MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA I.P.S.S.A.R. “A. CELLETTI” FORMIA A.S. 2008/2009 Corso di Storia dell’Arte e dei Beni Culturali ed Ambientali Andar per astelli, nella ocche, alazzi e orri dei Provincia di Latina a cura del prof. n. capodiferro I.P.S.S.A.R. “A. CELLETTI” FORMIA (LT) Formia 03 Novembre 2008 I CAETANI Stemma dei Duchi di Gaeta Da Wikipedia. Caetani, o Gaetani o Cajetani, è il nome di una famiglia attualmente della nobiltà laziale che giocò un ruolo importante a Roma e nello Stato Pontificio. Il nome deriva dalla città di Gaeta, di cui la famiglia è originaria, ma ebbe un ruolo importante nella antica Repubblica Marinara di Pisa dalla fine del X secolo all'inizio del XVII secolo ed è ricordata come una delle sette famiglie (fare) dei longobardi pisani. Le origini Il fondatore della dinastia è Anatolio, nipote per linea paterna di Teodorico re dei Goti e nipote per linea materna del conte di Tuscolo,discendete dalla Gens Anicia della dinastia imperiale romana, investito Conte di Gaeta nel 730 da papa Gregorio II da cui la famiglia fu chiamata Caietanus o Gaietanus. Nel 917 Giovanni venne nominato duca di Gaeta dall'imperatore d'occidente Lotario I. I Gaetani mantennero il dominio sulla città di Gaeta fino all'inizio dell'XII secolo, quando il duca Giovanni V fu deposto dal Principe di Capua, dopo l'invasione normanna della città. Dai duchi di Gaeta discesero due altri rami: il ramo laziale dei duchi di Sermoneta,da cui discesero poi anche i Gaetani dell'Aquila d'Aragona, e il ramo pisano dei conti di Terriccio e Oriseo, esiliato da Pisa nel XIV secolo e vivente in Sicilia fino al secolo scorso, un cui ramo, estintosi con il conte Alessandro nel 1823, rimase a Pisa. L'apice l'arma d'oro alla gemella ondata d'azzurro posta in banda La linea pisana, fondata da Ugone, dette grande importanza alla famiglia con Giovanni (vivente 1083/1098) che è ricordato capitano generale dei Pisani e dei Genovesi col re Alfonso di Castiglia all’assedio di Toledo nel 1085, comandante dei pisani in Terra santa durante la prima crociata secondo alcune antiche genealogie, in particolare la Chronica Iuliani Petri Toletani. Altro illustre personaggio della famiglia fu Gherardo, conte di Terriccio, patrizio pisano, vicario generale della Repubblica Napoletana e capitano generale dei pisani per la spedizione in Sardegna nel 1108 e per la spedizione nelle Baleari del 1113 per le quali il pontefice Pasquale II lo investì del titolo di conte d'Oriseo e gli ornò lo stemma dei pali rossi in campo d'oro d'Aragona. Edificò la chiesa di San Giovanni al Gatano a Pisa e commissionò gli affreschi della Basilica di San Pietro Apostolo; combatté nel 1137 contro re Ruggero II insieme alla lega di Lotario III del Sacro Romano Impero. I conti di Terriccio erano considerati signori di Pisa, sono ricordati come una delle sette famiglie dei longobardi pisani e si imparentarono con gli imperatori tedeschi quando il conte Corrado Gaetani d'Oriseo e Terriccio sposò una figlia dell'imperatore svevo Federico II e di Bianca Lancia,per cui divenne viceré di Sicilia dal 1246 al 1256. Nel tardo XII secolo, un membro del ramo pisano divenne papa Gelasio II {Gelasio Caetani – Caietanorum genealogia – Roma 1920}. Nonostante ciò il ramo laziale ebbe a lungo un'influenza solo marginale a Roma, fino all'elezione al soglio pontificio di Benedetto Caetani col nome di papa Bonifacio VIII nel 1294, data in cui la famiglia divenne all'improvviso una delle più potenti e temute, soprattutto grazie al nepotismo messo in atto dal nuovo papa: questi donò infatti ai familiari i territori di Sermoneta, Bassiano, Ninfa e San Donato (1297, 1300), e il marchesato di Ancona (sempre 1300), mentre il re Carlo II d'Angiò per ingraziarsi i favori del pontefice fece suo fratello conte di Caserta. I Caetani si dimostrarono valorosi guerrieri e formarono un vero e proprio nucleo armato a protezione di Bonifacio VIII, che aveva in effetti molti nemici. Il declino Tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo i loro screzi con i Colonna causarono rivolte e sommosse a Roma e nelle regioni periferiche del papato, talvolta al limite della guerra civile. Nel 1500 papa Alessandro VI, nel tentativo di piegare la potente nobiltà feudale romana, sottrasse ai Caetani i loro territori e li diede a sua figlia Lucrezia Borgia, ma essi ben presto riuscirono a reimpossessarsene. I rami della famiglia Caetani, principi di Teano e duchi di Sermoneta Linea fondata da Giacobello Caetani, al cui nipote, Guglielmo Caetani, fu concesso il ducato di Sermoneta da papa Pio III nel 1503, il marchesato di Cisterna venne invece concesso alla famiglia da papa Sisto V nel 1585. Nel 1642, Francesco, settimo Duca di Sermoneta, divenne per matrimonio Conte di Caserta, ma cedette il titolo in cambio di quello di Principe di Teano nel 1750. Nel XIX secolo, Onorato, figlio dell'apprezzato dantista, Michelangelo Caetani, fu quattordicesimo Duca di Sermoneta, e quarto Principe di Teano, Duca di San Marco e Marchese di Cisterna. Tra il dicembre 1890 e il dicembre 1892 fu il sedicesimo Sindaco di Roma, quindi senatore del Regno d'Italia e nel 1896 Ministro degli Esteri, per breve tempo, nel secondo Gabinetto di Antonio di Rudinì. Fu anche dal 1879 al 1887 Presidente della Società Geografica Italiana. Suo figlio, Leone, fu uno dei massimi storici dell'Islam classico. Deputato nel 1909 per il IV collegio di Roma e di simpatie socialiste, votò contro l'intervento voluto da Giovanni Giolitti in Tripolitania e Cirenaica. Costituì col proprio patrimonio l'attuale "Fondazione Leone Caetani per gli Studi Islamici", dell'Accademia nazionale dei Lincei. L'ultima discendente di questo ramo fu Lelia Caetani (1913-1977), figlia di Roffredo, fratello di Leone. Gaetani dell'Aquila d'Aragona, principi di Piedimonte e Gioia, duchi di Laurenzana, conti di Fondi, Traetto, Alife e Morcone Linea fondata da Onorato Gaetani dell'Aquila, nel 1454. Il titolo aggiuntivo d'Aragona venne assunto nel 1529 in seguito al matrimonio di Onorato, viceré di Sicilia, con Lucrezia d'Aragona, figlia naturale di Re Ferdinando I di Napoli. Il ducato di Laurenzana, appartenente al Regno di Napoli, fu assunto invece da Alfonso Gaetani nel 1606 in seguito al suo matrimonio con Giulia di Ruggiero,Duchessa di Laurenzana. Piedimonte fu elevato a principato nel 1715. Gaetani patrizi di Pisa, Conti di Terriccio, Pomaya e d' Oriseo Linea fondata da Ugone figlio di Docibile, secondo duca di Gaeta, che ebbe in feudo il castello di Terriccio nel 962 dall'imperatore Ottone I. Giovanni (vivente 1083/1098) fu Capitano generale dei Pisani e dei Genovesi col Re Alfonso VI di Castiglia. all’assedio di Toledo nel 1085, comandante dei pisani in Terra Santa durante la Prima Crociata, secondo alcune antiche genealogie in particolare la Chronica Iuliani Petri Toletani. Illustre personaggio fu Gherardo Gaetani Conte di Terriccio, Patrizio Pisano, Vicario generale della Repubblica Napoletana e Capitano generale dei pisani per la spedizione in Sardegna nel 1108 e per la spedizione nelle Baleari del 1113; per le quali il Pontefice Pasquale II lo investì del titolo di Conte d'Oriseo e gli ornò lo stemma dei pali rossi in campo d'oro d'Aragona. Edificò la Chiesa di San Giovanni al Gatano di Pisa e combatté nel 1137 contro Re Ruggero II insieme alla lega di Lotario III del Sacro Romano Impero. Nel XIII secolo il Conte Corrado d'Oriseo sposò la Principessa di Sicilia Violante Hohenstaufen,figlia dell'imperatore Federico II del Sacro Romano Impero e sorella del Re Manfredi di Sicilia, per cui fu Viceré dal 1246 al 1256. Nel XIV secolo Giacomo Gaetani Conte d'Oriseo, Terriccio e Pomaya, Capitano Generale della Repubblica di Pisa, venne bandito da Pisa in Sicilia nel 1306 per l'alleanza con gli Angioini, utilizzato come pretesto per allontanare i Gaetani da Pisa dove avevano un potere di indiscussi signori. Questo evento determinò la presenza di due rami: il ramo Gaetani d'Oriseo che visse in Sicilia fino allo scorso secolo e si estinse con la Contessa Donna Rosalia Gaetani che sposò il Barone Angelo Giarrizzo di Rincione e i cui discendenti assunsero il cognome Giarrizzo Gaetani d'Oriseo. il ramo Gaetani di Terriccio che, presente a Pisa nel 1496 con Benedetto, si estinse nella prima metà del secolo scorso con Alessandro Gaetani, patrizio pisano, proprietario del castello di Terriccio e della omonima tenuta di 1700 ettari nella maremma pisana (che vendette ai principi Poniatowski alla fine del settecento) e del Palazzo Gaetani di Piazza Carrara a Pisa (che fu lasciato in eredità a Luigi Frassi il 16 agosto 1824). La famiglia Agostini Fantini Venerosi della Seta Gaetani Bocca possiede l’archivio ed il castello di Vecchiano dei Gaetani pisani, in quanto Maria Cristina (di Francesco di Benedetto di Filippo di Benedetto) sposò il marchese e patrizio pisano Francesco della Seta ed il loro figlio Orazio Felice della Seta venne nominato erede da Francesco Gaetani e dal