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itinerari
folk09
ICE&FIRE
Trento 1-21 luglio 2009
itinerari
folk09
Comune di Trento
Provincia autonoma di Trento
Assessorato alla solidarietà
internazionale e alla convivenza
in collaborazione con
Direzione artistica e testi
Mauro Odorizzi
Direzione organizzativa e tecnica
Centro Servizi Culturali S. Chiara
Ufficio stampa
Katia Cont, Viviana Bertolini
Si ringraziano
Provincia autonoma di Trento - Assessorato alla solidarietà
internazionale e convivenza, Lia Giovanazzi Beltrami,
Cinformi Centro informativo per l’immigrazione,
Pierluigi La Spada, Nadia Zadra, Rai Tre, Laura Di Nitto,
Associazione Nuove Tribù Zulu, Chinh India Italia,
Festival Sconfinando - Sarzana, Carmen Bertacchi,
Religion Today Film Festival, Katia Malatesta, Associazione
Multi Culti, Leonardo D’Amico, Monica e Claudio Condini,
Nicola Odorizzi, Giorgio Moser, Giancarlo Stefanati,
Luigi Bolognesi, Alfonso Coviello, Centro Dilinò,
Sabina Schebrack, Franco Guglielmetti e Maddalena Scagnelli,
Dimiter Panev, Michele Mozzicato, Massimo Gatti, Luisa Parrelli,
Aurelio Rota, Pekka Lehti, Eric Van Monchkhoven
Itinerari folk festival
XXII edizione
Trento
1-21 luglio 2009
Nuovi orizzonti e collaborazioni per il festival estivo che a Trento da oltre due decenni esplora la musica etnica
e di tradizione. Nel calendario 2009 si contano quattordici concerti, in un percorso a tappe che ha l’obiettivo
di aggiungere, ogni anno, nuovi stimoli e punti di vista. Ma ci sono anche sei serate a base di cinema
documentaristico, filmati preziosi che offrono informazioni e spunti di riflessione non facilmente accessibili.
Per questo in particolare è doveroso il ringraziamento per la collaborazione a Religion Today, Cinformi,
Associazione Multi Culti, Chinh India-Italia, Rai Tre bambini e ragazzi.
Per chi sa cogliere la ricchezza delle storie e dei percorsi artistici che presentiamo, il festival è veramente
l’occasione per viaggiare verso i più lontani angoli del mondo: dai Paesi Baltici all’Africa, dal Mediterraneo
alla Siberia, dagli Stati Uniti alla Mongolia, dalla Bulgaria all’India. La “scoperta” è che anche tra i popoli e le culture
che vengono dal freddo, rappresentati dai gruppi finlandesi, russi e mongoli, risaltano la forza, l’energia,
la passione.
In questo dualismo “Ice & Fire” ci pare che in qualche modo si ricompongano l’ambiente e lo spirito vitale
della musica in ogni parte del pianeta, il rigore e la disciplina con la passione e l’impegno civile e culturale.
L’apertura e la chiusura del festival vedranno protagonisti due gruppi finlandesi, recentemente saliti alla ribalta
della world music europea con produzioni discografiche di eccellenza e formidabili esibizioni live. Si tratta
di “Sväng” un originale quartetto di armoniche a bocca che reinventa l’uso di questo piccolo strumento attraverso
una qualità tecnica e un repertorio inusuale e di “Tsuumi Sound System”, formazione di culto che ha catturato
l’attenzione anche del pubblico più giovane.
Rilevante è poi la presenza femminile che spinge il nostro sguardo verso l’Asia e l’Africa. Ci saranno le voci bulgare
“Eva Quartet” e l’ensemble “Hulan” dalla Mongolia, con gli strumenti caratteristici di questa cultura, ma anche
con momenti di danza acrobatica ispirata all’iconografia religiosa. Grande attesa e curiosità per “Ayarkhaan”
il trio di donne proveniente dalla Repubblica di Sakha, ovvero la regione russa della Yakutia, l’estremità più
lontana dell’Asia, che testimoniano di una cultura fortemente improntata alla tolleranza e al rispetto della natura
e musicalmente caratterizzata da una vocalità particolare, legata ad una spiritualità sciamanica. Non meno
interessante si presenta il concerto di “Saba”, una splendida ragazza nata a Mogadiscio in Somalia, da madre
etiope e padre italiano, che con un recente CD “Jidka-The Line” pubblicato da World Music Network
(nda: una delle più importanti etichette del genere world) si è imposta a livello internazionale con un progetto
che intreccia cultura africana ed europea.
Quattro appuntamenti sono dedicati al nostro paese: “Enerbia” ovvero una nuova sintesi dei canti e delle danze
dell’Appennino piacentino con in primo piano il binomio piffero-fisarmonica; “Sancto Ianne”, ensemble del Sannio
beneventano da taluni considerato l’erede della Nuova Compagnia di Canto Popolare; “Mascarimirì-Tradizionale”,
un nuovo progetto sulla vocalità del gruppo salentino protagonista di quel prepotente fenomeno di rinascita
di un interesse di massa per la pizzica; inoltre una graditissima presenza sarà quella di Otello Profazio, calabrese
di Rende, classe 1934, chiamato il principe dei cantastorie, un monumento della canzone popolare meridionale
e un testimone privilegiato fin dagli anni cinquanta di un pezzo di storia italiana.
Completano il cartellone il gruppo corso “Zamballarana”, un’intrigante proposta tra polifonia e musica
mediterranea, la famiglia “Tekameli”, noti come i Gitani di Perpignan, che presentano il loro ultimo CD sui canti
sacri della tradizione zingara ispano-francese e il musicista statunitense Bob Jones, un maestro del bluegrass
la musica nata nel Tennessee ad opera di Bill Monroe.
