Le politiche sociali e il Welfare State. Definizioni e Concetti Corso di Politiche Sociali Facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca Anno Accademico 2012-13 Con il termine Politica Sociale o Policy (vs Politics) si far riferimento ad una vasta gamma di politiche pubbliche che cambiano a seconda dei periodi storici e dei paesi. • Ma cosa sono le politiche pubbliche? Le politiche pubbliche sono azioni politiche attuate dai diversi sistemi politici (in particolare dai governi) per rispondere a problemi di rilevanza collettiva Politics - sistema di relazioni competitive che instaurano tra soggetti (gruppi o individui) che ambiscono a conquistare il potere di assumere delle decisioni in nome o per conto di una comunità. Policy - Thomas Dye: “qualsiasi cosa un governo decida di fare o di non fare” “quando parliamo di politiche pubbliche parliamo di azioni dei governi. Sebbene le attività di attori non governativi possano influenzare e certamente lo fanno, le azioni degli organi di governo, le attività o le decisioni di tali gruppi non costituiscono di per sé politiche pubbliche” (Howlett-Ramesh, 2003) 02/03/12 William Jenkins “un’insieme di decisioni interrelate, prese da un attore politico o da un gruppo di attori, sulla selezione degli obiettivi e dei mezzi atti al loro raggiungimento all’interno di una situazione specifica in cui gli attori hanno, in linea di principio, il potere di prendere tali decisioni” James Anderson: “un certo corso d’azione che un attore o un gruppo di attori segue al fine di gestire un problema o una questione di specifico interesse” 02/03/12 Martini - Sisti “insieme di azioni decise da un attore o da un gruppo di attori, al fine di affrontare un problema collettivo”. La politica pubblica può essere intrapresa in modo del tutto autonomo anche da attori privati non ufficialmente legittimati a governare o decidere per altri: un organizzazione del terzo settore che abbia a cuore un certo tema di rilevanza sociale e intenda agire per cambiare le cose. Rilevanza collettiva del problema sul quale si interviene. Sinonimi: intervento, programma. 02/03/12 I fattori che mutano gli assetti istituzionali, gli ambiti di intervento, il rapporto tra Stato e altri processi sociali di problem solving, l’ampliamento o il restringimento delle funzioni pubbliche, il catalogo di beni pubblici socialmente richiesti influenzano le forme delle politiche e ne restringono e ampliano la capacità di incidenza. 02/03/12 Quali sono alcuni dei fattori che influenzano le politiche pubbliche oggi? Globalizzazione: erosione delle competenze e l’autonomia centralizzata degli stati nazionali Mercatizzazione: privatizzazione e mercificazione di parti della funzione pubblica, mercati per beni che un tempo erano pubblici Europeizzazione: inserimento delle amministrazioni nazionali in una rete istituzionale multilivello e dentro programmi compresi e integrati e vincolati a criteri costituzionali 02/03/12 Complessificazione: ogni materia di policy diventa più complessa più interdipendente, più esigente e rischiosa. Sussidiarietà: miscele di volta in volta variabili per generare varietà istituzionali via reti plurali. Pratiche sociali: il passaggio dalla produzione di beni pubblici top-down e autoritativa a quella cooperativa, socializzata e interattiva con componenti deliberative e postburocratiche Nuovi rischi e nuovi beni: la necessità di tematizzare nuove criticità (ambiente, conoscenza, privacy, disparità globali, rischio tecnologico) e di produrre nuovi beni 02/03/12 Una società complessa e globalmente legata richiede presupposti sempre più complessi e quindi esige la fornitura di un catalogo di beni pubblici sempre più articolati e sofisticati. Per questo di parla di interventi complessi, integrati, multiscopo, multilivello. Alcuni movimenti, alcune pratiche sociali reattive o costruttive, si propongono come modalità alternative e dal basso di produzione di beni pubblici. 02/03/12 Le politiche sono esperimenti socioistituzionali e occorre che vengano sorrette da riflessività e pertinenza perché abbiano successo, ovvero sappiano trattare in modo razionale ed efficace i nostri dilemmi sociali, trovando formule sempre più partecipate. 