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teatro india
Finale di partita
di Samuel Beckett
traduzione Carlo Fruttero
regia Massimo Castri
con Vittorio Franceschi,
Milutin Dapcevic, Diana Hobel,
Antonio Giuseppe Peligra
promozione speciale
1 biglietto a 18,00 € + 1 invito
per le repliche dal 22 al 24 marzo ore 20.30
Nella sua lunga ed eccellente carriera Massimo Castri non ha mai lavorato su testi di Samuel Beckett: lo fa in questa
occasione scegliendo il suo capolavoro Finale di Partita, testo il cui titolo deriva da una mossa del gioco degli scacchi.
Protagonisti in scena Hamm, cieco e condannato a trascorrrere i suoi giorni su una sedia a rotelle e Clov, il suo servo. I
due vivono un rapporto conflittuale, in cui si consumano litigi ma anche una reciproca dipendenza. Clov vive nell'eterna
tentazione di andarsene ma pare non esserne capace. L'incalzante botta e risposta tra Hamm e il suo servitore che
costituiscono l'ordito più evidente della trama del testo, sembrano un infinito alternarsi di mossa e contromossa scacchistica. In scena, incombe la presenza degli anziani genitori di Hamm, Negga e Nell entrambi privi degli arti
inferiori costretti a trascorrere la loro esistenza nei bidoni della spazzatura. Lo stesso Beckett, nel corso di alcune prove
dello spettacolo allo Schiller Theatre di Berlino disse. "Hamm è il re in questa partita a scacchi persa sin dall'inizio. Nel
finale fa delle mosse senza senso che soltanto un cattivo giocatore farebbe. Un bravo giocatore avrebbe già rinunciato
da tempo. Sta soltanto cercando di rinviare l'inevitabile fine."
Massimo Castri affrontando il suo primo Beckett, non può fare a meno di rilevare il carattere seminarrativo che differenzia quest'opera dal Godot, e di notare nel contempo nella scrittura un tipo di concatenazione strutturale che non appare
molto distante da quella delle Tre sorelle cecoviane. Non a caso il regista le aveva messe in scena un paio di anni fa
situando la vicenda in una sorta di immobilità col suo ghirigoro di sfasate conversazioni, in un presente dilatato tra un
ricordo reso indefinito dalla rarefazione dei riferimenti e una vaga speranza, in cui il grido "A Mosca, a Mosca" delle tre
dolenti fanciulle poteva tradursi esattamente nel vano ritornello "Aspettando Godot" o "Basta, è ora di farla finita" (...)
Eccoci quindi davanti a una sorta di colorita scatola immaginaria in cui si sviluppa un dialogo tra individui sottoposti a
divergenti handicap e ridotti appena possibile a monologare: e tiene banco nella sua carrozzina lo Ham di Vittorio
Franceschi, che con la sua esperienza nell'uso delle maschere riesce a condurre magistralmente la danza. Indirizza con
tutti mezzi i movimenti del loquace Clov di Milutin Dapcevic tra le rare comparse delle
mummie umane di Diana Hobel e Antonio G. Peligra nei bidoni tra i suoni vivificanti di
Franco Visioli in uno spettacolo da vedere.
Franco Quadri «La Repubblica»
22 marzo - 3 aprile .11
lungotevere Vittorio Gassman
ore 20.30 - domenica ore 18.00
[email protected]
STAGIONE
www.teatrodiroma.net
10.11
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