Un’attenzione tutta particolare merita la serata del 12 luglio, realizzata con l’intervento dell’Assessorato provinciale
alla solidarietà internazionale e alla convivenza e del Cinformi. Sul palcoscenico musicisti italiani del gruppo
“Nuove Tribù Zulu” e musicisti indiani del Rajasthan in un progetto multimediale chiamato “Nomadic Orchestra
of the World”, un viaggio di contaminazione alle sorgenti del popolo gitano, che rappresenta con colori
ed emozioni intense e spettacolari un’ideale sintesi del messaggio che da anni il festival promuove.
ice
mercoledì 1 luglio - giardino S. Chiara
Sväng Finlandia
Un fenomenale quartetto di armoniche a bocca
giovedì 2 luglio - giardino S. Chiara
Mascarimirì Tradizionale Italia - Puglia
L’arcaica vocalità della pizzica salentina
venerdì 3 luglio - giardino S. Chiara
Enerbia Italia - Quattro Province
Balli popolari e canti dall’Appennino
delle Quattro Province
sabato 4 luglio - piazza Battisti
CINEMA
Mevlevi Italia/Turchia
di Vincenzo Pergolizzi
documentario, Italia/Turchia, 2007, 30’
Crossing the Bridge. Il suono di Istanbul
di Fatih Akin
documentario, Turchia, 2005, 90’
domenica 5 luglio - piazza Battisti
CINEMA
Youssou N’dour. Ritorno a Goree’
di Pierre-Yves Boorgeaud
documentario,
Senegal, 2007, 90’
Tutte le serate
hanno inizio alle ore 21.30
lunedì 6 luglio - piazza Battisti
CINEMA
Teshumara. Le chitarre della ribellione tuareg di Jérémie Reichenbach
documentario, Mali, 2006, 52’
Distant echoes: Yo-Yo Ma
and the Kalahari Bushmen
di Robin Lough
documentario, Namibia, 1993, 45’
martedì 7 luglio - giardino S. Chiara
Ayarkhaan Russia - Yakutia
Il fascino ancestrale della vocalità femminile
del popolo Yakut
mercoledì 8 luglio - piazza Battisti
Hulan Ensemble Mongolia
Arte musica e spiritualità al femminile dalla Mongolia
giovedì 9 luglio - piazza Battisti
Saba Etiopia/Somalia, Camerun, Senegal, Italia
Miscele d’Africa
venerdì 10 luglio - Piazza Battisti
Zamballarana Francia - Corsica
Una Banda polifonica dall’Isola della Bellezza
I concerti che si tengono in pazza Battisti in caso di maltempo
potranno essere spostati al giardino S. Chiara
& fire
sabato 11 luglio - piazza Battisti
CINEMA
Reame del nulla di Razi Mohebi
mediometraggio, produzione PAT/Cinformi,
Afghanistan/Italia, 2009, 50’
NOW- From the start...
di Meenakshi e Vinay Rai, scritto da Andrea
Camerini, produttore esecutivo Laura Di Nitto, 30’
La vita di Ambra
di Laura Di Nitto e Andrea Camerini,
fil di RAI TRE per Eurovision, produzione Promedia,
2000, 15’
domenica 12 luglio - piazza Battisti
Carovana NOW - Nomadic Orchestra
of the World e Nuove tribù zulu
Italia/India
Nuove Tribù Zulu e musicisti di Rajasthan e Haryana
lunedì 13 luglio - giardino S. Chiara
Eva Quartet Bulgaria Il mistero delle voci bulgare
martedì 14 luglio - piazza Battisti
Otello Profazio Italia - Calabria Il Principe dei Cantastorie
mercoledì 15 luglio - giardino S. Chiara
Sancto Ianne Italia - Campania
Un nuovo folk d’autore dal Sannio Beneventano
giovedì 16 luglio - piazza Battisti
CINEMA
Mariza e la storia del Fado
di Simon Broughton
documentario, Portogallo, 2006, 58’
Craj (Domani)
di Davide Marengo, Italia, 2005, 81’
sabato 18 luglio - piazza Battiti
Tekameli Francia - Provenza
I canti sacri dei Gitani di Perpignan
domenica 19 luglio - piazza Battisti
Bob Jones & The Bluegrass Cats
USA Italia
Sulle tracce di Bill Monroe, il padre del Bluegrass
lunedì 20 luglio - piazza Battisti
Tsuumi Sound System Finlandia
Una band vulcanica dal freddo Nord
martedì 21 luglio - piazza Battisti
CINEMA
Ferghana Qasimova: la contemplazione
dei giorni di Chris Delville
documentario, Belgio-Azerbaijan, 2007, 53’
Natale in Tibet di Jean-Baptiste Warluzel,
Falk van Gaver e Constantine de Slizewicz,
documentario, Francia, 40’
sväng
F inlandia
mercoledì 1 luglio 2009
ore 21.30
giardino S. Chiara
Jouko Kyhälä “harmonetta” e armoniche
cromatiche diatoniche
Eero Grundström armoniche cromatiche diatoniche
Pasi Leino armonica basso
Eero Turkka armoniche cromatiche diatoniche
UN fenomenale quartetto
di armoniche a bocca
è un autentico fenomeno musicale, quello interpretato da quattro ragazzi finlandesi che, armati di un piccolo strumento popolare come l’armonica a bocca, stanno entusiasmando il pubblico di tutta Europa con live
travolgenti e spettacolari quasi fossero una band rock o pop. Il loro secondo album “Jarruta” (2008) edito
dall’etichetta Aito Records di Helsinki è stato accolto con grande entusiasmo dalla stampa specializzata
proiettando Sväng tra i gruppi emergenti nel panorama della world music. Questi musicisti escono da quella incredibile fucina che è l’Accademia Sibelius, uno dei pochi conservatori di musica popolare nel mondo.
Anche grazie a questa istituzione il panorama musicale finlandese si presenta ricco di idee, attento alla
conservazione ma anche all’innovazione e per questo capace di coinvolgere le giovani generazioni. Il repertorio proposto per quattro armoniche è composto soprattutto di materiali originali a firma di Jouko Kyhälä,
leader del gruppo, un’autorità per l’armonica a bocca, ma si arricchisce del contributo fondamentale degli
altri musicisti con le diverse voci e una dinamica arrangiativa veramente accattivante e sempre raffinata.
L’arrivo sulle scene di Sväng ha portato a definire nuove possibilità espressive per questo strumento che,
combinate ad un livello tecnico virtuosistico, fanno di questa proposta una novità assoluta.
