E ADESSO, COME FACCIO A FERMARMI? Fisica e Sci ovvero Dove avevo letto come si fa!?! Leo Gasperl 1955 Ugo Ottolenghi di Vallepiana 1931 Stefan Kruckenhauser 1958 Testo tecnico italiano 1979 Testo tecnico italiano 2004 La fisica e le nostre azioni quotidiane Ogni azione che facciamo si svolge in un ambiente che ci sembra avere delle caratteristiche scontate. Si crede, ad esempio, che camminare sia una abilità innata che emerga spontaneamente ad una certa età, tanto che ci si preoccupa non poco quando un bambino ritarda di qualche mese il muovere i suoi primi passi. L'ambiente che ci circonda possiede invece delle proprietà ben precise, ed è proprio la scoperta e la sperimentazione di strategie diverse per controllare o sfruttare queste caratteristiche il lavoro al quale il bambino deve dedicare gran parte del tempo nei primi anni della sua vita. I tre livelli delle nostre azioni ● Rispetto all'ambiente ● Rispetto agli oggetti che usiamo ● Rispetto al nostro corpo Gettare le cose, farle cadere, romperle, morderle, … per quanto possano mandare mamma e papà su tutte le furie, non sono altro che esperimenti che il bambino fa per capire in che modo funzionino le interazioni tra se stesso, gli oggetti e l'ambiente circostante. In realtà passiamo l'intera vita a fare questo tipo di esperimenti, anche se non ce ne rendiamo conto. Come c'entra la fisica con lo sport LIVELLO ASPETTI DOMINANTI CORPO UMANO caratteristiche atletiche MOVIMENTI Biomeccanica: abilità individuali ATTREZZO caratteristiche specifiche GEOMETRIE – PROPRIETÀ MECCANICHE tecnologie costruttive: variabili da attrezzo ad attrezzo AMBIENTE caratteristiche ambientali GRAVITÀ – ATTRITI forze naturali: uguali per tutti AMBIENTE: La forza di gravità La prima proprietà che possiamo riconoscere nell'ambiente, proprio perché la più evidente, è che tutto cade a terra, o meglio, quasi tutto. A questa proprietà siamo anche capaci di dare un nome: forza di gravità. L'abbiamo conosciuta nei nostri esperimenti infantili: se una cosa cade, cade sempre; se cade a casa, cade anche a casa dei nonni…tirando un sasso per colpire un bersaglio risolviamo un'equazione differenziale che molti di noi non saprebbero nemmeno come scrivere… AMBIENTE: Gli attriti Un'altra proprietà che possiamo osservare nell'ambiente in cui ci troviamo è che tutto ciò che si muove prima o poi si ferma. Quando dobbiamo pedalare in bicicletta contro vento magari lo consideriamo come un fastidio, ma la presenza degli attriti, la causa cioè di questo fenomeno, ci aiuta moltissimo in qualsiasi nostra azione. Mangiare, camminare, giocare sarebbe impossibile senza gli attriti. ATTREZZO: proprietà geometriche Gli sport, ma non solo, ci mettono continuamente a contatto con attrezzi che utilizziamo a fini precisi: per scivolare, per galleggiare, per colpire, per raggiungere. Attraverso la conoscenza di essi siamo in grado di migliorare le nostre prestazioni. Una parte di questa conoscenza riguarda la loro forma, cioè le loro proprietà geometriche. ATTREZZO: proprietà meccaniche Gli attrezzi, oltre che per la loro forma, si differenziano anche per come si comportano quando su di essi, o parti di essi, vengono applicate delle forze. Le loro proprietà meccaniche derivano prevalentemente dalle caratteristiche di elasticità lungo determinati assi, determinate dai materiali a dalle tecnologie costruttive. Materiali diversi impiegati per la loro costruzione possono comportare anche, a causa delle variazioni del peso, comportamenti diversi di natura inerziale. CORPO UMANO: biomeccanica Il livello più complesso è quello nel quale intervengono i movimenti del corpo umano. Fino a non molto tempo fa, nello sport, questo livello non veniva esplorato utilizzando principi scientifici ma attraverso studi di tipo empirico, soprattutto osservando e cercando di imitare il gesto dei campioni. Ora esiste una disciplina specifica che si occupa di comprendere a fondo i movimenti del nostro corpo, ricercandone l'ottimizzazione sia a fini sportivi che riabilitativi. Questa discilpina è chiamata biomeccanica. Ora iniziamo a parlare di sci Lo sci è uno sport dove tutte e tre le componenti che abbiamo visto assumono un ruolo rilevante: la gravità rappresenta il motore che ci permette di scendere lungo un pendio; la forma e le proprietà elastiche degli sci, abbinati agli attriti tra questi e la neve ci permettono di disegnare delle curve più o meno precise; i movimenti del nostro corpo determinano le deformazioni dell'attrezzo, ed allo stesso tempo ci servono a mantenere l'equilibrio relativamente ad un mezzo in movimento. Un passo indietro: perché si riesce a camminare? Non è una domanda banale, provate a camminare in mezzo alla neve alta, oppure in una stanza piena