TEORIE E PRATICHE DELLO SPETTACOLO CONTEMPORANEO, A: Laurea specialistica, 6CFU; Secondo semestre, Inizio di lezioni 12/03/2013 lunedì, dalle 10-12 h; mercoledì, dalle 18-20 h L’EREDITA DI SAMUEL BECKETT NEL TEATRO CONTEMPORANEO Prof. Aleksandra Jovicevic Qualcuno ammette che nel teatro di novecento esistono fondamentalmente solo due nuove idee di teatro, entrambi antitetiche, sebbene in modi diversi al teatro naturalistico, quella di Beckett e quella di Brecht. A differenza con il corso dell’anno scorso, Teorie e pratiche dello spettacolo contemporaneo: Eredita di Brecht nel teatro contemporaneo, quest’anno il corso sarà dedicato alla figura di Samuel Beckett. Un po’ diversa la strada di Beckett, che scrive testi teatrali, come “dramme di conversazione”, per poi svuotarle dal suo interno: innanzitutto riducendo la conversazione a un dialogo fine a se stesso, privato della sua funzione significante, e poi mettendo in scena il fatto teatrale medesimo, rivelandone la natura di rappresentazione teatrale. Tutta opera di Beckett è percorsa dall’idea di una condizione umana segnata dalla sofferenza e dall’assenza di senso della vita stessa. Idea di un pessimismo per molti insostenibile e che spiega il disagio e il rifiuto da parte di certi settori della critica; ma che spiega altresì l’adesione senza riserve di T.W.Adorno, che trovava nell’opera di Beckett una puntuale conferma della sua concezione. L’opera d’arte dell’età contemporanea non poteva far altro che dichiarare la negatività del presente e avere una sua positività proprio nella dichiarazione del negativo, che rinvia ed è contrario a un mondo utopico, come una specie di pessimismo beckettiano. La negatività di Beckett costituisce un antidoto contro il cinismo, il materialismo, l’avidità della nostra epoca. Beckett appartiene al movimento di teatro di assurdo, termine coniato da Martin Esslin, per gli scrittori che apparvero, in parallelo con la neoavanguardia euroamericana, negli anni 50’ e 60’: Jean Paul Sartre e Albert Camus, Samuel Beckett, Eugene Ionesco, Arthur Adamov, Jean Genet in Francia, Edward Albee, John Osborne e Harold Pinter in Gran Bretagna, ecc. Dopo qualche decennio di pausa, negli anni 90, viene rinnovata la centralità del testo drammaturgico nel movimento britannico In-yer-face, (Sarah Kane, Mark Ravenhill, Martin Crimp, Enda Walsh…), un fenomeno dei drammaturghi nati negli anni 70, che poi si dilatò in vari paesi europei. Anche se questi giovani scrittori hanno continuato con il predominio dell’autore e del testo scritto, comunque hanno portato un cambiamento totale della struttura drammaturgica e del linguaggio, grazie ai cambiamenti svolti nello spettacolo contemporaneo e il teatro post-drammatico: uso di multimedia, antropologia teatrale, teatro-danza, e performance art. Da lì in poi, chi agisce sulla scena non è più un attore che interpreta un personaggio, che imita una persona, ma un attore che entra in un gioco quasi astratto d’azioni, di gesti e talvolta di parole, l’accento non è più sul personaggio, è sull’attore, nel senso etimologico di “chi agisce”. E il attore/performer agisca di nuovo per disincarnare il 1 personaggio, per neutralizzare la sua eccessiva umanità, per tagliare ancora una volta il legame sempre risorgente tra dramma come mimesi e realtà quotidiana. L’approdo, da quel che si può vedere, non sarà più però all’autonomia della scena ma a una sorta d’autonomia della scrittura, che recupera una dimensione del testo come partitura verbale, come costruzione d’universi di parole, al limite come teatro di poesia. Ovviamente, in tutte le due generazioni, gli autori assumono in carico, all’interno della propria operazione estetica, le valenze ideologiche e il modello di funzionamento semantico dello sguardo straniato sul nostro mondo. Questo sguardo che hanno ereditato dalle avanguardie storiche, ma anche dallo straniamento brechtiano, fa a fecondare quel senso d’inadeguatezza dell’uomo contemporaneo, d’angoscia esistenziale data dalla perdita dei valori e dallo smarrirsi del centro e delle finalità dell’esistenza, che costituirà la poetica dell’assurdo da Beckett in poi. Bibliografia: Testi obbligatori: Samuel Beckett, Teatro, a cura di Paolo Bertinetti, Einaudi 2005 (in ogni biblioteca oppure libreria); H.T. Lehmann, “Segni teatrali del teatro post-drammatico,” (nelle dispense online, LM); Un testo drammatico di Sarah Kane a scelta, SK, Tutto il teatro, Einaudi 2000, (in ogni biblioteca oppure libreria); Alex Sierz, In-yer-Face, Teatro britannico contemporaneo, Editoria & Spettacolo, 2006 (i tre capitoli nelle dispense online, LM); Martin Crimp, Attentati alla sua vita (dispensa online); Roland Schimmelpfening, La notte araba (dispensa online); Marius von Mayenburg, Il bambino freddo (dispensa online); Elfriede Jelinek, Sport. Una pièce. Dispensa online); Aleksandra Jovicevic, “Estetica e inestetica” (dispense online); Non obbligatori: Il teatro tedesco di novecento, a cura di Teodoro Scamardi, Laterza, 2009 (biblioteca Giovanni Macchia, vetrerie Sciarra); Beckett Proust (online); Gortansky Beckett (online); H.T. Lehmann, The Postdramatic Theatre (online); Esame: Tesina cc 10-15pp (cc. 25.000 caratteri) per i frequentanti, oppure orale; orale per i non-frequentanti. 2