fratello Giuseppe Gaspare. Gaetani del Cassaro, principi del Cassaro e marchesi di Sortino Linea fondata da Cesare Gaetani e Moncada, Pretore di Palermo nel 1604, investito principe del Cassaro e marchese di Sortino nel 1631. Appartenne a questa famiglia il celebre Cesare Gaetani e Lanza, principe del Cassaro e marchese di Sortino, barone di Ministeri, Bamini, Casalotto, Sant'Andrea e Chiusa, che finanziò personalmente gli scavi del teatro greco di Siracusa e fu pretore di Palermo per 4 volte. Prima della sua morte nel 1773,il popolo della città rubò tutte le più importanti reliquie dalle chiese della città accumulandole sotto palazzo Gaetani di Palermo. Fu l'ultimo membro di questo ramo, il cui titolò passò poi ai principi Borghese di Roma. Papi Caetani Gelasio II (1118) . Gelasio II, nato Giovanni Caetani, detto Coniulo (Gaeta, ca. 1060 – Cluny, 29 gennaio 1119), fu il 161° papa della Chiesa cattolica dal 24 Gennaio 1118 fino alla sua morte avvenuta il 29 Gennaio del 1119. Bonifacio VIII (1294). Bonifacio VIII, Benedetto Caetani (Anagni, 1230 circa – Roma, 11 ottobre 1303), fu il 193° Papa della Chiesa cattolica dal 24 Dicembre 1294 fino alla morte avvenuta l’ 11 Ottobre 1303. Discendente di un ramo della famiglia longobarda pisana Gaetani (o Caetani), la sua famiglia poté acquisire enormi ricchezze e grandi latifondi sfruttando proprio la sua carica pontificale. Cardinali Caetani Giovanni Caetani detto Coniulo (1082) poi Papa Gelasio II Benedetto Caetani (1281) poi Papa Bonifacio VIII Francesco Caetani (1295) Giacomo Tomasi Caetani (1295) Giacomo Caetani Stefaneschi (o Gaetani) (1295) Antonio Caetani (1402) Niccolò Caetani (1536) Enrico Caetani (1585) Bonifazio Caetani (1606) Antonio Caetani (1621) Stemma di Papa Bonifacio VIII Luigi Caetani (1626) da www.araldicavaticana.com/ I CASTELLI, LE ROCCHE, LE TORRI, LE MURA DEI CAETANI NELLE CITTA’ PONTINE FORMIA I QUATTRO CASTELLI Da Wikipedia. Con la caduta dell'impero romano Formia fu depredata ed i suoi abitanti dopo la calata dei barbari e la guerra greco-gotica, fuggirono sulle vicine colline, spopolando la cittadina e dividendosi poi in due nuclei, divenuti poi sobborghi di Gaeta: quello marittimo di Mola di Gaeta, che prendeva nome dai mulini che vi erano in attività, presso i quali fu eretta alla fine del XIII secolo da Carlo II d'Angiò un fortilizio e, nella zona collinare quello di Castellone. Il nome Castellone deriva dal castello costruito da Onorato I Caetani, conte di Fondi, attorno alla seconda metà del XIV secolo. La struttura urbana di Formia ancora oggi condizionata dalla pianificazione del Medioevo più di quella romana. Nello spazio di sette chilometri sono presenti ben quattro castelli tutt’ora abitati: Castellone e Mola, che rappresentano i nuclei originari di Formia; Maranola e Castellonorato sulla fascia collinare verso oriente, già comuni autonomi aggregati a Formia nel 1927. Questi quattro castelli insistevano nel feudo dei Gaetani tra il XII e il XV secolo. Castellone prese questo nome nella seconda metà del Trecento per i lavori eseguiti da Onorato Gaetani conte di Fondi, alla cui città era stata assegnata l’arce formiana da Ruggiero il Normanno nel 1140, che la fortificò con alte mura di cinta e dodici torri di cui la maggiore ottagona sopra la porta settentrionale: la piazza che da questa si apre a ventaglio ne rivela il raggio d’azione delle saettiere. Il nome di Mola compare invece nel X secolo, evidentemente in seguito all’incremento dell’attività dei mulini ad acqua, punto vitale per i rifornimenti di Gaeta e per questo alla fine del Duecento dotato di un castello da re Carlo II D’Angiò. Il castello venne edificato sui ruderi di un edificio romano peninsulare; oltre a ciò ha di notevole l’alta torre cilindrica e l’interessante ornamentazione con ciotoline di maiolica verde alla cui originaria merlatura conferiva l’aspetto di una corona gemmata: le tracce della decorazione sono sparite con i recenti restauri. Nel 1568 venne costruita la porta adiacente detta “degli Spagnoli” con funzione doganale, abolita nel 1799 e poi demolita. A Maranola la parte più alta e compatta quadrangolare è risalente al Mille quando appare esplicitamente citata. Un ampliamento intercalato da orti è risalente ai Gaetani, mentre dubbi vi sono per la Torre maggiore quadrata, più rispondente a canoni normanni. La visuale, parzialmente ostruita ad est da monte Campese, indusse Onorato Gaetani nel 1386-90 alla costruzione di un nuovo castello sulla cima del monte che guarda la via di Cassino, prendendo il suo nome: Castellonorato. Le mura con torri quadrate e rotonde recintano la cresta rocciosa facendo capo a tre porte, di cui una presso la torre principale quadrata forse preesistente il castello. La tradizione vuole che il conte, morto nel 1400, avesse disposto la sua sepoltura vestito delle sue armi d’oro sotto il castello come suo monumento funebre. TORRE DI MOLA Da http://www.reloading.it/ La "torre del Castello di Mola" rappresenta il mastio del fortilizio tutto edificato verso la fine del Duecento per ordine di Carlo II d'Angiò re di Napoli, avamposto a quello coevo di Gaeta. Nel 1460 viene dato dagli Aragonesi in signoria a Nicola Gaetani, perciò capostipite del ramo conti di Castelmola. Posto su una deviazione medioevale della via Appia, che passava più a monte, ebbe nel 1568 una porta daziaria detta "degli Spagnuoli", demolita nel 1851. Dopo i bombardamenti dell'ultimo conflitto, di artistico rimane solo il pregevole portale lapideo d'ingresso (foto), di probabile disegno di Antonio da Sangallo il Giovane, con le insegne di papa Leone X Medici (1513-21), sui piedistalli: l'anello col brillante pendente dalla bocca del leone. È un possente torrione un tempo racchiuso da mura di cinta di circa 200 metri a strapiombo sul mare con camminamento di ronda.La torre cilindrica, che misura 27 metri in altezza e ha un diametro di 12, è stata parzialmente restaurata alla fine degli anni ottanta. Vi si accede attraverso un piccolo portale marmoreo, disegnato probabilmente da Antonio da Sangallo il Giovane, qui trasferito alla metà dell'ottocento dalla vicina città di Gaeta, dove fu smontato dall'antico Palazzo Guastaferri. Da www.lionsclubformia.org/ Dopo la sconfitta dei Saraceni sul Garigliano nel 915, Formia risorse a nuova vita, ma negli stessi anni del secolo X se ne perse quasi il nome, mentre compare quello di Mola dato al borgo inferiore per i mulini mossi da un corso d'acqua, e presso i quali alla fine del secolo XIII fu eretta da Carlo II d'Angiò una torre facente parte di un piccolo fortilizio sul mare, una sorta di castello, che fece appellare come "di Castelmola" la famiglia Caetani, cui i sovrani di Napoli concessero la torre. Oggi resta un grosso torrione rotondo alto 27 metri, con avanzi della cortina merlata ed una bella porta del periodo aragonese: è la TORRE DI MOLA, quasi simbolo, oggi, della città di Formia . Da www.comune.formia.lt.it/. " la Torre di Mola, eretta sui resti di strutture romane, è ciò che resta del fortilizio costruito in riva al mare da Carlo II d'Angiò. Essa comprendeva anche una struttura di residenza e di difesa a terra, con guarnigione. TORRE DI CASTELLONE Particolarmente significativa sono la " la torre ottagonale, di 25 metri, con due piani voltati, terminante con un'elegante merlatura sorge su una struttura forse preromana con stratificazioni fino al rinascimento quando divenne parte della riorganizzazione del castello (1377), voluto da Onorato I Caetani conte di Fondi, che comprendeva altre undici torri. Foto di Diego Caruso Il nome Castellone deriva dal castello costruito da Onorato I Caetani, conte di Fondi, attorno alla seconda metà del XIV secolo. Delle dodici torri originarie, ne sono rimaste soltanto due, una dalla caratteristica forma ottagonale, sulla sommità dell'antica Rocca romana, e quella definita 'dell'Orologio', per la presenza di un orologio maiolicato settecentesco, di recente ripristinato nelle sue funzioni. TORRE DI MARANOLA Da Wikipedia e da www.maranola.it. Nel luglio 1191, Re Tancredi concede ai Gaetani il castello di Maranola, con i suoi territori. In seguito, sotto la potente signoria dei Caetani furono costruite le mura di fortificazione costituite; nella parte alta da un tratto, detto "Castello" e, ad ovest, da una cinta muraria dall'aspetto maestoso conferitole, in particolar modo, dalle tre torri. L'unico ingresso al castello rimaneva il "Rivellino". Nel 1347, Nicola Caetani, per riconquistare le terre perdute di Mola, Castellone e Traetto, pose l'assedio a Maranola.Alla morte di Nicola, successe il figlio dodicenne Onorato I. Sotto di lui Maranola visse un periodo florido, durante il quale si eressero i principali monumenti. Alla fine del XIV secolo, Onorato I fece costruire il castello, che da lui prese il nome : Castello Onorato. Del sec. XV e' lo statuto di Maranola. Da esso rileviamo che i casali di Ponzanello, Mamurrano e Trivio erano sotto la giurisdizione "della suddetta Universita". Nel 