Lucio Battisti di Agostino Grasso Michele Scialla IV B Parlando di musica leggera italiana non si può certo non nominare uno che è stato forse tra i suoi cantanti più influenti e particolari. Lucio Battisti rappresentato di una alla semplicità di l'icona generazione grazie suo ha sua e modo al unico interpretare la propria musica. Ha dato inizio ad una svolta decisiva del genere pop/rock italiano, personalizzando e innovando radicalmente tutti gli aspetti tradizionali della canzone melodica che fino a quel momento avevano condizionato le composizioni. Iniziò la sua carriera come chitarrista nel gruppo de " I Campioni" dove venne scoperto da una ricercatrice di talenti che lavorava per la nota casa discografica "Ricordi". Grazie a quest'ultima ottenne l'incontro che gli cambiò la vita, quello con l'autore di testi Giulio Rapetti, meglio conosciuto come Mogol. Nacque così una delle coppie autore-compositore più rilevanti nella storia della musica. Insieme diedero vita a temi che riuscivano a penetrare l'animo anch'essi protagonisti degli ascoltatori facendoli sentire del testo. Nasce il sentimento / nasce in mezzo al pianto / e s’innalza altissimo e va / e vola sulle accuse della gente / a tutti i suoi retaggi indifferente / sorretto da un anelito d’amore / di vero amore…” (da “Il mio canto libero”) Lucio Battisti a solo ha saputo però anche esplorare temi del tutto nuovi per i canoni di quegli anni ritenuti molto spesso anche inusuali, spingendosi molto avanti con la ricerca di un’innovazione musicale, rispetto a tutti gli altri, grazie alla sua particolare personalità e alla sua voglia di superarsi artisticamente. “Un'avventura”, nessun termine sembra più adatto a descrivere la sua storia, avventura che iniziò proprio con l'omonima canzone presentata al festival di Sanremo del 1969. Un brano dove già riuscì a conciliare la melodia italiana con le atmosfere e i suoni del rhythm and blues. La carriera di Battisti è stata sempre caratterizzata dalla realizzazione di grandi successi, nonostante le numerose critiche da parte della stampa dell’epoca e dello stesso pubblico che erano abituati a tutt'altro, soprattutto per quanto riguardava la tecnica vocale, Perché Battisti piace anche a noi giovani d’oggi? Perché Battisti è sempre appartenuto a un altro tempo rispetto a quello che gli altri stavano vivendo e dirò di più era talmente avanti, da apparirci ancora oggi in una dimensione futura. Chi ancora oggi non prova il desiderio di riabbracciare il proprio amore ascoltando la canzone "7 e 40", o chi non si abbandona all'ascolto di "Mi ritorni in mente", un classico della dove canzone melodia Battistiana e parole si fondono e diventano una cosa sola. Altre canzoni invece come "Emozioni", "Il mio canto libero" , Pensieri e parole” rappresentano la espressione del interpretativo di massima genio Lucio e quello poetico di Mogol. Purtroppo oggi Lucio Battisti non è più tra noi, ma a distanza di quasi quindici anni dalla sua morte la sua popolarità rimane ancora alta. Di lui rimangono certamente indimenticabili i suoi brani che ancora oggi vengono trasmessi e spesso interpretati da artisti che fanno parte della scena della musica attuale. Alcuni dei suoi album sono tornati nelle classifiche dei dischi più venduti e secondo una ricerca dal 2009 Battisti è stato uno degli artisti italiani più cantati. I suoi brani sono rimasti nella memoria collettiva a tal punto che alcune frasi sono entrate a far parte del linguaggio comune alla pari dei proverbi. Oltre alla sua produzione ha lasciato in eredità alla musica leggera italiana un grande numero di innovazioni tecniche e stilistiche, da quest'ultimo punto Battisti fu in grado spesso di anticipare generi e mode che si sarebbero affermatosi poi successivamente. Ascolto volentieri la musica di oggi, ma apprezzo anche la musica 70-80-90 moltissimi sono i brani di quell’epoca che prediligo. Sicuramente non mi sento fuori tempo o di gusti vecchi e considerati forse dai miei coetanei antiquati A mio avviso le canzoni di quel periodo toccavano temi sociali e morali forse più di quelle di oggi, che, a volte con presunzione, si arrogano tale prerogativa. Per meglio comprendere basta ricordare "Io se fossi Dio" di Giorgio Gaber, anticonformista e un po' anarchico, "The Wall" dei Pink Floyd, "Dio è Morto" dei Nomadi, "La guerra di Piero" di Fabrizio de Andrè, "La Locomotiva" di Francesco Guccini, e tante altre.