappresentano esempi in buono stato di conservazione, rari a livello regionale, e
per diverse specie endemiche o rare, come la Campanula sabatia e il Pelodytes
punctatus.
L'ente gestore è la Provincia di Savona (L.R. n.° 28/2009), (Sito Internet AMP).
2.1.4 LA DISCARICA DEL BOSCACCIO
La discarica del Boscaccio si trova in località San Genesio, nel comune di Vado
Ligure (SV) ed occupa una zona collinare a 150-250 m.s.l.m. La discarica ha un
ruolo di scarso impatto urbanistico in quanto, sia le strade di transito che i centri
abitati sono molto lontani da essa (Fig.8).
In precedenza nell’area veniva svolta attività di stoccaggio, non gestito, di rifiuti
urbani. Dal 1992 la discarica è gestita da ECOSAVONA S.r.l. che, nel corso
degli anni, ha trattato quantitativi di rifiuti sempre crescenti, partendo da un
minimo di 30.000 ton/anno fino ad un massimo di 210.000 ton/anno. La massa
di rifiuti ivi conferita presenta un andamento stagionale con picchi nei mesi di
luglio e agosto in concomitanza con l’affluenza turistica. La discarica del
Boscaccio serve 64 comuni della provincia di Savona e rappresenta un ambiente
in continua evoluzione.
17
Fig.8 – La discarica del Boscaccio
Dalla sua originaria connotazione di semplice impianto di abbancamento di
rifiuti solidi urbani ha successivamente assunto sempre più il carattere di sito
industriale che, oltre a gestire il corretto abbancamento di rifiuti non pericolosi e
del loro trattamento preliminare si occupa anche di operazioni di recupero
materiali: attività di recupero R1, per l’utilizzo a fini energetici del gas di
discarica; attività di recupero R5, per il riciclo e recupero di materiali idonei a
sostituire e/o integrare materie prime o, comunque, maggiormente pregiate che
vengono utilizzate nella gestione e costruzione della discarica (ricoperture
giornaliere, sottofondi stradali, arginelli di contenimento, ecc.); attività di
recupero R10, per l’effettuazione della copertura definitiva della discarica e,
infine, attività di recupero R13, messa in riserva di rifiuti prima dell’utilizzo in
una delle operazioni previste (R5 oR10).
La coltivazione del sito avviene per fasi successive e gli abbancamenti
avvengono settore per settore, permettendo il riempimento dell’area da valle
verso monte. Prima di mettere a dimora i rifiuti viene utilizzato un involucro
impermeabile che impedisce ai prodotti di degradazione di contaminare il suolo
18
e le acque di ruscellamento provenienti dai versanti che gravitano intorno alla
discarica (Sito internet ECOSAVONA).
ECOSAVONA S.r.l., con la costruzione di capannoni chiusi per la gestione
della componente umida dei rifiuti solidi urbani, avrà un ruolo importante nella
gestione del gabbiano reale, in quanto ridurrà la quantità di cibo a disposizione
dei gabbiani.
19
CAP.3 – MATERIALI E METODI
Il lavoro di caratterizzazione dell’impatto di L. michahellis è stato condotto
tramite censimenti in osservazione a fine stagione riproduttiva della popolazione
di tale specie per stimarne la numerosità e tramite interviste ai residenti in
Bergeggi e nei comuni limitrofi per stimare l’impatto sociale.
3.1 Censimenti in osservazione a fine stagione riproduttiva
Nel luglio 2015 si sono svolte tre uscite sul campo, una a settimana, e sono stati
censiti nidi e individui presenti sull’Isola di Bergeggi e sulla falesia antistante.
Si è valutato di agire in questo mese in quanto era ancora possibile associare le
coppie di adulti e i pulli, ai rispettivi nidi. I pulli infatti erano alle prese con i
primi tentativi di volo ma, ad ogni modo, si aggiravano nelle zone limitrofe al
loro nido.
Gli individui adulti sono stati distinti dai pulli osservando la differenza di
piumaggio.
Ogni censimento prevedeva la compilazione di una scheda di campo dove
venivano registrati i dati relativi a:
-
il numero di individui immaturi (1° anno),
-
il numero degli altri individui (dal 2° anno in poi)
-
il luogo di avvistamento (sull’isola o sul continente).