1414, il castello di Maranola fu venduto a Pietro Origlia, conte di Caiazzo. In seguito, Cristoforo Caetani pretese la restituzione del castello e vi pose l'assedio. Il borgo di Maranola conserva ancora l'aspetto medievale con la cinta di mura accessibile da un unico ingresso. Della torre più alta , la "tore Caetani", fatta erigere da Onorato I, rimane il rivellino, il cosiddetto "seggio", in posizione panoramica sul golfo di Gaeta. Il rivelino (seggio) Torre medioevale LA ROCCA DI CASTELLONORATO Da http://www.mondimedievali.net/. Il castello nasce su iniziativa dei signori Caetani per il controllo del loro territorio che andava dal Garigliano a Terracina. Il conte Onorato I Caetani fece erigere il castrum per completare la linea di difesa e controllo dell'antico Formianum un castello che prese il suo nome: "Castello Onorato". Dalla collina rocciosa dove sorge, si domina da occidente la valle dell'Ausente. La torre centrale, avanzo della rocca medievale di Castellonorato, fu dichiarata di "interesse particolarmente importante"ai sensi della legge 1-6-1939, sulla tutela delle cose artistiche e storiche, e venne quindi sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge stessa. "La torre smozzicata e i ruderi che la circondano.." si legge testualmente nel decreto "..sono testimonianze del castello che, fondato da Onorato I Caetani nella seconda metà del XIV secolo, faceva parte di una rete difensiva lungo i confini dei territori della Campagna e della Marittima". Onorato I Caetani, successore di Niccolò, ampliò i possedimenti della propria famiglia fino a racchiudere un territorio compreso tra i colli Albani ed il Garigliano, includendo finanche le terre di Falvaterra ed Anagni. durante i lavori com’è oggi com’era Dopo la ristrutturazione del Castellone tradizionalmente collocata nel 1377, passò alla fortificazione di Maranola e Castellonorato, che in breve furono turriti. Il termine Castellonorato (castrum Honorati) si riferisce con chiara evidenza ad Onorato Caetani: è certo che prima della seconda metà del secolo XIV questo termine è sconosciuto. La torre centrale, avanzo della rocca medievale di Castellonorato, fu dichiarata di "interesse particolarmente importante"ai sensi della legge 1‐6‐1939, sulla tutela delle cose artistiche e storiche, e venne quindi sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge stessa. "La torre smozzicata e i ruderi che la circondano.." si legge testualmente nel decreto "..sono testimonianze del castello che, fondato da Onorato I Caetani nella seconda metà del XIV secolo, faceva parte di una rete difensiva lungo i confini dei territori della Campagna e della Marittima". La proprietà della torre, passando di mano in mano, passò da ultimo, per successione ereditaria , alle famiglie Caramanica e Vento. E fu da Mario ed Irene Vento, di Spignosaturno, che nel 1971 la rilevò con l'annesso circostante spazio, acquistandola, il prof. Nicola Jadanza di Roma. Ma le condizioni dell'edificio erano semplicemente disastrose, in quanto gli eventi bellici dell'ultimo conflitto l'avevano gravemente danneggiato e in parte distrutto. Bisognava procedere subito al rinforzo delle mura per impedirne il crollo, quindi alla ricostruzione sistematica delle parti mancanti e, conseguentemente, alla ristrutturazione dell'interno. Il tutto nel rispetto assoluto dei vincoli imposti dalla Soprintendenza ai Monumenti del Lazio che tutela questo bene culturale. Non fu cosa facile, ne di poco tempo, giacchè i lavori dovevano procedere con cautela e col parere favorevole, volta per volta, degli uffici addetti al controllo. La Soprindentenza prima, il Ministero della P.I. poi, avevano approvato il progetto a condizione che nei confronti dell'immobile venisse osservato l'obbligo di mantenere inalterati i rapporti volumetrici, di rispettare la stesura architettonica, di adeguarsi al contesto ambientale per riportare la torre allo stato primitivo, al suo vecchio splendore. Dal saggio di R. Frecentese, tratto da "Storia di Formia illustrata (a cura di M. D'Onofrio). Onorato I si distinse per il suo carattere forte e audace è ricordato per la vicenda che lo oppose a papa Urbano VI. Tra le tracce della struttura caetanea di Castellonorato nel 1930 erano ancora percepibili oltre i due ingressi al borgo, alcuni loggiati, due porte ad arco acuto, una nel sottopasso a "capo la porta" e l'altra sul retro e a latere della chiesa di S. Caterina. Sembra che sul modello delle rocche fortificate basso medievali, anche Castellonorato non sia stata creata ex novo ma su un preesistente impianto abitato. Le vestigia di quell'originario insediamento pre caetaneo sono probabilmente inserite nel sistema delle fondazioni delle abitazioni o inglobate in edifici seriori. Anche qui potrebbero diventare di notevole interesse per la storia del castro eventuali recuperi da compiere in corrispondenza di possibili siti sensibili, tenendo d'occhio il particellare del catasto urbano. MINTURNO IL CASTELLO Da www. comune.minturno.lt.it/. La sua costruzione è da attribuirsi al Vescovo Leone, che troviamo menzionato nella Carta Originale Cassinese n. 5 del 30‐10‐839, indizione terza. Il Castello baronale nel 1105 passò a Riccardo I dell'Aquila e nel XIII secolo fu residenza dei Caetani. Da www.castellidelazio.com/. La storia del vecchio castello di Minturno, anticamente chiamata Traetto fino al 1879, segue di pari passo le sorti del ducato di Fondi, al quale apparteneva. Il primo nucleo risale probabilmente al IX‐X secolo e rimase inalterato fino a quando il feudo passò ai dell'Aquila. Successivamente passò ai Caetani che lo ristrutturarono nel XIII‐XIV secolo. Nel castello vi furono ospitati illustri ed importanti personaggi, sia religiosi che politici e mondani. Varcarono la soglia del maniero san Tommaso d'Aquino nel 1272, Alfonso d'Aragona nel 1452 e nel Cinquecento le nobildonne Isabella Colonna e Giulia Gonzaga. La struttura, molto semplice, è formata da una pianta quadrilatera che crea all’interno una corte con arcate ogivali gotiche. Le murature sono realizzate in pietra calcarea locale con inserti di mattoni di rinforzo. A ridosso delle possenti murature si impostano un torrione cilindrico ed una torre quadrata, entrambe purtroppo mozzate. Lungo il perimetro si notano interessanti quanto malmesse testimonianze architettoniche del Trecento, quali ad esempio alcune caditoie, arcatelle su mensole, merlature, parte dell'alto camminamento di ronda, una bella finestra gotica e porte ogivali. All'interno notevole è la sala dei Baroni. Da http://www.webpontino.it/castello.htm. Si erge (il Castello) maestoso nell'angolo sud‐ovest della piazza. Ha forma trapezoidale (i lati misurano: m.67; m.60; m.48) e presenta due piani nella parte a sud‐ ovest e tre nella parte est. La torre alta m.60, che caratterizzava la vista del paese per chi vi si avvicinava, fu distrutta in gran parte da un fulmine nel secolo scorso. Fu fortificato e forse costruito per volere del Papa Leone III (795‐816). Fu residenza dei Caetani. Nel 1108 passò ai Dell'Aquila. Ospitò illustri personaggi: S.Tommaso D'Aquino (1272) Alfonso D'Aragona (1452), che vi fece eseguire notevoli lavori, Isabella Colonna e Giulia Gonzaga. Nell'angolo sud‐est dell'edificio si apre l'ingresso da cui si entra in un androne nel quale è il busto di Antonio Carafa (1693). L'androne immette in un piccolo cortile con porticato a sesto acuto e finestre bifore. Asinistra con comoda scalinata dà accesso alle stanze ed alla grande Sala dei Baroni. Il Castello venne rovinato nel 1799 dai francesi e gravi danni ha subito anche nell'ultimo conflitto mondiale con la distruzione di tutte le strutture lignee. La corte interna e la sala dei Baroni, sulla sinistra, , visti dallo scalone di accessi in una foto degli anni ’80-‘90 Da spazioinwind.libero.it/. Il Borgo medievale di Minturno (Traetto sino al 1879) sorge sul culmine della collina a 140 metri sul livello del mare e degrada lungo il pendio, nella parte esposta a sud‐est. Il Borgo nato a scopi difensivi costituendo scampo per gli abitanti della romana Minturnae, sfuggiti alle distruzioni dei Goti di Totila (554 d.C.), dei Longobardi di Zottone di Benevento (574 d.C.), e decimati dalle epidemie malariche causate dall’impaludamento della piana del Garigliano, conserva notevoli monumenti. Elemento fondamentale della sicurezza delle città nel medioevo, consisteva nella erezione e nella manutenzione delle mura, che, cingendo tutto l’abitato, dovevano avere la funzione di impedire l’ingresso dei nemici e di tutti coloro che potessero recare ad essa offesa. da www. comune.minturno.lt.it da www. golfonews.com la corte interna dopo il restauro Così anche le strade stesse furono quasi sempre tracciate in funzione delle porte delle mura. Il castello era dotato di una torre alta 60 metri, andata semidistrutta da un fulmine nell'Ottocento.. da www. comune.minturno.lt.it Il castello fotografato in occasione della sagra delle regne da http://bassolazioarte.blogspot.coml