suor angelica - gianni schicchi

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Suor Angelica e Gianni Schicchi
secondo loro
Questa stagione non ci lascia respiro e gli eventi (così mi sembra giusto chiamarli) si succedono
l'uno all'altro. E sicuramente è un evento questa nuova produzione di due opere del Trittico
pucciniano: Suor Angelica e Gianni Schicchi. È, con ogni evidenza, il segno della vitalità del
nostro Teatro in tutte le sue componenti, anche in tempi particolarmente duri per le attività
culturali. Incombe sempre il pericolo di tagli da parte della Regione Siciliana, alle prese con
difficoltà di bilancio, ma nello stesso tempo abbiamo la certezza di avere al nostro fianco il
Sindaco, il Presidente della Provincia e l'intera deputazione regionale. Quindi, l'allestimento di
queste due opere è anche un segno di fiducia nella capacità dell'intera città di stringersi attorno al
proprio Teatro.
Luciano Ordile – Presidente dell’E.A.R. Teatro di Messina
La messa in scena di Suor Angelica e Gianni Schicchi rappresenta un momento di grande emozione
per l’Ente Teatro, perché è una nostra produzione e bisogna far bene affinché il nostro allestimento,
nuovo di zecca, possa essere appetibile anche da altri teatri. Quindi la tensione sarà molto alta,
questo dittico rappresenta il punto centrale di una stagione particolarmente impegnativa per i nostri
dipendenti. Per questo bisogna tributare un grosso plauso, come sempre, alle nostre maestranze e
alla macchina organizzativa che, in ogni circostanza, riescono a offrire le più ampie garanzie.
Tornando alle opere di Puccini, siamo molto orgogliosi del ritorno a Messina del direttore Carlo
Palleschi e del regista Stefano Vizioli, oltre che della presenza di un ottimo cast.
Paolo Magaudda – Sovrintendente dell’E.A.R. Teatro di Messina
Programmare il Trittico, pucciniano, oggi è cosa ardua, forse troppo; la diversità di ambienti,
epoche, poetica rende la messinscena difficoltosa fino ai limiti dell'impossibile, alla luce delle
sofisticate e legittime aspettative che il pubblico oggi nutre nei confronti del Teatro d’Opera.
Ma anche un dittico estrapolato presenta le sue difficoltà, a cominciare dalla scelta di quale
debba essere l’accoppiata. Suor Angelica e Gianni Schicchi stanno bene insieme perché lontani
all’inverosimile; perché coltivano mondi sonori e sentimentali lontanissimi. È meraviglioso poter
assistere, nella stessa serata, alla rappresentazione del sacrificio umano e contemporaneamente
della grettezza; del dolore e dell’avido furore; della purezza vocale di un ‘tutto voci femminili’ e
della scabrezza di un cantato-parlato; di arie pure e distese insieme con martellanti ritmi modali.
Questa è la bellezza di un dittico siffatto: la coincindentia oppositorum.
Lorenzo Genitori – Direttore artistico per la musica dell’E.A.R. Teatro di Messina
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Teatro Vittorio Emanuele: Via Garibaldi • 98122 Messina • Tel. 090/8966215 • Fax 090/343629 • Partita Iva: 01940970831
È il Puccini della maturità quello che compone questo dittico, è moderno e dissonante,
soprattutto nel Gianni Schicchi, in cui non è molto melodioso, mentre in Suor Angelica è più
immediato, per quanto sia maggiormente articolato. Puccini è sempre un passo avanti rispetto
alla sua epoca, traspare lo splendido drammaturgo che c’è in lui e questo dittico mette in mostra
tutta la sua vena camaleontica: dalla patetica Suor Angelica al comico Gianni Schicchi.
Ho trovato una compagnia che lavora con grande armonia, sono molto giovani e avranno
sicuramente un futuro roseo. C’è perfetta simbiosi sia con il regista che con l’orchestra: ormai sono
di casa a Messina, venire qui è sempre un grande piacere. Soprattutto con gli orchestrali c’è un
ottimo rapporto di amicizia e, dopo tanti anni, sono molto disponibili. Ma la cosa più importante è la
loro professionalità, grazie a loro si riesce ad avere sempre un prodotto di altissimo livello.
Carlo Palleschi – Direttore
Mettiamo in scena due opere molto diverse tra loro: Suor Angelica è letta con una sequenza
continua di cambi di scena ed è vissuta direttamente dagli occhi della protagonista, Gianni
Schicchi, invece, è un’opera corale, deve essere coerente e precisa e bisogna organizzarla come
se avesse un finale rossiniano. In quanto prima produzione bisogna arrivare preparati, in Suor
Angelica è importantissima la tempistica e il coordinamento delle luci. In Gianni Schicchi,
perché tutto giri alla perfezione, è vitale il ruolo dei parenti. In questa produzione una delle carte
vincenti è il Coro Cilea, per me è un piacere lavorare con loro e, per quanto qui non abbiano un
ruolo grandissimo, si dimostrano sempre molto “agguerriti”.
