Il «Premio Capri San Michele» e il mondo della cultura cattolica L'intimo legame tra la fede e le opere d'arte Nel campo dell'editoria d'arte, uno degli eventi più importanti del 2008 è stato senz'altro il completamento dell'opera L'arte cristiana in Italia, promossa dalla Cei e diretta da Timothy Verdon. Un esempio tangibile di quanto ancora oggi il mondo della cultura debba al lavoro e all'impegno dei cattolici. Proprio questo aspetto è stato sottolineato dal "Premio Capri San Michele", assegnato lo scorso 26 settembre. Basta scorrere la lista dei premiati. Il riconoscimento per il venticinquesimo dell'istituzione del premio è stato assegnato al cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). All'ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, è andato invece il premio letterario per Tradizioni in subbuglio (Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008, pagine 236, euro 16). La sezione attualità ha visto il successo di Eclissi dell'educazione di Piero Sapienza (Città del Vaticano, 2008, Libreria Editrice Vaticana, pagine 140, euro 9,50). E nella sezione arte il premio è andato, appunto, a L'arte cristiana in Italia di Verdon. Si tratta di un manuale in tre volumi redatti da quindici studiosi cattolici. Il primo tomo, Dalle origini al medioevo, risale al 2005, ed è stato seguito nel 2006 da Il rinascimento, e nel 2008 dal testo dedicato all'Età moderna e contemporanea che conclude l'impresa. Con 1.161 pagine di testo e 1.239 illustrazioni, l'opera offre un originale contributo alla conoscenza della cultura della Chiesa italiana nei secoli. Il progetto ha voluto mettere in luce alcuni aspetti del rapporto tra la cultura liturgica e spirituale del cristianesimo con l'architettura, la pittura, la scultura, la musica, l'editoria e la cinematografia. Originale soprattutto, secondo il parere della giuria, è il taglio interdisciplinare, che prende come punto di partenza l'intimo legame tra la fede e le opere che la esprimono. Il manuale nasce, cioè, nella convinzione che una storia dell'arte cristiana sia anche storia della fede: dei dogmi, delle usanze, della spiritualità. Il lavoro illustra l'evoluzione dello stile nei duemila anni di storia cristiana in rapporto ai contenuti e alla funzione specifica delle opere. Cerca di mettere in evidenza l'elemento creativo - artistico della fede cristiana e delle sue espressioni di culto, domandandosi in che misura questo abbia influito sui capolavori d'architettura, pittura e scultura che la bimillenaria vita della Chiesa ha generato. Riconosce, ad esempio, in un dipinto come il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca una tappa nella ricerca anatomica e paesaggistica del Quattrocento, ma legge l'immagine soprattutto in base alla sua funzione e alla provenienza, cioè come pala d'altare pensata per una chiesa monastica. Ricollega quindi il corpo classicamente bello del Cristo, nel dipinto, al mistero celebrato davanti a esso: l'Eucaristia che rende presente il corpus Christi in forma sacramentale; e similmente legge il paesaggio lucente e silenzioso in rapporto alla vita dei monaci contemplativi per la cui chiesa l'opera fu eseguita. È noto che - nel caso del Battesimo di Cristo - Piero e i suoi contemporanei erano affascinati dall'anatomia corporea e dal paesaggio indipendentemente da eventuali significati religiosi. Ha senso allora tentare una lettura che si muove dai contenuti e dalla funzione religiosa delle opere? Secondo Verdon sì, perché non si tratta di escludere altri significati ma piuttosto d'integrarli nel globale contesto da cui scaturiscono le opere d'arte. Nel caso del Battesimo, sia il soggetto sia la committenza e la destinazione dell'opera sono indiscutibilmente religiosi. E se da una parte non si conoscono i pensieri dell'artista al momento di eseguire la pala d'altare, dall'altra non ci sono motivi per ritenere che non condividesse la normale religiosità del suo tempo. Trent'anni dopo, infatti, Piero della Francesca figurerà tra i dirigenti di una confraternita laicale, e nel suo testamento lascerà somme di denaro a un'altra confraternita, la Misericordia di Borgo San Sepolcro, per cui aveva dipinto una grande pala d'altare a partire dal 1445. Come artista e scienziato era interessato al corpo, al paesaggio, alla prospettiva, alla matematica, e come uomo era credente: non vi è contraddizione alcuna tra la ricerca intorno alle leggi anatomiche, botaniche, prospettiche, matematiche e la fede in Cristo presente nell'Eucaristia e nel creato.