FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO (1807). • La fenomenologia (scienza dell’apparire e del manifestarsi, dal greco phainómenon) è la via che conduce la coscienza finita (empirica) all’Assoluto infinito (coscienza trascendentale): coincide con la via che l’Assoluto ha percorso e percorre per rientrare in sé dall’essere altro (autoconoscenza e autocoscienza). • Può essere considerata un’introduzione, un metodo per accedere alla verità filosofica, tuttavia, considerando la stessa delineazione del metodo come la manifestazione verità filosofica (differenza con la precedente della filosofia moderna). • La fenomenologia è la scienza dell’apparire dello Spirito che, in una serie successiva di “figure” (momenti dialetticamente collegati tra loro), giunge al Sapere assoluto passando attraverso le molteplici determinazioni dell’essere finito. Ø Ø Ø Ø Ø Ø • L’autocoscienza dello Spirito Assoluto è inseparabile dall’autocoscienza dell’individuo empirico finito; il finito si realizza nell’infinito che non potrebbe realizzarsi senza il finito. • La coscienza è sempre coscienza di un oggetto; essa implica la separazione tra soggetto e oggetto; scopo della fenomenologia è superare questa scissione dimostrando che l’oggetto della coscienza non altro che il sé della coscienza, l’autocoscienza. • Ciascuna figura dello Spirito ha una determinatezza inadeguata che va conservata e superata nella figura successiva. L’inadeguatezza da superare è sempre tra la coscienza e il suo oggetto (il negativo). Soltanto nell’Assoluto, quando lo Spirito diventa oggetto a se stesso, la contraddizione tra soggetto e oggetto scompare. • Le tappe fondamentali dello Spirito sono sei: Coscienza, Autocoscienza, Ragione, Spirito, Religione, Sapere assoluto. Ogni tappa, così come ogni figura, trova la propria verità in quella successiva. Dialettica signore-­‐servo: conquista dell’autocoscienza Coscienza: guarda e conosce il mondo come altro da sé. nel processo di riconoscimento tra coscienze. Autocoscienza: superata l’apparente indipendenza della coscienza da -­‐ Il signore è tale sul servo, perché nella lotta per la vita forma di alterità, l’autocoscienza entra in lotta con le altre ogni non ha avuto paura della morte; il servo, invece, è tale autocoscienze e si scopre strutturalmente dipendente da esse. nei confronti del signore, in quanto oggetto a sua Attraversato il conflitto tra servo e signore, l’autocoscienza scopre una disposizione che lavora per lui. Il signore è libero e libertà più vera mediante la coscienza stoica (distacco dal mondo) e indipendente, il servo, grazie al lavoro, non è libero ed è scettica (negazione del mondo), le quali vengono a loro volta negate dipendente dal signore; tuttavia, le parti si rovesciano. dalla coscienza infelice, scissa tra l’immanenza e la trascendenza. -­‐ Grazie al lavoro, il signore diviene dipendente dalla Ragione: la coscienza, consapevole del fatto che la trascendenza non è cose prodotte dal servo, il quale, essendo un mero ma dentro di lei, diviene consapevole di essere ogni realtà (unità fuori oggetto, non può accrescere la coscienza del signore; il di pensiero ed essere) e attraverso le figure della ragione osservativa servo, invece, diviene indipendente rispetto alle cose da (scienza naturale) e attiva (etica e virtù) porta a compimento tale unità lui prodotte, non ha più paura della morte, e trova se di p ensiero ed essere, fino a cogliere che la sostanza etica si trova dove stesso e la propria libertà specchiandosi nella coscienza l’autocoscienza è da sempre immersa, nell’ethos della società. del signore. L’autocoscienza del servo rende il lavoro Spirito: è la dimensione sociale dell’autocoscienza, che si riconosce liberante. veramente libera soltanto nelle propria sostanza etica: in un popolo e nelle sue istituzioni. Ripercorrendo la storia dall’eticità degli La coscienza infelice: è una coscienza scissa, sdoppiata, libero duplicata, irretita nella contraddizione tra antichi greci e dei romani fino alla cultura medievale e illuminista, nello l’immutabilità di un Dio trascendente e la mutabilità del Spirito certo di se stesso, Hegel giunge alla moralità della coscienza. mondo. L’oggetto della coscienza, essendo collocato in Religione: passando attraverso la religione naturale-­‐orientale, la un al di là irraggiungibile, rende impossibile la coscienza religione greca e la religione cristiana, lo spirito prende consapevolezza di sé; la coscienza, cercando il senso soltanto in un altro di se stesso soltanto come coscienza che è consapevole dell’essenza mondo, amplifica il sentimento di nullità rispetto al assoluta; l’autocoscienza dell’assoluto nell’autocoscienza religiosa, mondo in cui vive: la trascendenza mortifica la tuttavia, non è ancora perfetta. coscienza. Soltanto grazie alla Ragione, la coscienza Sapere assoluto: perfetta autocoscienza dell’Assoluto: esposizione del diviene consapevole che la trascendenza non è fuori ma sistema della scienza. Hegel espone tale sistema nella Logica, nella dentro di lei. filosofia d ella N atura e n ella f ilosofia d ello S pirito.