di palline. Innanzitutto abbiamo bisogno che la superficie d'appoggio riesca a sostenere il nostro peso con una deformazione minima. Secondariamente abbiamo bisogno che tra il nostro piede ed il piano di appoggio ci sia sufficiente attrito da permetterci di sollevare l'altro piede e, facendo forza all'indietro sul terreno, portarlo in avanti sfruttando una reazione vincolare. Su una pista di pattinaggio la seconda condizione viene a mancare, per cui se proviamo ad avanzare facendo gli stessi movimenti di quando camminiamo non otteniamo nessun risultato. Dobbiamo pertanto modificare le nostre azioni, cioè cambiare tecnica. Che cosa significa scivolare? Lo scivolamento si ottiene eliminando, per quanto possibile, l'attrito con la superficie di appoggio. Nello sci e nello snowboard questo è ottenuto con superfici dell'attrezzo piatte, ad alta idroreppellenza, anche aiutandosi con mezzi chimici, come le scioline e paraffine, ed espedienti meccanici come le impronte. Il cambio di direzione deve però avvenire, come quando camminiamo, attraverso l'utilizzo di un punto di appoggio che chiamiamo vincolo che ci permette di generare un'opportuna reazione vincolare. Le lamine, costruite in acciaio e tenute ben affilate ci forniscono la possibilità di creare questo vincolo. Reazioni vincolari Se saliamo su un tappeto elastico questo si incurva sotto il nostro peso e, raggiunta la posizione di equilibrio, ci sostiene. La risultante delle forze è quindi nulla. Quali sono le forze? La prima è la forza peso, determinata dalla nostra massa, che ci fa muovere verso il basso. La seconda è la forza con la quale il tappeto elastico ci sospinge verso l'alto. Nel punto di equilibrio le due forze si bilanciano perfettamente. La forza che ci sostiene è detta reazione vincolare. Una trave si deforma per creare la forza elastica che ci sostiene…quasi sempre! La materia assomiglia ad un materasso a molle... Sistemi di riferimento Per parlare dello sci abbiamo anche bisogno di stabilire un sistema di riferimento, rispetto al quale le nostre descrizioni avranno un senso. Dividiamo i sistemi di riferimento a seconda che siano fermi rispetto al movimento che descriviamo, cioè fermi rispetto a noi che osserviamo, oppure in moto assieme all'oggetto che si muove. Nel caso dello sci questa differenza si può riassumere nel punto di vista del maestro e quello dell'allievo. Il maestro osserva il movimento dal basso ed ha come riferimenti, in generale, la massima pendenza, la quota, la distanza. L'allievo si muove sugli sci ed usa questi come punto di riferimento principale, per cui, a seconda della sua posizione, utilizza termini come monte, valle, interno, esterno, … Parlando con l'allievo il maestro si mette nei suoi panni, si riferisce cioè al suo sistema di riferimento, quello in moto. z y x Sistema di riferimento cartesiano Sistema di riferimento usato per studiare la traiettoria di uno sciatore Forze inerziali Quando un sistema modifica la sua velocità le masse presenti subiscono l’azione di forze inerziali. Questo avviene anche nel caso di velocità costante ma quando la traiettoria non è rettilinea. La conseguenza di ciò è che lo sciatore, eseguendo una curva, sente il suo centro di massa spinto in direzioni diverse dalla classica verticale. Negli sciatori meno esperti questa sensazione viene percepita come non-naturale. Le forze inerziali non sono delle vere e proprie forze, ma derivano dal fatto che stiamo descrivendo il movimento rispetto ad un sistema di riferimento soggetto ad accelerazioni. Un tale sistema di riferimento è detto Sistema di riferimento Non-Inerziale. Tutti conosciamo l'effetto di un'accelerazione o di una frenata quando siamo in automobile. Ancora sulle forze inerziali Una forza inerziale si manifesta con la stessa intensità e direzione, ma verso opposto, della forza che accelera il sistema di riferimento. Così in macchina, se freniamo (forza reale nel verso opposto al moto) i passeggeri si sentono spinti verso avanti (direzione del moto). Se giriamo a destra (forza reale verso destra) i passeggeri sono spinti a sinistra. Le forze inerziali esprimono la tendenza di un corpo a mantenere il suo stato di quiete o di moto (primo principio della dinamica). Le forze inerziali si applicano, come quelle gravitazionali, nel baricentro dei corpi. L'attrito che si sviluppa a livello della superficie di contatto sci-neve è soggetto a variazioni in funzione del tipo di neve. Il passaggio da una neve più veloce ad una più lenta produrrà un rallentamento degli sci, facendo percepire allo sciatore una forza che lo spinge in avanti. Forze inerziali e attrito La sensazione di sbilanciamento longitudinale deriva dalla variazione subita dalla direzione della retta lungo la