Con lo scenografo Ciammarughi abbiamo ambientato Schicchi in una Firenze anni ‘60, in un clima da
commedia all’italiana tipo Signori e Signore di Germi o Il Boom con Alberto Sordi. Abbiamo pensato
che avidità e spasmodico senso del possesso non hanno connotazioni temporali particolari: il medio
evo di Schicchi è un pretesto e “parenti-serpenti” così si trovano ovunque in tutti i paesi e in tutte le
epoche.
Ho trovato un teatro con buona energia, anche se ci sono pochi soldi si lavora sempre con grande
abnegazione, specie nelle maestranze e nei maestri sostituti. Dopo Madama Butterfly è stato un
piacere tornare, ma questo teatro, per le virtù e la qualità che sforna, deve essere valorizzato.
Stavolta l’impegno di produzione è gravoso, perché, a differenza di Madama Butterfly che è in
scena da 25 anni, è un’opera prima, una produzione nuova che dovrà essere veicolata al meglio,
proprio per il bene del Vittorio Emanuele. C’è una compagnia con grande energia, sono dei
giovani talenti molto bravi e creativi che presto avranno l’attenzione del grande pubblico.
Stefano Vizioli – Regista
Sono molto felice di cantare al teatro Vittorio Emanuele e soprattutto di interpretare questo ruolo
nel quale debutto. La regia di Stefano Vizioli e la direzione di Carlo Palleschi mi hanno reso
facile, sin da subito, immergermi completamente nella delicata e, al tempo stesso, energica
donna pucciniana. Mi sono sentita accolta con calore da questo splendido teatro (dalla
maestranze ai vertici) che, nonostante la crisi che sta vivendo in questo momento il mondo
culturale, si impegna con entusiasmo e dedizione alla propria attività.
Serena Daolio – Suor Angelica
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Ho interpretato il bimbo di Suor Angelica a Trieste quando avevo 8 anni e lì ho deciso che avrei
fatto la cantante. Finalmente debutto in questo ruolo magnifico, da contralto, che mi piace perché
nella vocalità può far vedere tutte le tecniche di una cantante, dal canto di petto fino all’acuto.
Questa, però, è anche la maggiore difficoltà perché bisogna mantenere una linea costante per non
far sentire i passaggi di tono, uniforme per non essere “volgari”: una sfida non facile ma che è
molto piacevole. Il ruolo è ben definito dalla musica di Puccini, che fa apparire La Zia
principessa molto severa, quasi cattiva.
Il Vittorio Emanuele è un teatro che amo e torno sempre con piacere: ho grande stima per il
direttore artistico Genitori, una persona che conosce le voci e che sa il fatto suo. Noi siamo un
ottimo gruppo e c’è grande affiatamento: una bella atmosfera dove tutti vogliono fare il meglio.
Cinzia De Mola – La Zia principessa
Gianni Schicchi rappresenta uno dei ruoli per baritono più importanti della storia dell’opera.
Vocalmente è una congiunzione fra espressione drammatica e un’altra parte comica, che sfocia
proprio nella Commedia dell’Arte. Puccini riesce sapientemente a riprendere un tipo di canto che
era proprio del melodramma buffo del primo Ottocento. Il personaggio, quindi, lo si deve
interpretare, anche dal punto di vista caratteriale, attraverso queste due facce, senza, però,
eccedere in ambedue i casi.
Ho trovato una compagnia perfetta, ottimi sia il regista che il direttore. Per me lavorare con loro
è un onore e poi debutto nel ruolo, un sogno per ogni baritono.
Domenico Balzani – Gianni Schicchi
Vocalmente Lauretta è una grande responsabilità, canta poco ma ha alcune delle arie più famose
dell’intera opera pucciniana: quindi è molto breve ma di grande vocalità e concretezza. Anche
l’interpretazione del personaggio, apparendo poco, è molto complessa: a primo acchito è una
figlia che implora il padre, ma, data l’ambientazione e la visione del regista, ne viene fuori una
donna con un tratto ribelle che conosce i punti deboli del padre, che la rende meno languida, più
volitiva e consapevole dei propri mezzi.
C’è una compagnia con un affiatamento incredibile, tutti sono perfettamente calati nel
personaggio con grande creatività e forza interpretativa. Anche nelle prove ordinarie tutti danno
il massimo e riescono ad avere anche una buona dose di comicità che non guasta mai.
Giacinta Nicotra – Lauretta
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