MASCARIMIrì
Tradizionale
italia - puglia
giovedì 2 luglio 2009
ore 21.30
giardino S. Chiara
Claudio “Cavallo” Giagnotti voce, tamburreddhu
Cosimo Giagnotti voce, tamburreddhu, cupa cupa
Emanuele Licci voce, tamburreddhu, grancassa
Vito Giannone voce, tamburreddhu
Il canto della tradizione
salentina
Si tratta del nuovo progetto dedicato alla polifonia della tradizione salentina, che vede come protagonisti
i quattro musicisti del gruppo Mascarimirì, noti per aver portato una forte innovazione nell’interpretazione
dei repertori della pizzica. Dopo la sperimentazione e la contaminazione moderna un ritorno in versione
acustica per sottolineare la forza della storia popolare e dei ritmi più arcaici. Voci maschili, quindi, accompagnate dal “tamburredhu” (tamburo a cornice usato nel Salento) per interpretare canti di tradizione, quelli
che ancora il Salento ha la forza di conservare, attraverso la trasmissione degli anziani cantori, ma soprattutto grazie alla forza di giovani musicisti che vogliono continuare a tenere accesa la memoria. L’origine di
questo spettacolo risiede in un lavoro di ricerca realizzato dal gruppo nel 2005 che diede vita al CD dal
titolo “Salento Canti della tradizione Orale”. Qui si ritrova la tradizione dei luoghi rurali, dei canti che prima
riscaldavano la vita dura delle famiglie contadine, scandita dai ritmi di lavoro nella terra, attraverso il lavoro
e il sacrificio. Una testimonianza di amore sincero verso le proprie radici all’interno di quel incredibile fenomeno popolare legato alla musica e alla danza che sta attraversando da qualche anno il Salento.
Enerbia
italia - quattro province
venerdì 3 luglio 2009
ore 21.30
giardino S. Chiara
Maddalena Scagnelli voce e violino
Franco Guglielmetti fisarmonica
Ettore Losini “Bani” piffero
Davide Cignatta chitarra
Balli popolari e canti
dell’Appennino
delle Quattro province
L’esperienza di riferimento di cui “Enerbia” rappresenta la naturale prosecuzione, è quella dei “Suonatori
delle Quattro Province”, gruppo storico del folk italiano, già protagonista ad Itinerari folk, che ha portato
alla ribalta al di fuori degli ambiti tradizionali legati al ballo i repertori musicali e la strumentazione tipica di
quest’area appenninica tra le province di Alessandria, Piacenza, Pavia e Genova. Sull’onda di quell’esperienza che aveva in Stefano Valla e Franco Guglielmetti i suoi protagonisti, si è sviluppata una nuova generazione di musicisti che stanno traghettando questi repertori e queste sonorità, fortemente caratterizzate
dall’accoppiata strumentale piffero e fisarmonica, in una nuova dimensione anche spettacolare, ma sempre
perfettamente integrata e rispettosa delle radici popolari. Il gruppo si avvale ora della presenza fondamentale di Maddalena Scagnelli alla voce e al violino e da ultimo della forza e della simpatia di Ettore Losini detto Bani, pifferaio e costruttore molto noto e apprezzato. Rivivono le esecuzioni di antichi balli come la Giga,
la Piana, l’Alessandrina, il Perigurdino insieme a quelli più moderni come il valzer e le polke e si intrecciano
con i canti che ancora oggi risuonano nelle vallate appenniniche. In pochi anni Enerbia si è fatto apprezzare
anche all’estero con una significativa presenza al WOMEX 2003 di Siviglia, ha prodotto un pregevole CD
distribuito dalla rivista “World Music Magazine” e ha prestato alcune sue esecuzioni ai lavori di registi come
Ermanno Olmi (I cento chiodi ) e Giuseppe Bertolucci (Un paese chiamato Po). Nell’estate 2009 presenta
il nuovo CD “La rosa e la viola” che oltre ai brani musicali contiene tre video di giovani registi italiani.
ayarkhaan
russia - R epubblica di sakha
yakutia
martedì 7 luglio 2009
ore 21.30
giardino S. Chiara
Albina Degtyareva voce, khomus
Natalia Fedorova voce, khomus
Varvara Stepanova voce, khomus
Il fascino ancestrale
della vocalità femminile
del popolo yakut
In un territorio estremo e affascinante nel nord est dell’Asia, vive il popolo Yakut. Nel 1922 questa terra
geograficamente indicata come Yakutia, dal nome del popolo nativo che la abita fin dall’antichità, diviene
una regione autonoma della Repubblica Sovietica. Attualmente e più precisamente dal 1992 è diventata la
Repubblica di Sakha, nell’ambito della Federazione Russa. La popolazione è di circa un milione di abitanti
ed è composta da numerose e diverse nazionalità che convivono pacificamente, due terzi abitano nella
capitale Yakutsk e negli altri centri, un terzo vive ancora in un paesaggio affascinante con condizioni climatiche molto severe, conservando costumi e modi di vita ancestrali. Appartiene a questa cultura, intrisa di riti
magici e di un forte collegamento con le forze della natura, il trio Ayarkhaan, voci femminili che si accompagnano con il khomus, un piccolo strumento da noi noto come scacciapensieri o marranzano e diffuso in
ogni parte del mondo. Un ensemble fondato nel 2002 da Albina Degtyareva che per l’elevata qualità artistica e tecnica viene considerato il gruppo leader nel revival delle tradizioni musicali della Yakutia. La raffinata
ed intensa vocalità e le risonanze iterative del khomus proiettano lo spettatore in una dimensione senza
tempo, caratterizzata da una forma di misticismo sciamanico. L’approccio musicale tuttavia non è esclusivamente etnico e folclorico ma risponde ad una consapevolezza e ad un pensiero musicale moderno.
hulan
ensemble
mongolia
mercoledì 8 luglio 2009
ore 21.30
piazza Battisti
Arte musica
e spiritualità al femminile
dalla mongolia
Hulan è una formazione composta da otto artiste, appartenenti al “Mongolian State Morin Khuur Ensemble”
e al “Mongolian National Circus”, le massime espressioni della musica tradizionale e dell’arte circense in
Mongolia: quattro musiciste, una cantante, una ballerina e due contorsioniste. Uno spettacolo accattivante
che si dipana armonicamente come un percorso di conoscenza della visione al femminile dell’arte, della
cultura, della musica e della spiritualità della Mongolia. Le atmosfere che vengono create sul palcoscenico
variano dalla dolcezza prodotta dalle grandi cetre, chiamate yatag, all’intensità evocativa creata dal morin
khuur, il caratteristico violino delle steppe dell’Asia centrale. A questo si aggiungono i canti urtin duu, l’eleganza delle danze, i cromatismi degli abiti tradizionali e le performance mozzafiato delle contorsioniste. Le
musiche della Mongolia hanno una grande compenetrazione con la natura in cui è immersa la vita di queste
popolazioni, ma in concerto potranno essere ascoltate anche melodie originali composte appositamente
per questo ensemble dal maestro N. Jantsannorov per accompagnare i numeri delle contorsioniste che si
richiamano alle opere del venerato monaco artista Zanabazar. Il gruppo si è già esibito in prestigiosi festival
internazionali e in Italia nel 2006 nell’ambito del tour “L’azzurro cielo degli incontri”, con artisti come Franco
Battiato, Mauro Pagani, Teresa De Sio, Cristiano De Andrè, e sotto il patrocinio della Fondazione Fabrizio
De Andrè.