Si è rivelato utile perlustrare la zona sotto più punti di vista. Il primo
censimento si è svolto tramite un’uscita in canoa, costeggiando la falesia, le
grotte presenti in essa e circumnavigando l’Isola di Bergeggi partendo dal
versante Nord (procedendo in senso orario). Per limitare i margini d’errore,
dovuti al riconteggio di uno stesso individuo, si è proceduto velocemente.
Il secondo censimento si è svolto percorrendo a piedi la passeggiata a mare che
sovrasta la falesia; partendo dalla spiaggia libera attrezzata Pro Loco, la stessa
dalla quale è iniziato il primo censimento, fino a Punta del Maiolo. I dati
raccolti in questa giornata sono serviti ad integrare quelli precedentemente
ottenuti dal primo censimento. Mentre nel corso del primo censimento si sono
20
osservate la falesia e l’isola dal basso verso l’alto, dalla passeggiata si è potuto
osservare il tutto dall’alto verso il basso. Il cambiamento di prospettiva ha
permesso l’individuazione di altri esemplari di L. michahellis, e siti di
nidificazione, non visibili dal mare.
L’ultimo censimento è stato effettuato sull’Isola di Bergeggi. Per poter
osservare i gabbiani reali in volo e/o posati lungo i versanti o sull’acqua é stato
necessario raggiungere uno dei punti più alti dell’Isola, in prossimità della torre
quadrata (risalente all’epoca romana).
I dati raccolti durante i censimenti non si discostavano di molto e ricadevano
tutti nello stesso ordine di grandezza. Qui di seguito è riportata la tabella
definitiva che indica la media degli individui censiti.
N° IMMATURI
N° ALTRI
TOTALE
47
70
117
CONTINENTE 13
22
35
ISOLA
Questo conteggio va comunque considerato approssimativo per difetto in
relazione alla possibilità di individui non visibili, specialmente nei versanti più
scoscesi della falesia o in quelli dell’isola mascherati da una fitta vegetazione.
3.2 Interviste
Nell’ottobre 2015 si sono svolte le interviste ad hoc ai residenti in Bergeggi e
comuni limitrofi. L’intervista anonima (Fig.9) prevedeva sei domande, circa la
residenza dell’intervistato, la presenza e la quantità di nidi sul tetto di casa sua,
la presenza e la quantità di gabbiani che l’intervistato ha visto intorno a casa sua
durante l’anno, il comportamento che essi assumono e i problemi che possono
comportare.
21
Fig.9 – Questionario.
22
Il questionario è stato proposto agli alunni della scuola primaria di Bergeggi
(residenti in Bergeggi e nei comuni limitrofi) e ad alcuni residenti in Bergeggi
sul territorio.
I dati raccolti sono stati elaborati statisticamente.
Utilizzando l’applicativo GIS (Geographical Information System) open source
ADB-Tollbox, si è costruita una mappa dei siti di nidificazione dell’estate 2015.
23
CAP.4 – RISULTATI E DISCUSSIONI
La (Fig.10) , realizzata tramite l’applicativo GIS (Geographical Information
System) open source ADB-Tollbox, sintetizza i dati raccolti tramite i
censimenti svolti nel luglio 2015 e quelli derivanti dalle interviste di ottobre
2015.
Fig.10-Siti di nidificazione di L. michahellis. Quadrati gialli indicano presenza
di nidi; quadrati lilla indicano assenza di nidi; cerchi neri indicano nidi rilevati
durante i censimenti.
24
Osservando questa figura si ha una quadro generale degli attuali siti di
nidificazione di L. michahellis nell’area considerata. È proprio dallo studio
attento di questi siti che si sono potute formulare delle proposte di intervento
mirate all’allontanamento di questa specie problematica dall’Area Marina
Protetta di Bergeggi, ma soprattutto dal centro abitato del medesimo comune.
A causa del rapido sviluppo della colonia di L. michahellis, i siti liberi idonei
alla nidificazione sull’Isola di Bergeggi e sulla falesia scarseggiano ma, L.
michahellis ha aggirato questo ostacolo trovando nuovi siti di nidificazione nel
centro abitato.
La Fig.11 rappresenta un istogramma che suddivide le persone intervistate in
base al comune di residenza; si deduce che i dati sono più indicativi per il
Comune di Bergeggi che non per i comuni limitrofi.
persone intervistate
30
25
n° interviste
20
15
10
5
0
Bergeggi
Vado L.
