La riproduzione nelle piante Nelle piante abbiamo un’alternanza di generazione: la fase aploide (gametofito) e la fase diploide (sporofito). Nelle angiosperme la fase aploide: gametofito femminile e gametofito maschile e la fase diploide è quella parte che generalmente viene chiamata «pianta». Specie ermafrodite Le specie ermafrodite possono essere dette monoiche (i fiori dei due sessi sono portati dallo stesso individuo, esempio il granoturco); vi sono anche piante dioiche (esempio: l’ortica), in cui ciascun individuo porta organi riproduttivi esclusivamente femminili o maschili. Zea mays Ortica Il Larice è una conifera monoica Coni femminili Coni maschili Fiore ermafrodito I granuli pollinici, tipici delle piante a seme: Angiosperme e Gimnosperme, sono delle particelle microscopiche che hanno il compito di proteggere i gameti maschili e di trasportarli allo stigma contenuto nei fiori femminili determinando la fecondazione. Il granulo pollinico è un involucro molto resistente che protegge il gamete maschile e conserva le sue caratteristiche morfologiche per migliaia di anni. E’ ancora incerto quanto duri l’effetto allergenico. Dove si sviluppano i pollini? I pollini si sviluppano nelle antere da cellule progenitrici (madri polliniche). In ogni sacca si ha la formazione di un tessuto sporigeno formato dalle cellule madri delle microspore (Diploidi: 2n) che per meiosi danno origine a 4 microspore (granuli pollinici) (aploidi: n). Giunte a maturità si aprono e lo liberano nell’aria. La parete dell’antera contiene 4 strati, dall’esterno: 1. l’epidermide, Proteggono l’antera 2. lo strato medio, 3. il tapetum: è un tessuto nutritivo che circonda i nuclei sporigeni, 4. i nuclei sporigeni. Giunto a maturazione il granulo pollinico si disidrata, il tapetum degenera, le antere si aprono e liberano il polline nell’aria. Liberazione del polline Ambrosia Betulla al microscopio ottico Cipresso Olivo al microscopio ottico malvacea Frassino Le caratteristiche dei pollini Le caratteristiche distintive del polline sono: la forma, la simmetria, la taglia (da 10 a 250 micron), il numero e la ripartizione delle aperture (pori e scissure) come anche la struttura e l’ornamento della superficie. I componenti della parete pollinica L’intina pectocellulosica, è secreta dal protoplasto in cui risiedono componenti nucleari e metabolici. E’ la parete interna formata da polisaccaridi. L’exina, è lo strato superiore, un complesso polimero molto resistente di SPOROPOLLENINA (costituito da politerpeni) che protegge i gameti maschili. Tra i rilievi sculturati dell’esina, nell’intina e nei pori sono presenti enzimi, proteine e glicoproteine che hanno la funzione del riconoscimento sessuale tra polline e componente femminile della pianta. Esempi di stratificazione dell’ESINA Le proteine e le glicoproteine che entrano nella composizione del polline hanno la capacità di causare sensibilizzazione e allergia. I pollini capaci di causare allergia (pollini allergenici) sono prodotti, nella maggioranza dei casi, da piante anemofile (il polline è trasportato dal vento). I pollini allergenici hanno un diametro in genere inferiore ai 40-50 micron e sono quindi invisibili ad occhio nudo. Alcuni sono relativamente pesanti e possono essere ritrovati in un raggio di poche decine o centinaia di metri dalle piante da cui sono prodotti; altri, trasportati dal vento, possono raggiungere grandi distanze. Polarità e forma del granulo pollinico Il granulo pollinico lo possiamo vedere come una sfera avente due poli. La linea che unisce i due poli si definisce ASSE POLARE. L’asse perpendicolare all’asse polare è detto ASSE EQUATORIALE. I granuli pollinici possono avere diverse forme, la più frequente è quella sferica, in alcuni casi ovoidale oppure triangolare (Eucalyptus). Per definire la forma del granulo pollinico si utilizza il rapporto tra l’asse polare e quello equatoriale. Se le due lunghezze sono uguali il granulo si definisce SFERICO; se l’asse polare è minore di quello equatoriale il granulo è OBLATO; l’asse polare è maggiore di quello equatoriale si definisce PROLATO. Le aperture dei pollini La superficie dei granuli pollinici