Museo della concia di S. Croce sull`Arno Il progetto ipotizza la

Museo della concia di S. Croce sull’Arno
S. Croce sull’Arno, Pisa 2002-2008 (in corso)
Massimo e Gabriella Carmassi
con Pietro Carlo Pellegrini, Massimo Ceragioli
Il progetto ipotizza la realizzazione di un Museo del Cuoio attraverso il recupero di alcuni
degli edifici e delle aree che fanno parte del complesso costruito dalla Conceria Lapi e dal
Macello Comunale, abbandonati da tempo.
Un’analisi approfondita degli edifici con le loro caratteristiche costruttive e tipologiche, resa
possibile dal rilevo e da una capillare indagine fotografica, ha consentito di effettuare una
selezione delle parti da restaurare mettendo a confronto esigenze museali e grado di
conservazione dei vari edifici; una attenta lettura del contesto è stata alla base delle scelte
progettuali.
La via della Pelle su cui si affaccia il complesso è caratterizzata da una sequenza di concerie
di varia dimensione, ma con caratteristiche tipologiche analoghe alla nostra che si attestano
in generale ortogonalmente e talvolta parallelamente alla strada.
Le esigenze di trasformazione produttiva del dopoguerra, con l’inevitabile gemmazione di
volumi industriali complementari, insieme ad una diffusa edificazione degli spazi liberi ed il
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degrado generato dal recente abbandono delle vecchie concerie, hanno conferito alla zona
un aspetto composito e disordinato, difficile da vivere, che l’Amministrazione vuole
recuperare.
Per questo la realizzazione di un museo nella zona può costituire una occasione importante,
capace di influire positivamente sul processo di riqualificazione dell’intero comparto.
Dunque il progetto si propone di conferire un aspetto ordinato e riconoscibile al nostro
complesso, liberando la parte centrale dell’area, che viene trasformata in piazza pubblica
regolare affacciata sul lato strada, delimitata sugli altri tre lati dagli edifici museali in parte
ottenuti dal restauro di quelli esistenti ed in parte di nuova costruzione.
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Sul lato nord-est la Conceria Lapi con la sua volumetria regolare viene conservata
fedelmente nello stato in cui si trova con poche opere di verifica e di consolidamento dei
solai e del tetto, dopo essere stata liberata dalle superfetazioni precarie e insignificanti che
l’aggrediscono sui lati.
Essa sarà un reperto archeologico, da visitare nella seconda parte del percorso museale
insieme alle attrezzature e ai materiali che saranno di nuovo collocati al suo interno.
Sul lato Nord-Est un nuovo e sottile edificio di forma lenticolare collega con le due
estremità trasparenti la vecchia conceria e una lunga loggia di accesso, costruita sul lato
opposto in modo da formare un complesso a forma di C che racchiude la nuova piazza.
La parte più preziosa del macello, costituita dal prospetto monumentale viene conservata
come porta di accesso al complesso.
L’edificio di forma lenticolare, costruito con una struttura continua di calcestruzzo armato,
rivestita sui lati esterni ed interni di mattoni pieni a vista, costituisce la parte introduttiva al
Museo.
L’ingresso è ottenuto da un volume trasparente a tutta altezza disposto nello spigolo sud,
alla fine di un percorso coperto che collega il museo con la strada.
Esso introduce in un semplice volume a doppia altezza, attraversato per tutta la lunghezza
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da un ballatoio collegato a terra da una ampia scala a due rampe, immediatamente
percepibile e da un ascensore accolto in un volume trasparente in ferro e vetro disposto nella
mezzeria.
Questo grande spazio è illuminato dall’alto attraverso un lungo lucernario e da poche
aperture per economizzare le superfici espositive.
I servizi igienici trovano posto sotto la soletta della scale e la parte iniziale del ballatoio
mentre la portineria ed il guardaroba saranno accolti in una appendice disposta sul lato nordest, nelle immediate vicinanze dell’ingresso.