SABA
E tiopia / somalia
C amerun , senegal , italia
giovedì 9 luglio 2009
ore 21.30
piazza Battisti
Saba Anglana voce
Tatè Nsongan chitarra e percussioni
Cheikh Fall kora e djembè
Martino Roberts basso
Miscele d’africa
Saba è nata a Mogadiscio. Da bambina abitava con i genitori al capo estremo della Somalia, a Capo
Guardafui. Suo padre è un italiano sposato ad una donna etiope. A metà degli anni settanta devono
lasciare il paese in un clima sempre più difficile e pericoloso. Saba cresce nel segno della mescolanza e
della nostalgia. Studia arte e restauro, coltiva la scrittura come ulteriore medium creativo e nel 2000 inizia
a lavorare come doppiatrice, in teatro e in televisione dove partecipa alla fiction RAI “La Squadra” interpretando il ruolo della poliziotta Katia Ricci che combatte contro i pregiudizi razziali occupandosi anche di
casi di immigrazione clandestina dall’Africa. Ma la musica è sempre una grande passione e in questo modo
si riannoda il suo legame con l’Africa. Nasce il CD “Jidka” (The line), cantato in lingua somala e condito da
sonorità africane ma non solo, un album dove si parla del viaggio e della diaspora, di affetti e nostalgia, di
immigrazione ma soprattutto del tema dell’identità dinamica, multipla e in costante movimento che è l’unico
modo umano di contrastare i pericoli dei nazionalismi e dell’integralismo. Un prodotto di qualità, pubblicato
dalla World Music Network, una delle più importanti etichette del panorama world music internazionale,
ma registrato a Torino con la collaborazione di alcuni musicisti di “Mau Mau”, come Fabio Barovero e il
camerunese Tatè Nsongan.
zamballarana
F rancia - C orsica
venerdì 10 luglio 2009
ore 21.30
piazza Battisti
Laurent Barbolosi vocals, violin, trumpet, tres, banjo
Jérôme Casalonga composition, lyrics, vocals, soprano sax,
cueca, darbuka
Nicolas Debelle bass
Anton’ Giulio Galeandro accordion
Vincent Geraldi drums, balafon
Jaques Nobili composition, arrangements, trombone
una banda polifonica
dall’isola della bellezza
Nel panorama musicale della Corsica il gruppo Zamballarana, fondato nel 1997 da Jérôme Casalonga, è
salito alla ribalta con una formula nuova e originale. Il suo merito principale è quello di aver conferito un tocco globale alle tradizioni isolane, accostando alle caratteristiche della polivocalità, un repertorio di canzoni
d’autore e una miscela di ritmi e suoni mediterranei. Una sintesi convincente, apprezzata dal pubblico ma
anche dalla critica che ha parlato di Zamballarana come di una band innovativa, fresca ed entusiasmante.
Le radici del gruppo sono a Pigna, un bellissimo villaggio nella montagna occidentale della Corsica, sede
di numerose attività culturali legate alla musica tra cui anche la liuteria. Strumenti tipici costruiti solo in
Corsica come la “cetera”, un particolare mandoloncello a sedici corde, la percussione “columbu” o il flauto
“pivana” fanno parte dello strumentario di Zamballarana, tanto quanto il violino, la fisarmonica e gli ottoni,
mixati in un blend di timbriche etniche e contemporanee effervescente. Nell’ultimo dei quattro CD prodotti
dal gruppo, “Camina” (Casa editions, 2007) emerge, infine, la pregevole qualità delle liriche firmate da
Jérôme Casalonga, François Mattei and Ghiacumu Thiers in cui vengono descritte storie di vita, ballate
sull’amore e di satira della società moderna.
Carovana
now
nomadic orchestra of the world
e nuove tribù zulu
india - italia
domenica 12 luglio 2009
ore 21.30
piazza Battisti
Iniziativa a cura di
Provincia Autonoma di Trento
Assessorato alla solidarietà internazionale e alla convivenza
Cinformi
Arriva in Italia la splendida Carovana NOW, un progetto di incontro tra musicisti indiani e italiani legato al
tema del nomadismo, promosso da Laura Di Nitto, autrice e regista della RAI, per l’associazione Chinh
India Italia. Uno spettacolo unico in cui la musica etnica e folk delle comunità nomadi del Rajasthan e
dell’Haryana si mescola con il folk-rock delle Nuove Tribù Zulu (NTZ). Bhopa, Kalbelia, Banjara, sono i nomi
delle tribù erranti con cui il gruppo italiano divide il palco da mesi, nel viaggio che li ha portati a suonare da
Nuova Delhi all’Italia. In questa formazione, strumenti affascinanti come la Ravanatha, padre ancestrale del
violino, il Been, fiato degli incantatori di serpenti e il Bophang, percussione “a corda” artigianale, rivelano
tutta la loro modernità e originalità nell’incontro con le sonorità mediterranee, balcaniche e rock delle NTZ.
La danza sinuosa e a tratti travolgente arricchisce di fascino le performance dal vivo e catalizza qualsiasi
spettatore per intensità, magia e colore. Il rapporto tra le Nuove Tribù Zulu e il mondo nomade non è occasionale: comincia a metà degli anni novanta, passa attraverso la realizzazione del primo videoclip “Zingara”
girato nel campo di Vicolo Savini a Roma nel 2001 e la collaborazione con le Chejà Celen, le giovani danzatrici rom di Roma, e culmina, infine, nell’esplosivo incontro con l’India.
