Introduzione

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Introduzione
«Quale potere preserva il passato, se la memoria non perdura?»
Queste parole del poeta polacco Czesław Miłosz continuavano a tornarmi in mente durante la stesura del libro. Il passato non svanisce
all’improvviso, muore lentamente. Tuttavia i morti, se ricordati, resistono all’attacco e continuano a vivere tra noi.
La memoria storica, come ogni forma di ricordo, è selettiva, e in
molti rivendicano il diritto di raccontare la storia del cristianesimo
delle origini. La Chiesa cristiana vanta un passato lungo e ricchissimo e la sua storia, che sia per mire segrete, dimenticanza o ignoranza, viene ricordata in modi diversi. La nostra conoscenza del passato
non è obiettiva ma personale e partecipativa. Scrivendo la storia dei
primi mille anni ho scelto di enfatizzare gli eventi e le persone che, a
mio giudizio, sono degni di essere ricordati all’inizio del III millennio.
In molti libri sul cristianesimo delle origini l’accento è sui primi
secoli. E per buoni motivi. La formulazione delle credenze centrali
della Chiesa, l’evoluzione delle sue pratiche caratteristiche e la formazione delle sue istituzioni piú durature avvennero durante i primi
cinque secoli. Il cristianesimo non è nato già formato, e quegli anni
rivestono un’importanza senza pari in ogni narrazione della storia cristiana. La storia degli inizi, tuttavia, richiede un orizzonte piú ampio.
Soltanto verso la fine del I millennio emerse pienamente la forma che
il cristianesimo avrebbe poi assunto nella storia. Io inizio con Gesú di
Nazareth nel i secolo e termino con il battesimo di Vladimir I, principe di Kiev, alla fine del millennio, nel 988. Nell’anno Mille la mappa
del mondo cristiano delle origini era perlopiú completa.
L’emergere del cristianesimo provocò una delle piú profonde rivoluzioni che il mondo abbia conosciuto, e il tema principale di questo libro
è il lento dramma che si è accompagnato alla costruzione di una civiltà
cristiana. La storia della Chiesa non è soltanto la storia di una comunità religiosa. Il cristianesimo è una religione che ha anche formato una
cultura, e la semina e la crescita delle comunità cristiane hanno porta-
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to alla rielaborazione delle culture del mondo antico, oltre a creare una
nuova civiltà o, piú accuratamente, diverse nuove civiltà.
Uno dei segni distintivi della cultura è il linguaggio, e rileggendo le
antiche fonti con occhi nuovi mi sono meravigliato del primato della
lingua – greco, latino, siriaco, copto, armeno, slavo, persino arabo,
poiché in Medio Oriente i cristiani si adattarono alla regola dell’Islam – nella diffusione del cristianesimo. Il cristianesimo non ha una
lingua sacra, ma non può esistere senza i libri. In alcuni casi, tra gli
armeni o gli slavi, furono i cristiani a dare una forma scritta alla lingua parlata dalle popolazioni convertite.
La cultura ha a che fare con lo schema di significati e sensibilità
ereditati e radicati nei rituali, nelle istituzioni, nelle leggi, nelle pratiche, nelle immagini e nei racconti di un popolo. Ma comprende
anche prodotti concreti dell’attività umana, che si possono vedere
e toccare. Nei primi due secoli il cristianesimo fu perlopiú invisibile
per gli abitanti delle città in cui i cristiani vivevano. Ma all’inizio del
iii secolo, a Roma, comparvero i primi segni di una cultura materiale
cristiana. La comunità cristiana acquistò un pezzo di terra e costruí
le catacombe di San Callisto, un colombario sotterraneo in cui i cristiani seppellivano i morti e si riunivano per pregare. All’incirca nello stesso periodo iniziò la produzione di piccole lampade a olio con
disegni e figure cristiane. Nel iv secolo le chiese erano ormai ben riconoscibili nel contesto delle città antiche, ed entrando si potevano
osservare immagini di Cristo, della Vergine Maria e scene della Bibbia in colori brillanti.
I cristiani formularono delle leggi per governare la vita delle loro
comunità e istituirono i primi ospedali per la cura dei malati. Anche
la musica fu un segno della nuova cultura, e uno degli sviluppi piú
epocali fu l’invenzione di un sistema di notazione per trascrivere le
melodie da parte dei monaci cristiani. Fino a quel momento, ciò che
veniva cantato poteva essere tramandato solo a memoria da un cantore a un altro, con un alto rischio di errori. Con l’invenzione del
pentagramma fu possibile imparare una melodia senza averla sentita
da qualcuno che la conoscesse.