02/03/12 Le politiche pubbliche sono una forma elaborata di planning e conservano la loro genealogia dai primi interventi correttivi su crisi sociali ed economiche degli anni venti e trenta su cui hanno riflettuto Karl Mannheim, John Dewey, Antonio Gramsci […]esse sono un mondo articolato e specializzato per trattare social problems, giocando su intrecci sperimentali di anticipazione e flessibilità, predisposizione ex ante di risorse e soluzione e di ricerca in itinere di nuovi problemi e di nuove configurazioni sociali e istituzionali capaci di diventare sia risorsa sia soluzione. (Carlo Donolo) 02/03/12 A causa dell’elevata influenza di agenti esterni il concetto di Politica Sociale non può avere un unico significato perché è soggetta a mutamenti storici, temporali e culturali. Inoltre non esiste una sola Policy o un solo settore di Politica Sociale, per questo si parla di Politiche Sociali Le politiche sociali possono quindi essere definite come un’insieme di interventi pubblici con scopi ed effetti sociali variabili che vanno da una più equa distribuzione societaria di risorse e opportunità, alla promozione di benessere e qualità della vita e che hanno lo scopo di ridurre o limitare le conseguenze sociali prodotte da altre politiche. Le politiche sociali rappresentano quella parte politiche pubbliche che, con l’obiettivo risolvere problemi e raggiungere obiettivi carattere sociale, hanno a che fare con benessere dei cittadini. di di di il Cosa intendiamo con “benessere”? I problemi e gli obiettivi che caratterizzano le politiche sociali riguardano il benessere dei cittadini, ovvero le condizioni di vita degli individui, le risorse e le opportunità a loro disposizione nelle varie fasi della loro esistenza (fasi del ciclo di vita). “Capability approach" [Amartya Sen, Martha Nussbaum] (vs. la prospettiva utilitarista)– pensare il benessere degli individui in termini di capacità ovvero abilità concrete, possibilità di tradurre in pratica le proprie prerogative. Una visione che cerca di determinare quali principi di base, e conseguentemente quali adeguate misure, possano dare luogo a una vita umana dignitosa. La dignità risiede nella possibilità di raggiungere l’appagamento, la realizzazione di sé e nella fioritura di tutte le capacità e qualità più squisitamente umane che variano da persona a persona. L’attenzione passa da quello che una persona è a quello che può diventare se messa nelle possibilità di diventarlo. l’ambito dei diritti umani deve essere ampliato all’ambito delle capacità, ossia a ciò “che le persone sono effettivamente in grado di fare e di essere – avendo come modello l’idea di una vita meritevole della dignità che spetta agli essere umani” (M.Nussbaum, 2002) La N. propone una lista di capacità umane fondamentali e assegna ad ogni capacità una soglia al di sotto della quale non è possibile acquisire una vera e propria realizzazione degna di un essere umano: Vita: avere la possibilità di vivere tutta la vita, di non morire prematuramente o che la propria vita venga limitata tanto da non essere degna di essere vissuta Salute fisica: potersi nutrire, avere una casa, riprodursi, godere di un buono stato di salute fisica Integrità fisica: essere nella condizione di potersi muovere liberamente da un luogo ad un altro, essere protetti dalle aggressioni e dalle violenze Sensi, immaginazione, pensiero: essere in grado di utilizzare il pensiero e l’immaginazione in relazione all’esperienza, poter produrre opere, eventi, manufatti, potersi esprimete liberamente e cercare il significato ultimo dell’esistenza nella maniera che si preferisce Sentimenti: poter amare, soffrire, provare ira e desiderio, vivere una condizione emotiva serena e non condizionata da paure eccessive, ansie o altre reazioni di tipo traumatico Ragion pratica: Proteggere la propria libertà di coscienza ed essere in grado di formarsi un’idea di ciò che è bene e ciò che è male, impegnandosi in una riflessione critica e personale Appartenenza: potersi impegnare in varie forme di interazione sociale, vivere con gli altri e per li altri, essere liberi da forme di discriminazione in relazione all’appartenenza etnica, di genere, alla tendenza sessuale, alla religione, all’origine nazionale Altre specie: poter vivere in relazione con gli animali e le piante e il mondo della natura Gioco: poter ridere, giocare e godere di attività di svago, Controllo del proprio ambiente: partecipare alle scelte politiche, possedere dei beni, svolgere un lavoro nella società. Diritti universali ma anche capacità umane considerate concetti esigenti, focalizzati sui