In collaborazione con
Festival “Sconfinando” di Sarzana
Andrea Camerini voce, flauto
Paolo Camerini contrabbasso, basso
Roberto Berini batteria, percussioni
Ludovica Valori fisarmonica, trombone
Massimo Diotallevi sassofono
Valerio Guaraldi chitarra
Eugenio Vatta sound engineer
Suraj Bhopa ravanhatha e voce
Radhey Nath been e voce
Pooran Nath been e dapli player
Kesar Nath been
Rakesh Bhopa bapang
Prakash Nath bapang
Rajki Nartaki Kalbeliya danza
Meenakshi Vinay Rai
NOW/Chinh India project directors
Laura Di Nitto
NTZ/NOW/Chinh India Italia project manager
Andrea Camerini
NOW artistic director
Un Piano convivenza per il Trentino
Il Trentino si è dotato di un Piano di interventi in materia di convivenza articolato in una serie di ambiti di lavoro:
operazione ascolto, studi a supporto della convivenza, attività di informazione e di formazione, incontro delle
culture e accoglienza. Il Piano è stato approvato dalla Giunta provinciale nel febbraio scorso su proposta
dell’assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza Lia Giovanazzi Beltrami. Si tratta di uno strumento che coinvolge tutti i soggetti, pubblici e privati, interessati all’immigrazione e alla convivenza fra culture
diverse, pensato per favorire la coesistenza e l’armonia delle differenze, mettendo al tempo stesso al centro
la persona e i suoi bisogni specifici. L’impegno di soggetti pubblici e privati del Trentino in questo settore è
ben noto. Esso ha trovato compiuta evidenza anche nel documento programmatico per la XIV legislatura, in
cui si parla di “autonomia come modello di convivenza, di coesione, di innovazione sociale e culturale”. Nel
documento si considera inoltre “ormai strutturale e necessaria per il nostro sviluppo la presenza di cittadini
stranieri regolari, i quali devono rispettare le regole e i doveri verso la Comunità che li ospita e ai quali si devono
garantire i diritti di cittadinanza”. Alcuni degli obiettivi che si intendono raggiungere con il Piano convivenza,
attraverso 21 azioni, sono in particolare: favorire l’ascolto tra istituzioni, enti, associazioni, migrantes e autoctoni,
allo scopo di sviluppare relazioni positive tra i diversi attori e di raccogliere e diffondere utili suggerimenti per
sostenere la convivenza; ricercare e studiare modalità di relazione tra le culture presenti in Trentino allo scopo
di individuare e acquisire regole e valori comuni, pur nel rispetto della differenza, attraverso incontri e dibattiti
tra i diversi soggetti portatori di interesse; favorire il dialogo tra le diverse culture, identità e religioni consentendo l’individuazione di punti di incontro che possano stimolare ulteriormente la comunicazione a diversi livelli,
per superare reciproche diffidenze e paure infondate. L’attuazione del Piano è demandato al Cinformi (Centro
informativo per l’immigrazione) dell’assessorato alla solidarietà internazionale e alla convivenza della Provincia
autonoma di Trento e l’iniziativa “Itinerari folk” rientra pienamente nelle finalità del Piano convivenza perché
valorizza attraverso la musica le diverse identità culturali.
eva quartet
bulgaria
lunedì 13 luglio 2009
ore 21.30
giardino S. Chiara
Gergana Dimitrova soprano
Sofia Kovacheva mezzosoprano
Evelina Stoilova alto
Daniela Stoichkova contralto
Milen Ivanov direttore
Il mistero
delle voci bulgare
Eva Quartet è il risultato di una rigorosa selezione all’interno di un migliaio di aspiranti e si compone di
quattro giovani soliste appartenenti al famoso coro femminile “Le Mystere des Voix Bulgares”. Il gruppo
si forma spontaneamente nel 1995 e trova immediatamente un linguaggio comune e una comunanza di
interessi, basati su uno stile di canto molto preciso, su una tecnica di eccellenza ma anche sul desiderio
di andare oltre. Il repertorio comprende brani popolari e del folclore delle diverse regioni della Bulgaria, ma
anche inni religiosi e musica moderna. Una formazione di canto a cappella che si apre alla ricerca di una
vocalità più libera e ad esperienze diverse con musicisti jazz come Veselin Nikolov and Antoni Donchev,
con compositori moderni come Krassimir Kjurkchiski, con gruppi di musica antica ed etnica come Fanfare
Ciocarlia, Muzsikas con Marta Sebestyen Trio Mediaeval, VeDaKi Group, Haig Yazdjian, A Filletta, Ivan
Spassov e perfino con progetti sperimentali e personalità di spicco come Hector Zazou.
otello
profazio
italia - calabria
martedì 14 luglio 2009
ore 21.30
piazza Battisti
il principe
dei cantastorie
Memoria storica ed enciclopedia vivente dell’etno-antropologia musicale del Sud, è considerato, anche dai
suoi colleghi, il “Principe dei cantastorie”. Fin da giovane ha sentito prorompente il bisogno, diventato poi
necessità e impegno civile, di raccogliere e divulgare il patrimonio etno-musicale del Sud, di tutto il Sud e
non solamente della Calabria - dove è nato a Rende - o della Sicilia, di cui è considerato degno rappresentante. In oltre 40 anni di attività e di ricerca ha scritto, scovato e riscritto innumerevoli canti e documenti
canori che ha catalogato per temi e che costituiscono il suo archivio personale. Moltissime le canzoni pubblicate in numerosissimi dischi dove reinterpreta la storia del Sud, o meglio, ne canta la controstoria. Tutte
le sue canzoni, anche quelle che al primo ascolto potrebbero sembrare “allegre”, “leggere”, o “scandalose”,
sono canti di protesta, di lotta “poetica”, di analisi critica della realtà sociale, espressi con l’uso della satira
contro i potenti, quelli “che avrebbero dovuto fare” per il Sud e “non hanno fatto”. Vale la pena ricordare
almeno “Qua si campa d’aria”, il cui omonimo LP ha ottenuto il disco d’oro per aver venduto più di un milione di copie, primato mai raggiunto per un’opera cantastoriale; in questa canzone, i versi, macigni scagliati
contro i potenti, costituiscono un alto contributo civile. Otello non vuole cambiare il mondo con le sue opere; il suo unico intento è di riuscire a far riflettere chi ascolta, provocare le coscienze, senza interessi privati.