La caldaia per il riscaldamento sarà ospitata in un volume parallelepipedo indipendente
dall’edificio in prossimità del lato nord-est.
Il visitatore, dopo aver percorso la spazio museale a piano terra, dove i materiali espositivi
gli consentiranno di comprendere i procedimenti della concia e la loro evoluzione storica,
potrà accedere, attraverso un canale vetrato, alla vecchia conceria, attrezzata come se fosse
stata abbandonata per un evento imprevisto.
Questo passaggio tra il nuovo edificio e la vecchia conceria è pensato come una vera e
propria cerniera funzionale e strutturale che consentirà una agevole realizzazione dell’intero
complesso ed una più facile lettura dello spazio.
Il visitatore attraverserà le vasche esistenti per la concia sopra una passerella leggera di ferro
introducendosi negli antichi ambienti lavorativi affacciati verso la piazza, fino a raggiungere
una grande scala elicoidale all’estremità dell’edificio che lo condurrà al piano superiore.
Qui percorrerà la teoria di stanze sotto una vasta distesa di pelli appese ad asciugare ai ganci
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applicati alle strutture del tetto, liberato dalla controsoffittatura.
Infine il visitatore raggiungerà l’estremità nord-est dell’edificio, che si apre verso il nuovo
con un grande diaframma di vetro trasparente ed una terrazza.
Un percorso coperto a vetro, corrispondente a quello sottostante lo riporterà sul ballatoio del
nuovo edificio, attrezzato con materiale espositivo che perfezionerà il suo bagaglio
informativo.
Alla fine del ballatoio, che si affaccia sul doppio volume, la grande scala a due rampe lo
riconduce all’uscita, corrispondente all’ingresso, dopo aver ritirato gli abiti al guardaroba.
L’architettura del complesso, facilmente percepibile dalla strada, soprattutto per il vuoto
della piazza, è molto sobria in quanto costruita da murature cieche di mattoni a vista,
facilmente assorbita dal contesto.
Essa avrà anche funzione molto importante di riqualificazione dei bordi della zona sportiva,
ora assai incerti e disordinati, alla quale può essere collegata in certe occasioni mediante due
aperture sul fianco sud della loggia.
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La ricercata omogeneità è accentuata dalla pavimentazione della piazza realizzata in mattoni
pieni dello stesso tipo e colore di quelli usati per la ricostruzione degli edifici.
Il sistema strutturale adottato, estremamente robusto, ed i pochi materiali impiegati molto
durevoli, come i mattoni pieni di rivestimento, i pavimenti in cemento colorato al quarzo, le
superfici vetrate di sicurezza, renderanno assai durevole questo complesso e agevole la sua
manutenzione.
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I tigli esistenti lungo la via di Pelle di fronte al prospetto del macello contribuiscono a
realizzare un utile filtro verde tra la strada e la piazza durante i mesi primaverili ed estivi,
producendo anche un piacevole effetto equilibratore rispetto alla solidità delle masse
edilizie.
Informazioni
Progetto: Massimo e Gabriella Carmassi con Pietro Carlo Pellegrini, Massimo Ceragioli
Collaboratori: Christopher Evans, David Mount
Collaborazione grafica: Fabio Caverzan, Marc Di Domenico, Massimo Gasperini, Paola Lazzarini, Salvatore Oggianu,
Eva Rimondi
Strutture: Enrico Mangoni
Impianti: Andrea Gaggiotti
cronologia: 2002-2008 (in corso)
Imprese: Donati, Giangiobbe
Committenti: Comune di Santa Croce
Foto: Massimo Carmassi
CARMASSI STUDIO DI ARCHITETTURA
Indirizzo: Borgo Santi Apostoli, 19 – 50123 Firenze – Tel./Fax: 055 295034 / 055 283591 – E-mail: [email protected]
Web: www.carmassiarchitecture.com
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