contesti di scelta, sulle possibilità di realizzazione (e non sugli obblighi di realizzazione, così come avviene in modo differente sia per i doveri che per i bisogni), sulle aspirazioni e sulla realizzazione personale. Le capacità rappresentano le premesse di uno scenario di partenza affichè siano poi i singoli a decidere se e come pensare, immaginare, giocare, sognare dotarsi di coscienza critica… I problemi e gli obiettivi di politica sociale interessano: -Norme e regole relative alla distribuzione di particolari risorse e opportunità ritenute rilevanti per le condizioni di vita e per questo meritevoli di essere garantite dallo Stato -La cittadinanza sociale che si declina nell’accesso a : - Diritti civili - Diritti politici - Diritti sociali La cittadinanza sociale La nozione classica di cittadinanza sociale fa riferimento al lavoro sviluppato dal sociologo inglese T. H. Marshall nel 1950. “La cittadinanza è lo status conferito a coloro che sono pieni membri di una comunità. Tutti coloro che posseggono questo status sono uguali in rapporto ai diritti e doveri dei quali lo status è dotato.” I principi a cui fa riferimento il concetto di cittadinanza si fondano in primo luogo sulla nozione di diritti/doveri e sul principio di uguaglianza ma anche sul concetto di cittadinanza come appartenenza ad una comunità, ad una società, ad un territorio, ad uno Stato. In questo senso è possibile individuare le due principali prospettive sulla cittadinanza . la pur inevitabile stratificazione sociale deve essere compensata dalla partecipazione di tutti i cittadini a un comune patrimonio, a una medesima 'forma di vita'; e di questa partecipazione le nervature fondamentali sono costituite dai diritti. studiare la cittadinanza significa studiare la posizione che i soggetti vengono a occupare entro un determinato ordinamento, ponendo l'accento sulle prerogative che essi traggono dal legame di appartenenza alla comunità politica (attribuzione dei diritti). Due prospettive di cittadinanza: 1. CITTADINANZA come STATUS che identifica la prospettiva marshalliana e del liberalismo classico. In questo caso l’attenzione è rivolta in primo luogo ai diritti formali e alle condizioni socio-economiche per l’esercizio di questi diritti da parte del singolo cittadino. 1. CITTADINANZA come PRATICA, prospettiva questa che è più legata al repubblicanesimo ed è caratterizzata da un’enfasi rispetto alla dimensione attiva della cittadinanza, intesa come partecipazione alla vita e al governo della società. Nell’interpretazione “marshalliana” di cittadinanza si evidenziano 3 componenti principali che vedono il loro affermarsi in tre periodi storici ben definiti: 1. Diritti civili (XVIII sec) – necessari alla libertà individuale 2. Diritti politici (XIX sec) – partecipare dell’esercizio del potere politico 3. Diritti sociali (XX sec) – “per elemento sociale intendo tutta la gamma che va da un minimo di benessere e di sicurezza economica fino al diritto di partecipare pienamente al retaggio sociale e a vivere la vita di persona civile, secondo i canoni vigenti nella società" THM 1950 Per Marshall questi 3 elementi si sono succeduti nel tempo definendo la struttura della cittadinanza moderna. La cittadinanza, per Marshall, è elemento strutturante per l’integrazione sociale ed è completa solo con la presenza dei diritti sociali. Per molto tempo l’idea dominante di cittadinanza si basava sul solo riconoscimento dei diritti sociali dando per scontata la presenza di una cultura comune tra i membri della medesima comunità . Solo recentemente il dibattito si è esteso introducendo il tema della non appartenenza ad un territorio o ad un comunità o ad uno stato. La questione allora si sposta e si incentra sul se e sul come estendere i diritti ai non cittadini (si pensi al tema dell’immigrazione). I confini del concetto di cittadinanza sociale interagiscono con le varie forme di potere presenti nella società: con la lotta di classe, con il razzismo, con il patriarcato. Il concetto di cittadinanza, sia nel senso di dotazione di diritti, di status e di pratica, tende a definire cittadini e non cittadini, escludendo chi cittadino non è. Anche per questo motivo sono molti i dibattiti che si sviluppano intorno a tale concetto. Due dibattiti principali: 1. Il concetto di cittadinanza è contestato sia nel suo significato sia nella sua applicazione politica, per le forti valenze in termini normativi e per le implicazioni che questa nozione ha in rapporto al tipo di società a cui si aspira. 