Vincitore del premio Pitrè, il più alto riconoscimento culturale siciliano, Profazio dedica gran parte dell’anno
all’attività concertistica in Italia e all’estero, Brasile, Stati Uniti, Canada, Australia, Svizzera, Germania, etc.,
dove è molto conosciuto. E’ inoltre autore di commenti musicali di famosi film (tra cui L’amante di Gramigna, Delitto d’amore, etc.) e di sceneggiati televisivi, nonché di numerosi programmi radiofonici e televisivi
che, negli anni ’70, hanno dato lustro e rianimato una tradizione culturale che stava scomparendo.
Sancto
Ianne
italia - campania
mercoledì 15 luglio 2009
ore 21.30
giardino s. Chiara
Gianni Principe voce e castagnette
Ciro Maria Schettino chitarra classica, chitarra battente, mandoloncello, flauti, cori
Antonio Pasquariello chitarra acustica, chitarra elettrica
Sergio Napolitano fisarmonica, percussioni
Raffaele Tiseo violino
Massimo Amoriello basso elettrico
Alfonso Coviello tammorre, tamburello, darbouka, drum set, percussioni
Un nuovo folk d’autore
dal sannio beneventano
Con il disco “Mò Siente” è stato finalista al Premio Tenco 2007 nella sezione “Miglior album in dialetto” e
nello stesso anno ha ottenuto il secondo posto al Premio Città di Loano per la Musica Tradizionale. Il gruppo nasce nel 1995 e fonda la sua musica su un profondo rapporto emotivo con la cultura e le tradizioni della propria terra, il Sannio Beneventano. La formula potrebbe essere definita come “neo folk d’autore” dove
convivono, in maniera naturale, pulsioni rock e musica blues, sonorità arabe e ritmiche balcaniche, ballate
malinconiche e ipnotiche tammurriate. Il concerto rappresenta la dimensione privilegiata per apprezzare
le qualità e la generosità di questo gruppo che il critico musicale Guido Festinese, definisce l’erede della
Nuova Compagnia di Canto Popolare. L’ensemble è presente in diverse antologie di musica popolare ed
ha pubblicato tre CD con l’etichetta piemontese FolkClub Ethnosuoni.
Tekameli
francia - provenza
sabato 18 luglio 2009
ore 21.30
piazza Battisti
Jeannot Soler basso
Salomon Espinas chitarra e voce
Julio Bermudes voce
Patrick Baptiste chitarra
Thierry Poubill cajon
i Canti sacri
dei gitani di Perpignan
Il termine Tekameli significa “Io ti amo” nel vecchio linguaggio dei gitani spagnoli (il Calo, un ibrido tra
francese e latino). Il gruppo musicale è una formazione di gitani di origine franco-catalana, chiamati anche
“I Gitani di Perpignan”, dalla città della Francia meridionale dove sono insediati. Sono considerati tra i
massimi esponenti del cosiddetto cantico gitano, nato negli anni sessanta all’interno della comunità gitana
catalana, che vive con fervore una fede evangelica dalla forte connotazione miracolistica, derivata dalla
disperata povertà del dopoguerra. I tre leader di questo ensemble Jean Soler, Salomon Espinas e Julio
Bermudez hanno sviluppato il loro progetto musicale mixando la rumba gitana e il flamenco con i canti
religiosi della loro comunità. La loro personale declinazione della rumba coniuga l’estasi del cantico gitano
con una sensualità travolgente, il dogma della famiglia con le gioie della vita, le forme scintillanti del flamenco settentrionale con le influenze caraibiche. Rispetto ai loro padri il repertorio di oggi si è modernizzato
e laicizzato, soprattutto nelle tematiche dei canti. I Tekameli sono l’anello di congiunzione tra l’arte degli
zingari Manouche, il mito di Django Reinhardt e le profondità insondabili del cante jondo andaluso. L’ultimo
album “Escolteu”, supportato dalla purezza delle voci e della chitarra, oscilla costantemente tra malinconia
e felicità ed affascina con un sound rarefatto e puro sempre in bilico tra gospel e soul.
Bob Jones & The
Bluegrass Cats
U S A / I talia
domenica 19 luglio 2009
ore 21.30
piazza Battisti
Bob Jones voce e violino
Massimo Gatti mandolino e voce
Silvio Ferretti banjo e voce
Marco Ferretti chitarra
Icaro Gatti contrabbasso
Sulle tracce di bill monroe,
il padre del bluegrass
è all’età di diciassette anni che Bob Jones incontra per la prima volta il bluegrass e scopre musicisti
fondamentali per questo genere quali Bill Monroe e Flatt & Scruggs. Elettrizzato da questi incontri inizia
a suonare la chitarra ritmica e il mandolino e costituisce una propria band che si fa conoscere sulle radio
locali. Inizia anche a scrivere di musica bluegrass sulla prestigiosa rivista statunitense “The Broadside”. La
sua carriera arriva ai massimi livelli quando nei primi anni settanta con i “Blue Ridge Mountain Boys” si
sposta in California e collabora con Don Parmley e i “Bluegrass Cardinals”. E’ il 1975 quando Bob decide
di trasferirsi a Nashville dove corona un sogno, quello di entrare a far parte dei Blue Grass Boys, la band
del suo idolo Bill Monroe, il padre di questo genere che prende il nome dalla caratteristica erba bluastra del
Tennessee. Il successo per Bob arriva, infine, anche dai tour internazionali, da registrazioni discografiche
di successo e da riconoscimenti prestigiosi come il “Bluegrass Singer of the Year” nel 2003. Ad accompagnarlo ci sarà, in anteprima assoluta, una “family band” molto particolare formata da Massimo Gatti,
mandolinista dei “Bluegrass Stuff”, e dal figlio Icaro al contrabbasso, nonché da Silvio Ferretti, banjo dei
“Red Wine”, e dal figlio Marco alla chitarra.