Quiliano
comuni
Spotorno
Noli
Fig.11-Grafico persone intervistate.
Ai cittadini, durante la compilazione dei questionari, è stato chiesto di fare una
media del numero di gabbiani che vedono quotidianamente attorno alle loro
abitazioni nel corso delle stagioni. Come si può vedere dal grafico in Fig.12, è
risultato che L. michahellis è presente in maggiore concentrazione in estate e
in primavera, dato che conferma i movimenti estivo-autunnali compiuti da
questi laridi.
25
presenza stagionale gabbiani
primavera
30%
estate
39%
inverno
14% autunno
17%
Fig.12-Presenza stagione del gabbiano reale nel Comune di Bergeggi riferita
all’anno 2014/2015.
Il grafico riportato in Fig.13 riassume invece i comportamenti di L. michahellis
che i cittadini hanno riscontrato.
comportamento dei gabbiani
30
25
n° gabbiani
20
15
10
5
0
aggressivi con aggressivi aggressivi con mangiano
uomo
quando hanno altri animali
spazzatura
tipo di comportamento
piccoli
spaventati
dall'uomo
sporcano
biancheria ecc
Fig.13-Comportamenti usuali di L. michahellis.
La maggioranza delle persone intervistate ha dichiarato che i gabbiani reali
con l’abbondante guano imbrattano il bucato steso, le autovetture e gli edifici;
sono soliti mangiare la spazzatura prelevata dai cassonetti e manifestano
comportamenti aggressivi nei confronti dell’uomo e di altri animali soprattutto
durante la cova delle uova e lo svezzamento dei pulli.
26
Proseguendo con la compilazione dei questionari, alla domanda “hai paura dei
gabbiani?” il 37% delle persone intervistate ha risposto in modo affermativo.
In questa percentuale ricadono le persone che hanno assistito ad aggressioni o
ne hanno subite in prima persona.
Infine ad ogni cittadino intervistato è stato chiesto di elencare le problematiche
effettive o potenziali legate alla presenza di L. michahellis (Fig.14) alcune
delle quali sono strettamente legate ai comportamenti assunti da questo laride.
problematiche
30
25
n° risposte
20
15
10
5
0
aggressioni
imbrattamento
malattie
altre
Fig.14-Problematiche legate alla presenza di L. michahellis.
Tra le problematiche effettive ricadono l’imbrattamento di edifici, bucato
steso, autovetture e il manifestarsi di comportamenti aggressivi da parte di L.
michahellis nei confronti di uomini ed altri animali.
I cittadini vedono inoltre nel gabbiano reale un potenziale vettore di malattie.
In realtà, ad oggi, l’ASL savonese ha dichiarato di non essere in possesso di
dati certi riguardanti le possibili malattie legate a L. michahellis. Esistono però
pubblicazioni scientifiche (Spaans (1990) e Serratore (2014)) che dimostrano
che le preoccupazioni dei cittadini non sono del tutto infondate. Gli autori
sopracitati dichiarano che le feci di L. michahellis contengono diversi ceppi
batterici, tra i quali Enterococchi, Escherichia coli, Enterobatteriacee, Vibrio
spp., che possono causare, per esempio, l’insorgenza della salmonella o di
setticemie. Inoltre un reale problema igienico sanitario può sussistere nel caso
in cui molti gabbiani reali frequentino riserve idriche ad uso potabile.
27
Tra le problematiche, indicate nel grafico come “altre”, rientrano le incessanti
vocalizzazioni emesse da L. michahellis. Queste manifestazioni acustiche,
durante le ore notturne, disturbano il sonno dei cittadini soprattutto a partire
dal mese di febbraio fino allo sviluppo dei nidiacei, quando diventano più
intense (Pons, 2005).
Oltre alle problematiche enunciate dai cittadini è opportuno inserire tra le
“altre” problematiche quelle relative alla presenza di L. michahellis sull’Isola
di Bergeggi (dati AMP) dove:
-
Il comportamento aggressivo dei gabbiani reali non consente ad altri
uccelli marini di reimpossessarsi dell’isola e dell’antistante falesia per la
nidificazione
-
L’abbondante guano prodotto tende ad alterare l’assetto vegetazionale
della flora, come testimonia la scomparsa del raro endemismo della
Campanula sabatia e la presenza di piante infestanti nitrofile come ortiche
e ferule.