da http://www.terrelatine.it/ L’edificio più imponente del Borgo medievale è il Castello Baronale che con una poderosa struttura, seguendo nel suo sviluppo la naturale conformazione del terreno, presenta nel lato sud ovest un massiccio torrione il quale, con la base a scarpata per circa due terzi dell’altezza, si eleva oltre il piano di copertura. SUIO LA ROCCA DI SUIO Da www.castellidelazio.com/. Il piccolo villaggio di Suio sorge su un’altura di 150 metri ca. che domina la vallata del fiume Garigliano, la cui valle, denominata del Suio è ricca di sorgenti termali note sin dall’età classica. L’importanza del castello e dell’abitato di Suio nell’ambito territoriale della pianura del Garigliano e alle strade di fondo valle portarono il piccolo borgo ad essere amministrato da un conte nominato dai duchi di Gaeta, dipendendo così direttamente da quella città. Suio divenne così a partire dall’anno Mille contea, retta dai conti Rainerio, Leone e Landolfo. Nel 1040 il castello doveva già essere stato costruito visto che il conte Ugone di Gaeta donò metà del castello alla potente Abbazia di Montecassino. Agli inizi del Duecento nel castello nacque Tommaso da Suio, maestro e notaio alla corte dell’imperatore Federico II di Svevia. Nel XVI secolo sia il castello che il borgo videro un rapido spopolamento, andando così a dipendere, insieme al vicino borgo di Castelforte, alle sorti del ducato di Fondi. Il castello nella sua forma originaria risalirebbe agli inizi del Duecento. Di pianta quadrata era composto da mura in pietra locale con torri angolari cilindriche con beccatelli e merlature, oggi quasi completamente sparire. Buona parte delle mura perimetrali e del manufatto interno è stato completamente modificato con la costruzione avvenuta nella metà del Novecento di edifici di carattere abitativo che hanno ormai irrimediabilmente danneggiato le antiche strutture. SPIGNO VECCHIO LA ROCCA DEI DUCHI DI GAETA Da www.castellidelazio.com/. I suggestivi ruderi del castello di Spigno Vecchio sorgono su un pendio orientale del Monte Putrella, sui Monti Aurunci. Scarse sono le notizie relative al castello, che come il paese di Spigno era unito al feudo di Traetto, l’attuale Minturno ma spesso conteso anche dall’abbazia di Montecassino. La prima costruzione di un sistema difensivo si deve ai discendenti dei duchi di Gaeta che lo eressero intorno all’XI secolo. Nel secolo successivo passò ai Dell’Aquila e nel 1363 fu acquistato da Giacobello Caetani, per essere ancora ceduto ai Colonna, ai Gonzaga e ai Carafa di Stigliano. Da documenti del 1690 si sa che la rocca era ridotta a rudere e che fu abbandonata. Sorge nella parte più alta dell’abitato di Spigno, su un pendio scosceso della montagna, a controllo dei traffici della via Ercolanea. E’ interamente costruita in pietra locale, con torrioni angolari ed un’ alta torre quadrata. ITRI LA ROCCA CAETANI Da www.castellidelazio.com/. La rocca Caetani di Itri è posta tra i monti Aurunci e gli Ausoni, non distante dall'antico tracciato della via Appia, in posizione altamente strategica. Il nucleo originario dovrebbe risalire all'IX secolo, realizzato con buona probabilità dai duchi di Gaeta, nell'ambito di un processo di continuo consolidamento militare dei feudi che in quegli anni erano in piena espansione. Oltre che a presidio delle proprietà, tali fortificazioni rispondvano inoltre anche all'esigenza di difesa dalle continue scorrerie saracene che, soprattutto nel basso Lazio, avvenivano con costante frequenza. Da documenti veniamo a conoscenza che la prima torre della rocca venne innalzata nell'anno 882 a cui seguìnel 950 la costruzione del vecchio maschio che raggiunge i 35 metri di altezza e che lo rende visibile da grande distanza ed elemento inconfondibile nello scenario paesaggistico. Con la signoria dei Caetani la rocca iniziò ad assumere l'aspetto definitivo, con poderose opere di ristrutturazione delle preesistenti strutture ed ampliamento delle nuove. La posizione naturale sulla quale venne costruita obbligò le scelte progettuali dei costruttori che dovettero innanzitutto far fronte alle problematiche di una costruzione complessa per via della natura scoscesa del terreno. La rocca si delinea in due complessi congiunti: il primo, quello più in alto, è costituito dalla rocca mentre seguendo la linea di discesa del pendio, un cicuito di mura scende a protezione del borgo. La rocca è composta da tre grandi torri di forme geometriche diverse (circolare, quadrata e poligonale) e quattro torri più piccole collegate tra loro da un camminamento di ronda. Possenti merlature si elevano sull'alto delle muraglie, realizzate con pietre di cave locali. Da Wikipedia. Il Castello si articola intorno ad una torre quadrata con piccola cinta merlata (attribuita al duca di Gaeta Docibile I nell'882). Il nipote di Docibile, Marino I, collegò quindi ad una seconda torre poligonale. Una terza torre cilindrica, collegata da un muro con cammino di ronda, sorge più in basso, direttamente sopra la via Appia. Quest'ultima torre è detta "del coccodrillo", in quanto secondo la leggenda nel fossato si trovava uno di questi animali, al quale venivano dati in pasto i condannati a morte. Una terza cinta di mura completò il complesso intorno alla metà del XIII secolo. da www.castellidelazio.com/. da Wikipedia Danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, acquistato dalla provincia di Latina nel 1979, ceduto al comune e restaurato a partire dal 1992, il Castello di Itri avrebbe dovuto ospitare dal 2003 il "Museo del brigantaggio", suddiviso in tre sezioni ("Ragioni della storia", "Ragioni del mito" e "Ragioni del luogo"). Durante i lavori di restauro, in seguito ad una richiesta di fondi, aventi come mittente la Comunità Europea e come destinatario il comune stesso, il sindaco e la giunta itrana hanno ritenuto opportuna la collocazione di suddetto museo in una diversa zona del paese, località Madonna delle Grazie. da Wikipedia FONDI CASTELLO E PALAZZO DEL PRINCIPE CAETANI Da http://www.i castelli.it/. Un complesso notevole di fabbriche è costituito dal Castello propriamente detto e dal Palazzo baronale (Palazzo del Principe), dimora abituale del feudatario. Un magnifico maschio o torrione rotondo, accuratamente costruito con pietre di taglio, con merlatura sostenuta da mensole in aggetto, s'innalza grandioso sopra una torre quadra di muratura irregolare e scadente, la cui base è formata da grossi conci di pietra squadrata; esso è separato da una intercapedine e perciò completamente isolato. Alla stessa epoca della torre appartengono le restanti parti della rocca con le alte torri cilindriche agli angoli, costruite con pietrame irregolare. Si hanno così tre epoche distinte nella costruzione: base o zoccolo (forse del principio del secolo XIII), torre quadra e torri laterali (principio del secolo XIV), mastio (seconda metà del secolo XV). Hanno queste dimensioni: larghezza della base e della torre quadra m. 14; altezza delle stesse m. 20; altezza del maschio m. 13 (base, torre e maschio, altezza complessiva m. 33); lato minore delle restanti parti m. 20, lato maggiore m. 39, altezza m. 25 (misure fornitemi dal sig. G. Iudicone, applicato presso il Comune di Fondi, con l'assistenza dei colleghi dell'Ufficio tecnico comunale). Anche il Palazzo, restaurato, presenta elementi architettonici distinti: una porta nettamente di stile angioino‐durazzesco, come se ne vedono esempi nella città e nel quartiere medievale di Gaeta, e un loggiato ogivale (con altra loggia al secondo piano), al quale si sale con una scala esterna nel pittoresco cortile. Ma la parte più caratteristica della residenza baronale è costituita dalla fantasiosa decorazione delle eleganti finestre, monofore e bifore, ad ogiva e a centina, due interne nel cortile e due esterne (in parte danneggiate dalla guerra), formate nella parte superiore da una lastra di pietra tenera, lavorata a traforo così da sembrare un ricchissimo ricamo, un pannello intagliato. Onorato II, pervenuto ‐come si è detto‐ dopo l'invasione angioina (1464) a grandissima potenza e ricchezza, volendo rendere la sua residenza più adatta al suo nuovo stato, chiamò da Napoli o da Gaeta maestranze e artisti forestieri. Si deve appunto al catalano MATTEO FORCIMANYA la nuova squisita eleganza di linee e di ornamenti, magnifico esempio di arte italo‐catalana che si manifesta anche in alcuni edifici di Carinola, di Gaeta, di Sessa e di Capua. da www.fondani.it/ L'epoca della ricostruzione del palazzo si può fissare con certezza al periodo 1466‐1477. Infatti Ferrante I concesse al conte di Fondi nel 1466 il privilegio di portare il cognome e lo stemma di casa d'Aragona: così le armi dei Gaetani partite con quelle aragonesi figuravano nei camini e nei rosoni delle volte. L'edificio, che formava parte della cinta fortificata di cui si vedono ancora avanzi sulla strada di circonvallazione, risulta ricostruito sulle antiche mura e nell'area compresa tra la cinta castellana e la