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Braccati dalle imprese e dall’industria di marca, visto che la fascia d’età 15 – 24 e 25-34 anni è la più ambita e ricercata dai venditori, le giovani generazioni sono molto rapide nel fiutare le mode che verranno. O, come si dice in gergo, i trend, le tendenze. Sono infatti giovani gli esploratori del futuro merceologico, le avanguardie che camminano in testa alle masse consumatrici. Hanno dalla loro la forza, la velocità e soprattutto un appetito vorace. Una voglia onnivora di consumare “di tutto e di più”, come recita un noto claim pubblicitario, alimentata dall’assoluta centralità che lo shopping ha nella nostra società. Visto che i diritti di cittadinanza passano ora attraverso il pieno soddisfacimento degli atti e delle pratiche di consumo, cioè dalle casse dei supermercati, piuttosto che dalle sezioni dei partiti e dalle cabine elettorali. Sviluppo: La prima cosa che viene da dire è che c’è un esubero, un ingorgo di ricerche sui giovani e soprattutto sui loro comportamenti di consumo. E credo che molte di queste abbiano a che fare con i desiderata delle imprese, siano cioè commissionate da chi vende e da chi interesse a che i giovani consumino (sempre) di più. Ho frugato nel mio archivio e ne ho trovate 7 che partono dal 2000 e arrivano a quest’anno. La cifra comune è che gli adolescenti italiani sono “una genia di spendaccioni”. Però se può consolare i più viziati d’Europa sono gli inglesi, seguiti da svedesi, francesi e tedeschi. Dunque gli adolescenti italiani sono solo quinti. Ma un dato significativo è che in Gran Bretagna dal 1987 al 2004 la “paghetta” è cresciuta del 460% nella fascia 7-11 e del 165% nella fascia 12-16 anni. Segno che sono stati soprattutto i bambini ad assurgere al rango di consumatori affluenti. In Italia c’è una ricerca fatta dall’Osservatorio dei minori nel 2005 che per i ragazzi 14-17 anni ha stimato una paga settimanale di 200 euro, esattamente il doppio dal 2001 che è stato l’anno dell’introduzione dell’euro. Questa cifra è stimata dai genitori stessi come la “soglia minima di erogazione”. La spesa più importante riguarda la tecnologia (ricariche telefoniche, dvd, fotocamere digitali, MP3, videogame, cd musicale). Ed è proprio in quest’ambito che vede concentrarsi l’invidia tipica dell’età in altri tempi centrata sui vestiti. Oggi è l’oggetto hi tech il più gettonato. E il primo posto in classifica è del telefonino che secondo un’indagine Doxa del 2006 dice che il cellulare è usato dal 54% dei ragazzi di 10/11 anni, dal 79% di quelli di 12/13 e dal 95% dei 14/16 anni E’ di un certo interesse, infine, osservare come nella caccia ai giovani consumatori si siano gettate le banche con specifiche proposte ( dalla Banca di Roma con Over 13 a Deutsche Bank con my card). (tema) 2. Naturalmente bisogna guardarsi sia dalle demonizzazioni sia dalle banalizzazioni, ricordando(si) che ogni generazione è stata ed è figlia del suo tempo. I giovani d’oggi sono figli di una società in cui il sistema degli oggetti, delle merci e delle marche ha un’importanza capitale: la loro educazione filiale, ma anche sentimentale, al pari del loro crescere e diventare adulti, o del relazionarsi con se stessi e gli altri è puntualmente segnato dal possesso di beni materiali e scandito da pratiche e comportamenti di consumo. Così è, anche se non ci piace o addirittura dispiace. E dunque con questo marcato orientamento ai consumi, che ha i suoi radar nella moda e si esercita principalmente in compagnia degli amici, si deve fare i conti Sviluppo: I ragazzi di oggi hanno una grande e facile capacità di convincere i genitori a comprare loro qualcosa. Chiedere anche una cosa costosa come il motorino o il computer è cosa diventata abbastanza normale. Anche per genitori di condizione economica molto media. Fa più che mai testo il principio che “ i miei figli non devono patire quello che ho patito io”. D’altra parte le merci e le marche sono dei contrassegni identitari e sociali molto forti sia per i padri sia per i figli. Anzi l’educazione merceologica è impartita ai pupi, sin da piccoli, proprio dai genitori. E’ in casa che si impara a consumare precocemente e voracemente. Ed è la Tv che in molte famiglie italiane è diventata la compagna principale dei bambini ( e l’ Italia è il paese che vede in testa all’esposizione televisiva bambini, appunto, e anziani) la grande socializzatrice ai consumi. E’ in Tv infatti che vengono celebrati i valori e i comportamenti a cui dovranno attenersi ragazzi e adolescenti nella vita quotidiana. Ciò attraverso i programmi e nelle reti dedicate, ma soprattutto attraverso la pubblicità. Cioè il mezzo privilegiato per l’educazione ai consumi. Nel 2005 la Società Pediatrica Italiana ha rilevato che solo nella fascia dedicata ai bambini dalle 15 alle 18 su una rete commerciale sono andati in onda 30 mila spot. Provate a fare i conti in una vita quanti consigli acquisti ci vediamo. Se lo facessimo ci renderemmo conto perché siamo così tanto e tutti consumisti. Ma la pubblicità offre dei modelli di vita molto seducenti e convincenti. Dicendoci fra le altre cose che “niente è impossibile” o che” tutto è possibile” e che puoi “fare qualsiasi cosa e andare in qualsiasi posto”. Indicandoci che quando consumiamo non siamo mai soli. “ Con Ritz non si è mai soli”. Naturalmente accenno solo alle conseguenze negative di ciò e che possono essere