-
I gabbiani trasportano rifiuti sull’isola.
Come si evince dalla Fig.15 solo sul 20 % delle abitazioni sono presenti nidi di
gabbiano reale. Questo dato sta a testimoniare il fatto che, tramite una corretta
campagna di prevenzione, nel Comune di Bergeggi sarà possibile limitare la
presenza di questo laride.
presenza nidi
presenza
20%
assenza
80%
Fig.15-Grafico della presenza/assenza di nidi sui tetti delle abitazioni delle
persone intervistate.
28
A tal proposito, questa azione di prevenzione, per dare i risultati sperati, dovrà
avvenire sia al livello dell’Amministrazione comunale sia a livello delle
singole abitazioni, a carico, in questo caso, dei singoli cittadini, aiutati e
guidati dall’Amministrazione comunale.
In particolare si dovrà agire su due fronti: la riduzione delle fonti trofiche e la
riduzione dei siti di nidificazione tramite l’utilizzo di dispositivi di
dissuasione.
Il controllo delle fonti trofiche riguarda principalmente le modalità di gestione
dei rifiuti. In ambito urbano è necessario ridurre le occasioni di
approvvigionamento. Vanno quindi sensibilizzati gli esercizi commerciali,
(come pescherie e ristoranti) e i cittadini affinchè limitino la dispersione sul
territorio degli scarti delle loro attività.
In tal senso, il Comune di Bergeggi è già avantaggiato in quanto si pratica la
raccolta differenziata e questo comporta la deposizione del rifiuto organico
solo in alcuni giorni della settimana, in contenitori chiusi, che vengono
prelevati velocemente. Questa corretta gestione dei rifiuti impedisce
l’approvigionamento anche ad altre specie, come il ratto, vettore di zoonosi.
Di più difficile attuazione invece è il controllo della distribuzione spontanea di
cibo da parte di alcuni cittadini.
È infine necessario limitare le opportunità di alimentazione al di fuori della
città e dunque nelle discariche. L’attività svolta da ECOSAVONA S.r.l., è
molto importante.
Già da decenni i gestori della discarica del Boscaccio agiscono nella giusta
direzione affinchè il “problema gabbiano” venga arginato. Oltre all’attuazione
delle usuali tecniche di imballaggio e rapida copertura del rifiuto solido urbano
(RSU) a fine giornata lavorativa, è in progetto la costruzione di capannoni
chiusi per il deposito del rifiuto umido che, come mostra la Fig.16, rappresenta
l’alimento più appetibile per i gabbiani reali.
29
Fig.16-Esemplari di L. michahellis posati sul rifiuto umido.
Attualmente il deposito del rifiuto umido avviene a cielo aperto.
Una volta terminata la costruzione dei capannoni la fonte trofica a disposizione
si ridurrà e ciò si spera che influirà negativamente sulla colonia di gabbiani
reali fruitori della discarica, che sono nell’ordine delle migliaia di individui
(circa 1.500). In questo modo si potrà cercare ad indurli a modificare le loro
aree di attività e quindi ridurre il vantaggio che la colonia di L. michahellis trae
dalla nidificazione nell’AMP e nel centro abitato del Comune di Bergeggi.
Altro fronte su cui agire riguarda la riduzione dei possibili siti di nidificazione
tramite l’utilizzo di dispositivi di dissuasione.
Valutando i metodi di dissuasione già testati da alcuni cittadini residenti a
Bergeggi o in altri comuni è stato possibile individuare alcuni metodi di
dissuasione efficaci che verranno a breve proposti a coloro che hanno
dichiarato di avere nidi sul proprio tetto o in prossimità della propria
abitazione.
Innanzi tutto è importante agire per tempo, ovvero disturbando gli animali
nelle
fasi
precedenti
all’insediamento
riproduttivo,
semplicemente
frequentando il sito in modo da far capire ai gabbiani reali che il posto da loro
30
scelto, a causa della presenza umana, non è sicuro. Ciò andrà fatto a partire dal
mese di febbraio. Un modo per frequentare il tetto (nell’ipotesi che questo sia
possibile) è quello di provvedere periodicamente alla sua pulizia, soprattutto se
si tratta di tetti a tegole, eliminando le piante selvatiche di tipo erbaceo che
crescono su di essi.