1. La seconda questione fa riferimento alla cittadinanza come ad un concetto che va contestualizzato. La definizione classica di Marshall risente infatti molto del contesto socio-politicoeconomico in cui si è sviluppata. Il concetto e il significato di cittadinanza varia a seconda del contesto sociale politico e culturale di ciascun paese. Parlare di cittadinanze incorpora in se una rappresentazione paradigmatica dell’idea di cittadinanza: di ciò che è “nazionale” e di quale sia e debba essere il modello di cittadinanza, così come dei cittadini e del loro differente livello di riconoscimento in un’ipotetica scala di cittadinanza: dai cittadini a pieno titolo ai non cittadini. Nella caratterizzazione delle politiche sociali si possono evidenziare altri due temi rilevanti oltre a quelli di benessere e di cittadinanza: BISOGNO RISCHIO Bisogno indica la carenza o la mancanza di qualcosa necessario per la realizzazione del benessere. Un bisogno sanitario nasce ad esempio da un deficit di salute (carenza) che crea l’esigenza di un’assistenza ( per rispondere alla carenza e realizzare il benessere). Rischio indica l’esposizione a determinati eventi che possono accadere (es. la malattia) che quando si realizzano minano il benessere generando un bisogno. Rischio [Ulrich Beck] Il rischio che la società attuale è costretta ad affrontare trascende le abituali frontiere, è difficilmente riconoscibile (e pertanto difficilmente assicurabile) ed è sistemico (derivante cioè dalla natura stessa delle tecniche di produzione moderne, una sorta di "effetto indesiderato" delle stesse). La società industriale avanzata è contrassegnata da: - crisi delle certezze scientifiche, sociali, ideologiche - un policentrismo socioculturale che mina l'autorità delle istituzioni ma anche la fondatezza di qualsiasi punto di riferimento. Questa situazione genera disorientamento, perdita di controllo della realtà, che si ritraducono in una condizione di debolezza, e quindi di “rischio”. La postmodernità è una "società del rischio“: caratterizzata da una serie di rischi sia individuali che globali che derivano dalla complessità sociale e dalle sue multiformi manifestazioni. Il rischio come segno distintivo e misura dell'incertezza dell'età post-moderna: i rischi sociali, politici, ecologici e individuali eludono progressivamente il controllo delle istituzioni protettive della società industriale. La velocità con cui si susseguono le innovazioni, ma anche l’estendersi del numero degli eventi che possono essere considerati “critici” per gli equilibri internazionali, non consentono alla società di rispondere tempestivamente in modo appropriato, né di controllarne gli effetti. Dal rischio alla vulnerabilità: La nozione di rischio in senso attuariale fa riferimento al verificarsi di uno o più eventi dannosi per un soggetto, eventi che mantengono comunque un carattere aleatorio e circostanziale (Rosanvallon, 1995) In questi ultimi anni nelle nostre società sta invece diffondendosi un insieme di fenomeni dannosi, che tendono sempre di più perdere il loro carattere di aleatorietà e di circostanzialità a vantaggio di una loro permanenza protratta nel tempo e di una forte probabilità del loro verificarsi. Insieme plurimo di fenomeni caratterizzati dalla forte probabilità del loro realizzarsi per ampie quote di popolazione e dalla loro frequente continuità nel corso del tempo: la disoccupazione di lunga durata, l’inserimento precario nel mercato del lavoro, la povertà e l’esclusione sociale, la non autosufficienza, il bisogno di cura in situazioni di cronicità. Vulnerabilità una situazione di vita in cui l’autonomia e la capacità di autodeterminazione dei soggetti è permanentemente minacciata da un inserimento instabile dentro i principali sistemi di integrazione sociale di distribuzione delle risorse (sia la dimensione degli eventi negativi in termini di temporalità protratta, sia dell’instabilità nell’accesso alle risorse e ai sistemi di integrazione). Rispetto al concetto di rischio quello di vulnerabilità tende a mettere in risalto non tanto e non solo una polarizzazione fra inclusione/esclusione dal sistema di protezione quanto, accanto a queste due dimensioni, quella zona grigia di inserimento precario e instabile, in cui quindi le protezioni esistono ma sono spesso