quale si trova la risultante della somma della reazione vincolare con la forza di attrito. Nello scivolamento in equilibrio (cioè a velocità costante) non consideriamo il valore dell'attrito in quanto viene bilanciato dalla forza che determina il moto. Il verso assegnato all'attrito nel caso di una sua diminuzione rappresenta la differenza tra il valore iniziale e quello finale. Forze inerziali e sistemi di riferimento sistema 1 - Maestro di sci che guarda l'allievo: Il maestro è fermo, l'allievo si muove. Il maestro vede solamente forze reali: gravità, attriti, reazioni vincolari. Questo sistema è detto inerziale. sistema 2 - Allievo che scende per eseguire l'esercizio: L'allievo è in movimento. Sente una forza, che lo spinge verso l'esterno in fase di curva, che non è la gravità, non è un attrito e non è una reazione vincolare. Il suo sistema di riferimento e' un sistema noninerziale. Le forze inerziali esistono solamente quando il movimento viene descritto rispetto a sistemi di riferimento in moto accelerato. Agiscono in verso opposto a quello della forza che accelera il sistema. Equilibrio sul piano inclinato L'EQUILIBRIO E' STATICO ED E' RAGGIUNTO ATTRAVERSO L'INTERVENTO DELL'ATTRITO TRA LA SUOLA DELLE SCARPE ED IL TERRENO. LE COMPONENTI PERPENDICOLARI AL TERRENO DELLE FORZE PESO E VINCOLARE SI ANNULLANO TRA DI LORO L'EQUILIBRIO E' DINAMICO. LO SCIATORE DEVE SPOSTARE IL CENTRO DI MASSA (CM) IN MODO CHE QUESTO CADA SULLA PERPENDICOLARE AL PIANO. L'EQUILIBRIO DELLE FORZE E' OTTENUTO INTRODUCENDO UNA FORZA D'INERZIA. L'attrito tra lo sci e la neve Superficie dura, neve trasformata: deformazione elastica Superficie morbida, neve trasformata: formazione di un velo d'acqua lubrificante Superficie dura, neve nuova asciutta: rottura dei cristalli di neve Superficie morbida, neve nuova asciutta: abrasione della superficie E se gli sci girassero da soli? Immaginiamo di avere degli sci che girano da soli. Ci troviamo ad essere i passeggeri di un mezzo di trasporto che percorre traiettorie curvilinee sottoponendoci ad innumerevoli forze inerziali. L'equilibrio diventa impossibile, prima cadiamo all'indietro a causa dell'accelerazione longitudinale iniziale, poi veniamo ingloriosamente sbattuti lateralmente ad ogni curva dalle forze inerziali centrifughe. Non è girare la cosa più difficile dello sci, bensì mantenere l'equilibrio; utilizzando il nostro corpo, allo stesso tempo, per imprimere le forze necessarie a cambiare direzione e per equilibrare le forze inerziali sviluppate. È il contrastare le inerzie, giocare con esse, che ci dà le sensazioni piacevoli dello sci, al pari di ciò che proviamo sulle montagne russe o in motocicletta. Dinamica del cambiamento di direzione Il cambiamento di direzione avviene in seguito all'azione di una forza (reale) agente perpendicolarmente alla direzione del moto. Questa forza deve essere una forza reale. Nel caso dello sci questa forza proviene dalla reazione vincolare della neve sullo sci messo di spigolo. Questa forza è diretta verso l'interno della curva; si chiama Forza centripeta. La componente parallela al pendio produce la forza reale che permette il cambiamento di direzione. Forza centripeta Il comportamento dell'attrezzo Le proprietà geometriche e meccaniche dell'attrezzo condizionano le azioni necessarie all'ottenimento dell'equilibrio dinamico. Le principali caratteristiche di uno sci da discesa sono: ● il profilo laterale (sciancratura), determinato dalle larghezze in punta, al centro ed in coda; ● la centina, ovvero l'arco che forma quando appoggiato scarico su un piano; ● la forza necessaria per annullare la centina, legata alle proprietà elastiche longitudinali; ● la resistenza alla torsione (elasticità trasversale); ● la velocità di smorzamento delle vibrazioni; ● l'efficacia della trasmissione del carico alle lamine. Una curva ideale senza sbandamento può essere eseguita sfruttando unicamente le caratteristiche dell'attrezzo. Distribuzione del carico sullo sci Forza centrifuga In un qualsiasi moto curvilineo la forza inerziale centrifuga è sempre uguale a: Fcf = mv2/R Conseguentemente l'inclinazione del CM richiesta per bilanciare la forza centrifuga differisce dal valore dell'angolo di spigolo richiesto dalla sciancratura per realizzare una curva con quel raggio. Ne segue che angolo di spigolo e angolo di angolazione del CM sono due quantità legate ma non coincidenti. Dinamica della conduzione: equilibrio dei momenti Sovraccarichi Dinamica dello spazzaneve Nello spazzaneve centrale le reazioni vincolari del terreno a carico dei due sci sono uguali Lo sci con minore presa di spigolo determina una minore componente centripeta, per cui si genera una forza perpendicolare al moto Ciclo Azione-Effetto