In concomitanza con la frequentazione dei tetti o, nel caso questo non fosse
possibile, si possono utilizzare alcune tecniche già sperimentate con successo
ed evitare invece quelle che comportano solo un dispendio di denaro e non
portano ad alcun risultato:
-
Sono del tutto inefficaci sistemi di allontanamento basati su sagome o
riproduzioni di predatori che i gabbiani valutano nel giro di pochissimo
tempo come inoffensive (Fig.17).
Fig.17-Gabbiano reale vicino ad una sagoma di gufo.
-
Ammesso che sia possibile, è inutile procedere con la distruzione totale
delle nidiate ad inizio stagione riproduttiva perché ciò porterebbe alla
deposizione di covate sostitutive.
31
-
La foratura parziale delle uova potrebbe eliminare il problema delle
covate sostitutive, ma porterebbe ad un aumento del successo di
sopravvivenza dei giovani nati (Galli, 2007).
-
L’installazione di “reti antintrusione” sui tetti (la più dispendiosa opzione
disponibile) può prevenire la nidificazione se essa è ben progettata e
correttamente messa in pratica (Rock, 2005). Tale metodo si è rivelato
efficace per le superfici piane, anche di ampie dimensioni (quali
parcheggi, piazzali, ecc). La dimensione delle maglie di questa rete
(inferiore all’apertura alare del gabbiano) impedisce ai gabbiani di
attraversarla, generando insicurezza nella coppia che deve accedere e
lasciare il sito di nidificazione frequentemente. È inoltre incruento e,
soprattutto, non genera “assuefazione” nel corso del tempo: gli animali,
cioè, non si abituano alla sua presenza e non rimuovono quindi il senso di
insicurezza.
-
L’utilizzo di “dissuasori d’appoggio” può essere utilizzata per scoraggiare
la nidificazione sui tetti spioventi coperti da tegole, oppure nei pressi di
comignoli ed altre sporgenze del tetto su cui i gabbiani reali vanno ad
adagiare il nido. Questi dissuasori sono simili a quelli utilizzati per i
colombi, ma con forma ed orientamento diverso; devono essere a cuneo
inclinato e ad una distanza piuttosto ravvicinata, con un’altezza non
inferiore a 15 cm (Fraissinet, 2014). Questo metodo, per essere efficace,
richiede una collocazione ad opera d’arte e una manutenzione continua
negli anni.
-
In assoluto, il metodo di dissuasione più efficace, anche in base a
testimonianze dei cittadini del Comune di Bergeggi, è l’installazione di
emettitori di ultrasuoni. Questi ultimi emettono suoni di frequenza
superiore ai 20 kHz che non sono udibili dall’orecchio umano (Sito
internet sGd group). Il rumore prodotto assomiglia ad un lungo fischio che
risulta essere estremamente fastidioso per i gabbiani. Oltre all’efficacia
comprovata va anche detto che questi dispositivi hanno un vantaggio
rispetto ad altri dissuasori acustici poichè, essendo gli ultrasuoni
impercettibili all’orecchio umano, non contribuiscono ad aumentare la
32
rumorosità. Infatti dissuasori acustici che emettono versi terrifici per
allontanare i gabbiani non fanno altro che arrecare ulteriore disturbo ai
cittadini. Possono essere invece relativamente utili se applicati in zone
distanti dal centro abitato, come accade nel caso dell’aeroporto di Sestri
Ponente.
Va ricordato che il gabbiano reale è tutelato da direttive comunitarie, norme
nazionali e convenzioni internazionali.
In base alla Direttiva Europea concernente la conservazione degli uccelli
selvatici (409/79/CEE detta “Uccelli”) il gabbiano reale rientra tra le specie di
uccelli “viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli
Stati membri” per le quali la Direttiva “si prefigge la protezione, la gestione e
la regolamentazione… e ne disciplina lo sfruttamento” (Art. 1 Direttiva).
Il gabbiano reale è dunque una specie per la quale gli Stati membri devono
adottare “le misure necessarie per mantenere o adeguare la popolazione ad un
livello che corrisponde… alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali pur
tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative” (Art.7.3 Direttiva).
Il gabbiano reale, anche se inserito nell’Allegato II/2 della Direttiva (che
indica quali specie possono essere cacciate negli Stati membri), in Italia non è
cacciabile secondo quanto sancito dalla Legge 157/92: siamo quindi di fronte
a una specie protetta.