chiesa di S. Pietro (anche in altri borghi medievali il castello è presso le mura urbiche e la chiesa madre). Rocca e Palazzo, secondo l'osservazione già fatta da altri, erano uniti da un arco, che accavalciava la strada e costituiva la porta della città verso Napoli, e da un ponte volante, come è chiaramente indicato nella pittura dello Scacco, mentre si scorgono ancora le due porticine a servizio del ponte. Con qualche torre medievale, non è raro vedere a Fondi ampi e alti portali in pietra calcarea ad arco ribassato e cortili con larga scala a giorno. Altro vanto della città sono le sue chiese, alcune di architettura veramente pregievole, ricche di preziosi cimeli. da www.fondani.it/ da www.fondani.it/ IL CASTELLO BARONALE Da http://www.cittàdifondi.it/. Il Castello Baronale è composto da un magnifico maschio o torrione rotondo, accuratamente costruito con pietre di taglio, con merlatura sostenuta da mensole in aggetto che s'innalza grandioso sopra una torre quadra di muratura irregolare e scadente, la cui base è formata da grossi conci di pietra squadrata, esso è separato da una intercapedine e perciò completamente isolato. Alla stessa epoca della torre appartengono le restanti parti della rocca con le alte torri cilindriche agli angoli, costruite con pietrame irregolare. Si hanno così tre epoche distinte nella costruzione: base o zoccolo (forse del principio del secolo XIII), torre quadra e torri laterali (principio del secolo XIV), mastio (seconda metà del secolo XV). La costruzione del castello venne iniziata nel 1319 insieme con la ristrutturazione della cinta muraria (della quale se ne possono ancora scorgere alcune parti), da Roffredo III Caetani che voleva farne il centro della sua signoria, contestualmente ad esso fu eretto il Palazzo Baronale, utilizzato come elegante abitazione, collegato al castello con un passaggio. La famiglia Caetani ebbe un ruolo rilevante nella città, fu infatti sotto la protezione di Onorato Caetani che nel 1534 venne eletto a Fondi l'antipapa (scisma d'occidente) Clemente VII, la città acquistò così l'appellativo di "Città di Satana'' in quanto fu nelle sale del castello che il 20 settembre si riunì il conclave di cardinali che portò a tale elezione. Nel 1504 il ducato passò ai Colonna e poi ai Gonzaga. Importante è la figura della principessa Giulia Gonzaga (cantata dall'Ariosto nell'Orlando Furioso), vedova di da www.fondani.it/ il mastio-torrione da www.fondani.it/ il mastio visto dal terrazzo del castello Vespasiano Colonna duca di Fondi, che fece del suo palazzo un ritrovo culturale tanto che in età Rinascimentale Fondi venne ribattezzata come ''la piccola Atene''. La fama della sua bellezza raggiunse il corsaro saraceno Kai‐Ed‐Din detto Barbarossa, che progettò il suo rapimento per farne dono al sultano Solimano. La leggenda vuole che Giulia avvertita in tempo sia fuggita attraverso il sotterraneo che si troverebbe nello stesso castello. Possente struttura dal fascino incontestabile, il castello ha nel corso del tempo subito molti lavori di restauro e adattamento mantenendo però le sue caratteristiche architettoniche e la consistenza, nel 1840 per ragioni di sicurezza venne abbattuta la merlatura del mastio, nel 1861 venne adibito a carcere mantenuto fino al 1931. L'ultimo lavoro di restauro ha trasformato il castello in una struttura visitabile che ospita il museo civico (accoglie reperti di epoca romana) e metà del salone di pian terreno funge da sala‐incontri e aula per il consiglio comunale. Dai lavori di consolidamento e restauro sono venuti alla luce particolari architettonici, storici ed ambienti insospettati. In una delle finestre strombate della torre sud‐est si conserva ancora l'intonaco originale sul quale erano graffiti disegni, frasi e nomi di persone, che nel "maniero" erano state rinchiuse prigioniere. Il Castello Baronale, da sempre simbolo della città, rappresenta uno dei rari esempi di fortezza costruita in pianura. Con i suoi 31,54 metri di altezza domina imponente tutta la Piana. La torre‐faro del IV‐III sec. a.C., nata come monumento funebre, venne in seguito elevata a torre di osservazione e infine adattata ad opera di difesa e anche a carcere. E' formata da un bastione di forma cubica di circa 20 m di altezza che imbraca la parte cilindrica che si eleva fino a 33 m.. da www.fondani.it/ suggestiva vista notturna del castello(a destra) e del Palazzo(a sinistra del Principe Caetani Accanto si erge la possente mole della fortezza Caetani con le sue due torri angolari, caratterizzate dall'orlatura con le "piombatoie", che permetteva ai difensori di essere protetti anche quando erano costretti a lanciare in verticale qualsiasi tipo di proiettile o strumento di offesa contro gli assalitori. da www.fondani.it/ anni ’70-‘80 un immagine-cartolina del Castello negli Il Castello baronale in foto di fine 800 (Dal libro "Un po' di Fondi" a cura del comune di Fondi) Il Castello baronal e in una cartolin a del ‘900 Il Castello baronale nella Ricostruzione dei torrioni abbattuti dal bombardamento aereo nel 1944 (Da "La torre maestra del castello di Fondi" di Geremia Iudicone ed. Confonto) IL PALAZZO BARONALE Da http://www.cittàdifondi.it/. Il Palazzo Baronale detto anche Palazzo del Principe, come si conviene dal nome, fu la dimora abituale del feudatario. Il Palazzo, restaurato, presenta elementi architettonici distinti: una porta nettamente di stile angioino durazzesco, come se ne vedono esempi nella città e nel quartiere medievale di Gaeta, e un loggiato ogivale (con altra loggia al secondo piano), al quale si sale con una scala esterna nel pittoresco cortile. Ma la parte più caratteristica della residenza baronale è costituita dalla fantasiosa decorazione delle eleganti finestre, monofore e bifore, ad ogiva e a centina, due interne nel cortile e due esterne (in parte danneggiate dalla guerra), formate nella parte superiore da una lastra di pietra tenera, lavorata a traforo così da sembrare un ricchissimo ricamo, un pannello intagliato. Cortile e scala di accesso al palazzo Baronale(Foto Istituto comprensivo E. Amante) Onorato II, pervenuto dopo l'invasione angioina (1464) a grandissima potenza e ricchezza, volendo rendere la sua residenza più adatta al suo nuovo stato, chiamò da Napoli o da Gaeta maestranze e artisti forestieri. Si deve appunto al catalano Matteo Forcimanya la nuova squisita eleganza di linee e di ornamenti, magnifico esempio di arte italo‐catalana che si manifesta anche in alcuni edifici di Carinola, di Gaeta, di Sessa e di Capua. L'epoca della ricostruzione del palazzo si può fissare con certezza al periodo 1466‐1477. Infatti Ferrante I concesse al conte di Fondi nel 1466 il privilegio di portare il cognome e lo stemma di casa d'Aragona, così le armi dei Gaetani partite con quelle aragonesi figuravano nei camini e nei rosoni delle volte. Cortile superiore del palazzo Baronale con vista sul torrione (Foto Istituto comprensivo E. Amante) L'edificio, che formava parte della cinta fortificata di cui si vedono ancora avanzi sulla strada di circonvallazione, risulta ricostruito sulle antiche mura e nell'area compresa tra la cinta castellana e la chiesa di S. Pietro. Rocca e Palazzo erano uniti da un arco, che accavalciava la strada e costituiva la porta della città verso Napoli, e da un ponte volante, come è chiaramente indicato nella pittura dello Scacco, mentre si scorgono ancora le due porticine a servizio del ponte. Con qualche torre medievale, non è raro vedere a Fondi ampi e alti portali in pietra calcarea ad arco ribassato e cortili con larga scala a giorno da www.fondani.it/ agli inizi del ‘900 un immagine della corte interna del Palazzo da www.fondani.it/ un particolare della facciata interna del cortile con la struttura muraria costituita da pietre squadrate anche nei conci e nelle decorazioni delle basi, dei capitelli e delle sovra cornici degli archi a sesto acuto da www.litoralepontino.it/ la facciata esterna del palazzo sulla piazza centrale di Fondi da www.cittafondi.it/ la facciata esterna in una foto d’epoca vista dalla piazza MAENZA CASTELLO CAETANI Da wikipedia. Il castello, originariamente, fu costruito come torre d'avvistamento intorno al 1100‐1200. Successivamente vi si insediarono le famiglie feudatarie che lo modificarono e ampliarono nel corso degli anni. Nei primi anni esisteva solo l'attuale nucleo centrale, costituito da 4 piani: 1°‐Era usato come dispensa e cantina; 2°‐Era usato dalla servitù del castello; 3°‐Il piano nobile, dove si trovavano le stanze dei signori del feudo e la sala di ricevimento; 4°‐Il terrazzo. Successivamente, verso il 1500, vennero innalzate delle torri di rinforzo e le feritorie per i cannoni. Dopo la costruzione del palazzo baronale, le famiglie nobili vi si trasferirono e il castello venne usato come caserma. Nel castello di Maenza si sono insediate molte famiglie feudatarie, la più importante delle quali quella dei Conti da Ceccano. Le famiglie successive furono: gli Annibaldi, i Caetani, i