è interrotta da aperture dette pori tramite i quali viene emesso il tubetto pollinico. Si distinguono due tipi di aperture: Pori Colpi. A differenza dei pori hanno un asse maggiore lungo due volte l’asse minore. Ci sono granuli che non presentano aperture e si definiscono ATREMO. Per ogni specie sono caratteristiche costanti il numero di aperture, la forma e la posizione. Attraverso queste aperture, quando il granulo pollinico raggiunge lo stigma, viene emesso il tubetto pollinico. La parte femminile del fiore La parte femminile è chiamata gineceo ed è formata da uno o più pistilli ed un’ovaio con all’interno gli ovuli uno stilo e uno stigma. Si chiama carpello una foglia modificata portante uno o più ovuli. Quando il polline raggiunge lo stigma (parte terminale del carpello leggermente più rigonfia che sormonta lo stilo), emette un tubetto pollinico che attraversa lo stilo e invia i gameti maschili a congiungersi con quelli femminili, raggruppati all’interno degli ovuli. Quando compaiono i pollini? I pollini compaiono in periodi ed in quantità differenti a seconda delle famiglie e delle specie. La loro presenza dipende inoltre dalle caratteristiche climatiche e meteorologiche delle diverse località. I principali fattori meteorologici che influenzano il trasporto del polline dalla pianta sono la temperatura, il vento, la turbolenza, l’insolazione e le precipitazioni atmosferiche. Quando il polline viene liberato in atmosfera, la sua attività biologica si rallenta, la sua forma da rotonda diviene ovale, per essere più aerodinamico. Il polline riacquista la sua piena attività quando si idrata nuovamente quindi quando: a) incontra lo stigma di un fiore, b) viene a contatto con acqua, sia in atmosfera che al suolo, c) viene a contatto con le mucose delle vie aeree. A contatto con l’acqua il polline si idrata e rilascia le proprie proteine. Quelle dell’esina entro2-30 secondi, dopo 30 secondi quelle dell’intina. Dopo aver liberato le proprie proteine il polline perde gran parte del potenziale allergico. Le allergie da pollini L’allergia a pollini o pollinosi, è la conseguenza della sensibilizzazione, ossia del riconoscimento da parte del sistema immunitario di molecole antigeniche presenti nei pollini stessi in soggetti geneticamente predisposti (soggetti atopici). La sensibilizzazione fa sì che i pollini vengano “classificati” dal sistema immunitario come agenti estranei e potenzialmente nocivi per l’organismo e si inneschi la produzione di specifici anticorpi. Si definiscono “allergeni maggiori” quelli che sono in grado di provocare la produzione di IgE specifiche in più del 50% dei pazienti allergici a quel polline, mentre sono definiti “allergeni minori” quelli che provocano produzione di IgE in una percentuale inferiore di pazienti. Nomenclatura degli allergeni Esistono delle linee giuda, stilate dal Sottocomitato dell’Unione Internazionale delle Società di Immunologia, per la nomenclatura degli allergeni. Questo schema usa le prime tre lettere del genere insieme alla prima lettera della specie aggiungendovi un numero arabo che riflette l’ordine in cui l’allergene è stato isolato oppure la sua importanza dal punto di vista clinico. Per la determinazione della potenza allergenica degli allergeni esistono numerose tecniche che si basano sulla determinazione del legame IgE specifico. http://www.asmaeallergia.it/atlante_polline.php Bollettini Pollinici in Campania Bollettini Pollinici in Campania Vengono aggiornati il mercoledì sulla base dei dati del polline raccolti la settimana precedente (lunedìdomenica). I dati vengono raccolti dai centri di monitoraggio di pollini e spore fungine che costituiscono la Rete AAITO gestita dall’Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri (AAITO). I dati sono espressi come le concentrazioni medie giornaliere espresse in granuli di pollini/m3 d’aria. I dati sono elaborati dalla segreteria della Rete AAITO e messi sul web. Classi di concentrazione per i pollini Alta Media Bassa Assenti Le conte polliniche indicano soltanto i livelli di concentrazione atmosferica del polline, non i livelli di rischio di comparsa di sintomi di allergia