Tenendo bene a mente quanto appena detto, la presente tesi ed il Comune di
Bergeggi scoraggiano qualsiasi azione che causi la morte dell’animale in
questione e, per contro, promuovono tutti gli interventi utili che hanno come
fine la risoluzione dei problemi comportati dalla presenza di questo laride.
33
CAP. 5 – CONCLUSIONI
Questa tesi rappresenta l’inizio di un progetto che si prefigge la corretta
gestione di L. michahellis al fine di migliorare le problematiche che questo
laride ha causato ai cittadini e alla fauna e flora dell’Isola di Bergeggi e della
falesia antistante.
Per migliorare l’attuale situazione del centro abitato l’azione più efficace
riguarda quindi il contenimento della disponibilità di cibo presso le strade e
la discarica del Boscaccio, oltre che alla riduzione dei siti di nidificazione
disponibili tramite l’installazione di efficaci metodi di dissuasione.
Si auspica inoltre che l’azione sinergica dell’ente gestore della discarica, del
Comune di Bergeggi e dei singoli cittadini porti ad una effettiva riduzione
del numero di individui sull’isola e sulla falesia antistante, in quanto è
impensabile procedere a un allontanamento definitivo dei soggetti dall’isola.
A tal proposito, nei punti meno scoscesi della falesia e dell’isola si
provvederà a rendere inaccessibili ai gabbiani i siti di nidificazione prescelti
e i potenziali nuovi siti, nella speranza che la quantità di gabbiani a carico di
quest’area diminuisca.
Inoltre la maggiore frequentazione dell’isola, per esempio tramite
l’organizzazione di visite guidate, porterebbe a due vantaggi significativi: il
primo consisterebbe nello scoraggiare la nidificazione del gabbiano che
percepirebbe il luogo come non sicuro a causa della presenza dell’uomo; in
secondo luogo, la valorizzazione e pulizia dei sentieri permetterebbe
all’isola di riacquistare parte del valore che negli anni ha perso. L’Isola di
Bergeggi appare compromessa dal punto di vista ecologico a causa della
ormai decennale presenza della colonia riproduttiva di gabbiani reali (Galli,
2007). Anche se la presenza del gabbiano ha causato la quasi totale
scomparsa di endemismi al livello floristico, come nel caso della Campanula
sabatia, c’è ancora la speranza che specie come il cormorano o la berta
marina possano tornare a far parte dell’avifauna dell’Isola di Bergeggi.
34
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Siti internet
http://www.ampisolabergeggi.it
http://www.ecosavona.it
http://www.sgd-group.com
37
RINGRAZIAMENTI
Vorrei ringraziare il Prof. Giorgio Bavestrello per l’aiuto che mi ha offerto nella
preparazione di questa tesi e per la sua disponibilità.
Ringrazio il Dott. Simone Bava e la Dott.sa Tiziana Ferrando che durante lo
svolgimento del mio tirocinio mi hanno tramandato molto del loro sapere, parte
del quale è contenuto in questa tesi. La dedizione e la serietà con cui affrontano
il loro lavoro è ammirevole e sono felice di aver potuto lavorare al loro fianco.
Un ringraziamento speciale va sicuramente ai miei genitori che mi hanno
sempre messo nelle migliori condizioni per portare a termine questo percorso di
studio, credendo in me e dandomi quella fiducia e quella forza di cui avevo
bisogno. Ad oggi sono soddisfatta di me stessa in quanto ho raggiunto uno dei
tanti obiettivi che mi sono prefissata nella mia vita , ma soprattutto perché sono
motivo di orgoglio per i miei genitori, Barbara e Lino, ai quali devo tutto, ogni
mio successo.
Un grazie va anche ai miei amici che, ciascuno a proprio modo, mi hanno
sostenuto in questi tre anni. Un grazie quindi a Irene ed Eleonora che sono a
tutti gli effetti parte integrante della mia famiglia, grazie a Jacopo e Giulia che
da innumerevoli anni sono stati al mio fianco ed infine grazie alle mie
compagne di studi Beatrice, Marta e Priscilla che mi hanno voluto bene anche
nei momenti in cui ero insopportabile!
Merita un ringraziamento anche il mio cane Ottino; grazie a lui ho imparato ad
amare gli animali e la Natura ancor prima di iniziare questo mio percorso di
studi.
38