In molti scritti sulla storia del cristianesimo delle origini le idee
teo­logiche rivestono un ruolo fondamentale, soprattutto nei resoconti
delle grandi controversie sulla dottrina della Trinità e sulla persona
di Cristo. Questo è buono e giusto. Ma anche le istituzioni ebbero
un’importanza cruciale: le tre principali erano l’episcopato, il monachesimo e il regno (o l’impero). Che si parli della Gallia, dell’Egitto
o della Persia, troviamo sempre vescovi e monaci. E quando nuovi
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popoli, come gli etiopi o gli inglesi o i bulgari, abbracciavano la fede cristiana, erano un re o una regina a inaugurare l’introduzione di
pratiche e credenze cristiane. La religione non era una questione privata, e i moderni dimenticano che nell’antichità il mondo era governato da re e imperatori. Non esisteva futuro per il cristianesimo, al
di fuori della benedizione del potere temporale.
Quando l’imperatore romano Costantino si convertí al cristianesimo,
nel iv secolo, la Chiesa non era piú una piccola associazione che viveva
nell’ombra, ma una comunità vibrante e visibile dotata di leader ingegnosi, una rete di comunicazioni, un acuto senso delle proprie tradizioni e un ampio bacino di sostenitori. I rituali della Chiesa divennero
festività civiche, e questo modo di vivere modificò i ritmi della società.
Per Roma, l’alleanza con il cristianesimo si concretizzò tardi; al di fuori
dell’impero, in Etiopia o in Armenia e in seguito nell’Europa dell’alto
Medioevo, la missione cristiana partí dall’alto, e il re divenne il capo
della popolazione cristiana. La conversione non veniva dal cuore, ma
imponeva un cambiamento nei comportamenti pubblici.
Il racconto dei primi secoli di cristianesimo, tuttavia, sarebbe incompleto senza le storie delle tante persone memorabili che dànno
vita e forza alla narrazione: gli indomiti missionari che partirono per
predicare il vangelo presso nuovi popoli, Bonifacio apostolo della
Germania o Agostino in Inghilterra; Macrina, che influí sulla forma
assunta dal monachesimo in Asia Minore, e l’imperatrice Teodora,
che inviò dei missionari in Nubia, nell’Africa nera; coloro che trascrissero la lingua orale del nuovo popolo cristiano per rendere possibili le traduzioni della Bibbia e della liturgia, Cirillo e Metodio tra
gli slavi, Mešrōp l’armeno; Antonio David di Baghdad, che tradusse
i testi cristiani in arabo; poeti come Efrem il Siro, Romano il Melode, lo spagnolo Prudenzio; i vescovi, papi e patriarchi che guidarono
il popolo cristiano, Cipriano vescovo di Cartagine e martire, Ambrogio vescovo di Milano, papa Gregorio Magno, e Timoteo, catholikós
(patriarca) della Chiesa nestoriana a Baghdad; intellettuali profondamente originali come Origene di Alessandria, Agostino d’Ippona
e Massimo il Confessore; Basilio, vescovo di Cesarea, che costruí il
primo ospedale; i monaci che formarono durature comunità religiose, il copto Shenouda in Egitto e Benedetto in Italia; imperatori che
diedero forma alla nuova civiltà: Costantino, Giustiniano, Carlo Magno; studiosi che trasmisero l’antica sapienza: Cassiodoro, Isidoro di
Siviglia e Fozio di Costantinopoli; Abū Qurra, il primo cristiano a
scrivere opere teologiche in arabo. Tutte queste persone, e molte altre, trovano spazio nella narrazione.
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xIntroduzione
Ho reso l’ascesa e la diffusione dell’Islam parte integrante di questa
storia. Nei primi mille anni della storia cristiana non ci fu un evento
piú catastrofico e denso di conseguenze della conquista musulmana
di territori cristiani. Per secoli il cristianesimo si era diffuso nell’area
del Mediterraneo, in Medio Oriente e ancora piú a oriente, in Asia
Centrale, India e Cina. Ma nel vii secolo la maggior parte dei territori sulla costa meridionale del Mediterraneo e tutto il Medio Oriente e l’Asia Centrale furono rapidamente conquistati dai musulmani.