parziali e non riescono ad impedire forme di disagio nella normalità o di sofferenza senza disagio. Come rispondere a Bisogni e Rischi/Vulnerabilità? Attraverso il mercato (in particolare il mdl) Attraverso la famiglia Attraverso il terzo settore A partire da questi elementi è dai concetti che definiscano la nozione di politiche sociali è possibile definire la struttura e la natura del concetto di WELFARE STATE Le risposte al bisogno: il diamante del welfare state. Le relazioni tra i vertici definiscono quello che viene definito regime di welfare o welfare mix STATO MERCATO BENESSERE TERZO SETTORE FAMIGLIA Gli attori principali affrontano i rischi sociali seguendo principi diversi: Famiglia → reciprocità Stato → redistribuzione Mercato → rapporti monetari La definizione del concetto di WELFARE STATE può essere data, secondo molti autori, solo in riferimento ai processi di modernizzazione (industrializzazione e urbanizzazione), come risposta dei Governi (in Europa a partire dalla metà del XIX sec) alle molteplici domande di sicurezza e uguaglianza (sociale ed economica). Sulla base della prospettiva storica, che vede in autori come Marshall, Briggs e Titmuss i principali riferimenti, il WELFARE STATE può essere definito come l’intervento dello Stato impegnato a modificare le forze sociali di mercato allo scopo di realizzare una più ampia uguaglianza sociale . Ancora sulla definizione di WELFARE STATE: “L'essenza del welfare state risiede nella protezione da parte dello stato di standard minimi di reddito, alimentazione, salute e sicurezza fisica, istruzione e abitazione, garantiti ad ogni cittadino come diritto politico” (Wilenski, 1975). “Il WELFARE STATE è uno stato in cui i trasferimenti monetari alle famiglie e/o l'assistenza e l'istruzione di individui diversi dai dipendenti pubblici costituiscono la voce di spesa e l'attività predominante nella routine quotidiana dello stato e dei suoi dipendenti” (Therborn, 1984) Il WELFARE STATE definisce un’insieme di interventi pubblici connessi al processo di modernizzazione i quali forniscono PROTEZIONE sotto forma di ASSISTENZA, ASSICURAZIONE E SICUREZZA SOCIALE, introducendo specifici DIRITTI SOCIALI e specifici DOVERI DI CONTRIBUZIONE FINANZIARIA (Ferrera, 1993). Il WELFARE STATE va collocato sullo sfondo di un processo di trasformazioni economiche, sociali e politico istituzionali che le scienze sociali definiscono come processo di modernizzazione. Questo processo ha interessato, con tempi e modalità differenti, le società occidentali a partire dal XIX secolo, trasformando la loro struttura produttiva e occupazionale (industrializzazione), i loro modelli di organizzazione sociale (urbanizzazione, trasformazione della famiglia,miglioramento del tenore di vita e alfabetizzazione di massa) i loro sistemi politici e amministrativi. Il WELFARE STATE nasce come risposta alla nuova configurazione di rischi e bisogni originati dal processo di modernizzazione. In termini generali si può affermare come lo studio delle politiche sociali, analizzando ciò che lo Stato fa per i cittadini, individua, in parte, una sovrapposizione tra i concetti di WELFARE STATE e di POLITICHE SOCIALI. A partire dalla definizione di WELFARE STATE è possibile definire quattro temi chiave tra loro collegati: ¾ ¾ ¾ ¾ Protezione sociale Assistenza Assicurazione Sicurezza sociale Attraverso le politiche di WELFARE STATE lo Stato fornisce protezione contro rischi e bisogni attraverso tre modalità idealtipiche che sono Assistenza, Assicurazione e Sicurezza sociale. Queste modalità identificano tre differenti tipi di azione sociale rispetto all’accesso alla protezione pubblica, differente natura delle prestazioni e differenti forme e fonti di finanziamento. PROTEZIONE SOCIALE Le politiche sociali forniscono PROTEZIONE SOCIALE rispetto ai rischi e bisogni che caratterizzano una società. L’analisi storico comparata identifica tre modalità differenti di intervento pubblico a fini di protezione sociale che sono: ASSISTENZA (pubblica o sociale): Intervento pubblico a carattere CONDIZIONALE, DISCREZIONALE, volto a rispondere in modo MIRATO, a SPECIFICI BISOGNI individuali o a CATEGORIE circoscritte di bisognosi. Essa è, inoltre, SELETTIVA e RESIDUALE. - poor laws XVII secolo Ciò che caratterizza l’assistenza come modalità di protezione sociale è il fatto che le sue prestazioni sono subordinate all’accertamento, da parte