Tsuumi
sound
system
F inlandia
lunedì 20 luglio 2009
ore 21.30
piazza Battisti
Tommi Asplund violino
Esko Järvelä violino e suoni
addizionali
Pilvi Talvities piano e armonium
Hannu Kella fisarmonica
Jani Kivelä chitarre
Joakim Berghäll sassofoni
e percussioni
Tarmo Anttila contrabbasso
Jussi Nikula batteria e percussioni
Una band vulcanica
dal freddo nord
Nella musica finlandese di radice tradizionale non è mai mancata una grande tensione alla ricerca dell’energia e del pathos. Emblematica è la passione per il tango che molti musicisti di questo paese hanno rivisitato
in maniera personale. Con Tsuumi Sound System, un supergruppo di otto elementi siamo di fronte ad una
proposta di straordinario impatto che si è affermata in breve tempo come il nuovo brand nordico nel mondo
della musica etnica. La formula è sempre la stessa ovvero attingere dai patrimoni etnici come risorsa creativa e mantenere un saldo ancoraggio alla dimensione acustica che però viene arricchita con timbriche più
moderne e una sezione ritmica importante. Dal vivo il gruppo è capace di esprimere un’energia vulcanica,
un virtuosismo e nel contempo un’eleganza che sono capaci di coinvolgere qualsiasi pubblico. Con il loro
quinto album, HOTAS (Aito Records, 2007), prodotto con l’assistenza tecnica di Roger Tallroth, sono riusciti a catturare anche in studio la forza che promana dai loro live act. La figura centrale di questo gruppo è
Hannu Kella, uno dei grandi maestri finlandesi di fisarmonica, ma l’alto livello di tutti i musicisti dimostra la
validità del sistema formativo finlandese che ha dato enorme importanza alla musica etnica.
cinema
MEVLEVI
di Vincenzo Pergolizzi
documentario, Italia/Turchia,
2007, 30’
Un viaggio in Turchia alla ricerca
delle radici della saggezza di Mevlana
nella pratica della danza dei dervisci,
all’interno della confraternita
dei Mevlevi.
CROSSING
THE BRIDGE. Il
suono di Istanbul
di Fatih Akin
documentario, Turchia, 2005, 90’
Istanbul, da sempre snodo culturale
tra oriente ed occidente, viene vista
in questo documentario dal punto
di vista musicale, esplorando
e percorrendo i vari generi che vi si
suonano e vi si sperimentano, che
dalla musica classica tradizionale
arrivano all’attuale sound dell’hip-hop.
Questo viaggio nell’universo musicale
turco e non solo viene guidato dalla
curiosità competente di Alexander
Hacke, che ha curato la colonna sonora
di “La sposa turca”, e del suo regista
Fatih Akin, per il quale questo film,
in cui la questione dell’identità culturale
assume un ruolo centrale, rappresenta
un vero e proprio ritorno alle origini.
YOUSSOU N’DOUR.
RITORNO A GOREE’
di Pierre-Yves Boorgeaud
documentario, Senegal, 2007, 110’
“Retour à Gorée” racconta il viaggio
del cantante senegalese Youssou
N’Dour sulle tracce degli schiavi neri
e della musica da loro creata: il jazz.
Il suo scopo è quello di riportare
in Africa un repertorio di jazz
e cantarlo a Goreé, l’isola simbolo
della tratta negriera, in omaggio alle
vittime della schiavitù. Accompagnato
da musicisti d’eccellenza, si incontra
con numerose personalità che creano,
sul filo degli incontri, dei concerti
e delle discussioni sulla schiavitù,
una musica che trascende le culture.
Tutte le proiezioni
hanno inizio alle ore 21.30
in piazza Battisti
TESHUMARA.
Le chitarre della
ribellione tuareg
DISTANT ECHOES:
Yo-Yo Ma and the
Kalahari Bushmen
Nel 1963, subito dopo l’indipendenza,
i Tuareg del Mali si ribellarono contro
i loro nuovi capi con una rivolta che fu
brutalmente soffocata. Seguì poi una
terribile siccità che costrinse all’esilio
migliaia di rifugiati provenienti
dal Mali e dalla Libia. Da tale stato
di disperazione nacque il movimento
Teshumara, che proclamava l’esistenza
e la necessità di sviluppo del popolo
Tuareg. Fu allora che per la prima volta
le chitarre del gruppo Tinariwen
si fecero sentire.
Il film narra la storia di Teshumara,
non solo attraverso le testimonianze
dei fondatori del gruppo Tinariwen,
ma anche attraverso la musica
e la poesia tradizionale.
Questo film descrive il viaggio
del celebre violoncellista Yo-Yo Ma,
insieme all’antropologo Richard Lee,
nel deserto del Kalahari, nell’Africa
australe. Con il suo violoncello come
unico mezzo di comunicazione,
il musicista è partito per incontrare
la tribù !Kung, una delle ultime società
sopravvissute di cacciatori-raccoglitori
esistenti al mondo. Fuori dal tradizionale
commento etnomusicologico, YoYo Ma
descrive questo viaggio come
«una specie di pellegrinaggio,
una raccolta personale, speravo
di imparare da questa gente,
cambiare delle idee musicali,
capire il ruolo della musica nella
loro vita quotidiana.
Ma soprattutto, volevo scoprire
questo popolo e vedere come
loro percepiscono la mia musica,
così diversa dalla loro».
di Jérémie Reichenbach
documentario, Mali, 2006, 52’
di Robin Lough
documentario, 1993, Namibia, 45’
REAME DEL NULLA
di Razi Mohebi
mediometraggio, Afghanistan/Italia,
2009, 50’
Prodotto da Cinformi e interamente
girato in Trentino, affronta il tema della
convivenza, dell’abitare e della casa.
Viviamo in case, in appartamenti,
in stanze adiacenti, ma mentre le pareti
comunicano, noi neppure ci vediamo,
la volontà di conoscenza è stagnante
nella sua fissità. Il film narra delle vite
di Stefano e Basir. Entrambi, a loro
modo, prigionieri delle proprie pareti.
Stefano, con il suo caffè nero e bollente,
i quotidiani quasi collezionati e quel
suo sguardo colmo di cecità, rivolto
alla ragazza che ogni giorno lava
lo stesso identico, pulito pavimento.
E Basir, intrappolato nelle pareti
delle sue paure, delle sue allucinazioni
e perso in un’esistenza priva di qualsiasi
parvenza di verità. Coinvolgere gli altri
nella propria pazzia o essere coinvolto
nella pazzia degli altri. Guardare
il cielo attraverso la Sloi, la fabbrica
abbandonata e distrutta della città;
forse è questo l’inizio di una possibilità
di vita, tra pareti che si capiscono di più.
