SAMUEL BECKETT
IL TEATRO DEL FALLIMENTO
INTRODUZIONE
o  Il “teatro dell’Assurdo” non esiste;
o  La definizione è stata coniata da Martin
Esslin nel 1961.
o  Non è un movimento letterario
codificato;
o  Gli autori di cui parla Esslin (Beckett,
Ionesco, Adamov, Genet, Pinter, e così
via), procedono poi per percorsi
indipendenti.
o  Analizzeremo Beckett e il suo teatro, con
pochi riferimenti agli altri autori.
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Background
o  Il presupposto letterario e culturale del
teatro ‘non dell’assurdo’ si trova nel
Modernismo.
o  Inadeguatezza delle forme letterarie
vittoriane per parlare dell’uomo del
Novecento.
o  Qualche nome:
o  Freud,
o  Nietzsche,
o  Bergson,
o  (Einstein).
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Modernismo
o  Modernismo pre-bellico (Prima Guerra
Mondiale): sperimentalismo, furia
iconoclasta, distruzione delle forme
‘vecchie’;
o  Modernismo post-bellico: maggiore
introspezione, approfondimento dei
temi, più attenzione al dolore.
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Caratteristiche del Modernismo
o  distorsione intenzionale della forma;
o  le percezioni sono incerte, temporanee,
soggette a cambiamenti;
o  necessità di riflettere la complessità del mondo
moderno, urbano e industriale;
o  momenti isolati che rivelano il reale (epifanie e
moments of being);
o  contaminazione delle arti,
o  si attinge più liberamente al passato e alle altre
culture (cfr. cubismo, influssi tribali), citazioni,
uso dei miti;
o  la vita a livello inconscio è importante quanto
quella a livello cosciente;
o  impossibilità di definire il reale in modo univoco
e assoluto;
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o  rifiuto della linearità del racconto.
Il perché dell’Assurdo (Adorno)
“Dopo la seconda guerra mondiale tutto
è distrutto senza saperlo, anche la
cultura risorta; l’umanità continua a
vegetare strisciando dopo che sono
accadute cose a cui in verità non
possono sopravvivere nemmeno i
sopravvissuti, e su un mucchio di
macerie cui è negata anche la
meditazione cosciente della propria
frantumazione.” T.W. Adorno, “Tentativo
di capire Finale di partita”, 1961.
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Seconda definizione (Ionesco)
“Assurdo è ciò che è privo di scopo.
(…) recise le sue radici religiose,
metafisiche e trascendentali, l’uomo
è perduto; tutte le sue azioni
divengono insensate, ridicole, inutili.”
E. Ionesco, “Dans les armes de la
ville”, 1957.
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Terza definizione (Camus)
“Un mondo che possa essere spiegato
sia pure con cattive ragioni, è un mondo
familiare; ma viceversa, in un mondo
subitamente spogliato di illusioni e di
luci, l’uomo si sente un estraneo, e tale
esilio è senza rimedio, perché privato dei
ricordi di una patria perduta o della
speranza di una terra promessa. Questo
divorzio tra l’uomo e la sua vita (…) è
propriamente il senso dell’assurdo.”
A. Camus, Le Mythe de Sisyphe, 1942.
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LINGUAGGIO
o  Demarcazione tra questo teatro e il
teatro esistenzialista (Sartre), o
quello delle avanguardie.
o  Il teatro di Beckett non parla
dell’assurdo, lo mostra.
o  Il teatro di Beckett parla all’uomo di
ogni luogo e di ogni tempo.
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Samuel Beckett
o  Nasce in Irlanda (1906) e muore a Parigi
(1989).
o  Studia italiano e francese;
o  Si trasferisce a Parigi già dagli anni ’20,
o  Conosce e frequenta Joyce,
o  La sua produzione artistica comprende
saggi, poesie, racconti, romanzi, teatro,
plays per la televisione, per la radio e un
film,
o  Nel 1969 vince il Nobel per la Letteratura.
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Il bilinguismo di Beckett
o  Dal 1945 al 1958 scrive in francese;
o  Necessità di distanziarsi dalla lingua
madre per evitare gli automatismi o
la caduta nella retorica.
o  Ricerca di maggiore disciplina e
controllo linguistico.
o  È uno dei pochissimi autori ad avere
un corpus quasi interamente bilingue
e autotradotto.
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Waiting for Godot
A tragi-comedy in two acts
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Perché tragicommedia:
o  “The life of every individual, viewed as a whole
and in general, and when only its most
significant features are emphasised, is really a
tragedy; but gone through in details it has the
character of a comedy” (from Arthur
Schopenhauer, The World as Will and
Representation, 1819)
o  “Nothing is funnier than unhappiness” (from S.
Beckett, Endgame, 1956)
o  “Il senso dell’opera, posto che esista, è che
nulla è più grottesco del tragico. Bisogna
esprimere questo fino alla fine, e soprattutto
alla fine.” S. Beckett, lettera a Roger Blin,
citato in Bertinetti (a cura di), Samuel Beckett.
Il teatro completo, 1994.
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Un paio di citazioni
o  “Nothing happens, twice”.
o  “It is the shape that matters” and
“Do not despair, one of the thieves
was saved; do not presume, one of
the thieves was damned”, cit. in
Esslin.
o  Struttura: circolarità (per i
personaggi, cronicità vs. cronologia)
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Godot per punti:
(Esslin)
o  storia ben costruita vs. niente trama;
o  personaggi ben caratterizzati vs.
marionette;
o  tema ben esposto e risoluzione finale
vs. né inizio né fine;
o  ritrarre la realtà del secolo vs.
rappresentazione dell’incubo;
o  dialogo brillante vs. balbettio
incoerente.
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Godot per punti 2:
(Bertinetti)
o  mette in scena il fatto teatrale, rivelandone
la natura di rappresentazione teatrale;
o  usa forme di spettacolo basso, popolare,
all’interno di un genere alto;
o  riduce la conversazione ad un dialogo fine a
se stesso, privandola della funzione
significante che ha nel teatro tradizionale;
o  anche questo è un dramma di parola, ma
svuotato dall’interno.
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La distruzione del linguaggio
o  Parola e azione si contraddicono (finale);
o  ripetizione;
o  contraddizione;
o  sfaldamento della struttura sintattica e
della punteggiatura (24% domande,
12% risposte);
o  uso dei diversi registri linguistici in
senso musicale e non psicologico;
o  uso delle frasi fatte, proverbi, cliché;
o  uso di omofoni o parole con più
significati per creare fraintendimenti.
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Endgame
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Play
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Altri titoli
o  All That Fall
o  Happy Days
o  Come and Go
o  Footfalls
o  Rockaby
o  Film
o  Not I
o  Quad
o  Breath
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“His writing is not about
something, it is that
something itself.”
Samuel Beckett, Dante…
Bruno.Vico..Joyce, 1929.
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Bibiografia
o  Martin Esslin, The Theatre of the Absurd,
Penguin, 1961.
o  Paolo Bertinetti, Invito alla lettura di Beckett,
Mursia, 1984.
o  Ruby Cohn, Back to Beckett, Princeton UP,
1973.
o  James Knowlson, Damned to Fame,
Bloomsbury, 1996.
o  John Pilling (editor), The Cambridge
Companion to Beckett, CUP, 1994.
o  http://samuel-beckett.net/
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