Filosofia Convegno a l S a n t ’A n s e l m o L’ Fenomenologia e umanesimo inizio «è l’esperienza pura e, per così dire, ancora muta, che si tratta di portare all’espressione pura del suo significato proprio». Descriveva così Edmund Husserl, nelle sue Meditazioni cartesiane (1929), il suo originale progetto filosofico – denominato fenomenologia – che, in polemica con l’ambiente positivista del tempo, si proponeva di cogliere i fenomeni coscienti «nella loro più assoluta purezza» per descriverne dettagliatamente la genesi assicurandogli in seguito «una spiegazione ultima, una fondazione veramente filosofica». Un itinerario la cui spiccata vocazione antropologica è stata, per così dire, messa «alla prova» nel corso di una giornata di studio organizzata al Pontificio ateneo Sant’Anselmo di Roma (18 marzo). L’evento è nato dal desiderio, maturato congiuntamente alla St Benedict Education Foundation (fondazione americana che sostiene l’Ateneo benedettino di Roma e che ha finanziato la giornata), di promuovere lo studio della fenomenologia. L’organizzazione era in capo alla Facoltà di Filosofia di Sant’Anselmo e in particolare al suo decano, p. Philippe Nouzille osb, che si è avvalso della preziosa collaborazione – scelta che vale una sottolineatura positiva – di due colleghi appartenenti a università statali: Carla Canullo (Macerata) e Stefano Bancalari (Roma La Sapienza). Per dare corpo all’impegno, la Facoltà di Filosofia ha pensato di inserire annualmente un corso sul tema nel curriculum della Licenza in Filosofia della religione (il prof. Nouzille inizierà l’anno prossimo con un corso sulla «Fenomenologia dell’esperienza religiosa»). Ogni anno si prevede inoltre di riproporre una giornata di studio a Roma. L’uomo, immagine ir-rappresentabile Ha senso oggi, «in un’epoca in cui rischiamo di smarrire il senso in cui pronun- 346 Il Regno - at t ua l i t à 10/2014 ciamo la parola “uomo”, discutere ancora di antropologia, per ricondurla a quel nucleo dell’uomo che si fa problema, quaestio, riecheggiando l’agostiniano annuncio delle Confessiones: “Oculis mihi quaestio factus sum”?». L’apertura del convegno è stata affidata a Carla Canullo, che ha istruito i lavori riproponendo la quaestio de homine attraverso l’idea di «immagine ir-rappresentabile». «Risale all’epoca di Descartes l’idea di una science de l’homme per la quale l’uomo è “oggetto” della fisica e della fisiologia. Altro dalla science de l’homme è l’antropologia filosofica del XX secolo. Con Max Scheler, alla visione naturalistica dell’uomo si contrappone una visione più spiritualista e personalista. La specifica natura dell’uomo non si trova nell’ambito del vitale, bensì nel trascendere il vitale. L’uomo è l’essere che, pur attraverso attività biologicamente finalizzate, trascende se stesso in quanto semplice vita; perciò, all’essenza dell’uomo appartiene l’indefinibilità. Il che non costringe a un mutismo sull’uomo ma ne conduce la caratterizzazione come apertura e tensione all’infinito e come trascendenza sulla vita». L’uomo quindi non è soltanto «definibile», come lo vorrebbe una visione naturalistica «sebbene lo sia anche come lo vuole questa visione»; è unità psicofisica che vive nella storia e la trascende, vive di rapporti sociali e li trascende, e così via. «È ir-rappresentabile in questo senso, sempre capace di riaprire la propria quaestio per l’esperienza (e le esperienze) che fa di sé. Dunque è immagine in quanto venuta alla visibilità sempre nuova e ir-rappresentabile di sé». Per questa ragione, ha proseguito Canullo, «la quaestio de homine, per l’uomo, si riapre ad intra (...) per il suo debordare ogni definizione. Dove, infine, a debordare nell’immanenza dell’immagine, inquietandola, è la trascendenza. (...) Visibile vivente, egli non è riducibile a quanto, pure, di lui si vede vivere. Ciò detto, resta aperta la questione del perché e come sia possibile che nell’uomo si dia tale transito nel visibile oltre il visibile. Soprattutto, resta aperta la questione del perché tale immagine vada oltre sé per darsi in modi sempre nuovi e diversi, facendosi in qualche modo “sé” e “altro” e, con ciò, indefinibile». È questa indefinibilità che è stata interrogata facendo ricorso alla tradizione fenomenologica. Attraverso le relazioni, il convegno ha offerto una panoramica piuttosto ampia (i relatori invitati erano ben nove, tra docenti e ricercatori italiani e francesi) sugli autori appartenenti o prossimi alla cosiddetta scuola fenomenologica, da Husserl – indiscusso «maestro» e riferimento insostituibile – ai numerosi pensatori che da lui sono in qualche modo derivati in area tedesca e francese.1 A ciascun relatore era stato chiesto di declinare i tratti dell’umano emergenti dalla proposta dell’autore presentato, unitamente alle possibili feconde piste di ricerca ricavabili dal medesimo autore. Ospite d’onore della giornata, il decano della Facoltà di Filosofia dell’Institut Catholique di Parigi, Emmanuel Falque, che ha chiuso i lavori con una relazione sulla «fenomenologia del sottosuolo» di Merleau-Ponty, nella quale – come già aveva fatto Nicola Reali presentando Jean-Luc Marion – si è mosso decisamente sulla soglia tra riflessione filosofica e teologica.2 M. B. 1 Questo il programma completo degli interventi e dei relatori: «L’uomo, immagine irrappresentabile. Per una fenomenologia dell’umano» (C. Canullo; Macerata); «L’antropologia husserliana fra scienze della natura e scienze dello spirito» (A. Ales Bello; Lateranense); «La costituzione fenomenologica della persona umana in Edith Stein» (F. Tommasi; La Sapienza); «Il realismo fenomenologico di Scheler: premesse per un’umanesimo?» (J.-F. Lavigne; Université Nice Sofia Antipolis); «La rinuncia all’essenza dell’uomo: Heidegger umanista suo malgrado» (S. Bancalari; La Sapienza); «L’ontologie phénoménologique sartrienne: entre critique de l’humanisme et effacement de la figure de l’homme» (A. Flajoliet; Paris); «Levinas o l’umanesimo inattuale» (P. Nouzille; Sant’Anselmo); «Fuori di sé per essere sé. L’umanesimo secondo Jean-Luc Marion» (N. Reali; Lateranense); «Jacques Derrida e “il proprio dell’uomo”» (E. Ferrario; La Sapienza); «Une phénoménologie du sous-sol» (E. Falque; Institut Catholique, Paris). 2 A tal proposito E. Falque ha recentemente pubblicato il saggio Passer le Rubicon. Philosophie et théologie: essai sur les frontières, Lessius, Bruxelles 2013.