Oggi questa vasta area geografica è ancora governata dai musulmani, e il cristianesimo è scomparso, come in Algeria e Tunisia (l’antico
Nord Africa), oppure si è gradualmente ridotto a una minoranza della
popolazione, come in Medio Oriente. Lo straordinario successo del
cristianesimo nel I millennio dev’essere analizzato accanto all’ascesa spettacolare dell’Islam e alla sua penetrazione in territori storicamente cristiani. Se si racconta la storia del cristianesimo solo da una
prospettiva occidentale, si ignora un elemento essenziale.
Per dare ai lettori un’idea della forza d’impatto avuta dalla conquista islamica dei territori cristiani, ho dedicato quattro capitoli all’ascesa e alla diffusione dell’Islam e ai cambiamenti epocali che il dominio musulmano provocò nelle comunità cristiane in Medio Oriente,
Nord Africa e Spagna. In ciascuna area geografica la storia si dipana
in modo diverso. Nella Grande Siria e in Iraq, i cristiani adottarono
la lingua del conquistatore e crearono un ampio e variegato corpus di
opere cristiane in arabo. In Egitto i cristiani continuarono a usare la
loro lingua nativa, il copto – ma adottarono anche l’arabo – e furono gli unici a mantenere la propria identità in una società musulmana. Oggi i copti sono la comunità cristiana piú numerosa del Medio
Oriente. Nel Nord Africa, il cristianesimo scomparve e oggi in paesi
come la Libia, la Tunisia e l’Algeria non ci sono cristiani indigeni. In
Spagna alcuni cristiani adottarono l’arabo, ma altri si aggrapparono
alla cultura latina tradizionale. Un aspetto significativo è che la prima traduzione in latino del Corano fu portata a termine in Spagna.
Il sottotitolo di questo libro è Storia globale del cristianesimo. Quando ho iniziato le mie ricerche volevo mostrare la vasta portata geografica del cristianesimo nel I millennio. Ma soltanto approfondendo le
mie letture e imparando di piú sul cristianesimo in regioni come l’Armenia, la Persia, l’Etiopia, l’Asia Centrale, l’India e la Cina mi sono
reso conto dell’energia e della solerzia con cui fu intrapresa la missione di diffondere il vangelo cristiano e della portata che essa ebbe
nei primi secoli. Ad esempio, esiste una testimonianza di prima mano sull’esistenza di una comunità cristiana in Sri Lanka, e Timoteo I
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nominò un vescovo per il Tibet. I secoli dal iv al x furono un’epoca
straordinaria nella storia delle missioni cristiane.
Il cristianesimo è transculturale e migratorio, e tutte le interazioni con nuovi popoli e nuove lingue modificarono il modo in cui i cristiani praticavano la loro fede. Al contempo, i rituali cristiani come
il battesimo e l’eucaristia, la Bibbia, il Credo niceno, l’episcopato e
il monachesimo crearono per i cristiani un legame spirituale che trascendeva le piú profonde differenze culturali.
La data dell’anno Mille non è sacrosanta. Funziona per l’Oriente bizantino e slavo perché il principe Vladimir venne battezzato alla fine del I millennio. Nell’Occidente latino, tuttavia, la mia storia
termina con il regno di Carlo Magno. Alla sua morte, all’inizio del ix
secolo, il cristianesimo nell’Europa occidentale aveva assunto la forma che avrebbe conservato per i successivi ottocento anni. In Medio
Oriente, la narrazione si conclude con la prima fioritura della letteratura arabo-cristiana nel ix secolo, un periodo di straordinaria creatività intellettuale a est di Gerusalemme.
Mi sono rivolto a un lettore generico, che potrebbe non avere una
conoscenza pregressa della storia del cristianesimo. I capitoli sono
brevi e ho cercato di rendere il racconto movimentato. Esiste un vasto corpus di studi sulla storia del primo cristianesimo, e l’interpretazione di molti temi che affronto qui continua a essere dibattuta dagli
storici: ma è un dibattito che appartiene agli articoli e alle monografie accademici. Il mio obiettivo è ritrarre gli sviluppi centrali nella
storia del primo cristianesimo con uno sguardo particolare verso la
forma di cristianesimo che si diffuse nel mondo antico e perdurò fino al Medioevo. Ci sono poche note, ma ho incluso una selezione di
libri per chi volesse approfondire e un elenco delle fonti da cui sono
tratte molte delle citazioni1.
1
Per la traduzione italiana dei passi biblici è stata utilizzata La Sacra Bibbia, CEI-Uelci,
2008 [N.d.T.].
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