Borgia, gli Aldobrandini, gli Antonelli, i De Cabanis e i Pecci. Durante il feudo dei Conti da Ceccano, Maenza fu sede del primo miracolo di S. Tommaso d'Aquino, il quale vi si recava spesso per far visita a sua nipote Francesca. Maenza, come molti paesi della provincia di Latina, visse il periodo della ritirata tedesca. Un episodio molto importante durante questo periodo, fu quello della distruzione di gran parte dell'abitato in seguito al bombardamento aereo del 1944. Si tratta di una costruzione in pietra locale e la sua funzione militare è sottolineata dalle mura e dall'ampia piazza d'armi. Da www.congressus.it/castellipontinidelgusto_castelli.htm BASSIANO PALAZZO CAETANI, TORRI E MURA Da www.sezzeweb.it/comune-di-bassiano-latina.asp. Dopo il passaggio delle truppe di Federico Barbarossa, intorno all'XII‐XIII gli abitanti e i monaci benedettini, scampati all'invasione , decisero di rifugiarsi nella parte superiore (la "Majùra"), dove attualmente sorge il paese, e di realizzare una cinta muraria di fortificazione con nove case‐torri per l'avvistamento di eventuali truppe nemiche. Inizialmente feudo degli Annibaldi, fu acquisito nel 1303 da Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII, che dallo zio Papa ottenne in possesso un'ampia zona che comprendeva, oltre Bassiano, anche Ninfa, una parte di Norma, San Donato e San Felice. Furono i Caetani a realizzare il castello ed una seconda cinta muraria, più esterna rispetto alla prima. A parte brevi dominazioni da parte della famiglia Borgia (tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento) e di Ladislao di Durazzo, re di Napoli (1386‐1414), figlio di Carlo III, il feudo è sempre stato saldamente della famiglia Caetani fino alla conquista dello Stato pontificio da parte delle truppe Sabaude, per questo essi si fregiano del titolo "Principi di Bassiano". Nove torri, due cinte murarie e tre porte di accesso alla città, che segnalo lo snodarsi a spirale delle costruzioni medioevali tra le quali spiccano gli edifici storici del centro, costruiti a cavallo tra il Medioevo e il Rinascimento. Palazzo Caetani, attualmente sede del Municipio, che ricorda la lunga dominazione della famiglia; la chiesa di Santa Maria, costruita a forma rettangolare (è lunga 12 metri e larga 8) dai monaci benedettini cassinesi del XIII secolo e parte restante del cenobio, di cui è visibile la sala capitolare dal bel soffitto a volta sorretto da pregevoli colonne; la collegiata di Sant'Erasmo, patrono del paese, e la chiesa di San Nicola; ed infine la casa di Aldo Manunzio, su via Piana. Un susseguirsi di piazza e palazzi, di vicoli e cinte murarie, di torri e porte di entrata, una passeggiata tra gli affascinanti scorci di un paese che ha conservato, in maniera quasi maniacale, la sua struttura originaria, in un tuffo che vi farà un pezzo di medioevo. La facciata del Palazzo Caetani Da www.liberliber.it/progetti/manuzio/bassiano_4.htm. Fu in seguito, tra la fine del XIII secolo e l'inizio del XlV (sotto il dominio dei Caetani), che l'intero abitato, compreso il cenobio con la chiesetta venne racchiuso da una nuova cerchia difensiva, le attuali mura medievali. Del periodo medioevale, si sa comunque che il nostro castello, dopo essere stato feudo di Giovanna di Roccafoglia, passò in possesso di Antonella e Antonello Ranisio di San Massimo. L'arco della Porticina è uno dei cinque accessi alla cittadella, posto lungo la cerchia di mura realizzate dai Caetani tra la fine del XII e l'inizio del XIV secolo Nel 1297, Pietro Caetani l'acquistò dagli Annibaldi e, nel 1303, ottenne da suo zio Bonifacio Vlll la conferma del possesso di un'ampia zona che comprendeva, oltre a Bassiano, anche Ninfa, una parte di Norma, San Donato e San Felice. Successivamente e per breve tempo, fu dominato da Ladislao di Durazzo, re di Napoli (1386‐1414), figlio di Carlo III, il quale «si fece sostenitore e padrone dei papi di Roma contro i papi di Avignone, ed occupò gran parte dello Stato Pontificio» (19). Infine, ritornato sotto i Caetani, è rimasto sempre (tranne la parentesi della dominazione dei Borgia, tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento), e fino al secolo scorso, feudo di questi Signori che si fregiano, pertanto del titolo di "Principi di Bassiano". Da www.sezzeweb.it/comune-di-bassiano-latina.asp. È solo all’inizio del XVI secolo che i Caetani, con la costruzione del palazzo Baronale, lasciano un'impronta del loro dominio sulla terra di Bassiano. Fù Bonifacio Caetani che nel 1554 fece costruire un importante palazzo, quale rifugio delle insidie della palude e luogo di cura per la sua salute malferma. La scalinata della Porta Vecchia è posta sulla sinistra del Palazzo Municipale (Caetani) Il palazzo ingloba nel suointerno case e botteghe medievali che i Caetani nel corso del XV secolo avevano acquistato in località “Porta salamandra” che era la principale via di accesso al Castrum. Nel 1541 Camillo Caetani promulga gli statuti di Bassiano. Tutto era sotto il controllo del duca: la proprietà, la famiglia, la chiesa. Ma un'arma più potente della polvere da sparo e degli archibugi sta vedendo gli albori in quel tempo: il libro. Attraverso il tipografo umanista Aldo Manuzio, il libro diffonde la cultura, le idee e riscatta le genti dall’oppressione dei potenti. Le maestose mura castellane, fatte costruire dai Caetani nel XIII secolo, costituiscono la struttura a spirale del paese, una serie di scalette crea un gioco tra i vicoli e passaggi nascosti che culminano verso la collina in cui troneggia la chiesa di S. Erasmo e la piazza della Torre Civica. Le tre porte di accesso al borgo non rappresentano semplicemente un'apertura nelle mura ma un luogo dì incontro fra due mondi: l’urbano ed il rurale, l’interno e l’esterno. Entrando nel borgo attraverso l’arco della Porta nuova e affacciandosi dalla terrazza del belvedere ci si ritrova immersi in un mare di verde fatto di faggi di lecci e di querce. Il borgo medioevale è costruito da antiche case chiamate “Case Torri” interrotte da una serie di affascinanti vicoli. Il tessuto urbano di Bassiano è ricco di storia e di memoria dietro ogni angolo scorci interessanti e mura antiche testimoniano un passato importante. Via della Mura corre lungo il perimetro delle mura antiche offrendo scorci panoramici sulla vallata sottostante NINFA (NORMA) CASTELLO CAETANI Da ww.castelli del lazio.com/. Il castello di Ninfa rappresenta con i suoi giardini una delle tappe di visita turistiche, culturali e naturalistiche più importanti del Lazio. Il castello sorse unitamente all’abitato di Ninfa, posto lungo l’antica via Ninfina, distante dalle paludi pontine, in posizione pedemontana. Prime notizie sul territorio si devono all’VIII secolo quando il comprensorio di Ninfa venne donato da Costantino V Copronimo, imperatore di Costantinopoli, a papa Zaccaria. Altri documenti attestano il passaggio dalla Chiesa ai potenti conti di Tuscolo avvenuto nell’ XI secolo, per passare poi agli inizi del secolo successivo ai Frangipane. In quest’epoca all’interno della cittadina venne incoronato papa Rolando Bandinelli con il nome di Alessandro III, il 20 settembre del 1159. Nel 1171 Ninfa fu attaccata e saccheggiata dalle truppe del Barbarossa, contrario all’elezione di papa Alessandro III. Nel 1230 viene attestata la signoria degli Annibaldi Bonifacio VIII per l’ingente somma di 200 mila fiorini dai quali passò nel 1297 a Pietro Caetani, nipote di papa d’oro, che l’anno successivo si infeudava ufficialmente. Nel 1382 il castello di Ninfa fu epicentro di violente tra il ramo romano e quello napoletano fedele al re iniziarono il lento ma inesorabile declino che portò oltre 150 case, strade, chiese, ospedali, mulini, ponti battaglie seguenti alla scissione della famiglia Caetani, di Napoli e da quel momento la città ed il castello all’abbandono. La città era vasta, cinta da mura, con che attraversavano ruscelli. Marginalmente si impostava il castello baronale che all’XI secolo e constava solo di una torre poi cinta da prospetta ancora oggi sulla palude. L’impianto risale un più basso recinto murario. Con la baronia di Pietro Caetani, a partire dal 1308, venne costruito l’attuale castello, a pianta quadrata, con murature in bozzette di tufo e un’altissima torre quadrangolare caratterizzata da profonde feritoie per le postazioni degli arcieri e coronata da merlature ghibelline. Al recinto murario si addossarono subito alcuni ambienti dotati di bellissime finestre bifore gotiche ancora in situ. Altre migliorie vennero apportate pochi decenni dopo da Roffredo, figlio di Pietro con l’aggiunta di alcune sale e il rinforzo delle torri angolari quadrate. Nel 1382, come detto, sia la città che il castello subirono devastanti danni che causarono il crollo di alcune strutture. Continuò ad essere utilizzato fino alla metà del XV secolo, oltre il quale fu completamente abbandonato fino agli inizi del Novecento, quando ciò che rimaneva dell'augusta magione venne restaurata da Gelasio