riassunte in alcune situazioni tipo proposte dalla pubblicità: ad esempio lei che lo bacia ma per rubargli le nastrine o corre verso lui per abbracciarlo ma in realtà per prendergli lo zaino. O l’idea che si possa desiderare sempre di più. Ma vorrei dire che il gruppo è l’elemento centrale, il perno, della vita giovanile. E anche il luogo ove si alimenta il conformismo ( ribadito da una ricerca del 2002 “ EURO RSCG World Wide in 24 paesi – “figli egocentrici, senza illusioni e conformisti: dai baby boom agli echo-boom, cioè che vivono di riflesso e del 2004 della SIP (Società italiana di pediatria) “ Bambini e adolescenti: le nuove dipendenze). E fra queste dipendenze la prima è proprio dal gruppo di amici nei quali e con i quali i rapporti sono strettissimi. Tanto che piuttosto che rinunciare agli amici rinuncerebbero a tv e cellulare. A uscire a pezzi da questa situazione sono i genitori e la scuola ( solo il 14.9 si rivolgerebbe al padre e l’1.8 a un insegnante). Ma come ultima annotazione sul gruppo vorrei dire che il gruppo è anche l’ambiente ideale dove emerge chi ha più autorità e carisma: i cosiddetti tipi alpha che vengono arruolati dalle imprese per trasformarli in inconsapevoli uomini sandwich, in base alle ultime teorizzazioni del “marketing virale” (tema) 3. Senza però quell’ansia classificatoria che ossessiona gli adulti, da quando negli anni 80 comparve la X Generation (dall’omonimo libro di Coupland). Ora, per la cronaca, siamo arrivati alla Web Generation, cioè una generazione multitasking, che fa molte cose e talvolta assieme, con la stessa attitudine con cui fa zapping davanti alla Tv, ma anche nella vita di tutti i giorni. Una generazione che, come abbiamo detto è cresciuta vedendo molta tv e un sacco di pubblicità; che ha un potere d’acquisto mai avuto prima; che dispone della “paghetta” ancor prima di andare a scuola e a dieci anni ha già il telefonino e la carta di credito. Una generazione che, annunciata da decenni, ora potremmo definire davvero new. Anche qui si sprecano gli allarmi e le denunce sugli effetti collaterali o indesiderati di questo precoce consumismo e ancor più precoci abilità tecnologiche. Resta però il fatto che, se sono in aumento malattie e disturbi (iperattività, deficit d’attenzione e sbalzi d’umore), i teen ager e gli adolescenti di oggi mostrano disinvoltura e quasi felicità nel fare contemporaneamente più cose, stare in mezzo a una molteplicità media e linguaggi e sotto effetto di continui ed diversi stimoli. Sviluppo: Ho fatto un conto approssimativo e comprese anche quelle che ho già citato in questi anni hanno fatto loro comparsa più generazioni mediatiche e socio-statistico-commerciali che generazioni reali. La X generation, la post generation o echoboomer molto simile ai baby boomer cioè agli antenati, la Generazione Y ovvero i ragazzi no-logo, la internet generation e a ruota la web generation. Il dato presente in tutte queste individuazioni è sempre un certo pessimismo di fondo che forse risente del fatto che analisti, ricercatori e comunicatori sono vecchi dunque propensi a vedere un’età dell’oro che non è mai esistita. Ciò non significa che ragazzi, adolescenti e giovani non siano problematici. Ma come lo sono stati i loro coetanei d’ogni tempo. Forse l’unica differenza è che dai baby boomers in poi non hanno mai vissuto, se non come eco, una guerra. Non sono mai passati attraverso quell’esperienza sconvolgente e drammatica. Per la guerra è roba da film da fiction, così come la violenza e la morte. E forse ciò contribuisce a farli vivere in maniera inconsapevolmente pericolosa, perché magari indotti nell’illusione che la vita possa essere come nei film. Tuttavia è certo che loro, gli interessati, la “generazione net”- per usare un’ennesima formula- è molto a suo agio nel fare tutto nello stesso istante: come ha scritto il Washington Post in un’ampia ricerca sul tema il 26 febbraio di quest’anno. Gli studenti multitasking ( erano il 16% nel 1995 sono il 26% dieci anni dopo) “ si sentono più produttivi e meno stressati a fare ilo compito di matematica e la versione in latino rispondere a una e-mail e fare le tabelline, navigare sul web e mandare un sms è un intreccio, una trama che è anche la loro vita” Sono gli altri che lo definiscono caos, quelli della generazione prima abituati a fare le cose una alla volta. Gli adolescenti sentono ora con internet il mondo nelle loro dita. E il rumore e i disturbi ambientali accrescono le capacità cognitive degli studenti, le distrazioni aumentano la concentrazione, i pensieri e i gesti che si incrociano producono confusione e disordine ma anche capacità di padroneggiare le diverse situazioni e di sviluppare talento e creatività. E con essi comportamenti e attitudini veramente innovativi, anche nel trovare risposte nuove e originali a problemi vecchi. Conclusioni. In estrema sintesi le prospettive auspicabili sono: decommercializzare, ossia riabilitare spazi di vita e di impegno totalmente liberati da logiche e pratiche consumiste; meno valore al denaro e agli oggetti; ma anche meno tv e più spazio, soprattutto nei programmi scolastici, all’educazione ai media e soprattutto alla pubblicità. Ma si dovrebbe pure ridurre le ricompense materiali e aumentare invece la presenza genitoriale. I giovani vanno riportati alla realtà, alla concretezza e al senso delle cose. 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