NOW- from the start
La vita di ambra
Cosa succede se un giorno un artista
italiano in viaggio incontra nelle terre
selvagge e sconfinate del Rajasthan
una tribù di musicisti? I Bhopa sono
una comunità di nomadi che vive di
musica. Sono cantastorie, viaggiano
a piedi da un villaggio all’altro nelle terre
sconfinate dell’India del Nord. Insieme
a Meenakshi, Vinay e Laura, Andrea
Camerini, cantante, musicista, scrittore
e viaggiatore ha realizzato un sogno
con il fratello Paolo e il loro compagno di
sempre Roberto Berini: si sono lasciati
travolgere da sonorità e dissonanze di
strumenti ancestrali, hanno sperimentato
nuovi linguaggi musicali e umani,
lavorato per mesi immergendosi nella
realtà delle comunità nomadi dell’India
del Nord, dormito sotto il cielo stellato
condividendo momenti unici ed equivoci
esilaranti di conoscenza e talvolta di
incomprensione con quelli che ora sono
i musicisti di NOW, la Nomadic
Orchestra of the World, una carovana
rumorosa e coloratissima.
Il documentario è il racconto di quanto
è avvenuto dal 2007 ad oggi in India,
grazie a questo prezioso esperimento
artistico, etnomusicale, sociale
e antropologico che è NOW.
Ambra è una ragazza che vive in un
campo rom a Roma. Ha sempre tante
persone intorno, va a scuola, si diverte
con le amiche italiane, sfida ogni giorno
la cattiveria della gente per le strade
della capitale: tutti sembrano odiare
gli zingari! Ma Ambra ama danzare
e sa che questo è un dono che ha
ricevuto dalla sua mamma, dalla nonna,
da tutte le donne della sua comunità,
del suo popolo. Ora le Chejà Celen,
le ragazze che ballano, partecipano
ai concerti delle Nuove Tribù Zulu e si
esibiscono sui palchi dei teatri, lavorano
sodo, sono delle vere danzatrici
ammirate dal pubblico. Ma qual è il vero
sogno di Ambra? La colonna sonora è
delle Nuove Tribù Zulu. La vita di Ambra
è parte della serie internazionale
per ragazzi “Challenges” della EBU European Broadcasting Union
(Eurovision). In occasione del summit
mondiale delle Eurovisioni a Lucerna
è stato selezionato per la messa in onda
da tutti i 18 paesi partecipanti.
Ha avuto molto successo sia per
l’attualità del tema che per il modo
equilibrato in cui è stato trattato.
di Meenakshi e Vinay Rai,
scritto da Andrea Camerini,
produttore esecutivo Laura Di Nitto, 30’
di Laura Di Nitto e Andrea Camerini,
film di RAI TRE per Eurovision,
Prodotto ProMEDIA, 2000, 15’
MARIZA
E LA STORIA
DEL FADO
di Simon Broughton
documentario, Portogallo, 2006, 58’
Per la prima volta, il film narra la storia
del fado anarchico, sviluppatosi nei
quartieri della classe operaia agli inizi
del Novecento fino ad essere bandito
dal regime fascista che salì al potere
nel 1926. Nel dopoguerra, il regime
decise di piegare il fado alle proprie
finalità: rafforzare il patriottismo
e i valori della famiglia.
Questo è stato anche il periodo
della più celebrata cantante di fado,
Amalia Rodrigues. Quando cadde
il regime fascista nel 1974, iniziò
il declino del fado. Solo una decina
d’anni dopo, emerse una nuova
generazione di fadisti la cui musica
era slegata dal vecchio regime.
Il documentario offre una carrellata
dei maggiori esponenti del fado,
concentrandosi su una delle più
carismatiche e celebrate dive
del novo fado: Mariza.
craj (Domani)
di Davide Marengo
Italia, 2005, 81’
Il lungometraggio di Davide Marengo è
nato dall’ispirazione dell’omonima opera
teatral-musicale di Teresa De Sio, scritta
insieme a Giovanni Lindo Ferretti. Porta
lo spettatore nel “cuore” ritmico della
Puglia attraverso una ricostruzione fatta
di interviste a musicisti popolari alternate
a spezzoni di loro esibizioni, “Craj”, basa
la sua traccia narrativa sul ‘viaggio’.
Sono infatti le avventure del principe
Flordippo (un ipnotico Ferretti), insieme
al suo servo Bimbascione (interpretato
con divertita ironia dalla De Sio), a
costituire l’ossatura principale del film:
un viaggio che muove da un sogno in
cui la visione della taranta, il ragno il cui
“pizzico” costringe le donne a ballare in
uno stato di trance, spinge l’uomo verso
la terra dalla quale la leggenda ha avuto
origine, il Salento. In mezzo, una serie di
incontri con personaggi come i Cantori
di Carpino, Matteo Salvatore, Pino Zimba
e Uccio Aloisi, testimoni di una tradizione
popolare antica, che con le loro parole e
la loro musica tracciano un affresco della
terra pugliese di indubbia suggestione,
riuscendo gradualmente a modificare
il carattere ombroso di Flordippo
insegnandogli l’importanza della musica
e del confronto con gli altri.
Ferghana qasimova:
la contemplazione
dei giorni
di Chris Delville,documentario,
Belgio-Azerbaijan, 2007, 53’
Ferghana Qasimova, cantante
dell’Azerbaijan, ha sviluppato
la sua vocazione e il suo talento
sotto la guida del padre, il grande
Alim Qasimov. Attraverso
le sue esecuzioni virtuose guida
la contemplazione e la meditazione
spirituale in una confraternita sufi.
La contemplazione per Ferghana
è guardare con gli occhi dell’anima.
Natale in Tibet
di Jean-Baptiste Warluzel,
Falk van Gaver e Constantine
de Slizewicz, documentario, Francia, 40’
Ai confini tibetani del sud-ovest della
Cina, presso Hotmekong, vivono alcune
migliaia di tibetani evangelizzati dai
missionari francesi e svizzeri a partire
dal XIX secolo. Doppiamente
perseguitati come tibetani e cristiani
dai comunisti cinesi, si sono trasmessi
la fiamma della fede in assenza
di sacerdoti.
Da qualche anno il loro lungo martirio
ha portato il suo frutto: alcuni preti
cinesi ogni tanto arrivano in visita
per dare a questa comunità cristiana
i sacramenti. Per la comunità queste
visite sono momenti di grande gioia
e intensa preghiera
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