Caetani. Da www.medioevo.roma.it. Il Castello Caetani prospetta ancora oggi sul laghetto alimentato dal fiume Ninfa. L’impianto originario doveva risalire al XII secolo e constava soltanto di una torre circondata da un basso recinto murario, benché alcuni (come s'è già detto sopra) ritengano che doveva trattarsi di un vero e proprio complesso fortificato. L'edificio tuttora esistente fu invece costruito intorno al 1308 da Pietro II Caetani. da www.castelli del lazio.com/ una bifora a trilobi sulla facciata sud A pianta quadrata e muratura in tufelli, il Castello ha la singolare caratteristica di essere ubicato fuori la cinta muraria; presenta quattro torri angolari ruotate di 45° rispetto alla cortina, al fine di evitare angoli morti. Pietro II fece costruire all'interno del castello una piccola casa signorile, collegata alla torre da uno stretto ponte sospeso che attraversava il cortiletto antistante. Tale edificio era addossato alla cinta muraria, tanto che il camminamento di ronda fungeva da grondaia del palazzo stesso. L'interno di questa casa signorile era piuttosto elegante e presentava una grande sala, le cui bifore gotiche si affacciavano sulla città. da www.medioevo.roma.it/ torre angolare del castello Qualche anno più tardi l'edificio venne ampliato da Roffredo III, con la costruzione di altre sale contigue all'antecedente struttura. L’intero perimetro del castello è coronato da merlature a coda di rondine. Al centro si eleva la torre, una delle più belle e imponenti di tutto il Lazio. Di forma quadrata (m. 10 per lato) e alta m. 32, è fornita di feritoie ed è coronata da merli a coda di rondine modernamente restaurati. La distruzione di Ninfa alla fine del XIV secolo coinvolse ovviamente anche il castello, che subì una devastazione tale da causare il crollo di alcune strutture. Fu comunque utilizzato ancora fino a tutto il XV secolo soprattutto come prigione (la torre fu teatro del celebre eccidio del 1447), per essere poi definitivamente abbandonato. da www.fondazionecaetani.org/ Oggi ninfa si presenta come una pittoresca città in rovina, con avanzi di un castello, di palazzi, di chiese, racchiusa da una doppia cinta muraria, formante un quadrilatero irregolare di circa 1400 metri e intervallata da undici turricellae salienti (ma in origine dovevano essere molte di più) aperte verso l’interno, in modo da non poter essere usate contro gli stessi abitanti, analogamente al Castello Caetani a Roma sull’Appia da www.medioevo.roma .it/ Torre angolare S-O, torre centrale e parete sud ed ambienti interni del castello SERMONETA CASTELLO CAETANI Da ww.castelli del lazio.com. Dominante al centro del piccolo borgo adagiato sulla sommità del monte Carbolino, il Castello Caetani è sicuramente uno dei migliori esempi di architettura militare del Lazio e tra quelli dalla struttura più articolata e meglio conservata. Si mantengono ancora in ottime condizioni infatti l’antico maschio (la torre più importante del castello), le cisterne per gli approvvigionamenti di acqua, i baluardi e gli alloggiamenti militari. Il nucleo più antico della Rocca risale alla prima metà del XIII secolo quando il castello era proprietà della famiglia Annibaldi; con l’acquisto nel 1297 da parte di Pietro Caetani, conte di Caserta, dietro la spinta di papa Bonifacio VIII, suo zio, la struttura fu ampliata con l’aggiunta di stanze, torri e muraglioni mentre gli ambienti interni vennero decorati ad affresco. Nel 1499 papa Alessandro VI scomunicò e cacciò dai loro possedimenti i Caetani, la nuova proprietaria del castello divenne Lucrezia Borgia, sorella di Cesare, figli illegittimi del papa, e l’edificio venne completamente ristrutturato. Oltre all’aggiunta della cosiddetta Casa del Cardinale concepita come abitazione, venne rinforzata l’intera struttura difensiva, secondo il progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio, per rendere la fortezza inespugnabile. Così come ci raccontano le cronache di Gelasio Caetani infatti “cinque erano le linee concentriche di difesa che il nemico doveva superare prima di poter penetrare nel maschio e dirsi padrone assoluto di Sermoneta”. Tornato all’inizio del XVI secolo ai Caetani, rimase in loro proprietà fino al 1798 quando, con l’occupazione francese, venne saccheggiato e trasformato in carcere. Suggestivi i numerosi graffiti incisi sulle pareti delle celle risalenti a questo periodo. La ristrutturazione completa e l’aspetto attuale vanno attribuiti ai lavori di restauro intrapresi all’inizio del Novecento. Dalla struttura architettonica compatta e dall’aspetto decisamente massiccio e severo, tipico dell’architettura militare medievale, il castello conserva al suo interno degli interessanti affreschi attribuiti alla scuola del Pinturicchio distribuiti in due sale, le cosiddette “camere pinte”. Nella prima compaiono figure mitologiche; nella seconda si vedono le sette virtù sedute su troni, ai piedi dei quali gli opposti vizi sono impersonificati da altrettanti personaggi storici. La fama del castello è stata anche a lungo legata all’ospitalità dei suoi proprietari: in svariate occasioni infatti vi soggiornarono pontefici, imperatori, cardinali e principi accolti con ogni tipo di festeggiamento. Tra gli ospiti più illustri, i papi Gregorio XIII e Sisto V e gli imperatori Federico II e Carlo V. Da wikipedia. La famiglia Annibaldi cedette nel 1297 i territori di Sermoneta, Bassiano e San Donato al nipote di papa Bonifacio VIII, Pietro Caetani, per la somma di 140 mila fiorini d'oro. Si trattò comunque di una fortuna per l'intera zona, per Sermoneta, e soprattutto per il castello. I Caetani infatti non risparmiarono nulla per rendere la Rocca degli Annibaldi una vera e propria fortezza militare, con nuovi edifici e ben cinque cerchie di mura, che, grazie a un sistema di ponti levatoi, garantivano la possibilità isolare la torre in caso di attacco. da www.sermoneta.net/ Sotto Onorato III Caetani , nella metà del ‘400, Sermoneta conobbe il momento di maggior splendore: Onorato era un uomo attivo, energico, un vero e proprio comandante nato, come dimostrò partecipando alla battaglia di Lepanto. Segnale importante del pericolo per la famiglia Caetani fu l'agguato di cui si ritrovò vittima lo stesso Onorato, ordito forse dai temibili Borgia. Non appena Alessandro VI (di Borgia) fu eletto papa, nel 1499, scomunicò immediatamente i Caetani e confiscò tutti i loro feudi, affidandoli a sua figlia Lucrezia (la famigerata Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI). Il Castello tornò di nuovo i suoi proprietari, verso la fine del XIX secolo, con Gelasio Caetani, a cui sono dovuti gli imponenti lavori di restauro dell'antica dimora di famiglia. Il nucleo principale del castello è composto dal maschio (o mastio) che ospitava le stanze da letto del signore e che fungeva da ultimo rifugio di sicurezza in caso d'invasione nemica. La struttura del maschio era completamente indipendente dal resto del castello ed era collegata alle strutture adiacenti solo da due ponti levatoi in legno che potevano essere sollevati all'occorrenza. Il personale e la servitù si sarebbero rifugiati al suo interno qualora tutto il complesso fosse caduto in mani nemiche. Nei pressi del maschio sorge la seconda torre, molto più piccola, detta maschietto. All'esterno delle due torri c'è la grande piazza d'armi. Alcuni edifici del castello vennero in parte demoliti dai Caetani, che realizzarono la sala dei Baroni (modificata dai Borgia nel XV secolo) e le sale dette Camere pinte (ristrutturate alla fine degli anni Novanta). Quest'ultimo complesso è composto da tre stanze per gli ospiti, di cui due sono affrescate da un autore sconosciuto che viene fatto risalire alla scuola del Pinturicchio con immagini che rappresentano figure mitologiche e le virtù teologali. Nel 1400 venne realizzata la Casa del Cardinale Valentino Borgia: questo edificio ospita la Madonna con il Bambino e i santi Pietro, Stefano e Giovannino dipinto nel 1541 da Girolamo Siciolante e che originariamente si trovava esposto nell'abbazia di Valvisciolo. da www.judypat.com/ I Borgia, che espropriarono il castello ai Caetani grazie all'intervento di Papa Alessandro VI (che scomunicò addirittura la famiglia originaria di Gaeta), completarono il maniero con altre opere di fortificazione che comprendevano anche la realizzazione della Cittadella. Da www.comune.sermoneta.latina.it/. All'esterno di questi edifici una poderosa cinta muraria, ancora nella sua veste originaria, li avvolge e li protegge. Nel recente passato, durante la battaglia di Anzio del 1944, il Castello è stato abitato ancora dai Caetani e dai loro coloni fuggiti dalla Pianura Pontina. Successivamente ha ospitato giovani interessati a problemi sociali e ragazzi dei paese bisognosi di educazione e di studio. da ww.castelli del lazio.com. Il Castello si presenta oggi, nonostante i secoli trascorsi, integrato con il paese che lo circonda. Attualmente, e già da più di un quarto di secolo, il castello