pubblica, di due condizioni: un bisogno manifesto e l’assenza di risorse per farvi fronte . - Misure per la FAMIGLIA e per ESCLUSIONE SOCIALE E ABITAZIONE – protezione personalizzata - spettanza ASSISTENZA SOCIALE (caso italiano) – C.Ranci Copertura: Universale selettiva. Secondo due criteri: o in base al bisogno o in base al reddito. La selezione in base al reddito avviene tramite il “test dei mezzi” (means-tested) guardando all’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente). In Italia però, a causa degli alti livelli di evasione fiscale, la prova dei mezzi presenta problematiche non indifferenti: es. ISEE basso ma presenza di un patrimonio. Sempre attraverso il test dei mezzi, un ulteriore criterio per l’assistenza sociale in base al reddito è il “co-payment”: contribuzione e compartecipazione al costo della prestazione in base alla soglia di reddito. Il co-payment ha tre obiettivi: comporta un risparmio per la persona, ha un effetto redistributivo, evita comportamenti opportunistici (il cosiddetto “moral hazard”, l’azzardo morale). Prestazioni Collegate alla situazione di bisogno Finanziamento Tramite la fiscalità generale ASSICURAZIONE SOCIALE: Intervento pubblico che mira all’erogazione di prestazioni STANDARDIZZATE in maniera AUTOMATICA E IMPARZIALE, in base a precisi DIRITTI/DOVERI CONTRIBUTIVI e secondo modalità SPECIALIZZATE E STANDARDIZZATE. L’assicurazione sociale è prevalentemente associata all’idea di una diretta ed esplicita partecipazione contributiva a qualche schema obbligatorio. Nucleo centrale del moderno welfare state Obbligatorietà dell'adesione + contribuzione ASSICURAZIONE SOCIALE – C.Ranci Copertura: Occupazionale. La figura “dell’assicuratore” è lo Stato ed è un’ assicurazione pubblica o fortemente regolata (Es.: pensioni; assicurazione infortunistica, ecc.). Tale modello si rivolge al mondo lavorativo, offre prestazioni cash e si finanzia attraverso la contribuzione sul reddito da lavoro (quindi si verifica uno sbilanciamento fra contributi da lavoro dipendente e contributi da lavoro autonomo). Dal ’95 in poi (Riforma Dini) il calcolo pensionistico è svolto sul livello di contribuzione, mentre prima era calcolato in termini retributivi (sullo stipendio medio degli ultimi 5/10 anni) Prestazioni Contributive/retributive Finanziamento Contributivo SICUREZZA SOCIALE: Sistema di protezione esteso a tutti i cittadini volto a favorire prestazioni uniformi, corrispondenti ad un minimo nazionale e capaci di garantire una vita degna, non connessa a doveri di contribuzione e incentrata sul concetto di cittadinanza. Definisce: una copertura universale (estesa a tutti i cittadini) e prestazioni uguali per tutti, assenza legame contribuzione-fruizione benefici Nuova Zelanda 1938 servizio sanitario nazionale Folkspension Svezia SICUREZZA SOCIALE – C.Ranci Copertura Universale. Es.: pensione sociale, indennità di accompagnamento, istruzione e scuola, sistema sanitario. È un modello universale che non si basa sul test dei mezzi (fatta eccezione per il criterio del bisogno), si finanzia tramite la fiscalità generale ed è a somma fissa (prestazioni uguali per tutti).Nota: in alcuni paesi scandinavi e in Gran Bretagna la pensione rientra nelle misure del modello di sicurezza sociale (cioè è a somma fissa ma è meno alta). Prestazioni A somma fissa Finanziamento Fiscalità generale Assistenza Assicurazione Sicurezza Copertura Universale ma selettiva Occupazionale Universale Condizioni di accesso Stato di bisogno Storia contributiva Cittadinanza / residenza Prestazioni Connesse al bisogno Contributive/ retributive Omogenee Fiscale Contributivo Fiscale Finanziamento Le principali politiche sociali Le politiche pensionistiche (interessano principalmente la vecchiaia). Le politiche sanitarie (interessano il rischio di malattia) Le politiche del lavoro (interessano il rischio di disoccupazione) Le politiche di assistenza sociale (interessano vari ambiti del vivere sociale e varie figure) Le politiche per la casa Le politiche educative Riassumendo: Concetti chiave: BENESSERE CITTADINAZA BISOGNI RISCHI VULNERABILITA’ DIRITTI/DOVERI ASSISTENZA ASSICURAZIONE SICUREZZA SOCIALE Il concetto di WELFARE STATE si definisce a partire dall’evoluzione dei processi di modernizzazione. Nella strutturazione delle differenti politiche sociali è fondamentale e determinate il ruolo del contesto sociale, politico, economico e culturale.