diviene luogo di incontri culturali ed è abitato per un lungo periodo dell'anno da artisti e studiosi di varie discipline. da ww.castelli del lazio.com. In primavera ci sono i restauratori dei dipinti murali dei corsi organizzati dall'ICCROM (Centro Internazionale degli Studi per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali). Il lavoro dei corsisti sugli affreschi all'interno della "Casa della Camera dei Pinti" o sui graffiti delle prigioni e della facciata dell'edificio Vecchia Cucina ‐ Casa Camere Pinte, rappresenta il movimento applicativo e conclusivo del corso teorico che si svolge per tutto l'anno a Roma. In estate il Castello diviene sede naturale del Festival Pontino di Musica (fondato nel 1963 da Lelia Caetani e dal suo consorte Hubert Howard in memoria dello scomparso Roffredo Caetani, musicista‐compositore) e centro di studi musicali di interpretazione e perfezionamento strumentale organizzati dal Campus Internazionale di Musica di Latina. da www.castelli del lazio.com. Oltre al Festival Pontino si svolgono saltuariamente stages di architettura, urbanistica, sociologia, ecologia, mostre, congressi e altre attività che si protraggono per tutto l'inverno, quando il Castello è oggetto prevalentemente di visite da parte di turisti e alunni delle scuole. CISTERNA CASTELLO CAETANI Da www.comune.cisterna-di-latina.latina.it/. Costruito dal duca Bonifacio Caetani nel 1560 intorno alla rocca dei Frangipane, di cui sono ancora visibili il pozzo romano e la torre quadrata, il Palazzo sorge all’estremità e nel punto più elevato dell’antico borgo per il quale costituiva un confine difensivo nonché l’ingresso attraverso l’arco detto “Porta Agrippina”. Mutilata nel 1944 dai bombardamenti bellici, della lunga e massiccia costruzione ne rimane l’esatta metà. Quasi certamente opera dell’architetto Francesco da Volterra, Palazzo Caetani è un esempio del “sintetismo” cinquecentesco improntato su forme essenziali: pochi elementi decorativi, accostamento del mattone con il travertino, ampia corte quadrata con arcate sottolineate da semplici fasce e con i piani soprastanti scanditi orizzontalmente da fasce marcapiano e con piatte e sottili cornici che arricchiscono la superficie muraria. Luogo di ristoro lungo l’Appia per nobili viaggiatori e prestigioso ritrovo per ricche battute di caccia, le sale di Palazzo Caetani accolsero cardinali, pontefici e principi di mezza Europa tra cui Papa Gregorio XIII, i Cardinali Lancellotti e Caraffa, Maria Carolina d’Austria, Papa Clemente VIII, Clemente XI, Pio VI, Benedetto XIII. Famosa era l’ospitalità dei Caetani. Nell’ottobre 1589 Onorato IV accolse Papa Sisto V con una grandiosa caccia ed un banchetto nel bosco di S.Biagio dove fece sgorgare “il vino dalle querce come l’acqua dalle fontane”. Palazzo Caetani oggi ospita la biblioteca comunale, la pinacoteca, la galleria d’arte La Mimosa ed è sede di attività e manifestazioni artistiche e culturali il chiostro interno Da utenti.lycos.it/emme/cisterna3.htm#PALAZZO%20CAETANI. Il Palazzo Caetani è un edificio dalle linee molto semplici e con pianta non esattamente rettangolare, comprendente due torrioni: uno laterale a pianta ottagonale ancora integro, uno costruito sull'antica Torre Frangipane e danneggiato dagli eventi bellici. Nella facciata posteriore dell'edificio, originariamente quella principale, è visibile il cinquecentesco portone, in legno di quercia interamente piallato a mano. Per i materiali da costruzione sono stati usati il travertino della cava di Sant Eufemia, la pozzolana ed il tufo estratti dal sottosuolo del Palazzo. Al chiostro interno, di forma quadrata e pavimentato con selciato, si accede tramite l'unica entrata oggi aperta al pubblico e sulla quale si trova lo Stemma della famiglia Caetani. Al centro del cortile è situato un pozzo in pietra che doveva preesistere alla elevazione della Rocca Frangipane. Le colonne del chiostro sono quadrate a larga base e sostengono ampie volte ad archi. Preziosi affreschi degli artisti più apprezzati del 600, come Federico e Taddeo Zuccari, il parigino Stefano Duperac, Girolamo e Tullio Siciolante, adornavano le ampie sale a volta di Palazzo Caetani. I bombardamenti bellici devastarono il palazzo ed i suoi affreschi risparmiando, almeno in parte, le restaurate Sala Zuccari e Sala della Loggia. Nella cosiddetta Sala Zuccari, sono visibili gli affreschi dei due fratelli di scuola manierista. I dipinti, di cui restano parti significative, ricoprivano interamente le pareti come un esterno illusorio, rappresentando scene di vita quotidiana del Cinquecento nei vasti possedimenti della famiglia Caetani: Sermoneta, Norma, Ninfa, il Circeo, il mare, i laghi, la campagna. Sovrasta in alto lo stemma della casata posta sulla volta superiore della sala. Nella cosiddetta Sala della Loggia si apre un balcone che volge verso est, in direzione Sermoneta, dove sorge il Castello Caetani. Sull'opposto lato della Sala si ammira un dipinto in «trompe l'oeil» che riproduce una grande loggia con ringhiera, aperta su un tramonto verso la campagna. Il resto delle pareti era decorato da grandi riquadri di finti marmi venati con colori accesi: rosa, verde, viola, giallo, grigio, intervallati da medaglioni scuri. Una lapide posta da Francesco Caetani ricorda l'incoronazione di Papa Alessandro III a Ninfa nel 1159. Le due sale restaurate sono oggi sedi di cerimonie, convegni e concerti da camera. SALA ZUCCARI. Nel 1996 sono stati ultimati i lavori di restauro delle Pitture murali presenti nella dala detta "Stanza del Vescovo", per la raffinatezza dei dipinti doveva accogliere illustri ospiti di elevato grado sociale e religioso, o "Sala Zuccari" in onore ai fratelli Federico e Taddeo Zuccari, autori dei dipinti. Gli affreschi riproducono scene di vita quotidiana del 1500 ed i vasti possedimenti della potente famiglia Caetani: Sermoneta, Norma, Ninfa, il Promontorio del Circeo, il mare, i laghi e i paesaggi di campagna. Il restauro è stato molto laborioso soprattutto perchè, oltre ai danni del tempo, numerosi sono i danni causati dagli episodi bellici della Seconda Guerra Mondiale. L'opera di restauro ha mantenuto l'originalità del disegno e le zone "neutre", che non risultano affrescate, erano le parti dove erano presenti le porte di altre stanze, o danni provocati dagli eventi bellici. Il restauro è stato effettuato con tinte riprodotte con i materiali del 1500. Al centro del soffitto si può ammirare lo stemma della casa Caetani. LE GROTTE. Vi si accede dal chiostro di Palazzo Caetani attraverso una discesa a spirale con al centro un pozzo finestrato. La scalinata introduce all'altissimo corridoio centrale da dove si dipartono numerose gallerie che hanno a loro volta altre diramazioni ed uscite distanti alcuni chilometri. Le grotte sono state scavate a mano usando un "maleppeggio" (martellina usata dai muratori). Le pareti sono costituite da "cappellaccio", cioè un misto di tufo e pozzolana: è un materiale vulcanico, molto resistente e compatto, che mantiene una temperatura costante all'interno delle grotte. Durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, le grotte furono un sicuro rifugio per i Cisternesi; qui infatti trovarono riparo e vissero per 58 giorni circa 4000 persone. Percorrendo una diramazione della galleria principale si può giungere dentro il fondo della grande cisterna che forse un tempo raccoglieva l'acqua dalle falde sotterranee e dall'acqua piovana. Era collegata inoltre ad un altro pozzo dal quale il popolo attingeva l'acqua. Da www.comune.cisterna-di-latina.latina.it/. Ampie, lunghe e misteriose, le Grotte Caetani, dal cinquecentesco Palazzo che fu residenza estiva dei Caetani, si inabissano per circa 15 metri di profondità verso destinazioni sconosciute. La loro esatta origine non è facilmente identificabile. Una leggenda vorrebbe che l'imperatore Nerone le utilizzasse per rifornire di acqua la sua imponente villa di Nettuno. Meno leggendaria la possibilità, invece, che i Caetani utilizzassero le grotte come camminamenti nascosti tra le diverse proprietà e per garantirsi la fuga in caso di pericolo. E' storia, invece, la funzione di rifugio che ebbero per circa quattromila cisternesi i quali per 58 giorni trovarono riparo dai violenti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Dal chiostro di Palazzo Caetani, si accede ad una scalinata a spirale percorrendo la quale si raggiunge un primo ambiente seminterrato, forse anticamente una cantina, oggi sede dell'artistico presepe che ogni anno richiama migliaia di visitatori. Continuando la discesa, si giunge ad un ampio corridoio centrale dal quale si diramano numerose gallerie che, raggiungendo i 15 metri circa di profondità, corrono sotto il borgo antico di Cisterna verso mete tuttora ignote. Ancora visibili sulla volta delle gallerie i colpi di scalpellino impressi nel "cappellaccio", un misto di tufo e pozzolana. a cura del prof. n. capodiferro I.P.S.S.A.R. “A. CELLETTI” FORMIA (LT) Formia 03 Novembre 2008